ENZIMI
Catalizzatori prodotti da cellule viventi ma capaci di agire indipendentemente da esse
Determinano tutti i processi di degradazione,
sintesi, trasformazione e conservazione
dell’energia nella formazione ed evoluzione della
materia vivente.
Sono PROTEINE spesso associate ad un metallo o molecola organica
CATALISI
⇓
legata ai gruppi R degli amminoacidi la cui natura e disposizione residua individua una tasca detta SITO
ATTIVO. E’ fondamentale la conformazione nativa
della proteina per la sua funzione catalitica.
DENATURAZIONE ⇒ MODIFICA STRUTTURA NATIVA ⇒ DISATTIVAZIONE DELL’ENZIMA
Complementarità geometrica e fisica tra un E ed un substrato dipendente da forze non covalenti
CATALISI OMOGENEA sub. e cat. nella stessa fase CATALISI ETEROGENEA sub. e cat. in fasi diverse Incremento di velocità 108-1020 volte con eventuale fondamentale
intervento di componenti non proteiche (ioni Me o coenzimi).
Struttura tridimenzionale dell’E fondamentale per la
conoscenza dello stato di transizione e quindi del meccanismo di reazione.
SITO ATTIVO = PARTE DELL’ENZIMA IN CONTATTO CON IL SUBSTRATO (zona piccola in confronto alle dimensioni
dell’enzima).
Struttura primaria e strutture superiori determinate dalla sintesi proteica = predestinazione di una proteina a funzionare da
enzima.
PM enzimi = da 12000 a 106
Molecola su cui opera l’enzima = substrato
DIMENSIONE ENZIMA » DIMENSIONE SUBSTRATO
Apoenzima(denaturato con cal.)
+
cofattore o gruppo prostetico (stabile al riscaldamento)
⇓
Enzima completo (oleoenzima)
Enzimi richiedono cofattori per funzionare che possono essere
ioni inorganici (Fe, Mg, Mn, Zn, Mo etc.) o molecole
organiche (coenzimi) che possono essere:
legati debolmente alla proteina
ATP
⇒ metabolita coezimatico + comune (cosubstrato
modificato nella reazione e dissociato)
NAD
+e NADP
+⇒ coenzimi nucleotidici piridinici
associati a deidrogenasi che catalizzano il trasferimento di
un H
-da un substrato al nucleotide
Coenzima A ⇒ coenzima derivato dall’acido pantotenico
è coinvolto nel trasferimento di gruppi acilici CH
3CO-Altri coenzimi sono: Biotina, Acido Lipoico, vitamine A,
D, E e K.
Enzimi identificati da 4 numeri:
1. Appartenenti a una delle classi relative alla
reazione catalizzata
2. Appartenenza ad una sottoclasse (tipo di
legame)
3. Appartenenza ad una sottosottoclasse (tipo di
composto)
Esempio
ATP + glucosio = ADP + glucosio-6-fosfato
Catalizzatore esochinasi (nome comune) o
ATP-glucofosfotransferasi (catalizza il
trasferimento del P da ATP a glucosio).
Numero dell’enzima 2.7.1.1.
2. classe delle transferasi
7. sottoclasse fosfotransferasi
1. sottosottoclasse fosfotransferasi con OH
come gruppo accettore
1.glucosio come accettore del gruppo
fosforico.
Enzima Chirale riesce a distinguere tra gruppi della
molecola stericamente non equivalenti.
Risulta perciò altamente specifico e distingue due diversi
stereoisomeri o nella reazione con un centro Pro-chirale genera uno solo dei possibili isomeri (geometrici o ottici)
SPECIFICITA’ DEGLI EMZIMI Un enzima può avere diversi gradi di specificità:
Specificità che tiene conto del legame (specificità di legame, Bassa specificità)
Specificità che tiene conto di una parte della molecola (specificità di gruppo)
Specificità che richiede le due parti della molecola ed il legame che le unisce (specificità assoluta).
Es.
A-B + H
2O = AOH + BH
•la natura di A e B non è importante
•A o B devono essere determinate
•A e B devono essere del tipo appropriato.
