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architettura
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Periodico semestrale Anno XIX n.1
Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze
ISSN 1826-0772
FIRENZE
UNIVERSITY
via della Mattonaia, 14 - 50121 Firenze - tel. 055/2755419 fax. 055/2755355 Periodico semestrale*
Anno XIX n. 1 - 2015
ISSN 1826-0772 - ISSN 2035-4444 on line
Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997 Direttore responsabile - Saverio Mecca
Direttore - Maria Grazia Eccheli
Comitato scientifico - Alberto Campo Baeza, Maria Teresa Bartoli, Fabio Capanni, João Luís Carrilho da Graça, Francesco Cellini, Maria Grazia Eccheli, Adolfo Natalini, Ulisse Tramonti, Chris Younes, Paolo Zermani
Redazione - Fabrizio Arrigoni, Valerio Barberis, Riccardo Butini, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Francesca Mugnai, Alberto Pireddu, Michelangelo Pivetta, Andrea Volpe, Claudio Zanirato
Collaboratori - Simone Barbi, Gabriele Bartocci, Caterina Lisini, Francesca Privitera Info-Grafica e Dtp - Massimo Battista
Segretaria di redazione e amministrazione - Grazia Poli e-mail: [email protected]
La presente opera, salvo specifica indicazione contraria, è rilasciata nei termini della licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/legalcode)
CC 2015 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press
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Printed in Italy
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Gli scritti sono sottoposti alla valutazione del Comitato Scientifico e a lettori esterni con il criterio del BLINd-REVIEw
L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte nel caso non si fosse riusciti a recuperarli per chiedere debita autorizzazione
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chiuso in redazione luglio 2015 - stampa Bandecchi & Vivaldi s.r.l., Pontedera (PI) *consultabile su Internet http://www.dida.unifi.it/vp-308-firenze-architettura.html
In copertina:
Pier Paolo Pasolini a Torre di Chia, 1974 Foto di Gideon Bachmann
© Archivio CinemazeroImages (Pordenone)
DIDA
DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURAarchitettura
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eredità del passato
ricerche
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letture a cura di: english text
Alcune domande sulla “spazzatura”
Luciano Semerani
Pier Paolo Pasolini
Ritorno a Chia - Nico Naldini
L’infinito abita a Chia. La casa/castello di Pier Paolo Pasolini - Maria Grazia Eccheli Cronaca di un’emozione. In viaggio verso l’eremo di Pasolini - Andrea Volpe Toshiko Mori
Thread - The Sinthian Center: the Albers Cultural Center and Artists’ Residency
Michelangelo Pivetta
Aires Mateus
Quando il costruirePoveRo diventa LuSSo
Maria Grazia Eccheli
Maria Giuseppina Grasso Cannizzo La casa sognata
Alberto Pireddu
elemental
Da Quinta Monroy a Conjunto abitacional Violeta Parra
Francesca Privitera
volpe + Sakasegawa
Sotto il vulcano - una casa italiana nel sud del Giappone
Andrea Volpe
Arrigoni Architetti
B ¯amiy ¯an Cultural Centre - Afgh ¯anist ¯an
Fabrizio Arrigoni
Aris Kostantinidis e la casa ad Anávyssos. un’offerta al paesaggio
Fabio Fabbrizzi
un eremo borghese. Le case ad Arzachena di Marco Zanuso
Francesca Mugnai
Poetici spazi a perdere. La Scuola di Balletto a L’Avana di vittorio Garatti
Caterina Lisini
Pensiero alto, fatto con poco. Il quartiere Ponti di Franco Albini a Milano
Francesco Collotti
La chiesa della Madonna dei Poveri a Milano di Figini e Pollini e l’asilo a Collegno di Giorgio Rajneri: “monumenti prefabbricati”
Gabriele Bartocci
un ideale “riparo” per bambini. Scuola materna a Poggibonsi (Siena), 1955-1964
Riccardo Butini
Un testamento di modestia e carità. La chiesetta di San Giuseppe Artigiano a Montebeni Simone Barbi
un tempio senza colonne - La sauna Muuratsalo
Chiara De Felice
Bernard Rudofsky, Tino Nivola: Costruire con pochi mattoni, qualche blocco di cemento e alcuni pali. Casa-Giardino Nivola, Long Island, NY (1950)
