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Bollettino Politiche strutturali per l'agricoltura. N. 4 (ott.-dic. 1998)

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genda 2000 ha definitivamente accolto l’impostazione secondo cui una politica agricola efficace presuppone una attenta politica di sviluppo rurale che preveda la diversificazione delle attività, il miglioramento delle condizioni di vita, la tutela del patrimonio naturale. I problemi che caratterizzano l’agricoltura si identificano con il limitato sviluppo dei sistemi locali, la scarsa capacità delle imprese di effettuare investimenti, la mancanza di trasparenza e, quindi, l’inefficienza dei mercati, la bassa qualificazione delle risorse umane e il ridotto livello di spesa nelle attività di ricerca. Le soluzioni, quindi, dovrebbero basarsi su un approccio comprendente diversi punti: la compartecipazione alla definizione degli obiettivi e la condivisione delle responsabilità da parte di tutti gli attori pubblici e privati operanti ai diversi livelli, la creazione di infrastrutture qualificanti, una maggiore diffusione dell’informazione, lo sviluppo di capacità innovative, la promozione della qualità e la salvaguardia ambientale. E’ necessario così agire non secondo un’ottica prettamente settoriale, ma per favorire una reale integrazione tra strumenti di intervento. Si deve privilegiare un approccio più innovativo rispetto al passato, mantenendo un certo equilibrio tra interventi materiali di natura infrastrutturale, a cui fino ad ora è stata data maggiore importanza, e quelli di tipo immateriale, che offrono maggiori opportunità per valorizzare le competenze e creare nuove relazioni e nuovi partenariati locali. Obiettivi e strategie di sviluppo nelle aree rurali italiane, in particolare, dovranno essere modulati in senso territoriale, con gradualità, accenti, soluzioni e sensibilità diverse a seconda del grado di sviluppo e integrazione dei numerosi sistemi locali agricoli e rurali esistenti in Italia. Da qui la necessità di adottare per la programmazione un reale approccio dal basso, secondo il quale tutti gli organismi competenti ai diversi livelli e le parti economiche e sociali, grazie alla loro maggiore conoscenza del territorio, vengano coinvolti nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo definiti a livello locale. I principali strumenti che si stanno rendendo disponibili per conseguire questi obiettivi nelle aree rurali sono forniti dai Fondi strutturali, in particolare il FEOGA, e dal nuovo pacchetto integrato di interventi previsto dalla proposta di sostegno allo sviluppo rurale. Nel campo delle politiche strutturali e dello sviluppo rurale il MiPA intende promuovere una continua concertazione con le Regioni, in fase sia di programmazione che di attuazione degli interventi. Ciò al fine di conseguire, per quanto possibile, una posizione negoziale comune nei confronti della Commissione Europea e, laddove necessario, delle altre amministrazioni nazionali nelle varie sedi ufficiali (ad esempio, i Comitati di Sorveglianza dei Programmi strutturali).

Bollettino

n u m e r o

4

ottobre/dicembre - 1998

1

ottobre/dicembre - 1998 numero 4

in questo numero

• 1 Editoriale • 2 Attualità Sviluppo rurale: finalmente il nuovo regolamento; Program-mazione Fondi strutturali 2000-2006• 5 A che punto siamo? Un punto di svolta per gli interventi strutturali in agricoltura; POM “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agricoltura”; POM “Servizi per la valorizzazione com-merciale delle produzioni agrico-le meridionali” • 15 Intervista a Gabriella Palocci • 17 Regioni L’Agriturismo in Umbria; Cam-pania: La Sovvenzione Globale in “Zootecnia” • 23 Spazio donne E’ nato l’Osservatorio per l’im-prenditoria femminile e il lavoro in agricoltura • 24 Legislazione e fonti normative • 25 Strumenti della programmazione Program-mazione negoziata e sviluppo rurale integrato • 28 Miscellanea Pubblicazioni, Documenti e Siti Internet

a cura

I N E A

Istituto Nazionale di Economia Agraria

Direttore responsabile Francesco Mantino Responsabile di redazione Laura Viganò

Comitato di redazione Giuseppe Blasi, Carlo Caldarini, Gerardo Delfino, Emilio Gatto, Giovanni Lo Piparo,

Alessandro Monteleone, Alessandra Pesce, Andrea Povellato, Silvana Soligno, Daniela Storti, Paolo Zaggia, Annalisa Zezza Progetto grafico Benedetto Venuto

Elaborazioni statistiche Stefano Tomassini Supporto informatico Massimo Perinotto Segreteria Laura Guidarelli

Registrazione Tribunale di Roma n.671/97 del 15/12/1997 Sped. abb. post. art.2 Comma 20/C Legge 662/96 filiale Roma

Stampa Litografia Principe, Via E. Scarfoglio, 28 - Roma Finito di stampare nel mese di maggio 1999

dell’

Osservatorio Politiche Strutturali

D.M. MIPA N. 9138/95

Agricoltura e Politiche

Strutturali

Paolo De Castro

Ministro per le Politiche Agricole

a

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numero 4

ottobre/dicembre - 1998

Sviluppo Rurale:

finalmente il nuovo

regolamento

di Giuseppe Blasi - MiPA

Nella riunione dell’11 e 12 marzo 1999, il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dei 15 Paesi dell’Unione Europea ha raggiun-to un accordo politico di massi-ma su una serie di regolamenti di riforma della politica agricola comune, tra cui anche quello relativo al sostegno dello svilup-po rurale.

Tale accordo, successivamente ratificato nel corso del vertice dei Capi di Stato e di Governo svoltosi a Berlino nei giorni 24 e 25 marzo 1999, ha portato alla definizione di un pacchetto di regolamenti comunitari che, nel settore agricolo, ridisegnano tutta la politica comunitaria di intervento per il nuovo periodo di programmazione 2000 - 2006. Cercando di fare un bilancio della trattativa, avviata a livello comunitario nel marzo 1998 con la presentazione della proposta di regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale, va detto che i punti maggiormente dibattuti sono stati i seguenti:

• carattere orizzontale della poli tica di sviluppo rurale, che sarà estesa a tutto il territorio comunitario, abbandonando la logica della concentrazione degli interventi nelle sole aree selezionate a titolo dei nuovi Obiettivi 1 e 2;

• coinvolgimento del FEOGA

Garanzia nel finanziamento di tutta la nuova politica di svi-luppo rurale da attuare nelle Regioni non interessate dall’Obiettivo 1 (in Italia, le Regioni del Centro-Nord e l’Abruzzo);

• mancata fissazione delle inten-sità massime di contribuzione praticabili nei confronti degli agricoltori e delle imprese agroalimentari che intendono realizzare investimenti;

• eccessiva caratterizzazione ambientale di tutte le misure previste dalla proposta di rego-lamento, aspetto particolar-mente criticato nel caso dell’in-dennità compensativa;

• mancata definizione delle per-centuali di cofinanziamento comunitario con le quali l’Unione intende sostenere la nuova politica di sviluppo rura-le;

• scarsa coerenza e problemi di incompatibilità tra misure strut-turali finanziabili nell’ambito dei programmi di sviluppo rurale e quelle da sostenere attraverso le Organizzazioni Comuni di Mercato riformate (nuove OCM), come nel caso dei comparti vino e ortofrutta; • eccessivo potere attribuito alla

Commissione Europea nella definizione della politica di intervento da attuare nel setto-re “aiuti di Stato”.

A fronte di tali questioni, rispetto alle quali le delegazioni dei quindici Paesi partecipanti al tavolo negoziale hanno manife-stato notevoli dissensi, solo nel mese di gennaio 1999, con

l’av-vio della Presidenza tedesca, si è riusciti a compiere considerevoli passi in avanti, soprattutto grazie a una serie di proposte di com-promesso che hanno suscitato un largo consenso.

Per quanto concerne il carattere orizzontale della nuova politica di sviluppo rurale, si è giunti alla conclusione del negoziato salva-guardando l’impostazione origi-naria data dalla Commissione, peraltro sempre sostenuta dall’Italia, perché in linea con gli orientamenti emersi nella Conferenza di Cork e funzionale all’obiettivo di garantire le più ampie possibilità di scelta alle Regioni, che dovranno predi-sporre i nuovi piani di sviluppo rurale. In sostanza, la nuova politica di sviluppo rurale potrà essere estesa su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dal fatto che una regione sia interessata o meno dai nuovi Obiettivi 1 e 2.

Tale impostazione è stata osteg-giata sino all’ultimo da Spagna, Portogallo e Grecia, in quanto non interessati dall’allargamento della nuova politica di sviluppo rurale e, per ragioni diverse, da Francia, Olanda e Belgio, che avrebbero preferito limitare l’ap-plicazione delle misure non pret-tamente agricole alle sole aree interessate dal nuovo Obiettivo 2.

