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Studio empirico delle quadrerie nobiliari nella Firenze Rinascimentale e Barocca

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Academic year: 2021

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INDICE

INTRODUZIONE 4

CAPITOLO 1: CONSUMO D’ARTE E COLLEZIONISMO NEL RINASCIMENTO 1. Metodologia di studio tra Arte ed Economia 9

2. Approccio storico 10

2.1. L’approccio storico e alcuni autori di riferimento 11

3. L’approccio economico………16

3.1. L’approccio economico: l’uso di metodologie per il mercato dell’arte 17

4. Approccio interdisciplinare 18

4.1. L’approccio interdisciplinare per lo studio delle quadrerie Gerini e Riccardi 19

CAPITOLO 2: ANALISI DEGLI INVENTARI RICCARDI E GERINI: CREAZIONE DEL DATABASE 1. Il Rinascimento Italiano e collezionismo 20

2. Le famiglie Riccardi e Gerini 23

3. Composizione Database 25

3.1. Fonti e voci database Gerini e Riccardi 25

4. Analisi database della collezione Riccardi 28

4.1. Studio del database: stima dei quadri 28

4.2. Studio del database: pittori della collezione Riccardi 29

4.3. Studio del database: generi e categorie di soggetto 31

4.4. Studio del database: la dimensione dei quadri 36

4.5. Studio del database: cornici, stima e tipologie 37

5. Analisi database della collezione Gerini 42

5.1. Studio de database: stima dei quadri 42

5.2. Studio del database: pittori della collezione Gerini 43

5.3. Studio del database: generi e categorie di soggetto 44

5.4. Studio del database: la dimensione dei quadri 48

5.5. Studio del database: cornici 50

5.6. Studio del database: stanze 53

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CAPITOLO 3: STUDIO EMPIRICO DELLE QUADRERIE RICCARDI E GERINI

1. Studio delle stime si valore delle quadrerie Gerini e Riccardi 1741-1752 61 2. Studio empirico dataset: introduzione 63 2.1. Studio empirico: regressioni, dimensione, tipologia soggetto e cornici 63 2.2. Studio empirico database Gerini: quadri, arredi e ornamenti delle stanze di

palazzo Gerini 73

CONCLUSIONI 84

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Introduzione

La ricerca prende in esame le quadrerie delle famiglie nobili fiorentine dei Gerini e dei Riccardi, sulla base dei documenti di inventario redatti nel corso del XVIII secolo. Lo studio in particolare intende evidenziare il valore economico della cultura materiale, seguendo il filo rosso tracciato dai lavori di Richard Goldthwaite sulla ricchezza e domanda di arte in Italia nei secoli dell’età moderna. Il consumo di beni evidenziato dall’autore mette in luce il concetto di “magnificenza” che condonava il consumo di beni di lusso come dipinti, sculture, palazzi, monumenti. L’analisi storica-economica condotta da Goldthwaite inoltre esplora l’importanza del consumo per i signori del rinascimento ed il significato dietro l’attività di collezionismo dei beni di valore. La cultura materiale definita da Goldthwaite è analizzata nello specifico dagli studi di Renata Ago che presentano metodologia differente dal precedente autore, introducendo metodi statistici e l’analisi realizzata si basa su archivi post mortem della popolazione Romana del XVII secolo. Questo studio introduce maggiore spessore per la comprensione della cultura materiale basandosi su una popolazione delineata, descrive in maniera più accurata l’entità del fenomeno del consumo di beni e la differenza che esisteva tra le classi sociali. Studio simile al precedente è quello realizzato è da Isabella Cecchini. Le analisi condotte dalla studiosa seguono la medesima metodologia ponendo la statistica come strumento principe per l’esplorazione di archivi posto mortem. Lo studio dell’autrice è realizzato con lo scopo di esporre il mercato dei dipinti nella Venezia rinascimentale. Questo studio ha una forte impronta economica, seppur la base di analisi rimane quella tracciata da Goldthwaite e la comprensione della cultura di consumo ma si evolve per le metodologie statistiche usate, che sono preponderanti per l’analisi della popolazione veneziana. Di differente natura sono i lavori esaminati per l’analisi empirica. Sono stati esaminati gli studi realizzati da Federico Etro in collaborazione con Elena Stepanova, Laura Pagani e Silvia Marchesi. I differenti studi si basano su analisi econometriche dei prezzi definiti in collezioni d’arte o stime di quadri in circolo in differenti mercarti europei. I differenti studi utilizzano regressioni per esaminare le variabili che hanno inciso sulla definizione del prezzo o stima finale delle opere. Sempre con il medesimo strumento hanno realizzato studi per definire l’importanza del pittore come variabile del prezzo ma anche l’evoluzione del mercato nel tempo. Interesse principale nei differenti lavori è l’introduzione di una visione economica e delle metodologie statistiche utilizzate.

