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Academic year: 2021

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INDICAZIONI PER COMPORRE TESI E TESINE

Formato di pagina

Ogni pagina, o cartella, ha una lunghezza di 22 righe, a spaziatura doppia, e carattere Garamond o Times New Roman (*) corpo 14. La lunghezza di 22 righe si intende per una pagina senza note a piè di pagina.

Il testo va giustificato (allineato) sia a sinistra che a destra, e la stessa cosa vale per le note a piè di pagina.

I margini consigliati sono: 4 cm a sinistra; 2.5 cm in alto, a destra e in basso.

Ogni pagina va numerata con numero arabo, centrato in basso. La pagina numero 1 inizia con l’inizio del testo (introduzione o primo capitolo).

(*) Il carattere Garamond è consigliato per eleganza e leggibilità. La scelta di caratteri alternativi è possibile, tenendo ferma la formattazione e la lunghezza della pagina indicate.

Organizzazione del testo

Il testo si suddivide in: capitoli, eventuali sottocapitoli, paragrafi. Questi ultimi rappresentano le unità minime dell’argomentazione, separano i successivi momenti del discorso e vanno indicati con un capoverso e un rientro alla riga successiva (5 spazi).

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I capitoli hanno un numero (Capitolo 1…) e un titolo, centrati in alto nella pagina, e uno sotto l’altro, con corpo maggiore rispetto a quello del testo. Il primo può essere scritto in corsivo semplice, il titolo in tondo e grassetto.

I sottocapitoli avranno una numerazione romana che accompagna quella araba (es. 1.i; 1.ii; 1.iv), saranno in grassetto con lo stesso corpo del testo e giustificati a sinistra.

I sottocapitoli spezzano l’articolazione del discorso e vanno quindi usati con parsimonia, solo se i capitoli sono molto lunghi.

Si avranno dunque in ordine: una pagina per il frontespizio; una pagina per l’indice; il testo diviso in capitoli, eventualmente aperto da una introduzione; una o più eventuali appendici; la bibliografia, divisa in bibliografia primaria e secondaria. Le pagine di testo avranno le note a piè di pagina, con numerazione che riprende dalla nota 1 a ogni nuovo capitolo.

Se un capitolo o sottocapitolo è introdotto da un breve testo a mo’ di epigrafe, questa andrà a occupare la metà destra della pagina, con lo stesso corpo delle citazioni nel testo (v. sotto), spaziatura ridotta (v. sotto) e testo giustificato a destra. Un’ulteriore spazio ridotto segnalerà nella riga sotto autore e titolo, con eventuale apice che rimanda a una nota per gli estremi bibliografici completi, se necessari.

Citazione nel corpo del testo

Le citazioni dai testi che state commentando sono fondamentali per sostenere la vostra argomentazione. Se la tesi è in letteratura inglese, le citazioni da originali inglesi vanno fatte nella lingua originale.

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La citazione può essere di poche parole, e in questo caso verrà integrata con semplici virgolette doppie all’interno del vostro testo. Se la citazione è una proposizione grammaticalmente autonoma può essere introdotta da due punti e virgolette. L’apice di nota va posto subito dopo la virgoletta di chiusura. Se la citazione è lunga almeno quattro righe va separata dal corpo del testo con le seguenti regole: separazione con doppio spazio sia sopra che sotto la citazione stessa; centrata nella pagina; spaziatura singola; giustificata. In questo caso NON vanno usate virgolette. L’apice di nota va posto dopo il segno di punteggiatura conclusivo.

Se la citazione inizia o finisce in mezzo a un periodo, la cesura da voi operata andrà indicata con questo segno: […]

Traduzione delle citazioni

Le citazioni in lingua inglese (qualora non siano di poche parole) e relative ai testi primari discussi dalla tesi o tesina vanno citate nell’originale, e tradotte in nota. Per testi primari si intendono tutti i testi che non siano di critica o commento di altri testi. Il testo tradotto segue l’indicazione bibliografica in nota ed è posto fra parentesi quadre e virgolette doppie, in questo modo: [“…………”].

Note a piè di pagina

Fanno riferimento ai numeri in apice della pagina corrispondente. Gli apici vanno generalmente posti subito dopo il termine o nome a cui si riferiscono, oppure alla fine

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della proposizione, se riferiti a un concetto più generale. E’ bene accorpare note vicine in uno stesso paragrafo in un’unica nota complessiva, per ragioni di economia e leggibilità. Gli apici non sono mai posti all’esterno di un segno di punteggiatura diverso dalle virgolette di citazione; quindi vanno posti prima di una virgola, di un punto ecc.