Maltasi: catalizza l’idrolisi del maltosio ma essa
può operare sugli -glucosidi cioè sul glucosio
legato con legame -glucosidico ad un altro
Meccanismo reazione enzimatica
Catalisi per abbassamento Ea per
1)stabilizzazione chimica del complesso attivato 2)e/o + corretto orientamento geometrico per la formazione del complesso attivato
E con S forma ES ad energia + bassa in un equilibrio non alterato, riuscendo a discriminare tra parecchi substrati (specificità) in competizione per il S.A. nel quale ci sono
gruppi funzionali che: 1.Reagiscono temporaneamente con S 2.Predispongono S a formare P
I gruppi catalitici di E interagendo con S lo preparano
(attivano) alla reazione abbassando Ea. L’avvicinamento
reagenti aumento C fino a 10
5e corretto orientamento del
substrato.
Tra substrato-enzima si forma il complesso ES la cui
energia di legame serve per:
Compensare la riduzione dell’entropia
desolvatare il substrato
indurre binding produttivo (S viene produttivamente
modificato dal legame con E per dare il P) o adattamento
indotto (E modifica la sua conformazione nel legare S per
orientare più specificamente i gruppi alla catalisi)
Dall’energia del legame E-S dipendono la catalisi e la
specificità.
Legami tra S ed E in genere legami a H, forze di van der Waals interazioni idrofobiche più raramente legami covalenti (ponti disolfuro, basi di Shiff etc.)
DIVERSI TIPI DI CATALISI
Catalisi acido base specifica se dovuta a H+ o OH- o generale se dovuta a
gruppi accettori o donatori di protoni (sulle catene laterali degli a.a. e più comune al pH 7 della cellula)
Catalisi covalente mediante formazione di un complesso attivato stabile per la
formazione di legami covalenti tra E ed S.
Catalisi favorita da ioni metallici (1/3 degli enzimi li richiede) Fe, Mo, Zn, Mg, Mn Co si legano a S per orientarlo o partecipano a reazioni redox o
stabilizzano bilanciandole cariche –
Catalisi favorita da effetti di orientamento e prossimità concentrano la
quantità di S in prossimità dell’E e gli danno il giusto orientamento stabilizzandone i moti traslazionali e rotazionali .
La velocità iniziale di una reazione aumenta quasi linearmente all'aumentare della concentrazione di substrato.
La velocità è direttamente proporzionale alla concentrazione del substrato e la reazione è di primo ordine V = k [S]
[S] Vo
La proporzionalità fra V e [S] progressivamente diminuisce.
La velocità iniziale diventa indipendente dalla [substrato] e la reazione è di ordine zero rispetto al substrato.
Vmax
[S] V
La costante di Michaelis (K
M)
kM kM
k
Mk
Mk
Mk
Mk
M
Effetti della concentrazione dell’enzima
Vmax è direttamente proporzionale alla [E] Km è indipendente dalla [E] e dalla [S]
la quantità di enzima che catalizza la formazione di una micromole di prodotto in un minuto
Unità Internazionale
il numero di molecole di substrato convertite in prodotto nell'unità di tempo da una molecola di enzima quando è saturata con il substrato.
V
max= k
cat[E
T]
k
cat= k
2kcat
k
catk
catk
catk
catk
cat
efficienza
catalitica
E + S ES
k1E + P
k-1Enzima
k
catcatalasi
40 000 000
anidrasi carbonica
1 000 000
acetilcolinesterasi
14 000
lattato deidrogenasi
1 000
chimotripsina
100
DNA polimerasi
15
lisozima
0,5
[S]
1
V
K
V
1
V
1
max M maxChe cosa influenza la velocità della reazione?
Temperatura, °C V e lo c it à d i re a zi o n e TEMPERATURA pH V e lo c it à d i re a zi o n e pH Pepsina Chimotripsina TripsinaLa velocità aumenta all’aumentare di T, ma nella catalisi enzimatica un aumento di T può portare ad una variazione di conformazione con perdita
conseguente dell’attività catalitica. Di solito si ha un max di attività tra 40°C e 60°C e la denaturazione completa a 90-95 °C.
Andamento variabile con uno o più massimi di attività a diversi pH. A pH estremi: •si può alterare irreversibilmente la stabilità dell’enzima
•si può modificare la ionizzazione di S influenzando il legame ES
•si può modificare la ionizzazione dell’E modificandone l’affinità per S •si può modificare la ionizzazione la ionizzazione del complesso ES Gli effetti 2 e 3 influenzano la KM il 4 la Vmax.
