• Non ci sono risultati.

IL BALCONE DI GIULIETTA ... IN FONDO A SINISTRA! SOGNI E REALTÀ DI UN ARTIFICIOSO PARADOSSO

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "IL BALCONE DI GIULIETTA ... IN FONDO A SINISTRA! SOGNI E REALTÀ DI UN ARTIFICIOSO PARADOSSO"

Copied!
14
0
0

Testo completo

(1)

IL BALCONE DI GIULIETTA … IN FONDO A SINISTRA! SOGNI E REALTÀ DI UN ARTIFICIOSO PARADOSSO

The Juliet’s Balcony ... In The Bottom On The Left! Dreams And Reality Of An Artificial Paradox

Maria Laura Pappalardo Dipartimento di Culture e Civiltà, Verona

Abstract. The sought-after and equally artificial Juliet’s balcony, destination every year of thousands of tourists, especially foreigners, synonymous with that effect by many called "sanmarinization" of the historic center of the city, "valued" as a shopping center where "typical" there is nothing, it is the place of the meeting of different cultures and of many points for reflection.

Nothing more ephemeral, yet Verona is above all the city of the two unlucky lovers! Keywords: landscape, sustainable development, tourism.

Introduzione

Rispondendo al suggerimento del Presidente L.C. Piccinini di dare spazio nel proprio contributo alla fantasia e ai ricordi personali, così che i modelli teorici e i casi studio possano acquistare un’anima, al di là dei vincoli professionali di precisione e di obiettività, in queste pagine si intende analizzare come, esplorando l’ambiente, l’attenzione del turista si fermi su determinati oggetti creando un territorio di “marcature affettive” e “indicizzazioni estetiche”, come ricorda Lingiardi, che rimangono avvolte in una temporalità che comprende sia il passato, in forma di memoria, sia il futuro, in forma di attesa. Ciascuno di noi ha una propria mappa di oggetti evocativi. Passeggiando per Verona e incontrando i turisti, diventano paesaggi i loro visi avendo marcatori estetici, affettivi, erotici che parlano “lingue” diverse dalle nostre. Come ebbe a scrivere Barthes: “l’immenso vocabolario dei volti e dei profili in cui ciascun corpo non significa che se stesso e rinvia purtuttavia ad una classe; così si prova ad un tempo la voluttà di un incontro … e l’illuminazione di una tipologia, fonte di una felicità intellettuale, poiché finalmente quello che sembrava inclassificabile trova la sua classificazione”. Il ricercato e altrettanto artificioso balcone di Giulietta, meta ogni anno di migliaia di turisti, soprattutto stranieri, sinonimo di quell’effetto da molti chiamato di “sanmarinizzazione” del centro storico della città, “valorizzato” come centro commerciale dove di “tipico” non c’è nulla, è luogo dell’incontro di diverse culture e occasione per molteplici spunti di riflessione. Niente di più effimero, eppure Verona è soprattutto la città dei due sfortunati amanti! Convinti che una prerogativa del paesaggio sia il

(2)

cambiamento, l’evoluzione e il movimento nel tempo, vivendo ormai in una condizione interculturale è importante accettare che non esista un’unica visione di “bello”, di “giusto” ma al contrario esistano molteplici e a volte conflittuali punti di vista. Ciò non toglie importanza al fatto che non si debba considerare il paesaggio come un bene di consumo, un puro prodotto di marketing, privandolo della sua sacrale ragione di essere. Quel che rimane del nucleo storico di Verona acquista un grande carisma, un plusvalore legato al fatto che questo luogo esprime dei valori nei quali la gente può riconoscersi, una qualità di centralità altrimenti assente. La via sino ad ora prediletta dall’amministrazione comunale è stata quella della ricerca di spettacolarità. Lavorare, al contrario, per sistemi discreti, spesso anche discontinui, lavorare per informazioni ed in rete, per attività e flussi, aprire processi che maturino risposte da parte del pubblico potrebbe essere la strategia vincente per offrire un volto nuovo della città scaligera.

La città: luogo dell’innovazione culturale e dell’eterodossia

È assodato che la cultura sia essenzialmente un fatto urbano. Le città, infatti, sono cultura per diversi aspetti di rilievo. Esse, ne siamo consapevoli, raccolgono tra le loro mura edifici, tesori d’arte, monumenti, tracce indelebili del loro passato e simboli della memoria collettiva. L’urbs è luogo di continua fruizione e produzione di cultura: l’ambiente urbano mentre “nutre” i produttori di cultura, grazie ai molteplici stimoli derivanti dalla compresenza delle numerose comunità artistiche e intellettuali in stretta interazione tra loro, è anche organizzatrice della produzione, della fruizione e della commercializzazione dei prodotti, sia artistici che culturali, grazie alle istituzioni che operano al suo interno. Infine, ma non per questo meno importante, la città è il luogo dello sviluppo della cultura, nel senso più ampio che si può dare a questo termine. È stato scritto: “La cultura comprende gli artefatti, i beni, i processi tecnici, le idee, le abitudini e i valori che vengono trasmessi socialmente” (Malinowski, 2013): se quindi la cultura certamente permea la società nel suo complesso, è nella città che si realizza il confronto tra diversi orientamenti e si genera quella spinta dinamica che permette alle forme culturali di trasformarsi e di evolversi verso nuove sintesi. La città, luogo dell’innovazione culturale e dell’eterodossia, luogo per eccellenza della diffusione delle nuove tecnologie, delle tecniche di riproduzione dei prodotti culturali, diversifica e aumenta in modo esponenziale il patrimonio culturale in circolazione e ne moltiplica le possibilità di consumo, nonostante la società contemporanea viva ormai appieno il fenomeno del disembedding. Le prove dell’importanza ancora oggi dello spazio locale e, quindi, della permanenza e della continuità del legame esistente tra città e cultura si possono leggere nel fatto che, soprattutto nelle grandi città, si formano continuamente correnti artistiche che propongono sempre nuove sintesi del patrimonio culturale locale. Senza parlare, poi, dei numerosi eventi culturali ed