La proposta di coinvolgere il FEOGA Garanzia nel finanzia-mento della politica di sviluppo rurale da attuare nelle regioni non interessate dall’Obiettivo 1, benché osteggiata dalla

mag-Attualità

Tabella 1 - Intensità massime di aiuto praticabili per investimenti

OBIETTIVO 1 FUORI OBIETTIVO 1

zone zone zone zone

SETTORE svantaggiate non svantaggiate svantaggiate non svantaggiate

Aziende agricole:

Imprend. di età non inferiore a 40 anni 50% 40% 50% 40%

Giovani imprenditori 55% 45% 55% 45%

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ottobre/dicembre - 1998

gior parte delle delegazioni, alla fine è stata accettata, a causa delle complesse implicazioni finanziarie connesse alle propo-ste di revisione del sipropo-stema di contribuzione dei vari Stati mem-bri al bilancio comunitario. Per quanto riguarda la questione dell’intensità degli aiuti pratica-bili, il problema è stato risolto equiparando i tassi di aiuto in favore delle aziende agricole a quelli massimi previsti per le strutture di trasformazione e commercializzazione (proposta italiana), mantenendo delle dif-ferenziazioni tra aree svantag-giate e aree normali, nel caso delle aziende agricole, e tra regioni Obiettivo 1 e regioni non interessate da tale Obiettivo, nel caso della “trasformazione e commercializzazione” (cfr. tabel-la 1).

Nel caso delle problematiche connesse alla eccessiva caratte-rizzazione ambientale della misura “indennità compensati-va”, a fronte dei notevoli proble-mi incontrati durante tutto il negoziato, la Presidenza tedesca ha proposto di separare le indennità compensative eroga-bili nelle aree montane caratte-rizzate da svantaggi naturali specifici, da quelle percepibili dalle aziende agricole svantag-giate a causa di problemi di carattere ambientale.

In sintesi, l’elemento innovativo più evidente è rappresentato dal fatto che, con il nuovo regola-mento, potranno essere erogate due diverse forme di compensa-zione in favore degli agricoltori che operano nelle zone svantag-giate. La prima, identica all’at-tuale “indennità compensativa”, compenserà gli svantaggi eco-nomici derivanti dallo svolgi-mento dell’attività agricola in condizioni di particolare disagio (per altitudine, pendenza media, clima, condizioni agronomiche, ecc.); la seconda,

completa-mente nuova, sarà erogata in favore degli agricoltori che ope-rano in aree da individuare, dove l’attività agricola è condi-zionata dalla presenza di proble-mi ambientali specifici.

Per quanto concerne le percen-tuali di cofinanziamento, il testo del regolamento approvato pre-vede notevoli miglioramenti rispetto alla proposta originaria della Commissione, anche se mantiene delle incertezze di fondo, conseguenti alla neces-sità di fare riferimento alle dispo-sizioni contenute nel regolamen-to generale di riforma dei fondi strutturali.

Va giudicato positivamente, comunque, il mantenimento delle percentuali di cofinanzia-mento attualmente praticate per le misure agroambientali (artt. 20-22), in relazione alle quali l’Italia ha conseguito, negli ulti-mi anni, ottime performance in termini di capacità di utilizzazio-ne delle risorse comunitarie (gra-fico 1).

In relazione ai problemi di com-patibilità e coerenza tra le misu-re strutturali finanziate nell’ambi-to delle OCM (ad esempio, vino e ortofrutta) e quelle previste dal regolamento sullo sviluppo

rura-le, segnalati dalla grande mag-gioranza delle delegazioni, sono state individuate alcune soluzio-ni operative che la Commissione Europea si è impegnata a defini-re in maniera più dettagliata nella fase di adozione dei rego-lamenti applicativi. In sostanza, fermo restando il divieto alla cor-responsione di più finanziamenti per una stessa iniziativa, dovrà essere consentita la possibilità di accedere indistintamente all’u-na o all’altra forma di incentiva-zione previste.

L’ultima questione dibattuta, alla quale l’Italia ha sempre attribui-to notevole importanza, è rap-presentata dal settore “aiuti di stato”, nell’ambito del quale, il nuovo regolamento prevede la soppressione di numerose dero-ghe attualmente praticate in base all’articolo 12 del reg. (CE) 950/97. Le semplificazioni intro-dotte, quindi, dovrebbero facili-tare una più uniforme applica-zione a livello nazionale dei vari regimi di aiuto autorizzabili, soprattutto per quanto concerne le intensità massime di contribu-to erogabili a sostegno degli investimenti da realizzare nelle aziende agricole.

Attualità

Grafico 1 – Reg. (CEE) 2078/92. Spese FEOGA Garanzia per Stato

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Programmazione

Fondi strutturali

2000-2006

di Mara Peronti - INEA

Per consentire l’avvio dei nuovi programmi strutturali a partire dal 1° gennaio del 2000, le Amministrazioni centrali e regio-nali hanno avviato, già dallo scorso anno, una serie di consul-tazioni finalizzate alla definizione delle linee di intervento pro-grammatiche. Dal seminario tenutosi a Catania nel dicembre 1998, al quale hanno preso parte rappresentanti della Commissione Europea, delle Amministrazioni centrali e regio-nali e delle parti economiche e sociali interessate, sono emerse alcune importanti indicazioni circa le linee strategiche per la programmazione dei fondi strut-turali per il periodo 2000-2006. La successiva Delibera CIPE del 22 dicembre 1998, n. 140, nel recepire tali indicazioni, ha indi-viduato 17 settori prioritari di intervento (poi divenuti 18), pre-vedendo, per ciascuno di questi, la costituzione di un tavolo nazionale, presieduto dall’Am-ministrazione centrale di riferi-mento. Ai tavoli settoriali hanno partecipato anche i rappresen-tanti di altre Amministrazioni centrali e le parti economiche e sociali. Ad ogni tavolo è stato attribuito il compito di redigere un rapporto interinale settoriale che costituirà la base per la suc-cessiva elaborazione dei piani di sviluppo e dei programmi opera-tivi, da presentare alla Com-missione Europea entro il mese di luglio 1999.

Un tavolo è stato attivato anche per ciascuna Regione dell’Obiet-tivo 1, con modalità organizzati-ve conformi alle indicazioni della Delibera CIPE citata. Il coordinamento tra i diversi tavoli è stato assicurato dal

Comitato Nazionale, presieduto dal Dipartimento per le Politiche di Coesione del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, che ha fornito indicazioni di tipo metodologico e procedurale per la stesura dei rapporti settoriali. I lavori dei tavoli si sono svolti, con riunioni successive, tra la fine di gennaio e il 15 marzo 1999, data fissata per la presen-tazione dei rapporti.

In linea generale, in ciascuno di questi sono contenute indicazio-ni circa i fabbisogindicazio-ni di interven-to, gli obiettivi da conseguire per ridurre il divario socio-economi-co delle aree Obiettivo 1, le poli-tiche del lavoro, le interrelazioni degli interventi cofinanziati dai Fondi strutturali con quelli nazio-nali previsti, le competenze isti-tuzionali per la programmazione e la gestione degli interventi. Con riferimento al settore agrico-lo, sulla base dell’analisi struttu-rale condotta, che ha portato all’individuazione dei fabbisogni da soddisfare, e tenendo conto degli orientamenti della Politica Agricola Comune a livello comunitario, sono stati identifica-ti tre obietidentifica-tivi globali di sviluppo, che trovano collocazione nei diversi obiettivi globali del Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006 per l’Obiettivo 1, così come delineati, seppure in

maniera provvisoria, dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo.

I tre obiettivi globali per l’agricol-tura, da cui derivano gli obiettivi specifici e operativi, sono: • miglioramento della

competiti-vità dei sistemi agricoli e agro-industriali in un contesto di filiera;

• sostegno allo sviluppo dei terri-tori rurali e valorizzazione delle risorse ambientali e storico-cul-turali;

• supporto orizzontale a tutte le aree.

Mentre i primi due obiettivi hanno una precisa connotazione territoriale, mirando a soddisfare i fabbisogni specifici individuati, il terzo obiettivo ha un carattere orizzontale, di supporto alla rea-lizzazione degli interventi previsti dai primi due obiettivi.

La fase di programmazione suc-cessiva alla presentazione dei rapporti interinali prevede l’ela-borazione di un documento da parte del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo, che sarà presentato al CIPE e alla Conferenza Stato-Regioni. Nel documento saranno riportati, oltre agli obiettivi globali indivi-duati nei rapporti interinali, le indicazioni circa il ruolo delle Amministrazioni nazionali e regionali nella predisposizione dei piani di sviluppo, le ipotesi di allocazione delle risorse, le attri-buzioni dei compiti di gestione dei programmi cofinanziati. Le scelte che scaturiranno a seguito della presentazione di tale documento, e che saranno contenute nel Documento di Programmazione Economico Finanziaria, costituiranno la base per l’elaborazione del piano di sviluppo e dei programmi opera-tivi, da attuarsi nel periodo mag-gio-luglio 1999.

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ottobre/dicembre 1998

Attualità

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Un punto di svolta per

gli interventi

struttu-rali in agricoltura

di Emilio Gatto - INEA

ramai giunte all’anno conclusivo dell'attuale fase di programmazione, tutte le amministrazioni coinvol-te nell'attuazione degli incoinvol-terventi a finalità strutturale sono chia-mate a effettuare gli sforzi decisi-vi per il completamento degli investimenti previsti. Come è noto, infatti, entro dicembre '99 dovrà essere impegnato l'intero ammontare dei fondi disponibili, pena la perdita netta di risorse per il nostro Paese.

