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Sacro Cuore del Suffragio

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Academic year: 2021

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ACRO

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UFFRAGIO Rione Prati

La chiesa del Sacro Cuore del Suffragio sorge sul Lungotevere Prati. Nel dicembre del 1917, quando i lavori della fabbrica erano ormai conclusi, Benedetto XV le conferì il titolo di parrocchia. Conserva al suo interno il “Museo delle anime del purgatorio” che fu a partire dagli ultimi anni del XIX secolo meta di devoti e curiosi. La festa del Sacro Cuore è celebrata il 4 giugno.

La caratteristica chiesa neogotica a tre navate, progettata dall’architetto Giuseppe Gualandi e costruita all’interno di uno dei primi nuclei abitativi dei Prati di Castello, si affaccia, unica a Roma, sul Lungotevere ed è ben riconoscibile per la sua facciata in cemento armato con archi acuti, guglie, nicchie che ospitano diciotto statue di santi opera dello scultore Orsoni. Ad essi, scelti tra coloro che più si distinsero nella diffusione delle devozioni del Sacro Cuore e delle anime del purgatorio - al cui elenco lo stesso Pio X, al momento dell’approvazione, volle aggiungere di suo pugno i nomi di s. Giuseppe, di Nostra Signora del Sacro Cuore e di s. Giovanni (Ceschi, p. 166) -, era affidato il compito di vegliare sui Prati di Castello che dopo il varo del piano regolatore del marzo del 1883 si presentavano in pieno fervore edilizio e in espansione abitativa, contando nel 1911 già trentottomila abitanti. Un territorio che si caratterizzava agli occhi della Curia come un pericoloso contraltare alla limitrofa Città del Vaticano: la toponomastica, dedicata in gran parte ai nemici e alle vittime della Chiesa di Roma, e la costruzione della chiesa Valdese in piazza Cavour e della Chiesa Cristiana Avventista in un villino sul Lungotevere Michelangelo, rendevano impellente la conquista del nuovo rione ad opera di vecchi e nuovi ordini religiosi determinati ad arginare il proselitismo protestante e il processo di “scristianizzazione” della Città Santa. I primi a giungere furono i Redentoristi insediatisi nella chiesa di S. Gioacchino vicino piazza dei Quiriti, consacrata nel 1911, la cui realizzazione fu espressamente voluta da Leone XIII, al secolo Gioacchino Pecci, in onore del suo «celeste e principale patrono»; seguirono i Domenicani che si erano stabiliti nel quartiere fin dal 1890 e che nel 1916 poterono inaugurare la nuova chiesa di S. Maria del Rosario in via degli Scipioni. Per terzi arrivarono i Missionari del Sacro Cuore al cui interno militava padre Victor M. Jouët, protagonista delle vicende che portarono alla realizzazione della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. L’ordine, fondato nel 1854 da Jean-Jules Chevalier, si stabilì a Roma fin dal 1879 grazie all’acquisto dalle autorità spagnole della chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli, la quale fu sottoposta a radicali lavori di ristrutturazione e consacrata alla Nostra Signora del Sacro Cuore, e della annessa casa in via della Sapienza, l’attuale Corso Rinascimento, nota per aver dato vita a un cenacolo culturale sotto la direzione di padre Genocchi. L’abile gestione del culto per la Nostra Signora del Sacro Cuore – la cui statua, importata dall’originario santuario di Issoudum nella diocesi di Bourges, fu immediatamente circondata di numerosi ex-voto – rappresentò una palestra fondamentale per il Jouët, che volle rilanciare nel nuovo rione Prati la devozione del Sacro Cuore saldandola a quella, in pieno sviluppo, del suffragio per le anime purganti alla quale si era avvicinato dopo la morte di un amico missionario.

