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INTRODUZIONE
Nella mia tesi di laurea di primo livello mi ero occupato dell’edizione di un piccolo corpus documentario riguardante la lite che vide opposti, per un cinquantennio, nobiles e populares in un comune rurale della Maremma pisana nel corso del XIII secolo1.
La lunga lite fu definitivamente risolta dall’intervento dell’autorità comitale nel 1271 a vantaggio dei popolares, sancendo, di fatto, l’affermazione della struttura di Popolo del comune e la definitiva scomparsa dalla scena politica Suveretana dei gruppi di milites rappresentati dalle ricche famiglie di vicedomini.
Lo studio di questa lunga vicenda mi permise di fare una prima ricostruzione della genesi del comune rurale e della formazione dei suoi caratteri definitivi nell’ambito della più complessa signoria degli Aldobrandeschi.
Nell’occasione venni ad avere di fronte una discreta quantità di documenti due - trecenteschi relativi alle vicende comunali di Suvereto; documentazione in parte sconosciuta o parzialmente utilizzata dagli studiosi, ma senz’altro mai edita2. In stretto collegamento con la tesi triennale, quindi, si pone questo mio lavoro, che ha al centro l’edizione di 24 pergamene provenienti dai fondi Diplomatici degli Archivi di Stato di Siena e Firenze. Non ho preso in esame i fondi conservati presso l’Archivio di Stato di Pisa, poiché lo studio di questi dovrebbe comprendere una lettura, o quantomeno rilettura, degli atti prodotti dal comune di Pisa, conservatisi dai primi decenni del Trecento, la cui mole avrebbe reso difficile il trattarli in una tesi di laurea specialistica.
Fin dai primi decenni del Duecento il comune rurale di Suvereto fu in grado di articolare una propria autonoma attività politica, pur sempre sotto l’alta autorità dei “signori naturali” del comune e degli uomini di Suvereto3, gli Aldobrandeschi,
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Paperini, M., Per la storia di un comune rurale duecentesco: la disputa tra “nobiles” e
“popolares” a Suvereto Tesi di Laurea, anno accademico 2006-2007, rel. S.M. Collavini.
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Fa eccezione il doc. 1, edito da E. Massart, Per le relazioni fra i comuni di Suvereto e di
Massa Marittima nel XIII secolo, in “Bollettino Storico Livornese”, n.s., III, 1953, pp.
63-70 che però a mio avviso richiedeva una nuova rilettura e trascrizione.
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‹‹ naturalibus dominis comunis et hominum de Suvereto ››, così definisce il comune Umberto, Fazio ed Enrico conti di Santa Fiora in occasione del rinnovo della fedeltà nell’ottobre del 1287. Cfr. M. Paperini, Per la storia di un comune rurale, doc. 5 p. 67
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cui il comune rimane fedele fino alla definitiva scomparsa della famiglia dalla realtà Maremmana ed il definitivo sostituirsi ad essi del comune di Pisa4.
In particolar modo, il comune si distinse per una prolifica attività tesa alla costituzione di un proprio ambito territoriale omogeneo ed in grado di rispondere alle esigenze economiche e di sussistenza di una società dinamica e senz’altro demograficamente rilevante che fece di Suvereto uno dei centri più importanti della Maremma settentrionale fino a tutto il Trecento.
Le fonti analizzate possono considerarsi di carattere seriale, mettendo a disposizione informazioni di lungo periodo su varie vicende (come le lunghe contese territoriali con Massa) e permettendoci, anche attraverso un’indagine prosopografica, di studiare mutamenti e continuità, sociali ed istituzionali. Possiamo inoltre focalizzare nuove problematiche di ricerca e di retrodatare alcuni fenomeni, che quindi assumono un carattere di continuità ultra secolare, tipici in quest’area dell’età moderna come, ad esempio, gli stretti collegamenti tra la Maremma e la montagna Pistoiese ed Emiliana.
L’obiettivo del lavoro non è fare la storia di Suvereto, peraltro già ampiamente indagata nei suoi tratti principali, ( basti pensare alla ricca produzione storiografica di Maria Luisa Ceccarelli Lemut5 e Gabriella Garzella6 o alla rete di indagine archeologica sui castelli messa a punto da Riccardo Francovich negli anni novanta7). Il nostro obiettivo è studiare un territorio rurale nei suoi rapporti
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Per queste vicende si rimanda al cap. II
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Lunga sarebbe la bibliografia prodotta da Maria Luisa Ceccarelli Lemut basti qui segnalare i più recenti lavori di sintesi: Scarlino le vicende medioevali fino al 1399 in Scarlino I. Storia e territorio, a cura di R. Francovich, Firenze 1985, pp. 19-74; EAD., La Maremma
populoniese nel medioevo in Campiglia, un castello e il suo territorio, Tomo I La ricerca storica.
