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3. La scuola del tempo che fu, Libri scolastici durante il fascismo 1. Abstract - Dio, Patria e Famiglia (2)

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La scuola del tempo che fu. Dio, Patria e Famiglia

Abstract

Attraverso le pagine dei due libri di testo della prima elementare, già esaminati nei precedenti articoli, si osserva come il sentimento religioso, l’amore per la famiglia e per la patria erano vissuti dai bimbi durante il periodo fascista .

Alla strumentalizzazione da parte del regime si affianca qualche pagina significativa per l’educazione emotiva dei bambini, come le poesie di due noti scrittori per l’in-fanzia: due componimenti di Giuseppe Fanciulli, prolifico scrittore ispirato alla peda-gogia idealista che finì poi per allinearsi alla propaganda del regime, e una breve poesia di Lina Schwartz, un’altra nota autrice per bambini che nel 1938, a causa delle leggi razziali, fu censurata e estromessa dai testi scolastici in quanto di origine ebrai-ca.

Si aggiunge un’Appendice con un opportuno riferimento al periodo bellico, in cui il sacrificio per la Patria era confortato dal sostegno familiare e dal continuo riferi-mento alla Fede e alla protezione divina.

Si riporta, in proposito , il testo di una canzone dal titolo “Caro papà”, molto nota durante la Seconda guerra mondiale, messo a confronto con una testimonianza di-retta, attraverso le parole di un bambino di 7 anni che nel Natale 1941 scrive una let-tera al papà lontano, impegnato nel conflitto bellico.

(La letterina di Natale fa parte dell’Archivio personale di Antonio Salmeri. Si noti che in quarta pagina è visibile il timbro posto dalla “Censura”, obbligatorio per la corri-spondenza indirizzata al Fronte)

Si coglie anche l’occasione per ricordare il ruolo assunto dalla radio, che era diven-tato un potente mezzo di comunicazione, utilizzato dal regime con intenti pedagogi-ci sfopedagogi-ciati poi in evidente persuasione di massa.

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I LIBRI DI TESTO NEL PERIODO FASCISTA ADRIANA LANZA

Il testo unico per la prima elementare Dio, Patria, Famiglia

Il libro della prima classe Compilato dalla signora

DINA BELARDINELLI-BUCCIARELLI Illustrato da PIO PULLINI Anno XIII (1934-35)

Il libro della prima classe

Compilato dalla signorina MARIA ZANETTI Illustrato da ENRICO PINOCHI

Anno XVII (1938-39)

Il trinomio “ Dio, Patria, Famiglia” appariva indissolubile, unione di valori condivisi, pilastro di ogni società civile. Agli occhi dei bimbi aveva un preciso significato di pro-tezione e sicurezza, alle quali era sufficiente contraccambiare con la docilità e l’obbe-dienza.

Gli affetti familiari e il legame coi genitori venivano proiettati nell’autorità del Re e del Duce in un atteggiamento di totale fiducia.

Per loro, come per i genitori, viene invocata la protezione più alta, proveniente dal Cielo.

La strumentalizzazione da parte del regime fascista mirava in effetti, accentuando il legame tra sentimento patriottico e spirito fascista, a esasperare il nazionalismo e a invitare il cittadino a chiudersi nella propria cerchia e a difenderne i confini.

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La religione

Le letture a tema religioso sembrano avere, nei due testi, un copione fisso. Brevi pensieri rivolti a Maria, all’ Angelo custode, a Dio, al Natale e alla Pasqua, alcune in-formazioni sul Papa. Frequenti, nelle altre letture, le invocazioni di preghiera o di rin-graziamento. Solo nel primo libro compaiono delle pagine di tipo catechistico con le principali preghiere e alcuni principi di base della religione cattolica,

Lo spirito religioso è espresso in modo semplice ma suggestivo, nella poesia “Le stel-le” di Fanciulli, dove lo stupore e lo smarrimento dei bimbi e degli adulti di fronte all’immensità del firmamento vuole simboleggiare il mistero della grandezza del Creatore

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La famiglia

La famiglia è vista come il luogo degli affetti e dell’aiuto reciproco.

La mamma provvede alle esigenze dei familiari con la presenza discreta della nonna e con l’aiuto delle figlie, anche se ancora bambine.

Il babbo è poco presente nel quotidiano ma è il sostegno della famiglia. La visita del-lo zio è l’avvenimento extra, occasione, per i bimbi, di ricevere regali o ascoltare ec-citanti avventure.

Mentre le bimbe aiutano la mamma o la nonna, i maschietti sono destinati ad aiuta-re e imitaaiuta-re il papà. Tutti esprimono riconoscenza nei confronti dei genitori e dei nonni e invocano la protezione divina.

Nel primo libro è enfatizzato il lato affettivo, nel secondo il lato rassicurante dell’ambiente familiare.

La poesia “Dalla mia finestra” di Lina Schwarz, esprime il desiderio di conoscere e abbracciare il mondo esterno pur rimanendo nel proprio piccolo mondo.

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La Patria

Il culto della patria passa attraverso i simboli, come la bandiera e i canti patriottici, non distinti dai canti introdotti dal regime ; si riconosce nella grandezza della capi-tale e nelle figure dei sovrani , simboli dell’unità conquistata nel Risorgimento e dife-sa dal regime fascista.

