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Analisi di valutazione delle performance di strategie di analisi tecnica

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Academic year: 2021

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Riassunto

Con questo elaborato che andrà a concludere i miei studi universitari, vado a mettere a confronto due scuole di pensiero che tra loro contrastano, sostenendo sostanzialmente tesi opposte. Da un lato abbiamo i sostenitori dell’ipotesi dei mercati efficienti, per cui i prezzi dei titoli azionari inglobano le informazioni presenti nel mercato. Essi sostengono in base a ciò che non si possa ottenere un extra-rendimento rispetto al mercato e che quindi sia sempre valida la relazione tra rischio e rendimento. Opposti ad essi abbiamo coloro che credono nell’efficacia dell’analisi tecnica per effettuare strategie di trading attive, per loro il mercato risulta inefficiente o almeno non efficiente anche per lunghi periodi. I trader che lavorano sfruttando l’analisi tecnica utilizzano vari strumenti legati ai prezzi e ai volumi di scambio dei titoli finanziari, con cui cercano di capire con anticipo come si muoveranno i trend dei vari strumenti finanziari. È nell’operatività della gestione dei portafogli finanziari che tali teorie mostrano la loro posizione opposta: per i sostenitori dell’efficienza dei mercati l’unico modo di fare trading profittevolmente è tramite una gestione passiva che consiste nell’acquisto e detenzione degli strumenti finanziari nel medio lungo periodo. Mentre i sostenitori dell’analisi tecnica prediligono una strategia di gestione di portafoglio attiva per poter guadagnare ogni volta che riescono a capire con anticipo il movimento futuro dei prezzi. Nella mia tesi dopo aver introdotto i concetti fondamentali di entrambe le teorie andrò ad effettuare un lavoro empirico per mostrare i risultati che avrebbero portato le due diverse impostazioni di gestione di portafoglio in relazione ad uno specifico indice di borsa, Il FTSE MIB.

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2

Indice

Introduzione

7

Capitolo 1: l’analisi tecnica

9

1.1 Definizione e Obiettivi

9

1.2 La teoria del ciclo di Dow

12

1.2.1 le medie mobili 13

1.2.2 la ciclicità dei trend borsistici 15

1.3 Critiche alla teoria di Dow e sviluppi successivi

19

1.3.1 La teoria di Granville 20

1.3.2 Il coefficiente Beta 23

1.4

I concetti di base dell’analisi grafica

24

1.4.1 Il trend 24

1.4.2 Supporti e resistenze 26

1.4.3 L’effetto pullback 29

1.4.4 Il canale 29

1.4.5 L’inversione o continuazione del trend 31

1.4.6 Stop Loss e Profit Target 33

1.4.7 Il grafico a barre 35

1.5 Le principali configurazioni di inversione e

consolidamento

37

1.5.1 Triangoli 37

1.5.2 Rettangoli 40

1.5.3 Pendio 41

1.5.4 Testa e Spalle 42

1.5.5 Doppi e Tripli Massimi e Minimi 44

1.5.6 Spike 45

1.5.7 Isola 46

1.5.8 Bandiere 47

(3)

3

1.6 I Grafici a Candela

48

1.6.1 Tipologie di candela 50

1.6.2 Configurazioni grafiche di inversione a una candela 53

1.6.2.1 Hanging Man 53

1.6.2.2 Shooting Star 54

1.6.2.3 Hammer 54

1.6.2.4 Inverted Hammer 55

1.6.3 Configurazioni grafiche di inversione a due candele 56

1.6.3.1 Engulfing 56

1.6.3.2 Harami 57

1.6.3.3 Dark Cloud Cover 59

1.6.3.4 Pearcing Line 59

1.6.4 Configurazioni grafiche di inversione a tre candele 60

1.6.4.1 Morning Star 60

1.6.4.2 Evening Star 61

1.6.5 Configurazioni grafiche di consolidamento 62

1.6.5.1 Up Window 62

1.6.5.2 Down Window 63

1.6.5.3 Up Ward Gap Tasuki 63

1.6.5.4 Down Ward Gap Tasuki 64

1.6.5.5 Rising Three Methods 64

1.6.5.6 Falling Three Methods 65

1.6.5.7 The Three White Soldiers Advancing e The Three Black Crows

1.7 I principali indicatori tecnici

1.7.1 Il Volume 67 1.7.2 On Balance Volume 68 1.7.3 Volume Accumulation 70 1.7.4 Gli Oscillatori 71 1.7.4.1 Momentum 72 1.7.4.2 Roc 74

1.7.4.3 Relative Strenght Index 74

1.7.4.4 Lo Stocastico 77

1.7.4.5 Le Envelops 79

(4)

4

Capitolo 2: l’ipotesi dei mercati efficienti

82

2.1 Tipologie di efficienza

82

2.1.1 Efficienza allocativa 82 2.1.2 Efficienza valutativa 82 2.1.3 Efficienza tecnico-operativa 83 2.1.4 Efficienza informativa 83

2.2 Formalizzazione matematica

84

2.3 The random walk theory

86

2.4 Test di fama sulle forme di efficienza

88

2.4.1 Test sull’efficienza in forma debole 88 2.4.2 Test sull’efficienza in forma semi-forte 89 2.4.3 Test sull’efficienza in forma forte 92

2.5 Le principali anomali di mercato

93

2.5.1 l’effetto gennaio 94

2.5.2 L’Halloween indicatore 94

2.5.3 L’effetto weekend (o effetto lunedì) 94 2.5.4 L’effetto cambio del mese 95

2.5.5 L’effetto holiday 95

2.5.6 Shiller volatility puzzle 96

2.5.7 Heterogeneous market hypothesis 96 2.5.8 Shiller price/earnings ratio 97

2.5.9 Le bolle 98

Capitolo 3: confronto tra una gestione di portafoglio

attiva e una passiva sull’Indice di borsa FTSE MIB

3.1 Strategia di gestione di portafoglio passiva

100

3.2 Strategia di gestione di portafoglio attiva

108

3.2.1 Strategie di trading basate sull’incrocio di medie mobili

(5)

5

3.2.1.1 Incrocio tra chiusura e media mobile a 20 giorni 110

3.2.1.2 Incrocio tra media mobile a 20 giorni e media mobile a 40 giorni 114 3.2.1.3 Incrocio tra media mobile a 20 giorni e media mobile a 200 giorni 3.2.1.4 Incrocio tra media mobile a 10 giorni e media mobile a 20 giorni 119 3.2.1.5 Incrocio tra media mobile a 10 giorni e media mobile a 50 giorni 121 3.2.1.6 Incrocio tra media mobile a 50 giorni e media mobile a 200 giorni 3.2.1.7 Incrocio tra media mobile a 20 giorni e media mobile a 80 giorni 125

3.2.2 Strategie di trading basate sull’incrocio di medie mobili

esponenziali

127

3.2.2.1 Incrocio tra media mobile esponenziale a 20 giorni e media mobile esponenziale a 40 giorni 128

3.2.2.2 Incrocio tra media mobile esponenziale a 20 giorni e media mobile esponenziale a 200 giorni 130

3.2.2.3 Incrocio tra media mobile esponenziale a 10 giorni e media mobile esponenziale a 20 giorni 132

3.2.2.4 Incrocio tra media mobile espoenziale a 10 giorni e media mobile esponenziale a 50 giorni 134

3.2.2.5 Incrocio tra media mobile esponenziale a 50 giorni e media mobile esponenziale a 200 giorni 136

3.2.2.6 Incrocio tra media mobile esponenziale a 20 giorni e media mobile esponenziale a 80 giorni 138

3.2.2.7 Incrocio tra chiusura del titolo e media mobile esponenziale a 20 giorni 140

3.2.3 Ottimizzazione delle strategie di trading

142

3.2.3.1 Direzione del trend mostrata da RSI, Stocastico e Incrocio tra media mobile a 5 e 10 periodi. 142

3.2.3.2 Direzione del trend mostrata da Stocastico e Incrocio tra media mobile esponenziale a 14 e 50 periodi. 146

3.2.3.3 Strategia basata sull’indicatore MACD 149

3.2.3.3.1 Strategia di incrocio tra MACD line e signal line 151

3.2.3.3.2 Strategia di incrocio tra MACD line e lo zero 154

3.2.3.4 Strategia di incrocio tra medie dell’indicatore RSI 157

3.2.3.5 Strategia di confronto tra chiusura e media mobile a 200 giorni con utilizzo di un RSI cumulativo a 2 periodi 160

(6)

6

3.2.3.6 Strategia di confronto tra chiusura e media mobile a 200 e 5 giorni con utilizzo di un RSI a 2 periodi 163

Capitolo 4: conclusioni

166

Bibliografia

179

Sitografia

180

Elenco grafici

181

Elenco figure

182

Elenco tabelle

184

Elenco immagini

185

(7)

7

Introduzione

L’elaborato si sviluppa in quattro capitoli, i primi due in cui vado a spiegare le teorie alla base dell’analisi tecnica da una parte e dell’efficienza dei mercati dall’altra. Nel terzo capitolo vado a riportare i risultati di un test empirico effettuato sui dati storici del FTSE MIB, mentre nel quarto e ultimo capitolo traggo le conclusioni dello scritto andando a commentare i risultati del test e confrontandoli con le tesi sostenute dalle due scuole di pensiero.

