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SPINOZA: la ragione divinizzata

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SPINOZA

La ragione divinizzata

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La vita e le opere

• Di famiglia ebraica portoghese, Baruch de Spinoza, nasce nel 1632 ad Amsterdam. Vive la sua giovinezza nella comunità ebraica della sua città, frequentando la sua scuola dove può studiare la Bibbia, il Talmud e la filosofia ebraica medioevale.

• Dal 1652 è alla scuola dell’umanista ex gesuita Francesco van den Enden dove acquisisce dimestichezza con il latino e la filosofia scolastica, ma soprattutto dove conosce Giordano Bruno e Cartesio. • Nel 1656 viene espulso dalla comunità ebraica con l’accusa di

eresia. Per tale motivo si trasferirà in un’altra cittadina olandese (Rijnsburg) dove imparerà il mestiere di ottico che gli servirà per il suo sostentamento materiale nella vita.

• Conosce diversi studiosi e scienziati che lo stimolano nelle sue ricerche, le quali danno origine nel 1660 ad un Breve trattato su Dio in cui il suo pensiero già appare abbozzato nelle sue linee fondamentali.

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La vita e le opere 2

Nel 1661 ha già iniziato la stesura della sua opera maggiore l’Ethica more

geometrico demonstrata.

• Nel 1663 esce la sua prima e unica pubblicazione autografa in vita: “I principi della filosofia di Renato Cartesio dimostrati secondo l’ordine geometrico.

• Sempre del 1663 è un nuovo trasferimento a Voorsburg, cittadina olandese dove conosce e frequenta il paladino della tolleranza religiosa Jan De Witt, che gli offre una pensione per poter vivere più agiatamente continuando i suoi studi.

Nel 1670 esce anonimo il Trattato teologico-politico, opera che a causa della prospettiva favorevole alla libertà religiosa e alla democrazia, e a motivo del suo razionalismo estremo, è stigmatizzata dalla Chiesa calvinista olandese.

• Dopo l’invasione francese dell’Olanda e l’assassinio di Jan De Witt, nella città in cui si era trasferito, l’Aja, riceve l’invito ad assumere una cattedra all’università di Heidelberg, che però rifiuta per non perdere l’autonomia di pensiero e la libertà che sempre avevano caratterizzato il suo itinerario filosofico.

Ad Amsterdam tenta di promuovere la pubblicazione dell’Ethica, ma vi rinuncia a causa dell’ostracismo dei circoli filosofici e religiosi più influenti nella città.

• Nel 1677 muore di tubercolosi a L’Aja, a soli 44 anni.

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Breve trattato su Dio

• Nella sua prima opera Spinoza determina

quale sia il problema fondamentale della

sua filosofia:

“Come può l’uomo soddisfare la sua

aspirazione alla felicità?”

La risposta, sulla quale si incardina la sua

intera riflessione è la seguente:

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Dio

• Dio è l’unica sostanza esistente e tutto ciò che è, è in Dio. Dunque Spinoza è un panteista, cioè identifica Dio con la totalità del reale, cioè con l’universo naturale.

• Nell’universo, cioè nell’unico Dio, si distingue una

potenza naturante (natura naturans), cioè una potenza

che genera e fa scaturire tutte le cose, e un elemento

naturato (natura naturata) cioè la totalità delle cose che

sono scaturite dalla potenza naturante di Dio. E’ però importante sottolineare che in Dio natura naturans e

natura naturata coincidono, sono la stessa sostanza

vista da due prospettive differenti: o come generante

o come generata.

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L’uomo

• L’uomo è uno dei tanti possibili modi di

essere particolari di Dio. Realizzando al

massimo la sua vocazione innata e

intrinseca nel suo essere-uomo, egli

giunge alla conoscenza della totalità delle

cose, cioè alla conoscenza di Dio, e in tal

caso diviene felice.

