Lingue e Contesti
Studi in onore di Alberto M. Mioni
a cura di
M. Grazia Busà e Sara Gesuato
6 Indice
Prima edizione: giugno 2015
ISBN 978 88 6787 080 6 © 2015 Cleup sc
“Coop. Libraria Editrice Università di Padova” via G. Belzoni 118/3 – Padova (t. 049 8753496) www.cleup.it - www.facebook.com/cleup
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In copertina: ©123RF/ Elena Schweitzer /Torre di Babele.
Premessa
Tabula gratulatoria
Pubblicazioni di Alberto M. Mioni Introduzione
Pensiero, teoria e storia
RobeRtoajello
Umbrarum Facies: quando la glottologia incontrò l’altra forma del
pensare amina CRisma
E se jia non significasse ‘scuola’? Nuove prospettive di ricerca sul linguaggio e sul pensiero della Cina antica
Diego Poli
Il mito dell’interpretazione in Ferdinand de Saussure massimiliano PiCCiaRelli
L’ipotesi localista: note su alcuni aspetti epistemologici VinCenzo oRioles
Come e quando si forma un nuovo campo disciplinare: la socio-linguistica
gabRiella b. Klein
L’oggetto lingua in sociolinguistica
Indice
15 17 19 33 43 45 61 71 87 99 1158 Indice Romano lazzeRoni
La partizione del paradigma in alcune lingue indoeuropee: fra mutamento linguistico e organizzazione della memoria
Paola DaRDano
Hermann Paul e la composizione nominale massimo Vai
Struttura e movimento nella sintassi vedica: tra B. Delbrück e il programma cartografico
Paola CRisma
Mutamento linguistico e modularità della sintassi FRanCo CReVatin
Breviora etymologica PatRizia solinas
Sulla forma pala nelle iscrizioni leponzie moniCa balleRini
Monte Sèro, ortografato Cero (Colli Euganei) e le trappole della grafia
FRanCo benuCCi
Sul nome d’un antico ponte padovano: “Pediculosum” nuncupatum
ex mercium deoneratione
alDo lunelli
Ancora sulla chiusa della quarta ecloga virgiliana: Qui non risere
parenti: punto vincente della filologia
Suoni, forme ed espressioni
m. gRazia busà
From aerodynamically constrained sequences to sound change: a study of sibilant and rhotic sequences in Italian
loReDana CuPi, antonio Romano, mauRo tosCo
When implosives are biphasic: implosivity in Gawwada and beyond Diana Passino
Ancora sulla sonorizzazione di /s/ nell’italiano settentrionale: verso una fonologia “non prosodica” dell’italiano
125 143 155 171 181 187 199 205 217 221 223 239 253
antonio baRoni
The role of the invariant in phonetic and phonological variation gioVanni bellusCio
Fonematica contrastiva albanese-italiano gianguiDo manzelli
Fra universali fonologici e ricostruzione linguistica: il caso delle nasali in proto-chibcha (America centrale e meridionale)
loRenzo FiliPPonio
Scrivere i dittonghi: echi microdiglossici in Friuli e a Bologna tra il
xiV e il xV secolo
lauRa Vanelli
Quando le lingue “aggiustano” se stesse: processi fonologici “anomali” in friulano
alessio muRo
Describing noun incorporation: a brief introduction john basset tRumPeR
In nomine triplo, simplo, diuino... Analisi d’un insulto veneto maRia teResa Vigolo
Circolazioni gergali plurilingui salVatoRe ClauDio sgRoi
‘Un casa del diavolo’: maschile? E da quando? E perché? E anche corretto?