Capitolo 1

Nel primo capitolo tratto l’argomento dell’analisi tecnica, partendo a spiegare le teorie alla base di essa che sono in gran parte dovute a Charles Dow che viene considerato infatti il padre dell’analisi tecnica. Una volta analizzate la teoria su cui poggia l’analisi tecnica mostro come esse vengono tradotte nell’operatività, analizzando le varie tecniche e i vari strumenti utilizzati per fare trading.

Capitolo 2

Nel secondo capitolo definisco l’efficienza di mercato nelle sue varie accezioni, in particolar modo l’efficienza informativa e l’implicazione che ne conseguono. È inoltre presente un breve sunto di come Fama nel 1970 testa le varie efficienze di mercato.

Capitolo 3

Il terzo capitolo è il vero corpo della tesi in cui vado a fare un confronto tra il modo di investire professato dalle due scuole di pensiero. Da una parte l’analisi tecnica appoggia una gestione di portafoglio attiva in quanto tramite gli strumenti messi da essa a disposizione è possibile capire con anticipo il movimento dei prezzi degli strumenti finanziari. Dall’altra l’ipotesi dei mercati efficienti sostiene che dato che il prezzo degli strumenti finanziari ingloba tutte le informazioni disponibili, il movimento di esso è dovuto alle nuove informazioni che sono random e che quindi rendono random anche il prezzo. Risulta quindi impossibile cercare di ottenere extra-profitto rispetto al mercato e l’unica strategia di gestione di portafoglio efficiente è quella di comprare e detenere titoli nel medio lungo. Il mio lavoro empirico consiste nel fare un backtesting con periodi di riferimento ventennale,

(8)

8

1998-2017, su un unico strumento finanziario. Tale strumento è l’Italy40 che è lo strumento che replica l’andamento del FTSE MIB, in quanto non è possibile andare direttamente a investire in un indice azionario. Nel backtesting metto a confronto strategie di gestione di portafoglio passive e strategie di gestioni di portafoglio attive. Per quanto riguarda le strategie passive vado semplicemente a vedere i rendimenti che avrebbe dato l’acquistare e vendere l’Italy40 con orizzonti temporali diversi, ogni anno, ogni cinque anni, ogni dieci anni ed una sola operazione ventennale. L’utilizzo del FTSE MIB è dovuto al fatto che esso rappresenta la miglior proxy di mercato, l’andare ad investire in esso risulta quindi in linea con l’ipotesi dei mercati efficienti e con i vari modelli di equilibrio come CAPM e APT. Ai risulti ottenuti dalla strategia di gestione passiva vado ad opporre quelli ottenuti tramite una strategia di gestione attiva basata su strategie di trading che sfruttano l’analisi tecnica.

Capitolo 4

Nell’ultimo capitolo dopo aver aggregato i risultati ottenuti dalle varie strategie di gestione di portafoglio testate nel terzo capitolo, vado ad analizzare se essi rispecchiano quelli che dovrebbero essere stati i risultati teorici sostenuti dalle due diverse scuole di pensiero, e in particolare quale strategia avrebbe portato ad un miglior risultato.

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9

Capitolo 1: L’analisi tecnica

1 Definizione e obiettivi

L’analisi tecnica può essere definita come: “quella disciplina che analizza l'andamento dei mercati finanziari: azioni, indici borsistici, futures, valute attraverso lo studio dei grafici, serie storiche delle quotazioni, ed attraverso l'utilizzo di metodi matematico-statistici applicati alle serie storiche1”. Si tratta quindi

un’analisi di tipo probabilistico che avvalendosi di determinati strumenti, per l’analisi principalmente della quotazione dei titoli e devi volumi di scambio dello stesso, cerca di determinare il punto del ciclo borsistico in cui ci troviamo. Tale finalità viene definita di “Timing” e risponde all’esigenza di capire il momento opportuno per entrare ed uscire dal mercato. Tale finalità nella compravendita di titoli viene affiancata dalla funzione di “Selection”, che fornisce informazioni sulla scelta della tipologia di titoli in cui investire. L’analisi tecnica si occupa solo in parte di tale funzione, l’obiettivo principale non risiede nell’andare a definire quali titoli comprare o vendere ma quando è il momento opportuno per comprare o vendere. Per tale motivo l’analisi tecnica è primariamente sfruttata dagli investitori definiti “speculatori”. Cos’è uno speculatore? È un trader il quale si occupa di speculare sui mercati finanziari, generalmente per professione. Il suo modo di operare lo spinge a seguire il mercato costantemente poiché la sua ottica di investimento è di breve anche brevissimo periodo2”. Lo speculatore ha il fine di andare a lucrare sulla

differenza di prezzo di acquisto e vendita del titolo a prescindere dalla tipologia di titolo e dalle motivazioni che hanno fatto muovere il prezzo. Allo speculatore si oppone l’altra categoria di investitore e cioè il “cassettista” che: “Può essere considerato come l’investitore vero e proprio, in quanto è colui che ha del capitale da parte e vuole farlo rendere. Non è però un trader professionista, in genere si tratta di soggetti che investono su portafogli bilanciati di obbligazioni e di azioni con lo scopo di conservarli nel proprio portafoglio a lungo termine3.” Tale tipologia di

investitore o meglio l’operatore finanziario che opera per lui non è interessato non all’analisi tecnica ma all’analisi fondamentale, entrambe branche dell’analisi

1 (www.borsaitaliana.it). 2 (www.webeconomia.it)

(10)

10

finanziaria. L’analisi fondamentale può essere definita come l’analisi di bilanci delle società che emettono titoli quotati. Tramite tale analisi si vuole cercare di capire il valore del capitale economico di una società che al contrario del valore del capitale sociale è un’entità dinamica che va a misurare il valore dell’azienda in quel determinato momento, andando quindi a considerare tutti i fattori legati ad essa. Tale tipologia di analisi si basa sul presupposto che la quotazione e il valore economico della singola azione, dato dal semplice rapporto tra capitale economico e il numero di azioni emesse, nel lungo periodo vadano a coincidere. Si vanno quindi a selezionare i titoli delle società con un “buon stato di salute”, il cui valore può crescere nel tempo poiché sono le società migliori sul mercato. Riassumendo: l’analisi tecnica si rivolge principalmente, ma non esclusivamente, ad investitori speculatori in un’ottica di breve-brevissimo periodo andando a soddisfare una finalità di Timing e marginalmente di Selection. Mentre l’analisi fondamentale si rivolge anch’essa principalmente, ma non esclusivamente, ad investitori cassettisti in un’ottica di medio-lungo periodo con finalità di Selection. Analizziamo i tre presupposti logici alla base dell’analisi tecnica:

o l’andamento dei prezzi di borsa è ciclico: i prezzi si muovono con un andamento che, se rappresentato graficamente sugli assi risulta sinusoidale con crescite e decrescite alternate. Tramite l’analisi tecnica non si riesce a stabilire quando precisamente ci sarà l’inversione del ciclo, ma si cercano di capire se i presupposti per l’inversione siano o no presenti.

o Il prezzo sconta tutto: posto che statisticamente non è possibile conoscere le motivazioni dei soggetti che acquistano o vendono, ma a prescindere da tali motivazioni di fatto n persone hanno acquistato e x hanno venduto e che da tale incontro è scaturito un prezzo. Andando però ad analizzare il prezzo si tiene conto indirettamente di tale motivazione, poiché considerando l’effetto a valle che tali motivazioni di acquisto e vendita hanno prodotto, cioè il prezzo.

o A fronte di situazioni analoghe i soggetti tendono a comportarsi

in modo analogo: se si presenta una situazione di un certo tipo,

statisticamente i soggetti tendono a comportarsi in una certa maniera. Ma se gli operatori si comportano in modo analogo il prezzo si muoverà in modo analogo quindi si può andare ad anticipare il movimento del prezzo studiando come hanno reagito gli operatori quando sono avvenute

(11)

11

situazioni analoghe passate.