Le note a piè di pagina hanno tre funzioni principali: a) danno gli estremi bibliografici di una citazione nel corpo del testo, e ne offrono eventualmente la vostra traduzione; b) suggeriscono ulteriori fonti bibliografiche rispetto all’argomento di cui si sta discutendo (in questo caso sono utili abbreviazioni quali Cfr. o V. che consigliano altri testi sullo stesso argomento); c) offrono brevi commenti e digressioni che, poste nel corpo del testo, porterebbero troppo fuori tema. L’apparato delle note è una caratteristica fondamentale di un testo saggistico come la tesi ed è garanzia di documentazione da parte di chi scrive, nonché servizio per chi legge, il quale potrà controllare le vostre affermazioni e avere accesso ad altri titoli consigliati.

Gli estremi bibliografici in nota vanno indicati con le seguenti regole: a) per i volumi (monografie) valga questo esempio:

Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, Feltrinelli, Milano 1999

b) per le curatele (monografie con saggi di più autori, curate da uno o più studiosi) valga questo esempio:

Ethel Porzio Serravalle (a c. di), Saperi e libertà. Maschile e femminile nei libri, nella scuola e nella vita, Guerini, Milano 2000 (se i curatori sono più di uno, separerete i nomi con un trattino breve).

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c) per i saggi o articoli in volumi è necessario indicare non solo il numero di pagina della vostra citazione, ma anche i numeri di pagina di inizio e fine del saggio. Ad esempio: Sandro Bellassai, “Il maschile, l’invisibile parzialità”, in Ethel Porzio Serravalle (a c. di), Saperi e libertà. Maschile e femminile nei libri, nella scuola e nella vita, Guerini, Milano 2000, pp. 17-37: 20 (dove il numero 20 sta a indicare la pagina da cui avete tratto la citazione nel testo, e 17-37 i numeri di pagina che indicano l’estensione complessiva del saggio).

d) per i saggi o articoli da riviste o giornali valga questo esempio:

Silvana Coltella, “Mission impossible. A proposito del valore in letteratura”, Nuova Corrente 44 (1997), pp. 349-76 (44 sta a indicare il volume annuale; se la rivista esce più volte all’anno troverete oltre al numero del volume anche un numero di fascicolo, che indicherete così: 44/2, seguito da parentesi tonda con l’anno, la stagione, o il mese di pubblicazione).

Da notare che vanno indicati per esteso sia il nome che il cognome degli autori o curatori.

Questi sono gli estremi bibliografici completi (che verranno ripetuti e ordinati alfabeticamente per autore nella bibliografia finale). Tali dati devono comparire solo la prima volta che un saggio o volume sia citato in nota. Per tutte le volte successive si userà una citazione abbreviata con: nome e cognome, titolo eventualmente abbreviato e senza sottotitoli, e l’indicazione cit. (sta per “citato”) preceduta da una virgola. Seguirà il numero di pagina della vostra citazione, così: Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, cit., p. 211.

Se più note consecutive fanno riferimento allo stesso saggio o volume si userà una ulteriore abbreviazione; ad esempio se la nota precedente era Pierre Bourdieu, Il dominio

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maschile, cit., p. 211, e la nota successiva è ancora sul medesimo testo ma da un’altra pagina:

Ivi, p. 209.

Se la nota successiva è sul medesimo testo e dalla stessa pagina:

Ibidem. [Ibidem significa “nello stesso luogo” in latino, e va in corsivo].

Il testo delle note a piè di pagina è preceduto dal numero di nota, seguito da uno spazio, e dal testo in Garamond corpo 12, con spaziatura singola, giustificato sia a destra che a sinistra; ogni nota termina sempre con un punto fermo.

Citare dal web

Seguite queste regole se volete citare da fonti online, essendovi accertati della loro serietà scientifica, accademica o giornalistica:

Steve Waters, “The truth behind the facts”, http://www.guardian.co.uk/arts/features /story/0,11710,1145870,00.html (data di accesso: 21-9-2005).

La data di accesso indica la data più recente in cui avete potuto verificare la disponibilità online del testo. E’ bene in ogni caso salvare una copia sul vostro HD di tutto il materiale citato dalla rete.

Bibliografia finale

La bibliografia finale raccoglie le indicazioni bibliografiche di tutti i testi utili letti per la stesura della ricerca (e che avranno trovato il loro debito spazio nelle note a piè di pagina del testo).