maRia CatRiCalà
Pane all’olio e tarte au citron: costruzioni gastronomiche e questioni
di semantica RaFFaella bombi
Tipologie di anglicismi e blend nella lingua speciale della cucina italiana
elisa Roma
Italian loanwords in modern Irish: a preliminary survey maRCo sVolaCChia
Per un’igiene dell’italiano contemporaneo: quello che un linguista direbbe sull’abuso linguistico se ne avesse il coraggio
265 277 293 313 327 337 347 357 367 385 397 411 429
10 Indice
Relazioni e significati
gioRgio gRaFFi
Some reflections on the notion of recursion ignazio mauRo miRto
Frasi pseudoscisse e a verbo supporto: analogie mauRizio ViRDis
Le proposizioni infinitive in sardo niCola munaRo
Alcune ipotesi sulla struttura interna delle frasi ridotte epistemiche PieR maRCo beRtinetto
Ayoreo (Zamuco) as a radical tenseless language giulio soRaVia
La lingua cizigula della Somalia eDit RózsaVölgyi
La codifica linguistica delle relazioni spaziali in ungherese gioVanni gobbeR
Indicatori del soggetto in terza persona nel verbo georgiano Diego PesCaRini
A note on Italian datives elisabetta FaVa
Clitics and affixes in some North-Eastern Italian dialects CeCilia Poletto, emanuela sanFeliCi
On demonstratives in relative clauses PieRluigi Cuzzolin
Vae drioghe, mi! Sull’interpretazione del clitico ghe in alcune varietà
di Veneto
anna giaCalone Ramat
Un sacco di... ed altre espressioni di quantità nella prospettiva della
grammaticalizzazione emilia CalaResu
Sull’origine dialogica di alcune strutture sintattiche: domande-eco, temi sospesi e grammaticalizzazione “verticale”
445 447 457 465 479 489 501 511 527 535 547 561 573 583 597
gaetano beRRuto, massimo CeRRuti
Un esercizio di analisi variazionista: l’accordo verbale nel costrutto locativo-esistenziale-presentativo
PieRa molinelli
Dialoghi a distanza e pragmatica: marcatori funzionali e lettere private in latino e in greco
saRa gesuato
Exploring the grammar of gratitude: expressing thanks in PhD dissertation acknowledgements
Regolarità e variazioni
glauCo sanga
Gergo e pidgin CaRmela PeRta
Repertori minoritari e contatto lessicale: alcune riflessioni Fabiana FusCo
L’intreccio di lingue in città: il caso di Udine FRanCesCo goglia
Multilingual immigrants and language maintenance: the case of the Igbo-Nigerian community in Padua
PatRizia Del Puente
Le varianti di genere nelle parlate lucane PieR Paolo tReVisi, antonio batinti
La realtà linguistica in Polonia: note storiche e sociolinguistiche aRmistizio matteo melillo
Studiare il dialetto a scuola: opportunità ed applicazioni didattiche in area pugliese settentrionale
immaColata temPesta
Storie di bambini: dal profilo sociolinguistico alla lingua gRazia basile
Imparare a parlare, imparare a scrivere: dalle parole “parlate” alle parole scritte 609 621 635 655 657 673 689 701 711 719 735 753 763
12 Indice
WolFgang u. DRessleR, KathaRina KoReCKy-KRöll, ChRistine
CzinglaR, KumRu uzunKaya-shaRma
Caretaker input to, and output of, bilingual children at home and in kindergarten: filling a European lacuna in the causal chain leading to dispriviledged language competences
PatRizia toRRiCelli
La mente linguistica: qualche nota sull’afasia e sulla lingua ClauDio zmaRiCh
Il profilo delle disfluenze come indice predittivo precoce di balbuzie cronica in bambini che hanno appena incominciato a balbettare elisabetta zuanelli
Multimedia digital texts and textuality: semiotic and linguistic parameters
RoDolFo Delmonte
Machine translation and subject enclitics in the Venetan dialect
Lingua e cultura
Donella antelmi
Discorso politico e ideologie linguistiche elizabeth sWain
Language, (im)politeness and diplomacy: the Zinoviev letter affair Paola DesiDeRi
Riflessioni sulla fonetica e prosodia del linguaggio politico: gli studi nel ventennio 1960-1980
gRaziella tonFoni
From a globalistic communication euphoria toward a wise post-global information heuristics: a consensually shared European vocabulary
guiDo PaDuano
L’ironia tragica in Eschilo, Agam. 910-913: due o tre campi informazionali? 777 791 805 819 835 853 855 863 875 887 897
Donato CeRbasi
Italiano e dialetto nel teatro siciliano DagmaR WinKleR PegoRaRo
Ieri e oggi, est e ovest: l’interazione tra contenuto e lingua nei romanzi di Jenny Erpenbeck
annalisa oboe
Come back, Africa: immagini e voci dal Sudafrica degli anni ’50
lino PeRtile
Il tono di Gigi: riflessioni su libera nos a Malo a cinquant’anni dalla pubblicazione
DaViDe astoRi
“Pinokjo”: tradurre Collodi in una lingua pianificata maRio melChionDa