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7

Il trattato sulla purificazione

dell’intelletto o il metodo spinoziano

Redatto secondo lo stile autobiografico del

Discorso sul metodo, il trattato evidenzia

la finalità esistenziale della ricerca

filosofica spinoziana, ossia l’idea-guida

della ricerca della felicità. Spinoza si rende

conto che essa non può consistere nel

conseguimento di beni sensibili:

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Escludere i beni sensibili dalla

ricerca umana

“Dopo che l’esperienza mi ebbe insegnato che le cose che frequentemente si incontrano nella vita comune sono

vane e futili, e quando vidi che tutti i beni che temevo di

perdere e tutti i mali che temevo di ricevere non avevano in sé nulla né di bene né di male, se non in quanto l’animo ne era turbato, decisi infine di ricercare se si desse qualcosa che fosse un bene vero e

condivisibile, e dal quale soltanto, respinti tutti gli altri,

l’animo fosse affetto; anzi se esistesse qualcosa grazie al quale, una volta scoperto e acquisito, godessi in

eterno una gioia continua e suprema” (Trattato, 1, in

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9

La beatitudine e Dio

• La beatitudine si consegue solo attraverso la

congiunzione della mente umana con la

realtà suprema ed eterna, poiché in tal modo

l’uomo raggiunge quella perfezione massima

di cui coglie in sé la possibilità e la vocazione.

Tale conoscenza non sarà poi gelida e

anaffettiva, ma produrrà l’amore per l’oggetto

conosciuto (amor Dei intellectualis), già

avvertibile ai suoi stadi iniziali.

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Per conseguire la conoscenza…

• La conoscenza di Dio è il risultato di

un’iniziale purificazione della nostra

mente dalle idee false e pregiudiziali che

ne impediscono la contemplazione.

• In maniera analoga al neoplatonismo,

Spinoza il processo di purificazione avviene

per gradi: man mano che la conoscenza si

fa più profonda, la mente si libera.

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11

I quattro gradi della conoscenza

1) La credenza vaga o per sentito dire (p. es. la mia data di nascita e l’identità dei miei genitori).

2) La percezione per esperienza vaga, cioè senza l’intervento delle intelletto, ma quasi per caso (tutte le esperienze che in vita ci capita di fare in modo non sistematico, come per es. l’esperienza della morte altrui).

3) La conoscenza mediata da un processo induttivo (inferire dall’effetto

la causa). Tale conoscenza è tipica della scienza, che coglie un

nesso tra l’essenza delle cose, ma non ancora l’essenza stessa in modo adeguato: percepire, per esempio, il nostro corpo e concludere che la nostra anima è unita al corpo, proprio in virtù della percezione interiore che ne abbiamo, ma non sapere ancora qualcosa di adeguato sull’essenza dell’anima.

4) La conoscenza adeguata della cosa nella sua essenza attraverso la

conoscenza della sua causa prossima (dalla causa all’effetto):

per esempio quando sapendo che cosa è l’anima (la sua essenza), deduciamo che essa è unita al corpo, o quando sappiamo che 3+3=6).

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L’idea vera

• Per giungere al grado massimo di conoscenza bisogna

partire dall’alto, cioè da un’ idea assolutamente vera,

da cui tutte le altre possano essere dedotte.

• Infatti per induzione otterrò sempre delle regole di condotta, ma estrinseche e provvisorie, poiché colte nei loro rapporti senza che tali rapporti derivino da un sapere profondo delle cose di cui si tratta.

• Invece, considerando un’idea essenzialmente vera, e cercando la più generale di esse, io potrò dedurre da questa idea, in modo necessario e certissimo, tutto il resto. Il problema è quale sia questa idea vera e generalissima e conoscibile essenzialmente.

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13

Dio come idea vera conosciuta per

intuizione

• Tale idea vera, certissima e generalissima è l’idea di Dio, la quale si conosce per intuizione intellettuale, poiché è originariamente data all’intelletto umano.

• L’idea di Dio è l’idea della totalità unitaria della realtà. L’idea di Dio è cioè quella di quell’ente generale che contiene tutto ciò che è e che rappresenta la totalità all’interno della quale è possibile pensare ogni altra idea.