Durante tutto l'arco del '98 l'at-tenzione maggiore, dunque, è stata rivolta a incrementare la capacità di utilizzo delle risorse, sia mediante un'azione di snelli-mento delle procedure di alloca-zione dei Fondi e di riorganizza-zione delle strutture che si occu-pano dell'attuazione dei pro-grammi comunitari, che attraverso una decisa attività di ripro -grammazione finanziaria. Per quanto riguarda il QCS obiet-tivo 1, già nella seduta del Comitato di Sorveglianza dell'a-prile '98 era stata stabilita la riprogrammazione "automatica" delle risorse per quei programmi che, all'ottobre dello stesso anno, non avessero raggiunto la soglia di spesa del 40% delle risorse loro assegnate. L'entità dei tagli sarebbe risultata pari alla differenza tra il livello di spesa raggiunto e la soglia del 40%. In seguito, è stato deciso di rinviare le operazioni di ripro-grammazione al febbraio '99, data in cui saranno resi disponi-bili i dati di spesa riferiti all'intero 1998.

A settembre '98, l'attuazione finanziaria dei programmi risulta ancora molto diversificata. La realizzazione degli interventi cofinanziati dal FEOGA risulta

più in ritardo rispetto a quella osservata per gli altri Fondi. In media, per gli interventi cofinan-ziati dal Fondo agricolo, gli impegni e i pagamenti risultano pari, rispettivamente, al 60% e al 35% circa del costo totale degli investimenti previsti, contro un livello dell'80% e del 50% per il FESR e del'81% e del 40% per il FSE. In valore assoluto, per gli interventi FEOGA, gli impegni sono passati dai 2,1 miliardi di ecu del giugno '98 ai 2,5 miliardi di settembre, mentre i paga-menti hanno raggiunto circa 1,5 miliardi di ecu, con un incre-mento di 160 Mecu rispetto al giugno '98.

Per la parte FEOGA dei program-mi regionali, gli impegni si sono attestati su un livello medio del 61%, con valori particolarmente elevati in alcune regioni (la Basilicata, ad esempio, è molto prossima a un livello del 100%, in Calabria si è superato il 70%, mentre in Campania si è rag-giunto il 65%). La spesa sostenu-ta, però, tranne in pochi casi, è ancora poco elevata. I paga-menti, infatti, ammontano al 35% del costo totale previsto. Sul fronte dei programmi multire-gionali, invece, il POM per la valorizzazione commerciale delle produzioni agricole ha registrato un notevolissimo avanzamento degli impegni che, secondo dati di fonte MiPA, dovrebbero atte-starsi intorno al 74% del costo totale (il livello degli impegni riportato in tabella è quello rile-vato dal sistema di monitoraggio del SIRGS, a cui non era ancora pervenuto l'aggiornamento dei dati al momento della stesura di questo articolo). Il livello della spesa effettivamente sostenuta, tuttavia, risulta ancora estrema-mente contenuto.

Il POM a favore delle attività di sostegno ai servizi di sviluppo agricoli evidenzia una capacità di spesa pari al 45%. L'avan-zamento del Programma si deve

soprattutto al buon livello di attuazione delle risorse destinate all'Impiego dei divulgatori (misu-ra 1) e al Fondo di ga(misu-ranzia mul-tiregionale (misura 6). Inoltre, va segnalato che, nell'ambito della misura a favore dell'Innovazione e trasferimento dei risultati della ricerca (misura 2) - soggetta ad una rimodulazione che aveva reso disponibili per tale azione ulteriori 47 miliardi (cfr. BPSA n 2/3) - il Gruppo Tecnico di Valutazione ha selezionato altri 42 progetti che si aggiungono ai 37 della prima fase (per maggio-ri dettagli maggio-riguardo a questi due POM si rimanda agli approfondi-menti contenuti in questo stesso numero del Bollettino).

E' da segnalare un'ultima que-stione, divenuta d'attualità con il riconoscimento, da parte della Commissione, dell'ammissibilità al cofinanziamento comunitario degli aiuti previsti dalla legge 488/92 a favore del comparto agroindustriale. Tale circostanza, infatti, lascia aperta la possibilità di impiego di una parte dei fondi eventualmente disponibili con la prossima riprogrammazione attraverso questa linea di inter-vento. Tuttavia, nonostante la buona performance della 488 sotto il profilo della capacità di utilizzo dei fondi comunitari, è opportuno sottolineare che la sua concreta "operatività", per i fini sopra enunciati, deve soddi-sfare una serie di vincoli, deri-vanti dalla stessa normativa comunitaria. Ad esempio, è necessario predisporre un appo-sito programma o modificare la programmazione esistente; veri-ficare la compatibilità dei pro-getti valutati con procedura 488 con i criteri di scelta dettati dalla decisione CE/94/173; prevedere una adeguata e duratura parte-cipazione dei produttori agricoli ai vantaggi economici derivanti dalla realizzazione degli investi-menti nel campo della trasfor-mazione e commercializzazione

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numero 4 ottobre/dicembre 1998

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O

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dei prodotti agricoli, nel rispetto del Reg.(CE) 951/97.

In altri termini, sembrano piutto-sto ristretti i tempi per espletare, nell'ambito dell'attuale fase di programmazione dei Fondi strut-turali, l'iter burocratico necessa-rio a rendere tale strumento ope-rante nel comparto agroindu-striale. Le eventuali risorse che

dovessero rendersi disponibili, invece, potrebbero venire asse-gnate a quei programmi che, in considerazione del livello di avanzamento osservato, assicu-rerebbero un'efficace utilizzazio-ne, senza ulteriori aggravi amministrativi. Una 488 "agrico-la", adeguatamente predisposta, potrebbe rappresentare

sicura-mente un importante strumento di attuazione degli interventi nella futura fase di programma-zione 2000-06.

Per le regioni dell'obiettivo 5b, rispetto al trimestre precedente, si può osservare una variazione di rilievo nel costo totale, grazie all'incremento della dotazione finanziaria dei programmi delle

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A che punto siamo?

Tabella 2 - Avanzamento finanziario per l'insieme degli interventi previsti nelle regioni Obiettivo 5b (stato di attuazione al 30.09.1998)

Costo totale Impegni Pagamenti di impegnoCapacità Capacitàdi spesa Capacitàdi utilizzo 1 2 3 4 = 2 / 1 5 = 3 / 1 6 = 3 / 2

.000 ecu %

P.A. Bolzano 159.248 109.790 63.451 68,9 39,8 57,8

Emilia Romagna 289.594 169.193 94.407 58,4 32,6 55,8

Friuli Venezia Giulia 273.384 158192 73.777 57,9 27,0 46,6

Lazio 473.568 202.949 78.743 42,9 16,6 38,8 Liguria 117.920 79.170 42.953 67,1 36,4 54,3 Lombardia 187.070 118.900 68.500 63,6 36,6 57,6 Marche 643.109 166.557 82.159 25,9 12,8 49,3 Piemonte 317.361 225.464 96.854 71,0 30,5 43,0 Toscana 568.409 261.920 147.198 46,1 25,9 56,2 P.A. Trento 65.775 39.172 19.395 59,6 29,5 49,5 Umbria 970.964 172.774 102.193 17,8 10,5 59,1 Valle D'Aosta 14.119 8.486 3.473 60,1 24,6 40,9 Veneto 599.301 397.870 189.930 66,4 31,7 47,7

Mis. a titolarità Min. Industria 1.128.782 663.177 236.684 58,8 21,0 35,7

Totale 5.808.605 2.773.614 1.299.719 47,8 22,4 46,9

Fonte: SIRGS

Tabella 1 - Avanzamento finanziario per l'insieme degli interventi FEOGA previsti nelle regioni Obiettivo 1 (stato di attuazione al 30.09.1998)

Costo totale Impegni Pagamenti di impegnoCapacità Capacitàdi spesa Capacitàdi utilizzo 1 2 3 4 = 2 / 1 5 = 3 / 1 6 = 3 / 2

.000 ecu %

POM Valorizzazione produzioni agricole 120.000 706 435 0,6 0,4 61,6 POM Attività di sostegno ai servizi

sviluppo in agricoltura 231.429 160.380 103.199 69,3 44,6 64,3 POM Sostegno Associazioni Ortofrutticole 8.226 0 0 - - -PO Sviluppo rurale Abruzzo 189.850 168.847 97.442 88,9 51,3 57,7

POP Basilicata 392.594 359.982 159.758 91,7 40,7 44,4

PO Sviluppo rurale Calabria 485.730 343.227 155.474 70,7 32,0 45,3

POP Campania 524.038 330.518 197.029 63,1 37,6 59,6

SG Zootecnia Regione Campania 66.470 301 190 0,5 0,3 63,2

POP Molise 205.731 127.043 54.980 61,8 26,7 43,3

POP Puglia 729.010 306.682 188.776 42,1 25,9 61,6

POP Sardegna 644.014 356.475 282.775 55,4 43,9 79,3

POP Sicilia 732.736 411.917 257.064 56,2 35,1 62,4

Totale Misure FEOGA 4.329828 2.566.076 1.497.124 59,3 34,6 58,3

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ottobre/dicembre 1998

A che punto siamo?

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Marche (+341 Mecu) e dell'Um-bria (+706 Mecu), volto a favori-re la ricostruzione nelle zone col-pite dal sisma del '97. Riguardo all'avanzamento per Fondo, il livello più elevato di impegni e pagamenti si osserva per il FSE (rispettivamente 51% e 26% del costo totale), seguito dal FESR (48% e 24%) e, infine, dal FEOGA (47% e 20%).