(3)

artistici che si svolgono nelle città ed attraggono migliaia di persone, stabilendo di volta in volta nuovi records di presenze e, non dimentichiamolo, sempre nuovi problemi logistici alle città che li ospitano. Sappiamo che nel XX secolo è nata e si è diffusa la cosiddetta “società dei consumi” che si caratterizza per la possibilità, offerta alla maggior parte della popolazione, non solo di godere di una grande quantità di merci, ma anche, grazie alle moderne tecniche di produzione, riproduzione, comunicazione, di fruire degli stessi beni culturali che divengono oggetto di consumo di massa, sottoposti alla logica della produzione e quindi dell’uniformità e della standardizzazione, svuotando così la cultura, in alcuni casi, di significato, volgarizzandola e appiattendola per attribuirle la funzione, appunto, di puro consumo. Il secolo scorso si è chiuso con il passaggio all’era dell’iper consumismo (ben personificato nel turista) che ha accompagnato un’ulteriore intensificazione del processo di mercificazione che ha coinvolto ogni tipo di attività, bene e servizio. In altro scritto ebbi già occasione di citare Nancy quando scrisse che: “La città è un’ipotesi, un’idea e una rappresentazione, ma anche una realtà economica, sociale, abitativa e normativa. La città è anche luogo di ansie, aspettative e desideri che s’intrecciano con la realtà socio-economica, geografica e demografica” (Nancy, 2002, p. 73). La città, convergere di visioni tra loro spesso in contrasto, ha geometrie variabili ed è groviglio di zone e origine di direttrici verso ogni direzione. L’urbs, avvolgente, invadente, oppressiva ma anche estesa, dilatata, espansa, unisce, e allo stesso tempo separa, persone, mezzi, economie, idee ... E se le direzioni della città sono molteplici, come molteplici e sconosciute ne sono le finalità, gli edifici che la compongono possono essere esplorati per la loro valenza simbolica o per la loro capacità di creare idee e valori, che a loro volta influenzano l’agire sociale e politico. In particolare alcuni spazi possiedono un apparato simbolico frutto dei gruppi umani che li hanno voluti e sono, altresì, depositari di cultura intesa come universo di simboli accumulati lungo un percorso umano da una comunità e trasmessi da una cultura a un’altra. Identificare la cultura di una comunità con il patrimonio di simboli (e di significati) costruiti nel corso della storia consente di esplorarne l’identità culturale; contemporaneamente, nella comunità che vive questi simboli si rafforza la coesione sociale. D’altra parte non possono essere ignorati i processi che hanno provocato la realizzazione di questi spazi pubblici e i limiti di corrispondenza tra forma e funzione.

La città e il turismo

A tutti è noto che il turista viaggia, si sposta, visita, conosce, s’incuriosisce, ma non forse a tutti è ugualmente evidente che ad orientare le sue decisioni non sono prevalentemente le attrattive intrinseche ai luoghi ove intende recarsi ma l’immagine che di essi si è costruito. Le lieux de mémoire, secondo l’espressione dello storico francese Norra, giocano, lo ricorda Raffestin: “Un ruolo particolare

(4)

nelle nostre culture contemporanee, perché sempre di più scopriamo la realtà dei luoghi geografici senza andare sul posto, ma guardando le immagini. Viviamo sempre più in un sistema di informazione che non in un luogo determinato. … siamo nella fissione tra il luogo materiale e la sua immagine» (Raffestin, 2005, p. 82). Approfondendo queste riflessioni occorre puntualizzare come mentre la fissione risulta creatrice di un modello capace di stabilire una mediazione con la realtà materiale, l’immagine, da parte sua, diventa uno strumento di relazione che permette di aiutare l’osservatore a scoprire le modifiche del luogo reale e a ricostruire, qualora sia necessario, l’ambiente psicologico della prima osservazione. Qualche tempo fa su un quotidiano nazionale abbiamo trovato scritto: “Sapete che gli Hobbit vivono in Nuova Zelanda? Che la Tomba delle luci danzanti di Lara Croft è nel tempio Ta Prohm in Cambogia? E che la torre da cui precipita Michelle Pfeiffer nel film Ladyhawke è quella del castello di Rocca Calascio in Abruzzo? Se la risposta a queste domande è “no” e se “no” è anche la risposta alla domanda se avete già deciso dove trascorrere le vacanze, ecco dieci suggerimenti per un viaggio alternativo, alla scoperta dei set cinematografici di alcuni dei film più famosi. Dalla Thailandia, agli Stati Uniti, all’Inghilterra o rimanendo in Italia, ma non per le classiche Roma e Venezia: sempre più le grandi produzioni vanno alla ricerca di angoli nascosti, in paesini semisconosciuti” (Repubblica, 10 agosto 2016). La geografia culturale a lungo si è occupata dei luoghi, basti pensare agli scritti sui paesaggi dipinti compiuti da studiosi italiani e stranieri che hanno indagato le realtà urbanizzate e industrializzate delle nostre città, confrontandole con i paesaggi ottocenteschi. Nel passato gli artisti, da Raffaello a Klee, hanno espresso quasi ossessivamente la volontà di rendere visibile l’invisibile attraverso le loro opere che facevano passare dalla percezione alla memoria, in virtù dell’intensità dell’impressione ricevuta e ripetuta, ma è soprattutto con l’invenzione dei fratelli Lumière e la diffusione della cinematografia che tutto è cambiato. Sino ad allora il paesaggio era spesso manifestato non come fedele rappresentazione di una realtà concreta ma evocato come motivo di accompagnamento obbligatorio di una situazione morale o psicologica definita, o di un personaggio. Con la pellicola la foresta, per esempio, non è più il luogo dell’errare a scopo mistico, il luogo del rifugio per gli sbandati o gli avventurieri ma diviene un insieme panoramico. La natura e i paesaggi presentati nei film cercano di riprodurre la realtà, di esaltare la bellezza e le peculiarità dei luoghi per permettere allo spettatore di emozionarsi di fronte ad essi. Ed ecco che, oggi più che mai, le immagini dei film, come ricorda Pollice: “Non orientano solo le decisioni del turista, spingendolo a visitare una località anziché un’altra o a tracciare un itinerario su una mappa geografica, ma ne guidano la fruizione turistica, divenendo cioè la chiave di lettura dei luoghi che si visiteranno e la misura ultima dell’esperienza che ne seguirà, giacché è in base ad esse che il turista valuterà la propria esperienza e formulerà i propri giudizi sui luoghi che ne saranno oggetto” (Pollice, 2004, p.11). La filmografia nell’epoca attuale ha un ruolo ancora più importante