Egli nel 1893 ottenne dal cardinale vicario Lucido Maria Parocchi un oratorio, ricavato da alcuni magazzini in via dei Cosmati, e l’approvazione della “Pia Associazione dei suffragi a favore delle anime del Purgatorio sotto la protezione del S. Cuore di Gesù, della B.V.M. e di S. Giuseppe”da lui fondata. L’anno seguente diede alle stampe la rivista «Il Purgatorio visitato dalla pietà dei fedeli», che in breve tempo raggiunse una tiratura di milioni di copie e lettori in tutto il mondo, e acquistò un villino con un terreno di circa 1000 mq dove il 13 febbraio fu solennemente aperto, con la posa della prima pietra, il cantiere della nuova chiesa dedicata al Sacro Cuore del Suffragio.

I lavori andavano per le lunghe e nel 1896 la Pia Associazione decise di trasferirsi accanto alla nuova fabbrica, in una cappella provvisoria che il 15 novembre dell’anno seguente fu però distrutta da un incendio. L’evento fu letto come un prodigio divino: il fuoco infatti oltre a lasciare intatto il quadro della Madonna del Rosario posto sull’altare, impresse anche delle ombre sulle pareti che furono interpretate come i contorni della figura di un’anima del purgatorio sofferente. Quelle tracce, di cui fu realizzata una riproduzione fotografica, costituiscono il primo “cimelio” di quello che diverrà il “Museo delle anime del purgatorio”, una raccolta di oggetti segnati dal contatto con i defunti che nelle intenzioni di padre Jouët dovevano essere la testimonianza tangibile dell’esistenza del purgatorio. Il successo devozionale è immediato e in un anno si conteranno più di trecentomila visitatori appartenenti a tutte le classi sociali, per i quali sarà necessario istituire un servizio d’ordine per regolamentarne il flusso. Per incentivare il pellegrinaggio la Pia Associazione prese contatti stabili con analoghe associazioni di fedeli in tutta Europa, e in particolare con

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l’“Opera di suffragio” della Chiesa di Gesù Vecchio a Napoli, attraverso uno scambio di informazioni e materiale devozionale.

All’anima purgante che volle lasciare le sue impronte nella cappella i pellegrini riservarono un vero e proprio culto e furono registrate centinaia di grazie riportate con continuità sul bollettino. Non mancarono gli ex-voto, rappresentati in un primo tempo da cuori d’argento successivamente sostituiti da oggetti di maggior utilità liturgica come candele, olio per la lampada, arredi della chiesa, per essere definitivamente sostituiti da offerte in denaro. Si tratta, come ha sottolineato Francesca Romana Koch, essenzialmente di “favori” (assunzioni lavorative, rapide guarigioni, inaspettati aiuti finanziari, incidenti evitati ecc.) che non assurgono, se non in rare eccezioni, al grado di miracolo, e che sono frutto di una contrattazione tra i vivi, che offrono suffragi per la salvezza delle anime purganti, e i morti che dispensano in modo proporzionale i loro benefici (Koch, pp. 73-80). Iniziarono intanto ad affluire al museo altre impronte di fuoco impresse su abiti, libri e altri oggetti di uso quotidiano, corredati spesso da una documentazione che ne attesterebbe l’origine soprannaturale, e lo stesso Jouët compì numerosi viaggi in Europa alla ricerca di ulteriori “reliquie” per arricchire il museo provvisoriamente esposto nel parlatorio della casa della confraternita. Il 4 agosto 1904 una collezione di quattordici oggetti fu presentata a Pio X che incoraggiò la prosecuzione dell’opera iniziata.

Nel 1917 finalmente i lavori della fabbrica furono portati a termine: la chiesa, a tre navate divise da colonne a fascio che sorreggono altissimi archi a sesto acuto, culminava nel trittico dell’abside rappresentante Il sacro cuore e le anime del Purgatorio opera dei pittori fiorentini Giuseppe e Alessandro Caetani. Padre Jouët, ricordato da un bassorilievo posto di fronte la porta della sacrestia, era già morto da cinque anni e primo titolare della parrocchia fu per un breve periodo Pietro Benedetti al quale è dedicata l’opera più pregevole della chiesa, il monumento funebre collocato nella navata sinistra con la pietà in bronzo di Giovanni Battista Conti. Il Benedetti, nominato vescovo di Tiro, il 12 gennaio del 1918 lasciò a sua volta il posto di parroco a Gilla Gremigni che poté tre giorni dopo inaugurare canonicamente il tempio.

