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Archivio storico della provincia di Salerno. A.2, n.1/4(1922)

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI S A L E R N O

BIBLIOTECA

JO

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Anno IL — Fase. I. e IL Ge n n a i o 1 9 2 2 .

S O M M A R I O

1. La rivoluzione del 1820 in Provincia di Salerno — Se­ natore M a t t e o M a z z i o t t i ... 2 . Vita scolastica d e li A lm o Collegio Salernitano A . S i n n o 3. Rovello - Il p a la zzo R ufo lo ( Traduzione dall'Inglese,

della Signora M aria Zoccoletti) . . . .

4. Intorno a ll’abate A nto n io Genovesi - A l f . P o t o l i c c h i o I. P e ’ Solim ena d i Salerno - R. N. A m a t o . II. N o tizie d i storia Salernitana - A l f o n s o M i o l a . 6. Relazione am m inistrativa per l ’esercizio 1921 - P. E. B.

7. N ote tristi - P. E. Bi l o t t i... ... 124 5 . Pfg- 3 3 8 • : 75 » 84 7) 110 >?- 112 n 116 124 S A L E R N O S ta b ilim e n to T ip o g ra fic o S p a d a fo ra V ia T . T asso . 1 - T elefo n o 51 1922

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S T A T U T O D E L L A S O C I E T À

S c o p a e S e d e d e l l a S o c i e t à .

Art. 1. È costituita una S ocietà che si p ropone lo studio della S toria della P rovincia di S alerno in tutte le sue m anifestazioni attraverso i secoli.

La S ocietà ha sede in S alerno e provvisoriam ente nei locali della Biblio­ te ca Provinciale.

S o c i .

Art. 2. I soci sono ordinarii, co rrispondenti, perpetui, benem eriti ed onorari. Art. 3. Sono ordinari i soci residenti nella Provincia.

Art. 4. Sono soci corrispondenti quelli che risiedono fuori della P rovincia e contribuiscono al raggiungim ento dei fini della Società.

Art. 5. La nom ina a soci ordinari o corrispondenti è fatta dal Consiglio D irettivo dietro dom anda diretta o su p ro p o sta di due soci.

Art. 6. Ogni socio ordinario o corrispondente assum e l’obbligo del p ag a­ mento annuo di L. 20, magari a rate, e per un biennio.

Le dim issioni non p resentate nel m ese di N ovem bre vincolano per un altro biennio.

Art. 7. Sono soci perpetui gli Enti ed i P rivati che contribuiscano una volta tanto con una som m a non inferiore a L. 500.

Art. 8. P o s s o n o essere dichiarati benem eriti, su proposta- del Cons-iglio D irettivo e con deliberazione d ell’A ssem blea quei soci che app o rtin o notevole contributo all’illustrazione della Storia della P rovincia di Salerno.

Art. 9. P o sso n o e ' 3ere nom inati soci onorari quelli che occupano im por­ tanti cariche pubbliche nella Provincia e in genere qualsiasi altra p ersona che ne sia creduta m eritevole. La p ro p o sta verrà fatta alm eno da 5 soci ed intorno ad essa una Com m issione scelta dal C onsiglio direttivo riferirà a ll’As- sem blea.

Art. 10. I soci hanno diritto ad una copia d ell’ A rchivio Sto rico S a ler­ nitano e ad una riduzione del 30 oio sulle pubblicazioni fatte a cura della Società.

C a r i c h e .

Art. 11. Il Consiglio D irettivo si com pone di un P residente e sei consi­ glieri, eletti dall’Assem blea. Il Consiglio sceglie nel suo seno il V ice-presidente,

un T esorerie e un Segretario. L’assem blea può eleggere anche un P residente onorario.

Art. 12. Il P residente della S ocietà presiede l’ A ssem blea e il C o n sig lio , provvede all’osservanza dello Statuto, dei regolam enti e delle deliberazioni. In sua assenna ne assum e le funzioni il Vice P resid en te.

Art. 13. Il Consiglio p repara i bilanci, le p roposte da p resentare all’A ssem - blea, am m inistra i fondi sociali, stabilisce prem i p er m em orie relative agli studi di cui si occupa l a Società, nom ina in altri centri della P rovincia, e fuori, D elegati fiduciari, che nella giurisdizione ad essi asseg n a ta rap p resen tin o la

Società e ne procurino l ’increm ento.

Art. 14. I com ponenti del Consiglio Direttivo durano in carica due anni e sono rieleggibili. D ecadono dalla carica quando senza giustificati m otivi non intervengano p er tre volte di seguito alle riunioni.

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ARCHIVIO

s t o r ic o

PER LA

PROVINCIA PI SALERNO

.

registrato

! B1BL R. SCUOLA COMPL. SALERNO Scaff. X . ... Palch 3 . ... N. i l _________

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ANNO II. Gennaio 1922. FASC. I.

LA RIVOLUZIONE PEL 1820

--- IN PROVINCIA PI SALERNO

(Continuazione V. n. precedente)

CAP. II.

DISEGNI E TENTATIVI DI RIVOLTA.

(Gennaio-Luglio 1920)

1. Esultanze dei carbonari napoletani per la rivoluzione di Spagna. - In­ tensa opera loro. — Severità delle sette contro i traditori. — Im pazienze dei carbonari di Salerno per iniziare il movimento. — O pposizione dei maggiorenti della città. — Trattative del Macchiaroli con il generale Pepe. — Pensiero di riforme da parte del Governo. — Una adunanza di carbonari a Cosenza. — II. Il Governo forma un campo militare a S e s s a — Illusioni della Corte e dei Ministri — Convegno di settarii in Napoli. »■ — Una p roposta audace. III. Si determina l’insurrezione per il 30 m ag­ gio in Salerno. — Avviso ai carbonari della provincia. — Intese c o l colonnello Costa. — Un bando del generale Nunziante. — T radim ento di un carbonaro. — Numerosi arresti in Salerno. — IV. Incendio de I padiglione Reale a Salerno. — Dimostrazioni. — Si bruciano i ritratti dei Sovrani. — V. Il M acchiaroli va in Avellino per parlare con il ge­ nerale Pepe. — Ingiuste accuse del generale contro la Carboneria sa-• lernitana. —. VI. Trasferim ento di funzionari da Salerno. — Parole p r o ­

fetiche del Colletta. — VII. Ardimento di alcuni giovani a Salerno. — Vili. II governo ordina altri arresti. — Molti d ei. settarii fuggono a d Avellino. — F ucilazione di un armigero.

1 . — Nei prim i giorni del 1820 si diffuse in un baleno la voce dell’ insurrezione spagnuola, e nel marzo successivo si seppe del suo pieno trionfo che destò grandi entusiasmi nel R eam e tra i fautori degli ordini costituzionali.«L’esempio della Spagna» scrive il Colletta, « era p otente sui napoletani p e r la somiglianza t r a i due popoli di n a tu ra e di costumi. N<Jn mai ta n to i carbo­ nari si agitarono nelle adunanze e non mai tan to crebbero di numero e di mole. Vedendo che la riuscita dell’ impresa stav a nel consentimento dell’ esercito, si volsero in tu tti i modi

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infa-tic a b ilm e n te a rendere settari gli ufficiali e i soldati ; molti, com e ho d e tto , lo erano, moltissimi ne aggiunsero in b rev e te m p o » ( 1). La s e tta si propagò così ra p id a m e n te nel regno da com pren­ dere nel marzo successivo se ic e n to q u a ran ta d u e m ila ascritti (2). L a Carboneria salernitana, infervo rata anche essa, si diede ad u n ’op era più intensa, d ire tta s o v ra tu tto ad assicurare il p ro n to concorso delle provincie ad un segnale di r iv o lta . Inviò a 1’ uopo numerosi emissari per esigere da i carbonari solenne giu ra m én to di rad u n arsi al prim o avviso nei capoluoghi dei rispettivi di­ stre tti per sollevarli (3). In n o ttu rn e a d u n a n z e sparsero lieti a n ­ nunci e vive speranze di sicuro successo, p e r incoraggiare i t i ­ midi e s pronare m a g g io rm e n te i più risoluti (4).

L a s e tt a te n e v a a lta m e n te ad assicurarsi della fedeltà e del segreto da p a r t e dei gregari m ed ia n te la s e v e r i tà delle p e n e . P e r il tra d im e n to era c o m m in a to 1’ abbruciamenlo, cioè la m o rte . In un v erb a le del giorno dodici del quinto m ese dell’ anno q u a rto (12 Gennaio 1820) della vendila di L a u rin o si legge; « D ebberà di bruciare L. M. nel q uattordici corrente m e s e come tra d ito le . L a sua v i ta n a tu ra le saià fra breve d i s t r u tt a . T u t ti i buoni cu­ gini facciano su di esso la v e n d e tt a e lavino n e l suo sangue la m acch ia, con cui ha p ro fanato questo Ordone (5). La v e n d e tt a sarà p r e m ia ta e sarà di so m m a gloria ». Il v e rb a le è so ttoscritto dal Gran Maestro D. Vairo (6). Ignoro se il truce proposito ebbe effetto. Come si scorge da questo docum ento si i n v ita v a n o i carbonari, come a 1’ adem pim en to di un dovere, ad uccidere il tra d ito r e .

