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Entrambi sono di forma semilunare e sono posti all’interno dell’articolazione con il margine concavo rivolto verso il centro

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Academic year: 2021

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CAPITOLO I

L’ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO:

L’articolazione del ginocchio è una diartrosi complessa, comprendente quindi due capi articolari, la capsula che li avvolge a manicotto ed infine i legamenti;

più precisamente essa è costituita dalle articolazioni femoro-tibiale e femoro- rotulea, le quali permettono all’arto movimenti di estensione, flessione e, seppur in minima parte, anche di rotazione.

I movimenti di lateralità, invece, sono fortemente limitati dalla presenza dei muscoli e dei legamenti3.

1 - ARTICOLAZIONE FEMORO-TIBIALE:

L’articolazione femoro-tibiale3 è formata da due condili femorali rivolti in direzione caudale e separati tra loro dalla fossa intercondiloidea, due condili tibiali e da due dischi di materiale fibrocartilagineo: i menischi.

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Questi ultimi sono disposti nello spazio formato dalla contrapposizione dei condili femorali e tibiali e la loro funzione principale è quella di eliminare le incongruità presenti tra le superfici articolari.

Entrambi sono di forma semilunare e sono posti all’interno dell’articolazione con il margine concavo rivolto verso il centro.

La loro sezione trasversale è a forma di cuneo ed il margine adiacente alla capsula è più spesso dell’altro.

Osservando le loro facce si noterà inoltre che quella prossimale, cioè quella rivolta verso il femore, è concava, mentre quella distale, rivolta verso la tibia, è piana.

I legamenti tibiali craniali e caudali permettono di fissare i menischi alla tibia;

inoltre quello laterale è unito anche al femore per mezzo di un altro legamento.

2 - ARTICOLAZIONE FEMORO- ROTULEA:

La rotula3 è un osso sesamoideo compreso nel tendine del muscolo quadricipite femorale, di forma ovalare e schiacciata in senso cranio-caudale; la rotula scorre in senso prossimo-distale nella troclea femorale con la quale compone appunto l’articolazione femoro-rotulea.

3 - STRUTTURE LEGAMENTOSE:

Fisiologicamente, l’angolazione del ginocchio nel cane è di 130-140°; in completa estensione arriva fino a 150°, mentre in flessione è di 40°, con un

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I movimenti di flessione ed estensione sono compiuti su un asse quasi trasversale. La rotazione, invece, non si verifica in modo unilaterale, attorno ad un asse longitudinale stazionario; questo fatto è dovuto alla conformazione dei legamenti e alla complessa geometria propria dei condili femorali e tibiali e i menischi.

Per produrre questi movimenti dell’articolazione entrano in gioco quattro legamenti; questi, assieme alla capsula, danno anche stabilità a tutto il ginocchio.

I legamenti in questione sono i crociati, anteriore e posteriore, e i collaterali, mediale e laterale.

I legamenti collaterali si trovano in posizione extra-articolare in stretta connessione con la capsula articolare; questa coppia di legamenti fornisce stabilità nei confronti dei movimenti varizzanti, valgizzanti e rotazionali.

All’osservazione si mostrano come due robusti fasci fibrosi con partenza dai tubercoli del femore.

Il legamento collaterale laterale si inserisce sul condilo laterale della tibia e sulla fibula; è diviso dal menisco laterale per mezzo del tendine da cui prende origine il muscolo popliteo.

Il legamento collaterale mediale, invece, si unisce al menisco mediale e, proseguendo nel suo percorso, si inserisce a livello del condilo mediale della tibia.

I legamenti crociati, anteriore e posteriore, si trovano all’interno della capsula articolare, ma sono avvolti da una sinoviale propria e quindi, da un punto di vista immunologico, sono considerati extrarticolari; questi legamenti si oppongono ai movimenti di traslazione antero-posteriore e rotazionali.

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Il legamento crociato anteriore prende origine dalla faccia mediale del condilo femorale laterale, si dirige in senso craniale, mediale e distale e si inserisce sull’area intercondiloidea craniale della tibia; questo legamento descrive una spirale laterale esterna in direzione prossimo distale di 90°, avendo le sue fibre un orientamento diverso nei suoi punti di inserzione femorale e tibiale2.

Quando l’arto si flette il legamento si incurva e si torce su se stesso; questo suo comportamento limita i movimenti di intra-rotazione.

Al contrario, quando il ginocchio si estende, il legamento si tende e non contrasta con la stessa efficacia i movimenti di rotazione esterna della tibia.

Anatomicamente, il legamento crociato anteriore è costituito da due porzioni, una cranio-mediale, sottile, e l’altra caudo-laterale, più ampia, con funzioni diverse tra loro35. La porzione cranio-mediale prende origine dalla porzione cranio-prossimale dell’inserzione femorale ed arriva alla porzione cranio- mediale dell’inserzione tibiale; essa rimane tesa sia in estensione che in flessione, riuscendo a contrastare da sola quasi completamente il movimento del cassetto craniale; la seconda porzione, quella caudo-laterale, partendo da un’area che si trova a livello postero-laterale dello spazio intercondiloideo, termina sulla porzione cranio-mediale del tubercolo intercondiloideo della tibia; questa banda rimane tesa solo quando il ginocchio si estende1.

Il legamento crociato anteriore durante l’estensione del ginocchio si tende in tutte le sue parti opponendosi all’iperestensione del ginocchio.