Quindi ricapitolando: i prezzi di borsa hanno andamento ciclico non possono salire o scendere per sempre prima o dopo andranno ad invertire il loro andamento. Da tale presupposto, analizzando il prezzo che tiene indirettamente conto delle motivazioni legate alla compravendita dei titoli e sapendo che in situazioni analoghe gli operatori tendono a comportarsi in maniera analoga, tramite l’analisi tecnica si cerca di riuscire a capire se l’inversione del trend è vicina in modo da lucrare sulla differenza di prezzo di acquisto e vendita.

L’analisi tecnica viene svolta principalmente con due macrocategorie di strumenti, in tal sede solamente definiti e poi analizzati affondo più avanti nell’elaborato, e cioè:

o L’analisi grafica che può essere definita come: “L’analisi dei grafici è soprattutto la ricerca di forme particolari, chiamate anche strutture grafiche, configurazioni, figure, che emergono dal movimento dei prezzi, e che possono segnalarne l’andamento futuro4. Fino agli anni 60, era l’unico

strumento utilizzato dagli analisti tecnici che non a caso venivano definiti anche “chartisti”. La problematica dell’analisi grafica è che risulta essere fortemente caratterizzata dalla soggettività dei vari operatori, i quali operano in base alla loro esperienza poiché i fenomeni e pattern che andremo a studiare teoricamente non si ripropongono nella realtà in maniera perfettamente identica. Per tale motivo sono stati creati strumenti, ovvero gli indicatori tecniche, che per loro costruzione risultano oggettivi che si vanno ad affiancare e non a sostituire alla soggettiva interpretazione dei grafici.

o Indicatori tecnici ovvero “strumenti matematico-statistici che mirano ad interpretare e prevedere il comportamento dei mercati e titoli in base all’andamento dei prezzi5”. Come già accennato esso vengono costruiti con

regole matematiche bene precise e risultano quindi privi di soggettività. Uniti all’analisi grafica migliorano il trade off tra tempestività delle indicazioni e affidabilità delle stesse.

4 (www.blogfinanza.com). 5 (www.borsaitaliana.it).

(12)

12

1.2 La teoria del ciclo di Dow

Charles Henry Dow (1851 - 1902), è stato un famoso giornalista statunitense noto per aver fondato il Wall street Journal e per aver inventato forse il più famoso tra gli indici borsistici: il Dow Jones Industrial Average. Dow è considerato il padre dell’analisi tecnica, e anche se le sue considerazioni sull’andamento del mercato azionario americano furono riorganizzate in una teoria vera a propria successivamente alla sua morte da autori quali Hamilton e Rhea. A lui e ai suoi contributi si deve l’inizio dello studio razionale dei mercati borsistici. Dow ha individuato per primo la ciclicità dei trend borsistici, stabilendo quindi che i prezzi di borsa si muovano secondo cicli e che quindi il trend del prezzo abbia un andamento sinusoidale. Dow, che trae le sue conclusioni dallo studio dell’andamento dei prezzi del mercato borsistico, mostra la presenza di diversi tipi di cicli a seconda della loro ampiezza temporale: cicli di breve, medio e lungo termine. È dunque presente un ciclo di lungo termine, definito ciclo di fondo, composto dai cicli di medio termine che a loro volta sono composti da quelli di breve e brevissimo termine. Si può dire che sul mercato esistono tre movimenti: primario, secondario e terziario, rappresentanti rispettivamente da cicli di lungo, medio e breve o brevissimo termine. Essi sono contestuali e si compongono dal punto di vista temporale l'uno dell'altro.

Grafico 1: i movimenti del ciclo di Dow

(13)

13

1.2.1 Le medie mobili

Dow individuò lo strumento principe dell’analisi tecnica nella “media mobile”. Cosa è una media mobile? Le medie mobili sono indicatrici utili per visualizzare in maniera più chiara il movimento del trend, poiché vanno ad attenuare i movimenti forvianti che lo caratterizzano. In quanti medie risultano meno “nervose” del trend riuscendo quindi a fornire informazioni più leggibili, il loro largo utilizzo inoltre deriva dalla facilità di costruzione che si lega ad una certa duttilità di applicazione. La media mobile che sia essa semplice, ponderata, esponenziale ecc. è una media dei prezzi di un titolo con riferimento ad un determinato arco temporale. Viene definita mobile in quando con lo scorrere del tempo i prezzi più vecchi vengono sostituiti da quelli più recenti.

Tabella 1: esempio di costruzione di una media mobile semplice a 3 giorni

Fonte: La guida Reuters, Analisi tecnica dei mercati finanziari

L’arco temporale N, per la costruzione della media mobile, dipende dal tipo di trend che si vuole andare a disegnare, Dow infatti sosteneva che ci doveva essere una correlazione temporale fra l'ampiezza della media mobile e l'ampiezza del ciclo che si andava a prendere in considerazione. In particolare, per disegnare un ciclo con movimento primario sarà necessaria una media mobile con N ampissimo. Se si prende in considerazione un movimento secondario, una media con N minore e per rappresentare un movimento terziario un N piccolo.

Dow prendeva come riferimento:

 Per un ciclo primario una media mobile a 200 giorni  Per un ciclo secondario una media mobile a 20/25 giorni  Per un ciclo terziario una media mobile a 5/10 giorni

(14)

14

Grafico 2: media mobile a 10 giorni applicata al grafico giornaliero dello S&P 500

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag. 156

Dow individuò anche il posizionamento delle medie mobili: ovvero vide che nelle fasi rispettivamente di rialzo e di ribasso ogni media mobile ha una posizione precisa nel grafico principale. Nella fase rialzista abbiamo: la media mobile a 200 giorni al di sotto di tutto, sopra si trova più frazionata la media mobile a 20/25 e sopra ancora più frazionata la media mobile a 5/10, infine in cima si posiziona il trend che risulta essere il più nervoso e reattivo.

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15

Grafico 3: Confronto tra m.m. a 20 giorni e m.m. a 200 giorni dello S&P 500

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag. 157

La fase al ribasso risulterà simmetricamente opposta a quella del rialzo con: al di sopra di tutto e più sinuosa la media mobile a 200 giorni, sotto la media mobile a 20/25 giorni più nervosa, e sotto ancora quella a 5/10 giorni ancora più nervosa, ed infine il trend. Dow sosteneva che per avere l’affermazione di un trend la media mobile a 20/25 giorni dovesse confermare quella a 200 giorni sia che si trattasse di un trend al ribasso sia che si trattasse di un trend al ribasso. La media mobile a 5/10 giorni invece per Dow non era rilevante in quanto influenzata più da cause speculative che da cause economiche vere e proprie. Volendo porre una prima critica alla teoria di Dow si può notare che la media mobile a 200 giorni è molto poco reattiva e aspettare la conferma di essa rendeva impossibile arrivare a conclusioni in tempi brevi.

1.2.2 La ciclicità dei trend borsistici

Si parla di ciclo teorico di Dow non con riferimento a un particolare ciclo realizzatosi, quanto alla ciclicità del trend borsistici.

(16)

16

Figura 1: Andamento dei cicli borsistici secondo Dow

Fonte: elaborazione personale

Secondo Dow un ciclo è composto da due fasi: una fase di rialzo e una fase di ribasso, le quali alternandosi fanno a formare la sinusoide che possiamo vedere nella figura 1. Per la successiva spiegazione occorre disegnare nel grafico il valore economico del titolo, rappresentato da una retta parallela all’asse delle ascisse e quindi per ipotesi costante come ipotesi semplificatrice di questo modello anche se in realtà non è così. La fase di rialzo, dal punto A al punto C, e la fase di ribasso, dal C al punto E, possono essere suddivise in sotto-fasi dai punti di flesso B e D individuati dall’incontro della sinusoide del trend con la retta del valore economico. Prima di andare a spiegare le motivazioni dell’andamento del ciclo occorre spiegare la divisione che Dow faceva dei tipi di investitori rispettivamente in mano forte e mano debole:

La mano forte: è colui che cerca di operare sulla base di conoscenze da lui

acquisite ed è influenzato da una visione a carattere economico e non a carattere emotivo.