Influenza della temperatura
Lo studio attività/temperatura permette di calcolare dall’equazione di Arrenius
K=A e-Ea/RT
dalla cui linearizzazione si possono calcolare:
Ea (molto + basso nelle reazioni enzimaticamente catalizzate)
Q10= coefficiente termico ovvero fattore di cui aumenta la velocità quando T aumenta di 10°C.
Reazioni non catalizzate Q10= 2 Reazioni catalizzate 1<Q10< 2
Influenza del pH
Andamento variabile con uno o più massimi di attività a
diversi pH. A pH estremi:
•si può alterare irreversibilmente la stabilità dell’enzima
•si può modificare la ionizzazione di S influenzando il legame
ES
•si può modificare la ionizzazione dell’E modificandone
l’affinità per S
•si può modificare la ionizzazione la ionizzazione del
complesso ES
Reazioni sequenziali = reazioni con + substrati tutti presenti affinchè si abbia la liberazione di prodotti
Reazioni a ping-pong = prodotto liberato prima che tutti i substrati siano stati legati.
S1 per primo si lega ad E che subisce una modificazione per sostituzione liberando il primo prodotto: poi l’enzima modificato si lega al secondo substrato S2 formando il secondo prodotto e liberando l’E nella forma originaria.
SISTEMI MULTIENZIMATICI
Reagiscono in una serie consecutiva di reazioni in cui P
diventa S della reazione successiva (azione concertata da
2 a 20 E di reazioni in sequenza).
Sistemi multienzimatici in fase solubile (glicolisi)
Sistemi multienzimatici fisicamente associati con
ridotti problemi di diffusione (ac. grasso sintetasi)
Sistemi associati a membrane o ribosomi (complessi
della catena respiratoria)
Inibitori enzimatici
Reversibili
Irreversibili
INIBIZIONE ENZIMATICA
Inibitori (I) =diminuiscono le velocità di reazione
L’inibitore può legarsi all’enzima mediante legami:
Fisici (inibizione reversibile) con l’allontanamento di I si ripristina l’attività di E
Chimici (inibizione irreversibile) la formazione di legami covalenti impedisce il semplice allontanamento dell’I.
INIBIZIONE REVERSIBILE
Inibizione competitiva = I compete con S per il sito attivo di E Si può ridurre aumentando la [S]. Cambia KM non cambia Vmax Inibizione non competitiva = I si lega ad E in un sito diverso dal sito attivo.
Si abbassa la Vmax ma non si modifica la KM
Inibizione incompetitiva = I si lega solo al complesso ES. E + S ES E+P; ES+I ESI
Inibizione Competitiva
Inibizione competitiva per formazione di legami col sito attivo
Un inibitore competitivo ridurrà l'affinità enzima substrato, cioè aumenterà il valore di Km.
Ad alte concentrazioni di substrato la reazione non viene rallentata e Vmax è sempre la stessa.
Inibizione non-competitiva
Inibizione competitiva per cambiamento di conformazione
Inibizione incompetitiva
I
La KM rimane invariata
Gli inibitori irreversibili si combinano o distruggono un
gruppo funzionale dell’enzima essenziale per l’attività
catalitica.
Es. Inibitori suicidi o inattivatori basati sul meccanismo
che portano avanti le prime tappe della reazione enzimatica
normalmente, poi invece di essere convertiti nel prodotto di
reazione diventando composti molto reattivi che si legano
irreversibilmente all’enzima.
Inibizione da prodotto = prodotto che compete con il S al
sito attivo formando EP.
ATTIVITA’ ENZIMATICA = misura della variazione di
concentrazione di reagente o prodotto nel tempo. Misurata in unità di attività (UA) come la quantità di E utile per trasformare una
micromole di S in P al minuto (a pH e [S] ottimali).
Attività specifica =unità di enzima per mg di proteina (maggiore
quanto maggiore è la purezza dell’enzima).
Attività molecolare =unità per micromole di E alla [S] ottimale,
cioè il numero di molecole di substrato trasformate per minuto per molecola di enzima
Unità di misura in katal = quantità di E che trasforma una mole di S al secondo (si usano i sottomultipli come microkatal o nanokatal). Per l’attività specifica katal/kg di proteina.
