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Trump presidente degli Usa.

Ecco

chi ha votato

il miliardario e

dove.

Bianchi e classe media, lì ha fatto il

pieno

Le mappe del voto negli Stati Uniti: chi e dove ha votato per Donald Trump. Strumenti in più per capire come il miliardario sia diventato il nuovo inquilino della Casa Bianca

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Gli Stati che hanno votato di più (e di meno) per Trump

In questo grafico, la mappa del voto degli americani che hanno scelto Trump e i

repubblicani alle presidenziali, Stato per Stato.

Al colore più intenso corrisponde una percentuale di voto più alta.

«THE DONALD» HA SPOPOLATO IN

WYOMING, COLORATO DI UN ROSSO

MOLTO INTENSO E NEL MID WEST IN

GENERALE, INCREMENTANDO LA

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PERCENTUALE DI VOTI REPUBBLICANI

NELLE AREE ATTORNO AI GRANDI LAGHI.

Gli Stati che hanno votato di più (e di meno) per Clinton

Il voto democratico Stato per Stato: gli elettori della Clinton sono maggioranza assoluta sulla costa occidentale, in particolare in California, e nelle aree della East Coast settentrionale: New York, Vermont, Massachusetts e Maryland. I colori si fanno più sbiaditi nel Mid West e nella «Corn Belt» degli Stati Uniti centrali.

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La maggioranza degli uomini con

Trump

La distribuzione del voto alle

presidenziali per sesso. La

maggioranza assoluta degli uomini

ha votato per Trump. Quasi la stessa

percentuale (54 contro 53%) delle

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Le sfide negli Stati chiave

Nei dieci Stati più importanti per orientare il voto per la Casa Bianca in ben sette ha

prevalso Trump. Clinton ha vinto la sfida solo in Nevada, Colorado e Virginia. Al miliardario, tra l’altro, i fondamentali Florida e Ohio, vero stato portafortuna delle Presidenziali Usa: chi ha

conquistato lo Stato di Cleveland ha vinto la corsa alla Casa Bianca nelle ultime 14 tornate elettorali consecutive.

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Sei bianchi su 10 con Trump

La distrubuzione del voto per etnia: Trump prevale solo tra i bianchi. Quasi sei elettori bianchi su dieci hanno infatti scelto il

repubblicano; tra ispanici, neri e asiatici netta la prevalenza della candidata democratica.

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Nelle 250 contee con più bianchi, ben 249 per Trump

Ecco com’è andato il voto nelle 250 contee dove la percentuale di bianchi è più alta: in 249 (tutte tranne una) ha prevalso Trump.

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(

(9)

Ecco quanto pesano gli Stati in termini di grandi elettori.

(10)

Il Senato e la Camera dei rappresentanti ai

repubblicani

Oltre al voto per le presidenziali si è votato anche per rinnovare Senato e Camera dei rappresentanti: entrambe sono controllate dai repubblicani.

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Meno voti per Trump tra i più

istruiti?

Più studi, meno voti per Trump. Potrebbe

essere questa la sintesi della distribuzione del voto alle presidenziali a seconda del grado di istruzione: più della metà degli elettori senza titolo di studio elevato (diploma superiore o meno) hanno scelto il repubblicano. Più votanti per la Clinton tra i laureati e, soprattutto, tra gli specializzati (master post laurea).

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Istruzione e razza: Trump va

forte tr ai bianchi

Un grafico che smentisce in parte - o meglio, spiega più chiaramente - quello precedente sulle scelte di voto a seconda dell’istruzione ricevuta. Il successo di Trump tra gli elettori con istruzione superiore (laurea o specializzazione, tipo master) torna davvero sensibile se si tiene conto dei bianchi: più elettori di Trump che della Clinton tra i laureati «wasp». Da notare che la percentuale di votanti per la Clinton tra le «altre etnie» è più alta tra i non laureati che tra i laureati.

