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Gli scomunicati nella società occidentale alla vigilia dell'età moderna

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Academic year: 2021

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LAVORO DI DIPLOMA DI 

MARTINI AURELIANO 

 

MASTER IN EDUCAZIONE PER LA SCUOLA MEDIO SUPERIORE 

ANNO ACCADEMICO 2013/2014 

   

GLI SCOMUNICATI NELLA SOCIETÀ OCCIDENTALE 

ALLA VIGILIA DELL'ETÀ MODERNA 

 

 

 

RELATORE 

PASQUALE GENASCI 

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1. Introduzione ……… 1  2. Contesto disciplinare ……… 3  2.1. Quadro teorico ……… 3  2.2. Stato della ricerca storiografica……… 4  2.3. Integrazione dell'unità didattica nel programma di studio ……… 7  2.4. Fasi di lavoro e obiettivi della sperimentazione didattica ……… 8  3. Problematizzazione e stato della classe ……… 9  3.1. Presupposti all'attività didattica……… 9  3.2. Raccolta e analisi dei dati ……… 10  3.3. Risultati ……… 12  4. Progettazione dell'unità didattica ……… 13  4.1. La trasposizione didattica ……… 13  4.2. L'organizzazione dell'attività……… 14  4.3. Gli obiettivi didattici……… 16  4.3.1. Obiettivi cognitivi (sapere)……… 16  4.3.2. Obiettivi metodologici (saper fare)……… 16  4.3.3. Obiettivi soci‒affettivi (saper essere)……… 16  4.4. I supporti didattici……… 17  4.4.1. Le schede sul concetto di scomunica……… 17  4.4.2. I documenti per il laboratorio storico ……… 18  5. Integrazione delle TIC nell'attività didattica……… 19  6. Risultati della sperimentazione didattica ……… 21  6.1. Attività iniziale ……… 21  6.2. Analisi a gruppi di un documento storico ……… 22  6.3. Valutazione dei pari ……… 23  6.4. Discussione in classe ……… 24  7. Conclusioni ……… 27  8. Bibliografia ……… 29       

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1. Introduzione 

L'unità didattica da noi sviluppata si iscrive nel quadro del modulo di seminario di didattica        disciplinare e del macrotema indicato per la sua certificazione (Per un approccio didattico alla storia                  sociale e di genere: le donne, gli esclusi e gli emarginati della storia). La tematica scelta volge a                              chiarire il ruolo dello scomunicato sia come individuo inserito in un particolare contesto istituzionale        sia come elemento di una determinata società. 

A differenza di altri attori sociali, la figura dello scomunicato non è facilmente accessibile all'indagine        storica: non è infatti un'entità statica e geograficamente identificabile in quanto non inscrivibile in        nessun gruppo definito, riconosciuto e stabile nel breve e medio termine – ma è piuttosto un elemento        caratterizzato da una situazione contingente (la scomunica), dinamica (di breve, a volte brevissima,        durata), mutevole (la pena può derivare da infrazioni estremamente differenti) e poco documentata.        Queste difficoltà hanno portato, soprattutto in ambito scolastico, ad una certa reticenza nell'affrontare        questa tematica: nelle fonti manualistiche più recenti (Brancati & Paglierani, 2012; Castronovo, 2012;        Fossati, Luppi & Zanette, 2009; Giardina, Sabbatucci & Vidotto, 2012; Manzoni & Occhipinti, 2012;        Riccardi, 2012) l'argomento è infatti troppo spesso ridotto solo a brevi accenni delle scomuniche più        celebri (Filippo IV il Bello, Federico II, Jan Hus, Lutero). Il taglio attribuito al soggetto è dunque        quasi esclusivamente di stampo politico e porta lo studente a ritenerne solamente gli aspetti di natura        eccezionale, elitaria e istituzionale. 

Il percorso da noi sviluppato, ideato per una classe di seconda liceo, vuole al contrario prendere        spunto dalla situazione contingente dello scomunicato per costruire assieme all'allievo una nuova        rappresentazione della società che precisi maggiormente la complessità dei rapporti interpersonali fra i        suoi membri e coloro che ne vengono – almeno temporaneamente – sospesi. Al fine di facilitare la        comprensione di questo vasto intreccio di relazioni etiche, emotive e giuridiche, e di ancorarlo al        substrato culturale dell'Europa quattro‒cinquecentesca, abbiamo valutato di sottolineare non solo gli        elementi crono‒storici ma di sfruttare pure similitudini e antitesi con le rappresentazioni preesistenti        negli allievi. A tal scopo elaboreremo un questionario per rilevare percezioni, preconoscenze e        rappresentazioni sul soggetto. 

Questo strumento di indagine è stato sviluppato pure per sondare alcuni aspetti collaterali (ma non        certo secondari) alla tematica scelta: l'efficacia di un percorso didattico focalizzato verso le frange        marginali del corpo sociale dipende infatti dalla corretta definizione dell'attore della storia – l'uomo in        quanto tale, indeterminato rispetto ai criteri di età, genere, ceto sociale e livello culturale – , del       

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concetto di fonte storica – ancora troppo frequentemente ridotta a campioni di origine prevalentemente        ufficiale – e dalla giusta conoscenza delle categorie del predicato storiografico, ovvero società, spazio        e tempo. Inoltre, al fine di calibrare ulteriormente l'intervento, il processo di raccolta dati è stato        completato con alcuni elementi dedicati alle modalità di partecipazione degli studenti ai processi        didattici. 

L'unità didattica promuoverà l'attività autonoma dell'allievo sia attraverso la lettura e la discussione in        classe di testi storiografici e documenti sul concetto di scomunica, sia attraverso un'attività strutturata        di laboratorio storico. Nel suo insieme, il percorso vuole accompagnare lo studente a simulare il        lavoro dello storico (documentazione, lettura di fonti, analisi, contestualizzazione, produzione testuale        e critica dei pari), mira a rafforzare lo sviluppo dello spirito critico‒analitico e tende a promuovere la        formulazione di semplici ipotesi storiografico‒interpretative.  

Nello spirito di un'attività puramente costruttiva, il percorso non prevederà al suo termine una verifica        sommativa. Sarà tuttavia compito del docente, a partire dagli elementi proposti dalla critica dei pari,        alimentare una ampia discussione sulla tematica che riassuma e puntualizzi il raggiungimento degli        obiettivi cognitivi, corregga eventuali lacune emerse nei processi metodologici e raccolga i contributi        finali degli studenti. Infine, a conclusione della sperimentazione, un ulteriore sondaggio permetterà di        raccogliere in forma anonima alcuni elementi valutativi relativi al progetto stesso. 

 

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2. Contesto disciplinare 

2.1. Quadro teorico 

L'ipotesi di lavoro su cui è centrato l'insieme dei progetti iscritti nel seminario di didattica disciplinare        prende origine da due enunciati fondamentali, ognuno frutto delle principali correnti storiografiche        che hanno caratterizzato gli ultimi decenni (e anche qualcuno in più) di ricerca: la Nouvelle histoire e           

la storia di genere. L'apporto di queste nuove concezioni alla ridefinizione dell'oggetto stesso della            scienza storica ha profondamente influito sul dibattito accademico, suscitando a volte aspre        controversie; benché questi siano oggigiorno elementi caratteristici delle trattazioni in ambito        specialistico, i programmi scolastici hanno solo in parte beneficiato del rinnovo proposto. 

Il primo paradigma focalizza l'attenzione dello storico sulla società in quanto tale, sulle sue strutture        economiche, relazionali e culturali, togliendo l'attenzione dai grandi uomini, dal determinismo        cronologico e dallo sviluppo stretto delle ideologie (Le Goff, 1988). Tradotto nella pratica scolastica,        dove non esistono le conoscenze storiche per approfondire esclusivamente questi aspetti,        l'applicazione di questo nuovo approccio rileverà principalmente dell'abbandono dell'attore storico        concepito secondo un modello sintagmatico per una valorizzazione dei protagonisti paradigmatici        (Raffestin, 1981). 