Im pazien ti di indugi il Macchiaroli ed i suoi seguaci desi­ deravano l’ iniziativa del m o v im en to in Salerno ; m a a loro s ’ opponevano i maggiorenti della c itta d in a n z a p er te m a dei danni v di pericoli di una mossa a v v e n ta ta e per disdegno di o b be­ dire al cenno di giovani oscuri ed im p ru d e n ti delle e strem e con­

(1) C o l l e t t a , S to ria del Ream e d i N a p o ii con note del M anfroni voi. 2°. pag. 315.

(2) C o l l e t t a , Opuscolo citato.

(3-4) S t a s s a n o , M em orie citate — C o l l e t t a , Sto ria , ivi, 318.

(5-6) C a v a l l o t t i , M em orie — Credo che nel linguaggio carbonico si chiam asse O rdone il com une sede di una ven d ita. Gli anni si com pu­ tavano dal 1817 (ep o c a dei nuovi ordinam enti della setta.) L’anno com in­ ciava dal m ese di settem bre.

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tra d e del Prin c ip a to (1). Mancava a Salerno un capo che per pre­ stigio di nome, di posizione sociale e per accorgimento, ispirasse fiduc’a e a u to rità tra le due frazioni di carbonari. Da Avellino si diffondeva la fam a delle idee liberali del generale Guglielmo Pepe, del m ira b ile ordinam ento da esso d ato a le milizie pro­ vinciali e del suo aperto favore a la setta. A lui si volgevano gli sguardi ; il Macchiaroli nello stesso mese di marzo gli spedì un suo fido per incitarlo ad una pro n ta azione. Il generale non volle riceverlo di persona : gli fece rispondere che occoireva a n z itu tto conseguire 1’ adesione dei carbonari della Calabria e degli A- b ruzzi (2).

Il Governo ravvisato alfine il pericolo, s ta n te la larga dif­ fusione e 1’ accresciuta potenza della setta, credette di scongiu­ rare la tem p e sta con quella concessione che il Colletta accenna in questi termini : «accrescere a sessanta mem bri la cancelleria, arne eleggerne m età dai consigli di provincia, m e tà dal re, o r ­ dinarli in due Camere, dichiarare necessario per ogni a t t o legi­ slativo il voto loro, fare pubbliche le discussioni, operare can­ giam enti sì grandi senza pompa di legge, m a per q uas1 non a v­ v e rtite ordinanze, erano le basi del novello sta tu to , al quale il Ministero benché ritrosam ente accedeva » (3) : riforme che forse avrebbero e v ita to l’ invasione straniera ed il funesto fomite di indisciplina nell’ esercito, causa di rovesci e di rovine ! Le p r o ­ poste non soddisfecero i carbonari desiderosi di più larghe n o­ vità. Il Macchiaroli promosse in Cosenza una grande a d u n a n za di essi la quale, accogliendo i suggerimenti dei delegati saler­ nitani, d ’ehiarò di non appagarsi di tali concessioni (4).

II. — La Corte però ripugnava da ogni riforma. In tali cir­ costanze parve a : m inistri saggio consiglio di intim idire i c a r ­ bonari con un ingente a p p a ra to di forze ed a 1’ uopo dispose un glande campo m ilitare a Sessa con il p rete sto di istruzione delle trup pe. Si sperava in tal modo, con la presenza del Re, di ravvivare la devozione dejl’ esercito verso il vecchio so­ vrano (5). Questi soleva in tra tten e rs i fam iliarm ente con i

sol-(1-2) P e p e , opera citata, pag. 377 e 5 6 6 — C o l l e t t a , ivi pag. 234. (3) C o l l e t t a , ivi, pag. 316 — Una nota del Manfroni riferisce tale p ro ­ posta, che non ebbe mai effetto, al mese di marzo 1820. C a r r a s c o a a , op. cit., pag. 25.

(4) f t n d r e o t t i , Storia dei Cosentini, voi. 3°, pag. 209.

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d a ti e gli ufficiali, te n e v a a b itu a lm e n te al suo fianco i generali, invitandoli spesso a la sua m ensa (1). N a t u r a l m e n t e questo c o n te g n o d e s ta v a u n vivo entusiasm o p e r un R e che m o stra- vasi così bonario e popolare. Fervide acclamazioni lo accoglie­ vano spe cia lm e n te nelle riviste e nelle m a n o v r e che si facevano di fre q u e n te . Anche m ilitari, a s c ritti a la setta, pr. nd evano p a r t e a q u este dim ostrazioni con la maggiore sincerità poiché essi, p ro p u g n an d o le istituzioni r a p p r e s e n ta tiv e non credev an o di c o n tr a v v e n ir e a la devozione verso il Re. La Corte ed il Go­ v e rn o si illusero a t a n t e m anifestazioni, convincendosi eh ■ o r­ mai si potesse fare pieno assegnam ento su la fed e ltà c o m p le ta e su la disciplina dell’ esercito. Svanì ogni proposito di r if o rm a .

Il p u bblico invece, n o ta il Cacciatore, « si sorprese della for­ mazione del cam po, perchè « ben conosceva quali fossero i s e n ­ tim e n ti degli ufficiali e generali di quell’ esercito e si t e m e v a che su 1’ esempio di Spagna potessero, riu n iti in un solo p u n to , dim a n d a re la stessa c o s titu z ;o n e... » (2).

M ancò questo pericolo : però i num erosi m ilitari iscritti

a la C arboneria e b b e r o occasione di conoscersi, di stringere re­ lazioni fra loro, di accorgersi dell’ ingente n u m ero ■ delle forze loro (3).

I n ta n t o a v v e n iv a n o in Napoli fre q u e n ti a d u n a n z e di s e t­ tarii p e r co ncretare u n ’ azione p r o n ta e s im u lta n e a nella c a ­ p ita le e nelle provincie. Il cenno storico ci ragguaglia di u n c o n ­ vegno, in cui in te rv en n e ro il Gagliardi, i due A b a te m a rc o , i fratelli Raffaele, T om m aso e Francesco Scarpa di Salento (Sa­ lerno) G herardo Curci, Michele e G ennaro De Blasiis della B a ­ silicata per in te n d e rsi con alcuni ufficiali, t r a i quali V incenzo Bologna di F ra g n eto t e n e n te dei Dragoni in A versa. Costui a v e v a promesso, anzi, di fare, a ll’ordine di p a r t e n z a p e r il campo, insorgere il suo reggim ento (4). D o v e v a n o secondare la m ossa m olti carbonari del luogo, usi a d a d u na rsi nella casa di

(1) M emorie del P e p e ,l° voi., 368. Il G a l a U llo a nella su a o p era “ I n to r ­ no alla storia del Ream e d iN a p o li[d i P. Colletta „ a pag. 252 scriv e: “ I g e n e ­ rali sedendo dal Re a m ensa ed in tutte le ore al suo lato sem bravano a b b a ­ gliati: si sm ettevano dai due lati ripugnanze e rancori „.

(2) C o l l e t t a , opera e voi. citati, pag. 318; C a c c i a t o r e , opera cita ta pag. 198.

(3) C o l l e t t a , ivi. L’Ulloa nega tale circostanza.

(4) A rchivio iti Sta to di N apoli, prot. P olizia, fase. 80, atto di accusa — M em orie segrete, pag. 209.

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un tale D onato Aversano, ove alloggiava un loro compagno di fede assai animoso ed intra p re n d e n te , Giovanni Acerbo ca­ pitano del reggimento Regina. Sembra che facessero assegna­ mento anche su un generale dell’ esercito (1). Un improvviso contrordine giunse al reggimento Dragoni di non p artire, sven­ tando così la t r a m a (2).

A ltra proposta, anche più audace, sorse in un altro con­ vegno pure nella capitale : raccogliervi duemila dei più fidi ed in tra p re n d e n ti in occasione della festa del Corpus Domini, sor­ prendere il R e d u ran te la processione che egli di solito seguiva a piedi, costringendolo, con le minacce, a concedere le is titu ­ zioni ra p p r e s e n ta tiv e . Il cenno storico indica anche i nomi d : alcuni dei militari designati a 1’ a rd ita impresa (3) e li ripete la sentenza, pro nunziata di poi nella famosa causa contro i ri­ voltosi di Monte-forte. La M agistratura esecutiva di Salerno, per mezzo del t e n e n t e Ferdinando Grimaldi e di G. B. Figliolia di Roccapiem onte, aderì al tem erario disegno, che però sfumò sollecitamente.

