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Contatto immaginato e bullismo pregiudiziale: un intervento con bambini di scuola primaria

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Academic year: 2021

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CONTATTO IMMAGINATO E BULLISMO PREGIUDIZIALE: UN INTERVENTO CON BAMBINI DI SCUOLA PRIMARIA

Alessia Cadamuro 1, Loris Vezzali 1, Gian Antonio Di Bernardo,1 Sofia Stathi 2, Richard J. Crisp 3 1 Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, Università di Modena e Reggio Emilia, Italy

2 Department of Psychology, Social Work & Counselling, University of Greenwich, London, UK 3 Aston University, Birmingham, UK

Introduzione

Il bullismo è un fenomeno presente anche in bambini di scuola primaria e risulta particolarmente insidioso quando è rivolto a persone appartenenti a gruppi svantaggiati che, a causa della loro appartenenza, soffrono già di episodi di discriminazione, come ad esempio i disabili.

Metodo

Per indagare questo fenomeno e, in particolare, come sia possibile arginarlo, abbiamo condotto un intervento con 215 bambini di scuola primaria di età compresa tra 5 anni e 11 mesi e 10 anni e 11 mesi. L’intervento è basato sulla teoria del contatto immaginato, secondo cui immaginare un incontro positivo con membri dell’outgroup è sufficiente per migliorare gli atteggiamenti intergruppi (Crisp & Turner, 2012). L’obiettivo era di verificare l’efficacia del contatto immaginato in un contesto educativo sia rispetto al tema del pregiudizio nei confronti dei bambini disabili, sia rispetto a comportamenti di bullismo nei loro confronti. In particolare, eravamo interessati a stimolare le reazioni dei bambini qualora si fossero trovati di fronte a un atto di bullismo nei confronti di un coetaneo disabile.

L’intervento è consistito in tre incontri, ciascuno dei quali diviso in due fasi: nella prima il bambino doveva immaginare di fare amicizia con un coetaneo in sedia a rotelle; nella seconda, doveva immaginare che questo coetaneo fosse preso in giro (primo incontro), escluso socialmente (secondo incontro), insultato apertamente (terzo incontro). Nella condizione di controllo, i bambini non svolgevano alcuna attività. La valutazione dell’intervento è stata effettuata con un questionario somministrato individualmente a una settimana dall’ultimo incontro.

Risultati

I risultati, in linea con la letteratura, hanno evidenziato un forte effetto dell’intervento sulla valutazione dei bambini disabili in sedia a rotelle e sul decentramento dal proprio gruppo: i normodotati sono stati valutati peggio nella condizione sperimentale rispetto alla condizione di controllo (in ogni caso, la valutazione in entrambi i gruppi restava molto elevata). È da notare che gli effetti non si estendevano alla valutazione di bambini con altre disabilità (ad esempio, ciechi) e ai disabili in generale. L’intervento ha inoltre aumentato il desiderio di avere in futuro rapporti con bambini disabili in sedia a rotelle. Si sono inoltre osservati effetti sulla vicinanza psicologia ai bambini disabili e sull’empatia affettiva nei loro confronti, ma non su quella cognitiva: la capacità di mettersi nei panni dei bambini disabili non era diversa tra le due condizioni.

L’intervento ha prodotto effetti sull’intenzione di reagire in presenza di esclusione sociale di bambini in sedia a rotelle, ma non sull’intenzione di reagire a insulti a bambini in sedia a rotelle, anche se si è ottenuto un effetto indiretto su quest’ultima variabile tramite la vicinanza psicologica.

Conclusione

L’intervento ha permesso di dimostrare l’efficacia della strategia del contatto immaginato sulle valutazioni dei disabili e, soprattutto, sull’intenzione di reagire ad atti di bullismo nei loro confronti.

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