La storia di genere, pur non godendo di eguale condivisione, ha saputo ritargliarsi progressivamente            uno spazio non irrilevante nel dibattito accademico. A livello scolastico ha stimolato un'ampia        discussione in merito al ruolo troppo marginalizzato della donna: questo confronto e – come accade        spesso nei manuali italiani – i focus didattici sul femminile in determinati momenti storici ha pure        promosso una certa sensibilità verso altri gruppi: indios, minoranze sociali, ebrei, mendicanti, malati,        criminali, bambini e via discorrendo. 

È possibile osservare queste due dinamiche complementari in un ottica congiunta: da un lato rileviamo        l'apporto antropologico della Nouvelle histoire (Burguière, 1988) che, forte dell'idea per cui “tutte le              società producono stranieri [...] secondo modalità uniche ed irripetibili” (Bauman, 2001; Aime, 2008;        Hobsbawm & Ranger, 1983/1987), ritrova negli esclusi della società attori storici di pari dignità        rispetto ai personaggi sintagmatici (Schmitt, 1988); dall'altro constatiamo le lacune messe in risalto        dalla forte critica alla presunta storiografia tradizionale – promossa in particolar modo dai gender        studies – rea di aver sacrificato frange intere del corpo sociale sull'altare della rilevanza          politico‒istituzionale (Scott, 1986)… osservazione, quest'ultima, parimenti categorica e perentoria.        Quesiti di questa portata non possono però trovare pieno riscontro nei programmi di studio       

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medio‒superiori il cui Piano cantonale degli studi liceali (2001) affida il compito di approfondire la                      storia della società europea tramite una concezione prevalentemente cronologica, culturale e politica.        È tuttavia possibile, ed auspicabile, trovare spazio per interventi mirati, volti a sensibilizzare gli allievi        verso la complessità dell'analisi storiografica. 

La nostra unità didattica si iscrive in questa dinamica poiché, promuovendo la conoscenza di un        gruppo sociale – quello degli scomunicati – messo ai margini della società (e dalla storia insegnata),          viene affrontato l'insieme dei caratteri socio‒culturali ad esso coevi: come sottolinea Allard (1975), è        a partire dallo studio del fenomeno di emarginazione – e dalla sua percezione nei contemporanei – che        può essere ricostruita l'identità sociale nella propria complessità. Così, attraverso un approfondimento        non esplicitamente previsto dal programma degli studi, vengono affrontate tematiche intrinsecamente        conseguenti ai principi dello stesso. 

Sul piano della ricerca in educazione questo intervento didattico si iscrive principalmente nella        metodologia della ricerca‒azione partecipata (Trinchero, 2002; Coggi & Ricchiardi, 2005; Barbier        2007). La scelta di questa modalità ben si adatta ad una domanda di ricerca già frutto di un apporto        partecipativo: la società stessa nella quale gli studenti vivono pone incessantemente la problematica        degli esclusi e dei dimenticati, soggetto che implicitamente viene introdotto nella realtà della classe al        momento in cui gli allievi intervengono ponendo al docente quesiti sulla percezione dell'altro, della        donna, dell'adolescente e del diverso nel tempo passato e nella quotidianità. 

L'elaborazione di un simile percorso permette di integrare questi aspetti con una proficua riflessione        sia epistemologica che pratica alle modalità con cui queste tematiche possono essere integrate e a quali        benefici scolastici esse portano. Ritroviamo dunque gli elementi per completare la ricorsività della        ricerca‒azione: necessità da parte degli studenti di acquisire la metodologia per comprendere il        problema delle minoranze escluse, misurazione delle conoscenze (e delle lacune) in merito ad un        soggetto specifico, elaborazione di un'attività disciplinare costruttiva di nozioni e competenze,        realizzazione pratica, valutazione dell'apprendimento e, sottolineandone l'aspetto partecipativo,        riflessione sul feedback attivo volto a misurare il gradimento, la comprensione e i suggerimenti sul        percorso svolto in classe. 

2.2. Stato della ricerca storiografica 

Il forte impulso storiografico dato dalla Nouvelle Histoire ha prodotto numerosi studi sugli emarginati:              fra i periodi storici più considerati vi sono senza ombra di dubbio il medioevo centrale e la prima età        moderna. Nel volume diretto da Jacques Le Goff, La nouvelle histoire, Jean‒Claude Schmitt dedica                 

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un intero articolo alla storia degli emarginati (1988): riprendendo la dura critica espressa da Michael        de Certeau alla storia a partire dal centro (De Certeau, 1973; De Certeau, 1975) – cioé costruita                    attorno ai ceti dominanti – lo storico francese sottolinea come "la compréhension jaillit de la        différence: il faut poure cela que se croisent des angles de vue multiples, qui révèlent de l'objet –        considéré cette foir à partir de ses marges ou de l'extérieur – autant de faces différentes et l'une à        l'autre cachées" (Schmitt, 1988, p. 277). Si profilano dunque così due approcci differenti e        complementari: la storia dall'alto – tradizionale, elittaria, istituzionale – e le storie dal basso –                             

partecipi di realtà differenti, marginali, poliedriche. 

Questo sguardo complesso sulla società umana era già stato proposto da Guy‒H. Allard        nell'introduzione agli atti di un colloquio sulla marginalità nel medioevo (1975). Più che sulla loro        esistenza – realtà conseguente alla strutturazione stessa di ogni gruppo – l'autore porta la sua        attenzione alle "conditions de possibilité des marginaux" (Allard, 1975, p. 15), in altre parole agli        elementi che hanno reso possibile questa frantumazione del corpo sociale, agli avvenimenti che hanno        portato alla loro costituzione e ai fattori che ne hanno determinato la perdurazione, o la cessazione, del        loro stato. Al fine di dare un chiaro quadro di riferimento, Allard propone di affrontare la problematica        attraverso tre enunciati: 

● "il entre souvent dans la communication des données historiques du bruit et du brouillage"              (Allard, 1975, p. 16): è dunque possibile sfruttare le tracce degli emarginati lasciate        involontariamente nelle fonti storiche per sopperire al loro silenzio; 

● "chacque societé produit ses propres marginaux" (Allard, 1975, p. 18): la definizione di un                gruppo marginale è sempre da considerare in relazione ad un modello sociale accettato dalla        cultura dominante in una società; 

● "les marginaux sont des indicateurs privilégiés de la dynamique socio‒culturelle" (Allard,        1975, p. 20): lo studio degli emarginati rivela dei caratteri e delle dimensioni sociali della        società che le ha emaginate a volte ampiamente ignorate dagli studi più tradizionali. 

Il caso degli Alchimisti, riportato dall'autore in chiusura al suo intervento, è emblematico per illustrare        questo approccio alla storia degli emarginati: indicatore della rivalità fra ebrei, cristiani e teologi in        merito al monopolio del prestito e dell'usura (primo enunciato), indice dei cambiamenti nel rapporto        con il sapere teorico e pratico (secondo enunciato), sintomo della tensione fra nobili e borghesi per la        conquista del potere monetario (terzo enunciato). 

Pure Bronislaw Geremek sottolinea come la storia degli emarginati debba essere iscritta in una storia        della società europea: "il campo d'osservazione degli storici si è allargato fino a comprendere settori        della realtà sociale che fino ad allora venivano ritenuti marginali, aprendo la problematica storica a       

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questioni solitamente considerate di secondaria importanza e indegne di trattazione storiografica"        (Geremek, 1974/1992, p. 79). Più che soggetti a sé stanti, gli emarginati sono parte attiva della società        nella misura in cui essi vengono apparentemente esclusi: "di fatto [...] l'esclusione dei gruppi e degli        individui diventava operante soltanto in funzione della congiuntura sociale" (Geremek, 1974/1992, p.        80). Nuovamente, la storia degli emarginati è proposta come asse complementare allo studio della        società e l'indagine sulle frange escluse, condotta quasi esclusivamete attraverso le fonti prototte dal        corpo sociale, rivela elementi legati alla "violazione delle norme e dei divieti vigenti in una        determinata società" (Geremek, 1974/1992, p. 80). 