In rapporto al nuovo costo tota-le, la capacità di impegno si attesta sul 48% e la capacità di spesa sul 22%. Considerando la dotazione finanziaria originaria, invece, il livello degli impegni salirebbe al 59% (contro il 55% di giugno '98) e il livello dei paga-menti al 28% (contro il 25% di giugno '98). Come già osservato per i programmi dell'obiettivo 1, anche nelle regioni 5b rimango-no irrisolti i problemi legati al modesto avanzamento della spesa. E' opportuno segnalare, però, che i livelli di attuazione rilevati dal sistema di monitorag-gio potrebbero risultare più bassi rispetto a quelli effettivi, a causa delle difficoltà di alcune ammi-nistrazioni nella rilevazione della quota di spesa privata.

Tra le regioni in cui l'attuazione finanziaria è più elevata, vi sono la Lombardia (64% degli

impe-gni e 37% di pagamenti rispetto alle risorse programmate), la Liguria (67% e 36%), la provincia autonoma di Bolzano (69% e 40%) e l'Umbria, il cui livello di impegni e pagamenti, senza considerare le nuove risorse assegnate, si sarebbe attestato, rispettivamente, al 65% e al 39% del costo totale. Anche il Piemonte presenta un elevato livello di impegni, pari a oltre il 70% degli investimenti previsti, ma un ammontare di pagamen-ti ancora ridotto (31%).

Riguardo, infine, agli interventi a favore delle strutture di trasfor-mazione e commercializzazione dei prodotti agricoli (ovvero quelli attivati a titolo del Reg. 951/97) per le regioni fuori obiet-tivo 1, i programmi, dopo le forti difficoltà iniziali, stanno trovan-do concreta attuazione.

Il costo totale degli investimenti previsti – includendo anche gli interventi multiregionali che ammontano a poco più di 115 milioni di ecu (circa 224 miliardi di lire) - è uguale a oltre 800 Mecu, circa 1.580 miliardi di lire, con un contributo Feoga di circa 357 miliardi.

I progetti complessivamente pre-sentati al settembre '98 sono 1.817 (a marzo dello stesso anno

se ne contavano 1.380), per un costo totale degli investimenti previsti pari a oltre 5.800 miliardi di lire, importo di gran lunga superiore alle risorse complessi-vamente disponibili. I progetti dichiarati ammissibili sono 974, mentre quelli già finanziati ammontano a 339, per una spesa complessiva di circa 744 miliardi di lire.

I principali comparti sui quali si concentrano gli interventi sono carni, ortofrutta, vitivinicolo e lattiero-caseario.

Rispetto alla situazione osservata a marzo '98, al settembre dello stesso anno i progetti presentati e quelli idonei all'ottenimento dei finanziamenti sono notevol-mente più numerosi in Veneto, dove si è passati da 95 a 133 progetti idonei, per un costo complessivo di circa 349 miliar-di, contro una disponibilità di risorse di 140 miliardi. Anche in Lombardia i progetti presentati sono passati da 148 a 252, men-tre quelli risultati idonei hanno raggiunto quota 159 (erano 98 a marzo). L'Emilia Romagna, inve-ce, evidenzia ancora il maggior numero di progetti presentati (497), per un ammontare di investimenti pari a 1.500 miliardi di lire, contro una disponibilità di

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risorse uguale a 261 miliardi. La capacità di impegno è note-volmente cresciuta. Infatti, gli impegni hanno raggiunto circa 740 miliardi di lire, pari al 47% del costo totale programmato. Il loro ammontare, rispetto alle disponi-bilità complessive, risulta relati-vamente più elevato in Lombardia (64%), nelle province autonome di Bolzano e Trento

(88% e 99%, rispettivamente) e in Veneto (97%). La spesa effettiva-mente erogata, invece, è ancora contenuta, attestandosi sui 290 miliardi di lire (circa il 18% del valore degli investimenti previsti).

A che punto siamo?

Tabella 3 - QCS 951/97. Impegni e pagamenti dei P.O. approvati (situazione al 30.09.1998)

INVESTIMENTI PROGRAMMATI IM P E G N I PAGAMENTI

Investimenti Contributo Totale Quota Totale Quota Impegni/ Pagamenti previsti Feoga Feoga Feoga Costo Totale Costo Totale

m i l i o n i d i l i r e % Piemonte 160.506 29.459 49.123 9.000 5.469 1.094 30,6 3,43,0 Lombardia 257.276 51.455 165.032 33.006 36.434 7.287 64,1 14,2 P.A. Trento 66.977 20.486 66.458 14.079 31.632 2.060 99,2 47,2 P.A. Bolzano 72.637 18.536 63.536 12.707 24.813 4.963 87,5 34,2 Veneto 140.832 28.167 136.971 27.394 94.391 14.267 97,3 67,0 Friuli V.G. 25.721 6.557 425 108 212 54 1,7 0,8 Liguria 14.628 4.388 6.415- 1925 - - 43,9 0,0 Emilia R. 261.240 52.248 100.125 20.025 38.150 7.630 38,3 14,6 Toscana 102.860 19.465 40.971 7.840 29.624 2.347 39,8 28,8 Umbria 39.492 7.898 24.659 4.635 4.235 854 62,4 10,7 Marche 129.443 39.398 85.973 22.290 24.293 6.284 66,4 18,8 Lazio 62.251 15.563 - - - -Abruzzo 27.816 5.563 - - - -Totale PO regionali 1.361.679 299.183 739.687 153.009 289.253 46.840 54,3 21,2 POM 221.500 57.600 - - - -Totale 1.583.179 356.783 739.687 153.009 289.253 46.840 46,7 18,3

* le discrepanze tra i dati in lire relativi al costo totale degli interventi programmati riportati in tabella e quelli pubblicati nel pre -cedente Bollettino sono dovuti all'utilizzazione di un tasso di cambio differente

Fonte: ISMEA

Tabella 4 - QCS 951/97. Progetti presentati, dichiarati idonei e finanziati nelle regioni italiane fuori Obiettivo 1 (situazione al 30.09.1998)

PROGETTI PRESENTATI PROGETTI IDONEI PROGETTI FINANZIATI Costo totale Costo totale Contibuto Costo totale

N. N. FEOGA N.

(Mln lire) (Mln lire) (Mln lire) (Mln lire)

Piemonte 109 361.042 78 229.368 35.364 19 49.123 Lombardia 252 607.616 159 437.121 87.424 65 165.032 P. Trento 44 122.184 44 122.184 43.407 25 66.458 P.A. Bolzano 29 149.385 18 67.470 13.624 16 63.536 Veneto 207 673.242 133 348.958 69.792 52 136.971 Friuli V.G. 27 60.426 22 54.086 11.525 1 425 Liguria 25 24.455 19 22.353 6.706 8 6.415 Emilia R. 497 1.527.963 159 337.231 67.446 45 100.125 Toscana 78 114.286 43 59.354 10.596 35 44.843 Umbria 72 101.073 29 36.299 7.260 19 24.659 Marche 174 310.312 131 237.748 61.752 54 85.973 Lazio 153 256.974 75 90.140 21.513 0 0 Totale PO regionali 1.667 4.308.931 910 2.042.313 436.409 339 743.559 POM 150 1.547.807 64 661.342 157.579 - -Totale 1.817 5.856.738 974 2.703.655 593.687 339 743.559 Fonte: ISMEA

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numero 4 ottobre/dicembre 1998

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numero 4

ottobre/dicembre 1998

A che punto siamo?

Programma

Operativo

Multiregionale

“Attività di sostegno

ai servizi di sviluppo

per l’agricoltura”

di Anna Vagnozzi - INEA

Articolazione del

Programma e piano

finanziario

La finalità generale del Programma Operativo Multi-regionale “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agri-coltura” è quella di consolidare e rafforzare il sistema dei servizi delle regioni Obiettivo 1, pro-muovendo azioni rivolte alle principali componenti del siste-ma: divulgazione, ricerca e for-mazione.

Il Q.C.S. 1994/1999, in conside-razione dei positivi risultati otte-nuti dal POM “Sviluppo della divulgazione agricola e delle attività connesse”, attuato nel periodo ‘89/‘93, ha riconosciuto ai servizi di sviluppo un ruolo strategico a supporto della complessa manovra d’interven-to a favore delle aree rurali delle regioni meridionali. Infatti, azioni nel campo dei ser-vizi sono previste:

• nei POP regionali, dove, con il sottoasse 4.3, “Servizi di svi-luppo in agricoltura e divul-gazione”, si intende sviluppa-re azioni stsviluppa-rettamente colle-gate agli interventi da attua-re sul tessuto produttivo e sociale;

• nel POM multiregionale, nel-l’ambito del quale sono pro-mosse azioni di supporto alle iniziative regionali in quei set-tori dove è possibile sviluppa-re interazioni e sinergie con queste e la natura stessa degli obiettivi da conseguire richiede interventi che

trava-licano l’ambito delle singole regioni.

Il Programma, di cui è respon-sabile il Ministero per le Politiche Agricole, è stato approvato dalla Commissione Europea con Decisione C(95) 2040 del 19 ottobre 1995. Il costo complessivo è pari a 231,429 Mecu, di cui il 70% a carico del FEOGA e il 30% a carico dello Stato.

Il POM è articolato in sei Misure: quattro (Misure 1, 2, 3 e 6) per-seguono obiettivi specifici nel settore, mentre due sono di carattere orizzontale (Misure 5.1 e 5.2).

