Universita' degli Studi di Pisa
Corso di laurea magistrale in
Scienze per la Pace:
cooperazione internazionale e
trasformazione dei
conflitti
Anno Accademico 2011-2012
Tesi di Laurea
La valorizzazione delle rimesse dei migranti attraverso
le istituzioni di microfinanza
Candidato: Fabrizio Pirrottina
Relatore: Ch.ma Prof.ssa Maria Laura Ruiz
LA VALORIZZAZIONE DELLE
RIMESSE DEI MIGRANTI
ATTRAVERSO LE ISTITUZIONI DI
MICROFINANZA
Indice Introduzione……… 5
Capitolo 1. Le rimesse dei migranti: definizione, caratteristiche, tipologie e dati
1.1. Definizione e tipologie principali di rimesse……… 7
1.2. Dati relativi ai flussi di rimesse………. 16
1.3. Il canale di trasferimento informale……….. 25
1.4. Il ruolo delle rimesse verso l’Italia nel secondo dopoguerra…………. 30
Capitolo 2. L’utilizzo delle rimesse e l’importanza del risparmio
2.1. La destinazione finale delle rimesse del migrante……….. 34
2.2. L’importanza di risparmiare e le opportunità per le Istituzioni di
Microfinanza (IMF)……….. 40
2.3. I fattori che determinano l’entrata nel mercato delle rimesse da
parte delle Istituzioni di Microfinanza(IMF)………... 49
2.4. Gli attori del mercato delle rimesse……… 56
2.5. Linee di approccio internazionale alla valorizzazione delle
rimesse……… 61
Capitolo 3. Quattro modelli per la valorizzazione delle rimesse
3.1. Il contesto italiano………. 70
3.2. Modello 1: accordo tra Money Tranfer Operator (MTO) e IMF……. 72
3.3. Modello 2: accordo tra banca italiana e banca estera per il
trasferimento delle rimesse e successivo accordo con una IMF…………. 76
3.4. Modello 3: accordo tra banca italiana e IMF con l’intervento di
MTO e banca estera……… 82
3.5. Verso l’applicazione di un modello pratico………... 92
Conclusioni……… 100 Bibliografia……… 103
Introduzione
L’idea di una tesi che studiasse la relazione tra il flusso delle rimesse dei migranti verso il loro paese di origine e le istituzioni di microfinanza (IMF) è nata durante il corso dei miei studi: da una parte mi sono reso conto dell’importanza delle rimesse, in tutte le loro forme, all’interno della dimensione della cooperazione decentrata e del co-‐sviluppo. Gli studi macroeconomici hanno dimostrato, infatti, come questi flussi rappresentino sia in termini assoluti che in termini relativi – ad esempio rispetto all’aiuto pubblico allo sviluppo che i paesi più industrializzati dedicano a quelli in via di sviluppo, o al PIL del paese ricevente, o persino rispetto agli investimenti privati-‐ una fonte di sostentamento, di investimento e di assicurazione di importanza fondamentale. Dall’altra parte, durante il corso di microcredito, abbiamo discusso su un tema fondamentale: il problema della sostenibilità – operativa e finanziaria-‐ delle istituzioni di microfinanza (IMF). Mi è sembrato pertanto naturale unire questi due argomenti al fine di valorizzare quelli che non sarebbero altro che flussi, per natura quindi non stabili e non generatori di economie di scala, attraverso quelle istituzioni che mediante la loro gestione potrebbero trovare un’importante fonte da cui attingere per le proprie attività, senza dover ricorrere al mercato del credito, ai sussidi o alle donazioni. In questa tesi si vogliono evidenziare i vantaggi della valorizzazione delle rimesse dei migranti sia per i migranti stessi sia per le istituzioni di microfinanza, e come queste ultime siano il “veicolo” più idoneo attraverso cui canalizzarle.
Nella prima parte verranno presentati gli aspetti fondamentali delle rimesse, in particolare le tipologie esistenti e i dati aggiornati sui flussi a livello mondiale e nel nostro paese, in modo da individuare un quadro di riferimento in cui muoversi; nella seconda parte cominceranno a delinearsi alcuni aspetti fondamentali come l’importanza del risparmio, come bisogno e garanzia anche per i più poveri, e l’opportunità per le istituzioni di microfinanza (IMF) di svolgere un ruolo da attore principale in questo settore. Verranno infine analizzati dei modelli teorici e pratici per una migliore valorizzazione delle rimesse dei migranti, dedicandosi ai punti di forza e debolezza di ciascuno, per concludere con quali siano le best practices per una corretta valorizzazione delle rimesse. Il compito finale della tesi sarà di
dimostrare quale modello, se ne può esistere solo uno, costituisca la soluzione più vincente e se le IMF siano davvero il vettore più adatto a svolgere questo ruolo.