T.S. Eliot, La terra guasta: una traduzione
905 913 923 935 951 963
609 Un esercizio di analisi variazionista
Un esercizio di analisi variazionista:
l’accordo verbale nel costrutto
locativo-esistenziale-presentativo
gaetano beRRuto, massimo CeRRuti
Università di Torino
Abstract. Il contributo indaga il comportamento di una variabile
sociolinguisti-ca dell’italiano a livello sintattico, l’accordo del verbo con il soggetto plurale nel costrutto locativo-esistenziale-presentativo (ci sono due ragazzi/c’è due ragazzi). Il tratto è studiato mediante applicazione del modello di analisi statistica multivariata GOLDVARB X, corrente nella sociolinguistica variazionista americana, a tre cor-pora, due di italiano parlato (LIP e C-ORAL-ROM) e uno di italiano popolare. I risultati dell’analisi quantitativa da un lato confermano aspetti già noti per via qualitativa (e in particolare la netta marcatezza in diastratia e diafasia della variante substandard c’è due ragazzi) e dall’altro consentono di cogliere caratteristiche quali la marcatezza diatopica (significativa maggior presenza della variante substandard nel corpus fiorentino) e di precisare meglio la sensibilità della variabile a fattori del contesto linguistico quali la struttura a elenco o coordinazione del SN soggetto o la presenza in esso di quantificatori e numerali o di partitivi.
1. Inquadramento del fenomeno1
Fra gli approcci sviluppatisi nel fecondo alveo della sociolinguistica va-riazionista laboviana, non ha goduto in Italia di soverchia fortuna la tematica dell’analisi quantitativa, praticata dapprima sotto forma di regole variabili, e poi ampiamente elaborata anche in termini di metodi statistici a
tratta-1 La concezione e lo sviluppo del presente lavoro sono opera comune ai due autori; di G. Berruto è la stesura dei § 1 e 3, mentre l’analisi statistica e la stesura del § 2 sono opera di M. Cerruti.
mento computerizzato.2 Dopo qualche promettente attenzione iniziale,3 in
Italia il filone si inaridì sostanzialmente nel giro di qualche anno. In questo contributo, che intende anche riprendere, un terzo di secolo dopo e con molta acqua passata sotto i ponti, spunti relativi al rapporto fra sociolingui-stica e linguisociolingui-stica teorica messi a fuoco con la consueta lucidità in lavori di Alberto Mioni degli anni ’70 (p. es. Mioni 1975), sarà condotto un tentativo di applicazione della metodologia quantitativa della ricerca variazionistica americana a una variabile sintattica molto evidente dell’italiano, l’accordo del verbo nel costrutto c’è/ci sono.
Le ragioni della scelta di questa variabile, oltre alla sua evidente diffu-sione nell’italiano parlato, stanno anche nel fatto che si tratta di una varia-bile a livello sintattico (il livello d’analisi che da qualche anno è diventato giustamente centrale nella ricerca internazionale sui rapporti fra variazione linguistica e linguistica formale) e che il suo esatto corrispondente there is/
are (there was/were) è una delle variabili più studiate e sviscerate a fondo per
l’inglese, sia da parte della sociolinguistica variazionista4 sia da parte degli
studiosi di impostazione formale.5
Il costrutto locativo-esistenziale-presentativo è caratterizzato in italiano (parimenti che in inglese, dove però l’elemento locativo in posizione pre-verbale non sarebbe un pronome clitico) dal fatto che ci si trova di fronte a un “elemento clitico che “occupa” la posizione di soggetto”, in posizione pre-verbale, mentre il soggetto effettivo della frase è costituito da un sintag-ma nominale in posizione post-verbale, che “mostra le stesse proprietà dei soggetti dei verbi inaccusativi” (Grande Grammatica Italiana di
Consultazio-ne (GGIC) vol. 1, Renzi 1988: 111-112); e con questo si deve accordare il
verbo: ci sono due ragazzi. Ma la stessa GGIC aggiunge che “in certe varietà è possibile c’è due ragazzi”, aggiungendo tautologicamente “ma si tratta di quelle varietà in cui non è obbligatorio l’accordo tra verbo e soggetto pospo-sto”. La mancanza di accordo con soggetti post-verbali era, in generale,
fre-2 Variamente denominati VARBRUL, GOLDVARB, Rbrul, ecc.: in genere, della famiglia di quelli che in statistica sono definiti modelli a regressione logistica multipla; riferimenti di base sono, per esempio, Tagliamonte (2006) e Paolillo (2002); la metodologia delle regole variabili è adottata e sviluppata in molti contributi della rivista Language Variation and Change. In ambito italiano, cfr. Vietti (2005).
