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Rivista bimestrale Anno XXXXV Luglio-Agosto Settembre-Ottobre 2018 ISSN n. 0392-5005 € 20,00In caso di mancato recapito rinviare a ufficio posta Roma – Romanina per la restituzione al mittente previo addebito.
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in l. 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 1 – DCB – Roma
u r b a n i s t i c a
Dopo mesi dal crollo del
PONTE MORANDI
, è possibile, con più
serenità, riflettere sul alcune grandi questioni che coinvolgono l’intera
comunità.
Genova e la Val Polcevera
possono diventare il
laboratorio per definire obiettivi di
rigenerazione
condivisi e una nuova
visione strategica per il
futuro
della Città. Con la
Legge 24/2017
“Disciplina sulla tutela e l’uso del territorio”
, l’
EMILIA-ROMAGNA
passa da un
sistema di pianificazione
a cascata
ad uno
per competenza
e cambia paradigma dall’espansione urbana
alla rigenerazione della città esistente con il contenimento del consumo di
suolo.
L’AQUILA
a dieci anni dal
sisma
.
Italia in viaggio:
Una
carta di paesaggi e vicende lungo il
PO. CENTRI STORICI
, la storia
non è nel passato ma nel
futuro
.
ACCESSIBILITÀ
, se attribuita a
tutti è una visione
integrata e multiscalare
per un nostro futuro.
Ponte Morandi oltre la ricostruzione:
strategie per la rigenerazione urbana
a cura di Franca Balletti, Giampiero Lombardini
Dalla Val Polcevera alla Città: percorsi di rigenerazione urbana
Franca Balletti, Bruno Giontoni
La dimensione metropolitana per le iniziative di rigenerazione urbana della Val Polcevera
Andrea Pasetti
Infrastrutture e territorio, tra scala territoriale e scala locale
Giampiero Lombardini
Emergenza Morandi: strumenti e relazioni con la programmazione delle opere del porto di Genova
Silvia Capurro
Ripartire dalla società locale
Luca Borzani
Ponte Morandi, il crollo di un simbolo
Francesco Gastaldi
Paesaggi logistici e infrastrutture osmotiche. Il caso della Val Polcevera a Genova
Beatrice Moretti
Quartieri di edilizia pubblica in Val Polcevera. Come superare la dimensione di periferia?
Andrea Vergano
La pianificazione comunale nella
legge 24/2017 “disciplina sulla
tutela e l’uso del territorio” della
Regione Emilia-Romagna
a cura di Sandra Vecchietti
Continuità e innovazione nella nuova legge regionale
Sandra Vecchietti
Consumo di suolo e rigenerazione urbana
Filippo Boschi
Strategia per la qualità urbana ed ecologico-ambientale
Filippo Boschi
Dotazioni territoriali e servizi ecosistemici
Sandra Vecchietti
Gli Accordi Operativi
Federico Gualandi
Aperture
Europa, montagne, infrastrutture Francesco Sbettisi discute...
XXX e VII:due numeri per il privilegio della riflessione
Luigi Pingitore
il Punto
Il XXX Congresso dell'INU: un patto per l'urbanistica italiana
Silvia Viviani
Nuovo ruolo dell’Amministrazione comunale
Vittorio Emanuele Bianchi
Il Pug di Reggiolo (RE): nuove sinergie e opportunità dal legame tra territorio urbano ed extraurbano
Carlo Santacroce, Giovanni Trentanovi, Chiara Biagi
Rigenerazione urbana e qualità dell’insediamento nel Pug di Cervia
Daniele Capitani
L’Aquila a 10 anni dal sisma
a cura di Federico D'Ascanio
La Governance della ricostruzione e l’overdose di normative e studi
Pierluigi Properzi
Le “nuove” forme urbane post sisma
Federico D'Ascanio
La ricostruzione a L’Aquila: lo stato dell’arte
Luana di Lodovico
Sisma 2009 Abruzzo: il cambiamento socioeconomico
Alberto Bazzucchi
L’Aquila città della conoscenza e dell’innovazione: le sperimentazioni in atto
Donato Di Ludovico
L'Aquila città al futuro
Federico D’Ascanio, Donato Di Ludovico, Pierluigi Properzi
Italia in viaggio:
una carta di
paesaggi e vicende lungo il fiume Po
a cura di Mario Piccinini
Le anime e le culture del Po
Mario Piccinini
Appunti sul fiume Po
Mario Piccinini
Una carta di paesaggi e vicende lungo il fiume
Mario Piccinini La città Po Mario Piccinini Considerazioni Mario Piccinini
07
07 10 13 16 18 20 23 2528
28 31 34 36 38 40 42 4548
49 52 54 55 57 5960
60 61 63 67 68indice
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Centri storici
a cura di Marisa Fantin
Quale futuro per la città storica?