Un secondo elemento che è fortemente stato messo in valore dalla storiografia più recente è        l'individuo. Di particolare interesse è l'opera collettiva diretta da Jacques le Goff sull'uomo nel          medioevo dove Geremeck riprende le sue osservazioni sugli emarginati (in quanto gruppo collettivo) e        li traspone a livello individuale (Geremek, 1987/1993). Lo studio dell'elemento singolo, come        sottolinea l'autore, accentua le problematiche già emerse nelle analisi precedenti: 

L'uomo emarginato non appare explicite nei documenti della coscienza sociale medievale.        Manca negli scritti che analizzano le divisioni sociali dell'alto Medioevo; non è presente in        quelle opere che illustrano «i ceti di questo mondo» ; è assente nel quadro tardo‒medievale        della «danza della morte», dove uno scheletro organizza la sfilata dei gruppi e delle categorie        sociali di quel tempo. Eppure, egli è presente nella vita delle società medievali come risultato        della negoziazione individuale o di gruppo dell'ordine dominante, delle norme accettate di        convivenza, delle regole e delle leggi vigenti. Si ha così un mondo an sich, in verità poco                unito all'interno, ma che la società percepisce come diverso (Geremeck, 1993, p. 393).  

Così lo studio dell'emarginato – e degli emarginati – rappresenta uno fra gli strumenti più efficaci per        comprendere le implicazioni intriseche dell'apparato morale, normativo e culturale proprio ad una        società in un determinato momento storico. La finalità di queste ricerche non è dunque la conoscenza        puntuale di un singolo elemento del corpo sociale, ma è la comprensione del suo contesto più ampio        attraverso pure questo sguardo particolare. 

 

Il recente rinnovo dell'interesse verso la diplomatica cancelleresca, i registri notarili e i moduli        amministrativi ha fornito allo storico un corpus di nuovi documenti estremamente interessanti        (Cerioni, 1970; Senatore, 1998). In particolare, gli atti e le missive diocesane hanno permesso di        ampliare notevolmente le fonti relative alle scomuniche ecclesiastiche, in precedenza troppo sovente        limitate alle bolle pontificie. Ne è un esempio indicativo il lavoro coordinato da Paolo Ostinelli sui        documenti provenienti della diocesi di Como depositati presso l'archivio della Sacra Penitenzeria        Apostolica (2003), testo da cui abbiamo estratto buona parte del materiale su cui basare il laboratorio        storico associato a questa unità didattica. Lavori simili sono stati effettuati anche per altre diocesi       

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conducendo ad approfondimenti sulla vita religiosa (vedi ad esempio Ostinelli, 1998). Benché parte di        ricerche abbiano avuto per oggetto tematiche inerenti la scomunica (Wejwoda, 2007), la storiografia        risulta ancora oggi ridotta allo studio di alcune aree geografiche. 

I recenti studi hanno messo in valore come il fenomeno degli scomunicati non sia da ricondurre        esclusivamente ai movimenti ereticali, spinti da "una forte componente di contestazione dell'ordine        sociale, per quanto destinata ad offuscarsi man mano che i movimenti stessi si venivano affermando e        consolidando" (Geremek, 1974/1992, p. 173). Come cercheremo di mettere in valore in questo        progetto, la loro realtà è molto dipendente da fattori quali, ad esempio, i rapporti interpersonali, i        costumi, le usanze e le credenze. Lo scomunicato è colui che sbaglia, nella maggior parte dei casi        poiché spinto dalla sua natura collerica, dall'interesse personale, dalla negligenza o dall'ignoranza        della regola. 

L'esclusione e l'emarginazione dello scomunicato non sono dunque dovute ad una sua particolare        condizione sociale ma sono finalizzate alla sua reintregrazione. Riprendendo gli enunciati di Allard,        (i) è proprio a partire dalla documentazione che attesta il loro ritorno a pieno titolo nella società che        possiamo ricostruire come essi siano incorsi nella sentenza e come essi abbiano vissuto questo        momento; (ii) l'insieme di valori la cui mancanza è contestata agli scomunicati rivela i caratteri        fontativi della società a loro contemporanea; (iii) la coabitazione sullo stesso territorio di scomunicati e        non, come pure l'esistenza di una pratica per l'assoluzione da questa pena, permette di ricostruire        alcuni aspetti propri alle dinamiche sociali, alle relazioni di potere esistenti ed ai sintomi di possibili        cambiamenti. 

2.3. Integrazione dell'unità didattica nel programma di studio 

Questa unità didattica centrata sul ruolo degli scomunicati nella società del basso medioevo e della        prima età moderna trova spazio nel programma di studio del secondo anno di liceo. Fra i referenti        disciplinari del primo biennio troviamo infatti elementi legati alla "religiosità e istituzioni        ecclasiastiche" (Piano cantonale degli studi liceali, 2001, p. 200): lo studio delle frange marginalizzate        si addice perfettamente allo scopo di illustrare la complessità di una società il cui fondamento –        l'immanenza della vita religiosa – è differente da quelli propri alla società contemporanea in cui è        inserito l'allievo. 

Come abbiamo potuto appurare nella sezione precedente, l'affrontare la storia delle minoranze sociali,        oltre al meglio capire realtà meno usuali e di svolgere un approfondimento sulle metodologie connesse        alla storia dal basso, permette di chiarire alcuni elementi legati alla società difficilmente illustrabili in           

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un percorso classico di storia sociale: la grande presenza di crimini di sangue, l'importanza della        sepoltura in terra consacrata e l'uso politico della religione sono alcuni esempi che citeremo in questo        lavoro. Per queste ragioni, questo percorso riprende e tratta pure argomenti raggruppati sotto altri        referenti disciplinari come "Dalla società feudale all'Ancien Régime", "Modernità", "Vita e istituzioni        urbane" (Piano cantonale degli studi liceali, 2001, p. 200). 

Il percorso è stato inserito a seguito del capitolo riguardante la crisi degli universalismi e la trattazione                  delle riforme religiose del Cinquecento. Così facendo, alcune tematiche legate alla religiosità europea,              alle istituzioni ecclesiastiche, al desiderio di riforma in capite et in corpore e l'influenza delle idee                          umaniste all'interno del mondo clericale sono state devolute all'unità precedente. Al contempo,        l'analisi della scomunica e della sua applicazione nella società permetterà di meglio approfondire la        dinamica legata alla scomunica di Lutero e di Enrico VIII, di contestualizzare il comune desiderio di        modifica della prassi canonica e infine introdurre concretamente le innovazioni promosse dal Concilio        di Trento. 

2.4. Fasi di lavoro e obiettivi della sperimentazione didattica 

Il progetto didattico è stato sviluppato durante l'anno scolastico in corso, parallelamente allo        svolgimento del seminario di didattica disciplinare presso il DFA, e trova la sua parte pratica        all'interno di una classe di seconda liceo presso cui abbiamo svolto un'attività lavorativa a incarico        limitato durante tutto l'arco scolastico. Abbiamo identificato e conseguito queste fasi di lavoro (vedi        allegato A per maggiori dettagli): 

1. settembre – ottobre 2013: ideazione del tema del progetto di didattica; colloqui con il relatore            Pasquale Genasci; definizione del relativo quadro teorico; 

2. novembre – dicembre 2013: realizzazione di un questionario per raccogliere le informazioni            in merito alle rappresentazioni pregresse della classe interessata dal progetto (modulo IRE,        coordinato da Lorena Rocca); raccolta dei dati nella classe; 

3. gennaio 2014: analisi dei dati, redazione del rapporto di ricerca in educazione (responsabili        Luca Botturi e Lorena Rocca); adattazione dell'unità didattica ed elaborazione dei contenuti;  4. febbraio – aprile 2014: sperimentazione pratica; 

5. aprile – maggio 2014: redazione del rapporto finale.   

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3. Problematizzazione e stato della classe 

Lo strumento per sondare lo stato della classe (Allegato B) è stato progettato, all'interno del modulo        IRE, sul modello di una ricerca in educazione. A questo scopo, in collaborazione con Andrea        Rusconi e Saffia Shaukat, abbiamo sviluppato un questionario che permettesse non solo di valutare le        preconoscenze e le rappresentazioni degli allievi sul soggetto specifico (gli scomunicati) ma di        estendere questo sondaggio all'insieme della materia. Siamo dunque partiti dalla formulazione di        alcune domande di ricerca, le abbiamo tradotte in quesiti e in indicatori e abbiamo infine comparato i        risultati per analizzare non solo il loro grado di conoscenza del tema specifico ma pure come gli        studenti concepiscono la storia, quali tematiche ritengono essere più appropriate e quali metodologie        di analisi e di studio debbano secondo loro essere adottate. 