III. — Dal cenno stoiico e da altri documenti risulta che si tenne il 23 Maggio del 1820 un convegno in Napoli in casa di un tale Francesco Clementi di Padula. Vi intervennero, oltre di lui, il Gagliardi, Michele De Blasiis, un tale Cosimo Gua dalupi di Brindisi, Orazio Piccioli ed un certo Francesco Acconciagiuoco, persona assai popolare nella capitale. Tale adunanza, nella quale tu tti prestarono giuram ento del più geloso segreto, scelse una Commissione per fissare il giorno della rivolta. La Commis­ sione, raccoltasi il dì seguente nella casa del Curci e del Ga­ gliardi, stabilì c h i il m ovim ento principiasse t r a il 29 ed il 30

Maggio e a Salerno (4).

La suprem a m ag istra tu ra esecutiva spedì p r o n ta m e n te a v ­ visi ne' distretti della provincia perchè la m a ttin a del 30 maggio in ciascun paese si riunissero gli ascritti a le vendite e m uoves­ sero co m patti verso i capoluoghi dei rispettivi d istretti per pro­ clamare la rivolta, im padronirsi del denaro delle casse pubbliche per far fronte al m an te n im e n to delle masse raccolte e procedere

(1) C a c c i a t o r e , Esam e della storia di P. Colletta, pag. 196.

(2) Accenna a ciò anche la sentenza nella causa di M onteforte, pag. 22. (3) Cenno storico citato. — Sentenza indicata, pag. 209. La Cecilia, Memorie storico-politiche, voi. 1°, pag. 14.

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q u in d i p er il capoluogo della provincia (1). P e r mezzo di R aL m on do Grimaldi a v v e rtì i s e tta ri della c a p itale di ap prestarsi a co n c o rre re a l ’im presa P e r il d is tre tto di Vallo comunicò lo avviso p er mezzo del canonico De Luca, il quale ?i avvalse, per diffonderlo t r a i più fidi, di A n to n io Gallotti d a Ascoli Satriano in pro v in cia di Foggia, capo arm ig ero della s o ttin d e n z a di Vallo da più anni. Ma costui ven n e , p r im a del giorno fissato, t r a t t ò in Eboli in arresto e chiuso nel forte di S. Elm o in N a ­ poli (2 ).

L a s e tt a faceva m olto conto su 1’ a iu to del reg g im en to di f a n t e r i a P rincipessa composto t u t t o di « c a rb o n a r i t u rb o le n ­ t i » (3) ^ c o m a n d a to dal colonnello G aetano Costa che uno s c r i t ­ tore dice «valoroso, a rd ito e rapace »(4). Costui, a lo sciogliersi d e l cam po di Sessa, il 24 maggio, era p a rtito , p e r ordine del c a ­ p ita n o g' nerale N u ge nt, con il proprio r eg g im en to , p e r v ia di te r r a , a la v o lta di Messina. D u r a n te il viaggio, in u n a f e r m a t a di tre giorni a Saleino, tenne fre q u e n ti colloqui con la m a g is tr a ­ tu ra esecutiva, fece ascrivere a la s e tta varii ufficiali, e prom ise che, se si fosse p resto iniziato il m o v im e n to , a v r e b b e con i s u o 1 suboi dinati r etro ce d u to per la capitale e lo a v re b b e a p p o g ­ g iato (5).

Ad a v v e rtir e il Costa del giorno fissato, G aetano Pascale n a tiv o di Napoli, im piegato presso la P r o c u ra Generale della G ran Corte di Salerno, andò in Calabria, ove trov av asi allora il reggim ento. Raggiuntolo a Nicastro, fece inteso il colonnello della d a ta stabilita, diffuse per t u tt i quei paesi proclami ri­ voluzionari e li fece affiggere d u ra n te le ore della n o t te (6).

E b b e sen to re di ciò il generale N u n z ia n te , che c o m a n d a v a allora la divisione m ilita re delle Calabrie. Gli p a r v e così t e m e ­ r a ria l’opera del De Pascale da riferire poi al Governo (nel 9 giugno) in questi term in i: « Seppi che u n matto fanatico, t r a v e r ­

sando in calesse Cosenza, sparse voci a llarm an ti e si diresse a N icastro per abboccarsi con alcuni ufficiali del re g g im e n to

(1) S t a s s a n o , M anoscritto citato, pag. 123, a tergo.

(2) Di q uesto stranissim o uomo ho tracciato le vicende nell’a p p e n d ic e al mio libro — La rivolta del Cilento n el 1828.

(3) B i a n c o G iu s e p p e , L a rivoluzione siciliana del 1820, pag. 31. (4) S a n s o n e , L a rivoluzione del 1820 in Sicilia — pag. 95; D ’f l y a l a , Pantheon dei m a rtiri della libertà italiana, voi. 2.°, pag. 321.

(5) S t a s s a n o , M anoscritto citato.

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Principessa ». Il generale pubblicò questo bando: « 11 Marchese N u n z ia nte , Cavaliere Gran Croce etc. m anifesta che chiunque consegnerà nelle mani della forza pubblica un tale Gaetano Pascale avrà per premio ducati duemila, che saranno p ro n ta ­ m e n te pagati. Chiunque osasse dargli asilo o non palesasse il cammino, che abbia p o tu to prendere per salvarsi da le mani della giustizia, sarà considerato come pubblico nemico ( 1).

Nè il bando, nè il premio promesso valsero ad impedire a 1’ audace emissario di compiere la sua iniss’oné. Il Governo d e tte ordine al N un zian te di arrestare subito il Costa : m a al generale parve pericoloso intim are 1’ arresto ad un uomo riso­ luto, che era a la t e s ta di mille e cinquecento soldati. Il colon­ nello potè proseguire tran q u illam en te per Messina, ove poi pro­ clamò la rivolta (2).

P er diffondere altri m anifesti rivoluzionari della Magistia- t u r a esecutiva di Salerno Giuseppe Buongiovanni percorse se­ g r e ta m e n te la Basilicata.

N a rra >1 cenno storico che quel Francesco Acconciagiuoco in tervenuto a la segreta adunanza «vinto dal rimorso o per liacchezza di fibra » rivelò a la polizia il complotto. Uno scrit­ tore napoletano aggiunge che il delatore andò dal Re, non fu ri­ cevuto, cercò affannosamente del Medici presidente del Con­ siglio, m a gli uscieri del Ministero lo ritennero un pazzo e lo re­ spinsero. Potè soltanto pen tra re presso il Giampietro diret­ tore di polizia che lo ascoltò e gli prestò fede (3). In segu’to a la denunzia o ad altre informazioni, la polizia, la n otte del 26 maggio, arrestava i militari Addiego, Chianese, Infante, Formica e Villascosa, i borghesi Mairona e Clemente. Sfuggirono a le ri­ cerche degli sb:rri il Gagliardi, il Curci e Ferdinando Giannone(4). Il Macchiaroli e qualche altro si nascosero per alcuni giorni presso il Parisi a Polla.

IV. - Nonostante questi rigori i carbonari di Salerno tennero l’ impegno assunto, ed addivennero a dimostrazioni ostili al go­ verno per far insorgere il popolo. La sera del 29 maggio dettero

(1) Processo d i M onieforte, voi. 7°.

(2) G u a r d io n e F r a n c e s c o , Il generale R o sa ro ll— Doc. V e VI, B i a n c o , opera citata, pag. 32.

(3) La C e c ilia , Memorie — Voi 1.°, pag. 14.

(4) Cenno Storico — pag. 212. Accennano a gli arresti anche il Col­ letta ed il Comandini.

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fuoco al padiglione reale inalzato p e r la gala reale d e l dì suc­ cessivo, in cui ricorreva il natalizio del re (1). Il giorno 30, d u ­ r a n te la rap presen tazion e al t e a tro , m e n tr e e cheggiavano ri­ p e tu t i e vv iv a al re, un individuo il cui nome restò ignoto, al­ zandosi i piedi, gridò vigorosam ente « viva la c o stitu z io n e» .

In pari te m p o u n a m assa di popolo e di carb o n a ri c a p it a n a t a dal M acchiaroli, e di'cui facevano p a r t e il Maselli e d il Sessa, p re c e d u ta da la b a n d ie r a tricolore percorse la città ; in n an z i i nuovo palazzo dell’ in te n d e n za , al grido rip e tu to di « v iv a la lib e rtà » a tta cc ò ad un lam pione i r i t r a t t i del re e della regina e li incendiò. A 1’ a tt o ardito, a le acclamazioni dei s e tta ri e della folla gli animi si accesero; incidenti più gravi sta v a n o per a v v e ­ nire; m a i più agiati ed autorevoli della s e tt a lo impedirono (2).