Diego Zoppi
La città in divenire: il futuro dei centri storici
Ordine degli Architetti PPC di Forlì e Cesena
Rigenerazione urbana tra conservazione e innovazione nel centro storico di Vercelli
Benedetta Giudice
La rigenerazione dei tessuti urbani ad Asti
Ordine degli Architetti PPC di Asti
Le politiche regionali di sviluppo e i centri storici in Umbria
Alessandro Bruni
Accessibilità, integrazione e scale:
web, territori, città, quartieri
a cura di Iginio Rossi
Strumenti e politiche per l’inclusione
Francesco Sbetti
Strategie di valorizzazione per le Aree interne in Umbria
Alessandro Bruni
Le chiavi della città accessibile: spazio pubblico e patrimonio culturale
Francesco Alberti
Il Peba questo ‘oggetto’ sconosciuto
Leris Fantini
Con le ‘lenti’ della fruibilità: strumenti interattivi e tecnologici per rigenerare gli spazi urbani
Barbara Chiarelli, Elena Marchigiani
Donne con disabilità, democrazia e diritti
Piera Nobili
Opportunità e prospettive del web per rendere la città accessibile a tutti
Gaetano Giovanni Daniele Manuele
Strumenti di lavoro
Il cantiere del regolamento edilizio tipo: suggerimenti per i lavori in corso
Maurizio Cabras
Le imprese di costruzione e la crisi.
Gli indizi che emergono dall’analisi dei permessi di costruire
Raffaele Lungarella
70
72 75 79 82 8387
89 90 92 94 96 98 100103
103 105Rassegna urbanistica
Il partenariato pubblico privato: analisi e proposte
Alessandra Montenero, Roberto Turi
Le città vivibili – Città metropolitana di Venezia
Adriano Colussi
Mappatura partecipata a supporto della pianificazione forestale: l’esempio della foresta di Monte Morello
Alessandro Paletto, Isabella De Meo, Luisa Napoliello, Federico Panichi, Fabrizio Clementel
Urbanistica Società Istituzioni
Se le politiche sono deboli, le economie delle città non crescono
Daniela De Leo
Assurb
a cura di Daniele Rallo
Un urbanista per comune
Daniele Rallo, Luca Rampado
Eventi
Opinioni e confronti
Scenari per l’Europa
Elio Piroddi
Indici
112
112 118 120124
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134
in quarta
Il moncone est del Viadotto Morandi
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Le chiavi della città
accessibile: spazio
pubblico e patrimonio
culturale
Francesco Alberti
In una celebre lectio magistralis tenuta presso l’American Planning Association nel 2005, Peter Hall poneva la questione se la città sostenibi-le non fosse che una chimera («a mythological
beast»), per poi rispondersi che, sebbene forse
non esista ancora una città compiutamente sostenibile, un gran numero di buone pratiche riferite ad aspetti parziali dimostrano comun-que che si tratta di un obiettivo raggiungibile attraverso la disseminazione, l’adattamento e la messa a sistema delle soluzioni virtuose
sperimentate con successo nelle singole real-tà. «What we need to do, above all – questa è la
conclusione – is learn from best practice, to learn from each other»1.
Spostando l’attenzione dal tema generale della città sostenibile a quello più specifico della città “accessibile a tutti” (che, come è evidente, presenta ampi margini di sovrap-posizione con il primo, afferenti alla dimen-sione sociale della sostenibilità) è lecito porsi la stessa domanda per arrivare ad un’analoga risposta.
Così come per la sostenibilità urbana, an-che l’accessibilità universale chiama in cau-sa, in prima istanza, il settore pubblico e la sua capacità di costruire politiche integrate, svolgendo un ruolo di “regista” nei processi di trasformazione urbana, talché ogni singo-lo intervento programmato, qualunque sia
la scala o il capitolo di spesa a cui fa riferi-mento (una nuova infrastruttura, il recupero di un’area dismessa, fino al rifacimento di un marciapiede) risulti funzionale a conse-guire un miglioramento tangibile rispetto alle condizioni di partenza. In entrambi i casi, il terreno su cui misurare l’efficacia di tali politiche è la “città pubblica” in tutti le sue componenti: spazi, attrezzature e servizi collettivi. Con una distinzione di fondo: se infatti la sostenibilità rappresenta un “valore aggiunto” – sia pure irrinunciabile – al fun-zionamento urbano, l’accessibilità è invece una precondizione all’uso di qualsiasi spazio o servizio, e quindi in definitiva all’esercizio stesso del “diritto alla città”; il grado zero di inclusività sociale che la città pubblica in quanto tale dovrebbe assicurare, comunque e dovunque.