DOSAGGIO ATTIVITA’ ENZIMATICA
Attività enzimatica dipendente da : T, pH, con. substrato,
conc. cofattori.
Le misure di attività vanno fatte in condizioni definite e
controllate.
Si sceglie una conc. di substrato saturante ([S] >10K
M) dopo
aver calcolato dalla Michaelis-Menten i valori di K
Me Vmax.
La misura della velocità iniziale Vo a pH e T ottimali dipende
solo dalla [E].
Si aggiungono gli eventuali cofattori indispensabili per la
catalisi.
La commissione internazionale ha suggerito di usare la
T=25°C e nei paesi tropicali 37°C.
I metodi analitici più usati per il dosaggio misurano
l’assorbanza del S o preferibilmente P nel tempo.
Accanto ai dosaggi ottici esistono metodi fluorimetrici,
manometrici, polarografici o radioattivi per dosare
l’attività enzimatica.
L’attività specifica è più utile di quella totale se si
desiderano seguire le fasi di purificazione dell’E da una
matrice reale.
specificità
reazioni
substrati
complementarietà strutturale mutuo riconoscimentoregolazione
modulazione dell’attività
quantità di proteina enzimatica
REGOLAZIONE E CONTROLLO DELL’ATTIVITA’ ENZIMATICA Enzimi regolatori sono capaci di modulare la attività catalitica in risposta di certi segnali. Nei metabolismi possono lavorare insieme in modo
sequenziale, ma almeno uno determina la velocità complessiva catalizzando la reazione più lenta (enzima regolatore).
In molti sistemi multienzimatici il I enzima di ogni sequenza è un enzima regolatore.
Regolazione:
1.Allosterica (azione mediante altra forma assunta per il legame reversibile con un metabolita regolatore detto modulatore).
2.Modificazione da legame covalente (gruppi chimici modificanti AMP, P, gruppi metili legati covalentemente all’E)
Queste due classi di enzimi sono proteine a struttura quaternaria che spesso non ha sulla stessa subunità sito attivo e sito regolatore.
Quando il substrato si comporta da modulatore l’enzima è detto
Gli E regolatori non seguono il modello di Michaelis e Menten con andamento a sigmoide invece che iperbolico della curva Vo –[S] dovuto a interazioni cooperative tra le subunità dell’E.
Regolazione della glicogeno fosforilasi mediante modificazioni covalenti
MECCANISMI DI INDUZIONE E REPRESSIONE Regolazione della produzione concentrazione di E
Meccanismi di sintesi proteica rispetto alla produzione di E nelle diverse condizioni metaboliche:
1. Enzimi costitutivi= prodotti a v costante (C costante)
indipendentemente dallo stato metabolico dell’organismo permanentemente presenti nella cellula
2. Enzimi inducibili = prodotti in c.n. in piccolissime quantità, ma con produzione aumentata in risposta a speciali sostanze (es. -galattosidasi per E. coli)
La repressione può essere indotta da particolari sostanze che fanno scomparire dal corredo enzimatico alcuni enzimi coinvolti nella sintesi dell’E in questione
Interessano i processi di sintesi proteica e coinvolgono fenomeni a livello genetico e sono esempi di risparmio energetico
ZIMOGENI= PRECURSORI INATTIVI DI MOLTI
ENZIMI
La loro attivazione avviene con scissione proteolitica di una
parte di essi (es.chimotripsina e tripsina)
ISOENZIMI= FORME MULTIPLE DI ENZIMI CHE
DIFFERISCONO IN COMPOSIZIONE DI a.a.
Catalizzano la stessa reazione con diversa cinetica (Km e
Vmax) come la lattico deidrogenasi (5 isoenzimi)
ENZIMI NEL TERRENO
Sono prevalentemente liberi ed extracellulari e possono rimanere stabili ed attivi per migliaia di anni.
Nel suolo esiste attività catalitica inorganica ed enzimatica, ma quest’ultima è molto più efficiente e eliminabile con trattamenti termici energici (110-150 °C per 15-30 h per una distruzione totale)
Due grandi categorie 1. E cellule proliferanti
2. E accumulati (liberi o immobilizzati)
Per distinguere tra gli accumulati e i proliferanti può usare un agente sterilizzante (toluene o ossido di etilene o radiazioni UV) che estinguono l’attività microbica, ma non modificano quella degli esoenzimi.
