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Archeologia coloniale in Libia (1911-1943). Propagasnda e Ricerca storica.

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APPENDICE PARTE II.

CRONOLOGIA DEI GOVERNATORI DELLA TRIPOLITANIA

(fino al 21 dicembre 1934)

Con R. D. 5 novembre 1911, n. 1247, la Tripolitania e la Cirenaica furono poste sotto la sovranità del Regno d’Italia. Sede di Governo: Tripoli

(occupata dalle truppe di sbarco italiane il 5 ottobre 1911).

GOVERNATORI INIZIO MANDATO FINE MANDATO

Borea Ricci d’Olmo Raffaele, Contram. 5 ottobre 1911 13 ottobre 1911

Caneva Carlo, Ten. Gen 13 ottobre 1911 2 settembre 1912

Ragni Ottavio, Ten. Gen. 2 settembre 1912 9 gennaio 1913

Ragni Ottavio, Ten. Gen. 9 gennaio 1913 1 giugno 1913

Garioni Vincenzo, Ten. Gen. 1 giugno 1913 1 ottobre 1914

Cigliana Giorgio, Ten. Gen 2 ottobre 1914 16 novembre 1914

Druetti Luigi, Ten. Gen. 16 novembre 1914 5 febbraio 1915

Tassoni Giulio Cesare, Ten. Gen. 5 febbraio 1915 15 luglio 1915 Ameglio Giovanni Battista, Ten. Gen 15 luglio 1915 8 agosto1918

Garioni Vincenzo, Ten. Gen. 8 agosto 1918 16 agosto 1919

Menzinger Vittorio, Prefetto 16 agosto 1919 10 luglio 1920

Niccoli Ugo (ruolo Colonie) 11 luglio 1920 31 luglio 1920

Mercatelli Luigi (ruolo Esteri) 1 agosto 1920 16 luglio 1921 Volpi di Misurata Giuseppe, Sen. 16 luglio 1921 3 luglio 1925

De Bono Emilio, Gen. C. A. 3 luglio 1925 18 dicembre 1928

Badoglio Pietro, Mar. d’Italia 18 dicembre 1928 21 gennaio 1929 Badoglio Pietro, Govern. Tripolit. e Ciren. 21 gennaio1929 31dicembre 1933

Balbo Italo, Mar. dell’Aria 1 gennaio 1934 21 dicembre 1934

CRONOLOGIA DEI GOVERNATORI DELLA CIRENAICA

(fino al 21 dicembre 1934)

Con R. D. 9 gennaio 1913, n. 39, la Cirenaica fu eretta in Governo separato da quello della Tripolitania. Sede di Governo: Bengàsi

(occupata dalle truppe italiane il 10 ottobre 1911).

GOVERNATORI INIZIO MANDATO FINE MANDATO

Briccola Ottavio, Ten. Gen 2 settembre 1912 9 gennaio 1913

Briccola Ottavio, Ten. Gen. 9 gennaio 1913 6 novembre1913

Ameglio Giovanni Battista, Ten. Gen. 6 novembre 1913 15 luglio 1915

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Garioni Vincenzo, Ten. Gen. 8 agosto 1918 1 luglio 1919

De Martino Giacomo, Sen. 1 luglio 1919 23 novembre 1921

Pintor Luigi (ruolo Colonie) 23 novembre 1921 30 settembre1922 Baccari Eduardo (ruolo Colonie) 1 ottobre 1922 1 dicembre 1922

De Gasperi Oreste, Ten. Gen. 1 dicembre 1922 7 gennaio 1923

Bongiovanni Luigi, Ten. Gen. 7 gennaio 1923 24 maggio 1924

Mombelli Ernesto, Ten. Gen. 24 maggio 1924 22 novembre 1926

Teruzzi Attilio, Cons. Gen. M.V.S.N. 23 novembre 1926 18 dicembre 1928 Badoglio Pietro, Mar. d’Italia 18 dicembre 1928 21 gennaio 1929 Badoglio Pietro, Govern. Tripolit. e Ciren. 21 gennaio 1929 31 dicembre 1933