• Allora l’idea di Dio è la totalità che rende possibile e istituisce i rapporti tra le altre idee più particolari al suo interno. Quindi tutto ciò che distinguiamo in Dio lo possiamo fare poiché abbiamo l’idea di Dio, che è lo sfondo entro cui avviene ogni distinzione. Ma siccome la distinzione è matrice della chiarezza delle idee, noi possediamo idee chiare e distinte, cioè vere, grazie al possesso dell’idea di Dio, fondamento di tutte le altre idee, della loro certezza, verità e conoscibilità.

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Verità di Dio

• Se il criterio di verità delle idee è la

possibilità di dedurre da esse tutto quanto

corrisponde alle cose a cui le idee stesse

si riferiscono, l’idea di Dio, cioè della

totalità del reale, è fondamento di ogni

verità, in quanto da essa si ricavano

deduttivamente tutte le proprietà della

realtà.

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15

La procedura espositiva di Spinoza

nell’Ethica

• Coerentemente con il suo metodo

deduttivo, Spinoza cerca di evincere da un

gruppo di idee generali, a sua volta

dedotte da quella di Dio, una descrizione

coerente e necessaria della realtà. Ciò

facendo accoglie in pieno l’eredità della

geometria euclidea che, movendo da

principi primi, procede derivando in modo

esatto e logicamente ineccepibile le

conseguenze delle premesse poste.

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Gli elementi del metodo: le

definizioni

I teoremi, cioè le spiegazioni causali del mondo, si deducono dalle definizioni e dagli assiomi.

Le definizioni sono idee chiare e distinte con cui noi concepiamo la natura i una cosa. Vi sono due tipi di definizione:

1) La definizione di una cosa realmente esistente, la cui verità consiste nell’esatta rappresentazione dell’essenza della cosa definita (per es. la definizione del Tempio di Salomone a Gerusalemme);

2) La definizione di qualcosa che non esiste fuori di noi in modo

determinato, la cui verità consiste soltanto nella non-contraddizione logica della definizione stessa (es. la definizione di un tempio che si

voglia costruire) (B. Spinoza, Epistola 9 a De Vries, in F. Mignini, s.v.

Spinoza, in Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, 2006, p. 10990).

Le definizioni filosofiche sono quest’ultime, poiché sono quelle veramente

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Una definizione filosofica

Esempio di definizione filosofica è proprio la

prima frase dell’Ethica, che riguarda il senso

della locuzione «causa di sé» (che

evidentemente si applica a Dio):

«Intendo per Causa di sé ciò la cui essenza

implica l’esistenza, o ciò la cui natura non

può essere concepita se non come

esistenza» (Spinoza, Etica, tr. it. di E. Troilo,

Libritalia, Città di Castello, 1997).

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Gli assiomi e i postulati

Sia gli assiomi sia i postulati sono enunciati contenenti

idee.

Le idee sono nell’enunciato collegate come soggetto e

predicato. La connessione tra soggetto e predicato negli

assiomi e nei postulati risulta immediatamente evidente, sulla base della definizione di ciascuna delle idee collegate. Di conseguenza assiomi e postulati “sono così chiari ed evidenti che tutti coloro che semplicemente ne abbiano capito bene i termini, non possono affatto negare loro l’assenso” (L. Meyer, Prefazione a B. Spinoza, Principi di

filosofia cartesiana, in G. D’Anna, Uno intuitu videre. Sull’ultimo genere di conoscenza in Spinoza, Ghibli,

(19)

Esempio di assiomi o postulati

Ecco alcune affermazioni in cui il legame tra soggetto e predicato è immediatamente evidente:

«Tutto ciò che è, o è in sé o in altro»,

«Ciò che non si può concepire per mezzo di altro, va concepito per se stesso»,

«Da una causa determinata segue di necessità l’effetto; e invece, se non è data alcuna causa determinata, è impossibile che segua l’effetto».