(5)

nell’orientare la domanda turistica, poiché concorre, in maniera decisiva, alla costruzione dell’immagine di alcuni luoghi, rendendoli famosi poiché location di film celebri. Inoltre, essa contribuisce a realizzare il mito stesso della vacanza, pur essendo contemporaneamente narrazione dei luoghi e quindi costruttore delle identità dei luoghi che ritrae. Ed in talune situazioni la realtà si piega alla sua figurazione, ne viene plasmata fino a diventarne icona.

Verona, in virtù della forza delle immagini che la narrazione cinematografica della storia di Romeo e Giulietta di shakespeariana memoria, è stata in grado di produrre e di evocare, ha assunto un valore performativo nei confronti della realtà geografica per assecondare, purtroppo, la domanda turistica mossa proprio dalla narrazione. Per nulla, di contro, interiorizzato dalla comunità locale, non entrato a far parte dei riferimenti identitari che guidano e caratterizzano il processo territoriale, il mito dei due sfortunati amanti pare essere solo l’occasione per “far cassa” da parte del Comune, che sta approntando un nuovo ingresso a pagamento per accedere al cortile della famosa casa, oltre a quello già esistente per entrare al museo, e per vendere banali souvenir nei negozi del centro storico dove il balcone si trova. A Verona, purtroppo, sembra si percepisca l’assenza di un intervento mirato che, come ricorda Messina, implementi o orienti azioni di place marketing spontaneo trasformandole in azioni studiate di destination management (Messina, 2006). In tal modo si assiste all’impossibilità di sviluppare per la città scaligera quel circolo virtuoso cinema-turismo-territorio che permetterebbe di rendere le produzioni cinematografiche ambientate a Verona uno strumento di vera promozione territoriale, nonché del film-induced tourism non solo un fatto casuale.

Verona e il consumo visuale

A questo punto delle nostre riflessioni pare utile sottolineare come la città in generale, e Verona in particolare, non sia solo il luogo delle pratiche di acquisto, ma sia anche oggetto di consumo, venga cioè consumata in quanto il suo patrimonio di edifici, monumenti ed istituzioni vengano percepiti dalla cultura contemporanea come interessanti e significativi tanto che sempre più visitatori desiderano vederli e farne esperienza. Il sociologo inglese Urry già nel 1995 parlava a questo proposito di consumo visuale, una forma di consumo che porta certamente con sé grandi trasformazioni nello spazio urbano: ciò che si consuma sono immagini, idee, segni e simboli connessi ad un determinato luogo che viene visitato solo per il desiderio di esserci, di poter far un selfie, di poter dire di esserci stato, di aver visto e di essere visto. Questo tipo di consumo, quando diventa attività di massa concentrata solo in alcuni luoghi specifici, ed è il caso del balcone e della casa di Giulietta, comporta che sia il luogo stesso ad essere consumato, ovvero progressivamente deteriorato, dall’uso che di esso viene fatto soprattutto dai turisti, oltre che dai visitatori e dai frequentatori locali.

(6)

Il balcone e la casa di Giulietta hanno raggiunto nell’immaginario collettivo una desiderabilità tale che, muovendo flussi considerevoli di persone in particolari fasce temporali, si mette in grave difficoltà la vivibilità stessa di parte del centro storico cittadino. Indubbiamente Verona è desiderabile in quanto è una città carica di significati e di immagini di cui gli individui possono fare esperienza ed interpretare secondo i propri criteri di gusto. Si pensi alla sua forma costruita e ai suoi numerosi monumenti ed edifici di prestigio, simboli ed immagini da conoscere e decodificare. Purtroppo però, mentre questi significati si sono formati come prodotti delle qualità fisiche e della storia di Verona, nel caso del balcone e della casa di Giulietta sono stati costruiti nel corso del tempo dall’amministrazione cittadina, per una precisa operazione di marketing urbano, dai film e dalla televisione. Verona è ormai la città dei due innamorati, un “posto simbolo” nel quale, grazie allo sviluppo dei media, sono proliferate immagini e significati nonché diffuse conoscenze e costruzioni simboliche relative al luogo e a particolari eventi ad esso collegati. Di anno in anno lo spazio urbano della città di Verona è costruito, manipolato e interpretato in modo sempre più indipendente dal patrimonio culturale esistente e sempre più legato alla produzione dei media. I turisti visitano il bancone e la casa di Giulietta perché è stata resa famosa la storia dei Capuleti e dei Montecchi, dimostrando la forza del loro legame con i mezzi di comunicazione di massa. Il consumo visuale diviene un consumo di segni, di significati che vengono conferiti a beni e a servizi e, in quanto tale, rappresenta la forma più avanzata delle pratiche di consumo in cui prevale l’aspetto simbolico. Nella sua forma più pura il consumo visuale comprende pratiche in cui consumiamo solo immagini e sensazioni legate a determinati luoghi; più spesso però il consumo visuale è abbinato a pratiche di acquisto di beni e servizi e, soprattutto per il balcone e la casa di Giulietta, di sfregi, per lasciare un “segno” del proprio passaggio, sul bene stesso. Facciamo un passo indietro, nel tempo e nello spazio …