Balbo Italo, Mar. dell’Aria 1 gennaio 1934 21 dicembre 1934

CRONOLOGIA DEI GOVERNATORI DELLA LIBIA

(fino al 23 gennaio 1943)

Con R. D. L. 3 dicembre 1934, n. 2012, la Tripolitania e la Cirenaica furono erette in un’unica Colonia deno-minata “Libia”, retta e rappresentata da un Governatore Generale. Sede di Governo: Tripoli

(occupata dalle truppe britanniche il 23 gennaio 1943).

GOVERNATORI INIZIO MANDATO FINE MANDATO

Balbo Italo, Mar. dell’Aria 21 dicembre 1934 28 giugno 1940

Bruni Giuseppe, (ruolo Colonie) 28 giugno 1940 30 giugno 1940

Graziani Rodolfo, Mar. d’Italia 30 giugno 1940 24 marzo 1941

Gariboldi Italo, Gen. des. d’Armata 24 marzo 1941 19 luglio 1941

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PERSONALE DELLE SOPRINTENDENZE DI LIBIA

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Nel 1914–15, nel Governo della Tripolitania le questioni relative all’archeologia erano di pertinenza del Segretariato Generale per gli Affari Civili e Politici, Ufficio II, diretto dal dott. Ernesto Palumbo Cardella (pri-mo segretario), coadiuvato dai segretari Ettore Borromeo e dott. Lamberto Limentani. (Cfr.: Guida Annuario

della Tripolitania e Cirenaica, Genova, Carlo Provenzal, 1915, p. 83).

Nel 1914–15 la “Sopraintendenza delle antichità” del Governo della Cirenaica era guidata dall’Ispettore Reggente la Sopraintendenza Dott. Ettore Ghislanzoni, e composta dall’architetto straordinario prof. Gua-stini Aurelio, dall’Ispettore straordinario dott. Gaspare Oliverio, dall’ufficiale d’ordine con funzioni di assi-stente Demesio Catani e dallo scultore addetto temporaneamente ai restauri Giuseppe Longo (Cfr.: Guida

Annuario della Tripolitania e Cirenaica, Genova, Carlo Provenzal, 1915, p. 705).

Nel 1938-39 la sede della “Sopraintendenza Monumenti e Scavi della Libia” era a Tripoli in via Giulio Giordani. L’ufficio era composto dal direttore Giacomo Caputo, dal 1o geometra Diego Vincifori e

dall’assi-stente agli scavi di Sabratha Vittorio Veneziano. (Cfr.: Annuario generale della Libia, pubblicazione ufficiale dei consigli ed uffici coloniali dell’economia corporativa della Libia, Anno VII, 1938-1939, p. 63).

Nel 1940–41 la “Sopraintendenza Monumenti e Scavi della Libia” era così composta:

L’ufficio era guidato dal soprintendente Giacomo Caputo, coadiuvato dal 1o architetto Diego Vincifori e

dal geometra Luigi Turba. Segretario: Simone Portoso.

Il capo dell’Ufficio Scavi di Leptis Magna era il dott. arch. Giuseppe Giaccone. Il capo dell’Ufficio Scavi di Sabratha era il dott. arch. Arrigo Buonomo.

L’Ispettorato ai Monumenti e Scavi della Libia Orientale, a Bengasi, era composto dall’ispettore dott. Gennaro Pesce e dall’architetto Raffaele Rinaldis (Cfr.: Annuario generale della Libia, pubblicazione ufficiale dei consigli ed uffici coloniali dell’economia corporativa della Libia, Anno IX, 1940-1941, p. 95).

418MINISTERODELL’AFRICA ITALIANA, Raccolta di norme riguardanti il personale dell’Africa Italiana, a cura del Consigliere di Governo Dr.