Ugo Rossi
Answering the Challenge: Rural Studio’s 20K House
Rusty Smith
Lina Bo Bardi: due “Site Specific Museums” tra Brasile e Africa. Costruire povero e complesso
Giacomo Pirazzoli
enzo Mari, o del progetto critico
Giuseppe Lotti
Firenze Palazzo Medici Riccardi, site specific per i luoghi e le storie di Firenze in guerra Firenze in Guerra, 1940-1944
Giacomo Pirazzoli e Francesco Collotti
Roma, Tempietto del Bramante
Luciano Matus - de tiempo luz de luz tiempo
Maria Grazia Eccheli
Forlì, Musei San Domenico
Boldini - Lo spettacolo della Modernità
Fabio Fabbrizzi
Elena Martinelli, Riccardo Renzi, Fabrizio Arrigoni, Stefano Suriano, Ugo Rossi, Mattia Di Bennardo, Federico Cadeddu, Francesca Mugnai, Andrea volpe
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Ritratto come spirito del tempo
Si è appena conclusa negli splendidi spa-zi dei Musei San Domenico a Forlì (1 Feb-braio – 14 Giugno 2015), la mostra sulla pittura di Giovanni Boldini che aggiunge un doveroso tassello alla comprensione dell’arte italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento, dopo che nelle medesime sale negli anni precedenti si sono avvi-cendate le mostre su Adolfo Wildt, quella sul Novecento e quella sul Liberty. Con questa mostra sul lavoro di Boldini, si precisa ulteriormente il complesso orizzonte della modernità italiana, che poteva apparire incompleto senza il tentativo di avventurarsi nei molti ri-svolti dell’itinerario artistico del pittore universalmente noto per le sue
femmes-fleures, espressione seducente di una
femminilità elegante e sensuale, che pare lasciarsi alle spalle i luoghi comuni della Belle Époque per cominciare ad intravedere dentro di se il segno tangibile delle inquietudini e delle nevrosi che ca-ratterizzeranno la modernità.
Nato a Ferrara nel 1842, fu allievo di Stefano Ussi all’Accademia di Belle Arti di Firenze entrando così fin da giovanis-simo, in contatto con il mondo artistico di quella che al tempo era la capitale del Regno d’Italia. Introdotto da Michele Gordigiani alle turbolenti riunioni che si tengono al Caffè Michelangelo di via Larga, Boldini stringendo amicizia con Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e con Cristiano Banti, trova la strada per accedere a quel mondo aristocratico ed alto borghese che gli avrebbe garantito il successo. Anche quando nel 1871 si trasferisce da Firenze a Parigi, entra subito in contatto con Goupil, il più im-portante mercante d’arte della città che introducendolo nell’ambiente
internazio-nale della capitale, diverrà il ritrattista più richiesto per più di quaranta anni. In questa lunga parabola, Boldini ritrae le donne del bel mondo secondo il medesimo canone di una flessuosità dominante, nella quale i corpi emergono nella loro diafana carnalità da abiti che sono una profusione di sete, un trionfo di piume, un baluginare di pietre preziose e in pose improbabili e audaci che lasciano immaginare l’intimità. Di queste donne, Boldini migliora tutti gli elementi che ne determinano la bellezza; con pennellate eleganti, le allunga braccia e mani, insiste sulle bocche sempre rosse e dischiuse, indugia sulla pelle, ora di perla ora di alabastro, a cogliere il fremito -dietro una femminilità fragile e ingannatoria- di un palpito di vita reso eterno dalla compli-cità di un’espressione; insomma, non ritrae solo corpi ma forze, condizioni, equilibri, esperienze, possibilità che quei corpi racchiudono e desiderano tra-mandare al futuro. La pittura di Boldini, quindi, veicola la fugacità della vita e allo stesso tempo, indica la permanenza del medesimo desiderio di futuro che gli anni a cavallo tra i due secoli hanno manifestato in tutte e loro espressioni. Non a caso quindi, il sottotitolo di questa mostra: Lo spettacolo della Modernità, ad indicare la totalità spettacolare e ine-dita del cambiamento attraverso il quale la società del tempo assiste.