Verona, Romeo, Giulietta e la filmografia

Verona assume fama internazionale grazie alla tragedia di W. Shakespeare che racconta le tristi vicende di Romeo e Giulietta. Il primo film straniero girato e ambientato a Verona inerente la storia dei due sfortunati amanti viene realizzato dalla troupe danese guidata da A.W. Sandberg del 1924, “Kan Kvinder fejle?” (“Possono sbagliare le donne?”). È questa una commedia incantevole che mette a confronto il gelo invernale della Scandinavia con il calore romantico dell’Italia. È invece del 1932 il primo sonoro, nato dalle mani del tedesco A. Litvak “Das leid einer nacht” (“Questa notte o mai più”), che si svolge in gran parte sulle rive del lago di Garda. Sono moltissime le versioni straniere della storia dei due amanti scaligeri ma “Romeo and Juliet” del 1936 diretto da G. Cukor ha indubbiamente influito più di altri sulla diffusione del mito nel mondo. Questa versione hollywoodiana della tragedia shakespeariana si distingue per la

(7)

grande sontuosità delle scene, interamente ricostruite dallo scenografo C. Gibbons negli studi della Metro Goldwyn Mayer. Le riprese del film durarono sei mesi, e il budget raggiunse i 2 milioni di dollari, facendo di questo film il più costoso tra i sonori fino ad allora realizzati. Un successo senza precedenti che ottenne anche quattro candidature ai Premi Oscar 1937. Le riprese furono precedute da un lungo soggiorno a Verona, nell’estate del 1935, di scenografi, disegnatori e arredatori che girando per la città si ispirarono per le scenografie e tornarono a Hollywood con 2600 fotografie, oltre che con moltissimi disegni e bozzetti. Per quanto attiene le nostre riflessioni, occorre porre l’accento su come, purtroppo, questo film mostri solo delle riproduzioni dei luoghi più caratteristici della città, spesso molto lontani dalla realtà: ne è esempio la casa di Giulietta che viene rappresentata come un grande palazzo con un balcone semicircolare che si affaccia su uno spazioso e arioso cortile. Eppure il successo fu tale che in città giunsero i primi cineturisti che trovarono però i luoghi shakespeariani in stato di abbandono e degrado. Scorrendo il lungo elenco dei film dedicati a Romeo e Giulietta pare interessante ricordare “Gli amanti di Verona” (“Les amants de Vérone”) del 1948 per la regia di A. Cayatte mentre i dialoghi sono di J. Prévert, “Giulietta e Romeo” di R. Castellani, vincitore di un discusso Leone d'oro a Venezia (1954), “West Side Story”, realizzato dalla United Artists nel 1961, “Romeo, Julia a tma” (1959) del ceco J. Weiss e “William Shakespeare's Romeo+Juliet” (1996) dell’australiano B. Luhrmann che reinventa Verona in chiave americana, girando il film tra Messico e California.

Tutto cambia, per Verona e i due sfortunati innamorati, nella seconda metà degli Anni ’60; era il 1959 quando il direttore dell'Old Vic di Londra chiamò il giovane Zeffirelli per allestire “Romeo and Juliet”. Il regista fiorentino sconvolse inizialmente critica e pubblico portando in scena una compagnia molto giovane e realizzando un’opera anticipatrice dei tempi della swinging London. Nel 1964 Zeffirelli curò la versione italiana dell'allestimento e qualche anno dopo (1968) il regista decise di trasporre il suo Romeo e Giulietta sullo schermo realizzando un film più che mai attuale. L’amore dei due giovani amanti, la ribellione contro le logiche della famiglia e della società, una regia attenta a sottolineare la modernità tematica del testo originale, una recitazione quanto mai naturale, l'indugiare della macchina da presa sulla carica erotica emanata dai giovani attori, trasformarono il film in un successo sia per quanto riguarda il pubblico (in quanto divulgò in tutto il globo la triste storia dei Capuleti e dei Montecchi, e fece di Verona la meta di migliaia di turisti), che la critica (successo che valse due Oscar, su quattro nominations).