La mano debole: non ha la conoscenza di determinati fattori per poter

operare razionalmente e quindi si lascia influenzare da spinte emotive. Partendo dalla fase detta di “accumulazione” che corrisponde alla seconda fase del ribasso, la mano forte conosce il valore economico del titolo e quindi sa che è conveniente comprare quando il prezzo è al di sotto di esso. Inizia quindi a comprare ma ponendosi sul mercato in maniera graduale con piccoli acquisti perché altrimenti con una domanda eccessiva potrebbe invertire il trend. Se volesse la mano forte, dato che dispone di molte risorse, potrebbe far andare in rialzo il titolo, cosa

(17)

17

che però andrebbe a suo svantaggio in quanto più il prezzo del titolo scende rispetto al valore economico più diventa conveniente acquistare. Seppur gradualmente la mano forte immette flussi di acquisto che ridurranno la discesa di quel titolo. La decrescita del prezzo viene sempre più rallentata fino a che si arriva nel punto A in cui la domanda eguaglia l’offerta e il prezzo smette di scendere. Ma se la mano forte sta acquistando un titolo che sta andando al ribasso significa che qualcuno glielo sta vendendo. Chi lo sta vendendo è la mano debole, per tale motivo tale fase prende il nome di “accumulazione” poiché le mani forti accumulano titoli acquistandoli dalle mani deboli. Le mani deboli stanno svendendo i titoli, cioè cedendoli a prezzi più bassi di quanto acquistati, perché non hanno conoscenze a livello economico e non conoscono il valore economico del titolo. In più entra in gioco il fattore dell’emotività del soggetto che più vede i titoli scendere più è spinto a vendere, in tal modo se la mano debole vende per perdita presunta allora essa diventerà certa. Come già detto nel punto A domanda e offerta si eguagliano, oltre tale punto la domanda di titoli supera l’offerta ed il prezzo del titolo inizia a salire. In tale fase che è la prima del rialzo il prezzo sale a velocità crescente poiché stanno acquistando sia le mani forti, poiché il valore economico è ancora superiore al prezzo e quindi è conveniente acquistare, che le mani deboli spinte dal rialzo del titolo. C’è quindi una grande domanda di titoli che spinge in alto il prezzo, tale fenomeno persisterà fino al punto B in cui il prezzo supererà il valore economico del titolo. Dal punto B al punto C il prezzo continua a crescere ma con velocità decrescente, le mani forti iniziano a vendere il titolo per realizzare effettivamente l’utile, anche in questo caso vendendo a piccoli quantitativi per non invertire il trend con la stessa logica con cui acquistava. La mano forte non è interessata a raggiungere il massimo utile possibile infatti al top del trend, cioè in prossimità del punto C, le mani forti hanno già venduto tutto. Ma anche in questo caso se le mani forti vendono ci deve essere qualcuno che acquista, che sono le mani deboli che spinti dalla cosiddetta “Euforia da rialzo” acquistano titoli ad un prezzo altissimo e molto lontano dal suo valore economico. Per tale motivo tale fase prende il nome di “Distribuzione” perché le mani forti distribuiscono i titoli precedentemente acquistati alle mani deboli. Arriviamo quindi al punto C in cui il trend si invertirà nuovamente, in questo punto le mani forti hanno venduto tutti i titoli e le mani deboli hanno acquistato a prezzi elevatissimi. Avviene la cosiddetta “Crisi del fenomeno”, le mani forti non acquistano perché sono consapevoli del prezzo elevatissimo del titolo rispetto al valore economico, c’è quindi

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un eccesso di offerta e una domanda nulla che fa crollare di colpo il titolo. Il grafico precedente è un grafico a scopo didattico che mostra una sinusoide standard ma in realtà dopo il punto C il titolo crolla con una pendenza molto più elevata.

Grafico 4: Crisi del fenomeno, indice DJ riferito alla crisi del 1929

Fonte: www.attivismo.info, la crisi del 29

Dal crollo del prezzo del titolo arriviamo rapidamente al punto D e da qui riparta la fase di accumulazione poiché il prezzo del titolo è nuovamente al di sotto del suo valore economico e quindi le mani forti ricominciano ad acquistare progressivamente. È interessante fare un veloce focus sui volumi, argomento che verrà in seguito trattato nello specifico. Per volume di contrattazione si intende il numero di transazioni effettuate con riferimento ad un mercato, un determinato settore o titolo azionario. Prezzo del titolo e volume devono essere studiati congiuntamente in quanto spesso le indicazioni che danno di per sé non hanno rilevanza, ma diventano rilevanti se sostenute dall’andamento l’uno dell’altro. In particolar modo come regola base si può dire che un trend è forte quando il trend dei volumi è concorde al trend del prezzo, invece un trend risulta debole quando è discorde col trend dei volumi. Quindi applicando tale regola al ciclo di Dow vediamo come:

 Nella fase di accumulazione i volumi sono crescenti anche se bassi di in valore assolto, in contrasto col trend dei prezzi che è decrescente, il trend non è forte e come già visto va verso l’inversione.

 Nella prima fase del rialzo il trend dei prezzi è crescente e il trend dei volumi concorde ad esso, il trend è forte infatti il prezzo cresce a velocità crescente.

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 Nella fase di distribuzione il trend dei prezzi è crescente mentre quello dei volumi decrescente, anche in questo caso il trend è debole e va incontro all’inversione.

 Nella prima fase del ribasso non possiamo parlare di volumi di scambio ma di volumi di offerta in quanto la mano forte non acquista titoli e quindi la domanda è prossima allo zero.

1.3 Critiche alla teoria di Dow e sviluppi successivi

Abbiamo analizzato il ciclo teorico di Dow abbiamo e visto come lui legasse le motivazioni degli andamenti di borsa dall’economia all’emotività definendo quindi Il prezzo del mercato come l’effetto di quella che è un’espressione del carattere umano. Nonostante la diffusa accettazione delle idee di Dow, come ogni teoria non è esente da critiche.

 La mancanza di tempestività che caratterizza l’indicazione di trading dell’analisi tecnica. Dow ci dice che per avere conferma dell’andamento o inversione di un trend bisogna aspettare che la media mobile a 20/25 giorni confermi l’andamento della media mobile a 200 giorni. In tale modo però non si dispone di informazioni immediate utili per poter operare.

 La mancanza di una funzione di Selection: tutti i grafici svolgono una funzione di timing, manca quindi un indicatore nella teoria di Dow che spieghi come selezionare i titoli da inserire in portafoglio.

 La banalità dell’affermare che l’andamento dei trend borsistici sia ciclico. Tale critica in realtà non trova fondamento poiché può essere scontato oggi ma non lo era certamente al tempo di Dow.

I successori di Dow hanno utilizzato la sua teoria come base cercando però di superare le problematiche poste in essere. Per quanto riguarda la mancanza di Selection è stato inserito un indicatore: il coefficiente β come l’unico indicatore tecnico che assorbe funzioni per scegliere i titoli in base alla maggiore o minore rischiosità. Granville invece tramite lo studio dell’intreccio delle medie mobili è riuscito a superare il problema della mancanza di tempestività.

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1.3.1 La teoria di Granville

La teoria di Granville elabora le medie mobili in modo da aggiungergli un valore segnaletico più tempestivo rispetto alla teoria di Dow in cui bisogna aspettare che la media mobile a 20/25 giorni confermasse il trend di quella a 200 giorni. Granville ebbe l’intuizione di andare a studiare come si intrecciano tra loro le medie mobili nel passaggio da una fase di rialzo ad una fase di ribasso, e di come tali intrecci forniscano segnali diversi. In particolare, Granville fa riferimento a quattro tipi di segnali: due segnali di acquisto uno per inversione di trend da ribasso a rialzo e uno per conferma di trend rialzista. Contrapposti a e due segnali di vendita uno per inversione di trend da rialzo a ribasso e uno per conferma di trend ribassista. Tali segnali operativi vengono forniti principalmente dalla media mobile a 5/10 giorni poiché è la più reattiva e fornisce quindi segnali più immediati. Come già detto la media mobile a 5/10 giorni è la più reattiva e sta al di sopra delle altre in caso di trend a rialzo e al di sotto della altre in caso di trend al ribasso. Partiamo analizzando il segnale di vendita per inversione di trend da rialzo a ribasso.