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oll per New York Times)

(: exit poll per New York Times)

Il reddito e le scelte di voto:

classe media e ricchi per Trump

Le classi di reddito e le scelte di voto: tra i più benestanti - classe media e redditi elevati - prevale la scelta per Trump, anche se solo di misura e con una certa uniformità.

Tra i più ricchi (oltre i 250 mila dollari di reddito annuo), per esempio, la preferenza per il

repubblicano è quantificata in appena un punto percentuale (48 conto 47 per cento).

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Tra i meno abbienti, prevale invece piuttosto nettamente (tra gli 8 e i 9 punti percentuali di margine) il voto per la Clinton.

Il voto popolare ha premiato la Clinton: in termini assoluti si contano più voti per la candidata democratica.

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(f

Dove i repubblicani sono

cresciuti di più

Iowa, Wisconsin, Ohio, Pennsylvania e Florida: ecco gli Stati dove Trump e i repubblicani hanno fatto registrare i miglioramenti più netti nelle percentuali di voto, tanto da ribaltare l’esito delle elezioni di quattro anni prima (Obama-Romney).

Si tratta, in tutti i casi, di Stati decisivi in termini di grandi elettori per assicurarsi la vittoria finale.

Le contee marcate con un colore più accesso hanno registrato gli incrementi più sensibili.

In generale, Trump e i repubblicani hanno

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voti complessivi ricevuti: 47,5% del totale dei voti espressi, più 0,5% rispetto al 2012.

I democratici, invece, dall’elezione di Obama alla clamorosa sconfitta di Hillary Clinton hanno visto la percentuale di voti a favori crollare di 3 punti percentuali. Ciò nonostante,

con il 47,7% dei voti espressi

, Clinton ha

raccolto più voti di Trump su scala

nazionale

(59.704.886 voti per Trump contro

i 59.938.290 voti per Clinton:

6,1 milioni di

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12 novembre 2016

STEFANO MARRAS91

La geopolitica di Trump in

Europa

La probabile politica isolazionista del neoeletto presidente degli Stati Uniti potrebbe favorire l'Europa.

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Parte del suo programma politico: dal divieto di ingresso ai musulmani, al fantomatico quanto mai improbabile muro al confine messicano.

Dal punto di vista delle relazioni internazionali pare sia determinato a tenere un basso profilo, evitando l'interventismo militare degli ultimi 15 anni. Sebbene una politica isolazionista possa avere effetti negativi nel lungo termine, l'Unione Europea e/o i singoli paesi europei potrebbero trarre vantaggio da tale politica.

Sulla Russia

Spesso, i paesi europei seguono la politica estera americana, anche se questa non va del tutto a loro vantaggio. Uno dei casi più eclatanti è la crisi ucraina, e più in generale il rapporto con la Russia, deterioratosi negli ultimi anni principalmente a causa dell'attivismo politico-militare americano nell'Europa dell'est.

Il neoeletto presidente durante la sua campagna elettorale ha lanciato segnali di distensione con Mosca. Se così fosse e se le difficili relazioni euro-russe migliorassero, non dovremo preoccuparci di una nuova Guerra Fredda, come alcuni hanno affermato, ma potremo invece, costruire una stabile e pacifica relazione con il nostro potente vicino.

Sulla Nato

"Dobbiamo ripensare il rapporto con la NATO. L'America deve restare, ma dobbiamo spendere molto meno". Queste sono le parole che #Trump ha pronunciato durante la sua campagna, e che se messe in pratica, indebolirebbero lo scudo militare americano nel vecchio continente. Tuttavia, ritengo che ciò possa essere una cosa positiva. Infatti, tale politica costringerebbe i paesi europei ad impegnarsi più attivamente nella difesa; un impegno che dal 1945 abbiamo delegato agli Stati Uniti, con ovvie conseguenze in termini di indipendenza e sicurezza.

Una speranza per l'Europa

In sostanza, se l'amministrazione Trump dovesse svolgere un ruolo politico e militare meno attivo nel vecchio continente, potrebbe essere l'occasione per il rilancio di una politica estera europea più autonoma, e più attenta ai propri interessi.

Riferimenti

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