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Per la realizzazione del database le informazioni inserite derivano da differenti archivi post mortem delle famiglie fiorentine Riccardi e Gerini entrambi reperiti dall’Archivio di Stato di Firenze. Per la famiglia Riccardi sono stati usati due archivi risalenti al maggio 1741-1744 e un altro datato 1752. Invece per l’archivio Gerini è datato 1733 e include anche gli arredi del palazzo Gerini. Il database delle quadrerie Riccardi e Gerini è stato creato in modo da definire più caratteri possibili dei dipinti registrati. Le voci indicano il valore in lire fiorentine e il rispettivo in scudi, la trasformazione è stata realizzata prendendo come riferimento del prezzo il costo del grano in riferimento al periodo in studio. A seguire sono stati registrati gli autori, tra questi compaiono sia anonimi che pittori fiamminghi. Molti erano autori negli archivi erano trascritti con il loro nome d’arte e nel database sono stati inseriti immettendo il loro vero nome, quando è stato possibile. La voce successiva del database è quella della tipologia di soggetto e la descrizione dei soggetti. Per la realizzazione di questa voce è stato realizzato uno schema per definire la spartizione tra generi. Lo schema realizzato è un adattamento del lavoro realizzato prima da Isabella Cecchini e successivamente meglio definito dalla professoressa Valeria Pinchera. La suddivisione è composta in un macro-genere che racchiude le tipologie di quadri principali: genere, devozionali, storie, vari, paesaggi e infine ritratti; per ciascuna tipologia sono stati collegati dei sottogeneri di soggetti. Dopo la descrizione dei soggetti è stata inserita la voce trascrizione che contiene la dicitura puntuale delle informazioni reperite dagli archivi. Nella voce successiva sono state inserite la quantità di dipinti definite dall’archivio. A seguire sono presenti l’altezza e la larghezza dei dipinti che negli archivi erano definiti in braccia e soldi, i valori sono stati convertiti in cm per definire la superfice dei quadri in mq. Sono presenti nel database anche le cornici che si distinguono per molteplici tipologie e a loro volta sono state descritte per il materiale usato. Le ultime informazioni presenti nel database delle quadrerie sono i valori totali dei dipinti, in lire e scudi e infine è stata inserita l’origine delle stime, cioè la dicitura degli archivi usati per registrare il database. Differente è la composizione del database usato per lo studio delle stanze del palazzo Gerini. Le prime voci elencano i valori in lire e scudi dei beni registrati, a seguire sono descritte le stanze, che sono state raggruppate in macro voci per semplificare la consultazione, sono presenti: camere, camere di passaggio, cappella, cortile, credenza, gabinetto, galleria, guardaroba, sala e infine scrittoio. Gli arredi delle camere sono stati suddivisi in: complemento di arredo, mobilia, strumenti, oggetto ornamentale, ornamento e utensile. Dopo la suddivisione degli arredi è inserita la voce trascrizione, la dicitura puntuale del bene descritto dall’archivio. La voce successiva è la quantità del bene descritto. I materiali sono

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un’ulteriore voce che serve a descrivere la composizione del bene e descrive il materiale principale con cui l’oggetto è stato fatto, la voce caratteristiche invece è una descrizione più minuziosa dei materiali usati. Ultime voci riportate sono i valori totali in lire e scudi dei beni registrati.

La tesi si articola in tre capitoli. Il primo capitolo di carattere introduttivo , analizza i principali approcci allo studio della cultura materiale e dell’economia dell’arte in Italia nei secoli del rinascimento e del barocco al fine di tracciare e definire una comune prospettiva di metodo e di analisi tra i due differenti punti di vista della storia economica e dell’economia infatti è possibile evidenziare come sia sempre esistita una connessione tra questi che ha condotto la curiosità di differenti studiosi a fondere le metodologie di studio. Gli approcci definiti sono tre: uno storico, uno economico e uno interdisciplinare. Il primo approccio ha consentito di esaminare l’arte come un fenomeno sociale e antropologico. Il principale limite è dovuto all’assenza di strumenti economici per sondare l’ambito di studio e riscontrare il peso economico dell’arte nella società o nel mercato di riferimento. Gli autori esaminati sono: Richard A. Goldthwaite, Renata Ago e Isabella Cecchini. Il primo autore ha descritto il background socio culturale della società Rinascimentale Italiana risaltando la composizione gerarchica e i mutamenti sociali che hanno comportato un cambiamento nel modello di consumo. Lo studio della seconda autrice si focalizza sulla realtà materiale della Roma rinascimentale. La ricerca, basata su fonti archivistiche post-mortem, ricrea i comportamenti di consumo del periodo Rinascimentale, allacciandosi alla cultura materiale come nesso principale che ha spinto l’attività di consumo nel periodo Rinascimentale. La studiosa esamina la popolazione romana per sesso, classe sociale e consumi rilevando comportamenti comuni all’interno dei gruppi. L’ultima autrice ha esaminato il mercato d’arte Rinascimentale a Venezia. Lo studio ha il pregio di basarsi su un campione di popolazione creato da fonti archivistiche che hanno permesso di ricostruire i comportamenti di consumo di quel periodo. L’autrice introduce metodologie economiche nella sua ricerca. Il secondo approccio è basato sull’uso di metodologie economiche per l’analisi dei mercati d’arte. Principale merito è stato quello di attribuire al bene valore economico e a studiarlo come un qualsiasi bene che entra nel circuito economico. Sono presenti quattro differenti ambiti di studio: la Visual Art (pittura, scultura, e fine art), Performing Art, Industria culturale e Cultural Heritage. Sono stati esaminati diversi lavori realizzati da Federico Etro che ha collaborato con Elena Stepanova, Laura Pagani e Silvia Marchesi. Gli studi sono stati compiuti su molteplici mercati europei Rinascimentali e Barocchi focalizzandosi su diversi aspetti che compongono il dipinto e che ne possono influenzare il prezzo. Le ricerche utilizzano

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prettamente metodologie econometriche per misurare l’evoluzione del prezzo nel tempo relativo a diverse variabili come tipologia di dipinto, dimensione, autore, cornici e altre variabili. L’approccio interdisciplinare è l’ultimo approccio in esame e ne fanno parte gli studi che hanno consentito di conciliare la visione storica dell’arte con quella economica. L’introduzione di strumenti statistici ed economici coadiuvato all’analisi storica e sociale crea maggiore profondità e assiste la comprensione del fenomeno artistico. L’approccio interdisciplinare sarà sfruttato per comprendere il comportamento di consumo dei signori fiorentini e il valore, non solo economico, attribuito ai quadri.

Il secondo capitolo si focalizza sulla descrizione dei database Riccardi e Gerini. La prima parte del capitolo espone il periodo storico per introdurre elementi economici e sociali che hanno comportato l’aumento del consumo di beni di lusso nell’Italia rinascimentale. A seguire è presente una breve introduzione alle famiglie fiorentine. L’analisi del database Riccardi è suddivisa in cinque parti. La prima parte riepiloga le stime trascritte dagli inventari post-mortem e ne riassume i principali valori racchiudendoli in sei fasce: 0-20, 21-40, 41-60,61-80,81-120 e sopra i 120. La seconda parte tratta i pittori presenti nella quadreria, tra questi sono presenti anonimi e fiamminghi. La terza parte suddivide la collezione per tipologie di quadri dividendoli in: devozionali, genere, paesaggi, ritratti, storie e varie. Anche questi sono stati suddivisi per fasce di valore. La quarta parte descrive le dimensioni dei dipinti in metri quadri suddivisi in fasce: 0 - 0,5; 0,5 – 1; 1 - 1,5; 1,5 - 2; 2 - 3; 3- 4; superiori ai 4 mq. Le misure sono state incrociate con le fasce di valore. La quinta e ultima sezione è focalizzata sul valore attribuito alle cornici descrivendone anche il materiale usato. Il database Gerini è suddiviso secondo la medesima metodologia, vi è presente una ulteriore sezione per descrivere le stanze e l’arredo al loro interno. Si analizzano le camere e la galleria che sono le due zone che hanno i valori di maggiore rilievo. L’analisi incrocia anche la presenza di quadri nelle stanze e il relativo valore.