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E’ divisa in:

a) Bibliografia primaria, che raccoglie i testi degli autori su cui verte la tesi, e degli altri eventuali autori discussi in relazione ai primi;

b) Bibliografia secondaria, che raccoglie tutto il materiale critico, storiografico, teorico-metodologico, e di commento agli autori e testi indicati nella bibliografia primaria.

Può essere aggiunta una terza sezione dedicata ai siti web consultati, già indicati nelle note.

La lista bibliografica è ordinata alfabeticamente per cognome e presenta gli estremi bibliografici completi già apparsi nella prima citazione dei testi in nota. A ogni nuova voce della lista corrisponde un capoverso.

Il corpo tipografico è lo stesso del testo, Garamond 14. Per evidenziare i nomi degli autori si può usare il grassetto, o altre disposizioni tipografiche (es. un rientro del testo nei casi in cui la citazione bibliografica prosegua in una seconda riga).

Note grammaticali e di stile

Scrivete la tesi con un vocabolario di italiano a portata di mano per evitare ogni dubbio in materia di lessico e di ortografia. Per gli studenti di letteratura inglese che abbiano consultato materiale in lingua straniera è forte la tentazione di introdurre calchi dall’inglese sia nel lessico che nella sintassi, consapevolmente (quando nel tentativo di parafrasare un testo lo si traduce “copiando” le espressioni) o inconsapevolmente. Il risultato è una lingua ibrida che è da evitare con ogni mezzo. Il vostro elaborato va scritto in italiano.

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Fate attenzione agli accenti, se acuti o gravi (ad es. “perché” con accento acuto, ma “è” con accento grave), se presenti o assenti (ad es. “dà” voce del verbo con l’accento, “da” preposizione, senza, ecc.).

Fate uso della punteggiatura appropriata, distinguendo bene l’uso delle virgole e dei punti e virgola. In particolare, la virgola non va mai usata fra soggetto e verbo, se non quando interviene una proposizione incidentale o parentetica; due proposizioni principali sono generalmente separate da un punto e virgola, se non da un punto fermo. Le citazioni lunghe centrate nella pagina sono generalmente introdotte da due punti. Termini in corsivo

Oltre ai titoli di monografie, di riviste e giornali, vanno in corsivo i termini stranieri non entrati ancora nell’uso comune della lingua italiana; inoltre i titoli di film, opere, quadri, ma non di singole poesie o di racconti all’interno di raccolte più ampie, che vanno indicati in tondo fra virgolette doppie.

Uso di maiuscole

I nomi dei popoli vanno in maiuscolo, ma non le lingue e gli aggettivi di nazionalità; altresì in maiuscolo i termini iniziali di enti, associazioni, gruppi e compagnie artistiche, partiti ecc. Generalmente in maiuscolo anche i secoli (Ottocento, Novecento…), i decenni (anni Trenta), i movimenti artistici o politici (Rinascimento, Rivoluzione francese…), i punti cardinali (Oriente, Occidente…), i nomi geografici (Mar Rosso, Canale della Manica…), le sigle e gli acronimi.

Per le citazioni bibliografiche di titoli di saggi stranieri dovete fare riferimento alle convenzioni delle singole lingue per quanto riguarda l’uso di maiuscole o minuscole all’inizio di parola. In inglese è consuetudine mettere in maiuscolo la prima lettera di ogni

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termine nei titoli, tranne le preposizioni e gli articoli. Verificate attentamente l’uso delle maiuscole nei titoli stranieri.

Numerali

Si esprimono ordinariamente in lettere, se non sono troppo estesi (ad es. 1525, piuttosto che millecinquecentoventicinque). Nel caso dei decenni e dei secoli usate l’iniziale maiuscola (per i secoli è possibile l’alternativa dei numeri romani: l’Ottocento, oppure il secolo XIX). Si esprimono in cifre i numeri che si riferiscono a una misura o a numeri di pagine, capitoli ecc. Oltre le quattro cifre vanno indicate con un punto le migliaia (50.000, ma potete scrivere 4000 senza punto); nel caso di milioni e miliardi scrivete 600 milioni, 500 miliardi ecc.

Uso dell’apostrofo

Seguite le regole correnti della lingua italiana per quanto riguarda “un” e “una” seguite da vocale. Inoltre le parole tronche vogliono l’apostrofo, non l’accento (ad es. “po’”, “mo’”; gli imperativi dei verbi, “va’”, “fa’”). “Qual è” non vuole l’apostrofo.

Si può usare l’apostrofo nelle indicazioni di data per sostituire il millennio o il secolo, quando questi siano evidenti dal contesto: “nel ‘55” (invece che “nel 1955”).