3 Si vedano fra gli altri Mioni, Trumper (1977), Berruto (1984), Pisani (1987) e Rizzi (1989). 4 V. ora per tutti Tagliamonte, Baayen (2012). Tagliamonte (2009) fornisce una ricca disamina critica delle indagini sull’accordo con le forme del passato, was e were, in diverse situazioni anglofone; la variabile dell’accordo di numero con le forme di (to) be è uno dei cosiddetti
angloversals (universali delle varietà vernacolari di inglese), su cui si veda Fillpula, Klemola,
Paulasto (2009). Uno studio specifico in prospettiva diacronica è Nevalainen (2009). 5 V. per esempio Adger, Smith (2010) e Savoia, Manzini (2007: 95-98).
611 Un esercizio di analisi variazionista
quente in italiano antico, in particolare con i verbi inaccusativi (cfr. ItalAnt, Salvi, Renzi (2010: 557-558); anche Durante (1981: 124-126)), mentre risulta meno attestata in italiano moderno. La mancanza dell’accordo si ha peraltro solo per le terze persone, mentre alle altre persone, per le quali il costrutto si dà solo con la presenza di un pronome personale, ovviamente l’accordo è sempre operante: ci sono io che arrivo, ci sei tu che arrivi, ci siamo noi che
arriviamo, ci siete voi che arrivate.
Inoltre, “il ci che compare in questa costruzione non costituisce un argo-mento indipendente della frase, ma è un clitico […] grammaticalizzato con la funzione di indicare il valore presentativo” (Salvi, Vanelli 2004: 65). Secon-do La Fauci (2009: 140-41), invece, la particella ci che compare nel costrutto “è marca della natura funzionale predicativa e argomentale del nome ed è solo omofona di quella locativa”.
Sulla natura del costrutto there is/are le analisi abbondano, soprattutto nell’ambito della linguistica generativa: “there are as many analyses of exis-tential constructions as there are versions of GB and minimalism” (Horn-stein, Nunes, Grohmann 2005: 30-31). Sembra però assodato che il there non abbia tratti phi, vale a dire sottoposti all’accordo, cosicché risulta un elemento espletivo, e “the element that triggers the agreement with the […] predicate is in fact the ‘associate’ of the expletive” (p. 300).
Si diceva che l’accordo verbo-soggetto post-verbale nel costrutto loca-tivo-esistenziale-presentativo è un bell’esempio di variabile sociolinguisti-ca a livello sintattico. Qui, assumendo il soggetto plurale come invariante, prendiamo come oggetto di analisi due varianti: la variante standard (a) 3a
persona plurale – soggetto plurale, e la variante substandard (b) 3a persona
singolare – soggetto plurale.6
Il valore della variante (b) pare oscillare da una generica marcatezza sub-standard (com’è p. es. presentato in Berruto 2012: 89-90) a una particolare marcatezza diastratica: Rovere (1977: 83) appunto cita l’assenza di accordo nei costrutti con c’è, c’era come un tratto diffuso nei suoi materiali di italiano popolare, aggiungendo che “si potrebbe sospettare una tendenza alla gram-maticalizzazione, in analogia con quanto avvenuto nel francese il y a”.
6 Non consideriamo invece una terza variante, 3a persona plurale – soggetto singolare, at-testata, per esempio, in Rovere (1977: 83) nel suo corpus di produzioni di lavoratori italiani emigrati (non c’erano la gioventù).
