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IFRS 9 ed Impairment Test. Il caso: Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia

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(1)

Dipartimento di Economia e Management

Corso di Laurea Magistrale in Banca, Finanza Aziendale e

Mercati Finanziari

(Corporate Finance and Banking)

TESI DI LAUREA MAGISTRALE

IFRS 9 ED IMPAIRMENT TEST

Il caso: Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia

Relatore

Prof.ssa Elena BRUNO

Candidato

Alessia DA VALLE

(2)

IFRS 9 ED IMPAIRMENT TEST

Il caso: Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia

La presente tesi introduce il nuovo principio contabile, IFRS 9, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2018 e andrà a sostituire l’attuale principio IAS 39.

All’interno del documento spiegherò nel dettaglio i cambiamenti che il nuovo standard andrà ad apportare nei bilanci delle banche, focalizzandomi maggiormente sull’impairment.

L’ IFRS 9 prevede che la classificazione degli strumenti finanziari al Fair Value o al Costo Ammortizzato venga fatta in base alle categorie di business model e sull’analisi delle caratteristiche dei flussi finanziari contrattuali dello strumento stesso.

La novità principale introdotta dal principio consiste nel nuovo modello di svalutazione, il quale impone di contabilizzare anticipatamente le perdite attese sui crediti (Expected Credit Losses – ECL), a differenza del modello precedente nel quale la perdita veniva contabilizzata solo quando essa si manifestava (Incurred Losses).

Per mostrare l’impatto di questo nuovo principio sui bilanci delle banche, ho svolto un’analisi quantitativa sul Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia (GCAI). In seguito ho analizzato come il Gruppo ha applicato al suo interno l’IFRS 9 e quali conseguenze avrà questo standard sui crediti della banca

(3)

INDICE

INTRODUZIONE ... 5

1° CAPITOLO: LA RIFORMA DELLO IAS 39 E LA NASCITA

DELL’IFRS 9... 7

1.1.

I

MOTIVI DELLA RIFORMA

... 7

1.2.

I

L NUOVO PRINCIPIO CONTABILE

:

IFRS

9 ... 12

1.2.2. Quadro generale ... 12

1.3.

C

LASSIFICAZIONE E

V

ALUTAZIONE DEGLI

S

TRUMENTI FINANZIARI

... 17

1.3.1 Misurazione degli strumenti finanziari ... 22

1.3.2. Riclassificazione delle Attività Finanziarie ... 28

1.3.3. Riclassificazione Passività Finanziaria ... 31

1.3.4. Business Model e Test SPPI ... 36

1.4.

I

MPAIRMENT

M

ETHODOLOGY

... 40

1.5.

H

EDGE ACCOUNTING

... 45

2° CAPITOLO: IMPAIRMENT METHODOLOGY ... 49

2.1.

I

NTRODUZIONE

... 49

2.2.

F

INANCIAL

I

NSTRUMENTS

:

A

MORTIZED

C

OST AND

I

MPAIRMENT

... 52

2.3.

D

OCUMENTO SUPPLEMENTARE

.

F

INANCIAL

I

NSTRUMENTS

:

I

MPAIRMENT

... 60

2.4.

F

INANCIAL

I

NSTRUMENTS

:

E

XPECTED

C

REDIT

L

OSSES

... 65

2.4.1. Misurare la perdita di insolvenza Lifetime ... 71

2.4.2. Interessi attivi ... 74

2.4.3. Approccio semplificato per i crediti commerciali... 75

2.4.4. Cenni critici ... 76

2.5.

I

CAMBIAMENTI ALL

INTERNO DEL

B

ILANCIO

B

ANCARIO

... 79

2.6.

L

E CONSEGUENZE SU MUTUI E PRESTITI A

P

MI

... 85

2.7.

C

ONCLUSIONI

... 87

3° CAPITOLO: ANALISI EMPIRICA ... 89

3.1.

I

NTRODUZIONE

... 89

3.2.

C

AMPIONE ANALIZZATO

:

G

RUPPO

B

ANCARIO

C

RÉDIT

A

GRICOLE

... 89

3.2.1. Cenni: Storia del Gruppo Bancario ... 89

3.3.

S

IMULAZIONE

EBA ... 91

3.3.1. Simulazione dell’EBA vs Gruppo Bancario Crédit Agricole ... 91

3.3.2. Analisi Tematica del Meccanismo di Vigilanza Unico sull’IFRS

9 ... 96

3.4.

I

L

G

RUPPO

C

RÉDIT

A

GRICOLE

I

TALIA E L

’IFRS

9 ... 98

3.4.1. Le nuove regole di C&M adottate dal gruppo con l’IFRS 9 ... 98

3.4.2. Impairment test ... 103

3.5.

I

L PROGETTO DI IMPLEMENTAZIONE DEL NUOVO STANDARD NEL

G

RUPPO

B

ANCARIO

C

RÉDIT

A

GRICOLE

I

TALIA

... 117

(4)

CONCLUSIONE ... 120

APPENDICE ... 122

BIBLIOGRAFIA: ... 126

(5)

Introduzione

Il principio contabile IAS 39, riguardante la classificazione e valutazione degli strumenti finanziari, è stato uno dei pilastri per la redazione dei bilanci delle società bancarie e di tutte le società che operano nel settore finanziario.

Il suo ampio utilizzo e la complessità delle disposizioni in esso contenute, lo hanno reso oggetto di numerose discussioni, sin dal momento della sua prima pubblicazione.

Con lo scoppio della crisi finanziaria ed a seguito delle sollecitazioni del G20 e di altri organismi internazionali, si è reso necessario provvedere alla rivisitazione e sostituzione di tale principio.

Lo IASB ha iniziato un lungo processo di modifica suddiviso in tre fasi allo scopo di procedere gradualmente alla sostituzione dello IAS 39 e poter definire nella maniera più corretta possibile la nuova disciplina. Questo percorso si è concluso con l’omologazione, da parte dell’Unione Europea, del nuovo IFRS 9 che cambierà radicalmente le disposizioni attualmente in vigore.

Questa tesi si pone come obiettivo quello illustrare il nuovo principio contabile, concentrandosi maggiormente sull’impairment e dimostrando l’impatto che esso avrà sui bilanci delle banche.

Nel primo capitolo viene fatta una breve introduzione sullo IAS 39, spiegando il contesto storico e le cause che hanno portato al suo fallimento. A seguire, mette in luce le principali novità apportate dall’IFRS 9 relativamente alle attività finanziarie, facendo un confronto con la disciplina IAS 39.

Il secondo capitolo entra nel vivo del lavoro e analizza il nuovo modello di

impairment dei crediti. Viene introdotto il concetto di stage, di logiche lifetime,

di significativo incremento del rischio e di stime forward looking.

Nel capitolo viene poi esaminato il processo di modifica delle modalità d’impairment delle attività finanziarie. È stato in primo luogo esaminata l’Exposure Draft del 2009 ed il relativo documento supplementare. Si è poi passati all’analisi della seconda Draft, pubblicata nel marzo 2013, la quale prende in considerazione i principali punti critici che sono stati evidenziati nelle lettere di commento precedenti e cerca di attuare le opportune modifiche. Quest’ultima,

(6)

infatti, introduce un nuovo approccio nel calcolo della perdita sui crediti, che introduce una logica di “perdita attesa” che consente di iscrivere le rettifiche su crediti in modo proporzionale all’aumentare dei rischi, evitando di sovraccaricare il conto economico al manifestarsi degli eventi della perdita e riducendo cosi l’effetto prociclico.

Nel presente capitolo, sono stati inoltre riportate le modifiche che verranno apportate agli schemi di bilancio con l’introduzione dell’IFRS 9 a partire dal 1 gennaio 2018 e le possibili conseguenze che subiranno le piccole e medie imprese nella realtà italiana.