Capitolo primo
Le rimesse dei migranti:
definizione, caratteristiche, tipologie e dati
1.1. Definizione e tipologie principali di rimesse
Per riuscire a comprendere in modo completo il contributo e le possibilità che il processo migratorio può apportare allo sviluppo e allo sradicamento della povertà nelle aree più disagiate del pianeta è necessario descrivere il ruolo delle rimesse in quanto costituiscono il beneficio maggiormente percepibile proveniente dal fenomeno migratorio internazionale. Queste, da un punto di vista privato, rappresentano la dimostrazione materiale dei sentimenti di solidarietà, reciprocità ed obbligo che l’immigrato nutre nei confronti dei suoi familiari e del suo paese di origine. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), che rappresenta la fonte principale che fornisce la maggior parte dei dati sulle rimesse a livello internazionale, definisce le rimesse dei lavoratori come tutti i trasferimenti correnti effettuati dagli emigranti che svolgono attività lavorative in un paese straniero, in condizione di residente (cioè che sono stabili già da un anno o che intendono stabilirsi per almeno un anno), verso il loro paese di origine. Nell’annuario statistico della bilancia dei pagamenti il Fondo Monetario Internazionale riconosce tre tipi di rimesse:
• il valore dei trasferimenti monetari inviati al paese d’origine dai lavoratori emigrati all’estero da più di un anno;
• le “compensazioni da lavoro”, ovvero i guadagni lordi di stranieri residenti all’estero da meno di un anno inclusi i benefici in natura come l’alloggio e le imposte sui salari;
• i trasferimenti di migranti, ossia i beni materiali e finanziari posseduti dai migranti e portati con sé quando si spostano da un Paese all’altro.
In realtà la descrizione fornita dal Fondo Monetario Internazionale è piuttosto limitata e poco esaustiva in quanto le rimesse si inseriscono in un contesto molto più ampio e vario e coinvolgono innumerevoli attori sia del settore privato che istituzionale.
Un’ulteriore diversificazione delle rimesse può essere fatta alla luce del fatto che questo fenomeno si inserisce nella cornice più ampia della diaspora, dove il collegamento tra il paese di origine e quello di destinazione rimane costante attraverso il trasferimento di vari tipi di rimesse, anche non monetarie (Levitt, 1996). In particolare:
• le rimesse economiche. Possiamo distinguerle in: rimesse imprenditoriali-‐ sempre più spesso i migranti inviano nel proprio paese trasferimenti di capitali per la creazione di nuove imprese o per la realizzazione di investimenti in settori come il commercio, le banche informali, i servizi finanziari o di microcredito, la piccola produzione, ecc.-‐, le rimesse collettive-‐ inviate attraverso associazioni e gruppi di migranti per il finanziamento di opere pubbliche per il sostegno di progetti di sviluppo. Infine le rimesse filantropiche-‐ le rimesse individuali dei migranti che assumono la forma di donazioni, in beni o denaro, attraverso le quali vengono sostenute attività di assistenza diretta ai connazionali più bisognosi, sia nei paesi di origine, sia in quelli di emigrazione.
• Le rimesse tecnologiche. I migranti sono un veicolo per il trasferimento di conoscenze e di tecnologie. A tal proposito possiamo sottolineare il trasferimento di know-‐how, che avviene attraverso la creazione di imprese nel paese di origine, l’insegnamento di docenti che hanno avuto la possibilità di lavorare e confrontarsi con loro colleghi stranieri, l’applicazione di modelli di organizzazione del lavoro. Le tecnologie trasferite spaziano in ogni ramo di attività, ma sembrano essere particolarmente concentrate in campi come la comunicazione di massa, la
gestione dei servizi, l’analisi delle opportunità di mercato. Un ruolo fondamentale per il trasferimento di questo tipo di rimesse viene svolto dalle reti di migranti le quali danno maggiore credibilità alle nuove informazioni.
• Infine, le rimesse sociali: i migranti trasmettono al proprio paese anche i modi di vita che essi hanno conosciuto e sperimentato nei paesi di accoglienza, introducendo elementi che possono incidere, talvolta in modo forte, sulle forme della vita sociale. Ciò è reso possibile anche dall’aumentata frequenza dei ritorni temporanei da parte dei migranti nel paese di origine. All’interno di questa tipologia possiamo distinguere ulteriormente il trasferimento di strutture normative, cioè sistemi di regole, principi, valori che riguardano aspetti concreti come la community partecipation, la responsabilità familiare e l’identità. Possiamo inoltre assistere ad un trasferimento di sistemi complessi di comportamento, in modo più o meno consapevole, alcuni dei quali possono entrare in conflitto con i sistemi di riferimento esistenti (attività quotidiane, nuovi stili di vita e consumi, ecc.). Infine il trasferimento di capitale sociale, cioè del patrimonio di relazioni che essi hanno costruito durante la permanenza all’estero, può anche essere trasferito alla comunità di origine. Ciò fa in modo che si creino nuovi legami a carattere transnazionale, che possono facilitare nuove iniziative di cooperazione economica, sociale e culturale. Le modalità di trasferimento di capitale sociale possono avvenire attraverso l’avvio di attività di cooperazione decentrata mediante la creazione di gemellaggi e legami tra comunità locali, la messa in rete di attività di sviluppo sociale, politico, economico e culturale.
Per quanto concerne lo studio che mi propongo di affrontare, in questa sede analizzeremo esclusivamente il rapporto tra microfinanza e rimesse economiche dei migranti, in particolare le rimesse individuali anche se nel nostro paese esistono dei casi interessanti riguardanti le rimesse collettive che verranno citati in seguito.