L’Associazione, elevata nel frattempo al grado di Arciconfraternita, continuò a gestire il museo che fu trasferito in una stanza adiacente la chiesa, ma già negli anni Trenta essa mostrava i primi segni di crisi con un calo sostanziale degli iscritti e la stessa collezione fu ridotta drasticamente. Nel periodo postconciliare il “Museo delle anime del purgatorio” perde definitivamente il suo posto privilegiato nella vita religiosa della chiesa in concomitanza con l’intensificarsi delle critiche a quello che Alfonso di Nola nel 1972, in una intervista sulle pagine di «Panorama», definì «il residuo paleontologico di un cattolicesimo che aveva soffocato valori evangelici sotto la speculazione superstiziosa e la predicazione del terrore». A queste parole fanno eco i toni prudenti del parroco Emilio D’Angelo che, intervistato un mese dopo dal rotocalco «Gente», sottolineò come le “testimonianze” del museo non siano da considerarsi né «una prova né una controprova» della realtà del purgatorio. Concetti analoghi ritroviamo in un depliant attualmente distribuito presso il museo, costituito oggi da dieci oggetti posti all’interno di una teca nell’atrio della sacrestia, in cui si afferma che i cimeli hanno un valore «puramente umano» volto a ravvivare la devozione per i defunti e il «dovere cristiano del suffragio».

Fonti:

Archivio dell’Arciconfraternita del Sacro Cuore del Suffragio Bibliografia:

«Il Purgatorio visitato dalla pietà dei fedeli» (1894-1985); Parrocchia del sacro Cuore del Suffragio

(MCMXVIII-XXVIII), Roma 1928; L. Huetter, La chiesa sul Lungotevere, in «Italia», 10 gennaio 1932; Parrocchia del sacro Cuore del Suffragio (MCMXVIII-XXXVIII), Roma 1938; A. Bundervoet, Chevalier (Jean-Jules), in DHGE, XII, Paris, 1953,

coll. 647-648; P. Scoppola, L’opera di Umberto Fracassini e di Giovanni Genocchi per il rinnovamento della cultura

biblica, in alcune lettere inedite, in Aspetti della cultura cattolica nell’età di Leone XIII, a cura di G. Rossini, Roma

1961, pp. 667-685; Ceschi 1963, p. 166; L. Huetter - A. Martini, Sacro Cuore del Suffragio al Lungotevere Prati, Roma 1963 (Le chiese di Roma illustrate, 71); F. Russo, Nostra Signora del Sacro Cuore, Roma 1969 (Le chiese di Roma illustrate, 105); Sos dal purgatorio, in «Panorama», 19 ottobre 1972, pp. 58-61; P. Poggio, Un’anima del Purgatorio

veniva ogni giorni nel mio convento, in «Gente», 18 novembre 1972, pp. 93-95; Id., Reliquie e segni magici nello strano museo di padre Jouet, in «Gente», 25 novembre 1972, pp. 116-120; V. Capecci, Missionari del Sacro Cuore di Gesù, in DIP, V, Roma 1978, coll. 1474-1477; F. R. Kock, I contabili dell’aldilà. La devozione delle anime del purgatorio nella Roma postunitaria, Torino 1992 (Sacro/Santo, 8); S. Ciofetta, Nostra Signora del Sacro Cuore, già San Giacomo degli Spagnoli, in Roma Sacra. Guida alle chiese della Città Eterna. 7° itinerario, Roma-Napoli 1996,

pp. 40-44; A. Tagliaferri, Guide rionali di Roma. Rione XXII. Prati, Roma 1994, pp. 53-55; Nuzzo 2005, p. 515. TOMMASO CALIÒ

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