Infine il terzo capitolo è dedicato all’analisi quantitativa in cui si mostra l’impatto che avrà l’IFRS 9 sui crediti, con effetti diretti sulle rettifiche e sugli accantonamenti. L’analisi quantitativa è stata svolta sul Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia. Nella prima parte del capitalo, è presente una breve introduzione del campione e a seguire, sono stati riportati i risultati registrati dalla simulazione svolta dall’EBA sugli impatti dell’IFRS 9 nel mese di giugno 2017, su un campione di banche europee e confrontati con quelli del GCAI.

Successivamente, è stata svolta l’analisi quantitativa sul bilancio bancario del gruppo, illustrando attraverso gli schemi di bilancio l’impatto che provocherà l’IFRS 9 sia sul valore dei crediti sia sul risultato d’esercizio.

Infine, è stata riportata l’ultima simulazione dell’EBA, i cui risultati sono usciti il 24 novembre 2017 e dove illustra lo stato di preparazione degli enti all’applicazione dell’IFRS 9.

Tengo a precisare che i dati utilizzati nell’analisi sono tratti dal progetto di sviluppo della modellistica interna e dal bilancio del gruppo presente sul suo sito internet, tuttavia le simulazioni sono state semplificate in modo da non rispecchiare i dati veri della banca.

(7)

1° CAPITOLO: La riforma dello IAS 39 e la

nascita dell’IFRS 9

Prima di procedere all’analisi dell’IFRS 9 appare doveroso descrivere lo scenario e i motivi che hanno portato alla riforma dell’attuale principio contabile, lo IAS 39.

1.1. I motivi della riforma

Il 2008 è ricordato come l’anno in cui ebbe inizio una crisi finanziaria globale che ancor oggi incombe sulle più̀ importanti economie del mondo. La particolarità̀ di tale crisi deriva dal fatto che essa ha colpito, senza nessuna esclusione, tutti gli operatori economici, dalle banche ai mercati, dagli Stati alle singole istituzioni finanziarie.

Ovviamente, come spesso accade, in scenari di crisi la maggior parte dei soggetti subisce gli effetti negativi ma altri riescono a cogliere gli aspetti positivi della situazione, come ad esempio, gli speculatori e gli operatori di mercato, i quali grazie alle loro spiccate capacità, giocando sulle oscillazioni dei mercati azionari, sono riusciti a trarre importanti profitti.

L’inizio della crisi finanziaria, a detta dei maggiori esperti in materia, si riconduce all’agosto del 2007, negli Stati Uniti, con il fallimento dell’America Home Mortage (una delle più̀ importanti società̀ operanti nel campo della finanza, specializzate nella emissione di prestiti ipotecari), la quale si dichiarò insolvente dopo le forti difficoltà avute in seguito all’emissione di una particolare categoria di mutui: i mutui subprime.1

Essi sono stati la causa scatenante di quella che da molti è definita “la peggiore recessione dopo quella del ’29”, in quanto cresceva sempre di più̀ il timore di un mancato rimborso di tali tipologie di prestiti oltre ad una crescente preoccupazione legata alla sostenibilità̀ dei debiti delle famiglie statunitensi. Si passò da una situazione in cui poter accedere ad un prestito bancario era estremamente facile, non comportava importanti restrizioni e non richiedeva il

1

Questi, sono una particolare categoria di mutui concessi a quella clientela che presenta una scarsa affidabilità̀ finanziaria, cioè̀ con forte pericolo di non assolvere gli impegni di restituzione del capitale maggiorato dagli interessi.

(8)

possesso di particolari garanzie; ad una situazione di “chiusura dei rubinetti” per

mancanza di liquidità da parte delle banche dovuto al non rispetto degli impegni presi da parte dei debitori.

Improvvisamente il mercato respinge i mutui subprime. Oltre a questi si assiste al rifiuto di altri strumenti quali i Collateralized debt obligations2 ed i Credit

default swaps.3 Quindi, queste tre tipologie di strumenti finanziari

improvvisamente vengono respinte e le banche, aventi in portafoglio un numero elevato di questi “titoli tossici”, evitano di finanziarsi l’una con l’altra portando ad un crollo della fiducia reciproca.

Questo scenario di sfiducia ha portato, il 15 settembre del 2008 al fallimento di una delle più̀ importanti e storiche banche d’affari degli Stati Uniti: la Lehman Brothers. Questo fallimento fece scoppiare una crisi con ripercussioni in tutto il mondo. I governi delle più̀ importanti economie mondiali adottarono, nell’immediato, tutti i provvedimenti necessari al fine di evitare il crollo del sistema economico e finanziario globale.

Quella fin qui descritta è la prima fase della crisi finanziaria. La seconda fase coincide con la possibilità di fallimento non più “solo” di una banca o di qualunque altro istituto di credito, ma addirittura del fallimento di un intero Stato.

Quando si parla di fallimento di uno Stato è ovvio il collegamento con la Grecia. Nell’autunno del 2009, il livello di debito pubblico greco raggiunge una soglia preoccupante con conseguente generazione di ritorsioni da parte degli investitori, i quali non erano più disposti ad investire in titoli di debito greci, portando la Grecia ad un crack finanziario. Questo scenario ha poi investito paesi come Irlanda, Spagna e Portogallo; per tale motivo nel maggio del 2010, la BCE, il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione Europea, hanno adottato un

2

Più semplicemente definiti CDO, sono delle obbligazioni che hanno come garanzia un debito (il “collaterale”); un CDO è composto da decine di migliaia di ABS, cioè da obbligazioni negoziabili o trasferibili emesse a fronte di operazioni di cartolarizzazione, garantite dagli attivi sottostanti. L’enorme numero di debiti individuali sottostanti il singolo CDO rende di fatto impossibile il calcolo del rischio di ciascun’obbligazione; anzi, in alcuni casi titoli che hanno basso rating migliorano il loro grado di rischio grazie alla presenza in portafoglio, di titoli con un’alta classe di rating.

3

sono delle polizze che sono utilizzate dagli investitori al fine di assicurarsi dal rischio d’insolvenza di qualsiasi obbligazione.

(9)

piano che prevedeva lo stanziamento di 750 miliardi di euro, con l’obiettivo di riportare un po’ di stabilità a questi Stati e all’intera area euro in generale. Questo sarà uno dei tanti aiuti elargiti agli stati in condizione di forte tensione finanziaria.

In questo scenario di crisi, anche i principi contabili internazionali, su tutti lo IAS 39, hanno subito profonde modifiche.

A detta di molti esperti, lo IAS 39 (con tutte le sue difficoltà) assieme all’emanazione delle regole di Basilea II, sono stati i maggiori responsabili della crisi finanziaria; poiché il marcato utilizzo del fair value, ha portato ad una amplificazione degli effetti negativi nel mercato.

Infatti, lo scenario economico e finanziario presente in quel periodo, fecero sollevare due questioni molto delicate ed importanti in merito alla tecnica del fair

value:

1. La prima dovuta al fatto che, con il repentino crollo delle quotazioni di borsa degli strumenti finanziari e con il rarefarsi delle transazioni unito alla difficoltà nel derivare il valore degli strumenti finanziari da quello dei titoli sottostanti, si è resa complessa l’individuazione di fair value affidabili per le valutazioni in bilancio.

2. La seconda inerente alla rilevazione nei bilanci d’ingenti minusvalenze sugli strumenti finanziari in seguito all’applicazione del criterio del fair

value, che ha innescato degli effetti pro - ciclici i quali hanno amplificato

la crisi finanziaria, rendendo le aspettative degli investitori sempre più incerte ed incoraggiando comportamenti votati al ribasso.

Con riferimento a quest’ultimo aspetto, gli effetti pro – ciclici sono riconducibili:

• alla discrezionalità nelle valutazioni di bilancio;

• all’aumento del numero di strumenti finanziari sottoposti alla tecnica del fair value con rilevamento delle variazioni in conto economico;

(10)

• ed infine, al trattamento contabile delle passività finanziarie e dell’avviamento.