2. Analisi dei dati
L’analisi multivariata è stata effettuata con GOLDVARB X, seguendo le indicazioni metodologiche fornite in lavori come Tagliamonte (2006) e Vietti (2005). Il programma usa il metodo statistico della regressione logistica per stimare con quali probabilità fattori diversi influenzino la realizzazione di un certo fenomeno, a partire dalla frequenza con cui quel fenomeno si verifica in un dato corpus rispetto a ciascuno di quei fattori.
L’analisi è stata condotta su tre insiemi di dati, ovvero due corpora di italiano parlato e una raccolta di materiali di italiano popolare: il Lessico di frequenza dell’Italiano Parlato (LIP), con esclusione dei dati relativi a Firenze;7 il C-ORAL-ROM, rappresentativo della varietà fiorentina; e i
ma-teriali in Appendice a Foresti, Morisi, Resca (1983; narrazioni di parlanti incolti e semicolti), per i quali si è proceduto a spoglio manuale. Da qui in poi questi corpora saranno indicati rispettivamente con L, F e M, come sono stati etichettati in fase di codifica dei dati.
Quanto all’incidenza della variazione diafasica, per il corpus L si sono considerati di registro formale i testi indicati in De Mauro et al. (1993: 40-41) come di tipo C e D, e di registro informale quelli di tipo A, B ed E; per il corpus F, si è fatto riferimento alla distinzione fra testi formali e informali fornita in Cresti e Moneglia (2005: 10-11); per il corpus M, invece, si è di-stinto fra testi scritti e testi parlati. In fase di codifica, tali distinzioni sono state ricondotte a un’unica opposizione, quella fra ‘alto’ (codifica: A) e ‘bas-so’ (B) in diafasia (intendendo questa, operativamente, come inclusiva della diamesia).
Per quanto riguarda l’incidenza di fattori linguistici interni, si sono con-siderati tre gruppi di fattori:
1) la struttura del sintagma nominale (SN), distinguendo fra: presenza della testa (nome, codificato t, o pronome, codificato o) senza modificatori pre-nominali; casi di elenco o coordinazione di nomi o SN (e); presenza di un modificatore pre-nominale (partitivo, p, quantificatore, q, numera-le, n, articolo, d, dimostrativo, i, aggettivo, g); combinazione di più modi-ficatori pre-nominali (c);
2) l’adiacenza fra verbo (V) e SN, codificando con w i casi di adiacenza e con z quelli di non adiacenza;
7 Un primo rilevamento condotto sull’intero LIP ha mostrato come a Firenze il fenomeno si presenti in misura e con modalità parzialmente diverse rispetto alle altre tre città rappresen-tate nel corpus.
613 Un esercizio di analisi variazionista
3) l’adiacenza fra V e testa del SN, codificando con x i casi positivi e con y quelli negativi.
Nella scelta dei fattori, si sono tenuti presenti in linea di principio quelli presi in considerazione nelle ricerche sull’analogo fenomeno in altre lingue, in particolare in inglese, basandosi sulle analisi multivariate esistenti in let-teratura (cfr. da ultimo Tagliamonte, Baayen 2012). In parte però ci si è di-scostati da queste, o per la natura dei dati in esame o per le caratteristiche della lingua d’indagine. Non si è tenuto conto, ad esempio, né della polarità dell’enunciato – che in varie lingue, quando positiva, risulta favorire la com-parsa del fenomeno – date le scarse occorrenze nei dati di costrutti esisten-ziali con polarità negativa (presenti soltanto in 17 contesti sui 690 indagati), né della distanza fra V e numerale, presumibilmente più pertinente in lingue come l’inglese che non in italiano, dove a essere marcati per numero sono tutti i costituenti non “aggiunti” del SN.
Si sono pertanto assunte due variabili indipendenti di natura extra-guistica: i corpora di riferimento e la variabilità diafasica; e tre di natura lin-guistica: la struttura del SN, l’adiacenza fra V e SN e l’adiacenza fra V e testa del SN. La variabile dipendente, dicotomica, consiste invece nella realizza-zione o non realizzarealizza-zione del fenomeno.