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VIAGGIO DEL DUCE IN LIBIA PER L'’INAUGURAZIONE

DELLA LITORANEA ANNO XV

O

RIENTAMENTIENOTEADUSODEIGIORNALISTI

.

OSPITALITÀA' E TURISMO IN LIBIA

(C

LAUDIO

B

RUNELLI

)

L’organizzazione turistica della Libia è strettamente legata alla nascita ed allo sviluppo della Colonia. Tranquillizzate le popolazioni indigene, avviate nelle zone agricole vaste masse di contadini italiani, raggiunta cioè la fase conclusiva dell’assetto coloniale, nacque il problema dell’organizzazione turistica e cioè la necessità di adeguare l’ambiente coloniale ad un tono e ad un grado di civiltà capace di stabilire correnti attive di vita con l’esterno, perchè queste rifluiscano in altrettanti elementi propulsivi di civilizza-zione e di ricchezza.

Ma per ben comprendere la vasta opera compiuta nel campo dell’organizzazione turistica, bisogna ri-ferirsi a tutto il vasto programma del Maresciallo Balbo ed all’azione da lui promossa in ogni settore e coordinata da una unitaria volontà di comando, secondo una finalità superiore intesa a trasformare la Co-lonia sino a consentirne, attraverso i progressivi stadii di sviluppo e di elevazione civile, morale, politica e sociale delle popolazioni indigene, la provincializzazione nazionale, preparandola ad accogliere e ad essere pervasa dalla civiltà Occidentale.

L’organizzazione turistica, proiettata in questo imponente programma di avvaloramento della Colonia, presuppone, in una zona pressochè desertica e sitibonda, lo studio di complessi problemi inerenti all’im-pianto di ogni mezzo di vita e di soggiorno, tra cui principalissimo quello della soluzione idrica, e si traduce, in una colonia che solo da pochi anni può dirsi pacificata, in opere pubbliche ed in mezzi di comunicazione: strade, alberghi, servizi aerei, radiotelefonici, telefonici, che collegano l’Italia a Tripoli e questa all’interno, attraverso le oasi verdeggianti di palmeti, sino a Nalut ed a Gadames che sorge ad ottocento chilometri nel deserto, doviziosa di giardini, bianca e claustrale.

Il turismo in Libia nasce e si sviluppa di pari passo col progressivo sviluppo dell’ambiente, anzi esso è promosso e sollecitato non tanto per attivare comunque la corrente dei visitatori quanto per la necessità di investire in pieno, sollecitandola dall’esterno con i traffici e con la confluenza dei visitatori, tutta la regione libica, che non poteva divenire di colpo prosperosa finchè rimanesse affidata alle sole risorse proprie, per quanto promettenti fossero le attività derivanti da un radicale potenziamento delle possibilità economiche locali e da una razionale colonizzazione.

Solo considerando il problema da tale ampiezza di visione e raccordandolo a tale organica concezione, si comprendono le molteplici ragioni per cui il Governo del Maresciallo Balbo ha intrapreso in pieno la valorizzazione turistica della Libia che può ritenersi, dopo appena tre anni, magnificamente risolta.

Posta la Libia come il naturale prolungamento politico e geografico dell’Italia, degna di assumere nella zona costiera del nord Africa, fra l’Egitto e la Tunisia, il suo logico valore di entità politica mediterranea eu-ropea, essa ha visto formare adeguatamente l’attrezzatura turistica, che si è andata realizzando attraverso un’industriosa attività, che ha potuto espandersi nel bello e nell’armonico, anche quando si è atteso ad una finalità utilitaria.

Sono sorti così, a fianco alla modesta e precaria attrezzatura alberghiera esistente, mal dissimulata dal Grande Albergo di Tripoli, i nuovi alberghi del Mehari e dell’Uaddan che hanno ingentilito il Lungomare con singolare grazia architettonica.