Lo IASB, visti gli innumerevoli problemi da risolvere, decise di adottare una serie di provvedimenti mirati all’alleggerimento dei bilanci di chiusura del 2008. Nello specifico, i provvedimenti furono i seguenti:

1. La possibilità, in casi eccezionali, di procedere al trasferimento delle attività finanziarie a breve termine non detenute per la negoziazione, dalla categoria held for trading o available for sale ad un’altra presente in bilancio per la quale non sia richiesta la valutazione al fair value;

2. La fornitura di linee guida necessarie per individuare il fair value di

strumenti finanziari quotati in mercati inattivi e non liquidi;

3. Il miglioramento dell’informativa (disclosure) in bilancio relativa alle varie modalità di stima del fair value.

L’intervento dello IASB non poteva limitarsi all’applicazione di questi nuovi provvedimenti. Come più volte detto, viste le innumerevoli difficoltà legate all’applicazione dello IAS 39, il Consiglio decise di procedere alla rimozione di quest’ultimo principio con un nuovo principio contabile internazionale: l’IFRS 9 pubblicato nel novembre del 2009.

Il nuovo principio contabile, in particolare, consentirà dal punto di vista operativo, di procedere in modo graduale, continuativo ed incrementale alle rettifiche di valore, tenendo conto dell’evoluzione temporale dei fenomeni di deterioramento rilevati e minimizzando le rettifiche di valore ex post per perdite non sufficientemente accantonate.

In questo contesto, al termine di una fase gestazionale durata quasi 6 anni, il 24 luglio del 2014, lo IASB (International Accounting Standard Board) ha emanato la versione definitiva del principio contabile IFRS 9 – Financial Instruments: il documento accoglie i risultati delle fasi relative a classification & measurement,

derecognition, impairment, e hedge accounting.

Il nuovo principio, che sostituisce le precedenti versioni dell’IFRS 9, dovrà essere applicato in relazione ai bilanci che iniziano il 1° gennaio 2018.

(11)

In via generale, le modifiche introdotte dall’IFRS 9 toccano tre aspetti estremamente rilevanti dell’operatività di una istituzione finanziaria:

1. viene definito un nuovo modello di classificazione e misurazione delle attività finanziarie legato non solo alle caratteristiche degli strumenti ma anche al modello di business adottato;

2. per la prima volta viene introdotto un modello di impairment delle attività finanziarie di tipo expected, superando quindi le logiche di un modello

incurred;

3. infine, sono state semplificate le regole di gestione delle relazioni di copertura contabili.

Tali cambiamenti avranno un impatto significativo non soltanto sulle procedure e processi aziendali, ma determineranno anche rilevante impatti patrimoniali ed economici per le istituzioni finanziarie.

Con riferimento, in particolare all’impairment, l'introduzione della rilevazione delle perdite attese lungo l’intera vita dello strumento finanziario, nel caso di attività finanziarie che evidenziano un significativo incremento del rischio creditizio rispetto alla data di acquisto, fa aumentare le preoccupazioni del sistema finanziario circa le esigenze di incremento dei mezzi patrimoniali.

Sebbene ci siano implicazione di costi e ricavi significativi quando ci si muove attraversi il labirinto delle novità regolamentari, l’IFRS 9 può rimodellare fortemente i bilanci e potenzialmente, assieme a Basilea, i profili di redditività e del capitale.

La complessità del processo di cambiamento potrà essere gestibile solo affrontando i problemi in modo tempestivo, così facendo è possibile ridurre i problemi di capacity sulle risorse chiave del cambiamento.

Quindi è importante iniziare subito a gestire il cambiamento per diversi motivi elencati di seguito.

Impatto sul business: l’adozione dell’IFRS 9 cambierà il modo in cui l’attività è gestita. Quanto prima puoi valutare gli effetti economici dell’attività (ad esempio prestiti a lungo termine), e di conseguenza prima potrai prendere decisioni appropriate.

(12)

Comunicazione interna ed esterna: l’adozione dell’IFRS 9 cambierà il cosa, il quando e il come le aziende comunicano con i loro interlocutori interni ed esterni: dirigenti, responsabili aziendali, comitato di revisione, regolatori, analisti, mercato e tutti richiederanno di essere informati prima, ma per fare ciò è necessario avere dati sicuri.

Impatto sul processo e sul sistema: alcune problematiche di contabilità complessa possono richiedere tempi e informazioni appropriate per prendere decisioni e affrontare soluzioni. L’ impatto sui processi, sulla qualità dei dati, sui sistemi IT dovrà essere attentamente valutato e pianificato in anticipo.

Complessità sul modello e sull’attuazione delle politiche: Tutte le società del gruppo adotteranno IFRS per la segnalazione interna ed esterna e pertanto necessitano di temo sufficiente per implementare gli IFRS. Questo richiede un inizio precoce per aiutare a garantire linee guida chiare e tempestive, tra cui le principali decisioni organizzative.

La simulazione d’impatto è un must: La gestione deve essere supportata

da informazioni di impatto analitico per prendere le decisioni giuste. L’impatto sul capitale, sui dividendi, sull’effetto fiscale, sulla liquidità, ecc. devono essere simulate in anticipo e saranno eseguite in parallelo durante la vita del progetto.

1.2. Il nuovo principio contabile: IFRS 9

1.2.2. Quadro generale

Il progetto di riforma dello IAS 39, definito “Relevant Project 2”, ha come obiettivo quello di migliorare l’interpretazione dei bilanci per gli utilizzatori, mirando alla semplificazione della classificazione e della misurazione degli strumenti finanziari attraverso la sostituzione dell’attuale principio con l’IFRS 9. Tale principio entrerà in vigore il 1° gennaio 2018 ma, per garantire una maggiore comparabilità dei bilanci, è previsto dalla normativa che il 2017 venga utilizzato come parallel running.

(13)

A causa della notevole complessità che contraddistingue la disciplina degli strumenti finanziari, il Board ha ritenuto conveniente dividere il processo di modifica dello IAS 39 in tre fasi:

1. Classificazione e misurazione degli strumenti finanziari (Classification

and Measurement): il numero delle categorie nelle quali vengono

classificati gli strumenti è stato ridotto, nonché la valutazione risente, adesso, del modello di business adottato dal management e dei flussi di cassa dello strumento finanziario previsti contrattualmente. L’obiettivo è quello di rendere la misurazione basata su un criterio più razionale e

oggettivo.


2. Una nuova e unica modalità di Impairment: l’obiettivo è quello di ridurre il numero delle metodologie per il calcolo degli accantonamenti associate agli strumenti finanziari ed utilizzare un unico metodo di svalutazione basato su una logica forward-looking. In questo modo il nuovo principio consentirà una rilevazione tempestiva delle perdite che si dovranno calcolare ed imputare al verificarsi del significativo peggioramento dello stato creditizio rispetto all’origination del credito. Questo comporta che gli stessi importi rettificati sono riconosciuti per tutti i prodotti finanziari soggetti ad impairment grazie ad un’unica classificazione contabile;

3. Nuove politiche di Hedge Accounting: in questa sezione lo IASB ha voluto allineare l’hedge accounting alle attività di risk management soprattutto quando da tali attività derivino effetti significativi che impattano sul conto economico e sull’other comprehensive income. Tuttavia, l’area del macro-hedging è stata affidata ad un principio contabile separato dall’IFRS 9.

Al completamento di ciascuna delle tre fasi del progetto si procederà alla creazione di nuovi paragrafi dell’IFRS 9 ed il progressivo svuotamento dello IAS 39, dal quale verranno cancellati i paragrafi sostituiti dell’introduzione delle nuove norme contenute nel nuovo standard.

(14)

Le novità introdotte dal nuovo principio contabile evidenziano numerosi aspetti complessi che gli Istituti di credito sono chiamati ad affrontare e gestire in tempi relativamente rapidi. In particolare, si assisterà ai seguenti fenomeni:

• incremento di valore delle rettifiche su crediti, soprattutto della generica bonis, ma anche delle rettifiche analitiche;

• aumento della volatilità delle stime di valore;

• aumento dei costi amministrativi relativi alla gestione dei dati, alla predisposizione di nuovi sistemi informativi e modelli;

• impatti sui prodotti e in particolare sul pricing e sulla tipologia dei prodotti inseriti a catalogo.