Gli enti che debbono il loro essere o a sé stessi o ad altro, il nesso necessario di causa effetto, sono alcuni principi che ogni ragionamento deve dare per scontati, se vuole essere razionale. Infatti queste idee si connettono alla mente ragionante con assoluta evidenza.

(20)

Definizioni assiomi postulati

• “I postulati e gli assiomi non enunciano mai verità particolari, ma universali, non indotte dall’esperienza,

bensì dotate intrinsecamente di certezza ed evidenza.

L’Ethica è dimostrata more geometrico e Spinoza sicuramente conosceva gli Elementi di Euclide che si sviluppano secondo un metodo deduttivo: postulare che

per due punti passa una e una sola retta non richiede un riscontro empirico, ma è principio evidente e certo in sé, ed è valido per tutte le rette. Il metodo deduttivo

funziona in questo modo: posti dei principi universalmente validi, postulati assiomi e definizioni, su questi si fonda poi tutta la catena di ragionamenti che si esplicano mediante teoremi e dimostrazioni”(D’anna, ivi).

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Le proposizioni, le dimostrazioni, i

teoremi, i corollari e gli scolii

• Le proposizioni sono “enunciazioni formate da un soggetto e da un predicato, dove però la connessione non è immediata, ma ricavata per passaggi intermedi dalle definizioni e dagli assiomi” (F. Occhipinti, Uomini ed

idee, Einaudi, Torino, 2010, vol. II, p. 328). Tale è il

procedimento della dimostrazione, cioè la deduzione

mediata, da principi definiti, delle loro conseguenze.

Il procedimento dimostrativo conclude con l’elaborazione di un teorema, cioè di una dottrina rigorosa sul mondo arricchita da alcune ulteriori deduzioni di secondo grado (corollari) e da commenti e delucidazioni (scolii).

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Esempio di proposizione…

Dato l’assioma: «Non si dà nella Natura alcuna

cosa singolare, di cui non si dia un’altra più

potente e più forte. Ma, data una qualsiasi, se

ne dà un’altra più potente, da cui quella data

può essere distrutta» (Ethica IV, cit., p. 264) si

può dimostrare la seguente proposizione:

«La forza per la quale l’uomo permane

nell’esistenza è limitata ed è infinitamente

superata dal potere delle cause esterne»…

(23)

…Esempio dimostrazione…

…infatti la sua dimostrazione dice che:

«Ciò è evidente per l’Assioma di questa parte

(quello suindicato, n.d.r.). Poiché, dato un uomo, si

dà alcunché, poni A, di più potente, e dato A, si dà

un’altra cosa più potente dello stesso A, poni B, e

ciò all’infinito. E così la potenza dell’uomo è

limitata dalla potenza di un’altra cosa, ed è

infinitamente superata dalla potenza delle cause

esterne» (ivi, 266).

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Esempio di scolio e corollario

Scolio

e

corollario

rispettivamente

commentano una proposizione e vi

aggiungono qualche ulteriore deduzione. La

proposizione è ovviamente già stata

dimostrata.

Prendiamo

ad

es.

la

proposizione IV, XLV:

(25)

Esempio di scolio e corollario

(2)

Tale proposizione viene così dimostrata:

«Noi tendiamo a distruggere l’uomo che odiamo (per

la proposizione III, XXXVII: «La cupidità, che nasce

dalla tristezza o dalla gioia, dall’odio o dall’amore,

tanto è maggiore quanto è maggiore è la passione da

cui deriva), ossia (per la prop. IV, XXXVII: «Il bene,

che ognuno il quale segua la virtù, desidera per sé,

desidera anche per gli altri uomini, e tanto più quanta

maggiore conoscenza abbia di Dio») tendiamo a

qualche cosa che è cattiva, dunque…etc.»

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Esempio di scolio e corollario

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Lo scolio della dimostrazione è il seguente:

«Nota che qui e nelle seguenti pagine, intendo per

odio soltanto quello che si volge contro gli uomini».