Cosenza, Corso Giuseppe Mazzini, Museo all’Aperto Bilotti: itinerario artistico attrezzato con percorsi tattili. Nella foto: Testa di Cariatide di Amedeo Modigliani (fonte: Lupo silano 1914 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44286881)
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93Secondo la Carta dello Spazio Pubblico, pubblicata dall’INU nel 2013 e divenuta uno dei principali documenti sul tema del programma “Habitat” dell’ONU, «L'elimina-zione o il superamento delle barriere fisiche che impediscono o limitano l'accesso ad al-cune categorie di utenti è […] un obiettivo prioritario da perseguire tanto nella proget-tazione di nuovi spazi pubblici che nell'ade-guamento di quelli esistenti»2, a conferma
di come tale diritto sia di fatto spesso nega-to ad una parte della cittadinanza (segna-tamente le persone con disabilità motorie permanenti o temporanee, sensoriali e in-tellettive) per altro sempre più ampia nel continente europeo in ragione del progres-sivo invecchiamento della popolazione. Come noto, nel nostro paese tale circostan-za non dipende tanto da carenze dell’appa-rato normativo e strumentale, quanto dal fatto che le normi esistenti sono ancor oggi frequentemente disattese, applicate in ma-niera solo formale (pensiamo alle migliaia di piattaforme montascale inutilizzabili che riempiono gli edifici pubblici di tutta Italia, compresi quelli di recente costruzio-ne), o comunque rese inefficaci dalla man-cata messa a sistema, nei vari contesti urba-ni, delle misure necessarie.
In questo quadro, fatto più di ombre che di luci, i seminari, percorsi formativi e
wor-kshop organizzati dall’INU tra il 2016 e il
2019 nell’ambito del Programma “Città ac-cessibili a tutti” hanno fatto emergere una pluralità di iniziative – di cui molte gene-rate da una mobilitazione dal basso di
sta-keholder direttamente interessati al tema
dell’accessibilità universale, altre invece pianificate da amministrazioni e istituzioni dello stato particolarmente sensibili – il cui obiettivo, ben al di là del dare una risposta non banale a degli adempimenti di legge o dell’assicurare standard minimi di accessi-bilità fisica alle varie tipologie di servizi, è quello di promuovere, attraverso la riaffer-mazione del principio non negoziabile di pari dignità di tutti i cittadini, una diversa cultura urbana incentrata sulla persona – e con essa, implicitamente, una “nuova urba-nistica”3.
La casistica delle esperienze incontrate (e fatte incontrare) in tre anni di attività inclu-de strumenti di piano (i “tradizionali” Peba, Piani per l’Eliminazione delle Barriere Ar-chitettoniche, rinnovati nei loro contenuti
analitici e propositivi per aderire in modo più efficace alla specificità dei contesti loca-li) ma anche progetti dal forte carattere di-mostrativo, rappresentativi sia di aree geo-grafiche che di condizioni insediative assai differenti. Alcuni esempi testimoniano la varietà delle situazioni affrontate.
Il piano di valorizzazione del territorio e dei servizi di Saint Marcel, comune della Valle d’Aosta formato da piccole frazioni monta-ne, in cui le difficoltà connesse alla confor-mazione orografica dei luoghi sono state di stimolo alla messa a punto di soluzioni non convenzionali – come l’attivazione di un ser-vizio di scooter per disabili in sharing per il superamento dei dislivelli – secondo un nuo-vo concetto di “visitabilità urbana”4.
La rete dei centri storici dell’Umbria, le cui politiche di rilancio socio-economico, soste-nute dal 2008 a livello regionale attraverso l’istituzione di strumenti di pianificazione strategica a valenza comunale o intercomu-nale e di programmi complessi per la loro attuazione, si fondano su una nozione mul-tiscalare di accessibilità urbana e territoriale. Il programma di riqualificazione ed espan-sione dello spazio pubblico pedonale, visto come elemento fondamentale di connes-sione e accessibilità fra il centro città e i quartieri periferici, portato avanti da alcuni anni dalla città di Cosenza nell’ambito di una vasta strategia di rigenerazione urbana; cuore delle nuove sistemazioni è il Museo all’Aperto Bilotti (MAB), un itinerario di sculture contemporanee che si snoda lun-go l’asse principale, attrezzato con percorsi tattili e arredi progettati secondo i principi dell’“universal design”, che amplificano il significato culturale e democratico dell’o-perazione, intrecciando il tema dell’accessi-bilità urbana a quello dell’accessidell’accessi-bilità alla cultura.