3.1. Presupposti all'attività didattica 

Prima di procedere con la sperimentazione abbiamo voluto chiarire e confermare l'assunto principale        della nostra tematica generale, ossia che gli allievi hanno sviluppato nel corso dei loro studi una        concezione della storia derivante principalmente dall'uso di modelli sintagmatici, fortemente orientata        verso le sue componenti maggioritarie, e contestuale a quadri morali propri al mondo contemporaneo        e dunque anacronistici. Al fine di valutare l'insieme delle premesse epistemologiche della classe        abbiamo cercato di ricostruire la loro percezione dell'attore della storia. L'analisi di questi specifici        quesiti ha poi comportato alcune modifiche alla struttura dell'intervento didattico, in particolar modo là        dove le risposte hanno mostrato rappresentazioni semplicistiche o erronee. 

Il questionario mira inoltre a sondare le conoscenze pregresse sul concetto di scomunica, a identificare        le percezioni degli allievi e ricostruire la loro rappresentazione dello scomunicato; vuole inoltre        identificare quale sia il ruolo attribuito istintivamente dagli allievi a questa categoria sociale. Gli        elementi emersi hanno potuto appurare l'effettiva necessità di un simile intervento didattico, hanno        identificato quali nozioni fossero già più o meno consolidate e pongono un termine di confronto al        fine della valutazione complessiva dell'attività. 

Il terzo argomento che abbiamo voluto approfondire nel sondaggio riguarda le modalità di lavoro        messe in atto dagli studenti, le procedure che essi ritengono più consone per sostenere il racconto        storiografico e la loro percezione degli elementi sommativi. Quest'ultimo quesito si iscrive        principalmente nell'ottica di una partecipazione più attiva dell'allievo ai processi didattici e assumere        una valenza polimorfica: segnala sì eventuali disagi verso alcune modalità attuate dal docente o dai       

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suoi predecessori e suggerisce possibili alternative maggiormente apprezzate, ma permette pure di        evidenziare incomprensioni sulle finalità o sulle potenzialità di alcuni strumenti da parte dello        studente. 

La struttura, gli indicatori e le finalità del questionario sono indicate nell'Allegato C. Essendo stato        sviluppato attraverso un'attività di gruppo, questo comprende pure due sezioni riguardanti le tematiche        approfondite dai colleghi. Le domande di queste due parti non sono state chiaramente sottoposte agli        allievi coinvolti nella nostra attività didattica. 

3.2. Raccolta e analisi dei dati 

Dopo un pre‒test su alcuni allievi di sezioni di seconda liceo non coinvolte nella sperimentazione, nel        mese di dicembre il sondaggio è stato proposto agli allievi oggetto dei tre progetti didattici. Sono state        interessate una sezione di seconda liceo (Aureliano Martini) e quattro sezioni della Scuola Cantonale        di Commercio (Andrea Rusconi e Saffia Shaukat), per un totale di 84 studenti. Il questionario è stato        compilato individualmente dagli studenti direttamente nella sua forma elettronica . Nell'analisi della      1      raccolta dati faremo riferimento sia ai risultati globali (cinque classi indistinte) sia ai dati specifici della        nostra sezione. I grafici a cui facciamo riferimento sono tutti inseriti nell'Annesso D. 

Il campione specifico al nostro progetto è composto da 19 elementi, di cui 13 ragazzi e 6 ragazze        (grafico 1). Non presenta un numero particolare di allievi ripetenti (grafici 2 e 9) e, a differenza della        popolazione complessiva, è in larga maggioranza autoctono, di lingua madre italiana e di religione        cristiana (grafici 3, 5, 6, 7).  

Il gruppo campione percepisce la storia come un ambito socio‒temporale ed è legato ad un modello        storiografico fortemente sintagmatico. Questi tratti risultano evidenti sia nella scelta degli oggetti della        scienza storica (grafici 10‒12) che nell'identificazione delle fonti storiche provenienti dall'alto (grafici        13‒15). Alcuni indicatori come le identità nazionali e il duomo di Milano, scelti maggiormente dalla                              classe di liceo, denota una differente sensibilità, forse frutto del differente programma scolastico        attuato presso il liceo dove durante la prima parte del secondo anno scolastico è dato maggior spazio        alla formazione degli stati nazionali nel XIII‒XV secolo e alla storia dell'arte. Sull'identificazione        dell'uomo (grafici 16‒17) è rilevante l'assenza – in prima scelta – di risposte quali ladro, mercante,        pastore e soldato: di questi elementi ritorna in modo sostanziale – in seconda e terza scelta – solamente        il mercante. Fra le risposte sparse, invece, ritroviamo alcuni elementi di radice religiosa quali        pellegrino ed eremita. In merito alle affermazioni forti proposte dalla domanda 16 (grafici 18‒23),       

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possiamo notare una sensibilità più marcata verso l'integrazione delle minoranze sociali. L'unica        eccezione riguarda la problematica degli internati in manicomio, dove la classe rimane scettica nei        confronti della loro partecipazione alla vita politica.  

Ritroviamo simili elementi nelle risposte alla domanda successiva: la classe promuove ad attori della        storia le categorie generalmente sintagmatiche. Primi fra tutti ritroviamo infatti religiosi e intellettuali,        poi regnanti e borghesi. Rispetto ai dati complessivi, è interessante sottolineare la differenza        nell'apprezzamento dei contadini: nel quesito precedente la classe ha dimostrato di attribuire a loro un        posto nella società e qui sottolinea di non riconoscerlo come attore partecipe del processo storico.  Rispetto alla prima domanda specifica al nostro tema, il gruppo campione ha indicato come principali        componenti della Chiesa cattolica solamente gli uomini dediti a vita religiosa (grafici 27‒28): la        società civile (fra cui pure categorie di emarginati come gli infanti e gli eretici) sembra essere stata        scelta solamente da un numero mediamente ridotto. La scomunica viene vista come un processo di        esclusione da un gruppo (grafico 29), sia esso concepito come comunità (11 risposte) che come        comunione di fedeli (4 risposte): la stessa divergenza interpretativa fra una percezione sociale ed una        percezione ecclesiastica è poi confermata nel grafico successivo. Riguardo ai motivi per cui incorrere        in questa sanzione, tutti gli allievi hanno indicato la critica alla Chiesa; alcuni soggetti hanno        selezionato pure le opzioni riferite a sacramenti       ‒ il matrimonio ‒ o a situazioni gioridico‒morali        (delitto e falsa testimonianza). 

I dati raccolti mostrano un alto interesse all'uso delle fonti audio‒visive e documentali        nell'insegnamento della storia; l'elaborazione di cronologie è gradita di più della schematizzazione        della materia; il lavoro a gruppi è una modalità di lavoro condivisa ma non tutti apprezzano        l'esposizione del lavoro di fronte alla classe (grafici 33‒39). Nello studio individuale l'uso del        materiale fornito dal docente (manuale e dispense) è fortemente preferito alle ricerche su Internet; gli        esercizi individuali sono scarsamente graditi; la lettura degli appunti dei compagni non è un processo        generalizzato (grafici 40‒46). La domanda 35 permette di aggiungere a queste modalità pure il        dibattito in classe, il confronto dei soggetti trattati con l'attualità e la facoltà di svolgere ricerche        personali.  

Come mostrano i grafici 47‒33, il gruppo campione ha espresso una certa propensione verso        l'auto‒valutazione del proprio lavoro, modalità maggiormente condivisa laddove associata ad un        successivo riscontro con il docente. Pur non ottenendo particolare approvazione, la valutazione dei        pari è meno osteggiata rispetto al campione totale. La valutazione delle consegne a corto termine        (compiti) è giudicato poco utile. Le verifiche in classe sono considerate mediamente utili, soprattutto        quelle in cui non è ammesso materiale personale. Gli esercizi più apprezzati nelle verifiche (grafici       

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34‒61) sono quelli a risposta chiusa (quiz a crocette, vero/falso, domanda specifica) o che richiedono        uno studio specifico (cronologie e carte mute); segue poi l'analisi di documenti storici o storiografici        mentre la domanda generale ed in particolar modo il tema risultano essere esercizi poco graditi. Questi        elementi sono sintomatici di una percezione della storia in cui la conoscenza del singolo avvenimento,        della data o del personaggio sintagmatico è ancora prevalente rispetto ad una lettura più ampia,        relazionata e circostanziata. 

