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MODELLI EVOLUTIVI

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Academic year: 2021

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(1)
(2)

La radiazione adattativa si verifica in habitat da

colonizzare o in seguito a estinzioni di massa

La formazione di più specie evolutesi a partire da

un antenato comune introdotto in un ambiente

nuovo, diverso da quello di origine, viene definita

radiazione adattativa.

La radiazione adattativa si verifica tipicamente

quando un piccolo numero di organismi raggiunge

un ambiente inesplorato oppure in seguito a

un’estinzione di massa.

(3)

Granivoro, semi di cactus (Fringuello di cactus)

Granivoro, semi grossi (Fringuello terricolo medio)

Insettivoro, usa bastoncini (Fringuello picchio) A B B B C C C B C C D D D 1 2 3 4 5

Gli arcipelaghi isolati e caratterizzati dalla presenza di

habitat molto diversificati tra loro sono spesso teatro di

improvvise radiaziono adattative.

(4)

La speciazione può avvenire in modo graduale

oppure a scatti

Secondo la teoria gradualista le speciazioni avvengono

attraverso un progressivo accumulo di molti piccoli

cambiamenti.

Tempo

(5)

Tempo

Secondo la teoria degli equilibri intermittenti

l’evoluzione procede a scatti, con episodi improvvisi di

speciazione alternati a lunghi periodi di equilibrio.

(6)

Teoria degli equilibri punteggiati

La teoria degli equilibri punteggiati è una teoria che rientra nella teoria dell'evoluzione per selezione naturale ma formula un nuovo modello di speciazione. Il termine equilibri punteggiati (o puntati) compare nel

1972 all’interno del saggio Punctuated Equilibria: An alternative to

Phyletic Gradualism, scritto a due mani da Stephen Jay Gould e Niles

Eldredge. La loro teoria vuole contrapporsi in modo radicale ad uno dei punti cardine del neodarwinismo: il gradualismo filetico.

(7)

Principi della teoria

Gould e Eldredge fanno osservare che le

testimonianze fossili sono incomplete e non sono coerenti con una teoria

evolutiva che preveda una velocità costante

dell’evoluzione.

Le specie rimangono stabili per lungo tempo ed

evolvono in brevi periodi.

(8)

Punti principali

Le nuove specie sorgono in seguito a una scissione della linea evolutiva Le nuove specie si sviluppano rapidamente.

All'origine della nuova specie si trova una piccola sottopopolazione della forma ancestrale

La nuova specie si origina in una parte piccolissima dell'ambito di distribuzione

geografica della specie ancestrale, in un'area isolata alla periferia di questo ambito. La teoria propone un modello alternativo, volto a confutare la teoria del gradualismo filetico

nei suoi principi cardine. Tali principi sono qui di seguito elencati:

Le nuove specie si originano dalla trasformazione di una popolazione antenata nelle sue discendenti modificate.

Questa trasformazione è lenta e graduale.

La trasformazione avviene quando una popolazione è isolata dal punto di vista riproduttivo. La trasformazione ha luogo in tutto l'ambito di distribuzione della popolazione antenata, o

almeno in gran parte di esso.

(9)

Principi del neodarwinismo

Il neodarwinismo o sintesi moderna (termine introdotto da Julian

Huxley, in un famoso volume del 1942) si fonda sul fatto che la

variazione genetica delle popolazioni naturali viene prodotta in modo casuale da

- mutazioni (errori nella replicazione del DNA)

- ricombinazione (crossing over).

L'evoluzione consiste principalmente in cambiamenti della frequenza degli alleli tra una generazione e l'altra, come risultato :

- della deriva genetica

- del flusso genico

(10)

Il fenotipo è completamente determinato dalla somma

dell’azione dei geni e dei loro “varianti” (alleli), ognuno

indipendente dagli altri, il soggetto dell’evoluzione non

è l’organismo ma la somma dei suoi alleli

(11)

Differenze tra Darwin e il neodarwinismo

La divergenza fra il pensiero di

Darwin e il neodarwinismo è

particolarmente evidente in

relazione a due concetti:

L’indipendenza e l’additività

(la

possibilità di sommare)

dei componenti

dei sistemi viventi

L’assenza di effetti significativi

dell’ambiente.