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determinate necessità e finalità, in modo da creare un vero e proprio sistema alberghiero, capace di acco-gliere le diverse categorie di turisti e di fronteggiare sin dall’inizio le esigenze del turismo, che non si era in tempo attrezzato, nella stessa città di Tripoli. Infatti nulla era stato preordinato per accogliere e contenere la folla rigurgitante che cominciò a riversarsi nel maggio dall’Italia e dalle altre Colonie del Nord Africa, in occasione della Corsa dei Milioni.

Per creare un argine alle necessità immediate, sorse quindi, sul Lungomare Badoglio ad opera dell’Ar-chitetto Di Fausto, arredato dall’Ardell’Ar-chitetto Gatti-Casazza, l’Albergo “Mehari” inaugurato nel 1935, con 210 stanze, capace di 230 letti, tutte munite di bagno, e con sale di scrittura, di trattenimento, bar, cabine telefoniche, lavanderia meccanica, e tutto quanto offre di conforto, di igienico e di razionale un grande albergo moderno. Uno stile di sobrio novecento, semplice, riposante, solido. Una decorazione armoniosa e aderente all’architettura fatta di volumi agili e chiari, di colonnati leggeri e luminosi. E’ risolto il problema edilizio d’accordo col sole, col mare e col multiforme gioco di ombre e di colori di questa terra d’Africa. Col Mehari si inizia la collana alberghiera che cinge la costa, quasi a precedere la Litoranea Libica, opera di grandiosa romanità che segna certamente il vertice del fervore operoso che ha pervaso in questi tre anni i territori della Colonia.

Ecco Homs, l’Albergo-ristorante “Agli Scavi di Leptis Magna”, a Zliten, l’Albergo “Alle Gazzelle”. A Sirte ancora un piccolo Albergo. Tra Sirte e Bengasi l’Albergo di Agedabia. E quindi nella capitale cirenaica il “Grande Albergo Berenice”: il tutto adeguato all’importanza del centro coloniale e dello scalo marittimo ed aereo delle linee per l’Egitto e verso l’Impero italiano. Quest’ultimo opera degna di una grande città euro-pea. E poi Cirene, Derna, Tobruk segnano le ultime tappe ospitali verso la frontiera egiziana.

Il problema turistico per l’interno opponeva difficoltà di varia natura, tra cui principalissima la distanza del percorso da effettuarsi, dopo l’altipiano dei Garian, tra zone desertiche e sconfinate.

“Le freccie del Sahara” i comodissimi autopullman, dotati di ampie e comode poltrone, di bar, di appa-recchio radio trasmittente e ricevente con una cuffia per ogni posto, sono stati costruiti per i lunghi itine-rari che si spingono attraverso Garian, Jefren, Nalut, fino a Gadames. Ecco che le zone sabbiose dal Sahara sono percorse velocemente e in ogni centro sorge un albergo dell’ETAL.

La descrizione dell’itinerario Tripoli Garian, Jefren, Nalut, Gadames è stata ripetutamente fatta da valen-ti scrittori e da espervalen-ti conoscitori della nostra Colonia e giova quindi semplicemente accennarla.

Garian segna la meta di un itinerario sul Gebel, l’altipiano che sembra fare da baluardo allo sconfinato deserto. A 700 metri sul livello del mare, domina tutta la pianura arida e selvaggia che solo le concessioni agricole verso Azizia, sviluppatesi in questi ultimi anni su larga scala, interrompono, riportando un senso di vita sereno e fecondo. Ardita e panoramica è la strada, abbozzata fin dal 1913 dalle truppe alpine della colonna Lequio e che, dalla pianura affronta improvvisamente con strette serpentine le aride balze, supe-rando in pochi chilometri un dislivello di oltre 250 metri.

Visitando Garian non si può tralasciare di fare una corsa al vicino villaggio trogloditico dove in grotte vive da secoli una colonia giudaica. Queste abitazioni, scavate nella roccia, in profonde fosse quadrangolari, dove i primitivi abitanti vivono in promiscuità con gli animali, destano il più vivo interesse nei visitatori.