Il terzo capitolo concerne lo studio empirico delle quadrerie tramite gli studi di carattere econometrico. Si è creato un database unico che comprendesse sia la quadreria Riccardi che quella dei Gerini. Per l’analisi sono state usate le variabili valore relativi alle quadrerie e le dimensioni dei dipinti per ricercare una correlazione tra queste variabili. Ulteriore analisi è stata realizzata sul le cornici come variabile discriminante del valore e sulle tipologie di soggetto dei quadri. Per lo studio sono state create delle variabili dummy per la descrizione delle fasce di grandezza dei dipinti, per le tipologie di soggetti e per le cornici. Con le variabili dummy sono state realizzare te regressioni. Queste sono state realizzate tra il valore e la dimensione come prima analisi, evidenziando una relazione

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crescente con i quadri che hanno superfici superiori ai 4 mq e invece decrescente con i quadri dalle piccole dimensioni. A seguire la regressione è stata realizzata tenendo conto della tipologia dei soggetti incrociandola con la variabile lire e poi con la dimensione in mq. Non sono state rilevati connessioni rilevanti in queste regressioni. Infine lo studio delle cornici ha rilevato che solo alcune tipologie influiscono sul valore del dipinto, come quelle intagliate o alla romana mentre altre sono scelte per le dimensioni del dipinto. La seconda dello studio empirico tratta la cultura materiale, rappresentata dagli arredi. Lo studio è stato realizzato solo sul database Gerini, poiché era l’unico archivio che definiva l’ubicazione dei quadri e degli arredi. Le voci sala, camera, gabinetto e galleria sono state create raggruppando le omonime stanze in una unica voce. Per l’analisi sono stati confrontati i valori degli arredi con i valori e le dimensioni dei quadri nelle stanze. I risultati evidenziano la galleria permeata da quadri di elevato valore e principalmente abbellito da dipinti di dimensioni con soggetti di paesaggi o genere, mentre l ‘arredo è seguito solo da oggetti ornamentali di poco valore, ad eccezione di diversi dommaschi che si configurano come beni pregiati. La galleria cosi risulta essere zona di passaggio e di ammirazione per gli ospiti. Le camere mostrano la presenza di quadri di tutte le dimensioni e prediligono i soggetti devozionali e paesaggi. I primi sono soprattutto di piccole dimensione mentre i paesaggi variano molto. Il gabinetto invece è particolarmente abbellito da quadri, di medie dimensioni e nessun genere prevale. Sono presenti soggetti di paesaggi, di tipologia vari, soggetti genere e anche ritratti; la mobilia non è rilevante all’interno di questa stanza. La sala presenta prevalentemente quadri di grandi dimensioni che appartengono alla categoria paesaggi mentre degli arredi sono molti i dommaschi che hanno levato valore e alcuni busti di pregiata fattura che innalzano il valore delle sale. I beni che sono inseriti come arredi hanno solitamente valore inferiore rispetto la quadreria evidenziando la necessità dei dipinti di essere valorizzati, come nella galleria, proponendo a questi un ruolo di maggiore rilevanza in ambito sociale infatti i dipinti sono molto presenti nella dimora Gerini contribuendo ad evidenziare il gusto artistico del padrone di casa.

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CAPITOLO 1

CONSUMO D’ARTE E COLLEZIONISMO NEL RINASCIMENTO

1. Metodologia di studio tra Arte ed Economia.

L’economia e l’arte sono state studiate come sfere distanti l’una dall’atra, presupponendo che questi due ambiti non potessero conciliare metodologie di studio e analisi. L’arte è stata interpretata come fenomeno culturale e antropologico utilizzando caratteri qualitativi per descrivere il mercato. Il secondo ambito di studio, quello economico, si compone principalmente di modelli economici che si basano su studi empirici e l’analisi qualitativa è principe di questa metodologia che consente di comprendere la rilevanza economica del fenomeno in studio. Esistono anche studi che hanno cercato un connubio tra le due sfere, alla ricerca di una analisi più sofisticata di fenomeni artistici. Infatti l’arte e la dimensione che questa ricopre, oltre ad essere un fenomeno culturale riveste uno spazio economico rilevante nella società. Esempio semplice della rilevanza economica dell’arte può essere il collezionismo, comportamento che conduce un individuo alla ricerca e all’acquisto di beni che appartengono alla medesima categoria, questo mercato come altri, ha molta influenza sull’economia e sul consumo individuale.

Si possono suddividere tre approcci differenti: uno storico, uno economico ed infine uno interdisciplinare.1

2. Approccio Storico.

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Il primo approccio, quello storico, propone la ricerca di fenomeni del passato riconducibili ad eventi economici per evidenziare teorie o particolare situazioni economiche e artistiche. In questo ambito di studio il precursore è stato il critico e pittore John Ruskin. Egli nel “The Political Economy of the Art”esaminò il rapporto tra arte ed economia esplorando il mercato dell’arte partendo dal punto di vista della produzione inseguendo il processo di creazione dell’opera dall’artista sino l’introduzione del bene nel mercato.2

La sua disamina espone lo sforzo ed il ruolo del pittore nel sistema sociale e le controversie che deve affrontare prima di entrare a far parte del sistema economico3 inoltre l’autore apporta una

forte critica al mercato dell’arte e nell’attribuzione del valore all’opera.