Il balcone di Giulietta, IL luogo shakespeariano

Giulietta: “Oh! Come entrasti tu qui? Ed a qual fine? I muri che circondano questo giardino sono ardui, e pressoché inaccessibili; ed il luogo in cui stai ti sarà tomba, se alcuno de' miei ti sorprende”. Romeo: “Coll'ali dell'Amore valicai

(8)

l'altezza di que' muri, ché barriera non v'ha al prepotente Amore: tutto che Amor può tentare, Amor l'osa; onde a' tuoi non ebbi riguardo allorché qui venni” … (Shakespeare: Giulietta e Romeo. Atto II° scena II°). Queste frasi hanno reso celebre Verona nel mondo e, in particolare, la casa di Giulietta. La tragedia di Giulietta Capuleti e Romeo Montecchi, cantata per la prima volta dal vicentino L. da Porto nel 1524 e resa immortale, settant'anni più tardi, dalla penna del drammaturgo anglosassone, ha trovato a Verona precisi riscontri ambientali. La fantasia popolare, colpita dalla triste storia dei due amanti, ha presto mescolato leggenda e realtà, finendo col riconoscere in antiche costruzioni cittadine i luoghi teatro della vicenda: ecco così la dimora di Romeo, la Tomba di Giulietta e, ovviamente, la sua casa, che la tradizione ubica prossima al Foro (e quindi agli spazi del potere), come doveva essere per l'abitazione di una famiglia importante. In via Cappello 23, strada a poche decine di metri dalla centralissima piazza delle Erbe, sorge, sulla destra, la casa nella quale, secondo la tradizione, abitò Giulietta. Un massiccio cancello di una casa-torre medievale in ferro battuto, su cui campeggia lo stemma della famiglia Dal Cappello (che visse effettivamente qui) e dove è stata collocata la famosa lapide (“Queste furon le case dei Capuleti d’onde uscì la Giulietta/per cui tanto piansero i cuori gentili tanto i poeti cantarono”) per ricordare la storia degli sfortunati amanti, separa dall’androne ove gli innamorati d'ogni luogo ed età lasciano testimonianza con vari messaggi del proprio amore scrivendo su pannelli in cartongesso apposti all’uopo dall’amministrazione. Procedendo oltre si accede ad un piccolo cortile dove si trova la statua in bronzo di Giulietta, realizzata dallo scultore veronese N. Costantini, ed una lapide su cui sono riportati alcuni versi della tragedia di Shakespeare. Sul cortile si affaccia la celebre casa, un edificio medioevale di impianto duecentesco, la cui parte anteriore in mattoni a vista è ingentilita da finestre trilobate; nella parte frontale sporge il balcone da cui, secondo la tradizione, Giulietta parlava con Romeo. L'intero nucleo, che svolse nelle epoche passate diverse funzioni, fu completamente restaurato, sotto la direzione dell'allora direttore dei Musei Civici A. Avena, nel 1935, dopo l'acquisto da parte del Comune di Verona nei primi anni del Novecento del palazzetto. Con Avena la leggenda diventa realtà in quanto viene compiuta un’operazione di marketing territoriale, impensabile per quei tempi, che mira a sfruttare il clamore derivante dal cinema. L'aspetto della casa e dell’edificio attiguo sono modellati tramite una serie di fantasiosi restauri, voluti per ricreare un'antica scenografia medioevale ed anche il balcone, recuperato tra alcuni resti al museo di Castelvecchio, si va a sostituire alla ringhiera sino ad allora presente, tipica delle case popolari. Anche oggi all'interno della struttura poco rimane degli affreschi e dei decori antecedenti il restauro mentre il museo, allestito all’interno della casa di Giulietta, offre un percorso che si svolge in nove sale, allestite con arredi d'epoca ed opere pittoriche. Tra queste ultime vi sono affreschi che ricordano scene di ambito veronese di età compresa fra tredicesimo e quattordicesimo secolo e dipinti ottocenteschi relativi alla

(9)

leggenda dei due amanti. L'itinerario della visita è accompagnato dai brani più espressivi della tragedia di Shakespeare, corredati dalle storiche immagini del film girato da G. Cukor nel 1936, mentre una sala ospita il letto originale utilizzato da F. Zeffirelli nella lussuosa versione cinematografica di “Romeo e Giulietta” del 1968. Eppure … William Shakespeare pare che qui non sia mai stato e non vi sono prove che i due giovani sfortunati amanti siano realmente esistiti.

Ciò che resta …

Convinti che il linguaggio cinematografico e i suoi modi di ricezione siano particolarmente efficaci a scopi promozionali, possedendo un intenso potere di attrazione, oltre alla capacità di ridefinire, negli spettatori il tempo e lo spazio, e poiché il fruitore appare molto disponibile a recepire i messaggi proposti dai film, si può a ragione affermare che la promozione territoriale compiuta attraverso il cinema sia oggi assai più incisiva di quella realizzata attraverso le tecniche pubblicitarie tradizionali verso le quali i consumatori manifestano crescenti livelli di saturazione e contrarietà. Numerosi studi e ricerche confermano che la visione di una pellicola può stimolare lo spettatore a visitare i luoghi in cui la storia è stata girata e che l’utilizzo del paesaggio da parte del cinema può rappresentare un fattore di traino. Verona da anni è meta di turismo in quanto città dell’amore ed, infatti, anche nei siti che, apparentemente, sono più carichi di motivazioni culturali, si legge: “Verona è una città che si vive attraverso l'arte e le tante emozioni che sa suscitare. Passeggiando tra i palazzi, le chiese e le piazze sarà un viaggio che condurrà nella storia, mentre su tutto aleggerà l'amore tormentato degli infelici amanti shakespeariani” (www. veneto.eu ). Meta universalmente conosciuta come città di Giulietta, dal 2004 l’amministrazione comunale promuove “Verona in love”, quattro giorni di incontri e manifestazioni per gli innamorati a febbraio in occasione di S. Valentino. Appuntamenti e manifestazioni purtroppo legati al mero interesse economico degli operatori del settore senza mai valorizzare le reali peculiarità della città. Nei quattro giorni di chermesse il centro storico attorno alle case degli sfortunati amanti shakespeariani è invaso da turisti, prevalentemente coppie di innamorati, che assiepano le vie e deturpano i muri della casa di Giulietta, alla ricerca della foto ricordo testimonianza dell’amore eterno, magari sigillando il tutto con un lucchetto. Ecco i numeri riportati dall’Amministrazione per l’ultima edizione di Verona in Love: 20 location in città (Piazza dei Signori, Cortile Mercato Vecchio, Loggia Vecchia, Torre dei Lamberti e Palazzo della Ragione, Palazzo della Gran Guardia, Piazza Bra, Ponte Scaligero di Castelvecchio, Circolo Ufficiali Castelvecchio, Ex Arsenale Austriaco, Casa di Giulietta, Tomba di Giulietta, Galleria d'Arte Moderna Achille Forti, Club di Giulietta, Museo delle Lettere d’Amore, Archivio Club di Giulietta, La Feltrinelli Libri e Musica, Biblioteca Civica, Cantina Shakespeare, Santuario