Figura 2: segnale di vendita per inversione di trend da rialzo a ribasso

Fonte: elaborazione personale

La media mobile a 5/10 giorni inizia a scendere invertendo il suo trend fino a che non si interseca con la media mobile a 20/25 giorni. Abbiamo in questo caso un segnale di inversione di trend da rialzo a ribasso (S). Tale segnale di per sé può non essere così affidabile in quanto può trattarsi di una falsa perforazione poiché come abbiamo già detto la media mobile a 5/10 giorni è più nervosa e volatile rispetto alle

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altre e può essere mossa da moventi speculativi. La logica dell’analista tecnico risiede sempre nel trovare un compromesso tra tempestività e affidabilità delle indicazioni, in questo caso sarebbe rischioso andare ad operare fidandosi solamente del segnale S. Tale segnale può essere però confermato: andando a cercare una prima conferma dell’inversione essa può esserci fornita dal fatto che continuando a scendere la media mobile a 5/10 giorni tagli dall’alto verso il basso anche la media mobile a 200 giorni (C1). Un’ulteriore e definitiva conferma dell’inversione del trend sarà data dall’intersezione della media mobile a 20/25 giorni, che avrà invertito anch’essa il suo trend, con la media mobile a 200 giorni (C2). Quando c’è un’inversione di trend ci sarà sempre un segnale suscettibile di due successive conferme. In tal modo teoria di Granville elimina la critica della mancanza di tempestività mossa a Dow. In quanto il segnale viene fornito dalla media mobile più veloce e confermato senza dover guardare il comportamento delle media mobile a 200 giorni. L’altro segnale dato dall’inversione di trend è il segnale di acquisto per passaggio di trend da ribasso a rialzo.

Figura 3: segnale di acquisto per inversione di trend da ribasso a rialzo

Fonte: elaborazione personale

Anche in questo caso bisogna osservare l’andamento della media mobile a 5/10 giorni. Quando la media mobile a 5/10 giorni inverte la sua tendenza da ribasso a rialzo e interseca la media mobile a 20/25 giorni abbiamo il segnale (S). Bisogna però anche in questo caso stare attenti ai falsi segnali, senza le successive conferme

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non è detto che il rialzo sia sicuro, infatti la media mobile potrebbe anche ricominciare a scendere confermando il suo trend ribassista. La prima conferma si avrà nel caso in cui la media mobile a 5/10 giorni continuando a salire vada ad intersecare la media mobile a 20/25 giorni (C1). La seconda conferma invece la avremo nell’intersezione della media mobile a 20/25 che invertendo il suo trend va a tagliare dal basso verso l’alto quella a 200 giorni. Passiamo adesso all’altra tipologia di segnale dato dalla conferma di trend in atto, partendo dal segnale di acquisto per conferma di trend rialzista.

Figura 4: segnale di acquisto per conferma di trend rialzista

Fonte: elaborazione personale

Tale segnale lo si trova nel grafico quando la media mobile a 5/10 giorni invertendo il suo trend inizia a decrescere ma non interseca la media mobile a 20/25 giorni, ci si avvicina soltanto prima di ricominciare a salire. C’è stata una momentanea flessione ma il trend mostra di avere ancora forza e torna a salire confermando la sua tendenza rialzista. L’ultimo segnale che Granville ci fornisce è quello di vendita per conferma di trend ribassista

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Figura 5: segnale di vendita per conferma di trend ribassista

Fonte: elaborazione personale

Il segnale di vendita per conferma di trend ribassista risulterà speculare a quello rialzista. La media mobile a 5/10 giorni inverte il suo trend ma prima di arrivare a intersecare la media mobile a 20/25 giorni torna a scendere mostrando che il trend ha ancora forza al ribasso. Si parla di vendita per conferma di trend al ribasso in quanto la strategia fa si che: se ci si aspetta che un determinato titoli scenda di prezzo si vende per poi riacquistarlo ad un prezzo minore guadagnando sulla differenza di vendita e riacquisto.

1.3.2 Il Coefficiente Beta

Il coefficiente β è “il Coefficiente che definisce la misura del rischio sistematico di un'attività finanziaria, ovvero la tendenza del rendimento di un'attività a variare in conseguenza di variazioni di mercato. Esso è misurato dal rapporto tra la covarianza del rendimento di un'attività i-esima con il rendimento di mercato, e la varianza del rendimento di mercato”6.

𝐵𝐵𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 = 𝐶𝐶𝐶𝐶𝐶𝐶(𝑅𝑅𝑒𝑒, 𝑅𝑅𝑅𝑅)𝑉𝑉𝑒𝑒𝑉𝑉(𝑅𝑅𝑅𝑅)

Il Beta è l’unico strumento dell’analisi tecnica che risponde alla funzione di Selection andando così a colmare la critica posta alla teoria di Dow. Il Beta può assumere sia valori positivi che negativi: assumerà valori negativi se titolo e mercato sono

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correlati negativamente e quindi mostreranno variazioni opposte, mentre assumerà valori positivi nel caso in cui mercato e titolo siano correlati positivamente e quindi mostreranno variazioni di segno concorde.

Casi particolari:

 Beta = 0 non c’è correlazione tra le variazioni del titolo e le variazioni del mercato.

 Beta = 1 c’è perfetta correlazione positiva, il titolo replicherà le stesse variazioni del mercato.

 Beta = -1 c’è perfetta correlazione negativa, titolo replicherà con segno perfettamente opposto le variazioni del mercato.

Il fattore discriminante vero e proprio nella selezione dei titoli risiede nel fatto che un Beta del titolo compreso tra -1 e 1 smorza quelle che sono le oscillazioni del mercato. Invece un beta minore di -1 o maggiore di 1 amplifica quelle che sono le oscillazioni del mercato, rendendo così tali titoli più rischiosi di quelli sopracitati. Per Esempio, un titolo con Beta uguale a 3, è un titolo che può essere appetibile per un soggetto con alta predisposizione al rischio poiché le variazioni del mercato vengono triplicate portando un potenziale guadagno elevato, collegato a un rischio elevato poiché anche le perdite possono essere triplicate.

Andando a riassumere la funzione di Selection del Beta in una semplice regola:  Se B > +1 o B < -1 sono titoli scelti da soggetti con alto profilo di rischio.  Se -1 < B < +1 sono titoli scelti da soggetti con basso profilo di rischio.

1.4 I concetti di base dell’analisi grafica

L’analisi grafica rappresenta, insieme agli indicatori tecnici, il principale strumento dell’analisi tecnica. l’analisi dei grafici è soprattutto la ricerca di forme particolari, che emergono dal movimento dei prezzi, e che possono segnalarne l’andamento futuro.

1.4.1 il trend

Le forme particolari cercate vengono assunte dal trend del prezzo o del mercato. Il trend, definibile come la direzione del mercato, viene disegnato su un grafico che riporta in ascissa il tempo, che può essere di varia ampiezza in relazione all’esigenze dell’analista giorno, settimana, anno ecc., e in ordinata il prezzo, cioè la quotazione del titolo. Un trend può essere di tre tipologie: a rialzo, a ribasso o laterale. Iniziamo

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con l’analizzare il modello di rappresentazione di un trend più intuitivo e più utilizzato: il grafico lineare. Una tipologia di grafico, che va a segnare il prezzo di chiusura del titolo in prossimità dell’unità di tempo scelta. Andando poi ad unire tali punti viene fuori una linea a “zig-zag” che non è altro che il trend del titolo riferito a quell’unità temporale, occorre sottolineare infatti che il trend non è unico poiché esso dipende sia dall’orizzonte temporale prefissato che dall’unità temporale.

Grafico 5: tipologie di trend

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag 54 Per poter disegnare un trend si necessita di:

 Almeno due punti di minimo successivo crescenti per disegnare un trend al rialzo

 Almeno due punti di massimo successivo decrescenti per disegnare un trend al ribasso

 Almeno due punti di massimo e minimo né crescenti né decrescenti per disegnare un trend laterale.

Per tali punti viene fatta passa passare una retta ideale che prende il nome di trend line.

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Figura 5: trend line in un trend a rialzo

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag. 50 Figura 6: trend line in un trend al ribasso

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag 51

Anche se bastano soltanto due punti per tracciarla, la trend line risulterà tanto più forte tante più sono le volte che viene toccata dal trend.

1.4.2 Supporti e resistenze

Possiamo introdurre il concetto di supporto e resistenza in senso dinamico: il supporto è definibile come quota ideale di prezzo al di sotto del quale il trend “rimbalza tornado a salire”, nel caso di un trend rialzista la trend-line funziona da supporto. Il supporto sarà tale per un determinato periodo di tempo finché il trend o lo perforerà invertendosi o continuando a salire si posizionerà su un supporto più

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alto. Per quanto riguarda la resistenza invece è definibile come quote ideali di prezzo, al di sopra del quale il trend del titolo “rimbalza” e torna a scendere. Nel caso di un trend al ribasso la trend line funziona da resistenza, essa come per il supporto sarà valida per un determinato arco di sedute prima di essere perforata o abbandonata.