3.3. Risultati 

Il quadro tracciato da questi dati è particolarmente significativo. Innanzitutto non viene rilevata una        particolare differenziazione fra il nostro campione specifico ed il gruppo generale: in entrambi i casi il        profilo raccolto è sostanzialmente quello di un allievo che concepisce la storia attraverso modelli        sintagmatici, poco attento alle suddivisioni insite alla società, tendenzialmente orientato verso un        approccio semplice e poco attento alle sfumature che la società pone al suo interno. La percezione        della storia riscontrata negli allievi è fortemente influenzata dall'uso dei manuali; là dove sono usate        fonti scritte, la loro presunta complessità genera diffidenza. Vengono dunque privilegiate fonti più        classiche (diario di guerra, trattati e fonti ufficiali) o audio‒visive: la forte richiesta per l'uso di        materiale documentaristico o ricostruzioni cinematografiche che emerge dalle rispose mostra come gli        studenti considerino più utile immedesimarsi in un'immagine che costruire – magari con un poco di        sforzo – un proprio quadro storiografico. 

Le risposte date dagli allievi mostrano inoltre come la loro individualità – ed il loro apporto personale        – si sviluppi in particolar modo attraverso la ricerca personale: questi approfondimenti non sono però        frutto di un interesse genuino, indipendente dall'attività didattica, ma si iscrivono comunque sempre in        un'ottica di compito assegnato o di verifica sommativa. Gli studenti sono tuttavia partecipi dell'attività        in classe là dove sono spronati da un desiderio di attualizzare le problematiche storiche alla propria        esperienza attraverso processi di condivisione e di dialogo all'interno delle lezioni (presentazioni o       

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4. Progettazione dell'unità didattica 

Nelle sezioni precedenti abbiamo potuto mettere in evidenza alcuni elementi teorici, disciplinari e        contuestuali che saranno qui trasposti attraverso l'organizzazione dell'attività didattica. Questo lavoro        di preparazione recepisce sia le difficoltà emerse, sia le particolarità del contesto scolastico e della        classe coinvolta in questo progetto: cercheremo dunque di bilanciare gli aspetti di approfondimento        della tematica con la visione più ampia mirata alla comprensione della società della prima età moderna        a cui aspirano i referenti disciplinari del primo biennio. Al contempo, l'attività è stata strutturata per        integrarsi e recepire al meglio gli elementi derivanti dall'analisi svolta sulle preconoscenze degli allievi        e sulle loro rappresentazioni della tematica e della storia. 

4.1. La trasposizione didattica 

La prima doverosa riflessione riguarda necessariamente il soggetto dell'unità didattica e la sua        trasposizione da sapere scientifico ad attività di apprendimento per una classe di seconda liceo. In        primo luogo, dobbiamo capire se questa unità deve concentrarsi maggiormente sullo scomunicato in        quanto individuo oppure se deve affrontare la tematica attraverso una trattazione più ampia e meno        particolareggiata. Bisogna poi precisare quanto devono influire sul contenuto disciplinare i        presupposti istituzionali legati a questa situazione sociale, religiosa e giuridica. Infine, ma non meno        importante, deve essere circoscritta la realtà spaziale e temporale da presentare agli studenti. 

Come abbiamo già potuto appurare nella nostra trattazione, la scomunica è uno statuto prettamente        singolare, in quanto propria all'individuo che è stato sanzionato, e particolare, cioé strettamente        dipendente da cause intrinseche a un contesto preciso e puntuale. La formulazione dei caratteri        generali di questo argomento deve dunque rilevare solamente del percorso introduttivo        (avvicinamento) e del momento conclusivo (sintesi); la parte centrale dell'attività sarà dunque        consacrata all'analisi di casi specifici. 

Tuttavia, se per comprendere il fenomeno nella sua complessità l'attività deve focalizzarsi sul singolo        avvenimento, l'allievo deve necessariamente affrontare più casi       ‒ anche se non tutti nel dettaglio ‒ e        poter tracciare un bilancio complessivo di somiglianze, paralleli e differenze. Si profila così un        percorso di lavoro a gruppi accompagnato da una ampia messa in comune e da un successivo        momento di discussione. 

Lasciare l'analisi del singolo episodio ad un gruppo di lavoro autonomo mette in particolare evidenza        il secondo problema legato alla trasposizione del sapere scientifico: l'elaborazione del contesto. La       

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necessità di un approfondimento degli avvenimenti connessi è infatti proporzionale all'importanza        della scomunica e alla rilevanza degli attori coinvolti: la scelta di delegare il lavoro di analisi alla        classe impone o l'elaborazione da parte del docente di quadri contestuali dettagliati o la scelta di casi        dove questi non siano indispensabili. Per poter spostare l'attenzione degli allievi dalla narrazione        storiografica all'approfondimento dei caratteri sociali associati alla particolare condizione dell'uomo        coinvolto     ‒ lo scomunicato ‒ l'importanza del contesto deve essere ridotta al minimo. Questa        considerazione allontana dunque il nostro interesse dalle fonti più tradizionali e ci indirizza verso una        documentazione alternativa. Queste fonti       ‒ in particolare quelle cancelleresche, che useremo ‒        presentano generalmente episodi minori, non strettamente collegati con gli avvenimenti storici più        conosciuti: sono dunque privilegiate per sviluppare una storia dal basso. La soluzione didattica più              efficace risulta dunque essere la scelta di avvenimenti dissociati dalla grande storia, scarni di              collegamenti e riguardanti attori di natura prevalentemente paradigmatica. 

Un altro importante elemento che necessita un'adeguata trasposizione è la dimensione        teologico‒giuridica della scomunica. Essa è al centro di ampie trattazioni in numerose opere        normative ed espositive         ‒ si veda ad esempio la costituzione apostolica Excommunicamus (Allegato          E.3) e la Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino (1985)                   ‒ ma questo dibattito è difficilmente          integrabile in una classe di seconda liceo. Gli aspetti più accademici, filosofici e procedurali devono        dunque essere isolati e opportunamente esclusi. Le conseguenze pratiche di questa sanzione        rimangono invece al centro dell'attività didattica poiché solo attraverso esse l'allievo può comprendere        l'importanza della tematica. Allo stesso modo, l'istituzione preposta all'assoluzione dalla scomunica       ‒ la Sacra Penitenzieria Apostolica         ‒ dovrà essere presentata agli studenti sottolineando come,        sommariamente, essa rappresenti l'equivalente ecclesiastico di un tribunale di appello secolare. 

L'ultima riflessione che qui vogliamo esporre è relativa alla scelta dei testi da assegnare ai gruppi di        lavoro. Al fine di suscitare il massimo interesse possibile nell'allievo ed evitare ogni distrazione dalla        nostra tematica, abbiamo preso in considerazione tre parametri: in primo luogo, lo scomunicato        descritto nel documento deve essere un uomo comune, la cui rilevanza nella grande storia sia stata                      estremamente ridotta; le fonti devono inoltre riguardare la realtà regionale ticinese‒lombarda e infine        ognuno di essi deve rappresentare un caso di scomunica esemplare e significativo. 

4.2. L'organizzazione dell'attività 

Abbiamo suddiviso l'unità didattica in tre momenti distinti fra di loro sia nelle modalità didattiche che        nel livello di approfondimento (Allegato A). Ognuno di essi è tuttavia complementare e si iscrive in        un'ottica di progressiva integrazione dell'allievo con il sapere, con l'attuazione delle metodologie       

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storiografiche e con l'elaborazione di una rifessione critica sul proprio operato e su quello dei propri        compagni. 