Mentre il corollario così recita:

«L’invidia, la derisione, il disprezzo, l’ira, la vendetta e

le altre passioni che si riferiscono all’odio, o che

nascono da esso, sono cattive; il che appare evidente

anche dalla prop. III, XXXIX e dalla prop. IV, XXXVII»

(ivi, p. 304).

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27

La metafisica spinoziana: la

sostanza

• Il principio supremo di tutta la filosofia spinoziana,

e al tempo stesso di tutta la realtà, è la sostanza.

• La sostanza è ciò che è in sé e non dipende da

altro.

• Essa è concepita per sé e non ha bisogno di

altro per essere concepita.

La sostanza è causa di se stessa, va pensata

come esistente (la sua essenza implica

l’esistenza) ed è infinita.

In una parola coincide con ciò che noi chiamiamo

DIO.

(28)

Il Dio-sostanza

• ONTOLOGICAMENTE Dio è all’origine di

ogni essere.

• GNOSEOLOGICAMENTE il suo concetto

è presupposto di ogni altro concetto nel

senso che tutto ciò che penso o è

sostanza o un certo aspetto della sostanza

(un suo attributo).

(29)

29

Il Dio-sostanza infinita

• Dio è infinito nel senso che consta di

infiniti

attributi

(l’attributo

esprime

l’essere di Dio sotto un certo aspetto)

eterni come è eterno Dio.

• Gli attributi di Dio sono infiniti, ma noi ne

conosciamo solo due:

IL PENSIERO e

L’ESTENSIONE

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Pensiero ed estensione

• Gli attributi, in particolare quelli che noi conosciamo, cioè pensiero ed estensione, si specificano nelle loro

DETERMINAZIONI O MODIFICAZIONI NECESSARIE che Spinoza chiama MODI.

• I modi del pensiero e dell’estensione possono essere finiti o infiniti (questi ultimi sono i caratteri invarianti ed eterni dell’attributo corrispondente, mentre i primi sono

limitati e in divenire).

• Modi finiti del pensiero – le idee (ciò che noi pensiamo) • Modi infiniti del pensiero – l’intelletto infinito di Dio

(31)

31

Il rapporto pensiero-estensione

• Questa relazione, il cui problema aveva messo

in crisi il cartesianesimo, e che era stata

determinata in senso occasionalistico da

Malebranche, viene descritta nei termini di un

PARALLELISMO PSICO-FISICO da Spinoza.

Il parallelismo psicofisico stabilisce che “l’ordine

della connessione delle idee è parallelo e

identico all’ordine della connessione delle

cose”.

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Parallelismo psicofisico

• Secondo l’idea del parallelismo psicofisico

pensiero ed estensione propriamente non si

influenzano, ma sono già da sempre posti in una

relazione biunivoca in cui ad ogni elemento

dell’insieme

“pensiero”

corrisponde

un

elemento dell’insieme “estensione”, oppure ad

ogni punto sulla retta “pensiero” corrisponde un

punto sulla retta “estensione”.

• Per esempio il cerchio in natura e il cerchio

pensato sono la stessa cosa in due attributi diversi,

ossia sono un punto che nella retta pensiero

corrisponde esattamente ad un punto nella retta

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33

Deduzione

• Grazie all’idea del parallelismo psicofisico

è possibile pensare il rapporto tra il

principio supremo del Dio-sostanza, i suoi

attributi e i suoi modi come una

DEDUZIONE MATEMATICA (cioè le

qualità degli attributi e dei modi si

deducono dal principio supremo come si

deduce un teorema dagli assiomi).

(34)

DETERMINISMO

• Tutto deriva da Dio – natura naturans e natura

naturata – tutto è Dio, tutto si deduce da Dio e

tale deduzione ha un carattere

matematico-geometrico.