La Misura 1, “Impiego dei divul-gatori”, ha l’obiettivo di portare a termine l’intervento promosso con i Regolamenti (CEE) 270/79 e 2052/88, ovvero quello di mettere a disposizione delle regioni del Sud una figura pro-fessionale specializzata e di sostenere l’onere finanziario relativo all’impiego per sei anni.

La Misura 2, “Innovazioni tecno-logiche e trasferimento dei risul-tati della ricerca”, ha la finalità di promuovere la produzione di innovazioni di interesse multire-gionale e la realizzazione di studi e indagini socio-economi-ci. Peculiarità dell’intervento è la finalizzazione dell’attività di ricerca che, sin dalla fase della progettazione, prevede la con-certazione di obiettivi e conte-nuti con i servizi regionali e

assegna ai servizi stessi il com-pito della divulgazione e della diffusione dei risultati. L’attuazione della Misura è stata affidata all’INEA.

La Misura 3, “Sistema formativo per la divulgazione agricola”, ha il duplice scopo di:

• progettare e attuare una nuova forma organizzativa per adeguare l’attuale siste-ma dei Centri Interregionali per la Formazione dei Divulgatori Agricoli (CIFDA) alle mutate esigenze delle regioni e alle recenti acquisi-zioni metodologiche nell’am-bito della didattica e della formazione;

• realizzare attività di aggiorna-mento, riqualificazione e informazione per il personale dei servizi di sviluppo agricolo regionali, nonché per coloro che operano nel settore degli interventi promossi dalla Commissione Europea. La Misura 5.1, “Assistenza tecni-ca, analisi e monitoraggio”, ha la finalità di assicurare al Programma il supporto neces-sario al buon andamento delle attività.

La Misura 5.2, “Valutazione”, ha l’obiettivo di verificare l’impatto del POM.

Con la Misura 6, “Fondo di garanzia multiregionale”, infi-ne, si vuole promuovere la creazione di un Fondo di garanzia per facilitare l’accesso ai finanziamenti comunitari, mediante idonei interventi finanziari, da parte dei soggetti potenzialmente beneficiari delle regioni Obiettivo 1. Il testo approvato con la Decisione suddetta prevedeva anche la Misura 4, “Supporti operativi e didattici”, che aveva l’obiettivo di proseguire e com-pletare le azioni di produzione e diffusione di supporti operativi e didattici per le strutture dei ser-vizi, perseguito già con il

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prece-dente POM. Nel corso dell’attua-zione del Programma, tale Misura è stata soppressa (Decisione C(1998) 2346 del 06/08/98), in quanto le azioni da questa previste trovano finanzia-mento nell’ambito sia dei POP regionali che dei Programmi multiregionali nazionali.

Dal suo avvio ad oggi, il POM ha subito modifiche sostanziali nei contenuti e nel budget (tabella 1). Con le Decisioni C(1998) n. 829 del 3.04.1998 e n. 2346 del 6.08.1998, infatti, oltre all’elimi-nazione di una Misura, sono state apportate le seguenti variazioni:

• la Misura che finanzia l’impie-go dei divulgatori, che già pesava per oltre il 50% dei fondi, è diventata ancora più importante (+ 6%);

• è stata quasi raddoppiata la disponibilità finanziaria della Misura che promuove la ricer-ca finalizzata;

• è diminuita di un terzo la disponibilità finanziaria della misura relativa alla formazio-ne;

• fra le attività dell’INEA previste nell’ambito della Misura 5.1 è stata inserita la gestione com-pleta (tecnica e finanziaria) della Misura sulla ricerca.

Modalità di gestione e

aspetti organizzativi

In materia di servizi di sviluppo all’agricoltura la competenza spetta alle Regioni; il POM, quin-di, affronta temi di interesse tra-sversale e, comunque, di ordine generale e metodologico, cer-cando di dare risposta a due tipi di esigenze:

• garantire un costante coordi-namento, al fine di rendere possibile e funzionale il raccor-do tra soggetti e programmi regionali e nazionali, e lo svi-luppo di azioni adattabili a modelli organizzativi regionali diversi tra loro;

• assicurare un coinvolgimento diretto delle Regioni meridiona-li nella gestione del POM, al fine di evitare la sovrapposizio-ne e di favorire la sisovrapposizio-nergia con i

programmi regionali.

Pertanto, a supporto della gestio-ne operativa del Programma, è stato costituito un “Comitato per l’attuazione del POM” in cui sono rappresentati il Ministero per le Politiche Agricole e le Regioni Obiettivo 1.

Il coordinamento del Comitato è affidato al Ministero e il soggetto attuatore della Misura 5.1 garantisce il funzionamento e i supporti necessari.

Come previsto dalla normativa comunitaria, inoltre, è stato isti-tuito un Comitato di Sorve-glianza del POM in cui sono rap-presentati i Ministeri coinvolti (Politiche Agricole, Tesoro e Bilancio, Politiche comunitarie), la Commissione Europea e le Regioni Obiettivo 1.

Stato di attuazione delle

attività (al 28/02/1999)

Sono state avviate le attività di tutte le Misure (tabella 2).

La Misura 1, “Impiego dei divul-gatori”, è stata la prima a essere attivata ed è anche quella che

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numero 4

ottobre/dicembre 1998

A che punto siamo?

Tabella 1 - POM “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agricoltura”. Evoluzione della dotazione finanziaria

Dotazione Dotazione Variazione di (b) Variazione finanziaria finanziaria rispetto ad (a) rispetto alla

all’avvio al 06.08.1998 dotazione totale

(a) (b)

Misure .000 ecu %

1. Impiego divulgatori 130.775 145.157 +11 +6,2

2. Innovazioni tecnologiche e trasferimento dei risultati

della ricerca 31.297 55.344 +77 +10,4

3. Sistema formativo

per la divulga-zione agricola 41.451 25.589 -38 -6,9

4. Supporti operativi e didattici 23.730 - -100 -10,3

5.1.Assistenza tecnica,

analisi e moni-toraggio 3.891 5064 +30 +0,5

5.2.Valutazione 200 200 -

-6. Fondo di garanzia multiregionale 85 75 -10 - 0,004

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-dimostra il trend di spesa miglio-re. Nel corso del 1998, nell’ambi-to di tale Misura, è stanell’ambi-to sostenu-to l’onere relativo all’impiego di 912 divulgatori agricoli, di cui 739 polivalenti e 173 specializza-ti. Beneficiarie dell’intervento sono le Regioni.

La Misura 2, “Innovazioni tecno-logiche e trasferimento dei risul-tati della ricerca”, è stata formal-mente avviata il 17 giugno del 1997 con la pubblicazione del primo Avviso di gara per la rea-lizzazione delle ricerche e degli studi previsti. Nel corso del 1997, è stata realizzata la selezione di 37 progetti di ricerca per un importo totale di circa 73 miliar-di miliar-di lire. Nel corso del 1998, le istituzioni responsabili di ciascun progetto hanno stipulato una convenzione con l’INEA e hanno avviato le attività. L’INEA, a seguito dell’impegno realizzato nei suoi riguardi dal MiPA, ha

provveduto a erogare loro il primo anticipo e a fornire il sup-porto tecnico e amministrativo necessario. Il 18 giugno 1998 è stato pubblicato un secondo Avviso pubblico in base al quale sono stati giudicati idonei altri 42 progetti, per una spesa comples-siva di 41 miliardi di lire. La capacità di spesa relativa a que-sta Misura è la più ridotta a causa sia dei ritardi con cui è stata avviata che delle lunghe e complesse procedure seguite per dare il via all’attuazione dei pro-getti.

La Misura 3, “Sistema formativo per la divulgazione agricola”, è stata avviata nel 1996 con la fase di programmazione delle attività ed è entrata a regime nel 1997. Dal punto di vista finanziario, questa mostra un livello di impegno e di spesa poco soddisfacente. Tuttavia, la mole delle attività di formazione

(aggiornamento, riqualificazione e informazione) realizzate nel '97 dalle tre strutture interregionali (CIFDA di Eboli – Abruzzo, Campania e Molise, CIFDA di Metaponto – Basilicata, Calabria e Puglia e CIFDA Sicilia-Sardegna) è stata notevole, se si considera che sono state conclu-se 139 azioni formative per un totale di 1.205 giornate e 3.286 partecipanti.

Nel '98, l'attività si è ridotta a causa della chiusura del CIFDA di Eboli; tuttavia, sono stati rea-lizzati 91 corsi, per un totale di 1.191 giornate e 1.721 parteci-panti.

La Misura 6, “ Fondo di garanzia multiregionale”, è stata avviata nel 1996 con l’affidamento all’INEA di uno studio di fattibi-lità allo scopo di verificare carat-teristiche, modalità operative e strumenti del Fondo previsto. Lo studio è stato concluso i primi

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numero 4

ottobre/dicembre 1998

A che punto siamo?