La “d” eufonica

Evitate la “d” eufonica in “ed”, “od”, tranne quando “e” e “o” sono seguite da una parola che inizia con la medesima vocale.

Uso dei trattini brevi e lunghi

I trattini lunghi servono per staccare gli incisi (al posto delle parentesi tonde) o per introdurre citazioni di brani dialogati (ad es. brani di letteratura drammatica).

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I trattini brevi servono per legare parole composte: “nord-occidentale”, “piccolo-borghese”, “latino-americano”). E’ buona norma consultare in questi casi un vocabolario autorevole.

Lo stile di una tesi

La tesi o tesina appartiene a un genere di scrittura ben preciso: il saggio scientifico o argomentativo. In quanto tale va utilizzato uno stile adeguato, che dovrebbe in linea di massima evitare lo stile retorico ed enfatico, il registro colloquiale e lo stile giornalistico. Ogni argomento va prima introdotto, poi sviluppato con il sostegno di citazioni sia primarie (dai testi primari) che secondarie (dai testi secondari), accompagnato da un vostro punto di vista argomentato (che tenga conto sia delle citazioni primarie sia dei punti di vista espressi dalla critica), e concluso. Nessun punto di vista critico va assunto come assoluto; è sempre preferibile riferire opinioni alternative e discuterne il merito, dopo di che potrete esprimere la vostra posizione.

E’ fondamentale distinguere sempre le opinioni riferite dalle proprie, ed entrambe dalle affermazioni fattuali. Per fare ciò non soltanto userete espressioni quali “XYZ sostiene”, “secondo XYZ”, “come scrive XYZ” e altre, ma anche modi verbali della possibilità e ipotesi (ad es. il condizionale presente per indicare un’interpretazione ipotizzata da un critico o commentatore).

Evitate le ripetizioni, variando il lessico con sinonimi o termini analoghi, e abbiate cura che la proporzione nella struttura del capitolo sia mantenuta, evitando ad esempio introduzioni o conclusioni prolisse, e assegnando un giusto spazio a ogni momento distinto della presentazione e discussione centrale. L’uso delle citazioni non serve per

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chiudere il discorso ma per aprirlo; perciò ogni citazione dovrebbe essere lo spunto per un commento o una discussione.

Il destinatario ideale della vostra tesi è un lettore di buona cultura generale ma non specializzato. Immaginate tipicamente i membri della futura commissione di tesi che non siano della vostra disciplina.

Introduzione e conclusione

L’utilità dell’introduzione non è quella di riassumere un generico background storico o culturale, ma di introdurre specificamente l’argomento della tesi e condurre il lettore all’inizio del primo capitolo. Deve essere dunque già focalizzata sui problemi e i temi dei capitoli seguenti, magari anticipando le questioni e inserendole in un quadro più ampio e interdisciplinare, ma non generico.

La conclusione serve a raccogliere il filo del discorso che nel frattempo si è dipanato nel corso dei capitoli. Si lega all’introduzione in quanto, laddove quella apriva un campo di problemi, questa riassume una serie di risposte o meglio delle ipotesi di risposta a quei problemi, e inoltre rilancia verso successive domande o altre ricerche possibili: la conclusione mette quindi solo un punto temporaneo alla discussione, e possibilmente indica nuove aperture e nuove domande.

L’uso dei tempi verbali

Fate attenzione alla consecutio temporum della vostra scrittura. Distinguete con attenzione l’uso del passato prossimo dal passato remoto, e ricordate che il presente è utile come presente descrittivo, ad esempio nel riassunto di una trama, del contenuto di un testo e delle tesi di un autore. Evitate di saltare da tempi passati a tempi presenti e usate la tutta

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gamma espressiva dei vari tipi di passato, incluso l’imperfetto. Per un corretto uso dei tempi verbali nell’italiano scritto fate riferimento a una grammatica.

L’italiano scritto prevede l’uso del congiuntivo, talvolta obbligatorio altre volte opzionale, per indicare possibilità, eventualità, ipotesi, soggettività. E’ utile ad esempio per introdurre le interrogative indirette.

La scrittura della tesi in buono stile implica la padronanza dell’uso dell’italiano scritto, sia lessicale che sintattico, ivi compreso l’uso dei tempi e degli aspetti verbali. Non esitate a consultare una grammatica o il docente in caso di dubbio, prima della scrittura.

Naturalmente la consuetudine di leggere testi di genere saggistico consolida la competenza, inizialmente passiva, degli stili di italiano scritto adeguati al genere.

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