A differenza del legamento crociato anteriore, quello posteriore è leggermente più lungo e largo; rispetto al precedente si trova in posizione mediale e nel suo percorso lo incrocia; durante la flessione i due legamenti, anteriore e posteriore, ruotano su se stessi e l’uno sull’altro1.

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Un ulteriore sostegno alla stabilità del ginocchio è data dalla capsula articolare;

questa si inserisce sui margini dei capi articolari ossei e sul margine convesso dei menischi.

Internamente alla parte fibrosa si trova la membrana sinoviale che passa assialmente tra i capi articolari delimitando due cavità sinoviali, una per ciascuna coppia di condili, in comunicazione tra loro.

Ogni cavità è ulteriormente suddivisa in due scomparti, uno prossimale e uno distale, comunicanti a livello del margine concavo dei menischi.

All’interno della capsula si trovano anche le ossa sesamoidee originanti dal muscolo gastrocnemio3.

4 - STRUTTURE MUSCOLARI:

Per quanto riguarda la mobilità dell’articolazione, possiamo dividere i gruppi muscolari in estensori e flessori del ginocchio.

Al primo insieme di muscoli appartengono il gruppo del quadricipite femorale e il muscolo sartorio.

Il quadricipite femorale è formato da quattro ventri muscolari: il vasto laterale, il vasto mediale, il vasto intermedio e il retto craniale della coscia; tutti questi ventri prendono inserzione sulla tuberosità della tibia riunendosi nel tendine del muscolo quadricipite, nonché del legamento tibio-rotuleo; come accennato in precedenza, all’interno di questo tendine si ritrova la rotula.

Un ulteriore sostegno al tendine è dato dalla fascia lata, sulla quale il quadricipite prende numerose inserzioni, dall’aponeurosi del bicipite femorale laterale e da quella del sartorio.

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L’unico capo del quadricipite femorale che origina dal bacino è il retto femorale e quindi ne costituisce la porzione più craniale.

Ai lati del retto femorale si trovano il vasto laterale e il vasto mediale, che originano sulla faccia corrispondente dell’epifisi prossimale del femore.

Il quarto capo del quadricipite, il vasto intermedio, si trova caudalmente al retto femorale e al di sotto del vasto laterale.

Il muscolo sartorio, anatomicamente, è composto da due porzioni che partono dalla tuberosità iliaca e giungono fino alla superficie mediale del ginocchio, con due diverse inserzioni: la prima porzione si inserisce nello stesso punto del retto femorale e del vasto mediale, mentre la seconda arriva fino al margine craniale della tibia.

Al gruppo dei muscoli flessori del ginocchio appartengono il muscolo gastrocnemio, il gruppo dei muscoli posteriori della coscia e il muscolo popliteo.

Il muscolo gastrocnemio parte dalle tuberosità sopracondiloidee laterale e mediale del femore per mezzo di due grossi tendini nei quali si trovano le ossa sesamoidee prossimali.

I suoi due capi incapsulano il flessore superficiale delle dita e distalmente vanno a formare la corda del garretto, che arriva fino alla tuberosità calcaneale.

Il gruppo dei muscoli posteriori della coscia origina dalla tuberosità ischiatica, inserendosi poi a livello mediale e laterale della fossa poplitea; quando l’arto si trova appoggiato a terra questi muscoli hanno la funzione di estendere la coscia, mentre quando l’arto è sollevato fanno flettere la gamba.

A questo gruppo appartengono il bicipite femorale, l’abduttore caudale della gamba, il semitendinoso e il semimembranoso.

Fra questi, il bicipite femorale è il più grande e laterale; esso nasce dalla

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tende ad allargarsi per poi inserirsi in due punti differenti: cranialmente, sulla fascia lata e, caudalmente, sulla corda del garretto.

L’abduttore craniale della gamba è un muscolo sottile e lungo, che si trova al di sotto della porzione caudale del bicipite; esso prende origine dal legamento sacrotuberoso e arriva alla fascia della gamba insieme al bicipite femorale.

Il muscolo semitendinoso origina dalla tuberosità ischiatica, caudalmente all’origine del bicipite femorale, discende con deviazione mediale e va ad inserirsi per mezzo di un tendine di forma appiattita a livello della porzione distale del margine craniale della tibia, distalmente rispetto all’inserzione del muscolo gracile.

Questi due muscoli, tramite il loro tendine, confluiscono nella corda del garretto.

Il muscolo semimembranoso prende origine dalla tuberosità ischiatica; esso si divide in due capi che terminano uno sull’epicondilo mediale del femore e l’altro sotto al legamento collaterale mediale, in corrispondenza della tuberosità mediale della tibia.

Il muscolo popliteo nasce da un lungo tendine che prende contatto con la superficie mediale del condilo laterale del femore; esso si porta in direzione ventromediale, verso la linea poplitea.

Un altro muscolo che si trova nell’arto posteriore è il gracile che, assieme al semitendinoso e al sartorio, va a formare il gruppo muscolare denominato “pes anserinus”.

Questo muscolo si trova a livello della porzione caudale della superficie mediale della coscia e prende origine da un’aponeurosi a partenza dalla lamina fibrosa sagittale cranialmente alla sinfisi pubica; si inserisce al di sotto della porzione caudale del muscolo sartorio per tutta la lunghezza del margine craniale tibiale.

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