(10)

Madonna di Lourdes), oltre 150.000 presenze, più di 30 partner, 100 vetrine allestite a tema, più di 50 appuntamenti, più di 1300 sigilli d’amore scritti a mano, oltre 600 messaggi del cuore lasciati in bacheca, più di 50 richieste di partecipazione alla stesura del manoscritto di Verona, sold out per il magico evento Aperintorre, Aperitivo in cima alla Torre dei Lamberti, raggiunto il numero massimo di partecipazione della prima edizione del workshop di biscotti "Be My Valentine", centinaia di risposte alle lettere inviate a Giulietta e visite al Museo delle Lettere d’Amore, più di 11 mila partecipanti alla Gensan Giulietta & Romeo Half Marathon, 21 ristoranti aderenti all’iniziativa “2 cuori a tavola” Indubbiamente in questi quattro giorni Giulietta provoca il “tutto esaurito” ma i ricordi che i turisti si portano nel cuore non sempre sono degni della città. A conferma di quanto ora affermato si riportano alcuni post pubblicati da turisti dopo aver visitato il mitico balcone. Il primo: “Una vergogna tutta italiana, un posto che vero o inventato che sia ha una sua storia da raccontare ma alle persone interessa solamente sfregiare i muri appiccicando chewing gum e toccare il seno alla statua che rappresenta Giulietta. Ci vorrebbero controlli più serrati e turisti più educati”. Il secondo non cambia di molto il tono: “Peccato!!! Il posto sarebbe anche carino, ma mal tenuto, con scritte sui muri e cose appiccicate. La statua di Giulietta è usurata da tanti che la toccano. Comunque molto suggestivo il balcone a cui lei si affacciava”. A proposito della delusione provata dal turista interessante leggere il post seguente: “La casa di Giulietta è sicuramente il primo luogo che salta in mente parlando di Verona, purtroppo però le nostre aspettative sono state deluse. L’emozione che si può provare trovandosi sotto il balcone dei famosi amanti è forse dettata più dalla propria immaginazione che dall’esperienza vera e propria. Il cortile della casa, il cui ingresso è completamente imbrattato da scritte di vario genere, è pieno di gente che spinge e sgomita a qualsiasi ora della giornata. Di cattivo gusto il murale dietro la statua di Giulietta, interamente ricoperto di gomme da masticare e la visita all’interno della casa non credo valga il prezzo richiesto”. Molto significativa questa segnalazione: “La Casa di Giulietta con annesso balcone è da secoli la classica attrazione acchiappaturisti di Verona. Ci sta che, pur essendo una palese ricostruzione (lo stile dell'abitazione e degli arredi è ben posteriore all'epoca della vicenda Shakespeariana) venga promossa e visitata, anche a un prezzo non proprio onesto; quello che trovo inconcepibile è che per perpetuare la tradizione dei messaggi d'amore lungo le pareti questo bene culturale venga deturpato, così come praticamente l'intera via dove si trova, che viene presa di mira da avventori che non hanno trovato il tempo e lo spazio per scrivere direttamente lì e si scatenano sui muri delle altre attrazioni restando impuniti. Verona è comunque piena di altre meraviglie, questa può tranquillamente essere saltata”. A conferma del consumo prodotto dal turismo visuale leggiamo: “Non ho molte parole per commentare questo posto, se non nell’ottica di una colossale operazione di marketing ad uso turisti, che affollano il piccolo piazzale schiamazzando e facendo foto con la statua bronzea della

(11)

malcapitata. Direi che c’è molto di meglio da vedere in questa bellissima città”

(www.tripadvisor.it.).

Conclusioni

Il balcone di Giulietta è certamente tra le immagini più veicolate dai mass-media di Verona ma non la più vera, e nelle pagine precedenti si è avuto modo di dimostrarlo. Rondinone ricordava come: “Cinema e territorio sono intimamente legati da un complesso rapporto di causalità. Ciascuno è in grado di influire profondamente sull’altro. Si definiscono a vicenda, costituiscono le parti di un indissolubile intero. La presenza dell’uno e dell’altro non è mai priva di conseguenze. Il cinema ha bisogno di luoghi in cui ambientare le proprie trame e nel soddisfare questa necessità li plasma. In più modi. … utilizzando un luogo come location, portandolo sullo schermo, non solo lo mostra: lo crea, lo costruisce” (Dell’Agnese, Rondinone, 2011, p. 121). Ed infatti nonostante la decisione di registi e produttori di scegliere una location anziché un’altra non sia determinata dal desiderio di riprodurre uno specifico immaginario geografico, né tantomeno di promuovere turisticamente un luogo, esse finiscono irrimediabilmente per divenire non solo stereotipi territoriali ma anche mete turistiche. Per quanto riguarda la città scaligera si è già avuto modo di verificare come nella maggior parte dei casi le rappresentazioni geografiche del grande schermo abbiano teso a mostrare un’immagine artificiosa della città, congruentemente però con le icone spesso veicolate dalla tradizionale industria turistica (Pappalardo, 2017). Si è trattato di un dialogo funzionale alla fruizione emozionale della pellicola e, di conseguenza, anche del territorio; purtroppo però il turista, una volta giunto nei luoghi raccontati rimane spesso deluso.