Figura 7: supporto e resistenza dinamici

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag 51

Un esempio di quanto precedentemente affermato lo vediamo in figura 8, il supporto è valido fino ad un determinato punto poi può essere abbandonato per un supporto più inclinato poiché il trend ha un rialzo ancora più forte rispetto alla prima trend line, oppure può essere rotto per un supporto meno inclinato, il trend sarà sempre a rialzo ma con una forza più contenuta. Le stesse conclusioni valgono per le resistenze.

Figura 8: abbandono del vecchio supporto

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È interessante precisare che in caso di trend laterale abbiamo un supporto e una resistenza parallele all’asse delle ascisse, tale tipo di trend mostra un momento di incertezza del mercato in cui operare risultato molto difficoltoso. È come se il trend si fosse preso una pausa causata da un equilibrio tra le forze di acquisto e vendita, quando una delle due forze prevarrà sull’altra il trend tornerà a crescere o decrescere.

Figura 9: Supporto e resistenza in un trend laterale

Fonte: elaborazione personale

Nell’accezione vista fino ad adesso supporti e resistenza sono stati definiti in senso dinamico o di breve termine, ad essi si contrappongono il concetto di supporto e resistenza in senso statico o di lungo termine. I supporti e le resistenze in senso statico, si disegnano attraverso i prezzi massimi ed i prezzi minimi toccati da un titolo o da un mercato riferiti ad un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Il supporto è dato da una retta parallela all'asse delle ascisse disegnata in corrispondenza del valore più basso storicamente toccato da un certo titolo o un certo mercato. La resistenza invece è data da una retta parallela all'asse delle ascisse disegnata in corrispondenza del valore più alto storicamente toccato.

Figura 10: supporto e resistenza statici

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Sappiamo dunque che il trend si è sempre mosso fra i livelli evidenziati graficamente, quindi essi hanno una valenza molto significativa in quanto sarà "difficile", anche se non impossibile, che la quotazione perfori uno dei due livelli. A differenza dei supporti e resistenze dinamici, quelli statici che sappiamo che sono validi solo per un certo periodo di tempo.

1.4.3 L’effetto Pullback

Come già detto supporti e resistenze in senso dinamico non hanno una valenza infinita ad un certo punto saranno o perforati o abbandonati per nuovi supporti e resistenza. Spesso in caso di perforazione di una resistenza o un supporto avviene il cosiddetto effetto pullback, accade che supporto e resistenza invertano il proprio ruolo e cioè il supporto diventa resistenza o viceversa la resistenza diventa supporto.

Figura 11: effetto Pullback

Fonte: www.forex.wiki.it

Per poter considerare una perforazione significativa e quindi non cascare in un falso segnale, l’operatore deve applicare dei filtri di significatività. In particolare, un filtro temporale per guardare se la perforazione duri per un minimo di sedute ed un filtro percentuale che analizzi se la perforazione rispetti un minimo range di prezzo. Solo una volta accertata la significatività della perforazione l’analista deciderà di operare sul trend, sempre nel rispetto dell’ottica di compensare tempestività ad affidabilità.

1.4.4 il Canale

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Figura 12: trend rialzista incanalato

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag 64 (modificata) In contrapposizione alla trend line che veniva disegnata unendo almeno due punti di minimo successivo crescenti, la return line viene disegnata unendo almeno due punti di massimo successivo crescenti. Se essa risulterà parallela alla trend line, il trend risulterà contenuto in quello che viene definito un canale. Il canale può fornire indicazioni all’analista per trarre profitto ed è particolarmente efficace in situazioni di trend laterale, situazione come già visto di incertezza nel quale operare risulta molto difficoltoso. Questo perché il canale può essere idealmente diviso da una linea mediana e come strategia di trading si può utilizzare quella di comprare il titolo quando siamo al di sotto della mediana in prossimità del supporto per poi venderlo quando si è superato al rialzo la mediana in prossimità della resistenza. Tale strategia di trading è basata sulla definizione di supporto e resistenza tale per cui il trend nei pressi del supporto dovrebbe rimbalzare e tornare a salire e nei pressi della resistenza dovrebbe rimbalzare e tornare a scendere. Nel caso in cui ci il canale venisse perforato e la perforazione risultasse significativa in base ai criteri precedentemente elencati: si può andare ad applicare nel punto della perforazione quello che viene definito obiettivo.

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Figura 13: perforazione significativa e applicazione dell’obiettivo

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari pag 64 (modificata) L’obiettivo, dato dall’ampiezza del vecchio canale e ciò la differenza di prezzo tra un minimo relativo e un massimo relativo dello stesso, rappresenta quanto ci si può aspettare che il prezzo cresca una volta perforata la resistenza, come nella figura 13, o decresca una volta perforato il supporto. Tale previsione può essere sfruttata dall’analista per capire quando acquistare il titolo e a che prezzo venderlo, in quanto ha una stima dell’aumento o diminuzione che subirà il trend. Tale stima, al momento della perforazione deve essere rafforzata da un’ulteriore verifica del livello dei volumi. In una perforazione al rialzo, è necessario che questi siano crescenti andando a confermare questo che tale perforazione darà un movimento in salita al trend. Il funzionamento è analogo nel caso in cui al venga perforato il supporto e quindi il trend vada al ribasso, la differenza sta nei volumi che per confermare la perforazione ribassista dovrebbero risultare rarefatti. Spesso in entrambi i casi si può verificare un pullback prima che il prezzo salga fino all’obiettivo, ciò non va ad inficiare sulla costruzione delle figure descritte.

1.4.5 L’inversione o continuazione del trend

Esistono due categorie di formazioni di un trend: una d'inversione e una di continuazione. Le formazioni d'inversione implicano un'importante inversione del trend, mentre quelle di continuazione rappresentano una semplice pausa seguita dalla ripresa del trend precedente. La difficoltà consiste proprio nel distinguere

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questi due tipi di figure nel più breve tempo possibile, quando la formazione è ancora in atto. Solitamente prima che il trend entri in una delle due formazioni passa per una fase di “congestione” in cui la successione di massimi e minimi crescenti o decrescenti si interrompe e il mercato entra nella fase definibile di pausa.

Figura 14: fasi di congestione

Fonte: slides corso “economia e strategia del mercato mobiliare” anno 2018/2019 La fase di congestione è una fase temporanea laterale da cui il trend in seguito uscirà invertendosi o proseguendo con il trend iniziale. Il termine “accumulazione” non ha niente a che vedere con l’accumulazione di Dow, qui semplicemente indica un canale orizzontale da cui si uscirà perforando la resistenza. Si tratta di un momento in cui il mercato si sta “caricando”. La fase di distribuzione è anch’essa una fase di incertezza con trend laterale che però preavvisa un’inversione del trend. Per avere un’inversione si deve avere la congiunzione di due elementi:

 Inversione del rialzo al ribasso: un top failure swing, cioè il mancato raggiungimento di un massimo successivo crescente, unito al raggiungimento di minimo successivo decrescente minore del precedente.  Inversione dal ribasso al rialzo: un bottom failure swing, cioè il mancato

raggiungimento di minimo successivo decrescente, unito al raggiungimento di un massimo successivo crescente rispetto al precedente.

Figura 15: inversione del trend

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Analizzando l’inversione del rialzo al ribasso, vediamo come nel punto C è avvenuto un top failure swing mentre il punto D viene superato al ribasso indicando un minimo successivo minore rispetto al precedente punto B. Se mancasse uno dei due elementi non potremmo parlare di inversione del trend. Introduciamo adesso il concetto di ritracciamento: un ritracciamento è un movimento del prezzo in senso contrario al trend di fondo dovuto alla presa di beneficio. I ritracciamenti sono fisiologici e la classica forma a zig-zag del trend è dovuta a loro. Secondo Dow i ritracciamenti tipici sono del 33%, 50% e 66%, più il ritracciamento è profondo più è probabile che si trasformi in inversione del trend. Il ritracciamento del 50% del movimento è considerato il livello normale, quello più attendibile mentre il ritracciamento al 66% è definito da Dow come ritracciamento massimo oltre al quale è probabile che il trend si vada ad invertire.