I contributi maggiori in questo filone sono da attribuirsi ai sociologi dell’arte Frederick Antal, Ernst Gombrich e Arnold Hauser che definirono l’arte come attività di consumo da esaminare in un contesto sociale. Hauser elaborò una vera e propria teoria che mise in rilievo come l’arte interagisse sul tessuto culturale ed economico della società e che non fosse solo un risultato di essa. Dagli anni Cinquanta una seconda generazione di studiosi si interessò al fenomeno arte che si creava dai processi interni alla società. Si analizzò la formazione dei prezzi rispetto ai committenti e l’importanza di questi per il livello qualitativo dell’opera finale, inoltre si introdusse la pittura come prodotto sociale e del suo valore come bene capace di durare nel tempo. La terza generazione di sociologi dell’arte riguarda la sociologia empirica, nel loro ambito di studio l’arte è un fenomeno sociale all’interno del quale vengono analizzati i processi di creazione e distribuzione dell’arte nei gruppi, rilevando l’importanza all’artista e l’impatto dell’opera creata. Gli storici dell’arte sono focalizzati sul rapporto tra il collezionismo e la struttura del mercato dell’arte. L’ultima corrente di studio, a carattere storico, propone una nuova tipologia di studio che evidenzia l’importanza dell’arte come retaggio culturale, la necessaria tutela e conservazione di questa. In questo ambito l’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis si pone come innovatore nel campo di studio, implementando il ruolo del patrimonio culturale e dello Stato nella gestione dei beni culturali.4

Nell’ambito della storia del mercato dell’arte si denota l’incompatibilità metodologica tra gli economisti e gli studiosi dell’arte, dove i primi analizzano lassi di tempo ampi al contrario i secondi attuano studi su periodi di breve estensione. Ulteriore scontro metodologico è nell’uso delle fonti documentarie che sono strumento di analisi per gli economisti, mentre per gli storici ha rilevanza la provenienza e l’attendibilità della fonte.5

2 J. Ruskin, Economia politica dell’arte, Torino, 1991.

3Ibidem. p. 22-29.

4 Ibidem, p. 241-245.

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Nel 2000 a Firenze è stato realizzato un convegno che ha permesso un dialogo tra le diverse sfumature che compongono la dimensione economica e storica dello studio dell’arte, realizzando una prima inclusione di metodologie che si avvalgono di studi qualitativi e quantitativi presenti in “The Art Market in Italy”6. Sono molteplici gli ambiti di studio analizzati e coprono la domanda, il

consumo, la produzione, l’offerta ed il mercato.

Un ulteriore dialogo tra studiosi provenienti dall’ambito economico e artistico è stato possibile nel convegno realizzato dall’ Istituto Internazionale di Storia Economica Datini a Prato7, realizzato

nel 2001 che ha apportato allo studio dell’arte ulteriori campi di interesse nell’ottica microeconomica studiando la composizione dell’attività produttiva e l’ambiente in cui gli artisti crescevano. Gli studi inoltre rinnovano la valutazione dei beni artistici, questa viene effettuata come su qualsiasi altro bene che entra nel circuito economico e come tale valutato secondo criteri economici tipici della produzione e consumo. A differenza del precedente convegno la discussione si concentra su ricerche empiriche che hanno convalidato l’importanza di attuare indagini con metodologie storico-economico.8

Nuovi approcci di studio sono stati proposti da ricerche di impostazioni storico- sociale che studiano il mercato dell’arte con metodologie interdisciplinari. Questi studi analizzano il contesto sociale per individuare nessi economici con l’arte, inoltre pongono in evidenza la possibilità di introdurre nuove metodologie per lo studio del mercato dell’arte, provenienti da ambiti di studio diversi. Di contro questo evidenzia la carenza di una tradizione storiografica che possa fare da linea guida per lo studio dell’arte in ambito economico.9

2.1. L’approccio storico e alcuni autori di riferimento

Tra gli autori che hanno apportato forti innovazioni metodologiche si può trattare del contributo di Richard A. Goldthwaite i cui studi hanno impostato un nuovo punto di vi sta evidenziando l’importanza dell’arte nella società per definire e legittimare la sua struttura.10

L’autore attraverso l’analisi storica ricrea le cause e gli effetti che hanno permesso il boom dei consumi di beni di lusso. La disamina storica non è approfondita ma ricalca gli eventi maggiori che hanno modificato l’economia Italiana, infatti la penisola ad inizi Rinascimento è florida essendo al centro di sbocchi commerciali tra l’Oriente e i paesi Nord Europei ma con l’apertura a nuove rotte commerciali verso la fine del XIV secolo inizia un lento processo di stagnazione a causa della carente economia estera, nonostante l’attività economica locale fosse fiorente. La crescita economica ricoprì

6 M.Fantoni, L.C. Matthew, S.F Matthews-Grieco (a cura di), The Art Market in Italy (15th – 17th centuries), Modena, 2003

7 V. Pinchera, Arte ed economia. Una lettura interdisciplinare, cit., p. 256

8 Ibid.

9 Ibid..

10 R. A. Goldthwaite, Ricchezza e domanda nel mercato dell’arte in Italia dal Trecento al Seicento. La cultura materiale e le origini del

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tutti i settori. L’agricoltura rimase un investimento sicuro a seguire le industrie di cotone che garantivano un flusso continuo di denaro per i proprietari, mentre la produzione di seta era più rimunerativo nel lungo periodo. Il settore finanziario fu il principale mezzo che consentì a molti mercanti di inserirsi tra le file dei nuovi ricchi e successivamente diventare nobili. La ricchezza diffusa nella penisola permise agli Italiani di spendere in beni realizzati nel settore manifatturiero la cui produzione si specializzò per sostenere l’esigente domanda di nobili e non.11

Importante nesso tra economia e cultura fu l’avvento dell’urbanizzazione, processo attraverso il quale la ricchezza dei signori feudali si spostò nelle città incentivando l’attività economica. Oltre al capitale i signori feudali portarono abitudini e consumi propri della loro classe sociale che vennero presto imitati dai nuovi aspiranti nobili.