I vari registi che in diverse occasioni hanno filmato scorci della città, sono spesso ricorsi a immagini già diffuse e conosciute, banali cliché tradizionali. Le location utilizzate sono state, nella maggior parte dei casi, coerenti con la Verona da cartolina che nel tempo si è consolidata. Anche quando sono state scelte aree fuori dalla città l’immagine proposta è stata sempre la stessa: sfondi per rappresentare sentimenti d’amore e di struggente delusione. L’amore di Romeo e Giulietta, declinato in molteplici forme e dimensioni, ha finito per essere onnipresente ed autonomo, non appartenendo ad un particolare contesto territoriale che veicola e riproduce un messaggio a lui funzionale. Si deve quindi costatare, con rammarico, come attualmente sui binari di questo immaginari geografici artificiali si snodino le aspettative geografiche, paesaggistiche e turistiche dei visitatori che si recano a Verona; poiché sulla congruenza tra le immagini precostruite e quelle effettivamente percepite si determina il grado di soddisfazione dell’esperienza di fruizione del territorio da parte dei turisti, la ricerca dell’autenticità nelle immagini veicolate di Verona spesso viene a mancare e produce quindi insoddisfazione e delusione. L’amministrazione cittadina, ancor prima dell’industria turistica, si è adoperata in ogni modo perché

(12)

ciò avvenisse, adeguando parti della città all’immagine proposta dall’opera di Shakespeare. Pur concordando con quanto afferma Bagnoli, ovvero che: “Lo sguardo del turista, oltre che frettoloso e leggero, è sovente strabico, …: esso, cioè, guarda il suo oggetto di attenzione ma nel contempo necessita di istruzioni che lo accompagnino nella sua interpretazione” (Bagnoli, 2011, p.146), per quanto riguarda Verona, il visitatore non necessita di testi, pieghevoli, didascalie che lo guidino nella comprensione di ciò che ha davanti, bastano le immagini dei film che negli anni sono stati proiettati nelle sale cinematografiche, prima, e sui teleschermi, poi. Gli stereotipi shakespeariani sono difficili da intaccare, di questo siamo consapevoli, ma Verona offre al turista molto altro ancora. E poiché se è indubbio che la città scaligera è ogni anno meta di migliaia di visitatori, è altresì da porre l’accento sul fatto che essa soffre della brevità del loro soggiorno; per raggiungere un nuovo livello turistico occorre adottare, da parte dell’amministrazione comunale come dei promotori dell’industria del loisir, misure capaci di avviare una diversa immagine, non solo da un punto di vista macroscopico, ma anche, e soprattutto, quotidiano. I siti internet sia istituzionali che informali della città, ad esempio, dovrebbero essere rinnovati sottolineando il fatto che Verona è “… molto più di Giulietta e Romeo”. L’ufficio turistico dovrebbe creare itinerari non solo per gli innamorati, percorsi che, valorizzando Verona dichiarata nel 2000 città patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, propongano la visita di Verona romana, scaligera, austriaca, ... delle sue chiese e delle sue mura, dei numerosi musei presenti sul territorio, delle ville antiche, delle cantine vinicole … Nei ristoranti così come nei negozi che vendono prodotti alimentari al dettaglio e nelle pasticcerie, dovrebbero essere valorizzati i prodotti tipici della provincia veneta, mentre edifici antichi, oggi in gran parte abbandonati e dismessi (da Castel San Pietro all’Arsenale, dalle aree dei vecchi magazzini generali alle porte austriache, …), potrebbero essere rivitalizzati per rinnovare l’immagine della città. Per il futuro si auspica quindi lo sviluppo di nuove forme di coinvolgimento di soggetti del settore privato nella valorizzazione delle risorse storiche, culturali e ambientali della città scaligera che, favorendo la creazione di una nuova forma di mecenatismo diffuso, permetta il diffondersi di un turismo di qualità. Amministrazione, enti locali, privati devono prendere coscienza che la bella storia d’amore di Romeo e Giulietta non è più sufficiente per mantenere un flusso turistico nella città scaligera. È soprattutto la cultura, ormai, che spinge il turismo. A conferma di quanto affermato basti pensare che del totale della spesa dei turisti in Italia, quasi 76 miliardi di euro, oltre il 37% (28,3 miliardi) è legato proprio alle industrie culturali. E al richiamo della cultura, della bellezza e della qualità sono, con ogni probabilità, legate le ottime performance nazionali nel turismo. Il successo di queste premesse consiste nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma nell’andare a guardare quanto “contano” cultura e creatività nel complesso delle attività economiche veronesi, nei centri sede delle grandi industrie come nelle botteghe

(13)