Tabella 2 - Misura 2. Progetti di ricerca presentati e approvati e relativo finanziamento (n.; milioni di lire)

Progetti presentati Progetti approvati Finanziamento

I Avviso pubblico 77 37 73.339.200.000

II Avviso pubblico 98 42 41.438.900.000

Totale 175 79 114.778.100.000

Tabella 3 - POM “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agricoltura”. Stato di attuazione al 28.02.1999

Costo totale Impegni Pagamenti Capacità Capacità Capacità di impegno di spesa di utilizzo

1 2 3 4 = 2 / 1 5 = 3 / 1 6 = 3 / 2

Misure .000 ecu %

1. Impiego dei divulgatori 145.157 125.074 109.840 86,2 75,7 87,8 2. Innovazioni tecnologiche

e trasferimento dei risultati

della ricerca 55.344 55.344 897 100,0 1,6 1,6

3. Sistema formativo

per la divulgazione agricola 25.589 7.730 4.343 30,2 17,0 56,2

5.1Assistenza tecnica,

monitoraggio 5.064 4.915 1.226 97,1 24,2 24,9

5.2Valutazione 200 105 - 52,5 0,0 0,0

6 . Fondo di garanzia multiregionale 75 75 75 100,0 100,0 100,0

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mesi del 1997 e, successivamen-te, inviato dal MiPA alla Commissione Europea, che ha accolto favorevolmente la pro-posta formulata.

La Misura 5.1, “Assistenza tecni-ca, analisi e monitoraggio”, è stata avviata sin dall’approva-zione del POM. Il soggetto attua-tore è l’INEA che fornisce al Ministero, ai Comitati e agli altri soggetti coinvolti nel POM il sup-porto necessario per la realizza-zione delle attività previste. La Misura 5.2 è stata attivata negli ultimi mesi del 1997 con la realizzazione della licitazione pri-vata, nell’ambito della Short list del Ministero del Bilancio, per individuare la società preposta alla valutazione, selezionata poi a fine '98.

Programma Operativo

Multiregionale

“Servizi per la

valoriz-zazione commerciale

delle produzioni

agri-cole meridionali”

di Elisabetta Savarese - ISMEA

Strategia e obiettivi

generali del programma

Il Programma Operativo Multire-gionale “Servizi per la valorizza-zione commerciale delle produ-zioni agricole meridionali” (per brevità, POM Valorizzazione) è stato elaborato partendo dagli indirizzi e dagli obiettivi fissati dal Quadro Comunitario di Sostegno 1994-1999 con il sot-toasse 4.1, Risorse Agricole e

Infrastrutture di supporto, ed è

finalizzato alla valorizzazione qualitativa delle produzioni agri-cole del Mezzogiorno e alla razionalizzazione dei canali di commercializzazione dei prodotti di largo consumo.

Tale Programma vuole superare i principali fattori di freno allo

s v i l u p p o competitivo delle

pro-duzioni agricole di largo consu-mo del Meridione, identificati ne: (a) la frammentazione del-l’offerta produttiva; (b) l’insuffi-cienza delle forme di concentra-zione e di gestione aggregata dell’offerta; (c) l’arretratezza del sistema distributivo.

L’obiettivo prioritario è quello di

promuovere una migliore orga-nizzazione e valorizzazione delle produzioni agricole meridionali attraverso l’utilizzazione di uno

strumento innovativo: le Macro

Organizzazioni Commerciali (MOC), società di capitali parte-cipate da operatori agricoli, industriali, distributori, ecc., con una quota maggioritaria control -lata dalla parte agricola. Le MOC hanno il compito di orga-nizzare, programmare e valoriz-zare in termini qualitativi e com-merciali le produzioni. Il loro

obiettivo è coordinare e

indirizza-re le azioni dei singoli soci dalla fase di programmazione a quel-la delquel-la commercializzazione delle produzioni in base alle richieste del mercato, assicuran-do una maggiore remunerazio-ne alle produzioni dei propri soci.

Il Programma è articolato in 5 misure. Le prime tre misure sono specifiche dei tre settori di inter-vento, ortofrutta, florovivaismo e olio di oliva e olive da mensa; la quarta riguarda le azioni comuni e prevede interventi di tipo “oriz-zontale” che comprendono i ser-vizi di coordinamento e di sup-porto all’insieme delle misure set-toriali; la quinta misura, infine, di supporto all’attuazione delle atti-vità di tutto il POM, concerne l’assistenza tecnica, il monitorag-gio e la valutazione. Soggetto attuatore della Misura 5 è l’ISMEA.

Il costo complessivo degli

inter-12

numero 4

ottobre/dicembre - 1998

A che punto siamo?

Tabella 1 - Gli obiettivi perseguiti dalle MOC e relativi indicatori di risultato

Obiettivi Ortofrutta Florovivaismo Olio di oliva

• Maggiore aggregazione dell’offerta

Produzione conferita alla MOC o venduta attraverso questa 80% 40% 40%

• Riorganizzazione e valorizzazione dell’offerta

Fatturato MOC 100 Mrd annui 4 Mrd annui 50 Mrd annui

Superiore remunerazione dei soci della MOC +5% +10% +10%

Produzione rispondente ai disciplinari 50% 50% 30%

• Differenziazione dei canali di sbocco

Produzione commercializzata attraverso la Gdo,

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venti previsti dall’intero Pro-gramma è di 120 milioni di ECU, pari a circa 230 miliardi di lire. Le MOC finanziate, in base a quanto previsto dal POM, do-vranno raggiungere, a fine pro-gramma gli obiettivi schemati-camente indicati nella tabella 1.

Stato di attuazione del

programma

Nella prima fase di attuazione del POM è stata svolta un’attività di divulgazione del programma stesso presso tutte le regioni del-l’obiettivo 1.

Successivamente, la selezione dei soggetti beneficiari ha richie-sto un lungo periodo di tempo, da gennaio 1997 fino alla prima metà di dicembre 1998, a causa non solo dell’innovatività dell’ini -ziativa ma anche della necessità di individuare MOC in grado di raggiungere gli obiettivi fissati dal programma. La scelta ha privilegiato quelle Società che hanno messo a punto una strate-gia commerciale credibile,

asso-ciata a un adeguato livello di capitale sociale e a un piano di attività funzionale alla strategia proposta.

Il soddisfacimento di tali condi-zioni ha implicato l’adozione di un iter procedurale abbastanza complesso. A seguito della pub-blicazione del bando di gara, infatti, le aspiranti MOC hanno presentato i progetti di massima; successivamente, quelle ritenute idonee hanno provveduto a pre-sentare i progetti esecutivi. Tale situazione ha comportato l’attua-zione di un doppio iter istruttorio, che ha consentito di evitare la costituzione di società che non avessero una garanzia di appro-vazione del progetto e, quindi, di finanziamento. Tra l’altro, l’Amministrazione ha ritenuto opportuno effettuare una serie di controlli incrociati con le Regioni, al fine di evitare sovrap-posizioni con altri interventi simi-lari a carico di fondi nazionali e comunitari.

In sintesi, il processo di indivi-duazione dei soggetti beneficiari

da parte del MiPA ha seguito i seguenti passi:

• Pubblicazione del D.M conte-nente i criteri per la presenta-zione e la selepresenta-zione dei progetti da parte dei soggetti benefi-ciari.

• Istituzione del Gruppo Tecnico per la Valutazione (GTV) dei progetti di massima;

• Valutazione delle proposte pervenute. Alla data della scadenza del bando sono per-venuti al MiPA trenta progetti di massima: 15 per il settore ortofrutticolo; 7 per quello floro-vivaistico e 8 per quello riguar-dante l’olio di oliva e le olive da mensa. Il costo complessivo dei progetti presentati ammon-ta a circa 553 miliardi di lire, valore pari a quasi il triplo del costo degli interventi relativi alle prime tre misure del POM (circa 190 miliardi di lire). • Approvazione della

graduato-ria dei progetti di massima, di cui quindici ritenuti idonei: 8 per il settore ortofrutticolo; 3

13

numero 4

ottobre/dicembre - 1998

Tabella 2 - MOC approvate per importo dei progetti esecutivi approvati, contributo pubblico e contributo FEOGA-Orientamento (lire)

Importo progetti

Beneficiari esecutivi approvati Feoga + Stato di cui Feoga

MOC ortofrutta: MOC MEDITERRANEO SrL 19.459.100.000 14.205.143.000 11.480.869.000 UNACOA SpA 17.736.983.000 12.947.997.000 10.464.820.000 MERIDIANA SrL 16.566.540.000 12.093.575.000 9.774.259.000 CAMPOVERDE MOC SrL 17.636.344.000 12.874.591.000 10.405.443.000 MOC CIRO SrL 16.340.785.000 11.928.773.000 9.641.063.000 UNOMOC SpA 15.327.921.000 11.189.382.000 9.043.473.000 ORTOSARDA SpA 8.388.198.000 6.123.385.000 4.949.037.000 MOC fiori: MEDIFLOR SrL 6.339.277.000 4.627.672.000 3.740.174.000 FLORITALIA SrL 7.722.647.000 5.637.532.000 4.556.362.000 ARASOLE’ MOC SrL 2.371.134.000 1.730.928.000 1.398.969.000 MOC olio:

OLIVETI D’ITALIA ScpA 11.040.461.000 8.059.537.000 6.513.872.000

MOC OLIMER SrL 4.414.594.000 3.222.653.000 2.604.610.000

OLIGAR SrL 8.201.696.000 5.987.239.000 4.839.001.000

PROLIVA SpA 10.481.089.000 7.651.201.000 6.183.851.000

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per quello florovivaistico e 4 per quello riguardante l’olio di oliva e le olive da mensa. • Invito alle MOC a presentare i

rispettivi progetti esecutivi. • Verifica della coerenza tra i

progetti esecutivi e quelli di massima da parte del Gruppo Tecnico per la Valutazione nuovamente istituito.