V. — La m a g is tr a tu r a esecutiva di Salerno, scorgendo la grav e difficoltà di in tra p re n d e re un largo m o v im e n to di r i­ v o lta nella c ittà r e p u tò o pp o rtu n o di rivolgere nuove istanze al generale Pepe, perchè, giovandosi della sua grande a u to ­ r ità , del largo seguito che aveva nella provincia di Avellino, nella milizia provinciale da lui org an iz za ta e nella c a ib o n e ria , si po ­ nesse a capo del m o v im en to . Egli stesso nella sua Relazione al R e riferisce che un messo v e n u to da Salerno p o rtò seco m olti proclam i per consegnarglieli. Il generale commise al suo capo di s ta to m aggiore (il t e n e n t e colonnello De Concilii) « di r i s p o n ­ dere ai liberali salern itan i che egli non era m eno di essi solle­ cito del bene della p a tr i a e che a m b iv a di cooperare alla p r o ­ sp e rità nazionale, non per p riv a ti interessi, m a che a v e v a in m ir a di m a t u r a r e an co ra un passo di t a n t a im p o r ta n z a p e r cui era necessario frenassero il loro zelo » (3).

Parecchi anni dopo il Pepe nelle sue M em orie, scritte d u ­ r a n te il lungo esilio, riferì no v e lla m e n te l’episodio m a aggiun­ gendovi, senza che se ne c o m p re n d a la ragione, i più aspri com ­ m e n ti all’ azione dei carbonari salernitani. Scrisse che «costoro p reveden do che egli a v re b b e principiato la m ossa senza il loro concorso, a sfogo della loro ambizione a v v e n tu ra ro n o un passo ta n to bestiale, che m ancò poco non perdesse la causa p u b b lic a

(1) D i N ic o l a , D iario, pag. 179 — 29 m aggio 1820.

(2) Giornale delle Due Sicilie d ell’l l giugno 1820— C o l l e t t a , ivi, pag. 3 1 8 — 11 nuovo palazzo dell’intendenza (o ra prefettura) fu adattato in q u el­ l’anno nell’ex convento di S. Agostino ove anche attualm ente si trova.

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e lo stesso generale. Senza assicurars1 neanche che questi tosse ad Avellino vi spedirono il più acerrimo carbonaro per nome Macchiaroli con un proclama sta m p a to a venti mila copie, col quale /’A lla Vendita del legno mi dichiarava capitano generale di t u t t e le forze dello Stato e mi dava il carico di a b b a tte re il potere assoluto; nè di questo contenti, diedero al Macchiaroli una specie di diploma in p e rg a m en a di quella capitananza ge­ nerale. Non avendom i tro va to ei consegnò molti esemplari del

proclama ed il diploma al tenente colonnello De Concilii, il quale, dopo avere a lquanto esitato, ricevè ogni cosa e ogni cosa nascose sotterra « Lo scopo di quelle sciocche dimostrazioni dei capi carbonari di Salerno » soggiunge lo stesso scrittore» « era di farsi credere autori e direttori della rivoluzione, ormai d iv en u ta inevitabile. Cosi fanno sempre que’ che cospirano per sè e non per la p a tria ». ( 1)

Perchè cosi acre giudizio, tan to diverso dal primo, contro la C arboneria salernitana ? Lo stesso g e n e r a le riconosce che essa era considerata come centrale delle unioni liberali del Regno. Ne a m m e t t e quindi l’ im portan za e l ’ influenza do vu ta a 1’ opero­ sità di essa ! E perchè mai quel biasimo contio il vivo desiderio, certo non scevro di pericoli, di concorrere a l’ in iziativ a ? Nè p a n n i potesse definirsi con epiteto così violento e volgare lo invio del Macchiaroli ad Avellino senza informarsi della pre­ senza colà del generale. Si sapeva da tu tti che il Pepe agiva per mezzo del ten e n te colonnello De Concilii. Forse il Pepe si adontò di quel diploma di nom ina a capitano generale conferitogli da una a d u n a n z a carbonica ed ebbe il concetto che essa lo r it e ­ nesse mosso soltanto da smania di ascendere nella carriera ed al comando supremo dell’ esercito. Come sospettare il Macchia­ roli ed 1 suoi compagni guidati dal desiderio di v a ntaggi perso­ nali o dalla meschina v an ità di destare clamore ! Forse igno­ rav a o aveva nelle lunghe vicissitudini del doloroso esilio di­ m enticato le audaci dimostrazioni, dal Macchiaroli promosse a Salerno con grave rischio della vita.

Il Macchiaroli d o v e tte dipoi, come n arrerò in seguito, scon­ tare con una m orte tragica la sua fede : i compagni di lui subi- lono terribili condanna. Non è giusto, nè generoso a tt r ib u i r e a l’opera loro, senza che alcuna circostanza ne dia argomento, m oventi così bassi ! Essi compresero la necessità di un capo a u ­

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to re v ole che li guidasse e si rivolsero al solo, che a p p a riv a in­ dicato a sì a rd u a missione.

11 Pepe riferisce un altro inciden te occorsogli con i c a rb o ­ nari di Salerno. U n tal? M aida, calabrese, unito con loro da a m i­ chevoli relazioni, lo informò nel giugno del 1820 della « b r a m a di essi d ; c o m b a tte r e tr a i prim i p e r la causa p a tr i a ». Il g e n e ­ rale gl' com m ise di consigliarli a spedire tre c e n to dei loro, bene a r m a ti , su un m o n te t r a Salerno ed Avellino ed ivi accendere dei fuochi la sera del 24 giugno da lui fissato per dare inizio a la rivolta. Al F iria o , che ne offriva tre o q u a tt r o mila, il Pepe r eplicò «che i tre c en to gli sarebbero b a s ta ti, e «piaccia a Dio » soggiunse « che sì piccolo num ero risponda all’appello ». La sera del 24 i tre c e n to c a rb on a ii non c o m p a rv ero , e l’assenza di co­ storo e la p a u ra del colonnello Russo di Foggia (della cui fer­ m ez z a egli d u b ita v a ) lo indussero a rinviare 1’ esecuzione del suo disegno. « A ’ Salernitani » t e r m in a il P pe, « non chiesi r a ­ gione di avere m a n c a to : m a sem pre più ebbi m o tiv o di accor­ germ i che poco bisogna credere a le v a n te r ie dei cosp iratori s e tt a r i ». ( 1).

L a poca consistenza del rim pro vero si scòrge a p rim a vista. Comunicò a n z itu tto il F irra o a i capi de’la C arboneria di Salerno il desiderio del generale? P a rm i difficile, trov a n do si essi a llo ra in carcere o l a tita n ti. P u r ritenen do a v v e n u ta la com unicazione, quale difficoltà da p a r t e loro, che così a p e r ta m e n te si erano e- sposti in quelle dim ostrazioni, a recarsi di n o tte , e v id e n t e ­ m e n t e senza alcun pericolo, su di u n m o n te lo ntano ad a c ce n ­ dervi dei f u o c h i ? Anche q u e s t ’ a ltr a ra m p o g n a del P epe de v e ascriversi ad un equivoco e ad un ten a c e , per q u a n to ingiusto, p r e c o n c e tto c ontro la Carboneria di Salerno !

V I .—L e clamorose, au daci dim o stiazioni a v v e n u te in Salerno scossero il Governo. Si c re d e tte a debolezza delle a u to r i tà locali e si p ro v v id e a m u ta rle . U n d ecreto del 6 giugno 1820 s o s titu ì a l’ i n te n d e n te Ignazio F e r r a n t e il principe Capece Zurlo allora a B a ri (2). E d al luogo del Colletta il Governo tra s fe rì da la C a­ labria a Salerno quale c o m a n d a n te la divisione m ilita re il g e ­ nerale V ito N u n z ia n te . Vuoisi che il Colletta, poco tem p o p r im a di p a rtire da la sua residenza, avesse d e tto al colonnello

Bel-(1) M em orie — voi. l.°, pag. 379-381.

(2) Giornale delle Due Sicilie d ell’l l G iugno 1820— Di N i c o l a , Diario> 14 giugno 1820.

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felli com andante la legione provinciale dei militi; «Quando la­ scerò il comando la rivoluzione sarà im m in e n te » (1). In pari tem po si procedè ad altri arresti, tr a gli altri dell’avvocato Vin­ cenzo Gatti. La storia del Colletta li indica a v v e n u ti verso la fine del mese di maggio(2); m a dovettero avvenire alcuni giorni dopo, a i primi di giugno, dopo le d im o stra z io n i di Salerno.

Il cènno storico riferisce che il Gagliardi ed il Curci, ricer­ cati da la polizia, andarono a Nocera, ove si intesero con alcuni ufficiali del presidio, e con le guardie generali delle foreste, Pa_ squale Lom bardi e Pietro Amabile. Si recarono pure ad A versa per fare propaganda presso i m ilitari di quel presidio e quindi a Nola, ove dovettero c e rtam en te conferire con i tenenti Mo­ relli e Silvati e con 1’ ab a te Minichini, 1’ ard e n te ed operoso car­ bonaro. Tentarono anche, secondo il cenno storico, di assicu­ rarsi il concorso del generale Giuseppe Vairo, che dopo la rivo­ luzione sottoscrisse quel documento, ma che allora non volle impegnarsi, a quanto pare, p e r tim ore di un insuccesso.