Uno dei limiti più evidenti nello studio delle rimesse è la mancanza di un collegamento organico con le diverse teorie migratorie. È peraltro indubbio che, da un lato, l’opzione migratoria spesso modella anche la tipologia delle rimesse e, dall’altro, queste ultime sono un fattore assai importante nella determinazione della scelta di migrare e delle strategie migratorie. Come è noto le teorie migratorie seguono tradizionalmente approcci di tipo economico, sociologico, politico e sistemico (United Nations, 1998). Questi approcci non sono necessariamente in contraddizione tra loro, ma danno spiegazioni spesso solo parziali del fenomeno migratorio e di tutte le sue applicazioni, privilegiando l’uno o l’altro aspetto. Tra i vari modelli assume particolare rilevanza la recente teoria conosciuta come “New Economics of Migration”. Questa teoria ipotizza che la migrazione non è conseguenza di una decisione individuale, ma fa parte di una strategia che coinvolge tutta la famiglia con lo scopo non solo e non tanto di massimizzare il reddito futuro, quanto piuttosto di minimizzare i rischi connessi all’incertezza dell’economia e alle crisi dei mercati nei paesi più arretrati, dove non esistono o sono poco diffusi né sistemi di assicurazione dalla disoccupazione, né sistemi di previdenza e di protezione sociale. In sostanza le famiglie, attraverso l’emigrazione, si propongono di diversificare l’allocazione del lavoro familiare in modo da minimizzare i rischi di peggioramento delle loro condizioni economiche e sociali (Massey ed al., 1993). In questa prospettiva le rimesse rappresentano un modo di soddisfare una sorta di contratto implicito di coassicurazione tra il migrante e la famiglia nel Paese d’origine (Stark, 1991). Questo modo di interpretare le rimesse dovrebbe implicare la tendenza ad un loro impiego in investimenti produttivi, ovvero ad un utilizzo rivolto all’accrescimento del capitale fisso familiare. Le rimesse servirebbero soprattutto allora ad aumentare la solidità economico-‐finanziaria della famiglia.
Questa teoria è importante perché consente di collegare migrazioni e sviluppo e quindi di inquadrare le rimesse dei migranti in strategie di cooperazione. Tuttavia essa non riesce a spiegare altrettanto efficacemente altri modelli di invio delle rimesse. Oltre al “contratto di coassicurazione” citato, si possono identificare almeno ulteriori tre modelli che probabilmente trovano maggior spazio esplicativo in altri approcci teorici. Sono il modello “altruistico”, il modello dell’”interesse personale” e quello del “prestito implicito”:
• il modello “altruistico” (Stark 1991) postula l’ipotesi che il migrante effettui rimesse essenzialmente per pura generosità verso i familiari, senza alcun vincolo o costrizione o contratto implicito nei confronti della famiglia. La spiegazione di tale comportamento trova fondamento non tanto su criteri di razionalità economica quanto piuttosto su ragioni di natura psicologica e sociale;
• il modello dell’”interesse personale”, al contrario, ritiene prevalenti, motivazioni egoistiche, come il desiderio di garantirsi l’eredità o acquistare un ruolo di maggior rilievo nella gerarchia familiare (Stark 1991);
• infine, il modello del “prestito implicito” si fonda sull’idea che esista un accordo informale tra i diversi membri della famiglia sulla base del quale i membri non migranti finanziano investimenti in capitale umano dei membri più giovani allo scopo di migliorare la loro formazione e quindi di renderli più produttivi nei settori moderni dell’economia, facilitando le loro possibilità di emigrare con successo. Quando questi investimenti cominciano a rendere, coloro che hanno beneficiato del prestito lo ripagano con gli interessi nella forma di rimesse (Poirine 1997).
Negli ultimi tre modelli, rispetto al contratto di coassicurazione, il vincolo sull’utilizzo delle rimesse per fini produttivi si allenta molto e viene posto l’accento sui motivi che spiegano la prevalenza di altri utilizzi per consumi o per investimenti in capitale umano. Alla base di queste categorie vi è l’assunzione che la motivazione per l’invio della rimessa sia inscindibile dalla motivazione che ha spinto il soggetto a migrare o la sua famiglia a farlo emigrare. Naturalmente, nella realtà, queste componenti interagiscono nel determinare il comportamento dei migranti rispetto alle rimesse. Questa suddivisione analitica ci consente però di comprendere il ruolo della rimessa come strumento di diversificazione e copertura del rischio, sia all’interno del modello degli investimenti che in quello assicurativo (Anderloni e Vandone, 2007). La componente discrezionale della rimessa tenderà infatti ad aumentare laddove la famiglia di origine si troverà in una condizione di
difficoltà, ma anche laddove l’immigrato scelga di diversificare il proprio risparmio in investimenti nel paese di origine.
Questa definizione della rimessa come quotaparte del risparmio destinato al paese di origine all’interno di una duplice prospettiva, consente di inquadrarla entro un processo di allocazione delle risorse tra due paesi e una pluralità di soggetti che può essere ben illustrato e valorizzato attraverso l’approccio della creazione del valore (GTZ 2009). La catena del valore suddivide, infatti, le diverse componenti e i diversi comportamenti legati all’invio di una rimessa all’interno di tre dimensioni coinvolte: la dimensione di chi invia la rimessa, quella del trasferimento del denaro e quella del ricevente. Ciascuna delle tre dimensioni può essere a sua volta suddivisa in singole attività rispetto alle quali è possibile agire attraverso strategie e azioni specifiche per creare o aumentare il valore prodotto. Il processo nel suo insieme contribuisce a modificare l’environment, ossia il contesto generale e specifico all’interno del quale si colloca la catena e ogni sua singola componente.
Figura 1.1. La catena del valore della rimessa
Fonte: Value Adding Remittance Services to expand the development potential of money transfer , GTZ, 2009.