Dall’Albergo “Gebel” di Garian si giunge all’Albergo “Rumia” a Jefren. Aggrappata sulle pendici di una valle, effetto di una erosione meteorica e circondata da rupi rossastre e ferrigne, sull’orlo di un baratro in cui sono evidenti le stratificazioni geologiche, Jefren appare improvvisamente al viaggiatore attonito.

Ed un albergo moderno, come lo si è lasciato a Tripoli partendo dal Mehari o dall’Uaddan, naturalmente su ben altre proporzioni, 30 letti, bagni, un vasto ristorante e un bar, offre la precisa sensazione del grado di efficienza raggiunto dall’organizzazione alberghiera della Colonia. Il tutto armonizzato con gusto, l’arredo, i mobili, le tinte riposanti degli interni, il bianco luminoso delle facciate. Opera questa, come l’Albergo di Nalut, degli architetti Di Fausto e Gatti-Casazza che vi hanno profuso largamente le risorse del loro gusto e della loro esperienza.

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A Nalut, l’Albergo ha le stesse caratteristiche del precedente. Possiede 15 camere ed il ristorante. Sono degni di nota i particolari accorgimenti usati nella costruzione, per rendere gli ambienti freschi e comodi. La massa candida e merlata appare in particolare contrasto con le abitazioni indigene scavate nella roccia. Le finestre dell’albergo offrono la visione di un paesaggio abissale, che sembra esista e sia disabitato da mil-lenni. Il crudo incanto di Nalut è destinato a restare nella memoria di chi giunge in questo remoto villaggio dell’interno come il ricordo di una apparizione dantesca: senza il mormorìo di una fonte, senza riposo di verde, misteriosa e spettrale. E’ questa mèta una delle più originali attrattive turistiche fra le sabbiose zone predesertiche, munita dall’Ente Turistico di ogni conforto moderno, capace di soddisfare e sorprendere, per la cura con cui l’ospitalità è stata allestita, qualsiasi viaggiatore.

L’itinerario continua verso Gadames. La steppa e il deserto circondano implacabilmente il viaggiatore; fino agli estremi limiti dell’orizzonte non esiste che una landa monotona ed uniforme. Ed è appunto in que-sta squallida uniformità che si sente il mistero e la poesia del deserto, terribile ed avvincente nel dique-stacco dall’umanità e dal mondo civile.

All’opposto di Nalut, il colore dominante di Gadames, la Cydamus dei latini, è il bianco, un bianco ab-bagliante, per sfuggire al quale bisogna rifugiarsi nelle strade, dove la luce filtra ad intervalli dagli spiragli della pietra, in un ombra amica. Le strade sono la caratteristica di Gadames, strade coperte che si snodano nell’interno dell’abitato, ed in cui si svolge, quasi sommessa, la vita degli uomini.

L’Albergo “Ain el-Fras” ad ottocento chilometri dalla costa, costruito sotto la direzione dell’ing. Agujari dalle Opere Pubbliche di Tripoli, protetto da grandi palmizi folti e cinto di rivoli gorgoglianti e di giardini, può sembrare davvero al viaggiatore europeo un miraggio, oltre le dune desertiche della più squisita ci-viltà. Basti a dare la misura dei criteri, mai provvisionali, di costruzione il considerare che, per proteggere gli ambienti chiusi dal caldo torrido dei periodi estivi, le pareti esterne dell’edificio sono tutte munite di speciali intercapedini, prescegliendo tutto materiale refrattario al calore. La maggior parte delle stanze è munita di bagno. L’arredamento, eseguito dall’ing. Gatti-Casazza, si armonizza in pieno alle esigenze ed alle caratteristiche singolari dell’ambiente.