Definita la realtà economica e sociale del paese è possibile comprendere come la ricchezza fosse suddivisa nella società e come questa, successivamente, è stata convogliata nel mercato dell’arte. Dallo studio si evidenzia una nuova espressione del gusto che nasce dal ceto nobiliare ed inserito nella società urbana, il mutamento incide tanto nell’attività di consumo quanto nella produzione. Gli artigiani si specializzano per produrre pezzi unici la cui qualità è dettata più dalla fattura che dal materiale usato12; il consumo non segue il principio economico dell’utilità, il fine

dell’acquisto di un bene è quello di far risaltare l’appartenenza a ceti sociali elevati, infatti dalla analisi dell’autore emergono cambiamenti rilevanti nelle abitudini di consumo che sfociano nelle voci di spesa dell’architettura e dei beni che permettessero ai ceti nobiliari di distinguersi da quelli popolari. Infine lo spendere denaro assume una nuova morale.13 Ultimo elemento è l’introduzione del concetto

“magnificenza”, attributo che permise ai nobili di poter usufruire delle ricchezze per il consumo voluttuario fintanto che questi conseguissero l’ideale di liberalità, inspirati ad Aristotele14 e

rielaborati, per comunicare valori positivi nella società. L’uso eccessivo del denaro era precedentemente condannato dalla chiesa e l’introduzione del concetto di “magnificenza” permise l’edificazione di palazzi signorili, la creazione di monumenti civici, il consumo di beni d’arredo nominati “masserizie” negli inventari e di accumulare beni di lusso.

L’analisi realizzata dall’autore evidenzia la nuova ottica della cultura materiale come fulcro della crescita del mercato dell’arte. Nel Rinascimento Italiano i beni erano portatori di significati trasmettendo valori e caratteristiche ai loro possessori, questa cultura materiale spiega l’esigenza dei signori di acquistare beni che conferissero proprietà uniche e legittimare l’appartenenza ad un ceto superiore. Di contro lo studio realizzato non consente di quantificare l’attività di consumo descritta e di conseguenza il suo rapporto con la vita sociale ed economica.

11Ibid. Pp. 20-33.

12 Ibid.

13 Ibid.

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Un altro studio, di approccio storico, è quello di Renata Ago che analizza l’entità di consumo degli oggetti nella Roma del XVII secolo15. L’analisi realizzata dall’autrice è un ulteriore passo per

l’uso di strumenti storici ed economici inerenti lo studio del mercato dell’arte.

L’opera è realizzata su fonti archivistiche pervenute da inventari post-mortem, libri contabili ed altre fonti espande il concetto inoltrato da Goldthwaite in merito alla cultura materiale dell’Italia Rinascimentale, esaminando la diffusione della ricchezza nella popolazione usando variabili qualitative come estrazione sociale, lavoro e sesso, incrociate a variabili quantitative espresse in tipologie di spesa che variano dal vestiario ai dipinti. Nello specifico la studiosa indaga la composizione delle stanze, la mobilia, il vestiario e diversi utensili ripartendoli come beni di uso comune che possono essere venduti o donati, facendo distinzione ad altra tipologia di beni che escono dal circuito economico per diventare simboli16 tra questi appartengono i quadri. La ricerca che

l’autrice realizza sulle pitture consente di evidenziare i gusti e le preferenze di consumo delineando il mercato Romano dal punto di vista della domanda e l’incidere dell’arte nella società. I quadri a fine Rinascimento sono elemento di vanto e beni di lusso, si presentano committenti che richiedono pitture secondo gusto proprio e solitamente questi sono anche dei grandi collezionisti, altri ama nti della pittura, con mezzi inferiori ai primi, hanno possibilità di acquisto presso mercanti o dettaglianti acquistando opere realizzate in serie o pronte.17La studiosa ha riscontrato che era molto comune

ritrovare copie di artisti famosi e le pitture devozionali erano la tipologia più apprezzata. Infine il prezzo dei quadri è spesso inferiore rispetto il valore della cornice usata.

I risultati espongono la diffusione dei consumi nel Rinascimento, rispecchiando valori culturali comuni tra i campioni osservati per i diversi indici di spesa. Nella società romana la differenza tra ceti sociali viene alla luce quando si esamina il valore attribuito agli oggetti tenuti nelle abitazioni, per i ceti sociali più elevati molti beni hanno valore simbolico rispecchiando cultura e necessità distinte dai ceti inferiori, questi seguono il principio di utilità che può essere riscontrato nella redazione dei conti che nell’uso dei beni per interagire nella società. Ulteriore distinzione tra l’utile e il gusto è presente attuando una distinzione per sesso. Questo genere di indagine ha il pregio di avvalorare la funzione sociale dei consumi fornendo delle stime ed esempi di vissuto che, come una lente sul passato meglio identifica l’agire di consumo nella socialità del vivere quotidiano, avvalorando, seppur senza convalidare, la realtà consumistica elaborata da Goldthwaite. Di contro si presenta la difficoltà che il ricercatore subisce nel reperire fonti con caratteri validi tali da attestare la genuinità del campione in uso.

15 R. Ago, Il gusto delle cose. Una storia degli oggetti nella Roma del Seicento, Roma, 2006.

16 Ibid.

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Un ulteriore studio di matrice storica è quello realizzato da Isabella Cecchini in merito al mercato dei quadri a Venezia18. Le fonti usate dall’autrice sono state reperite dall’archivio di stato di

Venezia, utilizzando archivi post-mortem, in particolare quelli che presentano note separate, supponendo che questi siano stati curati da stimatori dell’arte.19 Evidente è la diversa impostazione

di analisi del mercato dell’arte rispetto ai precedenti autori, seppur rifacendosi alla cultura materiale come base teorica, la ricercatrice attraverso metodologie statistiche esamina in dettaglio differenti aspetti delle quadrerie.

Lo studio affronta la diffusione dei quadri in merito alla popolazione ed i ceti sociali, rilevando la popolazione Veneziana sensibile all’arte, infatti all’interno alle abitazioni è sempre stato possibile rilevare almeno due quadri, seppur non di alto valore. Per la comprensione del marcato locale è stata esaminata la composizione sociale della domanda dividendoli per classe sociale, professione e capitale.