Tale approccio è particolarmente utile per poter individuare possibili strategie per la valorizzazione delle rimesse, collocando ciascuna azione rispetto ad una specifica fase dell’invio e valutandone l’impatto, diretto o indiretto, rispetto a ciascun attore coinvolto. Come già evidenziato, la rimessa acquisisce una pluralità di funzioni e destinazioni variabili nel tempo che possono essere raggruppate nella triplice dimensione: individuale, imprenditoriale e collettiva. Essa è infatti prima di tutto una fonte di sussistenza per la famiglia di origine, ma può costituire anche una fonte di consumo futuro, investimento immobiliare, sviluppo e sostegno ad
attività imprenditoriali, accesso al credito o a forme previdenziali e pensionistiche. La rimessa può inoltre assumere un carattere sociale attraverso il finanziamento di progetti di solidarietà rivolti alla comunità di origine, con un impatto diretto sul welfare locale.
Il grafico successivo costituisce un tentativo di schematizzazione e sintesi delle diverse funzioni che le rimesse possono assumere nel tempo. Si tratta naturalmente di una semplificazione che non esaurisce tutte le possibili interconnessioni e implicazioni economiche legate ai flussi delle rimesse, ma che consente comunque di identificare alcuni fenomeni principali ad esse legati.
A partire da queste prime considerazioni è possibile evidenziare la presenza di due componenti all’interno della quota di reddito destinata alle rimesse: una ordinaria, che costituisce l’importo normale inviato dal migrante alla propria famiglia con una certa regolarità, e l’altra discrezionale, ossia l’importo che supera la cosiddetta somma ordinaria e che l’immigrato invia occasionalmente, tendenzialmente per esigenze particolari o necessità urgenti.
In termini di possibili destinazioni:
• la rimessa è principalmente una fonte di sussistenza e di consumo per la famiglia di origine, per cui la riduzione dei costi di invio e la possibilità di influenzare le scelte finali di consumo da parte del migrante risultano essere due fattori strategici;
• la rimessa può diventare una fonte di consumi futuri, in particolar modo rispetto all’educazione, all’acquisto della casa e a forme previdenziali e pensionistiche. In tal senso la disponibilità di adeguati prodotti finanziari, di risparmio e di investimento, e la trasferibilità dei fondi accumulati rappresentano due elementi di fondamentale interesse;
• la rimessa può diventare una risorsa per lo sviluppo e il sostegno di attività imprenditoriali nel paese di origine e di attività di carattere transnazionale;
• infine la rimessa, attraverso il finanziamento di progetti sociali collettivi, può costituire un’importante risorsa per il sostegno e lo sviluppo della
comunità di origine, alimentando il legame con le proprie radici. In questo caso è necessario creare meccanismi capaci di fare da catalizzatori e da moltiplicatori.
Figura 1.2. Le dimensioni della rimessa
Fonte: CESPI
Il termine “rimessa” assume quindi un significato molto più ampio, che non può essere scisso dal concetto di risparmio.
La rimessa è prima di tutto risparmio destinato ad una molteplicità di funzioni in relazione alle strategie di integrazione, migratorie e di allocazione delle proprie risorse messe in atto dal migrante.
L’intermediario finanziario, se in grado di intercettare in modo adeguato questo risparmio, può generare leva finanziaria, consentire una migliore allocazione delle risorse e una maggiore ownership del risparmio stesso, valorizzando così le risorse e legandole al territorio, senza per questo dimenticare la componente essenziale della rimessa e cioè che è una risorsa privata e che risponde in buona parte a esigenze di consumo immediato. La condizione perché questo accada è la capacità di offrire prodotti finanziari completi, capaci di costituire reali strategie di allocazione delle risorse e in grado di rispondere alle diverse motivazioni
sottostanti le rimesse stesse, offrendo uno stimolo per intercettare parte delle rimesse che transitano dai canali informali.
1.2. Dati relativi ai flussi di rimesse
Secondo i dati raccolti dalla Banca Mondiale, il flusso delle rimesse registrate dalle statistiche ufficiali nel 2011 ha raggiunto a livello mondiale i 483 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere i 593 miliardi nel 2014. Di questi, il flusso che si è indirizzato verso i paesi in via di sviluppo ha raggiunto i 351 miliardi di dollari, superando i 325 miliardi del 2010 con un incremento dell’8% (Ratha, 2012).
Tabella 1.1. Flussi di rimesse verso i paesi in via di sviluppo (in miliardi di dollari).
2010 2011 2012* 2013* 2014*
PVS 325 351 377 406 441
Asia orientale e Pacifico 94 101 109 117 127
Europa e Asia centrale 36 40 44 48 53
America latina e Caraibi 57 61 66 71 77
Nord Africa e Medio Oriente 35 36 37 39 42
Asia meridionale 82 90 97 105 114
Africa sub-sahariana 21 23 24 26 28
Tasso di crescita (%) 6% 8% 7,3% 7,9% 8,4%
Asia orientale e Pacifico 10,2% 7,6% 7,3% 8,0% 8,7%
Europa e Asia centrale -0,1% 11,0% 8,8% 10,1% 11,4%
America latina e Caraibi 1,2% 7,0% 7,6% 7,9% 8,1%
Nord Africa e Medio Oriente 3,3% 2,6% 5,0% 5,3% 5,5%
Asia meridionale 9,5% 10,1% 7,4% 7,9% 8,4%
Africa sub-sahariana 4,5% 7,4% 6,3% 6,8% 7,3%
*previsioni
Fonte: Wold Bank (2012)
I dati mostrano come le rimesse siano cresciute nel 2011 praticamente in tutte le regioni in via di sviluppo. In particolare, sono aumentate molto quelle verso l'Asia sia meridionale che orientale (dove già nel 2010 si era registrata, in controtendenza rispetto al resto del mondo, una crescita significativa), mentre l’Asia centrale -‐ associata regionalmente all'Europa nei dati della Banca Mondiale -‐ ha fatto registrare l'incremento maggiore, andando a compensare il dato più negativo dell'anno precedente.
politiche migratorie più restrittive penalizzano le migrazioni e i flussi di rimesse; tuttavia c'è una sostanziale tenuta e ripresa delle rimesse, a costo evidentemente di grandi sacrifici patiti dai migranti, con riduzione di consumi e risparmio nel paese di residenza, come nel caso dell’Italia e della Spagna.
