Riassunto
La valorizzazione delle rimesse dei migranti attraverso le istituzioni di
microfinanza
Per diversi anni gli studiosi hanno dibattuto sul ruolo delle rimesse dei migranti verso il loro paese di origine in un’ottica di co-‐sviluppo: dopo essere giunti alla conclusione condivisa che questi flussi di denaro svolgono un ruolo molto importante nell’economia del proprio paese, nonostante alcuni rischi legati all’aumento dei consumi e delle importazioni, l’attenzione si è concentrata su come le rimesse dei migranti possano essere al meglio valorizzate. L’intuizione che ho avuto durante il corso dei miei studi è stata che se le rimesse da flussi vengono convertite in risparmio, o comunque capitale vincolato, possono generare maggiori effetti positivi, ad esempio trasformandosi in fondi per l’erogazione di nuovi microcrediti o di servizi aggiuntivi per le istituzioni di microfinanza (IMF) diminuendo così la dipendenza dai sussidi e dalle donazioni. L’attenzione si è spostata allora sull’indagare se le IMF siano gli attori ideali presso cui canalizzare i flussi delle rimesse dei migranti in virtù di alcune caratteristiche che le differenziano dagli istituti di credito tradizionali.
Nella prima parte della tesi viene dato spazio all’analisi del contesto definendo innanzitutto cosa si intende per rimesse e che valore hanno le rimesse dei migranti per i familiari che rimangono in patria. Molto spesso la tipologia delle rimesse varia a seconda del contesto socio-‐economico di provenienza del migrante e, per comprendere maggiormente il ruolo che avranno per chi le riceverà, è inscindibile dall’analisi dei bisogni finanziari dei migranti nel paese che li ospita: ad esempio un migrante senegalese, seppur riconosca una certa utilità alle IMF e alle mutuelles nel suo paese di origine, preferirà riporre i suoi risparmi in un istituto di credito tradizionale, in una banca commerciale, in quanto vede in questo attore un luogo sicuro e remunerativo dove collocare i propri risparmi; al contrario un migrante ecuadoriano, che a fine anni ’90 si è visto prima congelare tutti i risparmi depositati presso le banche e la sostituzione della propria moneta nazionale con il dollaro statunitense, pone pochissima fiducia negli istituti di credito tradizionali e le somme che invia in patria attraverso le banche nel paese che lo ospita vengono subito prelevate. Per comprendere il fenomeno delle rimesse è quindi indispensabile collegarlo al concetto più ampio di diaspora e di costante rapporto con il paese di provenienza senza dimenticare che le rimesse sono i risparmi che i migranti
riescono ad accumulare solo grazie ad enormi sacrifici –anche in periodi di crisi-‐ e che “it’s their money” (Donald Terry, 2004). Pertanto un servizio di valorizzazione dei loro risparmi dovrà rispondere al loro desiderio di allocazione delle proprie risorse che potrebbe anche non coincidere con il concetto di sviluppo del proprio paese. Sarà compito delle IMF offrire dei servizi adeguati a far coincidere queste due prerogative.
Ancora nella prima parte del lavoro si continua a parlare di rimesse analizzando il volume (per quanto possibile visto il grande utilizzo del canale informale) dei trasferimenti in termini assoluti e in termini relativi, ad esempio in relazione al PIL del paese che li riceve. Sarà evidente allora l’enorme mole che questi flussi costituiscono: superiori all’aiuto pubblico allo sviluppo e in molti casi persino agli investimenti esteri, stabili nel tempo e anticiclici rispetto ad altri flussi e in costante aumento da almeno 15 anni.
Nel secondo capitolo si cominciano a delineare alcuni elementi chiave del mio lavoro, primo tra tutti la fondamentale importanza di legare i flussi delle rimesse ai risparmi dei migranti: solo se i flussi si trasformano in fondi stabili sarà possibile generare effetti di leva finanziaria e questi fondi potranno diventare delle utili risorse per le IMF. Una parte è dedicata anche ad un’analisi tecnica dei fattori determinanti per le IMF per entrare nel mercato delle rimesse attraverso l’analisi di alcuni indicatori di performance finanziaria ed operativa. Non meno importante la ricerca condotta da Odo Barsotti per una comprensione sull’utilizzo delle rimesse in patria sull’analisi delle interviste raccolte tra le comunità marocchine, tunisine ed albanesi in Italia. Vengono inoltre analizzati gli attori del mercato delle rimesse e si delineano i motivi per cui le IMF godono di alcuni vantaggi rispetto agli altri attori. Il capitolo secondo si conclude con le iniziative in campo internazionale per la valorizzazione delle rimesse dei migranti all’interno dell’agenda del G8, con gli interventi di Banca Mondiale e con le opportunità offerte dall’IFAD.
Il terzo e ultimo capitolo costituisce l’analisi più caratteristica del mio lavoro: in questa parte sono esposti i modelli di canalizzazione delle rimesse proposti in Italia dal Centro Studi di Politica Internazionale (CESPI), nonché due modelli operativi, uno italiano in fase di implementazione e uno francese già operativo da circa due anni che sta per essere replicato in altri paesi. Si tratta di due modelli diversi proprio per evidenziare che una ricetta unica non esiste e che una valorizzazione delle rimesse deve innanzitutto rispondere ai bisogni dei migranti che possono essere diversi anche a seconda del paese ospitante.