T u tte quelle pratiche indicate con molti particolari nel cenno storico non trovano, per q uanto io abbia p otuto indagare, conferma nei documenti; ed è ben n a tu ra le ,tra tta n d o s i di tram e segrete che solo in piccola p a rte p o te tte ro venire in luce nei p ro­ cessi svoltisi contro gli autori di esse. Però le gravi condanne inflitte a i medesimi danno sicuro argom ento della ve rità del- 1’ opera loro.

V II. — T ra le manifestazioni dei carbonari in quei giornj una, per quanto di lieve rilievo, ebbe poi conseguenze tragiche e m erita perciò di essere n a rr a ta largam ente. La promossero alcuni giovani, ì cui nomi hanno diritto, per la loro sv e n tu ra e per i sentim enti che li ispirò, al riconoscente ricordo degli I ta ­ liani. Federico Cimmino, di v e n tiq u a ttro anni, nato in Mon- tepertuso, villaggio del Comune di Positano su la costiera di A. malfi, piccolo negoziante di panni, con b o tte g a in piazza, a Salerno. Antonio Giannone n ato in Napoli il 1787 da i coniugi Stefano Giannone.e Maria M ettiberg da Francoforte, impiegato

(1) S t a s s a n o , M anoscritto citato — Il G am boa nell’opera indicata, ac­ cennando al richiamo del C olletta da Salerno, dice (pag. 17) “ forse per­ chè sospetto al governo “.

(2) Opera citata — pag. 318 — A rchivio Stato N a p o li — Polizia fascic. 1657, registro 30.

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a la procu ra generale del Re in Salerno (1), Febee Tafuri nato da i coniugi Santoro dei Baroni T afuri e da M aria G iuseppa dei baro ni Bianchi n a p o le tan a . Il Santoro p ro p rie ta rio e c a p itan o di navi m ercan tili in Bisceglie, ritiratosi dal comm ercio in Cava dei Tirreni con la sua famiglia, soleva villeggiare nel paesello di B enincasa presso V ie ti: sul m are, ed ivi nacque suo figlio F e ­ lice. M orto Santoro nella e tà di soli t r e n t a t r è anni, un a ltro dei suoi figliuoli a nom e V incenzo dissipò il p a trim o n io p a te rn o . Felice, p ro fitta n d o delle sue a ttitu d in i m eccaniche, a v e v a ap e rto un negozio da orologiaio d irim p e tto a quello del Cimmino (2). Giovanni De V ita da Salerno, di anni t r e n t a d u e , figlio dei co­ niugi G aetan o De V ita ed A n n a Schilardi am m ogliato con Ca­ rolina Adinolfi, im p ieg a to nella dogana del sale in Salerno. Cle­ m e n te P r o t a della stessa c ittà , di t r e n t a d u e anni, figlio dei co­ niugi A n d re a P r o ta e Rosa Rocco, indicato nei docu m enti come scrivente. F. S. Minichini sergente dei cannonieri, di t r e n t a d u e a n n i, n a tiv o di O ttaian o,,

La m a t t i n a del 17 giugno p a rtiro n o da Salerno in carrozza per il villaggio di M a terdom ini, ove si diressero a la casa del loro com pagno di fede R aim o d o Grimaldi. Di lui spesso s' a v v a le v a la m a g i s tr a tu r a esec u tiv a di Salerno per intese con i carbo nari della cap itale. Costui era a ssente in quel giorno. U n a ltro loro amico P ie tro Am abile, che assai p r o b a b ilm e n te li a tt e n d e v a , li condusse in sua casa, ove tro v a ro n o raccolti parecchi a l t r 1 s e tta ri. S e d e tte ro a m en sa e nella lie ta b rig a ta p ro nun ciaro n o brindisi a l’im m in e n te rigenerazione accolti da grida festose, da e v v iv a a la costituzione ed a la F rancia. A la fine del b a n c h e tto i sei v e n u ti da Salerno risalirono in carrozza, si ado rnaro no a Cava i cappelli di n a s tri colorati e quindi lungo la via di rito rn o a Salerno ^ t u o n a r o n o can ti giulivi ed inni a la costituzione (3)- L ’ Ulloa su p p o n e eh e inten dessero sollevare il presidio del contiguo com une di N o cera «av e n d o a l’ uopo già .p r e p a r a t e

(1) D ’a y a l a , biografie del G iannone, nelle Vite d e g li ita lia n i benem e­

r i t i — pag. 311. Lo S tassano lo dice segretario del m aggiore dei militi in Salerno.

(2) D ebbo le notizie su la famiglia Tafuri al d o tto re Antonio Barnabò di O stuni, che vivam ente ringraziò. Egli le ebbe da lo ste sso F elice su o

congiunto.

(3) Interrogatorio di Tafuri, De Vita e G iannone del 19 G iugno, 20 A- gosto e 17 M arzo 1821, A rchivio di Salerno, Fascic. 1265, Voi. 64.

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armi e b and iere » (1) Se anche un semplice sospetto di tale pro­ posito vi fosse stato, se ne sarebbe c e rtam ente avvalsa la sen­ tenza che poi li giudicò. Invece non ne fa neanche cenno. E come giovani ignoti, sforniti di ogni au to rità, potevano mai lusingarsi di trarre ufficiali, s tr e tti da un giuram ento, ad un a tto così grave come una rivo lta contro i propri superiori, ad u n ’ a p e rta ribel­ lione? Comunque si esamini il fatto , esso ap p ariva come una in­ gen ua fanciullaggine in un ista n te di esaltazione.

Le a u to rità sollecitam ente inform ate si diedero a rintrac­ ciare i colpevoli. "Il giovane Tafuri, avvisato, si presentò spon" tane a m e n te e venne chiuso nel Castello dell’Uovo in Napoli, ove presto lo seguirono anche il Cimmino, il De Vita ed il Mi­ nichini. Il Proto si ten n e a c c o rta m e n te nascosto in casa di un suo congiunto in Sarno.

V i l i . — Il direttore di polizia generale, Giampietro, che perdè pochi mesi dopo m ise ra m en te la vita per barbaro assas­ sinio, non si preoccupava molto delle agitazioni dei carbonari. Si narra che a persona, che insisteva nel ritenerle un grave pe_ ricolo, rispondesse con burban za: « Con q u a ttr o uomini e con Semplici frasche, dissiperò t u t t i i rivoluzionari » (2). Non d o v e t­ tero pensare parim enti i suoi superiori, meglio avvisati, perchè

ordinarono al generale Cam pana di e n tra re in Salerno, con n u­ merose schiere di soldati, per a tte ri ire la citta d in a n za e trarre in arresto molti settari. Ciò egli fece app u nto il 25 ed il 26 giu­ gno (3) nei quali dovevano radunarsi in Salerno i delegati della s e tta di varie provincie (4), e si sperava quindi di farne una b uon a re ta ta .

Il Macchiaroli in tanto con alcuni dei suoi più fidi, tr a cui Pasquale Sessa, Nicola ed Angelo Lom bardi, sfuggiti a le ri­ cerche dei gendarm i, con circa duecento carbonari a rm a ti riu­ nitisi in una cam pagna presso S. Cipriano Picentino, mossero la m a ttin a del 21 giugno per Sanseverino con il manifesto dise­ gno di riparare in Avellino d iv en u ta ormai centro del m ovim en­ to. In Lancusi, piccolo villaggio di quel comune, si im batteron o

(1) U llo a , opera citata — pag. 427. Lo Stassano attribuisce al Gian­ none l’idea di quella dim ostrazione.

(2) Processo indicato, fascic. x del 29. (3) P e p e , Memorie — Voi. l.° pag. 381. (4) G a m b o a , opera citata — pag. 10.

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in Raffaele Cacciatore cap itan o dei militi del circondario (1). Il Macchiaroli, sapendo il c a p itan o a scritto alla se tta , gli p a ­ lesò il suo pensiero, dal quale l’altro, diffidando del successo dell’ im presa, cercò di dissuaderlo.

Al loro arriv o presso u n a t a v e r n a , t e n u t a da un tale Gri­ m aldi, alcuni dei carbonari sorpresero ed arre sta ro n o u n a rm i­ gero dell’ In te n d e n z a a nom e B o n a v e n tu ra Pacifico. P e r te m a che egli andasse a denunciarli in Salerno, alcuni dei s e tta ri le­ garono a d un albero il Pacifico p e r fucilarlo. In v ano il Caccia­ tore si a d o p erò ad in d u rre i ribelli a non m acchiarsi del sangue di quello s v e n tu r a to : c o n vin to oram ai dell’ in u tilità dei suoi consigli, lasciò i s e tta ri liberi di agire a loro ta le n to . Il M acchia­ roli ed i suoi, t r e n t a persone all’ incirca, proseguirono verso A- vellino pe r unirsi ai carbonari a d u n a tisi colà, che lie ta m e n te li accolsero (2).

(1) I circondarii di allora c o rrisp o n d o n o agli attuali m andam enti. (2) P e p e , ivi, — pag. 381.