Sono soprattutto le rimesse provenienti dai paesi del Golfo e da altri esportatori di petrolio (in particolare la Russia, che ospita un numero elevato di migranti che inviano le proprie rimesse nei paesi dell'Asia centrale) a spiegare l'ottima performance delle rimesse verso l'Asia. Al contempo, il deprezzamento delle valute di alcuni tra i principali paesi riceventi, come Messico, India e Bangladesh, ha incentivato l’invio delle rimesse, per sfruttare il differenziale di cambio.
Malgrado il suo aumento, nel 2011 il flusso di rimesse verso il Nord Africa e il Medio Oriente ha risentito inevitabilmente della situazione di instabilità legata alla Primavera araba, a cominciare ovviamente dalla crisi libica, che ha determinato il ritorno in patria di molti migranti internazionali, mentre le rimesse verso l'Africa sub-‐sahariana e l'America latina hanno ripreso ad aumentare, superando la fase più critica legata alla crisi economica (il flusso nel 2010). Nel caso dell'America latina1 la crisi economica in Spagna continua ovviamente a pesare, dal momento
che lì risiede circa il 10% di tutti i migranti internazionali latinoamericani, mentre il grosso risiede negli Stati Uniti, impiegati nel settore dell'edilizia.
In sintesi, nonostante la durezza della crisi mondiale, i forti sacrifici dei migranti hanno permesso una rapida ripresa dei flussi di rimesse. I dati previsionali per i prossimi anni indicano una buona tenuta del tasso di crescita atteso dei flussi di rimesse, con l'eccezione della regione interessata dalla Primavera araba.
I tassi di crescita particolarmente alti della fase pre-‐crisi (2002-‐08), nell'ordine del 20% annuo, non sono più immaginabili, ma in termini assoluti l'ascesa dei volumi è impressionante: nel 2000 il flusso annuo di rimesse verso i paesi in via di sviluppo superava appena i 100 miliardi di dollari, nel 2005 aveva raggiunto i 200 miliardi, crescendo ininterrottamente fino al 2008, quando superava abbondantemente i 300 miliardi di dollari. Di fatto, il 2009 è stato l'unico anno a registrare un'inversione di tendenza, in conseguenza della crisi economica, con un decremento di circa il 5% rispetto all'anno precedente, pur mantenendosi oltre la
1 In particolare, Messico, Colombia, El Salvador, Guatemala, Honduras, Giamaica e Nicaragua
soglia dei 300 miliardi di dollari. Dal 2010 la crescita dei flussi è ripresa, seppure a ritmi inferiori che nel passato, e nel 2013 dovrebbe superare la soglia dei 400 miliardi. Queste previsioni sono soggette a rapidi e significativi cambiamenti in ragione delle incertezze che pesano sulle prospettive economiche e occupazionali nell'area OCSE e in particolare in Europa, fonte fondamentale di rimesse verso il Nord Africa, l'Europa e Asia centrale (Romania, Bulgaria, Moldavia); le incognite riguardano anche una caduta del prezzo del petrolio, nel caso di una grave e persistente crisi in Europa, che inciderebbe sui flussi verso i paesi asiatici i quali ricevono rimesse da lavoratori impegnati nel settore petrolifero.
Il dato relativo ai dieci paesi principali beneficiari di flussi di rimesse in senso assoluto (cioè in miliardi di dollari) nel 2011 mostrano come Cina e India consolidino di gran lunga il proprio primato, ricevendo 115 miliardi di dollari equamente ripartiti, ma anche come i paesi asiatici si attestino su livelli di assoluta rilevanza con sei tra i primi dieci paesi beneficiari.
Invece, sul fronte del peso relativo delle rimesse in percentuale rispetto al PIL, il paese che ha fatto maggiore affidamento su di esse nel 2010 è, come in passato, il Tagikistan, che ha uno dei PIL più bassi tra le repubbliche ex sovietiche e quasi la metà della forza lavoro (circa 1 milione di persone) che lavora all'estero, principalmente in Russia. Segue il Lesotho, piccolo paese dell'Africa australe con una popolazione complessiva di circa 2 milioni di persone, dipendente dall'economia del Sudafrica dove vivono circa 150.000 lavoratori che inviano le rimesse nel proprio paese.
Tra i dieci principali paesi destinatari in cui il peso delle rimesse in percentuale del PIL è più alto, all'opposto di quanto avviene con il dato in miliardi di dollari, ci sono piccole isole o paesi con una popolazione non particolarmente numerosa. È il caso della Repubblica Moldova, in cui la grave crisi economica ha spinto circa un milione di cittadini a emigrare all'estero. Un'eccezione è il Nepal, che ha una popolazione di circa 27 milioni di abitanti, ma oltre 2 milioni di emigrati che vivono all'estero, soprattutto in India, Malaysia e nei paesi del Golfo. Il Libano, invece, è uno dei tipici casi in cui la popolazione residente nel paese è numericamente molto inferiore alla diaspora emigrata all'estero (Zupi e Mazzali 2012).