Allo stesso proposito, diventeranno particolarmente rilevanti i seguenti fattori: adeguatezza delle risorse umane in termini di expertise;

utilizzo di stime di valore per gli scenari forward-looking; interazione coi requisiti prudenziali.

Con tale riforma, si mira a ridurre la complessità e a migliorare la qualità dei principi attuali, il tutto cercando di realizzare un percorso di convergenza con i principi contabili americani emanati del FASB.

Il passo più importante del progetto di modifica è avvenuto con la pubblicazione, nel luglio del 2009 dell’Exposure Draft: “Financial instruments: classification

and measurement”; esso rappresenta una bozza del principio contabile vero e

proprio, sulla quale sono richiesti pareri e commenti da parte degli interessati. Il documento si articola in una parte introduttiva, contenente i punti sui quali verterà il documento stesso; una parte centrale, indicante l’obiettivo e lo scopo del progetto e l’approfondimento dei vari argomenti trattati.

Le modifiche riportate all’interno del documento devono essere

obbligatoriamente applicate con efficacia retroattiva; così facendo è possibile realizzare la comparabilità tra bilanci, imponendo alle imprese di fornire le nuove informazioni come se le recenti regole fossero sempre state applicate.

L’applicazione dell’IFRS 9 era prevista per il primo gennaio del 2013; tuttavia nel dicembre del 2011 lo IASB ha emanato delle diposizioni aventi ad oggetto il differimento dell’entrata in vigore del nuovo principio destinato a sostituire

(15)

integralmente lo IAS 39; optando così per lo slittamento dal 2013 al primo gennaio 2018.

La decisione di slittamento non ha portato alcun effetto negativo in quanto, fin da subito è stata evidenziata la difficoltà nel sostituire integralmente un intero principio; per tale motivo il processo è stato suddiviso in più fasi da completare tramite l’approvazione delle disposizioni concernenti i temi interessati.

L’applicazione dell’IFRS 9 nel 2013 rischiava di essere non completa a causa della solo parziale definizione del progetto rispetto alla data di entrata in vigore dello stesso. Infatti, l’adozione di un nuovo principio contenente norme complesse, richiede che alla base vi sia un’organizzazione in grado di poter supportare la contabilizzazione delle operazioni oggetto di analisi e capace di comprendere gli effetti derivanti dalle stesse.

Si è detto che la stesura del nuovo principio avviene per fasi e al completamento di ciascuna fase si procede alla sostituzione del vecchio testo; si attua quindi un processo d’implementazione. L’implementazione di nuovi “pezzi” del documento necessita, in alcuni casi, di riconsiderare norme già licenziate in altre fasi al fine di coordinare indicazioni approvate in precedenza, senza poter presentare un principio definitivo sino al termine del progetto, inoltre, bisognerà attendere il termine del completamento del progetto sui bilanci delle imprese assicurative che potrebbe comportare effetti sulla disciplina degli strumenti finanziari.

Il Consiglio, ha deciso di non appesantire troppo il passaggio dallo IAS 39 all’ IFRS 9; per tale motivo esso non ha ritenuto necessario richiedere obbligatoriamente il cambiamento del bilancio in conformità̀ con il testo del nuovo principio.

Questa decisione è arrivata dopo aver esaminato le risposte e le consultazioni

effettuate; dai documenti, infatti, è emerso che gli investitori sono più̀ interessati

a comprendere gli effetti derivanti dal passaggio, piuttosto che essere a conoscenza degli effetti comparativi concernenti periodi già̀ chiusi, limitando, peraltro, il carico amministrativo per le imprese.

(16)

incremento improvviso delle perdite attese sul credito dal prossimo anno, perciò i regolatori europei, hanno lavorato su un’introduzione più graduale che limiti gli effetti pro-ciclici per le banche e per il credito ed è stato quindi deciso che il passaggio al nuovo standard entrerà in vigore il 1° gennaio 2018 ma avrà effetti diluiti su 5 anni. Questa spalmatura di fatto gradua nel tempo l’impatto del nuovo standard, soprattutto su quelle banche che hanno adottato nel passato una metodologia standard per il calcolo del rischio di credito, il quale non è prevede l’accantonamento delle perdite attese che non si sono ancora manifestate.

Di conseguenza, qualsiasi metodologia venga adottata, standard o IRB, per effetto della nuova normativa contabile, gli istituti di credito, dovranno fare accantonamenti basati anche sulle perdite attese e non solo più su quelle registrate.

Se il bilancio di apertura di un istituto finanziario a partire dal 1° gennaio 2018 riflette una diminuzione del Cet1 a seguito di accresciuti accantonamenti Ecl (al netto dell’effetto fiscale) rispetto al bilancio chiuso il 31 dicembre 2017, l’istituto dovrebbe essere autorizzato a includere nel capitale Cet1 una parte dei maggiori accantonamenti durante un periodo transitorio. Questo periodo dovrebbe avere una durata massima di cinque anni a partire dal 1° gennaio 2018 e la parte delle rettifiche Ecl che possono essere incluse nel capitale Cet1 dovrebbe diminuire nel tempo fino a zero per garantire la piena attuazione dal 1° gennaio 2023.

Inoltre, poiché le rettifiche sostenute dopo il 1°gennaio potrebbero aumentare significativamente e inaspettatamente a causa di un peggioramento delle prospettive macroeconomiche, dovrebbe essere concesso un sollievo addizionale alle banche attraverso il regime transitorio.

Nello specifico, gli istituti potrebbero includere nel Cet1 una parte dei nuovi accantonamenti che vanno oltre una soglia definita in percentuale dell’ammontare delle rettifiche che la banca aveva il 1° gennaio 2018.

Nel complesso il beneficio patrimoniale sarà calibrato negli anni secondo un fattore di ponderazione pari a 0,95 nel 2018, a 0,85 nel 2019, a 0,7 nel 2020, a 0,5 nel 2021 e a 0,25 nel 2022. L’impatto sarà integrale dal 2023. Nel frattempo le banche dovranno comunicare i livelli di Cet1 e leverage ratio sia nel periodo

(17)

transitorio che a regime, come oggi avviene per i requisiti di Basilea 3.

Con il nuovo principio contabile le principali innovazioni impongono, limitatamente a quei crediti che mostrano un significativo deterioramento di qualità, di vincolare le rettifiche alla quantificazione delle perdite attese sull’intera durata di vira residua; inoltre le stime di perdita devono tenere conto anche delle previsioni dell’andamento generale dell’economia adottando un’ottica forward looking. Con lo IAS 39, le perdite sui crediti venivano registrate con sostanziale ritardo: il criterio della “perdita subita” legava le svalutazioni all’insorgere di un fatto nuovo di perdita manifesta che determinava l’incapacità del debitore di onorare i propri impegni finanziari. Con la nuova normativa le maggiori rettifiche concorreranno a rendere più solidi i bilanci bancari.

Altre novità riguardano i nuovi tre modelli per il calcolo delle svalutazioni su credito e il passaggio dal concetto di perdita realizzata a perdita attesa. Gli strumenti verranno classificati in tre stage e gli verrà applicata un ECL a 1 anno oppure a maturity sulla base del deterioramento del credito. Nell’ambito del calcolo sono inclusi sia i dati macroeconomici sia quelli prospettici.

Per quanto riguarda la classificazione e valutazione delle passività finanziarie, l’unica variazione rispetto allo IAS 39, riguarda la variazione dello spread emittente delle emissioni contabilizzate al fair value option che dovranno essere contabilizzate a riserva di patrimonio non riciclabile a Conto Economico. Infine viene introdotto il principio del general hedge accounting il quale ha come ambito di applicazione per il momento solo la microcopertura.