• Se è così la visione del mondo di Spinoza

appare radicalmente deterministica. Infatti se

dalle cause naturali deriva un effetto così

come dalle premesse logico matematica

derivano le conclusioni, tutto nell’universo è

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35

Libertà, necessità, Dio

• Se pensiamo la libertà esclusivamente come un

non essere causato e/o necessitato da altro,

solo Dio è autenticamente libero. Tuttavia la

libertà di Dio non è la libertà di una persona. Dio

per Spinoza non è persona, non è intelletto o

volontà, non ama, non crea dal nulla. Intelletto,

volontà, amore sono modi del pensiero, sono

solo determinazioni di un suo attributo, sono

ancora delle proprietà di Dio che non esprimono

l’essenza in sé di Dio. Se vogliamo esprimere

che cosa è Dio dobbiamo dire che esso è

IMPERSONALE NECESSITA’ ASSOLUTA.

(36)

Negazione del finalismo

dell’universo

• Se Dio è impersonale necessità assoluta, nel mondo non vi è nessun

fine voluto da Dio. Se Dio VOLESSE qualcosa, mancherebbe di quel

qualcosa, che egli desidererebbe, dunque verrebbe meno il suo primato ontologico: non sarebbe la totalità dell’essere che secondo Spinoza è la sostanza suprema. In realtà non esistono fini, l’idea teleologica è

solamente un pregiudizio umano, un modo umano erroneo di

guardare alla connessione delle cose.

• Tale errore è dissolto dalla conoscenza matematica che conosce connessioni logiche e risultati, ma non scopi. In base ad un simile assunto si può interpretare il finalismo come un capovolgimento del rapporto causa effetto (l’unica vera chiave esplicativa del mondo) tale per cui l’effetto diviene causa finale, cioè la causa che sin dall’inizio ha messo in moto il meccanismo. Ma ogni causa è efficiente, non agisce cioè intenzionalmente, altrimenti il rapporto tra causa ed effetto sarebbe contingente (dipenderebbe da un’intenzione o una volontà che può esservi o no) e il mondo diverrebbe inspiegabile. Dunque vera causa è

(37)

37

Nuove precisazioni sulla

conoscenza

• L’uomo non è una sostanza pensante, poiché sostanza è solo Dio. L’essenza dell’uomo consiste in certi modi

degli attributi di Dio cioè l’idea (pensiero) e il corpo (estensione). L’idea fondamentale dell’uomo è quella

del proprio corpo, essa fonda l’unione di corpo e anima Tutto ciò che avviene nel corpo è percepito dall’anima, che conosce le affezioni e le modificazioni del corpo e per mezzo di queste gli altri corpi.

• Ma tale conoscenza è inadeguata, oscure e confusa, poiché è stata acquisita attraverso l’esperienza. Quest’ultima ha un ruolo non nel fornire conoscenza delle cose ma nell’orientare l’attenzione verso le cose e nello stimolare il processo conoscitivo.

(38)

Idee

• Ogni conoscenza accade attraverso idee. Esse

sono rappresentazioni che hanno un oggetto

rappresentato e possono essere

• 1) inadeguate, come quelle ottenute attraverso

l’esperienza. Le idee inadeguate in generale

sono false perché colgono solo una parte della

totalità del reale e la pensano a prescindere

dalla sua connessione necessaria con le altre

parti.

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39

Il passaggio dalle idee inadeguate

a quelle adeguate

• Tale passaggio identifica i tre gradi della conoscenza per Spinoza: • 1) la doxa (opinione) o immaginazione che comporta l’assunzione

di nozioni vaghe, ottenute dai sensi, fuori dalle loro connessioni necessarie,

• 2) la ragione, ossia la conoscenza delle cause e delle leggi di connessione, che perviene alle idee di quantità, figura e moto, cioè ai fondamenti delle scienze esatte. Essa in particolare giunge a cogliere gli aspetti geometrico matematici comuni ai vari corpi (compreso il proprio) e dunque le loro caratteristiche più generali, che permettono di comprenderli scientificamente;

• 3) la scienza intuitiva cioè la conoscenza del procedere necessario delle cose dal primo principio intuito nella sua chiarezza e distinzione. In questa fase ci si pone dal punto di vista di Dio, si disloca la propria anima in Dio ricevendone gioia profonda e intima soddisfazione. Tale conoscenza genera l’amore intellettuale di Dio che è felicità.