Grafico 1.1. I principali paesi destinatari delle rimesse (in miliardi di dollari).
Fonte: World Bank, 2012
Grafico 1.2. I principali paesi destinatari delle rimesse (in % al PIL).
Fonte: World Bank, 2012
I dati sulle rimesse vanno considerati con molta cautela, non solo perché c'è una componente significativa, seppure difficilmente quantificabile con precisione, di
rimesse canalizzate attraverso canali informali, ma anche perché i sistemi nazionali di rilevazione dei flussi sono diversi tra loro in misura anche rilevante. Il Fondo Monetario Internazionale ha introdotto una nuova definizione contabile di "rimesse" nella sesta edizione del Manuale della Bilancia dei Pagamenti (Balance of Payments and International Investment Position Manual, BPM6), pubblicata nell'ultima versione nel 2011, che aggiorna significativamente la quinta edizione del 1993 e si allinea al parallelo aggiornamento del Sistema di contabilità nazionale promosso dalle Nazioni Unite (System of National Accounts, SNA).
In base al nuovo sistema di contabilità della Bilancia dei pagamenti, la voce "rimesse totali" comprende:
• i trasferimenti, in valuta o in natura, di reddito da parte di persone che risiedono o si trovano anche soltanto per un breve periodo all'estero (sommando i trasferimenti correnti – inseriti nelle partite correnti -‐, gli scambi di capitali finanziari tra residenti non residenti – inseriti nel conto capitale -‐ e le forme di compensazione del reddito da lavoro che gli stranieri pagano a favore delle amministrazioni in cui risiedono, per esempio i contributi previdenziali);
• le prestazioni sociali dall'estero come pensioni o assegni di invalidità.
Si tratta di una classificazione diversa da quella adottata in precedenza e che è ancora seguita da alcuni paesi. In Ghana, per esempio, il governo ha notificato al Fondo Monetario Internazionale un importo di 136 milioni di dollari come afflusso di rimesse iscritto nella Bilancia dei pagamenti; per lo stesso anno però, la Banca Centrale del Ghana ha calcolato un importo di 1,8 miliardi di dollari. Per estremo, in paesi come la Guyana, il cui numero di emigrati è superiore alla popolazione totale del paese, il dato sulle rimesse non è neppure riportato. In certi casi invece, gli uffici nazionali che rilevano le statistiche sulle rimesse si limitano a registrare come origine del flusso il paese in cui opera la Camera di compensazione (clearing house) interbancaria a livello internazionale, che si limita in realtà a fare da ponte tra il paese di origine e quello di destinazione delle rimesse, ma in cui non si trova il migrante che ha operato il trasferimento, creando ulteriore confusione.
Grafico 1.3. Flussi finanziari aggregati netti verso i paesi in via di sviluppo (in miliardi di dollari).
Fonte: World Bank, 2012; FMI-‐UNCTAD, 2012.
Le indicazioni che vengono dai dati, seppur da prendere con cautela, sono abbastanza chiare. Confrontando infatti i dati aggregati delle rimesse affluite verso i paesi in via di sviluppo con gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS) mondiali (non solo dei paesi OCSE) netti, gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) netti e i flussi di debito estero, risulta evidente che le rimesse sono l'unico afflusso di risorse, insieme agli aiuti, in permanente crescita, con un chiaro ruolo anticiclico rispetto alla crisi economica che ha pesantemente inciso sugli altri afflussi (investimenti e debito). In valore assoluto gli aiuti sono meno della metà delle risorse trasferite come rimesse: nel 2011 gli aiuti internazionali sono stati pari a 149 miliardi di dollari, le rimesse sono state di 351 miliardi.
Dietro un dato aggregato si celano enormi differenze, occorrerebbe quindi fare un confronto tra flussi anche tenendo conto del diverso livello di concentrazione degli stessi. Gli investimenti diretti esteri sono molto concentrati, più degli aiuti internazionali che combinano un’elevata dispersione con un livello di concentrazione comunque significativo e -‐ dato sicuramente importante da monitorare nell'immediato futuro – il flusso di indebitamento estero verso i paesi
in via di sviluppo ha ripreso a crescere, evidenziando in particolare una quota importante e crescente di credito privato indirizzato verso i paesi a reddito medio, che in passato non avevano accesso ai mercati dei capitali privati.
In Italia l’ente pubblico incaricato di raccogliere dati sui movimenti delle rimesse in entrata e in uscita è l’Ufficio Italiano dei Cambi della Banca d’Italia che fornisce informazioni dettagliate sui trasferimenti monetari eseguiti da stranieri non solo a livello nazionale, ma anche locale. L’istituto fornisce dati aggiornati, periodici e disaggregati a livello di singole nazionalità; tuttavia si deve ricordare che le statistiche fornite sono soggette alle critiche rilevate in precedenza, per questo molti studi preferiscono aggiornare tali dati con indagini eseguite sul campo, attraverso interviste fatte direttamente ai lavoratori immigrati in Italia. Di seguito alcuni dati forniti dalla Banca d’Italia sulle rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia durante il periodo 2005-‐2011.