Tutte le novità introdotte dal nuovo standard internazionale sono state racchiuse in tre pilastri (cd. pillar) che verranno delineati in maniera più approfondita nei paragrafi seguenti.

1.3. Classificazione e Valutazione degli Strumenti finanziari

Come già stabilito dallo IAS 39, questo nuovo principio prevede che la rilevazione iniziale debba avvenire nel momento in cui un’entità diviene parte di un contratto avente per oggetto uno strumento finanziario. Anche in questo caso

(18)

è prevista un’eccezione per le attività regular way, per queste la rilevazione può avvenire o alla data di negoziazione o a quella di regolamentazione.

L’obiettivo dello IASB è di semplificare e migliorare le modalità̀ di contabilizzazione delle attività̀ e delle passività̀ finanziarie.

La novità̀ prevista dal nuovo principio contabile è rappresentata dalla riduzione del numero di categorie nelle quali le attività̀ finanziarie possono essere classificate. È stata eliminata la quadripartizione, held to maturity, available for

sale, loans and receivables, held for trading prevista dallo IAS 39, introducendo

la possibilità̀ di utilizzare esclusivamente due categorie di classificazione. In questo modo è stata notevolmente semplificata la contabilizzazione e di conseguenza hanno subito una riduzione anche le regole da seguire per la classificazione della categoria. Esse sono state per lungo tempo oggetto di dibattito proprio a causa della loro difficoltà di applicazione.

Occorre fin da subito rilevare che l’IFRS 9 prevede due discipline diverse a seconda che si tratti di attività̀ finanziarie o di passività̀ finanziarie.

Le due categorie previste dall’IFRS 9 vengono assimilate ai due criteri adottati per la valutazione successiva, infatti:

• la prima raggruppa le attività̀ valutate al costo ammortizzato; e • la seconda quelle valutate al fair value.

Esclusivamente per la prima categoria, il Board ha dettato alcune caratteristiche specifiche che le attività̀ finanziarie devono necessariamente possedere al fine di rientrare in questa tipologia di valutazione. Il Principio stabilisce che un’entità̀ deve classificare un’attività̀ finanziaria al costo ammortizzato se sussistono entrambe le seguenti caratteristiche:

lo strumento deve avere le caratteristiche essenziali di un prestito, cioè̀ deve essere caratterizzato da flussi finanziari relativi solo alla quota di rimborso del valore nominale e agli interessi pagabili a scadenze fisse; lo strumento deve essere gestito sulla base di un business model che ha come obiettivo quello di detenere degli strumenti finanziari allo scopo di trarre beneficio dai flussi di cassa periodici previsti dal contratto. Non è

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taluni casi è possibile che l’attività̀ sia detenuta per ottenere i flussi di cassa contrattuali anche in caso di vendita antecedente.

In caso di mancanza dei requisiti, di cui sopra, che permettono l’iscrizione di un’attività̀ finanziaria tra quelle valutate al costo ammortizzato, tali strumenti devono essere rilevati tra quelli contabilizzati al fair value.

Il principio contabile, fornisce alcuni esempi per capire quando l’obiettivo del business model di un’entità̀ è quello di detenere le attività̀ finanziarie allo scopo di trarre guadagno dai flussi di cassa contrattuali. Si parla di attività̀ finanziarie al plurale perché́ il modello di gestione non rappresenta una scelta soggettiva del management, in relazione a come intende gestire una singola attività̀, ma rappresenta la modalità̀ di gestione scelta dall’entità̀ per un portafoglio di strumenti finanziari. La classificazione è effettuata sulla base sia delle caratteristiche contrattuali delle attività, in particolare dei flussi di cassa, sia con riguardo al modello di gestione (business model) applicato e la relativa finalità per la quale è detenuta l’attività. La rilevazione iniziale per entrambe le categorie va fatta al fair value.

Occorre sottolineare che una singola entità può avere più business model in relazione ai vari portafogli di strumenti finanziari che detiene. Alcuni possono essere gestiti con l’intenzione di incassare periodicamente i flussi di cassa finanziari contrattualmente previsti, altri nell’ottica della vendita anticipata e quindi con l’obiettivo di trarre guadagno dalle oscillazioni di valore.

Si può notare che l’osservazione del fair value, solo al fine di verificare la liquidità che potrebbe derivare dalla vendita di un’attività destinata ad essere mantenuta fino alla scadenza, non implica il venir meno dell’obiettivo di trarre guadagno dai flussi di cassa contrattuali. Quindi in presenza di esigenze di liquidità tali attività possono essere alienate, senza per questo pregiudicare la possibilità di iscrizione in questa categoria, come in precedenza previsto, nello IAS 39, dalla tainting rule in merito alle attività possedute fino alla scadenza.4

4

Favino C., La classificazione e la valutazione secondo IFRS 9 (revised 2010): osservazioni critiche alla luce

(20)

Se il fair value non venisse preso in considerazione per esigenze straordinarie di liquidità ma per trarre guadagno dalle sue oscillazioni di valore, attraverso frequenti acquisti e vendite, non si verificherebbero i requisiti per valutare l’attività̀ finanziaria al costo ammortizzato.

Si può̀ , inoltre, osservare che anche l’introduzione di un derivato, al fine di coprirsi da eventuali modifiche dei flussi di cassa, non rappresenta un cambiamento del business model che rimane sempre quello di trarre beneficio dai flussi di cassa contrattuali.

Sempre il testo dell’IFRS 9 riporta delle precisazioni per quanto riguarda i flussi finanziari che rappresentano solo il pagamento del rimborso del capitale ed interessi cedolari pagabili a scadenze fisse. In particolare specifica quando si verificano le circostanze per cui le possibilità̀ di estendere i termini contrattuali di uno strumento di debito o di pagarlo anticipatamente permettono di considerare ugualmente i flussi finanziari come pagamenti di quota capitale e quote di interessi.

Il Board ha indicato anche alcuni esempi per capire quando si tratta esclusivamente di flussi contrattuali che comprendono la sola quota capitale ed interessi sull’ammontare residuo dovuto. In modo particolare si può̀ notare che l’ammontare degli interessi può̀ essere fisso o variabile, ma deve essere in ogni caso collegabile ad un parametro misurabile e predefinito, ricollegabile alla remunerazione del costo del denaro ed al rischio di insolvenza della controparte. È quindi importante che il parametro preso in considerazione non sia legato a dei fattori esogeni all’andamento del mercato.

Al fine della sussistenza del requisito, di cui si è appena discusso, per l’iscrizione di un’attività̀ al costo ammortizzato è quindi importante che gli interessi siano rappresentativi del compenso dovuto per aver rinunciato temporaneamente ad avere una somma di denaro a disposizione e per aver assunto un rischio di credito.5 Infine, tali interessi devono essere sempre collegati alla scadenza dello

5

Favino C., La classificazione e la valutazione secondo IFRS 9 (revised 2010): osservazioni critiche alla luce

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strumento finanziario, se così non fosse i flussi non rappresentano solo pagamenti di capitale e interessi e lo strumento deve essere valutato al fair value. Da un’osservazione complessiva, è quindi chiaro che questo principio riduce la discrezionalità̀ dei redattori dei bilanci eliminando la possibilità̀ di classificazione degli strumenti finanziari in una categoria piuttosto che in un’altra a loro arbitrio. Secondo le nuove disposizioni la scelta deve essere effettuata in relazione alla verifica di alcuni requisiti oggettivi.

Al fine di scegliere in quale categoria classificare un’attività̀ finanziaria è, infatti, necessario considerare, come detto in precedenza, le modalità̀ con cui le attività̀ sono possedute nella gestione d’impresa e le caratteristiche dello strumento finanziario. Si tratta quindi di elementi che non possono essere modificati nel breve termine.

Un’entità̀ non può̀ cambiare il proprio business model dall’oggi al domani pertanto questo requisito, scelto per la distinzione delle categorie di classificazione, permette di determinare i flussi futuri probabili derivanti dalle attività̀ finanziarie.