Figura 16: livelli di ritracciamento

Fonte: slides corso “economia e strategia del mercato mobiliare” anno 2018/2019

1.4.6 Stop Loss e Profit Target

La finalità dell’analisi tecnica come già visto è lo studio del mercato cosi da capire in he punto del ciclo economico siamo. Questa analisi è il punto di partenza per la successiva impostazione della strategia operativa. Per impostare una strategia operativa Il primo punto è l’analisi del mercato, dopodiché l’andare ad individuare i c.d. livelli tecnici, supporti e resistenze in senso dinamico, significativi elementi del grafico a cui collegare lo Stop Loss. Uno Stop Loss è un livello di prezzo che viene definito in relazione ad un determinato livello tecnico che consente di uscire dal mercato anche se in perdita, una volta usciti ci si riposiziona sul mercato rispetto all’andamento del trend. Lo stop loss se i ragionamenti svolti a priori sono corretti non dovrebbe essere toccato dal trend, questo perché si deve posizione in opposizione alla previsione dell’analista: se viene previsto un trend rialzista lo Stop Loss sarà posizionato al di sotto del trend. Dunque, se il trend tocca lo Stop Loss

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significa che la previsione era errata. Lo stop loss è una sorta di assicurazione contro gli errori: si esce in perdita, ma la perdita è limitata a una misura predeterminata dall’operatore. Un trader professionista deve sempre posizionare lo stop loss e rispettarlo, sebbene si esca in perdita è necessario uscire in quel dato momento per non perdere di più.

Figura 17: Stop loss con previsione di trend rialzista

Fonte: elaborazione personale

La distanza dello Stop Loss rispetto al livello tecnico dipende dalla volatilità del titolo ma anche dal grado di propensione al rischio dell’investitore: più è ampia la propensione al rischio più ampia sarà la distanza fra livello tecnico e Stop Loss. Decidendo quindi di sopportare una perdita possibile maggiore ma con un’immunità più ampia dai falsi segnali. Se lo Stop Loss è troppo vicino dunque corriamo rischi di falsi segnali, se è troppo lontano il rischio di sopportare una perdita più ampia. Andando ad analizzare la figura 17 vediamo come disegnato il supporto si reputi che il trend continuerà a salire e quindi si va ad acquistare il titolo. A tal punto si posiziona uno Stop Loss in senso contrario alla previsione pari a una percentuale prefissata di perdita rispetto al prezzo di acquisto. Come già detto se la previsione è giusta il prezzo non andrà a toccare lo stop loss ma in caso di previsione sbagliata si avrà una perdita contenuta e determinata a priori. In realtà vi è un meccanismo, che prende il nome di trailling Stop Loss, di posizionare via via lo stop loss in posizioni diverse a seconda del movimento del trend. Posizionato lo stop loss si posiziona il profit target, Il profit target è un livello in cui si può uscire in utile. Viene prefissato, così come lo Stop Loss, e dovrebbe anch’esso essere rispettato.

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Tuttavia, non si tratta di un livello rigoroso come lo stop loss, se venisse di non uscire al livello del profit target per inseguire un utile migliore non sarebbe un grandissimo sbaglio. Solitamente il profit target è un multiplo dello stop loss, se ad esempio la perdita accettabile è del’1% l’uscita in utili viene posta al 3%, quindi il profit target risulterebbe 3 volte lo stop loss. Questo viene fatto perché in tal modo il profit target ci possa coprire da eventuali errori. Se riusciamo a guadagnare 3 volte la perdita in caso di errore vuol dire che se l’operatore riesce a indovinare l’andamento del trend potrà per 3 volte sbagliare ma non avere perdite. Facendo tante operazioni, un rapporto 3 a 1 garantisce di avere un utile dalla globalità delle operazioni pur lasciando un margine di errore.

Figura 18: profit target in un trend a rialzo

Fonte: elaborazione personale

1.4.7 il Grafico a barre

Prima di andare a vedere le varie configurazioni grafiche, occorre introdurre Il grafico a barre, un altro grafico insieme a quello lineare tra i più utilizzati in analisi tecnica. Questa tipologia di grafici contiene informazioni ulteriori rispetto a quelle fornite dai grafici lineari, in particolare una singola barra è così in grado di fornire numerose informazioni, poiché al contrario del grafico lineare che per costruirlo bastava semplicemente conoscere il prezzo di chiusura del titolo per poter disegnare un grafico a barre bisogna conoscere prezzo di chiusura, di apertura, massimo e minimo dell’unità temporale di riferimento.

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Figura 19: tipologia di barra di un bar chart

Fonte: http://www.tradingsulforex.org

Come si può vedere dalla figura soprastante, grazie a questo tipo di grafico riusciremo a rappresentare ogni movimento attraverso una barra verticale su cui sono riportati contemporaneamente i quattro livelli di prezzo più importanti. Andando così a visualizzare anche il range tra prezzo massimo e minimo e tra prezzo di apertura e chiusura, in modo da ottenere informazioni essenziali circa la volatilità e la direzionalità del mercato. Tali grafici, cosi come già visto per i lineari, possono essere riferiti a frame temporali più lunghi della giornata, con la conseguente rappresentazione di grafici settimanali, mensili, ecc.…, che a frame temporali molto brevi, con la conseguente rappresentazione di grafici infra-giornalieri, solitamente ad 1 ora, 30 minuti, 5 minuti, e così via.

Grafico 6: grafico a barre dell’andamento del cambio Euro/Usd

Fonte: http://www.tradingsulforex.org

Occorre sottolineare che esistono altre varianti di grafici a barre ma il meccanismo di fondo non cambia.

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1.5 Le principali configurazioni di inversione e

consolidamento

Lo studio delle configurazioni grafiche è basato sul presupposto che il comportamento degli operatori tenda a ripetersi al verificarsi di situazioni analoghe. In tali situazioni gli investitori tenderanno a comportarsi in maniera simile a quanto già fatto in passato, quindi il prezzo si muoverà nello stesso modo in quanto deriva dalle azioni degli operatori, quindi l’analista tecnico può prevedere come varierà il prezzo e quindi operare di conseguenza. Il trend del mercato si muove andando a disegnare figure peculiari e ricorrenti, è da esse che l’operatore trae delle utili indicazioni operative. Esistono due tipologie di figure: quelle di inversione e quelle di consolidamento. Le prime quando compaiono, annunciano la fine del trend in corso e l'inizio di un trend inverso, le seconde sono figure che evidenziano un movimento laterale temporaneo del trend ed una sua successiva ripartenza. L’analisi che andremo a fare è didattica e semplificata, nella realtà non si può avere un’applicazione precisa della teoria in quanto entrano in gioco molti fattori. Le figure non sempre nel mercato si andranno perfettamente a disegnare, oppure anche se formate il trend potrebbe non svilupparsi come previsto. Li entra in gioco l’esperienza e la bravura dell’analista nel capire l’affidabilità dei dati a sua disposizione, l’analisi grafica ha una forte componente soggettiva che varia da analista ad analista. Inoltre, occorre sottolineare che le stesse configurazioni grafiche possono essere sia configurazioni di inversione che configurazioni di consolidamento. Come nozioni per le spiegazioni successive una figura Bearish indica una figura di inversione dal rialzo al ribasso mentre una figura Bullish indica una figura di inversione dal ribasso al rialzo.

1.5.1 Triangoli

I triangoli che possono essere di tre tipologie: simmetrico ascendente e discendente, rappresentano la lotta tra compratori e venditori, il trend si smorza fino a che una delle due forze avrà la meglio e si verificherà la rottura della figura. Per poter disegnare un triangolo è necessario che la trend line e la return line siano divergenti e vadano quindi ad intersecarsi in un punto che prenderà poi il nome di apice del triangolo. Perché ciò avvenga si devono avere almeno due punti da massimo successivo decrescente e almeno due punti di minimo successivo crescente. Solitamente tale figura si forma in un periodo compreso tra Uno e Tre mesi.

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Figura 20: triangolo simmetrico di inversione dal rialzo al ribasso

Fonte: http://www.traderpedia.it , triangoli di inversione.

Se il trend è tale da poter essere inserito dentro un triangolo, significa che sta smorzando le sue oscillazioni, quando Il trend smorza le sue oscillazioni vuol dire che c’è incertezza sul mercato o perché siamo in cima a una fase di distribuzione o perché si stanno smorzando gli scambi. I volumi all’interno del triangolo diminuiscono mentre dovrebbero espandersi nel punto di rottura, occorre precisare che i volumi sono più esplicativi per quanto riguarda le inversioni dal ribasso al rialzo, poiché un rialzo deve sempre essere sostenuto da volumi crescenti derivanti da una forte domanda. Dal triangolo si può uscire in due modi: perforando il supporto o perforando la resistenza essa infatti è una configurazione sia di inversione che consolidamento, serve quindi cautela nell’andare a operare in presenza di essi. Le stesse conclusioni sopra riportare possono essere applicate al triangolo simmetrico di inversione dal ribasso al rialzo con la peculiarità che nel punto di rottura i volumi sono crescenti perché devono mostrare la il cambio di trend dovuto all’acquisto degli operatori. Oltre al triangolo simmetrico si possono presentare il triangolo rettangolo ascendente o discendente. Nel triangolo ascendente la resistenza risulta parallela all’asse delle ascisse, ciò è dovuto alla presenza di massimi successivi né crescente né decrescenti. Non ci sono altre differenze degne di nota rispetto al triangolo simmetrico.