Tabella 1.2. Rimesse degli immigrati per Paese di destinazione (i primi dieci paesi). Anni 2005-‐2011 Migliaia di euro
Paese 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 CINA REP.POP. 947.533 700.502 1.687.533 1.541.047 1.970.767 1.816.332 2.537.078 ROMANIA 652.536 792.525 789.597 768.486 823.810 868.604 894.970 FILIPPINE 245.424 519.899 727.930 922.563 800.746 743.454 601.585 MAROCCO 244.021 294.807 339.411 333.023 279.077 283.539 299.894 BANGLADESH 8.593 108.099 143.072 180.430 227.975 221.054 290.472 SENEGAL 157.371 207.859 252.278 262.783 235.174 238.913 245.433 INDIA 63.049 101.680 103.064 140.060 133.329 133.238 205.631 PERU' 63.820 112.630 127.896 159.004 192.215 191.374 194.011 BRASILE 101.001 151.001 152.765 160.506 176.237 143.010 182.849 UCRAINA 70.144 90.064 102.056 110.130 123.092 148.640 166.374
Fonte: Banca d’Italia, 2012.
Tabella 1.3.Rimesse degli immigrati per Regione di invio. Anni 2005-‐2011. Migliaia di euro Regione 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Piemonte 199.517 263.262 292.088 296.960 298.696 306.714 326.318 Valle d'Aosta 4.457 6.906 7.305 7.972 8.249 9.342 9.065 Liguria 96.858 145.686 158.492 173.799 188.249 190.245 195.480 Lombardia 927.847 971.841 1.242.904 1.303.528 1.330.79 0 1.413.211 1.575.107 Trentino A.A. 27.747 40.351 48.663 53.199 56.947 59.568 63.486 Veneto 231.304 311.362 406.958 425.993 427.524 423.645 499.161 Friuli V.G. 34.905 46.481 54.772 63.487 67.507 67.590 72.808 Emilia Romagna 227.460 325.577 398.216 428.998 410.619 439.963 476.142 Marche 58.669 77.841 92.953 99.327 103.874 108.768 112.130 Toscana 275.052 394.447 867.813 851.366 934.579 601.641 694.759 Umbria 66.364 66.685 71.851 71.760 70.357 70.537 74.275 Lazio 1.208.461 1.154.537 1.568.665 1.770.281 1.862.74 8 1.867.148 2.130.661 Campania 173.985 226.314 280.771 295.193 353.223 340.618 425.266 Abruzzi 40.750 54.978 62.259 67.877 73.886 78.752 78.901 Molise 6.293 7.902 8.914 8.673 10.247 10.720 10.758 Puglia 65.417 86.262 96.480 106.102 122.062 156.316 148.964 Basilicata 9.682 12.796 13.652 12.939 14.596 16.730 17.820 Calabria 60.303 82.119 83.339 81.788 87.877 94.925 99.354 Sicilia 126.868 157.973 174.300 187.578 223.267 239.495 319.128 Sardegna 29.358 45.936 55.896 61.850 65.542 67.382 64.817 Dati non ripartibili 29.496 48.410 52.964 8.279 36.979 8.928 - Totale complessivo 3.900.793 4.527.666 6.039.255 6.376.949 6.747.818 6.572.238 7.394.400
Fonte: Banca d’Italia, 2012.
Tabella 1.4. Rimesse degli immigrati per principali provincie. Anni 2005-‐2011. Migliaia di euro.
Provincia 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Roma 1.145.838 1.087.093 1.500.353 1.697.718 1.784.703 1.786.274 2.040.017 Milano 675.357 614.598 824.860 862.825 890.410 941.826 1.031.305 Napoli 96.879 127.008 170.810 183.887 240.856 225.751 305.707 Prato 29.893 88.059 449.739 415.823 485.559 191.699 249.102 Firenze 129.703 142.491 244.295 254.110 253.728 207.345 233.604 Torino 121.758 164.027 180.411 180.361 180.262 180.538 193.321 Catania 31.039 42.143 50.754 57.736 77.992 93.402 156.095 Brescia 72.650 106.009 127.297 132.627 131.617 132.094 152.763 Bologna 69.554 103.054 126.135 138.722 130.773 130.700 131.858 Padova 55.692 66.869 104.588 107.400 101.169 93.299 122.595 Genova 72.650 106.009 127.297 132.627 131.617 119.319 122.450 Bergamo 56.113 86.313 102.123 104.886 100.349 98.410 110.151 Totale complessivo 3.900.793 4.527.666 6.039.255 6.376.949 6.747.818 6.572.238 7.394.400
È interessante leggere questi dati per avere una fotografia del fenomeno migratorio all’interno del nostro paese in relazione all’invio delle rimesse: nella Tabela 1.2. possiamo notare che la crisi economica del 2009 ha prodotto un calo dell’invio delle rimesse per alcune nazionalità di migranti. I residenti filippini, bengalesi, peruviani e brasiliani risultano essere quelli maggiormente colpiti da questo fenomeno assieme ai migranti cinesi. Per quanto riguarda la distribuzione all’interno del territorio italiano (Tabella 1.3.) le regioni che hanno visto un’inversione di tendenza dei flussi in uscita nel periodo 2009/2010 sono state il Veneto e la Campania, ma soprattutto la Toscana con una riduzione del 35, 63%. La Tabella 1.4. conferma quanto detto: l’importante calo rappresentato dall’esempio cinese in Tabella 1.2. è confermato dalla netta diminuzione nell’invio di rimesse nella città di Prato, città italiana con la più alta percentuale di cittadini cinesi , con una popolazione residente al 31/12/2011 di 13056 individui pari al 6,9% del totale dei residenti.