• Conclusione dell’istruttoria dei progetti, partendo dal lavoro svolto dal GTV, in base agli adempimenti burocratici-amministrativi e alle specifiche tecniche previste dal POM. Nel periodo luglio-dicembre 1998, è stato definito il provvedi-mento di concessione dei contri-buti da parte dell’Ammi-nistrazione per 14 MOC (cfr. tabella 2); per la quindicesima, invece, non è stato possibile giungere a un esito positivo del-l’istruttoria.

Di seguito si riporta una analisi sintetica delle principali caratte-ristiche delle MOC approvate per i tre settori di intervento.

Settore ortofrutta (Misura 1):

Nel settore ortofrutticolo sono state selezionate 7 MOC il cui investimento medio ammesso è di circa 16 miliardi di lire.

Le società sono state capitalizza-te, in media, con un capitale sociale di circa 2,2 miliardi di lire; l’obiettivo a fine programma, inoltre, è quello di raggiungere un fatturato di 123 miliardi di lire. Le produzioni attualmente coin-volte dalle MOC selezionate pesano per il 5% sulla produzio-ne vendibile (PV) ortofrutticola delle regioni Obiettivo 1. Si può stimare che, a fine programma, l’incidenza sulla PV del settore meridionale possa salire com-plessivamente al 9%.

Analizzando i valori relativi agli investimenti previsti da tutte le MOC approvate, si evince che la loro distribuzione, sempre in

media, si concentra sulle attività di valorizzazione e tutela delle produzioni (adattamento di disci-plinari di commercializzazione, realizzazione di sistemi di qualità, investimenti per la razionalizza-zione di impianti di lavorarazionalizza-zione esistenti, ecc.) e di organizzazio-ne commerciale (realizzazioorganizzazio-ne di studi di mercato, investimenti per l’adozione di sistemi informativi, ecc.), attività a cui vengono destinati, rispettivamente, il 66% e il 21% degli investimenti com-plessivi. Il 7% delle risorse finan-ziarie viene destinato alle attività di formazione, mentre il rimanen-te 6% alle attività di avvio (instal-lazione della sede centrale, ecc.) e a quelle propedeutiche (defini-zione del progetto esecutivo e attività di sensibilizzazione della base produttiva).

Settore florovivaismo

(Misura 2):

L’investimento medio ammesso delle tre MOC selezionate nel settore florovivaistico è di circa 5,5 miliardi di lire.

Le società sono state capitalizza-te, in media, con un capitale sociale di circa 800 milioni di lire; in questo caso, l’obiettivo a fine programma è quello di rag-giungere un fatturato di 15 miliardi di lire.

A fine programma, l’incidenza delle produzioni coinvolte dalle MOC selezionate sulla PV florovi-vaistica delle regioni Obiettivo 1 dovrebbe passare dall’attuale 2% al 3,5%.

Mediamente, la distribuzione degli investimenti previsti è la seguente: il 63% delle risorse è destinato alla valorizzazione e alla tutela delle produzioni, il 23% alla organizzazione commerciale, il 7% alle attività di formazione e il restante 7% alle attività di avvio e a quelle propedeutiche.

Settore olio di oliva e olive

da mensa (Misura 3)

Nel settore olio di oliva e olive da mensa sono state selezionate 4 MOC il cui investimento medio ammesso supera gli 8,5 miliardi di lire.

Le società sono state capitalizza-te, in media, con un capitale sociale di circa 2,2 miliardi di lire e, a fine programma, è previsto un fatturato di 57 miliardi di lire. Le produzioni gestite dalle MOC selezionate pesano per il 4% sulla produzione lorda vendibile delle regioni obiettivo 1 e, a fine programma, la quota da queste rappresentata dovrebbe salire all’8%.

Gli investimenti riguardano soprattutto le attività di valoriz-zazione e tutela delle produzioni e di organizzazione commercia-le, incidendo, rispettivamente, per il 55% e il 29% sul totale degli investimenti. Alle attività di for-mazione viene destinato il 9% delle risorse, mentre il rimanente 7% concerne le attività di avvio e quelle propedeutiche.

Al 15 dicembre 1998, il Program-ma mostra un livello di impegni complessivamente pari al 77%. Benché l’Amministrazione abbia preso impegni nei confronti dei beneficiari finali a partire da fine luglio 1998, le MOC, al 31 otto-bre 1998, hanno presentato dichiarazioni di spesa per oltre 8 miliardi di lire, pari al 5% del totale degli impegni delle tre misure settoriali. Per accelerare l’attuazione del POM, l’Ammini-strazione, nel dispositivo del decreto di concessione, ha previ-sto che le opere e le attività approvate debbano iniziare entro 60 giorni dalla data di noti-fica del provvedimento e rag-giungere almeno il 30% della realizzazione entro il termine di sei mesi.

14

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A che punto siamo?

(15)

Gabriella Palocci

Direttore del Dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesio -ne presso il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Program -mazione Economica

Quale ruolo ha avuto il Comitato di Sorveglianza per superare i problemi di ritardo nell’attuazio -ne degli interventi previsti dai programmi attivati a titolo dell’Obiettivo 1?

Come è noto, le difficoltà di attuazione dei programmi sono riconducibili a diverse proble-matiche, tra le quali le più rile-vanti sono rappresentate dalle carenze del quadro program-matico di riferimento, dalla mancata integrazione fra la pro-grammazione regionale e la programmazione nazionale, dall’assenza di un parco progetti adeguato, dalle complessità delle procedure di programma-zione e gestione, nonché, in molti casi, dalla debolezza delle strutture di gestione dei pro-g r a m m i .

Il ruolo del Comitato di Sorveglianza è risultato decisivo sia per quanto riguarda l’analisi di tali problematiche e l’indivi-duazione delle specifiche cause ostative alla tempestiva attua-zione dei programmi, sia per ciò che attiene alla formulazione delle proposte correttive sulla base delle regole e dei criteri condivisi in p a r t e n a r i a t o tra i

vari soggetti coinvolti nella pro-grammazione e nella gestione degli interventi cofinanziati. E’ quindi attraverso una stretta concertazione fra tutti i soggetti interessati che è stata definita e attuata la riprogrammazione del QCS, finalizzata ad assicurare il pieno utilizzo delle risorse asse-gnate al nostro Paese.

La concreta attuazione del prin-cipio del partenariato si è quindi confermata come uno degli ele-menti cardine ai fini di una gestione dei programmi rispon-dente ai criteri di efficienza ed efficacia. Le modalità di colla-borazione fra le diverse parti interessate hanno permesso, infatti, di sostenere un impegno, superando le visioni particolari-stiche, nell’interesse generale del Paese.

Quali orientamenti intende pro -porre in sede di Comitato di Sorveglianza del QCS Obiettivo 1 per garantire il perseguimento degli obiettivi di tempestività e di qualità della spesa in risposta alle esigenze manifestatesi nel corso del periodo di program -m a z i o n e ?

Tenuto conto dei risultati rag-giunti, ritengo debba essere garantita la continuità rispetto all’esperienza fin qui maturata, considerando tutto quel com-plesso di fattori che incidono sulla tempestività e sulla qualità della spesa.

In particolare:

• l’ulteriore rafforzamento del partenariato, anche in consi-derazione del processo di decentramento amministrativo in corso, che deve essere soste-nuto dalla predisposizione delle condizioni necessarie per un pieno ed effettivo esercizio del principio di sussidiarietà; • la conferma di un metodo di

lavoro basato sull’adozione di regole certe e criteri condivisi; • il perseguimento di una

inte-grazione sempre più stretta fra i diversi interventi realizzati per valorizzarne le relative siner-gie;

• il rafforzamento del monitorag-gio procedurale, finanziario e fisico e dell’attività di valuta-zione degli interventi.

In alcune circostanze si è lamen -tata la mancanza di un effettivo partenariato nell’ambito dei Comitati di Sorveglianza delle diverse forme di intervento atti -vate in Italia. All’interno del Comitato di Sorveglianza del QCS Obiettivo 1, quali sono stati i provvedimenti presi non solo per garantire la partecipazione di tutte le parti ma anche per solle citarne una funzione propositi -va? Sono stati conseguiti dei risultati positivi?

Il partenariato è un processo multilaterale e, se qualcosa non ha funzionato, bisogna indivi-duarne le cause e interrogarsi sulle responsabilità dei singoli partners.

Ritengo di potere affermare che l’esercizio del partenariato va rafforzato, coerentemente con le linee della nuova programma-zione 2000-2006, in modo anche da garantire il perseguimento dell’interesse generale del Paese.

Nell’attuale fase di programma-zione il coinvolgimento delle parti economiche e sociali nel-l’attività di sorveglianza ha senza dubbio contribuito al con-seguimento di importanti risulta-ti:

1. la graduale costruzione di un’efficace strategia di r i p r o

-grammazione al fine sia di

rio-rientare la programmazione in funzione delle effettive pos-sibilità di attuazione, sia di adeguare i programmi alle esigenze del territorio, col-mando, quindi, le carenze dell’impostazione originaria; 2. l’individuazione e

l’applicazio-15

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ottobre/dicembre - 1998

(16)

ne di criteri atti a valutare l’ef-ficienza dei programmi attra-verso l’introduzione di obiettivi minimi di spesa;

3. la forte accelerazione della spesa del Quadro Comuni-tario di Sostegno (dal 7% circa del 15.05.1996 al 38% del 31.12.1997).