Il primo gruppo di lezioni (lezioni 1A, 1B, 2A) è di stampo più tradizionale: la loro finalità è quella di        introdurre il tema della storia sociale e delle minoranze, di chiarire il concetto di scomunica e di        illustrare le conseguenze sociali di questa sanzione. In questi momenti la responsabilità        dell'apprendimento è detenuta principalmente al docente che, attraverso il materiale didattico (vedi        Allegato E), introduce e conduce l'approfondimento legato ai concetti chiave dell'unità        (rispettivamente: storia sociale, minoranza, scomunicati). Un ulteriore spunto di partenza è fornito        dalle indicazioni emerse dal questionario compilato in precedenza dall'allievo. 

Nella seconda attività la responsabilità è maggiormente delegata agli studenti che, attraverso un'attività        di stampo laboratoriale (lezioni 2B, 3, 4), dovranno procedere in modo autonomo allo svolgimento dei        compiti a loro assegnati. Nella prima ora‒lezione gli allievi sono tenuti a leggere e intraprendere una        prima analisi della fonte loro assegnata, scelta fra i documenti di cui parleremo nella sezione 4.4.        Questo momento è da considerarsi preparatorio alla seconda attività: sulla base del comune        documento analizzato, la classe è divisa in sei gruppi che dovranno redigere un documento di analisi        (Allegato H) partendo dalla traccia loro assegnata dal docente (Allegato F). Attraverso questo lavoro,        gli studenti sono dunque incentivati non solo ad apprendere le nozioni relative ad un particolare caso        di scomunica, ma pure ad esercitare e ad affinare la metodologia di analisi di una fonte storica.        Terminato questo lavoro collettivo, gli studenti saranno chiamati a leggere e valutare, attraverso una        traccia valutativa simile a quella usata per il lavoro a gruppi (Allegato E), il lavoro svolto da un altro        gruppo: questa attività, in cui si concretizzano elementi di valutazione dei pari, permetterà di misurare                  il raggiungimento degli obiettivi individuali. 

La terza fase dell'unità didattica (lezione 5) è principalmente un momento di bilancio e di        istituzionalizzazione. Le modalità didattiche sono qui molto aperte: partendo dalle osservazioni degli        allievi sulle attività svolte, il docente alimenterà un dialogo costruttivo che permetta di mettere in        valore gli obiettivi raggiunti (sia nella fase di lavoro a gruppi che nella valutazione dei pari), di meglio        contestualizzare la relazione fra scomunicati e società ed infine di promuovere riflessioni più generali        sull'attività svolta. 

     

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4.3. Gli obiettivi didattici 

4.3.1. Obiettivi cognitivi (sapere) 

● sapere che in ogni società definita nel tempo si sviluppano particolari condizioni di        marginalizzazione (lezione 1A); 

● conoscere la differenza fra scomunica, interdetto e anatema (lezione 2A); 

● formulare il significato di scomunica ed integrarlo nel contesto dell'Europa del Quattrocento        (lezioni 1B e 2A); 

● distinguere sanzione civile da sanzione religiosa (lezione 1B); 

● declinare alcune situazioni in cui un uomo può essere scomunicato (lezioni 1B, 2B, 3, 4 e 5);  ● elencare alcune conseguenze sociali della scomunica nel Quattrocento (lezione 2A, 2B, 3 e 5). 

4.3.2. Obiettivi metodologici (saper fare) 

● ricostruire i valori propri ad una società attraverso il quadro giuridico, normativo ed etico        associato ad un suo sottogruppo (lezione 1A, 1B, 2A e 5); 

● esercitare la competenza di lettura e analisi di una voce enciclopedica (lezioni 1B e 2A);  ● identificare in un documento storico gli elementi legati al concetto di scomunica (lezioni 2B, 3       

e 4) 

● esercitare la competenza di analisi di un documento storico (lezioni 2B, 3 e 4);  ● esercitare le competenze di scrittura argomentativa (lezioni 3, 4); 

● prendere appunti all'interno di uno milieu strutturato secondo modalità più tradizionali (lezioni        1A, 1B, 2A) e non (lezione 5); 

● esecitare la corretta espressione orale. 

4.3.3. Obiettivi sociaffettivi (saper essere) 

● approfondire criticamente, attraverso opportuni paralleli storici, la situazione sociale del        mondo contemporaneo (lezioni 1 e 4); 

● essere consapevole che i valori di una particolare società (ad esempio la religione) variano nel        tempo (lezione 2A); 

● riflettere sulla relazione, in diversi momenti storici, fra la società e le sue minoranze (lezioni 1        e 5); 

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● leggere e commentare imparzialmente il prodotto di un compagno (lezione 4);  ● collaborare con i compagni nella redazione di un testo (lezione 3). 

4.4. I supporti didattici 

Il materiale che abbiamo elaborato per questa unità didattica si suddivide principalmente fra le schede        di approfondimento sul concetto di scomunica (Allegato E) e le fonti per il laboratorio storico        (Allegato H). 

4.4.1. Le schede sul concetto di scomunica 

L'approfondimento disciplinare sul concetto di scomunica è previsto attraverso la lettura e il        commento di due voci enciclopediche (Allegati E.1 e E.2) e di un documento storico (Allegato E.3).        Il primo testo mette l'accento sulla definizione di questa sanzione, a cui già si è fatto riferimento        all'interno del questionario, sulla sua antica origine e sulla differente percezione fra una scomunica        maggiore (esclusione completa dalla società) ed una scomunica minore (interdizione agli uffici        ecclesiastici). Grazie a questa sintesi può dunque essere proposta, a grandi linee, la complessità del        fenomeno e la presenza di un carattere di emarginazione differenziata: una più blanda, ma non per        questo meno grave, e l'altra più radicale. 

La seconda voce enciclopedica mette invece l'accento sulle particolarità della scomunica all'interno        del periodo Alto e Basso medioevale. In esso ritroviamo accenni sia all'uso politico di questa        sanzione, sia alla sua funzione pedagogica. Il testo rimanda inoltre ad alcune interessanti pratiche        legate al soggetto, ad esempio l'usanza di leggere pubblicamente durante la celebrazione eucaristica        l'elenco delle persone escluse dall'ufficio. Attraverso questa lettura l'allievo è dunque spinto a        considerare questa sanzione non solo come dato di fatto ma pure ad integrarla nella dinamicità della                  vita sociale.   

La terza scheda riporta un estratto dalla costituzione apostolica Excommunicamus emanata da            Gregorio IX nel 1231. Pure se antecedente alle scomuniche su cui gli allievi saranno chiamati a        lavorare nelle lezioni successive, questo documento è significativo. In esso sono infatti esplicitati i        diritti negati agli scomunicati ed è dato in esteso un elenco delle conseguenze del contatto di parenti e        vicini ed altre persone con gli scomunicati: questi elementi, qui espressi in modo dettagliato, sono        elementi che rimangono invariati nella dottrina cattolica fino all'epoca della Controriforma. Il discorso        teorico iniziato nelle lezioni precedenti trova quì una trasposizione sociale precisa e colorita. 

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affrontare un percorso individuale sull'approfondimento della tematica, così come gli elementi di base        per poterla contestualizzare in una società profondamente articolata. 

4.4.2. I documenti per il laboratorio storico 

La scelta dei documenti per l'attività di laboratorio è risultata più complessa. Grazie alla        collaborazione del prof. Paolo Ostinelli (archivista presso l'Archivo di Stato a Bellinzona) abbiamo        provveduto ad isolare un corpus di fonti in cui si descrivesse       ‒ o si potesse ricostruire ‒ le        motivazioni ed il contesto che ha portato le istuzioni ecclesiastiche a procedere alla scomunica di un        soggetto. In un secondo momento abbiamo proceduto alla traduzione di questa documentazione dal        latino ad un italiano accessibile ad un allievo liceale, cercando di salvaguardare       ‒ impresa ardua ‒ le        particolarità del linguaggio diplomatico‒cancelleresco. 

Nei documenti scelti sono affrontati sia elementi riguardanti l'esclusione degli scomunicati dai        sacramenti (Documento 5), sia elementi più triviali quali aggressioni ed omicidi perpetrati sia a danni        di chierici che di uomini laici (Documenti 1, 2a, 2b, 3). Nel documento 4 troviamo un        approfondimento sulla necessità per il cristiano di essere seppellito in terra consacrata, tematica in        parte ripresa nel documento 5. Il documento 6 è invece centrato su problematiche di ambito più        economico, quali l commercio con gli scomunicati e l'uso politico della scomunica per isolare        economicamente una comunità. 