artigiane, o negli studi professionali. Il considerevole patrimonio artistico e culturale disponibile a Verona, che comprende non solo musei e mostre, monumenti e chiese, ma anche palazzi antichi e il centro storico, oltre al fatto di essere stata riconosciuta, lo ricordavamo nelle pagine precedenti, patrimonio mondiale dall’Unesco, può quindi, se opportunamente valorizzato, rappresentare il punto di partenza per un’esperienza di vacanza in cui il turista si trovi immerso in paesaggi dal forte potere evocativo e in cui si possa aprire alla conoscenza non solo dei luoghi artificiosi della tragedia shakespeariana ma, soprattutto, di spazi che raccontano di tempi, di uomini e di tradizioni che sono espressioni di comunità locali. Il settore culturale può diventare una componente chiave nello sviluppo del territorio veronese poiché, accanto alla presenza di attrattori quali musei e beni storico-culturali, in città vi è anche un’adeguata offerta di strutture di accoglienza e di servizi destinati al turista, nonché la possibilità di integrare il soggiorno culturale con altre attività che spaziano dall’enogastronomia al folklore, e che sono finalizzate a rendere il visitatore non più̀ mero osservatore, ma attivo partecipante dell’esperienza di viaggio. Si comprende così come tutto il circuito culturale possa, in questo modo, incidere sull’economia del territorio veronese, in termini di attivazione di spesa per le visite e tutti i servizi turistici connessi con, di conseguenza, un effetto moltiplicativo e trasversale su tutti gli ambiti economici, e come, in termini strategici, possa cercare di arginare la stagionalità che si registra nel turismo della città, mediante una valorizzazione del patrimonio culturale in chiave turistica, funzionale all’attrazione di flussi turistici. Poiché il processo decisionale del turista culturale che porta alla scelta della località di vacanza passa attraverso il web, fondamentale per promuovere e favorire nuove forme di escursioni a Verona è certamente la riqualificazione della “vetrina” della città scaligera proposta in Internet. Il web diventa sempre più una vetrina di promo – commercializzazione del territorio grazie alla quale i vari “attori” hanno la possibilità di valorizzare le proprie risorse e proporre soluzioni di viaggio più vantaggiose, segmentare la clientela e legare i propri servizi a communities di turisti, e che d’altra parte permette agli stessi di promuovere i luoghi di visita e di condividere l’esperienza di viaggio che, anche al termine del soggiorno, continua ad essere viva nei ricordi. E’ comprensibile quindi come anche il sistema turistico culturale debba divenire più smart, permettendo al potenziale fruitore di accedere ad una serie di informazioni che intercetti i suoi gusti, faciliti la sua permanenza, lo tenga legato all’esperienza vissuta in modo da farlo ritornare nuovamente (si pensi, ad esempio, alla presenza di portali tematici per la cultura e il turismo, alla possibilità di accedere alle informazioni su siti di interesse e agli eventi in programma, …).

Summary

Since the decision-making process of the cultural tourist that leads to the choice of holiday destination passes through the web, essential to promote and encourage new forms of

(14)

excursions in Verona is certainly the redevelopment of the "showcase" of the city of Verona proposed on the Internet.

The web becomes more and more a showcase of promotional - marketing of the territory thanks to which the various actors have the opportunity to enhance their resources and propose more advantageous travel solutions, segment customers and link their services to tourist communities, and on the other hand it allows them to promote places to visit and to share the travel experience that, even at the end of the stay, continues to be alive in the memories.

It is therefore understandable how the cultural tourism system must become smarter, allowing the potential user to access a series of information that intercepts his tastes, facilitates his stay, keeps him linked to the experience he has lived in order to make him come back again.

Bibliografia

1. Augé, M. (2012). Che fine ha fatto il futuro? Dai non luoghi al non tempo. Eleuthera. Milano.

2. Bagnoli, L. (2006). Manuale di geografia del turismo. UTET. Torino.

3. Dell’Agnese, E.; & Rondinone, A. (a cura di) (2011). Cinema, ambiente e territorio. Unicopli. Milano.

4. Malinowski, B. (2013). Teoria scientifica della cultura e altri saggi di antropologia, Pgreco. Brescia.

5. Messina, E. (2006). Il cinema strumento per il place marketing turistico. Rivista del Turismo. 1. pp. 21-24.

6. Nancy, J.L. (2002). La città lontana. Ombre corte. Verona.

7. Pappalardo, M.L. (2017). Il bello di essere sasso, QuiEdit. Verona.2017.

8. Pascucci, F. (2009). Il marketing tra reale e virtuale. Sede ed opportunità nell’era digitale. Esculapio. Bologna.

9. Pencarelli, T. (2009). Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche. Una prospettiva manageriale. Franco Angeli. Milano.

10. Pollice, F. (2012). Il cinema nella costruzione dello spazio turistico. in Nicosia, E. Cineturismo e Territorio. Un percorso attraverso i luoghi cinematografici. Pàtron. Bologna.

11. Raffestin, C. (2005). Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. Alinea Ed. Firenze.

12. www.veneto.eu

13. www.tripadvisor.it

Maria Laura Pappalardo Dipartimento di Culture e Civiltà Università di Verona, Italia

Riferimenti

Documenti correlati

Tale atteggiamento sicuramente crea grave danno all’immagine della professione rap- presentata, di conseguenza, esortando i Collegi a continuare a vigilare sulle

Al fronte di COVID-19 non si muore purtroppo solo per il virus La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche esprime tutto il dolore e la costernazione

Secondo un ordine cronologico, dunque, vengono presentate e sottolineate le caratteristiche salienti di approcci quali il modello del processo politico (political

Al riguardo tengo a sottolineare che nel nostro Paese vi sono stati e vi sono gruppi e manipoli di medici di grande valore, preparazione, che hanno tentato di tutto per dare

La maggior parte delle macchine alternative sono basate su meccanismi biella-manovella, spesso nella forma di alberi a gomiti con numerose bielle ed elementi dotati di moto

Come ho già detto quello di Histonium è solo un esempio di quante e quanto grandi strade si possano aprire davanti alla scoperta anche di un solo frammento di anfore da allume, per

Per tutte le tipologie di progetto, compresi i progetti seriali, entro 20 mesi dalla data di comunicazione di “Avvio dei lavori” - pena la revoca del contributo stesso - le

Traverso (a cura di), Storia della Shoah in Italia. Gordon, Scolpitelo nei cuori.. Silberner sul socialismo europeo dell’Ottocento 2. È proseguita, all’inizio degli