Naturalmente una volta posto il problema alberghiero su basi così ampie e definitive, assolto il compito di provvedere innanzi tutto alle esigenze dell’ordinaria clientela turistica, la Colonia assunse iniziative che tendevano ad allacciare le più ampie correnti del turismo internazionale ponendosi ben presto nelle condi-zioni di competere con l’industria alberghiera della Costa Azzurra e dei maggiori centri turistici mediterra-nei siaeuropei che africani da cui i torbidi della guerra, il fermento delle rivolte, gli scioperi, il comunismo ed altri mali dilaganti da oriente ad occidente, allontanavano, e forse per sempre, vaste correnti rifluite così sulla quarta sponda africana.

L’Uaddan, il secondo albergo costruito nel 1935 e inaugurato nel maggio a Tripoli, fu destinato per le sue attrattive di lusso e di splendore al gran turismo. Realizzato dagli stessi ing. Di Fausto architetto, e ing. Gatti-Casazza arredatore, questo albergo appare luminoso e fantastico sulla fascia verde del Lungomare Badoglio. Per le sue prerogative di Grande Albergo, per la magnificenza con cui è stato attuato, per la ric-chezza dei locali e dei servizi, l’Uaddan constituisce [sic] il centro di tutta l’organizzazione turistica della Colonia e nello stesso tempo il punto di maggiore attrattiva del soggiorno in Libia. All’uopo esso è stato dotato di un teatro, ove sono chiamate le migliori compagnie italiane e di un Casinòda gioco arredato con particolare lusso e proprietà, cui sono consentite le stesse prerogative del Casinò di San Remo.

Esso è l’unico del genere su tutta la costa mediterranea dell’Africa settentrionale.

Tutta questa organizzazione di alberghi, di ritrovi più o meno mondani, ha necessariamente la sua premessa nelle attrattive naturali e folcloristiche dei paesaggi e dei costumi che in Libia hanno un carattere spiccato e inconfondibile. La rete stradale che congiunge le località più meritevoli di essere visitate, si è ormai estesa per migliaia di chilometri ed oltre la strada litoranea, tutta una serie di strade si irradia dalla costa verso l’interno.

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I due principali itinerari di interesse archeologico da effettuarsi in Tripolitania sono costituiti dalla visita a Sabratha ed a Leptis Magna.

Sabratha si trova sull’itinerario Tripoli-Zuara, vicino il confine tunisino. La gita che potrà al più presto compiersi con veloci littorine e che si effettua attualmente in treno o in automobile per la strada litoranea, è comoda ed interessantissima.

Particolarmente gradevole è la ricca successione di oasi che prima di giungere a Sabratha si incontrano lungo la strada; le oasi di Gargaresc, di Zauzur, di Saiiàd, di Zauia, di Sorman, con le loro migliaia di palme dal fusto altissimo, in cui la luce obliqua dei tramonti conferisce al paesaggio un aspetto vario e romantico.

Il percorso Tripoli-Sabratha in automobile si può compiere in un ora e per una rapida visita agli scavi è sufficiente una mezza giornata. Di straordinario interesse archeologico è l’imponente teatro romano ripri-stinato con appassionata cura dal prof. Giacomo Guidi.

Zuara dista da Sabratha pochi chilometri ed anche la sua oasi è una delle più ricche e lussureggianti. Nel periodo della pesca è consigliabile una visita anche alle sue importanti tonnare che costituiscono una delle più floride industrie della Colonia.

Lèptis Magna è certamente una delle più interessanti ed istruttive mète turistiche per conoscere le ve-stigia memorabili dell’Africa Romana. Per il percorso Tripoli-Leptis Magna, si attraversano l’incomparabile oasi di Tagiura e le vaste concessioni agricole: sono necessarie due ore di automobile.

Precede di un paio di chilometri la località degli scavi la graziosa e ridente cittadina di Homs.