Come già sottolineato nelle pagine precedenti, l'unità didattica non ha come obiettivo l'analisi accurata        dei documenti proposti e, in particolar modo, non presuppone l'estrapolazione di tutti gli spunti che        essi offrono. Il laboratorio vuole far confrontare l'allievo con un documento storico e con la la sua        complessità. Gli studenti devono riuscire a identificare le motivazioni e le conseguenze relative alla        scomunica di un attore paradigmatico, cercare di abbozzarne il contesto storico (di cui non possiedono        tutti gli elementi necessari ad un'ampia e dettagliata descrizione) e mettere in relazione il caso        specifico analizzato con quanto discusso precedentemente in classe. 

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5. Integrazione delle TIC nell'attività didattica 

All'interno di questo progetto didattico abbiamo fatto uso delle Tecnologie dell'Informatica e della              Comunicazione (in seguito TIC), in particolar modo per sopperire all'assenza del docente in alcuni        momenti del percorso quali la raccolta dati iniziale e finale (questionario introduttivo e questionario di        gradimento), il lavoro a gruppi (nel quale il docente ha un ruolo di sostegno) e il lavoro effettuato al di        fuori della lezione. In quest'ottica, abbiamo cercato di integrare le TIC soprattutto per sostenere la        continuità didattica sull'arco del percorso. 

Il principale strumento di cui abbiamo fatto uso è Google Drive™. Grazie a questo applicativo online        abbiamo potuto sviluppare il questionario interattivo con cui abbiamo raccolto i dati riguardanti lo        stato della classe . Allo stesso modo abbiamo elaborato il questionario finale per la raccolta dei dati sul    2        gradimento dell'unità didattica . Attraverso questa modalità abbiamo potuto raccogliere ed analizzare    3        in un tempo ridotto un cospicuo numero di informazioni. 

Le TIC sono state usate pure come principale supporto al laboratorio storico. Oltre che ad una copia        cartacea, i gruppi di lavoro hanno infatti avuto accesso al documento online contenente la fonte da        analizzare. La redazione dell'analisi andava inoltre effettuata su un altro documento online nel quale        ogni componente del gruppo poteva intervenire sincronicamente . L'attività si è dunque svolta in aula      4        informatica ed i gruppi, grazie alle TIC, hanno potuto suddividersi il lavoro su più computers e        velocizzare così la redazione del documento. Fra la lezione 3 e la lezione 4 è intercorsa una settimana        di vacanza nella quale i gruppi hanno avuto facoltà di completare la propria redazione direttamente da        casa propria, collaborando (e discutendo) fra di loro attraverso questa pagina Internet. 

Questa modalità di lavoro permette agli studenti di poter lavorare sulla consegna senza doversi        incontrare fisicamente o doversi continuamente scambiare il file (con i sempre presenti problemi di        compatibilità). Al contempo, tramite un funzionale tracciamento delle revisioni apportate, l'applicativo        Google Drive™ permette al docente di comprendere attraverso quali percorsi l'analisi si è sviluppata e        di identificare quale sia l'apporto individuale all'elaborazione del lavoro collettivo. Pur non potendosi        chiaramente concretizzare in un elemento valutativo, queste osservazioni possono generare una        riflessione sulle competenze organizzative, metodologiche e relazionali del gruppo.   

2   Il questionario è ancora raggiungibile al link           http://goo.gl/uUsjuZ. Per permettere una maggiore flessibilità nella sua               

consultazione abbiamo disattivato l'obbligatorietà delle risposte. 

3 Questo questionario è visualizzabile al link http://goo.gl/6b2PGM

4   A titolo di esempio, abbiamo creato documenti simili a quelli usati dai gruppi ai seguenti link:                             http://goo.gl/pAF0MI 

(fonte) e   http://goo.gl/Y6P1WK (documento di analisi). A differenza di questi documenti, il cui accesso è garantito a        tutti coloro che ne hanno il link, la documentazione data agli studenti presume un loro accesso tramite autenticazione        (login) con il proprio account Google Drive™. 

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6. Risultati della sperimentazione didattica 

6.1. Attività iniziale 

Nel primo gruppo di lezioni, dove abbiamo potuto introdurre e precisare il concetto di minoranza, di        emarginato e lo stesso tema di questo progetto       ‒ la scomunica ‒ gli allievi si sono da subito dimostrati        molto partecipativi e motivati. È emerso fin dall'inizio come un discorso attorno ad una parte della        società considerata come meritevole di una sanzione giuridica riveli necessariamente l'insieme di        valori che caratterizzano la comunità stessa. Partendo dall'attualità e dalle esperienze degli studenti,        abbiamo dunque potuto costruire le premesse metodologiche per affrontare correttamente l'argomento.  I documenti enciclopedici analizzati hanno poi avvicinato gli allievi al contesto teologico‒normativo        degli scomunicati. Alcuni passaggi si sono rivelati particolarmente incisivi e hanno dato avvio ad        accesi dibattiti. All'interno del primo testo, la frase "[la scomunica ha il potere] di sciogliere dal dovere        di obbedienza i sudditi di re e imperatori ai quali fosse stata comminata" (Allegato E.1, ll. 24‒26) ha        generato una discussione sulle motivazioni che spingono la gerarchia ecclesiastica a intervenire in        ambito politico. A questo proposito abbiamo potuto ricordare come questo elemento       ‒ la necessità per    il sovrano di essere un buon fedele       ‒ fosse già di attualità nei primi secoli del cristianesimo, come        possono dimostrare i testi di Paolo da Tarso (Rm., 12,1‒2 e 13,1‒7) che abbiamo potuto proporre alla        classe grazie all'accesso ad Internet. Come previsto, la sezione più stimolante del secondo articolo si è        dimostrata quella relativa all'uso pedagogico della scomunica (Allegato E.2., ll. 22‒31). Gli studenti        hanno infatti rimarcato sia come l'appello nominale rappresenti un tentativo di intimidazione sia come        questa pratica risulti essere un'evidente "messa alla gogna" di queste persone. L'esempio riguardante il        villaggio di Moustier‒Sainte‒Marie ha inoltre provocato il seguente commento: "ma ne è rimasto        almeno uno che non sia stato scomunicato?". In entrambi i casi, abbiamo potuto precisare come il        nostro soggetto rappresenti una sanzione molto presente nella quotidianità europea del XV secolo.  Infine, l'analisi della Costituzione apostolica emanata da Gregorio IX ha permesso agli allievi di        completare l'elenco delle possibili cause di scomunica con la lista delle conseguenze sociali derivanti        dalla essa. Il commento generale è stato "ma allora se vengo scomunicato sono fritto", espressione sì        gergale, ma che tuttavia esprime perfettamente lo stato della questione.  

   

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6.2. Analisi a gruppi di un documento storico 

I risultati dell'attività di gruppo sono stati molto variati. Il bilancio che possiamo trarne è senza dubbio        positivo: come abbiamo già annotato nelle sezioni precedenti le fonti proposte non sono di facile        lettura, soprattutto per coloro che non possiedono un'adeguata preparazione in diplomatica o una certa        esperienza nella lettura di documenti storici. L'obiettivo principale dell'attività rimane comunque        l'esercitazione e il perfezionamento delle competenze individuali, come pure il tentativo di integrare       ‒ costruire ‒ un approfondimento concreto al concetto teorico. 

Possiamo tuttavia annotare alcune osservazioni alle analisi prodotte ed esporre quali sono a nostro        parere le maggiori difficoltà riscontrate. 

Alcune produzioni hanno seguito la traccia proposta mentre altri hanno tralasciato alcuni elementi, in        particolar modo la schedatura della fonte. Questa lacuna denota come, malgrado sull'arco dell'anno si        sia già insistito a più riprese sull'utilità di formalizzare gli elementi richiesti in questa sezione,        l'esercizio è ancora percepito come un elemento formale e fine a sé stesso. 

