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Autodock3: un utile strumento per il virtual screening di farmaci e descrizione del loro meccanismo d'azione

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Academic year: 2021

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Autodock3: un utile strumento per il virtual

screening di farmaci e descrizione del loro

meccanismo d'azione

Alessandro Contini, Pasqualina Trimarco

Istituto di Chimica Organica “A. Marchesini”, Università degli Studi di Milano Abstract

Viene presentato in questo articolo un lavoro svolto presso l'Istituto di Chimica Organica “Alessandro Marchesini” riguardante la valutazione in silico di ammidi dell'acido 2-piridin acetico come inibitori del recettore tirosin chinasico EGFR. La ricerca è stata sviluppata utilizzando i supercalcolatori del CILEA.

Keywords: Supercalcolo, Sanità, Docking, Virtual Screening, Autodock3.

Introduzione

Negli ultimi anni il numero di recettori la cui struttura è stata risolta con tecniche cristallografiche o di NMR è cresciuto vertiginosamente. Le tecniche di homology modelling permettono la previsione della struttura terziaria e quaternaria di una proteina sulla base dell’identità o dell’omologia tra la sua sequenza amminoacidica e quella di una proteina a struttura nota. In genere modelli teorici costruiti a partire da proteine aventi una buona omologia con la sequenza in esame sono ritenuti affidabili per la progettazione di farmaci mirati. La disponibilità di un numero elevato di strutture recettoriali ha quindi favorito l’ottimizzazione di tecniche informatiche per la progettazione di nuovi farmaci e per il virtual screening (ovvero lo screening di farmaci in silico) di banche dati di molecole organiche con lo scopo di individuare nuovi composti bioattivi. L’affinità di una molecola per un sito recettoriale è proporzionale alla differenza tra energia libera del complesso farmaco-recettore e la somma delle energie di farmaco e recettore. La valutazione in silico di questa affinità è possibile tramite tecniche di calcolo chiamate docking, pertanto l’affinità di un farmaco per un dato recettore viene comunemente chiamata energia di docking. Tale energia è calcolata tenendo conto dei diversi parametri che influenzano il binding (ovvero l’interazione) di una molecola organica con un recettore, quindi dispersione/repulsione, legami idrogeno, e i contributi elettrostatico, conformazionale e di solvatazione.

Il docking può essere “rigido” o “flessibile”. Nel primo caso il ligando viene trattato come un corpo rigido mentre nel secondo i legami s possono ruotare per favorire l’interazione con il recettore, chiaramente a scapito della velocità di calcolo.

Oltre che per il virtual screening i programmi di docking possono essere utilizzati per modellare il meccanismo di binding di un farmaco, ovvero il modo in cui un farmaco si orienta all’interno del sito recettoriale e le interazioni specifiche che avvengono tra i suoi gruppi funzionali e gli amminoacidi presenti nel sito di legame. In questo lavoro presentiamo l’utilizzo del programma Autodock3 [1] per lo studio del meccanismo di binding di alcuni derivati piridinacetamidici da noi sintetizzati e attivi come inibitori della proliferazione cellulare [2].

Il pacchetto Autodock3

Il docking molecolare richiede un efficiente campionamento sull’intero intervallo di possibilità di posizionamento, orientamento e conformazione. Autodock3 risolve questo problema grazie all’implementazione di un algoritmo genetico. Gli algoritmi genetici (GA) [3] sono basati sul linguaggio della genetica naturale e dell’evoluzione biologica. Nel caso del docking molecolare, il particolare arrangiamento di un ligando e di una proteina può essere definito come un insieme di valori che descrivono traslazione, orientamento e conformazione del ligando rispetto alla proteina stessa; questi valori sono le variabili di stato del ligando e ciascuna variabile di stato corrisponde