(12)

La correlazione tra le parti

In particolare per Darwin il tema della correlazione

fra le parti era di grandissima importanza

Darwin affermava che “Affinché un animale possa

acquisire una struttura sviluppata in modo

particolare, è quasi indispensabile che diverse

altre parti si modifichino e si adattino

(13)

La variazione correlata

Il termine variazione correlata viene infatti così definito da Darwin:

Con questa espressione voglio indicare che le diverse parti dell’organismo sono così strettamente collegate durante

l’accrescimento e lo sviluppo, che quando compaiono, in qualsiasi parte, leggere variazioni, e si accumulano per selezione naturale, le altre parti subiscono modificazioni.

Detto in altri termini, questo significa che le parti sono in qualche modo vincolate l’una all’altra di modo che una variazione non può essere fissata indipendentemente senza che si ripercuota sulle parti correlate a quella in cui è avvenuta.

(14)

Genetica dei caratteri quantitativi

La genetica dei caratteri quantitativi ha scoperto che

molti caratteri sono determinati non da uno ma da

un certo numero di geni (“sistema poligenico”)

che agiscono tutti sul carattere misurato con

contributi quantitativi (

in più o in meno, a differenza del

SI/NO di quelli qualitativi mendeliani)

.

I caratteri quantitativi sono determinati

dall’interazione tra

1) i geni e

(15)

Il fenotipo deriva della interazione fra genotipo ed ambiente e non riflette quindi solo il primo come sembrava apparire dalla genetica mendeliana.

La genetica dei caratteri quantitativi che nacque su questa base di principio, ha elaborato poi una serie di strumenti di calcolo matematico-statistico che permettono di

valutare numericamente l’impatto di un dato genotipo e dell’ambiente sulla quantità e struttura della variabilità esistente in una popolazione.

(16)

Variazioni correlate

Lo studio dei caratteri quantitativi è una conferma delle

variazioni correlate di Darwin in quanto si è osservato

che selezionare per un carattere quantitativo poteva

portare a modificazioni nella distribuzione dei valori di un altro, magari in modo imprevisto.

Si è potuto osservare così che il genotipo non agisce da solo ma forma una fitta rete di correlazioni più o meno strette.

(17)

Il fenotipo è oggetto di selezione

Il fenotipo (forma e funzione) non può

essere previsto solo sulla base della

conoscenza precisa del genotipo

perché deriva da una rete complessa

di interazioni non addittive tra i geni

e fra i geni e l’ambiente

ad essere oggetto di selezione non è mai direttamente il genotipo ma il fenotipo, l’organismo nella sua interezza, per cui la storia vitale di questo deve essere tenuta presente nello studio della storia della vita nel suo complesso

(18)

Epigenesi

l’insieme degli eventi che

avvengono durante un ciclo vitale e che comportano una

progressiva acquisizione di informazione

non contenuta nel

genotipo ma derivante

dalla interazione fra

(19)

Comportamento omeostatico

I rapporti tra la forma e le funzioni delle varie parti di un organismo sono talmente influenzate dalle regole di coerenza del fenotipo da avere un continuo comportamento omeostatico, nel senso che l’organismo si mantiene coerente con sé stesso rispondendo alle variazioni ambientali ed interne con sistemi di “riparo”del cambiamento

(20)

Paesaggio epigenetico

Si può così individuare un “paesaggio” epigenetico dato

proprio dallo spazio di possibilità dell’organismo.

La struttura di questo paesaggio, discussa ed elaborata da

Conrad Hal Waddington si può rappresentare come un

insieme di valli (minimi) e di monti fra di esse.

(21)

Un organismo quindi, allo stato di uovo, o una cellula dell’embrione, ha davanti a sé tutto il paesaggio possibile e, quando parte, il suo

cammino si muove cercando, per quanto gli è permesso, di mantenersi in condizioni ottimali. L’ambiente e la sua storia tendono quindi a

influenzare il percorso che va avanti per scelte successive e quindi per successive “canalizzazioni” che comportano una progressiva perdita di gradi di libertà. In tutto questo i geni funzionano come un insieme tanto concatenato da far sì che, non essendo tutte le combinazioni

necessariamente compatibili con le regole armoniche del fenotipo, non tutte saranno possibili.