Con il passaggio dallo IAS 39 all’IFRS 9 si passa da un approccio basato sulla destinazione che il management attribuisce al singolo strumento ad uno basato sulla modalità di gestione dell’attività economica nel suo complesso.6

Fino a qui si può riscontrare che una delle modifiche necessarie che erano state riscontrare dalle autorità politiche, a seguito della crisi finanziaria, è stata raggiunta con la riduzione delle modalità di contabilizzazione delle attività finanziarie. Sorgono invece dei dubbi per quanto concerne l’effettiva riduzione dell’utilizzo della valutazione al fair value poiché oltre ad essere richiesti stringenti requisiti per la valutazione al costo ammortizzato continua anche ad essere ammessa, se pur in maniera ridotta, la possibilità di esercitare il Fair

Value Option, qualora elimini o riduca significativamente l’accounting mismatch

che si verificherebbe a seguito della misurazione di attività e passività finanziarie

6

Favino C., La classificazione e la valutazione secondo IFRS 9 (revised 2010): osservazioni critiche alla luce

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con criteri differenti.

Per quanto riguarda le passività finanziarie, la loro disciplina è stata introdotta nell’IFRS 9 nel 2010. Il loro trattamento contabile non ha subito sostanziali cambiamenti, infatti, lo Standard Setter internazionale ha deciso di non modificare le regole e le modalità di classificazione delle passività finanziarie. La principale tipologia di classificazione continua ad essere quella al costo ammortizzato, fatta eccezione per alcuni casi particolari, specificatamente indicati, tra cui il primo riguarda le passività finanziarie che sono classificate come fair value through profit or loss.

Una delle principali critiche concernenti le passività finanziarie, non riguardava la loro classificazione ma, è legata al Fair Value Option e alla valutazione al fair

value delle passività finanziarie emesse dalla stessa entità che redige il bilancio.

Questo tipo di valutazione ha comportato notevoli distorsioni nei bilanci degli emittenti che hanno subito significative variazioni del rischio di credito relativamente alle passività emesse.

La causa di tutto ciò sono state le disposizioni dello IAS 39 che prevedono, a seguito della diminuzione del valore di mercato delle passività̀, l’iscrizione di un risultato positivo a conto economico. In conseguenza a queste critiche è stata apportata una modifica alla rilevazione delle variazioni di fair value delle passività̀ finanziarie, di cui di parlerà̀ nel paragrafo successivo, riguardante la misurazione degli strumenti finanziari.

Anche per le passività̀ finanziarie è previsto il Fair Value Option:

• se riduce considerevolmente o elimina l’asimmetria contabile che altrimenti sorgerebbe; oppure

• se un gruppo di strumenti finanziari deve essere valutato sulla base del

fair value al fine di rilevare in modo omogeneo strumenti gestiti

unitariamente.

1.3.1 Misurazione degli strumenti finanziari

Al momento della rilevazione iniziale tutti gli strumenti finanziari, che siano essi attività o passività, devono essere valutati, come in precedenza stabilito dallo IAS 39, al loro fair value comprensivo dei costi di transazione. L'unica eccezione a

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questa regola rimane il trattamento contabile riservato agli strumenti finanziari valutati al fair value through profit or loss per i quali i costi di transazione vengono imputati direttamente a conto economico.

Per quando riguarda gli strumenti finanziari rilevati alla data di regolamento le disposizioni non hanno subito nessuna variazione rispetto a quanto già stabilito dallo IAS 39.

Il fair value al momento della rilevazione iniziale solitamente corrisponde al costo a cui è avvenuta la transazione. Se tuttavia il corrispettivo e il costo differiscono, ai fini della contabilizzazione iniziale, occorre utilizzare una stima attendibile del fair value. Si rileva che, in questo nuovo principio, non vengono fornite informazioni in merito alla definizione e misurazione degli strumenti finanziari al fair value perché tale disciplina è contenuta nel nuovo principio contabile IFRS 13 “Fair Value Measurement” che predispone una regolamentazione univoca valida per ogni IAS/IFRS che richiede l’adozione di

questa tipologia di misurazione.7

Per quanto riguarda le valutazioni successive delle attività e passività finanziarie, queste possono essere eseguite o al costo ammortizzato o al fair value, in relazione alla categoria nella quale lo strumento finanziario è stato destinato al momento della rilevazione iniziale.

Per quanto concerne le misurazioni successive, per le attività valutate al costo ammortizzato, gli utili o le perdite vengono riconosciuti a conto economico solo nel momento in cui sono eseguite le seguenti operazioni:

• ammortamento;

• cancellazione;

• svalutazione; oppure

• riclassificazione in una categoria differente.

Se si tratta di una passività finanziaria, non essendo ammessa

nessuna
riclassificazione, come si dirà più avanti e non essendo soggetta a

svalutazione, gli eventuali utili e perdite vengono riconosciuti solo al momento

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della cancellazione e attraverso il processo di ammortamento.

Se si tratta invece di attività e passività misurate al fair value le eventuali variazioni di valore divengono parte del risultato d’esercizio attraverso la loro imputazione come utile o perdita a conto economico.

L’IFRS 9 prevede tuttavia alcune eccezioni all’imputazione a conto economico delle variazioni, queste riguardano:

gli strumenti rappresentativi di capitale per i quali l’entità̀ ha scelto di imputare gli utili e le perdite nel prospetto delle altre componenti di conto economico complessivo (other comprehensive income); e

le passività̀ finanziarie valutate al fair value. In questo caso è necessario che le variazioni dovute ad un cambiamento del rischio di credito siano iscritte tra le altre componenti di conto economico complessivo.

Si rende necessario approfondire queste due eccezioni. Per quanto concerne gli strumenti rappresentativi di capitale questi devono essere, per quanto possibile, sempre valutati al fair value. Secondo il Board il valore di mercato rappresenta una delle informazioni più̀ utili che gli utilizzatori del bilancio possono ricevere in merito ai titoli azionari. Tuttavia la valutazione al costo, prevista dallo IAS 39, continua ad essere ammessa in alcuni casi limitati; qualora:

non sono a disposizione informazioni utili al fine di ricavare un’attendibile misurazione del fair value;

sono a disposizione molteplici misurazioni del fair value e quella che rappresenta il costo risulta essere la più̀ attendibile.

L’IFRS 9 introduce un’ulteriore modifica. Stabilisce che quando uno strumento rappresentativo di capitale non è posseduto con lo scopo della negoziazione, si tratta cioè̀ di un investimento di natura strategica. Per questo l’entità̀ che redige il bilancio, qualora lo ritenesse opportuno può̀ scegliere irrevocabilmente, al momento della rilevazione iniziale, di presentare i cambiamenti di fair value tra gli other comprehensive income anziché́ a conto economico.

Nel caso in cui fosse scelta la classificazione nel prospetto della redditività̀ complessiva solo i dividendi ottenuti dall’investimento vengono rilevati a conto economico, invece, l’ammontare accumulato tra gli other comprehensive income

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non potrà̀ essere successivamente riclassificato a conto economico neanche nel caso in cui si verificassero: la vendita, le riduzioni durevoli di valore o l’estinzione dello strumento finanziario. In quest’ultimo caso l’ammontare accumulato viene imputato a patrimonio netto.

Attraverso questa possibilità̀ il Board ritiene che gli utilizzatori del bilancio possono identificare facilmente le variazioni di fair value intervenute ed allo stesso tempo il risultato d’esercizio non è influenzato dalle sue eventuali variazioni negative.8

Tuttavia questa possibilità̀ di scelta è stata, allo stesso tempo, oggetto di numerose critiche in quanto permette ai redattori di bilancio di possedere ancora ampi margini di discrezionalità̀ che permettono di usare delle modalità̀ di contabilizzazione differenti per strumenti simili o addirittura identici.9

Inoltre, in questo modo si aumenta la complessità̀ per quanto riguarda la redazione e la comprensione dei bilanci perché́ viene così introdotto un nuovo portafoglio che consente la rilevazione delle variazioni di valore, di questi strumenti finanziari, nel prospetto della redditività̀ complessiva.