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ad un gene. Lo stato del ligando risulta quindi essere il genotipo, mentre le sue coordinate atomiche corrispondono al fenotipo. Nel caso del docking l’idoneità del fenotipo è misurata come energia totale di interazione del ligando con la proteina ed è valutata tramite una funzione energetica. Due individui (nel nostro caso due stati del ligando) scelti in modo casuale vengono accoppiati usando un processo di crossover, per cui gli individui “figli” ereditano i geni da ciascun “genitore”. In più, alcuni figli sono sottoposti a mutazioni casuali, nelle quali il gene viene variato di un certo quantitativo. La selezione di ogni figlio di una particolare generazione è condotta sulla base dell’idoneità: in questo modo soluzioni più adatte al loro ambiente (per esempio minore energia totale di interazione) sopravvivono e si riproducono, mentre le peggiori muoiono. In Autodock3, GA è affiancato da un algoritmo di ricerca locale (LS) che permette una ulteriore minimizzazione energetica degli stati selezionati da GA nella ricerca globale. LS modifica quindi il fenotipo e permette l’aggiornamento del genotipo. Chiaramente questo contravviene con la genetica di Mendeleiev osservata in natura, ma migliora sensibilmente le prestazioni ottenute. Il metodo LS implementato in Autodock3 è stato migliorato rispetto a quello inizialmente proposto da Solis e Wets [4] e ha il vantaggio di non richiedere informazioni di gradiente per procedere. L’accoppiamento di GA con il metodo LS viene riferito come algoritmo genetico ibrido o algoritmo genetico Lamarckiano. Autodock3 ha comunque la possibilità di utilizzare il solo GA, l’algoritmo ibrido GA-LS o può essere utilizzato semplicemente per minimizzare l’energia di un complesso tramite LS. Un’altra valida caratteristica di Autodock3 è la funzione empirica per il calcolo dell’energia libera utilizzata per lo scoring (il “punteggio” assegnato ai composti testati). I force field tradizionali, quali quelli di AMBER, CHARMM o GROMOS, [5] sono eccellenti per studiare processi molecolari nel tempo e per l’ottimizzazione conformazionale, ma richiedono considerevoli tempi di calcolo e tendono ad essere meno accurati nel valutare variazioni di energia libera tra composti che differiscono per più di qualche atomo. Le moderne funzioni di scoring basate sulla struttura molecolare cercano di rimediare ad alcune mancanze dei force field tradizionali sviluppando funzioni di energia libera empiriche che riproducano le

costanti di binding sperimentalmente osservate.

La funzione di energia libera in Autodock3 è:

dove i cinque termini ? G a destra corrispondono rispettivamente ai contributi energetici dovuti alle interazioni di Van der Waals, ai legami idrogeno, alle interazioni elettrostatiche, e ai contributi conformazionali, torsionali (ovvero il contributo entropico negativo al binding dovuto alla restrizione dei gradi di libertà conformazionale del ligando) e di solvatazione. Questi termini ? G sono coefficienti determinati in modo empirico tramite analisi di regressione lineare di un set di complessi proteina-ligando con costanti di binding note. La funzione di scoring di Autodock3 sembra quindi essere in grado di predire correttamente le costanti di inibizione enzimatica Ki con un accuratezza tale

da permettere la discriminazione tra inibitori millimolari, micromolari e nanomolari.

Purtroppo non è possibile lanciare l’esecuzione di Autodock3 in parallelo, ma la disponibilità di numerosi processori come sui server CILEA [6] permette di lanciare più job contemporaneamente, permettendo lo screening di librerie di discrete dimensioni in tempi ragionevoli.

Discussione dei Risultati

Il pacchetto Autodock3 è stato utilizzato dal nostro gruppo di ricerca per studiare il binding di una piccola libreria di derivati 2-piridinacetamidici nei confronti di alcuni recettori tirosin chinasici attivati da fattori di crescita, quali l’EGFR. L’attivazione di questi enzimi porta ad una cascata di eventi che si conclude con fenomeni cellulari quali migrazione, proliferazione, differenziazione ed angiogenesi. Una attività incontrollata di EGFR è stata riscontrata in numerose patologie tumorali e lo studio di nuovi inibitori è un argomento di ricerca molto attuale.

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Come struttura di partenza è stato utilizzato il file PDB 1M17, corrispondente ad EGFR cocristallizzato con il noto inibitore Tarceva®.

Per la messa a punto del protocollo di docking abbiamo ritenuto necessario riprodurre il modo di binding del Tarceva® osservato nella

struttura cristallografica (Fig.1). Un’analisi accurata del file PDB è necessaria per evidenziare e correggere eventuali amminoacidi mancanti o mutati. Il ligando e l’acqua ritenuta superflua per il calcolo sono stati rimossi dal file. I protocolli di docking correnti prevedono la rimozione di tutte le molecole d’acqua dal file PDB, ma è riportato che l’azoto 6 del Tarceva®

interagisce con la treonina 766 dell’EGFR tramite un ponte idrogeno mediato da una molecola d’acqua. Inoltre una molecola d’acqua nella medesima posizione è presente anche nella struttura cristallografica non-legata dell’EGFR (file PDB 1M14), suggerendo che si tratti di un’acqua strutturale. [7]

Queste considerazioni, unite ad una serie di esperimenti di docking condotti in presenza o in assenza della molecola d’acqua suggeriscono che quest’ultima sia fondamentale per riprodurre correttamente il binding di farmaci nel sito attivo dell’EGFR.