Il mito della romanità , che legittimava la politica imperialista del Duce, è vissuto dai bimbi attraverso la leggenda di Romolo e Remo con l’evidente allusione ai “Figli del-la lupa”, l’organizzazione deldel-la quale facevano parte i bambini dai 6 agli 8 anni, picco-li eredi della gloria di Roma.

La patria deve essere difesa; da qui ,nel primo libro, l’attenzione rivolta ai soldati e l’incitamento a seguire il loro esempio, a costo anche del sacrificio della propria vita. Nel secondo libro la difesa della Patria acquista invece un sapore di leggenda, come nell’esempio di Giovan Battista Perasso, detto Balilla, figura di eroe popolare, il cui coraggio fu enfatizzato dal regime fascista.

La Patria appare piuttosto come l’allargamento della famiglia.

Il Re è valoroso e vittorioso come un padre che protegge la sua famiglia. La Regina ama i suoi sudditi come una madre e porta i doni ai bimbi malati in ospedale. I princi-pini sono uguali agli altri bimbi e suscitano affetto e tenerezza.

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APPENDICE

Osserviamo infine come il trinomio Dio, Patria, Famiglia veniva vissuto nel periodo drammatico della Seconda guerra

mondia-le, quando il regime cercava in tutti i modi di incentivare lo slancio eroico dei soldati conservando la fiducia nella potenza del-l’Italia e la certezza della vittoria finale. La convinzione di combattere per l’identità na-zionale e per la difesa dei valori spirituali contro l’edonismo e il materialismo dei pae-si nemici, il sostegno dei familiari e la spe-ranza nella protezione divina aiutano a su-perare i momenti critici . Si rafforza la fidu-cia nell’autorità politica e militare, coinvol-gendo sia i combattenti , sia l’intera

popola-zione in un’avventura che si è rivelata inutilmente eroica , i cui risvolti tragici sono noti a noi tutti. In tutto questo si salva il bagaglio di affetti, di valori condivisi , di spi-rito di sacrificio e forza d’animo che ha permesso il successivo riscatto del Paese. Con l’istituzione dell’Eiar, Ente italiano per le audizioni radiofoniche , concessionario in esclusiva delle trasmissioni , la radio era diventata uno strumento di propaganda fascista con obiettivi palesemente pedagogici.

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, le tra-smissioni radiofoniche sono destinate soprattutto al-l’informazione sulle azioni di guerra, spesso poco ve-ritiere sui successi italiani, agli avvisi alla popolazione civile su eventuali pericoli, ma anche a un collega-mento tra i combattenti e le loro famiglie .

Anche i programmi leggeri e le canzoni trasmesse avevano lo scopo di rinfrancare lo spirito e veicolare, comunque, messaggi propagandistici.

Si propone il confronto fra la testimonianza di una

lettera, proveniente dall’Archivio personale di Antonio Salmeri, e il testo di una can-zone, “Caro Papà “, molto nota in quegli anni, rimasta poi viva nel ricordo dei ragaz-zi di quell’epoca.

La lettera è stata scritta da un bimbo di sette anni nel Natale del 1941, per il papà combattente.

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La canzone fa parte dei messaggi propagandistici, le cui parole chiave sono:

Fede Onore e Disciplina Credo Fiamma d'amor di Patria Vinceremo la guerra -Prego Iddio .

Significativo è il riferimento all’orticello di guerra, piccola area urbana coltivata da cittadini. L’ iniziativa era stata promossa a partire dal 1940 per contrastare con l’im-pegno, il lavoro e il sacrificio dei cittadini, la grave crisi alimentare italiana accentua-ta dall’ingresso in guerra. I risvolti non erano solo economici ma anche psicologici, simboleggiando la fierezza di una popolazione povera ma capace di reagire e com-battere.

Caro papà

Versi: Tito Manlio - Musica: Gino Filippini canzone marcia

Caro papà,

ti scrivo e la mia mano

quasi mi trema, lo comprendi tu? Son tanti giorni che mi sei lontano e dove vivi non lo dici più!

Le lacrime che bagnano il mio viso, son lacrime d'orgoglio, credi a me, ti vedo che dischiudi un bel sorriso e il tuo balilla stringi in braccio a te!

Anch'io combatto, anch'io fò la mia Guerra con fede, con onore e disciplina,

desidero che frutti la mia terra e curo l'orticello ogni mattina: "l'orticello di guerra!"…

E prego Iddio

che vegli su di te, babbuccio mio! Caro papà,

da ogni tua parola,

sprigiona un "Credo" che non si scorda più! Fiamma d'amor di Patria che consola, come ad amarla m'insegnasti tu! Così da te le cose che ho imparato le tengo chiuse, strette nel mio cuor… ed oggi, come te, sono soldato,

credo il tuo "Credo" con lo stesso amor! Vinceremo la guerra

e prego Iddio

che vegli su di te, babbuccio mio. Babbuccio mio!

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La letterina di Natale

La letterina, ovviamente più semplice e spontanea, ripropone comunque il tema del sacrificio da parte delle famiglie. In questo caso un bimbo trascorre il Natale, un Natale diverso dagli altri, un Natale di guerra, lontano dal papà, nel timore per la sua incolumità e nell’attesa di parlargli attraverso la radio senza certezza di essere ascol-tato.

Ritorna il tema dell’invocazione della protezione divina e delle promesse di essere un buono e bravo bambino.

Contrasta con la spontaneità delle parole del bimbo il ben visibile timbro posto dalla “Censura”, obbligatorio per la corrispondenza indirizzata al Fronte.

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