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L ’ In s u r r e z i o n e

(2 luglio-15 luglio 1820)

I . La Carbonerìa di Salerno avverte le provincie che la rivolta è fissata per il quattro luglio ed im partisce istruzioni.— II. I tenenti Morelli e Sil- vati disertano da Nola con un battaglione. — Accampano a Monte­ forte. — Iugresso trionfale dei disertori in Avellino. — III. Il Re affida pieni poteri a i generali Nunziante e Campana per domare la rivolta nel Principato. — Proclam a del Nunziante a i Salernitani. — IV. Il Cam­ pana procede da Salerno verso Avellino. — I ribelli imprigionano un drappello di gendarmi. — Scontro tra i ribelli ed i regi. — V. II generale Nunziante muove per Sanseverino. — Colloquio tra i due generali. — Minaccia di saccheggio e di incendio di Solofra. — Arresto di un gen­

darme travestito. — Scaramuccie con i ribelli. — Il Campana retrocede a Salerno. — VI. Piccoli combattimenti tra i ribelli e le truppe del Nun­ ziante. — Questi si ritira a Nocera. — VII. Il Campana chiede rinforzi al Nunziante. — Convegni occulti del capitano Oraziani. — Violento di­ verbio tra il Oraziani ed il colonnello Tocco. — D iserzione di un reg­ gimento a Nocera. — D efezione dei soldati del Nunziante. — Vili. Il Campana si dispone a difendere Salerno. — Sbandam ento dei suoi sol­ dati. — I ribelli gli intimano la resa della città. — Il Campana la ab­ bandona. — Entrata dei rivoltosi in Salerno. — IX. Il re promette la co­ stituzione. — Una lettera del generale Nunziante. — Liberazione in Na­ poli dei detenuti politici. — X. L’editto sovrano. — Risposta del capi­ tano Paolella. — Ordine del giorno del colonnello Bellelli. — Arrivo del De Concilii a S alerno.— Elezione di una Giunta provvisoria di governo. — Decreto del Vicario che promette la costituzione di Spa­ gna. — Giuramento della Giunta — Indirizzo della Carboneria al Re. — Celebrazione del Te Deum in Salerno. — La Giunta mantiene l’ordine pubblico. — XI. Provvedim enti di governo nella capitale. — XII. Le masse dei carbonari e le milizie muovono per Salerno e per Napoli. Par­ tenza del De Concilii. — Un funesto episodio a Nocera. XIII. L’armata costituzionale al campo di Marte. - Ingresso di essa nella Capitale.— L’ inno del Rossetti. — XIV. Ritorno dei carbonari nelle provincie. — F estose accoglienze ad essi. — La Giunta provvisoria di Salerno si scioglie. v

I. — Il cenno storico, come ho notato nel preced ente ca­ pitolo, narra che due dei più fervidi agenti della cai'boneria salernitana, il Gagliardi ed il Curci si recarono, d u ra n te la loro latitan za, a Nola p e r intendersi con i te n e n ti Morelli e Silvati e con 1’ a b a te Minichini. Il loro colloquio d o v e tte n a ­ turalm ente riferirsi a l’iniziativa, che i due ufficiali assum evano di prendere e presero in e l e t t i pochi giorni dopo il 2 luglio»

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dise rta n d o con uno sq u a d ro n e di cav alleria ed a l'insurrezione che d o v e v a seguire nella provincia.

L ’ insurrezione v e n n e fissata p e r il q u a t t r o luglio. La Car­ b oneria di Salerno m a n d ò avviso a le a ltre degli a c c o r d i in­ te r v e n u ti ed i m p a r tì istruzioni come si d e s u m e da i documenti sinora inediti, che t r a s c r i v o .

L a C arboneria del' a B asilicata scriveva a le v e n d ite di essa: « La R e p u b b lic a l u c a n a occidentale ci ha manifestato che il dì q u a tt r o di questo m ese , si farà il m o v im e n to della iorze c a rb o n ich e della D a u n ia , Irpinia, Peucezia e Lucania o ccidentale ed h a in v it a t o noi a secondarla nelle operazioni, rich iam a n d o ci a ll’ o s s e r v a n z a del g iu ra m e n to . Q uesta repub­ b lica h a risposto c h e ella a d e m p ir à il suo d overe subito che le repub b lich e alle ate a v r a n n o com inciato il loro m ovim ento. Quindi, nell’ a tt o , che vi si p a r t e c i p a t u t t o ciò, siete invitati a non m a n c a re a l vo stro dovere, ric o rd an d o v i la forza del giu­ ra m e n to che ci obbliga al sacrificio a n c h e della v i ta e della ro b a per s o ttr a r r e la p a t r i a d a ll’ a v v il im e n to e dal dispotismo. L a p re s e n te torni con i certificati di essere g iu n ta a notizia d e lla r is p e tt iv a v e n d it a ». ( 1).

C o n te m p o r a n e a m e n te la C arboneria di Salerno m an d a v a a le v e n d it e d a essa dipenden ti le seguenti istruzioni :

« L a luce della C arboneria, a v en do d issip a te le te n e b r e

e t u t t i essendo p ro n ti a p r e n d e r e le arm i p er p ro cla m a re la lib e rtà costituzionale, a ltro non tsi a s p e t t a che il segnale del m o v im e n to che dalla m a g g io r p a r t e dei popoli è s ta to eseguito » L ’ arrivo della p r e s e n te è u n a c h i a m a t a alle a rm i. Al ri­ ceverla d u n q u e si proclami la lib e r tà c o stitu z io n ale , assic ura n­ dosi delle casse p ub blic he e m a n t e n e n d o il buon ordine ■ la t r a n q u i ll it à di t u t t i i c itta d in i. Lungi s o v r a t u tt o le v e n ­ d e tt e p r iv a te e gli interessi di fam iglie, so tto la più s t r e t t a re­ s p o n sab ilità dei d ig n ita ri ».

« Ogni v e n d it a m a n d e r à u n terzo dei suoi buoni cugini a qu esto Ordone c e n trale al m o m e n to che si riceverà altro av viso . E q u a lu n q u e del popolo p a g an o pu ò seguirlo » (2).

« Chi si op p on e o non segue 1’ esem pio dei bravi s a rà di­ c h ia ra to reo di a t t e n t a t o c ontro la lib e r tà della p a tr i a e com e tale s oggetto a d essere giudicato d a u n a Commissione marziale.»

(1) Archivio di Salerno voi. 244 riflettente il carbonaro M ichele de Blasiis. (2) Nel linguaggio della setta chiam avansi pagani gli estranei ad essa.

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« Fate subito sventolare lo stendardo dell’ Ordine con la seguente parola « vincere o morire » ( 1).

II. — A l’alb a del 2 luglio come è noto, i tenenti Morelli e Silvati con uno squadrone del reg g im en to cavalleria Bor­ bone, cui a p p a rte n e v a n o , disertarono da la caserm a di Nola. Un valoroso scrittore ritiene che i due ufficiali affrettarono di qualche giorno 1’ iniziativa s ta n te la notizia di molti arresti di carbonari in Salerno e per te m a di incorrere da un istante a 1’ altro nella-stessa sorte (2). Se, in effetti, come non può du­ bitarsi, la ribellione nelle provincie era stabilita per il giorno quattro, m ancava ogni ragione perchè 1’ iniziativa dovesse precedere di due giorni.

Lo squadrone si diresse verso Avellino t r a gli evviva al Re, a Dio, ed a la costituzione. Seguivano i disertori il p rete Luigi Minichini e venti s^ttarii, tr a i quali P ie tro Amabile da Roccapiem onte. Procedevano lietam en te, sicuri di trovare in Avellino festose accoglienze e numerose forze di carbonari fra cui, molti che ricercati da la polizia, s ’ erano da le pro­ vincie vicine rifugiati colà.

Il Morelli ed il Silvati, dopo un colloquio con il De Con­ cilii, posero il campo a M onteforte, d ’ onde il giorno succes­ sivo e n tra ro n o in A vellino accolti con giubilo da la c itta d i­ nanza e da le a u to r ità locali. Il De Concilii, per mezzo del posto telegrafico ottico di M aterdomini presso Nocera, fece segnalare a Napoli 1’ insurrezione dei due Principati e quindi

rom pere l’ a p p a ra to telegrafico (3).

III. — Accenno soltanto, perchè già esposto largam ente da gli storici, come a 1’ annunzio del grave avv en im ento si a- d unarono nella capitale i capi dell’ esercito, i quali suggeri­ rono, per reprim ere la sommossa, il nom e del generale Gu­ glielmo Pepe. Però un altro consiglio convocato d a l R e d e ­ stinò invece il generale Carrascosa e d e tte al medesimo, ài ge­ nerale N unziante, allora preposto al comando della divisione militare di Salerno, ed al maresciallo di campo Ferdinando Sambiase principe di Cam pana, che reggeva la divisione in

(1) Archivio di Salerno, ivi.

(2) M a n f r o n i, Note a la storia del Colletta, voi. 2", pag. 319 — P e p e , opera citata, pag. 382.