La quadreria è esaminata secondo le variabili genere e prezzi dei soggetti. Lo studio prosegue analizzando l’influenza della domanda pubblica relativa alla committenza di opere d’arte da parte di diverse istituzioni pubbliche come lo stato e la chiesa. Esaminata la domanda la studiosa rileva lo stato dell’offerta e il sistema di produzione. Le botteghe sono diffuse sul territorio veneziano, esistono norme di tutela per la produzione e per regolare l’offerta ed infine vengono esposti i costi e i metodi di produzione.

L’uso della statistica è relativo all’analisi degli archivi e la composizione demografic a, l’analisi della attività produttiva della società veneziana è soggetta alla carenza di ulteriori informazioni hanno precluso la possibilità di ulteriori analisi di natura statistica.

Rispetto i precedenti autori questo studio fornisce spunti per l’integrazione di strumenti e metodologie economiche l’analisi approfondita delle variabili sullo studio delle pitture e del sistema economico che vi ruota attorno, le stime realizzate in riferimento alla componente sociale sono indice della cultura materiale presente nel Rinascimento oltre a spiegare la diffusione della ricchezza e la capacità di consumare arte. Di contro, come per le ricerche realizzate dalla Ago vengono evidenziate le difficoltà di reperire un campione efficace, seppur l’errore è mitigato dalla composizione degli archivi, che per merito della loro composizione di beni per lo più durevoli, di raccogliere dati affidabili. Ultimo elemento di discussione è la sopravalutazione o la sottovalutazione del bene presente in archivio, invece di una stima rappresentativa del mercato.20

Riassumendo, l’uso di una metodologia puramente storica per lo studio dell’arte in campo economico delimiterebbe la possibilità di approfondire la dimensione del fenomeno e di comprendere

18 I. Cecchini, Quadri e commercio a Venezia durante il seicento. Uno studio sul mercato dell’arte, Venezia, 2000.

19 Ibid.

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in quale misura i soggetti economici ne sono coinvolti e le condizioni economiche di riferimento. Dall’altra parte, si evidenzia come la storia consente di comprendere la cultura che sta alla base dell’economia (produzione e consumo) di beni d’arte concedendo di realizzare ambienti di studio stratificati da supportare, successivamente, con analisi economiche.

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L’approccio economico è legato al filone della cultural economics una risalente ad una branca dell’economia politica. L’interesse degli economisti per l’arte è recente, precedentemente gli studi erano sviluppati per interesse personale degli studiosi, tra questi si può citare Keynes che realizzò una delle prime istituzioni per sovvenzionare l’arte.

Ulteriore apporto che ha permesso di rafforzare l’interesse degli economisti per l’arte è da attribuire a Bowen e Baumol. Il loro studio fu tra i primi ad impiegare la metodologia economica nel settore dell’arte21, creando le basi per successive ricerche in ambito artistico.

In epoca recente lo studio del settore dell’arte ha riscosso maggiore interesse da parte degli economisti, dando vita a 4 maggiori campi di studio che sono: la Visual Art (pittura, scultura, e fine art), Performing Art, Industria culturale e Cultural Heritage. 22

La Visual Art studia il mercato, i prezzi dei quadri, le aste e il tasso di rendimento negli investimenti nelle opere d’arte. Questo ambito ha anche portato l’interesse dell’economia finanziaria e ha definito dei caratteri principali per lo studio della Visual Art, in particolare quello dell’arte sottoposto al vincolo di scarsità, essendo le opere uniche e la produzione ed il consumo di queste sono soggette ad azioni individuali.23 D’altra parte si denota la carenza di studi per comprendere il

funzionamento della domanda.

Il secondo settore è quello delle Performing Art che presenta diversi studi sulle industrie che vi operano, la domanda e l’offerta, seguiti da studi empirici. Ulteriori tematiche riguardano le strategie intraprese dalle aziende del settore, l’influenza dei finanziamenti pubblici e infine studi recenti si sono focalizzai sulla creazione dei festival gli effetti economici di questi sul territorio.

Il terzo ambito è quello dell’industria culturale che sono cinema, riviste, televisione, dischi. Gli studi economici riguardano le problematiche di copyrights, dei finanziamenti pubblici, l’effetto dell’evoluzione tecnologica e l’incidenza sociale e culturale di questi prodotti.

L’ultimo ambito di studio è la Cultural Heritage, molto importante in epoca moderna. Il suo campo di studio tratta la tutela, conservazione del patrimonio artistico-culturale e la sua rilevanza economica, che incide soprattutto nel settore turistico.

L’analisi economica del fenomeno artistico valuta l’impatto dell’arte nella società, eliminando il concetto precedentemente creato di ambiti di studio distinti e inconciliabili. L’introduzione degli economisti in ambito artistico ha razionalizzato il concetto di arte, rendendolo parte integrande del processo economico analizzando la domanda e l’offerta, apportando spunti teorici e studi empirici attui a spiegare economicamente fenomeni culturali e sociali.

21 V. Pinchera, Arte ed economia. Una lettura interdisciplinare, cit., p. 250.

22 Ibid..

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3.1. Approccio Economico: l’uso di Metodologie per il mercato dell’arte

Gli studi realizzati da Federico Etro, in collaborazione con Elena Stepanova24 e con Laura Pagani

e Silvia Marchesi25 analizzano differenti mercati d’arte europei in periodi storici distinti. Il filo rosso

che accomuna le ricerche è l’analisi econometrica di dati di inventari.

Gli studi realizzati propongono una medesima metodologia di matrice economica. L’analisi inizia dallo studio del mercato in esame, evidenziando le caratteristiche peculiari del mercato (dalla parte dell’offerta o della domanda) a questa fase si affiancano dati rielaborati di statistica descrittiva. A seguire vengono attuati studi econometrici attui a spiegare il fenomeno di interesse. Questi possono riguardare lo scostamento del prezzo dei quadri nel tempo in relazione alla grandezza del quadro, alla fama dell’autore o dalla qualità del quadro ed altre variabili secondo le necessità di ricerca.

L’uso di modelli di regressione permette di comprendere l’evoluzione del fenomeno incrociando elementi statistici a fattori storici per una migliore indagine nel mercato dell’arte.

