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Hélène Cixous. La langue plus-quevive

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Studi Francesi

Rivista quadrimestrale fondata da Franco Simone

 

191 (LXIV | II) | 2020

Varia – fasc. II – maggio-agosto 2020

VÉRONIQUE

BERGEN

, Hélène Cixous. La langue

plus-que-vive

Francesca Lorandini

Edizione digitale URL: http://journals.openedition.org/studifrancesi/32278 DOI: 10.4000/studifrancesi.32278 ISSN: 2421-5856 Editore

Rosenberg & Sellier Edizione cartacea

Data di pubblicazione: 1 agosto 2020 Paginazione: 444

ISSN: 0039-2944

Notizia bibliografica digitale

Francesca Lorandini, « VÉRONIQUE BERGEN, Hélène Cixous. La langue plus-que-vive », Studi Francesi [Online], 191 (LXIV | II) | 2020, online dal 01 septembre 2020, consultato il 24 septembre 2020. URL : http:// journals.openedition.org/studifrancesi/32278 ; DOI : https://doi.org/10.4000/studifrancesi.32278

Questo documento è stato generato automaticamente il 24 settembre 2020.

Studi Francesi è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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VÉRONIQUE

BERGEN

, Hélène Cixous. La

langue plus-que-vive

Francesca Lorandini

NOTIZIA

VÉRONIQUEBERGEN, Hélène Cixous. La langue plus-que-vive, Paris, Champion, 2017, 132 pp.

1 L’approccio di questo saggio non è analitico, ma empatico, perché secondo l’autrice «on

ne peut se livrer aux mondes de Cixous en restant arrimé aux certitudes de l’identité, de l’unité, en demeurant sur le rivage de la logique canonique» (p. 10). Il libro è diviso in tre parti: «Genèse de l’écriture» (pp. 13-46); «De l’écrire comme ne pas dire au livre-que-tu-n’écriras-pas» (pp. 47-80); «Écriture féminine, corps, dépense» (pp. 81-121). Nella prima parte vengono descritte le ragioni che hanno spinto Cixous a scrivere, e viene individuata una scena primitiva nella morte del padre, avvenuta ad Algeri nel 1948. In questo evento tragico e nelle origini ebraiche della scrittrice, Bergen individua gli elementi che l’hanno portata a creare una «langue mineure» (p. 33, in generale il riferimento a Deleuze e Guattari è costante), cioè il cixous (pp. 39-42). Nella seconda parte del libro, viene preso in considerazione il paradosso della doppia ingiunzione

écrire/ne pas écrire che attraversa l’opera di Cixous, e il motivo ossessivo del «livre que je

n’écris pas» (p. 53), ed entrambi vengono letti alla luce della perdita del padre e dell’ebraismo. Nell’ultima parte, Bergen legge l’opera di Cixous attraverso il prisma della scrittura femminile, accostandola in primo luogo a Clarice Lispector (pp. 112-118), e infine, rapidamente, anche a Ingeborg Bachmann e Marina Cvetaeva (pp. 118-121).

Véronique Bergen, Hélène Cixous. La langue plus-que-vive

Studi Francesi, 191 (LXIV | II) | 2020

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