Si è tenuto conto di tutti i contesti possibili di occorrenza del fenomeno e si sono registrate sia tutte le occorrenze effettive di mancato accordo sia quelle di normale accordo. Sono quindi stati computati i casi di c’é (o, in altri tempi verbali, c’era, c’è stato, ci sarà, ecc.) con soggetto post-verbale plurale (p. es. c’era solo le corde) e i casi di ci sono (o c’erano, ci sono stati, ci saranno, ecc.) con soggetto post-verbale plurale (p. es. ci sono speranze). I primi sono stati codificati come 1, i secondi come 0. Ciascuna occorrenza del fenome-no, sia effettiva sia possibile, è stata poi codificata con una stringa composta da 6 simboli, dei quali il primo per il valore della variabile dipendente nel contesto specifico e i successivi cinque per i valori assunti da ciascuna delle variabili indipendenti in quel contesto. Esemplificando: i citati c’era solo le
corde e ci sono speranze (il primo registrato fra i testi parlati del corpus M e
il secondo fra i testi di registro formale del corpus L) sono stati codificati rispettivamente come 1MBzyd e 0LAwxt; un enunciato come c’è stato tanti
fiorentini, che compare fra i testi di registro informale del corpus F, come 1FBwyq; e così via.
Per ogni variabile indipendente il programma ha restituito una distribu-zione di frequenza delle occorrenze. Per ragioni di spazio, si riportano nella Tabella 1 soltanto le distribuzioni relative ai fattori extra-linguistici (i valori percentuali compaiono fra parentesi tonde).
1 0 Totale Corpora M 75 (49,7) 76 (50,3) 151 (21,9) F 51 (19,6) 209 (80,4) 260 (37,7) L 22 (7,9) 257 (92,1) 279 (40,4) Variabilità diafasica B 126 (28,6) 315 (71,4) 441 (63,9) A 22 (8,8) 227 (91,2) 249 (36,1) Totale 148 (21,4) 542 (78,6) 690 (100)
Tab.1. Distribuzione di frequenza delle occorrenze
La presenza del fenomeno varia dunque a seconda dei corpora considera-ti e in dipendenza dalla variazione diafasica. Il considera-tipo c’è con mancato accordo occorre in meno dell’8% dei casi nel corpus panitaliano di parlato (L), ma quasi nel 50% dei casi nel corpus di italiano popolare (M), mentre si attesta intorno al 20% nel corpus di parlato fiorentino (F). È poi relativamente più diffuso in produzioni linguistiche marcate come basse in diafasia (B), dove compare nel 28,6% dei casi (si verifica invece soltanto nell’8,8% dei casi in produzioni ‘alte’, A). Complessivamente, prevalgono comunque le realizza-zioni standard (78,6%; di contro a un 21,4% di rese substandard).
Il programma ha poi attribuito a ciascun fattore un certo ‘peso’, dato dalla probabilità che il fenomeno ha di presentarsi in dipendenza da quel fattore. Si veda la Tabella 2.
La regressione logistica (Input 0,146, Log likelihood -275,367) stabilisce dunque che le variabili indipendenti più determinanti nella realizzazione del fenomeno sono la struttura del SN e i corpora di riferimento, che presentano
range più elevati,8 seguite da variabilità diafasica e adiacenza fra V e SN.
Ri-sulta non significativa la variabile dell’adiacenza fra V e testa del SN; rilevan-te invece in lingue come l’inglese, dove la rilevan-testa può essere l’unico elemento del SN marcato per numero.
Guardando al peso dei singoli fattori, a iniziare da quelli extra-linguistici, M (con un peso vicino a 1) mostra un effetto molto positivo sulla realizza-zione del fenomeno e L (peso vicino a 0) un effetto negativo; analogo è il comportamento di B e A, rispettivamente.