4. Approccio Interdisciplinare

24 F. Etro, E. Stepanova, Art collections and taste in the Spanish Siglo de Oro, in Journal of Cultural Economics,2016, p.1- 12

F. Etro, E. Stepanova, Entry of painters in the Amsterdam market of the Golden Age, in Journal of Evolutionary Economics, 26, 2,2016,pp. 317-348 e F. Etro, E. Stepanova,The market for Paintings in Paris between Roccocò and Romanticism, Working Paper del Dipartimento di Economia- Università di Venezia Ca’ Foscari, No. 08 (2014).

25 F. Etro, L. Pagani, The Market f or Paintings in Italy During the Seventeenth Century, in The Journal of Economic History,

72, 2012, pp. 423-447; F. Etro, L. Pagani, The Market for Paintings in Venetian Republic from Renaissance to Rococò, in The Journal of Cultural Economics, 37, 2013, pp. 391-415 e F. Etro, S. Marchesi, L. Pagani, The Labor Market in the Art Sector

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La terza ed ultima metodologia di studio è quella interdisciplinare che unisce la percezione storica - sociale dell’arte a teorie e modelli economici.

Importante è stato il contributo di Throsby il quale attribuisce valore economico ai beni d’arte per merito del capitale culturale, concetto definito e introdotto da Bourdieu per l’analisi individualistica dei consumi26.

Throsby analizza il capitale culturale aggiungendolo alle altre forme di capitale (fisico, naturale, umano) e lo scompone in tangibile ed intangibile. Il primo esiste nelle opere create dall’uomo e racchiude tutti i beni materiali che rappresentano la sua cultura e che sono soggetti a decadimento o possono essere sfruttati per uso economico. Questi possono essere quadri, monume nti, siti archeologici, manufatti, opere architettoniche. Il capitale culturale intangibile esiste nell’attività intellettuale e anche questa può sparire se non curata e richiede investimenti per crescere o essere mantenuta nel tempo e crea flussi di servizi. Esempi di questa tipologia di capitale possono essere: le idee, la musica, la letteratura, credi e valori condivisi da un gruppo sociale.27 Questi elementi fanno

parte del retaggio culturale ed introduce un carattere continuo nel tempo28 che prevale dalla

distinzione tra passato e presente, si fondono con la realtà economica divenendo elementi portanti della società e come tali devono essere gestiti e/o salvaguardati secondo logiche economiche. Questo nesso permette di studiare il mercato dell’arte secondo l’ottica economica di lungo/medio periodo senza trascurare la storia dei beni ed i loro valori.

Ulteriori ricerche hanno introdotto nuovi caratteri per lo studio del consumo d’arte ampliando il consumo come un processo di appropriazione di valori simbolici che segue una logica edonistica, distaccata dal concetto di consumatore razionale, rappresentativa della società di appartenenza . Merito di questi nuovi concetti è da attribuire agli apporti di studiosi nel campo della cultural economics e della consumer culture.29

In ultima analisi l’approccio interdisciplinare nasce evidenziando la cultura come un fenomeno continuo nel tempo che subentra nelle logiche di mercato, definisce la socialità e può essere variabile nel determinare il valore per il consumatore. L’economista, in questa nuova luce analizza l’arte con metodologie proprie del suo ambito, studiando il retaggio storico dei popoli che dà possibilità di collegare eventi a ripercussioni economiche ed attribuirne valori quantitativi, oltre che qualitativi.

4.1. L’approccio interdisciplinare per lo Studio delle Quaderie Gerini e Riccardi

26 V. Pinchera, “Arte ed economia. Una lettura interdisciplinare”, cit., p. 258. 27 D.Throsby, Economics and Culture, Cambridge, 2001 , pp. 45-46. 28 Ibid.

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Il seguente studio attraverso un approccio interdisciplinare prende in esame le quadrerie Gerini e Riccardi nel corso del XVIII secolo.

La comprensione del periodo storico rinascimentale rileva i mutamenti che hanno caratterizzato l’evoluzione dei consumi, la loro maturazione sino alla fine del periodo storico in esame. L’economia italiana creata in epoca Rinascimentale è l’espressione di una nuova cultura materiale che si stava lentamente formando, libera dalle imposizioni della Chiesa e con una forte ottica individualistica. I consumi degli Italiani si diversificano, sono maggiori e di entità differente rispetto al passato, la questione del gusto ha rilevanza all’interno della società tanto da divenire anche parametro sociale.

La società Rinascimentale “impara” ed accetta le mode apportate dai Nobili e ne consegue una rivalutazione del modo di consumare, importata dall’alto e adattata dai ceti inferiori che emulano. L’ideale di ricchezza subisce una trasformazione e non è solo il possesso di capitale: essere ricchi era anche espressione di gusto e di socialità.

I beni assumono proprietà uniche e comunicano messaggi all’interno della classe sociale e all’intera società. Possedere, quindi acquistare oggetti, consente di appropriarsi di valori identificativi come intelligenza, eleganza, conoscenza, onore, prestigio ecc.… ed esporli30.

Storia e cultura scorrono su linee parallele dove l’una matura al passo dell’altra. Le basi storiche - culturali possono essere successivamente approfondite con studi empirici.

L’esame delle quadrerie ha il compito di comprendere elementi del mercato d’arte ed estrapolare quei valori culturali che i signori fiorentini volevano comunicare; inoltre sono rappresentativi della società e dei mutamenti che questa stava percorrendo.

Quantificare l’entità dell’intera ricchezza avuta da una famiglia fiorentina o un esame delle quadrerie da queste possedute può essere strumento di comprensione di un fenomeno sociale.

L’uso di strumenti statistici consentirà di avere percezione della portata del fenomeno, dato che si possono valutare differenti variabili in relazione tra la cultura materiale e l’oggetto in esame, che siano quadri, stanze, mobili o cornici.

CAPITOLO 2

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ANALISI DEGLI INVENTARI RICCARDI E GERINI: CREAZIONE DEL DATABASE.