Per quanto riguarda la seconda eccezione, all’imputazione delle variazioni di fair

value come utili o perdite a conto economico, la sua introduzione è legata proprio

alle critiche, di cui si è detto nel paragrafo precedente, sollevate in merito alle passività̀ finanziarie valutate al fair value through profit or loss ed emesse dalla stessa società̀ che redige il bilancio.

Come si è già detto, questo tipo di contabilizzazione comporta l’iscrizione di un profitto a conto economico qualora il rischio di credito della società aumenti perché́, sulla base di quanto in precedenza stabilito dallo IAS 39, una società che si trova in uno stato di difficoltà finanziaria può̀ rilevare un utile dalla possibilità̀ di riacquistare il proprio debito a un costo più̀ contenuto rispetto a quello stabilito al momento dell’emissione.

Al fine di porre rimedio a questo problema lo Standard Setter internazionale ha

8

Vergani M., Speciale bilancio IAS – IAS 39 – Strumenti finanziari, “Guida alla contabilità & Bilancio”, 2010
 9

Sura A., Il concetto di performance negli IFRS. Alcune critiche alla luce dei più recenti progetti di aggiornamento

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deciso di introdurre una duplice contabilizzazione delle variazioni di valore in relazione alle motivazioni che le hanno causate. In primo luogo, se i cambiamenti di fair value sono stati causati da una variazione del rischio di credito, tale valore deve essere iscritto tra le altre componenti di conto economico complessivo ed imputato direttamente a patrimonio netto quando la passività̀ è estinta. Qualora invece alla base di tali cambiamenti ci siano altre motivazioni il valore riscontrato dovrà̀ essere imputato direttamente a conto economico.

Il Board ha scelto di adottare questa soluzione, risolvendo uno dei maggiori punti critici dello IAS 39, in quanto i cambiamenti del rischio di credito non dovrebbero intaccare i risultati d’esercizio riportati a conto economico, a meno che non si tratti di passività̀ detenute allo scopo di essere negoziate.

Il Board, allo stesso tempo, ha complicato ulteriormente la disciplina aggiungendo un’altra possibilità̀ di scelta che fa sorgere alcune perplessità̀. L’IFRS 9 concede la possibilità̀ di contabilizzare anche le variazioni di valore legate ad un cambiamento del rischio di credito direttamente a conto economico, come utile o perdita d’esercizio, nel caso in cui l’imputazione delle variazioni tra le altre componenti di conto economico complessivo comporti un aumento dell’asimmetria contabile, che altrimenti non si sarebbe verificato. 10 Questa scelta deve essere fatta, come per il Fair Value Option, al momento della rilevazione iniziale.

Al fine di stabilire se la contabilizzazione tra gli other comprehensive income genera effettivamente un’asimmetria contabile occorre verificare se esistono delle relazioni tra la passività̀ finanziaria ed altre attività̀ finanziarie che potrebbero comportare un cambiamento di fair value di quest’ultime da imputare a conto economico, a seguito di una variazione del rating creditizio della passività̀. In questo caso si manifesta una situazione per cui due variazioni di fair

value che sono correlate subiscono una contabilizzazione differente poiché́ solo

una parte della variazione relativa alla passività̀ finanziaria viene imputata a

10

(27)

conto economico, mentre per le attività̀ finanziarie la variazione viene registrata per tutto l’ammontare come parte del risultato d’esercizio. Si rende quindi necessario per tale passività̀ finanziaria riportare tutte le variazioni del fair value, comprese quelle dovute ad una variazione del rischio di credito, direttamente a conto economico.

Anche questa eccezione come la precedente fa sorgere delle perplessità̀ in quanto si riscontra che non tutte le passività̀ finanziarie valutate al fair value subiscono lo stesso trattamento contabile proprio a causa della possibilità̀ di scelta, assegnata ai redattori dei bilanci, di contabilizzare in maniera differente le variazioni del rischio di credito se questo permette di ridurre l’accounting

mismatch.

Dall’analisi del Principio fin qui discussa, come già̀ detto, si può̀ riscontrare che il primo obiettivo richiesto nell’ambito della modifica dello IAS 39 è stato raggiunto; infatti, riducendo il numero di categorie in cui iscrivere le attività̀ finanziarie, da quattro a due, sono state ridotte anche le regole da seguire per l’imputazione degli strumenti finanziari in una piuttosto che in un’altra categoria. La categoria di contabilizzazione scelta seguendo i criteri stabiliti dallo IAS 39 era soggetta ad un alto livello di discrezionalità̀ da parte dei redattori dei bilanci. Nonostante sussistano le critiche sollevate per le passività̀ fair value through

profit or loss e gli strumenti di capitale non detenuti per la negoziazione, con

l’IFRS 9 è stata nel complesso semplificata notevolmente la disciplina in merito alla contabilizzazione degli strumenti finanziari e ridotta la possibilità̀ di introdurre elementi di soggettività̀ attraverso la definizione di criteri oggettivi per l’iscrizione delle attività̀ al costo ammortizzato.

Nonostante queste prime modifiche positive sorgono dei dubbi riguardo ad uno dei punti critici che è stato ampiamente dibattuto: la valutazione al fair value. Le autorità̀ politiche hanno ampiamente sollecitato, a seguito della crisi finanziaria, la necessità di ridurre l’utilizzo di questa modalità̀ di valutazione. Tale richiesta non ha ricevuto un feedback da parte del Board. Sorgono delle perplessità̀ in quanto, di fatto, non viene ridotto ma bensì̀ aumentato l’utilizzo del fair value. La valutazione al costo ammortizzato viene adottata solo nel momento in cui

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sono rispettati i due requisiti stringenti di cui si è detto in precedenza e non viene esercitata la Fair Value Option; mentre la valutazione al fair value viene utilizzata in un ampio numero di casi cioè̀ quando:

• non sussistono i requisiti per la valutazione al costo ammortizzato; • sono passività̀ finanziarie valutate al fair value;

• viene esercitata la Fair Value Option;

• si tratta di strumenti rappresentativi di capitale.

1.3.2. Riclassificazione delle Attività Finanziarie

È stata riscontrata una notevole complessità̀ anche in merito alle possibilità̀ di riclassificazione stabilite dallo IAS 39. Con la diminuzione del numero di categorie nelle quali possono essere classificate le attività̀ finanziarie è stato possibile ridurre anche la complessità̀ insita nella disciplina della riclassificazione.

Lo Standard Setter internazionale ha notato che la possibilità̀ di riclassificare le attività̀ finanziarie diminuisce notevolmente la comparabilità̀ tra i bilanci di società̀ differenti o all’interno della stessa entità̀ in quanto due strumenti finanziari, simili o addirittura identici, possono essere classificati in categorie differenti e quindi essere misurati alcuni al fair value ed altri al costo ammortizzato. La modalità̀ di riclassificazione stabilita dallo IAS 39, basata su ampi margini di soggettività̀, ha permesso ai redattori dei bilanci di manovrare i risultati d’esercizio.

Queste motivazioni hanno portato il Board a stabilire un criterio fondato su una maggiore oggettività̀ al fine di riclassificare le attività̀ finanziarie da una categoria ad un’altra. Sulla base dei criteri, indicati nel primo paragrafo, per la valutazione di un’attività̀ al costo ammortizzato lo IASB ha stabilito che la riclassificazione deve avvenire solo nel momento in cui l’entità̀ modifica il proprio business model. Non sono invece ammesse riclassificazioni conseguenti ai cambiamenti d’intenzioni in merito ad una singola attività̀, dovuti alla modifica delle condizioni di mercato.

(29)

considerazione solo il business model e non la seconda caratteristica richiesta per la valutazione al costo ammortizzato, cioè̀ i flussi di cassa contrattuali. Quest’ultimi sono conosciuti sin dal momento della rilevazione iniziale e non sarebbe corretto basare su di essi la possibilità̀ di riclassificare le attività̀ finanziarie.