Sito alla foce dell’Uadi Lebda, che ne faceva per mezzo del suo estuario un porto naturale, la città di Settimio Severo si è rivelata dalle sabbie millenarie, per le imponenti opere di restauro, in tutta la sua grandiosa maestosità. La Basilica, il Foro, le Terme hanno conservata intatta la fisionomia originaria, e co-stituiscono una commovente testimonianza di una vita potente e rigogliosa. Allo spettacolo essenzialmente archeologico, si unisce quello mirabile scenico, offerto dalla selva delle colonne disseminate e dai profili severi dei ruderi in cospetto di un mare azzurro che tutto sembra glorificare.

Nella Libia orientale, gli itinerari più accessibili ai turisti, sono quelli che da Bengasi permettono di effettuare la visita di Cirene, Apollonia, Derna e Trobruk. Ciascuna visita ha il suo particolare interesse: e se a Cirene si ha il modo di rivivere un intero periodo storico di splendore e di civiltà, a Derna si può ammirare la fitta oasi e godere il clima perennemente primaverile che l’altipiano posto alle sue spalle protegge dai venti caldi del sud.

Un quadro tipicamente africano permette di osservare invece una gita a Giarabub, proprio sul confine egiziano. E’ un’oasi, a 17 metri sotto il livello del mare, tutta circondata dall’altipiano.

Ricche di emozioni sono le escursioni nelle varie località del Fezzan, Brach, Gat ed al di là del deserto libico, Cufra.

* * *

Analogamente è stato provveduto ad attrezzare la Colonia in modo da rendere oltre che interessante anche piacevole e varia la permanenza nella città.

Esistono a Tripoli il Reale Teatro Miramare, il Politeama e varie sale cinematografiche. Sempre a Tripoli ancora qualche cosa di nuovo è sorto capace di suscitare una gradita curiosità nei turisti: il nuovo caffè arabo di Suk el-Muscir che riproduce in pieno il caratteristico ambiente orientale ed uno spazioso locale di lusso nel quale vengono dati spettacoli di purocarattere arabo, con orchestrine composte esclusivamente da elementi indigeni.

Inoltre, poichè mancava a Tripoli qualche locale all’aperto, capace di contenere numeroso pubblico, l’ETAL vi ha provveduto con l’Arena di Sciara Sciatt, fornita di ampie gradinate e di parterre per circa due-mila persone.

A Bengasi, il Teatro Berenice, pure gestito dall’ETAL, risponde degnamente alle esigenze di quella città ed è, per i suoi impianti e per il lussuoso arredamento, un ambiente cittadino veramente moderno.

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Nè dimenticati sono i centri minori: Derna, Cirene, Tobruk.

Nel teatro romano di Sahratha si svolgeranno, nel prossimo marzo, in occasione della visita del Duce, rappresentazioni classiche che costituiranno una nobile e singolare rievocazione.

* * *

Una delle prime iniziative è stata quella di dotare i maggiori centri della Colonia di Uffici Viaggi meglio adeguati alle nuove ed aumentate esigenze.

A Tripoli venne rilevato dall’Ente Turistico l’Ufficio Viaggi gestito da una ditta privata, a Bengasi lo stes-so Ente ha avuto in cessione dalla locale Cassa di Risparmio l’Ufficio Viaggi. Ambedue gli Uffici funzionano anche come sedi della Compagnia Italiana Turismo (C. I. T.).

A Derna, sotto il controllo dell’Ufficio di Bengasi, lo stesso servizio è affidato ad una ditta privata che gestisce pure il servizio passeggeri della “Tirrenia”.

A questi uffici spetta di provvedere all’assistenza dei turisti italiani e stranieri, alla vendita dei titoli di viaggio e a tutti i vari compiti di rappresentanza e di informazione.

L’ETAL ha poi studiate speciali combinazioni di soggiorno nella Colonia, di durata varia dai quattro agli undici giorni in coincidenza con l’arrivo delle navi e degli idrovolanti, i quali hanno avuto notevole succes-so, in quanto evitano al turista ogni fastidio o preoccupazione.