8 Il range è dato per ciascun gruppo di fattori dalla differenza fra il peso più alto e quello più basso.
615 Un esercizio di analisi variazionista
Struttura del SN e 0,876 q 0,643 n 0,611 i 0,562 t 0,562 o 0,509 d 0,469 g 0,386 c 0,395 p 0,295 Range 581 Corpora M 0,837 F 0,499 L 0,293 Range 544 Variabilità diafasica B 0,621 A 0,294 Range 327 Adiacenza V SN z 0,706 w 0,473 Range 233 Adiacenza V testa di SN x [0,537] y [0,494] Range 43 Tab. 2. Pesi dei fattori
Quanto ai fattori linguistici, la realizzazione del mancato accordo è in-fluenzata positivamente dalla presenza di più nomi o SN in un elenco o coordinati (p. es. c’è formaggi arrosto filetto pesto bistecca, LB;9 c’è il buono e
il cattivo, FB) e dall’occorrenza di un quantificatore o di un numerale come
modificatore pre-nominale (p. es. c’era tutti i carri bestiame, MB; ce 6 metri
9 La prima lettera sta a indicare in quale corpus è presente l’esempio, la seconda in quale tipo di testi (alto o basso).
di neve, MA), oltre che dalla non adiacenza fra V e SN (p. es. c’era cioè delle notizie interessanti, LB; c’è anche i compressori centrifughi, FB). Hanno
in-vece un effetto negativo sulla realizzazione del fenomeno la presenza di un partitivo o di un aggettivo (p. es. ci sono dei libri di lettura, LB; ci sono belle
ragioni, MA) e la combinazione di più modificatori (p. es. ci sono delle belle frasi su James, LB).
Risultati interessanti emergono dall’analisi multivariata condotta separa-tamente per ciascun corpus (L: Input 0,015, Log likelihood -47,496; F: Input 0,143, Log likelihood -109,114; M: Input 0,496, Log likelihood -101,627); se ne riportano gli esiti più significativi nella Tabella 3.
L F M Struttura del SN e 0,992 e 0,870 e [0,663] q 0.759 n 0,701 q [0,633] n 0,757 q 0,630 d [0,538] t 0,702 o 0,590 n [0,510] i 0,570 i 0,558 t [0,504] g 0,523 t 0,547 c [0,447] o 0,520 c 0,547 o [0,429] c 0,397 d 0,460 i [0,413] d 0,291 g 0,387 p [0,401] p 0,163 p 0,215 g [0,275] Range 829 655 388 Variabilità diafasica B 0,844 B 0,650 B [0,516] A 0,108 A 0,233 A [0,449] Range 736 417 67 Adiacenza V SN z 0,964 z [0,587] z [0,608] w 0,413 w [0,486] w [0,490] Range 551 101 118 Adiacenza V testa di SN x [0,585] x [0,519] x [0,519] y [0,481] y [0,496] y [0,499] Range 104 23 20
Tabella 3. Analisi multivariata per corpus
617 Un esercizio di analisi variazionista
I tre corpora mostrano differenze importanti rispetto alla significatività delle variabili indipendenti. Soltanto in L la realizzazione del fenomeno è in-fluenzata significativamente dall’adiacenza fra V e SN. Inoltre, confrontan-do L con F in relazione alle variabili che risultano significative in entrambi, struttura del SN e variabilità diafasica intervengono in misura più forte in L, dove mostrano range più elevati.
In M, invece, il presentarsi del fenomeno non dipende in modo signifi-cativo da alcuna variabile; la regressione logistica restituisce infatti il valore di Log likelihood più vicino allo zero, e quindi stabilisce come configurazio-ne più adatta a spiegare la realizzazioconfigurazio-ne del fenomeno quella che prevede l’assenza di effetto di ogni variabile indipendente. Il valore di input, ossia la probabilità che il fenomeno ha di realizzarsi indipendentemente dai fat-tori considerati (in altri termini, “an overall indication of the strength of the rule”; Young, Bayley 1996: 270), è del resto sensibilmente più elevato in M che negli altri due corpora (v. sopra).
Più in generale, si nota una certa correlazione tra la frequenza del feno-meno (v. Tabella 1), il valore di input, e il numero di variabili significative (v. Tabella 3): ovviamente, più il fenomeno è frequente, più tende a realizzarsi senza vincoli, e minore è il numero (oltre che la forza) di variabili significa-tive.
Si può osservare, infine, come la gerarchia dei fattori relativi alla struttu-ra del SN differisca da corpus a corpus. M, in particolare, si distingue dagli altri due corpora quanto alla distribuzione dei fattori con effetto positivo o negativo. Sia in L sia in F e, n e q sono i fattori con effetto maggiormente positivo, e p è quello con effetto maggiormente negativo; in M, invece, né
n né p compaiono tra i fattori con effetto rilevante (i loro pesi si attestano
intorno allo 0,5).