Sulla base del requisito scelto dal Board le riclassificazioni saranno basate su una maggior oggettività̀, poiché́ il modello di gestione non è soggetto a frequenti cambiamenti e al fine della sussistenza dei presupposti per modificare la categoria di classificazione, queste variazioni del business model devono essere determinate dal management dell’entità̀ e devono essere significative e dimostrabili agli utenti esterni.

La riclassificazione deve essere rilevata in bilancio e inizia a manifestare i suoi effetti a partire dal primo reporting period successivo alla modifica del business model, sia esso annuale o trimestrale. In quel momento, se il cambiamento del modello di gestione ha come conseguenza la riclassificazione di un’attività̀ dalla valutazione al fair value a quella al costo ammortizzato, il fair value iscritto diventa il nuovo valore da contabilizzare. Se si verifica il caso contrario, cioè̀ si passa da una valutazione al costo ammortizzato ad una al fair value, quest’ultimo deve essere misurato e diventa il nuovo importo da iscrivere in bilancio e l’eventuale differenza, tra quest’ultimo e il valore in precedenza registrato, deve essere imputata a conto economico.

Lo IAS 39 distingue le attività finanziarie in quattro categorie, definite in relazione alla finalità della loro detenzione all’interno dell’economia dell’entità:

Fair value through profit and loss (FVTPL): includono due tipologie di

attività: Held for trading (HFT), detenute al fine di tratte profitto nel breve termine, classificate come detenute a scopo di negoziazione e gestite in modo tale da lucrare utili dalle fluttuazioni delle quotazioni e le Fair value option (FVO) inizialmente ed irrevocabilmente designate come valutate al fair value a conto economico.

Held to maturity (HTM): sono attività con pagamenti fissi o

(30)

capacità di poter mantenere queste attività fino a scadenza.

Loans & Receivables (L&R, finanziamenti e crediti): sono crediti commerciali e finanziari che sorgono come effetto dell’attività dell’impresa e titoli di debito con pagamenti fissi o determinabili che non sono quotati in un mercato attivo

Attività finanziarie disponibili per la vendita (AFS): si tratta di una categoria residuale in cui rientrano tutte le attività non rientranti nelle categorie precedenti. Non indica l’intenzione di vendere, ma l’assenza delle condizioni necessarie per la classificazione nelle altre categorie.

Come già detto in precedenza con il nuovo principio le categorie relative all’attività finanziarie si riducono da 4 a 3, classificate per criterio di valutazione e contropartita, sulla base di due driver: il Business model e le caratteristiche contrattuali dello strumento (SPPI).

L’identificazione del Business Model mira a comprendere la modalità secondo la quale gli attivi saranno gestiti (strategia di gestione definita dal management). Il modello di gestione è assegnato portafoglio per portafoglio.

Ogni portafoglio rappresenta un centro di profitto / centro di responsabilità.

L’analisi delle caratteristiche finanziarie dei flussi di cassa contrattuali richiede un’analisi a livello di singolo contratto, il cui scopo è quello di verificare che i flussi di cassa contrattuali dello strumento rappresentino unicamente il rimborso del capitale ed il pagamento degli interessi sul valore del capitale residuo.

Le nuove categorie dell’IFRS 9 sono le seguenti:

1. Attività finanziarie valutate al costo ammortizzato: Hold to collect

(HTC)

Il Principio stabilisce che un’entità è tenuto a classificare un’attività finanziaria al costo ammortizzato se sussistono entrambe le seguenti caratteristiche:

• lo strumento deve avere le caratteristiche essenziali di un prestito, cioè deve essere caratterizzato da flussi finanziari relativi solo alla quota di rimborso del valore nominale e agli interessi pagabili a scadenze fisse. Tale verifica avviene attraverso l’applicazione

(31)

dell’SPPI test (solely payment of principal and interest test);

• lo strumento deve essere gestito sulla base di un business model che abbia come obiettivo quello di detenere lo strumento fino alla scadenza al fine di incassare gli strumenti finanziari generati dall’attività.

2. Attività finanziarie valutate al fair value through other comprehensive

income: Held to collect and sales (HCS).

• l’attività è detenuta nell’ambito di un business model il cui obiettivo viene raggiunto sia con l’incasso dei flussi di cassa contrattuali che con la vendita. Questo business model dovrebbe solitamente essere caratterizzato da una maggiore attività di cessione, sia in termini di frequenza che di volumi.

3. Attività finanziarie valutate al fair value through profit and loss (FVTPL):

• Questa rappresenta una categoria residuale, infatti l’attività finanziaria non può essere classificata in nessuna delle categorie precedenti.

È possibile utilizzare il fair value option con contabilizzazione through profit and loss qualora tale scelta riduca o elimini l’accounting mismatch che si verificherebbe a seguito della valutazione delle attività finanziarie con metodi differenti.

1.3.3. Riclassificazione Passività Finanziaria

Subito dopo l’emissione del primo capitolo dell’IFRS 9, lo IASB si dedicò alla classificazione delle passività̀ finanziarie, ponendo particolare attenzione a come meglio indirizzare le variazioni di fair value generate dalle passività̀ finanziarie a causa delle modifiche del profilo di rischio in caso di inadempimento del debitore. Molte furono le proposte fornite dagli utilizzatori del bilancio e da tutte le altre parti interessate; in particolare essi sostenevano che tali variazioni non avrebbero dovuto creare effetti in conto economico sempre che non si trattava di strumenti held for trading. Gli intervistati, inoltre, posero l’attenzione su altri

(32)

punti.

Al Consiglio veniva chiesto di non isolare o distorcere i requisiti previsti nel nuovo testo per le attività̀ finanziarie nel caso in cui la misurazione degli strumenti finanziari da parte dell’impresa non risultava necessaria e portava alla creazione di informazioni poco utili al caso. Riguardo alla tecnica del costo ammortizzato, a detta di molti, è stato riconosciuto il ruolo principale che esso riveste nella misurazione di molte passività̀ finanziarie, in quanto il metodo del costo riflette maggiormente l’obbligo legale dell’emittente di adempiere agli impegni contrattuali e in molti casi, l’emittente è solito tenere la passività̀ fino alla scadenza; tuttavia se questa ha delle particolari caratteristiche strutturali il costo ammortizzato risulta molto difficile da applicare e comprendere in quanto verrebbero a crearsi flussi di cassa instabili.

Lo IAS 39 prevedeva la biforcazione11 nella classificazione delle passività̀ finanziarie, questo metodo evitava, a molte imprese, di incorrere nel rischio di credito perché́ prevedeva l’applicazione del criterio del costo ammortizzato per la misurazione del contratto primario mentre, solo lo strumento derivato prevedeva la classificazione al fair value con rilevazione delle variazioni in conto economico. Molti utilizzatori chiesero l’applicazione di tale tecnica anche nell’IFRS 9 nonostante nel nuovo testo, relativamente alle attività̀ finanziarie il criterio è stato rimosso.

Dopo aver analizzato attentamente le osservazioni presentate, il Consiglio decise di mantenere quasi tutti i criteri di misurazione e rilevazione delle passività̀ finanziarie; quindi, quasi tutti i requisiti rimasero immutati nel passaggio dallo IAS 39 all’IFRS 9.

La questione del rischio di credito rimase nel contesto delle passività̀ finanziarie designate con il criterio del fair value option; in particolare nel maggio del 2010 venne pubblicato l’Exposure Draft “Fair Value Option for Financial Liabilities”, il quale suggeriva la designazione in patrimonio netto degli effetti delle

11

Il metodo della biforcazione è riferito alla disciplina di contabilizzazione dei derivati incorporati. Per questi strumenti finanziari, infatti, lo IAS 39 prevedeva l’applicazione di due criteri di valutazione: il costo ammortizzato per la misurazione del contratto principale (host) e il criterio del fair value per il derivato incorporato allo strumento finanziario.

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