(22)

La macroevoluzione

Le innovazioni evolutive possono insorgere in molti

modi

L’evoluzione darwiniana dei cambiamenti graduali può

spiegare l’evoluzione di strutture complesse, come gli

occhi, o completamente nuove, come le ali.

Nella maggior parte dei casi, nuove strutture

complesse si sono sviluppate per stadi da strutture

più semplici che svolgevano la medesima funzione di

base.

(23)

Cellule fotosensibili

Cellule

fotosensibili Cavità piena di liquido

Tessuto di rivestimento

trasparente (cornea) Cornea

Strato di cellule fotosensibili (retina) Fibre nervose Fibre nervose Nervo ottico Nervo

ottico Nervo ottico Occhio

a calice

Retina Lente

Macchia oculare Occhio a calice Occhio semplice

Occhio

con le lenti primitive

Occhio

a camera complesso

Patella Orecchia di mare Nautilo Chiocciola marina Squalo

Scala della progressiva complessità nell’occhio

dei molluschi:

(24)

Altre volte nuove strutture complesse si originano

nel progressivo adattamento alla nuova funzione di

strutture preesistenti.

Le innovazioni evolutive possono insorgere anche

attraverso l’acquisizione graduale di nuove funzioni.

Il termine exaptation (exattamento) si riferisce a un

carattere (o a una struttura) formatosi in un certo

contesto e in seguito adattato a svolgere una

funzione diversa.

(25)

Evo-devo: i geni che controllano lo

sviluppo giocano un ruolo chiave

nell’evoluzione

Evo-devo (dall’inglese evolution,

evoluzione, e development, sviluppo) è il campo di ricerca che si occupa del

duplice aspetto della biologia evolutiva e della biologia dello sviluppo.

Tutti gli organismi nascono da un pugno di cellule dette staminali o totipotenti, ovvero in grado di dare vita a tutto il resto del corpo. Ma i geni

importanti, così come i meccanismi dello sviluppo, sono gli stessi in forme di vita molto differenti.

Diventa quindi importante capire come l'organismo utilizzi questi geni.

(26)

La maggior parte degli organismi sono costruiti utilizzando lo stesso set di istruzioni e che singoli geni controllano la formazione di vari organi in differenti animali

Le diversissime appendici degli Artropodi (Crostacei, Insetti, Aracnidi etc...) - siano esse zampe, chele o pedipalpi - hanno tutte un'origine comune.

(27)

Il successo degli artropodi si deve a strutture ridondanti e multi-funzione.

In pratica una volta che un componente è stato "inventato", viene riutilizzato in ogni modo, secondo un'ottica di risparmio delle risorse.

Per esempio, le ali degli insetti sono generate dallo stesso set di geni che sottendono allo sviluppo delle branchie. Lo stesso gene dà vita a strutture simili ma di impiego

differente, grazie ai processi di regolazione del gene, che intervengono solo a un certo punto dello sviluppo embrionale.

(28)

– Axolotl, una specie di salamandra.

La pedomorfosi è un fenomeno che consiste nella

conservazione nell’adulto delle caratteristiche corporee

infantili.

(29)

Feto di scimpanzé Scimpanzé adulto

Feto umano Essere umano adulto

La pedomorfosi ha svolto un ruolo importante anche

nell’evoluzione umana.

(30)

– L’«evoluzione pedomorfa» di Topolino.

 Copyright Disney Enterprises, Inc.

Il paleontologo e biologo evoluzionista Stephen Jay

Gould ha usato il personaggio di Topolino per illustrare

le sue tesi.

(31)

Il delinearsi di tendenze evolutive non significa che

l’evoluzione sia diretta verso un obiettivo precostitutito

I reperti fossili

rivelano le tendenze

evolutive di molte

specie e di molte

linee di tendenza.

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