Nel suolo 4 classi di E: •Ossidoreduttasi
•Idrolasi •Liasi
•Transferasi
La prime due sono predominanti
Polisaccaridasi e proteinasi (idrolasi) demoliscono macromolecole come carboidrati e proteine e sono essenziali per i cicli biologici di C e N.
Fosfatasi e solfatasi (idrolasi extracellulari) producono P e S nutrienti per le piante. Altre idrolasi demoliscono fitofarmaci e xenobiotici.
Deidrogenasi (ossidoreduttasi intracellulari) danno informazioni sull’attività biologica delle popolazioni microbiche.
E del suolo usati come indicatori di fertilità
Nel suolo c’è una correlazione tra sostanze umiche e attività enzimatiche ( attività esterasica prop. al contenuto di S.O.) Le attività enzimatiche decrescono nel profilo del terreno più
rapidamente della S.O.
L’attività degli enzimi nel terreno riguarda alcune delle più importanti trasformazioni nel ciclo di C, N, P, S.
Il terreno ad es. contiene ureasi (da animali attraverso il ciclo dell’urea), che condiziona la fertilizzazione ureasica.
Le attività enzimatiche nel suolo possono essere considerate come indici di fertilità.Ogni tipo di terreno può essere caratterizzato per il suo patrimonio in attività enzimatica, che si mostra efficiente anche quando le condizioni ambientali sono proibitive per i
microorganismi e, in casi limite, può aiutare la ripresa vegetativa per la piante e l’avvio delle attività microbiche col ripristino delle condizioni favorevoli.
ENZIMI IMMOBILIZZATI
Nel terreno esistono attività enzimatiche extracellulari associate a costituenti colloidali organici (humus) ed inorganici (argille e ossidi) del suolo. Gli E vengono trasformati da catalizzatori omogenei in eterogenei.
L’immobilizzazione di un enzima comporta una diminuzione dei gradi di libertà rispetto ed E libero. Tuttavia in vari settori farmaceutici ed industriali gli E immobilizzati risultano efficienti catalizzatori specifici eterogenei.
E immobilizzato: •Può essere riusato
•Può essere usato in processi continui
•Può presentare minor sensibilità ad agenti disattivanti •Può essere preparato per usi particolari
Effetti dell’immobilizzazione Svantaggi
-Cambi di conformazione che possono rendere il sito attivo meno accessibile
-Riduzione della concentrazione effettiva dell’enzima
-Effetti microambientali di diversità di intorno del sito attivo rispetto alla soluzione
E immobilizzato ha una più alta Km, diversa specificità di substrato, diverso optimum di pH e T.
Vantaggi
Maggiore resistenza termica
Maggiore resistenza proteolitica, agli inibitori ed ai Me pesanti Possibilità di riutilizzo + volte con separazione ed allontanamento dei prodotti di reazione.
Le conoscenze sugli E immobilizzati ha
consentito applicazioni tecnologiche e
preparazione di modelli simulando sistemi reali in
piante, terreno e acque per interpretare
osservazioni sperimentali e migliorare le
conoscenze di base.
E di sistemi multienzimatici, specie se associati a
membrane cellulari possono essere considerati
esempi di enzimi immobilizzati che operano su
sistemi viventi.
INTERAZIONI TRA E DEL SUOLO E RESIDUI
FITOFARMACI
Dipendono da
· Natura e dose del composto
· Tipo di enzima
· Tipo di terreno
· Condizioni ambientali
Si possono avere tre situazioni:
•1. Attività enz. aumenta dopo il trattamento (prodotto usato da alcune classi di microorg.)
•2. Attività enz. inalterata (terreno biologicamente morto può conservare attività enz.)
•3. Attività enz. ridotta o annullata dal trattamento (conseguenze agronomiche serie)
Le tre situazioni possono verificarsi contemporaneamente per le diverse attività enzimatiche. Anche operando solo su alcuni enzimi un erbicida può alterare l’equilibrio del corredo enzimatico del suolo con riflessi più o meno pronunciati su tutto l’ecosistema.