Sono state fissate escursioni di carattere periodico trisettimanali per Leptis Magna, bisettimanali per Sahratha e Garian, settimanali da Bengasi per Cirene, Derna ed Apollonia.

Posta la Colonia in condizioni di poter disimpegnare degnamente tutto il complesso servizio turistico, è stata fissata la stagione turistica ufficiale che va dal 1 novembre al 31 maggio e si è stabilito un calendario di manifestazioni tra le più varie ed attraenti.

Molto importante è stata l’istituzione della “tessera turistica” che sostituisce, per chi si reca in Colonia esclusivamente a scopo turistico, il lasciapassare coloniale, con evidente risparmio di tempo e di spesa giac-chè si acquista presso tutti gli Uffici di Viaggio e dà diritto altresì alla riduzione del 50% sui viaggi ferroviari e del 30% in quelli marittimi ed aerei, per recarsi dalla propria residenza in qualsiasi località della Colonia.

A Roma, a scopo di propaganda e di collegamento, l’ETAL ha istituito un Ufficio-negozio che, pur non avendo alcun servizio di biglietteria (per il quale avvia i turisti agli appositi uffici della C.I.T.), provvede a fornire informazioni sulla Colonia, a compilare programmi e preventivi di viaggio, ed alla vendita di tabac-chi e di oggetti dell’artigianato della Libia.

Trasporti regolari di gran turismo, dislocazioni dei servizi logistici lungo il percorso, stazioni di ser-vizio, provvidenze a favore degli automobilisti anche per quanto concerne il transito marittimo dei loro veicoli, sono attualmente allo studio in diretto rapporto con i nuovi sviluppi turistici che deriveranno dalla apertura della grande Litoranea libica.

L’affluenza dei turisti in Libia in questi ultimi anni è in costante aumento.

Il numero dei viaggiatori italiani e stranieri nella sola Tripolitania per via di mare, di terra e di aria, è stato nel 1932 di 21.859; nel 1933 di 28.304; nel 1934 di 34.405; nel 1935 di 32.856; nel 1936 di 36.804.

* * *

Tra i fattori che contribuiscono a fare di Tripoli una mèta turistica privilegiata è certamente il clima, la cui bontà venne unanimemente riconosciuta in occasione del Congresso dei medici italiani che si svolse nel febbraio del 1928 e che proclamò Tripoli, ove il Congresso aveva luogo, stazione climatica invernale.

In considerazione della possibilità di effettuare una stagione balneare anche nel primo periodo dell’in-verno è allo studio, da parte dell’Ente, la sistemazione della spiaggia di Tripoli a stazione eliomarina.

La temperatura del mare di Tripoli non è quasi tutto l’anno mai inferiore ai 15 gradi, vale a dire sempre adatta per i bagni.

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Tutti i fattori climatologici offrono quindi le migliori condizioni perchè la città e la sua riviera possano aspirare al privilegio ed alla fama di stazione di soggiorno invernale.

* * *

Abbiamo così, accennato, sia pure attraverso un breve giro d’orizzonte, ai recenti e molteplici sviluppi del turismo libico mentre si attende che il Duce inauguri, in occasione della sua venuta in Libia, l’opera che è destinata a concludere tutto un ciclo di progresso materiale e morale, operato con provvida e sicura mano in questi ultimi due anni e che apre un’èra nuova sulla nostra sponda africana.

Si è costruito intensamente, legando il retroterra al mare, un confine all’altro, una civiltà antica ad una civiltà nuova.

* * *

Per coordinare quest’opera prodigiosa lo stesso Governatore volle fosse istituito nel maggio 1935 l’Ente Turistico ed Alberghiero della Libia (E.T.A.L.) che, dotato di adeguati mezzi finanziari, realizzati dalla Lot-teria di Tripoli, sottratta alla privata speculazione, ha potuto rappresentare quel congegno indispensabile alla realizzazione di una così importante e vasta opera di civiltà.

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