Figura 1 - Rappresentazione schematica della struttura cristallografica del sito attivo dell’EGFR cristallizzato in presenza dell’inibitore Tarceva®.

Gli atomi di idrogeno sono stati aggiunti al file PDB con il programma Leap (Amber7) e la struttura è stata minimizzata ad un gradiente di 0.15 con il programma Sander (Amber7) utilizzando il modello solvente Generalized Born. [8,9] Onde evitare di allontanarsi eccessivamente dalla struttura cristallografica è stato impostato un restraint armonico di 20 Kcal/mol sul backbone della proteina. Le cariche Amber sono state assegnate al recettore, quindi il file è stato processato mediante il programma AutodockTools in modo da fondere gli idrogeni non polari con il rispettivo atomo pesante e aggiungere i parametri di solvatazione. [10] Le strutture dei ligandi sono state ottimizzate a livello semiempirico (AM1) ad un gradiente di 0.01 e le cariche derivate dal potenziale elettrostatico (ESP) sono state calcolate ab-initio a livello HF/6-31G* utilizzando il pacchetto GAMESS installato sui server CILEA [11]. I file risultanti sono quindi stati processati con AutodockTools in modo da fondere gli idrogeni non polari e assegnare gli angoli torsionali per il docking flessibile. Allo scopo di ottenere la massima accuratezza in un tempo ragionevole il docking è stato eseguito utilizzando l’algoritmo ibrido GA-LS; sono state impostate una dimensione di popolazione di 100 e 2.5 x 106 valutazioni energetiche per generare

50 conformazioni per ligando; i parametri Pseudo-Solis & Wets sono stati utilizzati per la ricerca locale. Con questo protocollo è stato possibile riprodurre il corretto posizionamento dello scaffold anilinochinazolinico del Tarceva®

(Fig. 2).

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b

Figura 2 - Rappresentazione delle cinque migliori strutture ottenute dal docking di Tarceva® nel sito attivo

dell’EGFR, in assenza (a) o in presenza dell’acqua (b). Si può notare come nel primo caso le strutture siano disordinate e non riproducano il dato cristallografico, mentre nel secondo lo scaffold anilino- chinazolinico sia correttamente posizionato.

Si è quindi proceduto all’applicazione del protocollo di docking ottimizzato alla libreria di derivati 2-piridinacetamidici da noi sintetizzati. Come rappresentato in Grafico 1, i risultati ottenuti sono stati positivi, considerando che un buon inibitore deve avere un basso valore di Ki

e in alcuni casi questa è stata prevista inferiore a quella del composto di riferimento Tarceva®.

Va sottolineato che per la valutazione dei risultati è opportuno utilizzare più di una funzione di scoring. Nell’esempio qui presentato sono state considerate entrambe le funzioni di scoring di Autodock3, ovvero l’energia di docking e la Ki prevista. Tuttavia il problema

dello scoring è attualmente discusso dai ricercatori che studiano il docking. Sono stati riportati numerosi metodi per calcolare lo score utilizzando sia funzioni empiriche sia funzioni “first-principle-based”, dove i termini sono derivati dalla teoria chimico-fisica e non sono fittati ai dati sperimentali. Una valida alternativa è combinare diverse funzioni di scoring e assegnare quindi un “consensus score” [12]. -15 -10 -5 0 5 10

CA62 NH CA1G NO CA16 TARCEVA CA37 C CA60 CA55 CA17 CA23 F CA1G D DC48II DC65II KL15 KL19 CA2G CA57 CA32 F CA50 C T CA32 FII CA54 CA1G MP CA58 CA5 C CA53 T

Ki x10e6 Dock. Eg

Grafico 1 - Scoring relativo al docking della libreria di derivati 2-piridinacetamici nel sito attivo dell’EGFR; per molti composti i valori di energia di docking e le Ki previste sono paragonabili, in alcuni casi inferiori,

a quella del composto di riferimento Tarceva®. L’importanza di utilizzare almeno due funzioni di

scoring (in questo caso energia di docking e Ki prevista) è sottolineata dal comportamento del composto

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Figura 3 - Rappresentazione delle cinque migliori strutture ottenute dal docking di un derivato 2-piridinacetamidico nel sito attivo dell’EGFR.