Firenze 2003; EAD., Inquadramento degli uomini e assetto del territorio: incastellamento, signoria
e istituzioni ecclesiastiche in Il medioevo nella provincia di Livorno. I risultati delle recenti indagini
Atti del convegno (Livorno 16.12.2005), a cura di C.Marcucci e C.Megale, Pisa 2006 pp.11-42 6
Di Gabriella Garzella basti citare Da Populonia a Massa Marittima, problemi di storia
istituzionale in Populonia e Piombino in età medievale e moderna, Atti del convegno di studi
(Populonia 28-29 maggio 1993) a cura di M.L.Ceccarelli e G.Garzella, Pisa 1996, pp.7-16 cui si rimanda per ulteriore bibliografia.
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Dagli anni ottanta il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena, sotto la direzione di Riccardo Francovich, e dopo la sua prematura scomparsa, di Giovanna Bianchi, ha avviato una capillare attività di ricerca nella Maremma. Per una completa bibliografia sulle ricerche pubblicate si rinvia al portale del progetto Archeologia dei Paesaggi Medievali
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con i centri di potere, di descriverne lo sviluppo istituzionale e territoriale e di indagarne la società e l’economia.
Per fare questo mi propongo di utilizzare non solo le fonti archivistiche, che comunque rimangono il principale punto di riferimento, ma anche le fonti materiali e archeologiche, epigrafiche e toponomastiche.
In alcuni casi farò riferimento anche a documentazione prodotta in età moderna, specialmente per quanto riguarda i campioni dei beni prodotti dalle compagnie religiose, compilati nel Seicento ma contenenti sopravvivenze toponomastiche e topografiche medievali8.
La Maremma nel medioevo si distingueva dal resto della Toscana, per la forte presenza signorile e la mancanza di città tanto forti tanto da costituirsi un ampio contado9. Questa alterità rispetto al resto della regione si mantenne anche in età moderna, sia per problemi istituzionali, basti pensare alla presenza del principato di Piombino, sia ambientali ed economici.
Questa diversità ha fatto sì che non esistano, o forse non mi sono noti, studi di carattere generale sul territorio, l’economia e la società medievale della Maremma. L’ampia letteratura ricavabile dalle fonti materiali non ci dà che una visione parziale di questi fenomeni. Perciò l’introduzione dei singoli capitoli potrà apparire lacunosa per quanto riguarda “lo stato dell’arte” e la discussione storiografica. Esiste però un modello di studio per questo territorio, anche se relativo al periodo che va dalla fine del Quattrocento agli inizi dell’Ottocento, l’ottimo lavoro che negli anni Novanta Isabelle Chabot ha condotto nell’ambito di un progetto sull’identità urbana in Toscana, promosso dall’Università Europea di Fiesole10. A questo lavoro farò riferimento più volte, specialmente per
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Il materiale archivistico relativo alle numerose compagnie religiose ed opere ecclesiastiche del territorio suveretano è conservato, relativamente purtroppo alla sola età moderna, presso l’Archivio di Stato di Pisa, fondo Corporazione religiose soppresse. Mi preme anche rilevare la grave mancanza di fonti medievali riguardo ai due enti più importanti di Suvereto, il convento di San Francesco, soppresso nel 1806, e la pieve di San Giusto, il cui archivio è stato malamente disperso nel corso del Novecento.
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Sulla Toscana meridionale come terra di “signoria forte” si rimanda a Collavini, S.M., Il prelievo
signorile nella Toscana meridionale del XIII secolo: potenzialità delle fonti e primi risultati in Pour une antropologie du prèlévement siegneurial dans les campagnes médieévales. Réalites et rapresentations paysannes. Parigi 2004, pp. 535-40.
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sottolineare le continuità e le trasformazioni basso medievali e moderne di questo territorio rispetto al pieno medioevo.
In sostanza il lavoro cercherà, nei limiti del possibile, di confrontare la storia locale, il particolare, con la complessità generale, con il contesto più ampio e generale costituito dal contado Pisano.
Un’ultima nota: ci siamo imposti un limite cronologico, la costituzione dello stato di Piombino da parte di Gherardo d’Appiano nel 1399, anche se la scoperta di un interessante “casus” degli inizi del Quattrocento ci permetterà di cogliere almeno l’elemento iniziale di un nuovo corso di questo territorio, i cui esiti condizionarono poi tutta l’età moderna11.
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