1.3. Il canale di trasferimento informale
Il lavoratore emigrato all’estero che decide di spedire parte dei suoi risparmi alla famiglia rimasta in patria decide come e quanto denaro inviare a seconda di numerosi fattori: l’esistenza di infrastrutture, il grado di conoscenza del mercato, la peculiarità delle abitudini della cultura a cui appartiene, il livello di educazione, il reddito personale sia del ricevente che del mandatario, il livello di concorrenza e trasparenza raggiunto dal mercato, il livello di intervento pubblico e molti altri fattori che influenzano in maniera determinante le scelte dell’individuo sulle tipologie di trasferimento da utilizzare.
I canali maggiormente impiegati sono quelli che offrono prezzi ridotti, un facile accesso e un trasferimento sicuro e veloce. In realtà questo settore è ancora occupato prevalentemente da società che occupano posizioni egemoniche nel settore, che realizzano alti profitti e offrono prezzi ingiustificatamente alti e altamente regressivi, nonostante l’operazione sia alquanto semplice e non comporti un alto rischio; il prezzo medio di trasferimento di denaro nel 2004 era del 12% della somma inviata (Wold Bank, 2006).
Esistono varie forme e vari modi per trasferire denaro, in particolare è molto importante riconoscere l’esistenza di vie informali che non vengono quasi mai prese in considerazione quando si raccolgono dati relativi alle rimesse. Infatti, includere questi flussi in modo preciso e valido risulta praticamente impossibile a causa della varietà e incontrollabilità dei metodi di trasferimento, questi comprendono tutte quelle forme di invio delle rimesse che avvengono in assenza di un operatore specializzato o autorizzato al trasferimento internazionale di denaro. Tipici di questa tipologia sono gli invii di denaro effettuati tramite parenti e amici che si recano nel paese di origine, fino a forme più complesse e organizzate di corrieri fra i due paesi.
Esistono delle agenzie, di cui la maggiormente conosciuta è Hawala, che permettono il trasferimento di denaro da un paese all’altro operando in modo parallelo e informale rispetto ai canali tradizionali, come banche o altre vie finanziarie. Si dice che il sistema Hawala riesca a trasferire i soldi senza nessun tipo di movimento di denaro. Per capire il significato di questa frase spiegherò il funzionamento del sistema: i soldi sono trasferiti attraverso una rete di brokers,
chiamati anche hawaladers; il cliente si rivolge al broker della sua città di appartenenza e gli consegna una somma di denaro in cambio di un numero segreto che dovrà essere comunicato al familiare in patria destinatario dei soldi; il broker contatta un suo collega nel paese di destinazione chiedendo di consegnare l’ammontare al cliente che si presenta con il codice corrispondente, promettendo di saldare in futuro il debito. Il trasferimento monetario al destinatario finale avviene solitamente entro 24 ore. La particolarità è che non rimane nessun tipo di traccia scritta tra i due brokers per il trasferimento monetario proveniente dalla rimessa, il pagamento avviene secondo meccanismi di compensazione e si basa su un rapporto di onore e di fiducia reciproca. Solitamente i due brokers sono soci in affari, hanno qualche tipo di rapporto finanziario in sospeso o hanno stabilito accordi commerciali, per cui in cambio della consegna del denaro al familiare della persona emigrata, il broker riceve dei beni materiali di somma equivalente. In seguito si presenta uno schema che spiega in modo grafico il funzionamento di Hawala.
Figura 1.3. Il sistema Hawala.
Fonte: In Baruah N., 2006.
Dal momento che la transizione monetaria non è registrata, questa può avvenire senza dover rispettare alcun vincolo posto dal sistema giuridico legale dei due paesi. L’evasione delle tasse e l’applicazione di un tasso di cambio a tassi non ufficiali abbassa notevolmente i costi della transazione. Secondo uno studio della World Bank del 2006, (Kumar Vrama e Sasikumar, 2006) le spese di commissione non superano l’1 o il 2 % dell’ammontare totale della rimessa. Le minori spese, la
velocità, l’affidabilità, la sicurezza del trasferimento e l’anonimato rappresentano una forte attrattiva per i lavoratori emigrati.
Questo sistema ha iniziato a destare una particolare preoccupazione perché assume forme illegittime, scappando ai controlli del cambio legale, evadendo i sistemi di tassazione e contribuendo in particolari circostanze al finanziamento di attività terroristiche o sostenendo pratiche di contrabbando (Erasmo, 2004). Di seguito uno schema riassuntivo sui motivi che spingono il migrante a preferire il canale di trasferimento informale.
Figura 1.4. le motivazioni del canale di trasferimento informale.
Fonte: Mazzali, Stocchiero e Zupi (2002).
Risulta pertanto che, in paesi per lo più estremamente poveri come quelli africani, la forma di trasferimento che persiste, nonostante sia insicura e poco efficiente, è il trasferimento materiale dei soldi durante i viaggi di ritorno per vacanza o affidandosi ad amici, conoscenti e corrieri. I soldi vengono inseriti in lettere e pacchi regalo mandati ai familiari. Questo mezzo però è il meno sicuro perché durante il viaggio il denaro può andare perso o essere rubato.
Calcolare il volume delle rimesse e i costi di invio attraverso il canale informale risulta particolarmente difficile a causa della mancanza di dati in possesso su questo fenomeno, in quanto non vi è modo di registrare questo tipo di trasferimenti e i migranti sono solitamente avversi a confidare tale tipo di informazioni. Nonostante si ritenga praticamente impossibile calcolare l’importo con una certa precisione, uno studio della Banca Mondiale (World Bank 2006) stima, che l’ammontare delle rimesse che transitano attraverso il canale di trasferimento informale costituirebbe il 50% del volume totale.