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figura 21: triangolo ascendente di inversione dal rialzo al ribasso

Fonte: http://www.traderpedia.it , triangoli di inversione.

Nel triangolo discendente invece è il supporto ad essere parallelo all’asse delle ascisse a causa della presenza di minimi successivi né crescenti né decrescenti.

Figura 22: triangolo discendete di inversione dal ribasso al rialzo

Fonte: http://www.traderpedia.it , triangoli di inversione.

Manca solamente l’analisi del possibile prezzo da applicare nel punto di perforazione. Per quanto riguarda i triangoli l’obiettivo è pari alla distanza del primo punto, primo temporalmente, del triangolo rispetto al supporto sia esso un massimo relativo e rispetto alla resistenza nel caso sia un minimo relativo.

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Figura 23: applicazione obiettivo nella configurazione del triangolo

Fonte: analisi tecnica dei mercati finanziari, la guida reuters, pag. 94

vengono riportati di seguito i triangoli di continuazione, che non mostrano differenze con le caratteristiche dei triangoli di inversione ai fini di migliorarne la qualità della spiegazione

Figura 24: triangoli di continuazione

Fonte: www.traderpedia.it

1.5.2 Rettangoli

La formazione a rettangolo detta anche trading range, rappresenta una pausa del trend in cui i prezzi si muovono lateralmente tra due linee parallele orizzontali. Anch’essa come i triangoli può essere sia una configurazione di inversione che di consolidamento. Lo studio del volume è d'importanza fondamentale, poiché i prezzi fluttuano in ogni direzione, l'analista dovrà controllare attentamente quali

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movimenti sono accompagnati da volumi alti. Se i rimbalzi sono accompagnati da volumi forti e le correzioni a ribasso da volumi deboli, probabilmente la formazione darà luogo a una continuazione del trend. Viceversa, se i movimenti a ribasso sono accompagnati da volumi alti, si potrebbe avere un'inversione di tendenza.

Figura 25: rettangolo di consolidamento ribassista

Fonte: www.traderpedia.it, i rettangoli

L’obiettivo da riportane nel punto di rottura della resistenza o del supporto in questo caso è pari all’altezza del canale. Nella figura 25 vediamo un rettangolo di consolidamento ribassista ma le stesse regole descritte valgono per le altre tipologie di rettangolo si esso di inversione o consolidamento ribassista o rialzista.

Figura 26: rettangoli di inversione

Fonte: martin j. Pring, technical analysis explained, pag 37

1.5.3 Pendio

Nella configurazione di inversione definita pendio, Il trend si pone in modo tale da poter disegnare un canale la cui direzione è la stessa del trend ma con una pendenza

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minore rispetto a questo. Il canale verrò poi perforato quando il trend si invertirà. Figura 27: pendio bearish

Fonte: elaborazione personale

I volumi quando in trend entra nel canale sono smorzati come già visto sia per il triangolo che per il rettangolo, per poi espandersi nel punto di rottura. Anche in questo caso l’obiettivo di prezzo è rappresentato dall’ampiezza del canale dal riportare nel punto di perforazione. Per il pendio bullish valgono le stesse considerazioni.

1.5.4 Testa e spalle

Tale figura prende il nome in virtù del fatto che è formata da tre successivi incrementi e decrementi. Generalmente il primo e il terzo incremento che prendono il nome di spalle hanno altezza inferiore al secondo che prende il nome di testa. Il testa e spalle è una figura di inversione tra le più affidabili dell’analisi tecnica. Trattandosi di figura di inversione si presuppone che tale figura si presenti dopo un prolungato trend, rialzista o ribassista. Il completamento della figura prelude, appunto, alla immediata inversione del trend in essere.

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Figura 28: testa e spalle bearish

Fonte: http://www.performancetrading.it, analisi grafica

Come possiamo vedere dalla figura 28 è presente un primo massimo relativo in A, che rappresenta la spalla sinistra. Un secondo massimo relativo maggiore del precedente in C, che rappresenta la testa. Mentre nel punto E avviene un top failure swing che forma la seconda spalla e preannuncia l’inversione del trend. Unendo i due punti di minimo B e D, si forma la cosiddetta neckline, che fa da supporto. La distanza dalla neckline alla testa rappresenta l’obiettivo da poter riportare nel punto di perforazione, per tale tipo di configurazione però è possibile raddoppiare l’obiettivo di prezzo. Il testa e spalle è prevalentemente una figura di inversione dal rialzo al ribasso ma si può presentare sia come figura di inversione dal ribasso al rialzo sia come figura di continuazione. È importante fare un focus sui volumi, per l’attendibilità della figura. Nello sviluppo del testa e spalle bearish, la testa dovrebbe avere volumi inferiori rispetto alla spalla sinistra. Questa non è una regola vera e propria, ma un'anticipazione che segnala che la pressione dei compratori sta diminuendo. Nella spalla destra invece il volume dovrebbe essere notevolmente inferiore rispetto ai due precedenti massimi. Dopo di che il volume dovrebbe espandersi sulla rottura della neckline.

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Figura 29: testa e spalle bullish

Fonte: Murphy J.J., Analisi tecnica dei mercati finanziari, p.87

Per la configurazione Bullish sia ha un primo minimo relativo che rappresenta la spalla sinistra. Un minimo relativo successivo minore che rappresenta la testa e in seguito un bottom failure swing e quindi un minimo relativo superiore che completa la figura come spalla destra. In questo caso la neckline si disegna unendo i due massimi relativi successivi tra la le due spalle. Le considerazioni fatte per l’obiettivo della configurazione bearish sono identiche per quella bullish. La differenza sostanziale tra le due configurazioni riguarda il comportamento dei volumi che come ricordiamo sono più significativi nelle configurazioni dal ribasso al rialzo. Nella testa e spalle bullish il mercato richiede un significativo incremento della pressione d'acquisto, riflessa in un forte volume, per dare inizio a nuovo uptrend. Per la prima metà della figura l’andamento dei volumi è simile per entrambe le configurazioni con i volumi della spala sinistra maggiori di quelli della testa. I volumi in aggregato saranno crescenti ed esploderanno nel punto di rottura come forte segno di acquisto che causerà l’inversione del trend.

1.5.5 doppi e tripli massimi e minimi

I tripli massimi e minimi sono una particolare configurazione di testa e spalle in cui la testa e le spalle risultano alla stessa altezza, le conclusioni quindi sono assimilabili a quanto soprariportato

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Figura 30: doppi e tripli massimi e minimi

Fonte: analisi tecnica dei mercati finanziari, la guida reuters, pag 102

La differenza sostanziale con il “testa e spalle” riguarda i volumi che in questi casi decrescono ad ogni picco in entrambe le configurazioni sia bullish e bearish per poi espandersi nel punto di rottura. i doppi minimi e massimi sono formati da due minimi o massimi successivi sullo stesso livello di prezzo. Si presentano con frequenza maggiore rispetto al “testa e spalle” o ai tripli minimi e massimi ed hanno una minore attendibilità per il verificarsi di un rovesciamento. Per quanto riguarda il comportamento del volume e l’obiettivo non cambia niente rispetto ai tripli massimi e minimi.

1.5.6 Spike

Lo Spike è una configurazione che è possibile individuare soltanto in un bar chart. La sua peculiarità sta nel fatto che l’inversione del trend si giostra in una seduta, ovvero in una sola giornata, nel caso di un grafico giornaliero. si passa da rialzo a ribasso o viceversa. Lo spike si può configurare ad A, indicando un’inversione dal rialzo al ribasso, oppure a V, indicando un’inversione dal ribasso al rialzo. Per avere un spike deve presentarsi un gap e cioè il fenomeno per cui tra la seduta odierna e quella precedente non ci sono prezzi in comune. Un gap indica che il trend è forte si sale o si scende a “salti”.

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Figura 31: spike a forma di A

Fonte: elaborazione personale

Lo Spike è una figura simmetrica, la simmetria è una sua caratteristica peculiare, questo fa si che l’obiettivo sia pari all’altezza del trend prima che esso si inverta, quanto siamo saliti si scenderà o viceversa quanto siamo scesi si salirà. È una configurazione rara con capacità previsiva molto alta.

1.5.7 Isola

L’isola non è altro che una particolare configurazione di spike in cui vi è la presenza di due gap successivi di segno opposto. Cosi come per lo spike si può avere una configurazione di isola ad A ed una a V.

Figura 32: isola ad A

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