(26)

assenza del N u n z ia n te , gli stra o rd in a ri p o te ri dell’ alter ego incaricandoli di « s e g u ita re o v u n q u e i d isertori, prenderli e distruggerli nel modo più vigoroso a vv a le nd o si di t u t t e le tru p p e s ta n z ia te nella q u a r t a e q u i n ta divisione » (1). Il Re scrisse p e rs o n a lm e n te al N u n z ia n te p e r esprim ergli la sua p ie n a fiducia ed inv itarlo a p a r t i r e lo stesso giorno due per Salerno (2). Il Carrascosa, la s e ra successiva al m a n d a to ri­ cevuto, ingiunse al principe di C a m p a n a di assicurare le co­ m unicazioni tr a Avellino e la c a p itale p e r la via di Solofra (3), Il N u n z ia n te , p a r t i t o lo stesso giorno due p e r Salerno, vi giunse la sera. Seppe colà da 1’ i n te n d e n te , che in seguito a i m olteplici a rre s ti a v v e n u ti pochi dì p rim a , c e n tin a ia di carb o nari, cercati da la polizia, s c o razzav an o p e r le cam­ pag n e. C re d e tte il generale, g a ra n te n d o loro, meno che ai capi,

l’im p u n ità , di indurli a de p o rre ìe arm i ed a rito rn a re paci­ ficam en te a le loro case. P ubblicò q uindi q u e sto p ro cla m a (4) « II M archese N u n z ia n te Cavaliere Gran Croce etc. tenente generale dei Reali Eserciti c o m a n d a n te della 4.a e 5.a divisione m ilita re riv e s tito da S. M. anche degli s tia o rd in a ri p oteri del- 1’ A lte r ego. »

« Sulla considerazione che il n u m e ro degli inimici della ordine pubblico non è che ris tre ttis s im o nelle provincie com­ prese nella 4.“ divisione m ilita re e che non d e b b a con essi con­ fondersi ogni altro b u o n su d d ito di S. M. (D. G.) col presente m anifesto in nom e della p r e lo d a ta M. S. a lle popolazioni tutte delle in d ic a te provincie che, all’ infuori dell<j persone qui so tto d e s critte, c ontro cui si tro v a n o già s p e d it i gli ordini di a rr e s to e pe r le quali non rim a n e a ltro s c a m p o che la spon­ ta n e a p rese n taz io n e a discrezione della giu stizia , non sarà più alcuno affatto m o le sta to p e r i suoi sconsigliati tra v ia m e n ti s o tto q u a lu n q u e ra p p o rto li a b b ia p o tu ti c o m m e tte r e fino alla pubblicazione del p r e s e n te poten d o, se q u a lc u n o si tro­ vasse fuggiasco o l a tita n te , rito rn a r e tra n q u illo nel seno della

di lui famiglia. »

(1) Nota del capitano generale N ugent al M inistro di G. e G. del 3 lu­ glio 1820, Archivio di N apoli, P ro cesso di M onteforte, fase. 9.

(2) © a l a U l l o a , op era citata, pag. 355. N ota del 5 luglio 1820 del Go­ verno a l’intendente di Salerno, P ro c esso di M onteforte fase. 9.

(3) G a r r a s a t s a , opera citata.

(4) Relazione dello ste sso generale — Archivio di S alerno, fase. 1265, voi. 64.

(27)

«Chi però, dall’iudicata pubblicazione in po', osasse a b u ­ sare dell’ indulgenza accordata, sarà t r a t ta to col massimo ri­ gore della legge. »

Salerno 3 luglio 1820 N unziante.

Il proclama escludeva da 1’ a m n ;stia q u a tto rd 'c ' persone, cioè il Macchiaroli, il Giannone e il Prota, (due fra gli autori della no ta dimostrazione di Cava) Gaetano Pascale, R a 'm o n d o Grimaldi, Pietro Sessa, Pasquale e Nicola Lombardi, M atteo Bufano, Francesco Maselli di Om'gnano, Giuseppe Buongio- vanni, Ferdinando Giannone, Andrea Vallenoto, e Dome­ nico Cicalese : tutti già fuggiti precedentem ente verso A- vellino ( 1).

IV. — A norma del comando ricevuto, il maresciallo Cam­ pana mosse da Nocera, con c en tocinq u anta uomini del reggi­ mento di cavalleria P rincipe alla volta di Salerno ove, r a d u ­ nato il reggimento dei Fucilieri Reali ed un battaglione del reggimento Reai Palazzo, proseguì con t u tt e queste forze, circa seicentocinquanta arm ati, vèrso Avellino. Li precedeva un distaccam ento di quindici gendarmi. A 1’ arrivo di tale a- v a nguardia in Solofra vi si trovavano già raccolti . per o rd 'n e del De Concilii, le milizie provinciali del paese e molti carbo­ nari, tra cui Haimondo Grimaldi, Angelo e Nicola Lom bardi ed il sindaco del luogo. Costoro circondarono i gendarmi e li m andarono come prigionieri in Avellino (2).

Pochi istanti dopo app arv e la colonna del Cam pana. Gli scrittori riferiscono diversamente ciò che allora accadde. Il De Concilii in una relazione al Pepe e il capitano Prestipino in una relazione al De Concilii (3) il Colletta nella sua storia (4) il D ’Avala nella biografia del principe d' Cam pana (5) affer­ mano che la popolazione ed una schiera di fucilieri ribelli sotto il comando del Prestipino resistettero vigorosamente obbli­ gando il maresciallo a ritirarsi fino al villaggio di Torchiato.

(1) Indicò questi nomi al Nunziante il commissario di polizia in Salerno Montefusco.

(2) P e p e , Opera citata, pag. 264 — Cenno storico — G a m b o a , opera citata.

(3) Pubblicata dal C a n n a c ie l lo , opera citata, pag. 148 — G a m b o a opera citata, Doc. IV.

(4) C o l l e t t a , ivi.

(28)

L ’Ulloa si lim ita a dire che vi fu un c o m b a ttim e n to ( 1). La- decisione nella ca u sa di M onteforte afferm a invece che il m a ­ resciallo superò la resistenza dei fuc'lieri e dei s e tta rii a r m a t ' e proseguì verso i casali di M ontoro, p er s tra d e sassore fian cheggiate da siepi, d e tte v o lg arm en te cupe (2). U na d ic h ia ra ­ zione del colonnello Tocco, non p re s e n te però a 1’ a v v e n im e n to , asserisce che i m ilitari ed i carbonari, dopo un a scarica di fu­ cilate, si sb a n d a ro n o p e r le c a m p a g n e , e che le tru p p e regie e n tra ro n o nel paese rim a sto deserto p e r la fuga degl' a b i­ t a n ti, lo saccheggiarono e tir a n d o colpi p e r le vie uccisero u n a povera don na (.3). Il Manfroni nelle n o t e al Colletta r a c c o n t a che le due p a rti tira ro n o m olti co’pi di fucile e che un buon num ero di soldati passò a i ribelli (4).

R iten g o che a v v e n n e so lta n to u n o s c a m b io innocuo di fucilate e che, come a fferm a il P e p e , il C a m p a n a ripiegò p e rc h é scorse le a ltu r e vicine p op olate di m ilizie e di carbonari (5) e s o v r a t u tt o perc h è diffidava della f e d e l tà dei suoi. I capi del- 1’ esercito d u b ita v a n o t a n t o di esso che il C a rrasco sa, in u n a relazione al c a p ita n o generale scriveva « Io penso che, p rim a , di im piegare la tr u p p a , bisogna a ssicurarsene sondandola parie a parie. Se C a m p a n a a tt a c c a ed ha un insuccesso rischia di vedere insorgere a le sue spalle la pro v in c ia di P r i n c i p a t o citra già disposta alle novità ! » (6,). I ribelli, visto il rip ie g am e n to delle forze regie, occuparono Solofra.

(1) O pera citata, pag. 250. (2) Pag. 34.

(3) C ircostanza riferita dal P restipino — relazione al De Concilii (Gam ­ boa Doc. 4) e dal C olletta nel suo cenno della rivoluzione del 1820.

(4) O pera accennata, pag. 326.

(5) Pag. 386. P erò la pagina seguente accenna “ ad un vantaggio, che rip o rtaro n o i costituzionali di Solofra a danno della colonna del Cam pana.

Il C acciatore invece dice (opera citata, pag. 206) “ Il generale C am pana m arciò da Salerno con cavalleria e fanteria so p ra A vellino: com batterono, ma chiam ato da Nunziante, p er ragioni che non si conoscono e non si p o s ­ sono indovinare, quella truppa, che si era già p rovata col nem ico, che a- vrebbe potuto facilm ente vincerlo, dovette retrocedere non sen za pericolo di essere offeso il capo dai suoi propri soldati „. La verità si scorge da queste stesse parole. Lo Stassano “ dice che il m aresciallo ripiegò per p o ­ che fucilate tirate da quei villici

(6) M èm oires Doc. pag. 472 — Il C arrascosa stesso scrisse poi in esse “ Il generale Cam pana si battè, ma, visto Io spirito delle sue truppe, cre­ dette prudente ritirarsi „.