Nella pittura di Boldini si celano tutti i temi preparatori della modernità, isti-tuendo intersezioni e tangenze che non smettono di stupire. I tagli delle inqua-drature che escludono parti del soggetto alla ricerca di una immediatezza di tipo fotografico, così come l’uso di una pro-spettiva insolita fatta di fuochi multipli capaci di dare movimento alla scena,
Forlì, Musei San Domenico
Boldini - Lo spettacolo della Modernità
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Firenze Architettura (1, 2015), pp. 168-171 ISSN 1826-0772 (print)
ISSN 2035-4444 (online)
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1Ulisse Tramonti all’inaugurazione della Mostra
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Allestimento sale espositive
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Allestimento sale espositive foto Giorgio Sabatini
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l’uso di una sorta di schematizzazione formale e cromatica che prelude al di-namismo futurista ottenuta con brusche stilettate di colore, sono alcuni tra gli ele-menti di una poetica che pare disvelare il ritmo frenetico di una società in cerca di una propria nuova e totale consape-volezza. In questa ricerca generale, gli estremi della personale ricerca pittorica di Boldini, sono segnati a ben vedere dall’incontro con due importanti capitali dell’epoca: Firenze e Parigi.
I curatori della mostra sono Fernando Mazzocca e Francesca Dini, che si avval-gono del coordinamento di Gianfranco Brunelli e il coinvolgimento per i diversi temi affrontati di un gruppo di autorevoli esperti, fra i quali figura Ulisse Tramonti, curatore della sezione dedicata al rap-porto che Boldini costruisce con le due capitali. In questa sezione, Tramonti ripercorre la storia di Firenze, ovvero la sua modernità interrotta e mancata, nei pochi anni del suo ruolo di capitale del neonato Regno d’Italia, conducendoci nell’affascinante mondo culturale fioren-tino di quel periodo e soffermandosi sulle diverse tappe architettoniche attraverso le quali la città assume un volto più
mo-derno. Di contro, la capitale francese, non abortisce il suo destino, rimanendo per molti decenni la punta di diamante della modernità urbana, architettonica, artistica e mondana. Dall’incontro con la Ville Lumière, Boldini coglie il senso di una società antica che si rivolge al futuro e non magma inconsistente nel quale sia facile perdersi fisicamente e moralmente. Le sue visioni pittoriche sono piene di concrete e potenziali relazioni umane che si tessono nei flussi brulicanti del passeggio sui nuovi boulevard, che si compiono nello spazio geometrico dei nuovi parchi urbani, così come nella di-mensione sociale dei caffè alla moda e in quella più privata e intimista dei boudoir nei quali la donna è libera di mostrarsi nelle sue molte e contraddittorie anime. Con forza, la mostra sgombra il campo da ogni possibile dubbio sul valore dell’ope-ra di Boldini, in passato oscudell’ope-rato da una critica che lo vuole intrigante esponente di un meccanismo economico legato al bel mondo, capace di moltiplicare a dismisura la sua arte pur di accontentare con i sui ritratti la Café Society interna-zionale, soprattutto americana. Questa mostra, al contrario, ha il merito di sfatare
una volta per tutti questi aspetti, rinqua-drando l’opera di Boldini all’interno di una lettura che privilegia, nel mettere in luce il suo virtuosismo prodigioso, tutti i legami e le tangenze con le molte facce di quella forza nel domani che hanno manifestato gli anni a cavallo tra i due secoli. Per sottolineare questa forza, Tra-monti allestisce all’interno della mostra, una galleria con bellissime gigantografie d’epoca di una Parigi assetata di moder-nità. In queste immagini, poste a sottoli-neare i ritmi architettonici delle aperture presenti nella galleria, i riti e i miti di una nascente modernità urbana vengono colti dall’occhio vigile di anonimi fotografi a costituire una sorta di patrimonio visivo e morale che di fatto costituisce la vera filigrana contro la quale si ritaglia l’intero lavoro del pittore ferrarese.
Un lavoro che non è solamente genio e istinto, ma al contrario, anche lavoro paziente, affinamento costante, revisione critica, ovvero sensibile interpretazione di quello spirito del tempo che Boldini, sa co-gliere e narrare con indubbia maestria nelle inconfondibili pennellate della sua pittura.
Fabio Fabbrizzi
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