Il protocollo utilizzato richiede la generazione di cinquanta conformazioni per ogni ligando considerato. Queste conformazioni vengono raggruppate in cluster aventi una deviazione quadratica media tra le coordinate atomiche di ciascuna struttura inferiore a 0.5 ? . Ogni cluster sarà inoltre caratterizzato da un valore di energia pari al valor medio delle energie di docking delle conformazioni contenute. Per ottenere un certo grado di confidenza da un esperimento di docking è importante che il cluster a più bassa energia contenga un numero di conformazioni statisticamente significativo. Questo obiettivo è stato raggiunto per tutti i ligandi da noi considerati, avendo ottenuto una popolazione da un minimo di 7 a un massimo di 38 strutture per cluster. Va inoltre specificato che tutti i composti della libreria hanno mostrato il medesimo orientamento dello scaffold 2-piridinacetamidico all’interno del sito attivo dell’EGFR, e questo ci ha permesso di delinearne il modo di binding (figura 4).

I composti da noi valutati in silico sono attualmente sottoposti a test farmacologici nei laboratori del Prof. Corsini presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche dell’Università di Milano. I risultati degli esprimenti finora condotti confermano le ipotesi fatte sulla base dei dati computazionali.

Figura 4 - Meccanismo di binding proposto per i derivati 2-piridinacetamidici: legame idrogeno tra metionina 769 e ossigeno della morfolina in 6; legame idrogeno tra lisina 721 e C=O ammidico; legame idrogeno mediato da molecola di acqua tra treonina 766 e azoto piridinico; interazioni idrofobiche tra leucina 820 e valina 702 con il nucleo piridinico; interazioni idrofobiche tra leucina 694 e sostituente aromatico.

In conclusione possiamo affermare che le risorse di calcolo messe a disposizione dal CILEA ci hanno permesso di valutare a computer l’efficacia di derivati 2-piridinacetamidici quali composti potenzialmente attivi nella cura di patologie legate ad un’anormale proliferazione cellulare, come ad esempio il cancro. Abbiamo potuto inoltre delinearne il target molecolare specifico e proporre un potenziale modo di binding.

Desideriamo quindi ringraziare lo staff del CILEA ed in particolare i dott. Arlandini e dott. Cremonesi per la cortese assistenza e collaborazione.

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Bibliografia

[1] G.M. Morris et al., J. Comp. Chem., 1998, 19, 1639-1662

[2] A. Contini, “Synthesis, in silico and pharmacological evaluation of 2-pyridin-acetamides as tyrosine kinase inhibitors”, tesi di Dottorato in Chimica del Farmaco, XV ciclo, URL: http://www.supercomputing.it/science_resour ces/PhD_Thesis1.pdf

[3] J.H. Holland, Adaptation in Natural and Artificial Systems, University of Michigan Press, Ann Arbor, MI, 1975.

[4] F.J. Solis e R.J.B. Wets, Math. Oper. Res., 1981, 6, 19.

[5] a) W.D. Cornell et al., J. Am. Chem. Soc., 1995, 117, 5179. b) B.R. Brooks et al., J. Comput. Chem., 1983, 4, 187. c) H.J.C. Berendsen et al., J. Chem. Phys., 1984, 81, 3684.

[6] C. Arlandini, “GALILEO: un nuovo server HP SuperDome per il calcolo parallelo al CILEA”, Bollettino CILEA, febbraio 2002, 81 [7] J. Stamos et al., JBC, 2002, 277,

46265-46272.

[8] Vedere ref [5a]

[9] V. Tsui e D.A. Case, Biopolymers (Nucl. Acid. Sci.), 2001, 56, 275-291.

[10] AutodockTools, URL:

http://www.scripps.edu/pub/olson-web/dock/autodock/

[11] GAMESS version 20 June 2002 (R2) from Iowa State University, M. W. Schmidt et al., J. Comput. Chem. 1993, 14, 1347.

[12] R.T. Kroemer, Biochem. Soc. Trans., 2003, 31, 980-984.

Figura

Figura 1 - Rappresentazione schematica della   struttura cristallografica del sito  attivo  dell’EGFR cristallizzato in presenza  dell’inibitore Tarceva ®
Figura 2 - Rappresentazione delle cinque   migliori strutture ottenute dal  docking di Tarceva ®  nel sito attivo
Figura 3 - Rappresentazione delle cinque migliori  strutture ottenute dal docking di un  derivato 2-piridinacetamidico nel sito  attivo dell’EGFR

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