L’esistenza di differenze nell’ordinamento gerarchico di una serie di fat-tori linguistici, così come nella significatività delle variabili indipendenti, rappresenta nella sociolinguistica variazionista un possibile segnale dell’e-sistenza di grammatiche distinte: “if a number of factor groups exhibit dis-similarities across varieties, then their variable grammars are more likely to be distinct” (Tagliamonte 2006: 241; cfr. Meyerhoff 2013). Approcci diver-si, com’è noto, spiegano i fenomeni di variazione, e questo fenomeno nella fattispecie, in altri termini; nell’impostazione di Adger e Smith (2010), con quadro teorico minimalista, ad esempio, la variazione fra there is e there are è ricondotta alla scelta delle combinazioni di tratti che costituiscono gli ele-menti lessicali sottoposti alla “computazione”.
Le differenze nell’ordinamento dei fattori sono inoltre considerate in-dicative della diversa natura delle varietà in gioco: “the evidence from
straint ranking is particularly important for identifying the nature (origins and provenance) of varieties” (Tagliamonte 2006: 242); “where there are dissimilarities, this can be ground for concluding that the phenomena in question belong to different linguistic systems” (p. 246). Nel nostro caso, le differenze riscontrate fra M10 e gli altri due corpora potrebbero essere
ripor-tate all’azione interferenziale del dialetto di sostrato, che per entità e natura distingue l’italiano popolare dall’italiano parlato in genere.11
3. Considerazioni conclusive
I risultati essenziali dell’analisi statistica non fanno che confermare cose già ampiamente note in base a una prospettiva metodologica qualitativa, in particolare per quanto riguarda la collocazione sociolinguistica della varia-bile studiata: il mancato accordo è un indicatore di varietà diastratica e/o diafasica bassa, al suo interno condizionato dal contesto linguistico. Non al-trettanto attesi sono invece alcuni risultati marginali quali, dal punto di vista sociolinguistico, la non netta, ma comunque presente, marcatezza diatopica rivelantesi nell’italiano parlato a Firenze; e, dal punto di vista strutturale, la sensibilità positiva del mancato accordo alla presenza di un quantificatore o un numerale (che avrebbero potuto far invece ipotizzare una maggiore sa-lienza della semantica plurale del SN, con relativo effetto di rinforzo dell’ac-cordo). Mentre, per esempio, della sensibilità negativa del fenomeno alla presenza di partitivi darà all’opposto ragione la minor forza pluralizzante di un partitivo, e la marcata correlazione della presenza di SN in elenco o coordinati con la mancanza di accordo si spiegherà con il fatto che spesso ciascuno dei singoli SN è al singolare, l’interpretazione dell’effetto di altri tratti del contesto strutturalerimane problematica.
In generale, appare evidente che il guadagno fondamentale dell’analisi statistica sta non nell’individuare rapporti sociolinguistici di grana grossa (già chiaramente attingibili all’osservazione del linguista senza necessità di dispiego di apparati metodologici sofisticati), bensì nel definire fatti di na-tura minuta, spesso difficilmente apprezzabili da un’ottica esclusivamente qualitativa. Se si tien conto peraltro che un passo molto importante, anzi es-senziale, per un’analisi statistica come quella compiuta nel presente esercizio
10 In cui per alcuni parlanti il mancato accordo risulta categorico (cosa che non emerge dai dati qui presentati, che non tengono conto della variazione interindividuale).
11 Influenza analoga potrebbe intervenire anche nelle differenze tra F e L. Sarebbero qui da indagare le condizioni delle varietà dialettali in contatto con l’italiano in ogni repertorio regionale.
619 Un esercizio di analisi variazionista
sta nell’individuazione e nella scelta dei fattori potenzialmente influenzanti il fenomeno, il che presuppone una preliminare analisi qualitativa, appare ancora una volta chiaro che i due approcci, quantitativo e qualitativo, allo studio della variazione sociolinguistica non sono in opposizione o alternati-va, ma hanno un rapporto di integrazione e arricchimento reciproco.
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