(29)

V. — In ta n to il N unziante, informato del dilatarsi del mo­ vim ento nella provincia e del bisogno di rinforzo a le schiere del Cam pana, raccolse le tru p p e ancora disponibili in Sa­ lerno, circa mille e duecento uomini, e procedè nel pomeriggio del 3 pr Mercato S. Severino su la via del Principato Ulte­ riore. Di là scrisse subito al C am p an a «Se Ella non crede di a bb an do nare il suo posto, io v e rrò a Montoro p e r conferire con Lei, essendo cose da t ra tta rs i col vivo della voce come nella sua saviezza trove rà regolare » ( 1).

. Il colloquio tra i due generali a vvenne a Sanseverino. D ovettero in esso stabilire, o piu tto sto simulare, di avere a- d o t t a t e le più rigorose m isure poiché un a b ita n te di Montoro scriveva il dì 4 al sindaco di Solofra che il Nunziante, fornito di m oltissima tru p p a e cannoni, pen sava di m e t te r e fuoco e sacco al paese. « L ’ unico riparo e scampo p e r Solofra » continuava la lette ra «è di arrestare ed assicurare alla giu­ stizia i disertori dei reggim enti. Pro cu rate di cooperarvi per questo grande affare, che interessa la salvezza di Solofra, ed io altro non ho potu to fare che farvi sapere 1’ intenzione di S. E. il quale minaccia decisam ente » (2). Minacce v a n e ; ornai il moto si allargava e sem pre più cadeva la fiducia dei capi dell’ esercito nei gregari!

Nel corso della n otte successiva al giorno tre, i rivoltosi arrestarono un gendarm e travestito, e, da una le tte ra seque­ s tra ta g li, appresero che il N unziante il giorno dopo av rebbe u n i to le sue forze a quelle del maresciallo a Montoro. Il De Conc lii spedì il tenente Morelli ed il capitano Prestipino con soldati e milizie provinciali e dipoi il capitano Paolella per far fronte a i regi Questi prevalsero in un primo scontro nel luogo detto Piazza di Pandola; però la m a t ti n a del 5 i ri­ voltosi costrinsero il maresciallo a r itira rs i^ lo inseguirono fin presso Salerno (3).

(1) Lettera pubblicata dal Gamboa, opere citata, D«c. 11. (2) G a m b o a , Doc. VII.

(':) Mi attengo a la narrazione del De Concilii confermata da i docu­ menti riportati nella storia del Gamboa, massime da le relazioni dei capi­ tani Paolella e Prestipino al De Concilii, Doc. X, XI e XII. Il Colletta scrive invece : “ La mattina del 4 il generale Campana marciò da Salerno, ove a- veva il comando, sopra Avellino : a mezzo il cammino scontrò il nemico; com batterono, ma improvvisamente il generale tornò alle sue stanze. [Ivi pag. 239).

(30)

V I. — N è m iglior fo rtu n a toccò al N u n z ia n te . L a deci­ sione nella causa di M on teforte accenna a diverse scaramuccie

a v v e n u te fra le balze di M ontoro e Sanseverino, m a senza re­ ciproche offese. Il Carrascosa invece dice che uno scontro a v ­ v e n n e il 5 e che il N u n z ia n te si spinse fin a S. Secondo a sei m iglia da Avellino : m a, visto la scarsezza delle sue forze, la c o n tra rie tà degli a b ita n ti ed anc h e dei suoi seguaci, cred ette ripiegare su N ocera ». Stim o più e s a t t a la versione riferita da la s e n te n z a in base a i do c u m e n ti del giudizio anziché il rac ­ conto del Carrascosa che, non p re s e n te sul luogo al te m p o degli a v v e n im e n ti, li espose dipoi a m e m o r ia t r a le dure vicende dell" esilio. (1)

Il Carrascosa rim p ro v e r a al N u n z ia n te la r it ir a ta su N o ­ cera anziché su Salerno ; poiché ciò co n trib u ì, a suo dire, a d e te r m i n a r e la riv o lta in t u t t o il P rin c ip a to e in te r r u p p e le com u n icazion i della capitale con a ltr e cinque p ro v in c ie (2 ). V I I . — Il C a m p a n a, convinto di non p o t e r fare sicuro a s se g n a m e n to su le sue t r u p p e ormai d im in u ite di num ero a causa di m o lte defezioni, chiese aiuti al N u n z ia n te a N ocera ed in ta n to , p er p re n d e re te m p o , spedì un ufficiale a t r a t t a r e con il cap itan o Paolella (3 ). Costui a tte n d e v a per occupare Salerno rinforzi di carb o n a ri d a gli altri d i s t r e t t i della p r o ­

vincia e dal De Concilii.

Po c h e ore dopo del N u n z i a n te giunse a N ocera, di ri­ torno d a u n a v isita a d alcuni suoi congiunti in Avellino , il c a p ita n o G aetano Graziani del r e g g im e n to P rin cip e caval­ leria (4 ). D u r a n te la sera e nel corso della n o tte egli informò i suoi com pagni d ! a rm i dei p r o c la m i rivoluzionari del De Concilii, del successo della riv o lta in t u t t a la p rovincia di A- vellino, dell’ im m in e n te occupazione di Salerno da p a r t e degli insorti, d ell’ a t t e s a di grosse m asse di carbo nari da le p r o ­ vincie p er m u o v ere su la cap itale . A ssicura v a v a n a orm ai ogni resistenza, in ev itab ile il trionfo dell’ insurrezione, crim i­ nosa u n a l o tt a fra tricid a , Molti ufficiali a ssentiv ano: o p p o n e ­ v a n o altri la fede g iu ra ta al sovrano, il dovere della

disci-(1-2) M èm oires pag. 67 e 80. D urante la marcia molti soldati di lui p assaro n o a i ribelli.

(3) R elazione del P aolella pubblicata dal G am boa, Doc, XI. (4) R elazione De Concilii, pag. 149.

(31)

piina, i gravi pericoli, cui, cedendo, p o tev a n o andare incontro, ove il m ovim ento fallisse.

Il N un z ia n te , per secondare la richiesta del maresciallo, fece b a tt e r e a raccolta ed inviò ordine al colonnello del reg­ gim ento P rincip e cavalleria Francesco Tocco dei principi d M ontem iletto (1) di avanzare con ; suo' verso Salerno. Mentre questi si a p p re stav a ad eseguire p ro n ta m en te il comando, gli si presentò a rd itam e n te il Oraziani che, mostratigli : pro­ clami di Avell'no, gl' ingiunse di revocare l’ ordine, cui, pro­ testav a, contraria la m aggior parti* degli uflìc;ali. Le preghiere e le minaccie del colonnello non valsero a rim uovere il Ora­ ziani d a l suo proposito : il Tocco, visto d' non poter contare su la disciplina dei suoi subordinati, si affrettò ad avvertire di q uanto accadeva il Nunziante. Q uest1, per tem a di u n ’ a- p e rta ribellione del reggimento, gl: prescrisse' di restare in ca­ serm a e con altre tru p p e , si diresse a Salerno (2).

Il Tocco era tu tt o intento ad assicurare la cassa del reg­ gimento quando udì un forte scalpitio di cavali' nel cortile. Allacciatosi vide il reggimento sfilare in silenzio al di fuor' con gli ufficiali in testa ! R a g g iu n ta la colonna, s ; trovò ad un t r a t to di fronte il te n e n te Serafino D Auria che, con la sciabola sg u a in a ta e con un m anipolo di carbonari, gli inter­ disse il passo. Il colonnello p artì per Napoli per informare il duca di Ascoli, governatore della capitale (3). Il reggimento ridotto a cento q u a ra n ta cavalleggier), procedè sotto il co­ m ando del capitano anziano Erm enegildo Piccioli verso A- vellino, ove arrivò poco prim a della m ezzanotte tra le e n tu ­ siastiche acclamazioni dei carbonari a nd a ti a riceverlo con bandiere tricolori e torcie a vento. Avevano seguito il Pic­ cioli gli ufficiali Giovanni Pinedo, Gaetano Villani, Ferdinando De La Vega, Filippo Pierrar, Gaetano Oraziani, A tla n te Ca- nudo, Gaetano A bignente, A duitorio Casaburi, Antonio Spe­ ranza, Giuseppe Tul'ani, Raffaele De Biasio, Francesco De Vi cari s.

(1) Il C a c c i a t o r e , opera indicata, pag. 207 lo dice “ onoratissim o, no­ bile, valoroso e fedele al re „.

(2) Relazione al p rin c ip e di Canosa del 23 luglio 1921 — Bib. V. E. di Roma — Manoscritti risorgimento N. 105.

(3) Sentenza del 10 settem bre 1822 nel processo di Monteforte — Di­ chi arazione del colonnello Tocco il 27 Agosto 1824. Da i due documenti risultano alcune differenze nei fatti. Mi attengo a la testim onianza del co­ lonnello.

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