(40)

Etica: il male e il bene

• In un universo deterministico, cioè governato

dalla necessità, non esistono un bene e un male

in sé, come non esistono fini: propriamente il

bene e il male sono ridotti all’UTILE e al

DANNOSO. Utile è tutto ciò che contribuisce a

conservare il nostro essere. Dannoso è tutto ciò

contrasta il nostro essere. L’utile è dunque

l’unico elemento in base al quale possiamo

definire un’azione «virtuosa».

(41)

L’etica e le passioni

• Un

elemento

fondamentale

del

nostro

comportamento è la passione. Essa interagisce

con l’uomo rafforzando o diminuendo la sua

capacità di agire. E’ quindi estremamente

importante analizzarle e spiegarle. La loro

spiegazione deve prendere le mosse dalla

consapevolezza che le passioni sono eventi

naturali e necessari, come tutto, tra ciò che

esiste, è necessario.

41 arete-consulenzafilosofica.it

(42)

Origine delle passioni

• Le passioni si misurano sulla tendenza umana

all’autoconservazione, la quale è accompagnata

nella coscienza umana dalla rispettiva idea.

• Riferita alla mente tale tendenza ha nome

VOLONTA’

• Riferita al corpo ha nome APPETITO

La passione della gioia favorisce la tendenza a

perseverare nel proprio essere.

(43)

Amore e odio

• L’amore è la passione della gioia

accompagnata dall’idea di una causa

esterna che l’abbia determinata.

• L’odio è la passione del dolore

accompagnata dall’idea di una causa

esterna che l’abbia determinata.

• Gioia, dolore, amore, odio sono le

passioni fondamentali.

43 arete-consulenzafilosofica.it

(44)

Natura delle passioni

• Ciò che caratterizza le passioni è la loro

indeterminatezza,

la

loro,

diremmo,

opacità per la nostra mente. Infatti la

passione è un’idea confusa e inadeguata.

• Con essa «la mente afferma una forza

d’esistere del suo corpo» che orienta il

pensiero stesso su un oggetto

piuttosto che su un altro.

(45)

Passività e attività

• Ora

la

passione,

essendo

caratterizzata

dall’inadeguatezza dell’idea, può riorientare verso

oggetti che sembrano utili, cioè sembrano bene,

ma non lo sono. Il problema del rapporto

dell’uomo con le proprie passioni è quello di

riparare quell’inadeguatezza chiarendo la

propria idea. Di fronte all’oscurità della passione

la mente è passiva. Se la mente chiarisce l’idea

connessa alla passione, diventa attiva e cessa di

essere schiava delle passioni stesse.

45 arete-consulenzafilosofica.it

(46)

Chiarire la passione

• Chiarire la passione significa inserire il suo

oggetto nell’ordine delle connessioni

logiche e necessarie che ce lo fa apparire

nel suo reale rapporto con la nostra

persona e identifica con esattezza

l’utilità o il danno dell’oggetto stesso

per la nostra esistenza.

(47)

Una superiore necessità

• Ma, al di là di ogni considerazione di utilità, ancor

più pregnante per la nostra vita è la considerazione

della necessità di ogni evento. Se la mia mente

guarda a Dio e lo contempla come natura i cui

elementi sono in ordine rigorosamente geometrico,

ciò genera una suprema gioia ed ha una funzione

supremamente rasserenante. Infatti nulla mi può

colpire se so che tutto è inevitabile. Dunque lo

sguardo che io devo gettare sul mondo per vivere

bene e libero è quello che è dato sub specie

aeternitatis, dal punto di vista dell’eternità.

47 arete-consulenzafilosofica.it

(48)

La libertà possibile

• La liberazione delle passioni, ottenuta

mediante una conoscenza adeguata è ciò

che noi chiamiamo libertà.

Una libertà che è tale solo in quanto

CONSAPEVOLEZZA

della necessità universale di tutte le

cose.

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