Lei ritiene che le proposte di regolamento sui Fondi strutturali per il periodo 20002006 agevoli -no il Comitato di Sorveglianza nello svolgimento delle proprie funzioni e qual è la Sua opinione in merito all’attribuzione alla Commissione di un solo potere consultivo nell’ambito del Comitato di Sorveglianza?

Il nuovo ciclo dei fondi strutturali 2000-2006 si inserisce in un pro-cesso dinamico che investe i principi guida della programma-zione nazionale, il riparto dei poteri e delle funzioni fra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, il ruolo del mercato e del capita-le privato nella realizzazione delle infrastrutture e nella gestio-ne dei servizi pubblici.

Ci si trova di fronte a un quadro generale di mutamenti che com-porta notevoli ripercussioni su tutta l’attività di programmazio-ne e di gestioprogrammazio-ne degli investi-menti.

I nuovi regolamenti sono stati impostati sul rafforzamento dei principi del d e c e n t r a m e n t o, della sussidiarietà e della sempli

-f i c a z i o n e, anche attraverso una

più netta separazione fra le atti-vità di definizione degli orienta-menti strategici, quelle di pro-grammazione operativa, quelle di gestione e attuazione e quelle di valutazione e controllo. Ne deriva che, ai fini di un effi-cace esercizio dei principi di decentramento e di sussidia-rietà, i soggetti operanti sul terri-torio sono chiamati ad assumere responsabilità commisurate al ruolo che intendono svolgere sia

nella fase di programmazione, sia in quella di gestione degli interventi.

In tale contesto, va inquadrata la partecipazione a titolo consul-tivo della Commissione Europea ai Comitati di Sorveglianza che, senza sottacerne le connesse dif-ficoltà, deve essere vista come un’opportunità, un’occasione di crescita dei soggetti responsabili dell’attuazione dei programmi. La responsabilità della Commissione Europea viene limitata alla definizione delle priorità comunitarie e alla verifi-ca dei risultati tramite la sorve-glianza, la valutazione e il con-trollo. In tal modo, la Commissione Europea assume principalmente la funzione di garantire che i risultati degli interventi dei fondi strutturali contribuiscano al raggiungimen-to dell’obiettivo dell’articolo 130A del Trattato (riduzione del divario tra i livelli di sviluppo, rispondenza degli interventi alle altre disposizioni del Trattato e alle politiche comunitarie).

Sempre con riguardo alla futura fase di programmazione, quali sono, a grandi linee, le strategie di sviluppo che, a livello centra -le, si intende porre in essere per ridurre gli enormi divari territo -riali che caratterizzano il nostro Paese?

Le strategie di sviluppo sono indicate nella relazione previsio-nale e programmatica del Governo. Per quanto attiene alla programmazione comunitaria, sono in corso di definizione gli orientamenti prioritari sui quali potere impostare la strategia di sviluppo degli anni 2000.

L’Italia sta ponendo le basi per attuare una nuova strategia di programmazione che superi le difficoltà riscontrate nella prima parte dell’attuale ciclo dei f o n d i

strutturali.

A tal fine una rilevante

impor-tanza riveste il progredire dei mutamenti strutturali in atto nel nostro Paese (impostazione della nuova programmazione basata sulle intese istituzionali di pro-gramma; attuazione del decen-tramento; funzionamento dei tavoli di partenariato; riassetto istituzionale e organizzativo delle amministrazioni e strutture pub-bliche; ecc.).

Alcuni aspetti dell’impostazione strategica della programmazio-ne dei fondi strutturali 2000-2006 sono stati oggetto di vivace dibattito e di approfondimento durante il seminario di Catania del 2-3-4 dicembre scorso a cui, oltre ai rappresentanti della Commissione Europea, hanno partecipato i delegati delle Amministrazioni centrali e regio-nali, numerosi amministratori locali e i rappresentanti delle parti economiche e sociali. Dai lavori delle tre giornate del seminario sono emersi i seguenti orientamenti generali:

• la programmazione non più come fattore di gestione dell’e-mergenza di brevissimo periodo ma come disegno strategi

-co di medio-lungo periodo;

• la programmazione come pro-cesso organizzativo della stra-tegia di sviluppo che, ai fini della sua attuazione, necessità anche di stabilità politicoistitu

-zionale;

• la programmazione come pro-cesso unitario e integrato , a prescindere dalla provenienza delle diverse fonti di finanzia-mento, nell’ambito del quale i fondi strutturali rappresentano uno degli strumenti da attiva-re, sulla base delle specifiche regole che ne governano l’uti-lizzo;

• l’opportunità di dotarsi di un

serbatoio progettuale d a l

quale attingere gli interventi ammissibili alla programma-zione cofinanziata dai f o n d i

strutturali;

16

numero 4

ottobre/dicembre 1998

(17)

• il rafforzamento del processo di

s e m p l i f i c a z i o n e e snellimento

procedurale avviato;

• il rafforzamento del partenaria-to impostapartenaria-to su una forte collaborazione e cooperazione isti

-t u z i o n a l e -tra i sogge-t-ti in-teres-

interes-sati dalla programmazione ter-ritoriale;

• l’opportunità di un centro di

coordinamento della

program-mazione in cooperazione con tutti i soggetti interessati alla

realizzazione della strategia di sviluppo;

• il potenziamento della dotazio

-ne infrastrutturale fisica e delle

reti immateriali d e l

Mezzogiorno (viabilità stradale e ferroviaria; porti; acqua; tele-comunicazioni; servizi di logisti-ca; ecc.);

• l ’a m b i e n t e inteso come f a t t o r e

orizzontale dello sviluppo terri -toriale cui vanno ricondotte le

risorse naturali,

paesaggisti-che, turistipaesaggisti-che, culturali, ferma restando la sua peculiare con-notazione di elemento di tutela e di conservazione delle risorse territoriali;

• il capitale umano da valorizza-re come elemento propulsivo dello sviluppo; • la formazione come i n v e s t i -mento strategico.

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L’agriturismo in Umbria

di Enzo De Fabrizio - CIA Umbria

L’agriturismo in Umbria si sviluppa attraverso tre fasi fondamentali.

La prima, che possiamo definire “sperimentale”, è quella che va dai primi anni ’70 agli inizi degli anni ’80. E’ questo il periodo in cui la fuga dei mez-zadri offre la possibilità ad alcuni medi e grandi proprietari terrieri di riconvertire a fini turistico-ricettivi edifici rurali non più utilizzati.

Si tratta di una fase che, in assenza di strumenti legislativi, coinvolge nella regione alcune aziende (secondo alcune stime, non più di venti), anche sulla scia delle esperienze della vicina Toscana. La seconda fase, che possiamo definire “di svilup-po”, si estende lungo tutto il decennio successivo. Una tappa significativa di questo periodo è costi-tuita dall’emanazione della Legge Nazionale 730/1985 con la quale viene regolamentato l’agri-turismo.

Tale legge differenzia l’attività agrituristica da altre di tipo turistico-ricettivo, stabilendo che si tratta di una attività connessa e complementare rispetto a quella agricola che deve rimanere principale. In altre parole, si può parlare di attività agrituristica solo se questa viene esercitata da un imprenditore agricolo nell’ambito di una azienda agricola in esercizio, requisiti che differenziano profondamen-te l’agriturismo italiano da forme di turismo rurale (farm house, tourisme à la farme, ...) presenti in altre nazioni.

In Umbria, già nel 1984, viene emanata la Legge Regionale 23/1984, ‘Interventi a favore

dell’agritu-rismo’ – ART. 5 programma agrituristico regionale. Si tratta di un importante documento, anteceden-te di un anno la legge quadro nazionale, con il quale si evidenzia la necessità, da parte degli organismi istituzionali, di fare chiarezza su un feno-meno turistico in crescita nella regione.

Successivamente, viene approvata la Legge Regionale 38/1987, “Disciplina delle attività agritu-ristiche”.

In questa fase aumenta considerevolmente il numero degli agriturismi nella nostra regione. Da una analisi dei dati appare piuttosto evidente una concentrazione delle aziende intorno alle aree regionali a maggiore vocazione turistica (quali eugubino, assisano, trasimeno), con una evidente discrepanza tra la provincia di Perugia e quella di Terni, dove l’agriturismo risulta meno diffuso. Migliora sensibilmente, inoltre, la qualità dei servi-zi offerti e soprattutto la gestione dell’aservi-zienda agri-turistica.

Altro elemento importante, che contribuisce al miglioramento dell’agriturismo umbro, lo si deve alle misure economiche destinate al settore, ad

Regioni

Figura

Tabella 1 - Avanzamento finanziario per l'insieme degli interventi FEOGA previsti nelle regioni Obiettivo 1 (stato di attuazione al 30.09.1998)
Tabella 4 - QCS 951/97. Progetti presentati, dichiarati idonei e finanziati  nelle regioni italiane fuori Obiettivo 1 (situazione al 30.09.1998)
Tabella 1 - POM “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agricoltura”. Evoluzione della dotazione finanziaria
Tabella 3 - POM “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agricoltura”.  Stato di attuazione al 28.02.1999
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