L’esempio di Cosenza mette in luce come, insieme allo spazio pubblico e in stretta re-lazione con esso, un campo d’azione parti-colare rilevante ai fini di una condivisione senza deroghe del diritto alla città (proprio perché non strettamente connesso al soddi-sfacimento di bisogni primari ma ricondu-cibile alla più ampia sfera delle “pari oppor-tunità”), sia quello relativo alla fruizione dei beni culturali, patrimonio collettivo per de-finizione, fondativo delle identità locali ma portatore al tempo stesso di valori universali. A dieci anni dalla pubblicazione delle
Li-nee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse cul-turale, prevalentemente dirette agli utenti con difficoltà motorie, nel luglio 2018 il MIBAC ha provveduto ad emanare le nuo-ve Linee guida per la redazione del Peba nei musei, complessi museali, aree e parchi ar-cheologici, in cui il concetto di accessibilità è esteso anche al superamento degli ostacoli psico-sensoriali e culturali, nonché a istitu-ire, con un’apposita circolare, una nuova fi-gura professionale – il responsabile dell’ac-cessibilità – per affiancare i direttori di musei nelle attività di progettazione, gestio-ne e promoziogestio-ne dei siti aperti al pubblico nell’ottica della fruizione ampliata. Si tratta, per il Ministero, di una «rivoluzione coper-nicana» perseguita con il duplice intento di «arricch[ire] l’esperienza di tutti gli utenti nei luoghi della cultura» e «aument[are] il numero degli utenti e l’indotto turistico» da essi generato5.
Anche in questo settore, le iniziative degli ultimi anni coprono una gamma di situazio-ni molto variegata, comprendente diversi ambiti in cui viene declinata l’accessibilità. Spazi o complessi museali “classici”, arric-chiti da percorsi e servizi dedicati per con-sentire una fruizione multisensoriale delle opere d’arte da parte degli utenti con diffi-coltà visive o cognitive; progetti di questo tipo sono stati attivati, fra gli altri, dall’Ope-ra di Santa Maria del Fiore a Firenze, istitu-zione che si è dotata di una specifica strut-tura interna per potenziare l’accessibilità al museo e ai monumenti da essa gestiti (Cat-tedrale, Campanile di Giotto, Battistero). Siti e parchi archeologici, in cui l’obiettivo di rendere accessibili le testimonianze del passato alle persone con disabilità trova riscontro ora in processi di progettazione partecipata volti a adeguare con minimi interventi i percorsi di visita (è il caso della Valcamonica, primo sito UNESCO d’Italia, le cui testimonianze di arte rupestre risa-lenti al paleolitico sono distribuite all’in-terno di otto parchi), ora in progetti ad alto contenuto tecnologico secondo la logica dell’“internet of things” - il riferimento è in particolare al progetto pilota Smart@Pom-pei, frutto della collaborazione tra MIBAC e CNR, in cui i servizi destinati agli utenti disabili rientrano tra le diverse funzionalità che saranno gestite in maniera integrata da una piattaforma digitale.
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Musei di nuova concezione, costruiti in-torno all’interazione fra pubblico e opere d’arte mettendo sullo stesso piano ogni tipo di utente; precursore di questo modello di spazio culturale è il Museo Statale Tattile Omero di Ancona, in cui sono raccolte e rese disponibili al tatto e alla vista copie al vero in gesso o resina di statue antiche e moderne, sculture originali di artisti del ‘900 e contem-poranei e modelli architettonici.
Sebbene si sia ancora molto lontani dalla realizzazione di una città pienamente inclu-siva e accessibile a tutti nella continuità del suo sistema connettivo e dei suoi capisaldi funzionali e identitari, le buone pratiche rin-tracciabili in tutto il paese – molte, anche se insufficienti a fare massa critica – ci raffor-zano nella convinzione che essa non sia una chimera ma un’utopia possibile.
L’importante è saper imparare gli uni dagli altri.
1. Hall P. (2005), The Sustainable City: A Mythical
Beast?, conferenza per l’American Planning
Association, National Building Museum, Washington D.C., 15 dicembre 2005. Pubblicato in: Piedmont-Palladino S., Mennel T. (a cura di) (2009), Green Community, Routledge, New York. 2. INU – Istituto Nazionale di Urbanistica,
Carta dello Spazio Pubblico, adottata
a Roma, sessione conclusiva della II Biennale dello Spazio Pubblico, 18 maggio 2013 (coordinatore: P. Garau). 3. Fantin M. (2017) Accessibilità per la nuova
urbanistica, in Rossi I. (a cura di) (2017),
Verso città accessibili, INU Edizioni, Roma.
4. Progetto di Leris Fantini, 2007.
5. Cetorelli G., Guido M.R. (a cura di) (2017)
Il patrimonio culturale per tutti. Fruibilità, riconoscibilità, accessibilità, «Quaderni
della valorizzazione» NS, 4, MIBACT-Direzione Generale Musei, Roma.