Tralasciando poi le annotazioni sul significato delle parole più ostiche, inserite da alcuni come note a        piè di pagina mentre altri le hanno riportate nel documento di analisi, giungiamo alla sezione dedicata        alla comprensione del documento. Mentre i commenti ai testi 4‒6 riportino una esposizione puntuale,        completa ed ordinata, le restanti tre produzioni risultano essere più concise e lacunose (specialmente        nel secondo testo): l'errore è generalmente dovuto o alla scelta di non esporre in ordine logico gli        elementi oppure agli errori dovuti alla mancata schedatura del documento. 

Il capitolo riguardante le finalità del documento, dichiarate e non, ha posto difficoltà di carattere        differente. Abbiamo potuto riscontrare una certa carenza linguistica       ‒ come pure una certa dose di        sgrammaticatura   ‒ che ha inficiato a volte l'espressione di osservazioni pertinenti e di ipotesi valide        nella loro intenzione precedente la redazione. Ne è un esempio l'analisi del documento 3, nella quale il        gruppo abbozza l'ipotesi di un accordo finanziario fra l'autore della petizione e l'istituzione che la        accoglie: tesi in sé ineccepibile ma che non trova adeguata trasposizione del testo prodotto. Pregevole        l'analisi del gruppo 1 che, integrando le motivazioni del supplicante con gli obiettivi dell'autore        materiale del documento proposto, riesce ad approfondire correttamente gli intenti di questo atto        cancelleresco. Nell'analisi al documento 6 riscontriamo infine un approccio differente: di fronte alla        difficoltà di formulare delle ipotesi, gli allievi si rifugiano in affermazioni generiche e, nuovamente,        nel riassunto del contenuto della fonte. 

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rivelata meno ostica. In tutti i documenti riscontriamo infatti il tentativo, a volte un poco maldestro, di        inserire in un contesto sociale, economico o religioso gli eventi narrati nella fonte. Nuovamente        sembra proprio l'aspetto linguistico colui che pone i maggiori ostacoli all'esplicitazione dei        collegamenti tematici e disciplinari voluti dagli allievi. In alcuni elaborati (Documento 2, 3 e 6) si è        insistito sulle situazioni paradossali venutesi a creare: assoluzioni preventive, assenza di accenni al        pentimento come condizione per ottenere l'assoluzione, assoluzione di rei confessi, avvenimenti        prevalentemente economico‒politici carenti di una vera e propria dimensione religiosa. Elementi        questi che hanno generato stupore, curiosità e forse hanno contribuito a rendere meno evidente la        redazione dell'analisi tutta. 

Per finire, abbiamo trovato molto interessante l'osservazione fatta dal gruppo 5 in calce alla loro        analisi: "la chiesa cristiana non aveva paura di ritrovarsi una società piena di fedeli e città condannate,        con la conseguenza di motti rivoltosi?" Al di là degli errori ortografici e lessicali (sic!), questo quesito        ha in seguito permesso di traghettare molto facilmente il nostro progetto dall'attività di analisi a quella        di condivisione delle esperienze e di istituzionalizzazione di cui parleremo in seguito. 

6.3. Valutazione dei pari 

Prima di mettere in comune quanto prodotto dall'attività dei gruppi, abbiamo richiesto al singolo        studente di valutare l'elaborato di un gruppo differente da quello in cui egli avesse lavorato. Attraverso        questa modalità abbiamo potuto appurare se ogni allievo avesse acquisito o meno gli obiettivi        prefissati. Questo genere di lavoro permette di assecondare gli allievi meno attivi il cui ruolo        all'interno dei gruppi       ‒ parametro difficilmente quantificabile ‒ è probabilmente stato meno incisivo:        così, essi possono essere valutati dal docente attraverso questo ulteriore esercizio dove essi possono        mettere in valore le pratiche positive apprese dai compagni più propositivi. 

I documenti prodotti, inseriti negli allegati a seguito dell'analisi condotta dai rispettivi gruppi, mostrano        un certo grado di spirito critico: ben lungi dall'assecondare indiscriminatamente il lavoro dei        compagni, ogni allievo ha saputo riflettere e mettere in valore i pregi e le lacune dei testi. Come        annota un allievo nel questionario conclusivo dell'attività, la valutazione "dei testi altrui, secondo me,        è stata la più utile, infatti mentre leggevo e correggevo mi veniva in mente ciò che avevo fatto io di        sbagliato e avrei dovuto fare in modo diverso" (allegato J). La valutazione dei pari non è solo un                    esercizio di stile o una normale consegna data dal docente, ma essa comporta inoltre una forte        identificazione fra chi corregge e chi è corretto. In particolar modo la lacuna, il passaggio poco chiaro        o l'argomentazione non pertinente assurgono a tòpos, ovvero ad un errore comune evidenziato       ‒ a differenza degli elementi valutativi tradizionali       ‒ da un individuo non estraneo al gruppo‒classe e che       

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diventa al contempo strumento di perfezionamento. 

Scorrendo i documenti elaborati dagli studenti, possiamo notare come, al di là dell'identificazione        degli errori presenti nell'analisi, la critica che emerge con maggiore frequenza è quella relativa alla        poca chiarezza del testo e all'assenza di adeguate spiegazioni delle ipotesi formulate e della fonte dei        dati storici presentati. La forte presenza di questo elemento è particolarmente interessante poiché        certifica di come lo studente, malgrado a volte non sappia esprimersi in modo adeguato, sia        consapevole dell'importanza della precisione e della puntualità della sua argomentazione. Al        contempo, proprio appuntando queste osservazioni, egli percepisce il limite posto da un elaborato        lacunoso e la conseguente difficoltà nell'elaborare una valutazione che ripondaagli intenti di chi ha        scritto il testo. 

6.4. Discussione in classe 

L'unità didattica si è conclusa con un'ampia discussione in classe in cui tutti gli studenti sono        intervenuti precisando sia elementi di contenuto disciplinare, sia aspetti legati alla metodologia di        lavoro adottata. Sono stati dunque esposti i caratteri più rilevanti delle scomuniche analizzate dai        gruppi, le loro cause e       ‒ là dove possibile ‒ le sue conseguenze: di caso in caso si è proceduto ad una        loro ricontestualizzazione attraverso puntuali riferimenti agli aspetti teorici visti nella prima parte        dell'itinerario e agli altri documenti già presentati. Con nostra grande soddisfazione, gli studenti hanno        saputo trasporre autonomamente questi caratteri in elementi descrittivi della società europea del        Quattrocento relazionando al contempo la storia di un gruppo marginalizzato con lo studio della        società in cui esso si iscrive.  5

Nel tempo a disposizione abbiamo affrontato pure numerose questioni di metodo storico: come        esplicitare e argomentare le informazioni acquisite, come strutturare le sezioni dell'analisi e come        procedere per contestualizzare e ampliare il discorso dall'analisi dell'argomento specifico verso una        visione più globale. Pure in questo frangente, gli stimoli forniti dalla classe certificano il        raggiungimento di una riflessione metodologica più acuta rispetto all'inizio del percorso. Possiamo        ritrovare alcune conferme di questa osservazione nei commenti presenti all'interno del sondaggio        finale: "ho capito come analizzare e comprendere meglio un documento" oppure ancora "ho imparato        che nell'analisi di un documento vari aspetti che di solito diamo per scontati devono essere elencati"        (Allegato J). 

5   Il questionario finale riporta inoltre alcune considerazioni sull'importanza dello studio degli attori paradigmatici: "ho                         

imparato quanto sia importante comprendere anche attraverso una minoranza la società dell'epoca", "ripensando a        queste attività capisco come, spesso, durante le lezioni si debbano tralasciare fatti interessanti (come le scomuniche di       

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Durante la discussione gli allievi hanno voluto sottolineare il loro gradimento verso le modalità di        lavoro adottate. Come mostrano i dati del sondaggio finale (Allegato J), l'attività introduttiva è stata        largamente apprezzata, salvo forse l'analisi della fonte storica, considerata da alcuni un po' ridondante        rispetto a quanto svolto in precedenza. Gli studenti hanno inoltre espresso un certo consenso verso la       

valutazione dei pari: a più riprese, durante la lezione, hanno infatti riconosciuto nelle valutazioni          espresse dai compagni un giudizio puntuale e corretto e hanno pure riconosciuto come i propri testi, là        dove l'argomentazione entrava nel vivo, fossero da ristrutturare o anche da riscrivere. 

 

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