1. Il Rinascimento Italiano e collezionismo

Il Rinascimento ha segnato un’epoca di rifioritura artistica e culturale per la civiltà dell’Occidente, di cui l’area dell’Italia del Centro-Nord rappresentava l’economia-guida. In tale epoca in alcune delle principali città italiane, a partire da Firenze, si realizzò un importante cambiamento nella struttura della domanda dei ceti abbienti, che stimolati dalla competizione sociale dell’ambiente urbano, rivolsero i propri interessi di spesa verso articoli di consumo durevole e in particolare i beni artistici, trasformando il collezionismo in un’arma di competizione sociale. Per comprendere tale evento è necessario attuare una panoramica sulla penisola studiando l’evoluzione economica che ha concesso l’introduzione di nuove pratiche di consumo e i significati ad essi connessi, un processo che risale dalla fine del XIII secolo sino al XVII secolo .

L’Italia era il cuore pulsante dell’economia Europea con traffici nel mediterraneo di prodotti provenienti dal Nord Europa e dall’Oriente, sino la scoperta di nuove rotte commerciali oltre oceano che fecero perdere l’interesse per il commercio nel bacino del mediterraneo31. Nonostante gli sbocchi

all’estero fossero pochi l’economia Italiana crebbe espandendosi al suo interno.

Il settore primario nel XV secolo, rimase predominante per merito dei ceti più facoltosi che investivano nella terra. Il secondario invece vedeva il proliferare di aziende di cotone e seta dove le seconde erano più remunerative delle prime, garantendo ingenti ricavi dall’investimento. Anche l’artigianato ebbe modo di evolversi, particolar modo i beni di lusso, si formarono abili artigiani capaci di realizzare oggetti dalla qualità unica, oltre che un mercato molto competitivo. Il settore finanziario nacque in questo periodo, si sviluppo velocemente e fu principale strumento di ascesa sociale per molti commercianti. Gli stati introdussero le prime banche pubbliche detenute dallo stato e consenti il rafforzamento dei governi32.

Demograficamente la popolazione Italiana era minore rispetto ad altri Paesi Europei e le pestilenze del XIV secolo la fecero diminuire ulteriormente, questo permise una maggiore diffusione della ricchezza nelle mani di poche persone.

L’avvento dell’urbanizzazione e la perdita dei caratteri feudali da parte dei Nobili semplificò l’ascesa sociale alla classe nobiliare sino al XVII secolo a causa del rafforzamento degli stati sovrani e il congelamento degli status sinora elargiti.33

31R. A. Goldthwaite, Ricchezza e domanda nel mercato dell’arte in Italia dal Trecento al Seicento. La cultura materiale e le origini del

consumismo, cit., pp.18-21

32 Ibidem pp.39-45

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Alla fine del XVII secolo l’economia Italiana raggiunge il suo limite di crescita, impossibilitata dagli sbocchi all’estero, avendo saturato ogni settore.

Il processo di accumulazione della ricchezza in Italia concesse la diffusione di nuove pratiche di consumo dei beni di lusso e l’introduzione di pratiche di collezionismo privato.

L’attività di collezionismo si creò come richiamo alle civiltà greche e romane34. L’appropriazione

dei codici greci e omani avveniva tramite l’accumulazione di quei beni, come sculture, libri o suppellettili, che potessero richiamare i valori morali di queste antiche civiltà. Le abitazioni dei signori fiorentini nel Rinascimento vennero così adibite all’introduzione di differenti oggetti storici. Per consacrare la propria abitazione con oggetti di lustro storico era necessario che il proprietario fosse abbastanza colto da cogliere i prezzi pregiati da racchiudere nella propria collezione.

L’appropriazione dei significati che derivano dalle antiche civiltà si trasformò in un processo di identificazione per le elité, che ottennero uno strumento di distinzione all’interno della società. I nobili si poterono identificare nella propria ricchezza e quella della famiglia di appartenenza esponendo le collezioni, queste oltre ad essere un chiaro indice per le famiglie benestanti poteva essere sfruttato per tracciare attributi positivi verso i proprietari come cultura o intelligenza. Infine l’attività di mecenate, oltre a permettere l’uso “improprio” di denaro, serviva per evidenziare la famiglia nel contesto politico e conquistare il consenso della comunità.

Nella Firenze tra Quattrocento e Cinquecento non è possibile trovare ampie collezioni private. Risalendo ai primi inventari era possibile trovare mobilia varia, arazzi, cuoio, dipinti e statue.35 Le

differenti stanze che componevano le case dei signori Fiorentini erano abbellite da precisi elementi stilistici come ad esempio nello scrittoio che ospitava beni di grande valore ma di ridotte dimensioni, oggetti personali vicini e alla figura del proprietario. Particolare anche l’uso del guardaroba, locale in cui venivano inseriti sia oggetti di uso mondano insieme a opere d’arte. Proseguendo è possibile evidenziare la sala come luogo in cui il nobile poteva esporre le sue passioni, intrecciando oggetti di vari natura, da armi a strumenti scientifici con il duplice fine di intrattenimento per gli ospiti e ostentazione della propria cultura.36

Nel Cinquecento e Seicento si assiste ad una ulteriore evoluzione del collezionismo che verrà espresso con la realizzazione delle Gallerie37, che contengono quadrerie e opere d’arte.

Le gallerie Italiane hanno fine museale, rubano dal tempo prodotti artistici per esporre un insieme di idee e valori. La creazione della galleria non aveva il solo scopo di omaggiare e rendere pubblica la magnificenza e status sociale ma si traduce in una nuova volontà, anche sociale, di tutela e rispetto per oggetti portatori di significati.

34C. De Benedictis (1991), Per la storia del collezionismo Italiano, Ponte alle Grazie, Firenze, p.19

35Ibidem. p.58

36 Ibidem.,p.60

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2. Le famiglie Riccardi e Gerini

Le famiglie Riccardi e Gerini erano tra le più ricche famiglie nobili fiorentine ed entrambe hanno realizzato la loro fortuna grazie all’influenza della famiglia Medici, regnanti del Granducato di

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Firenze. Le loro fortune gli permisero di avere influenza economica, conseguente alla crescita delle rotte commerciali che il periodo storico aveva favorito e successivamente ottenere potere politico. In questo contesto le famiglie agiate della nobiltà fiorentina furono cardine della crescita culturale, non solo della Toscana, ma di un intero periodo storico investendo in opere d’arte e crescita culturale come moneta di scambio per il loro prestigio sociale.

La famiglia Riccardi è stata una importante e facoltosa famiglia fiorentina, la loro introduzione nell’economia fiorentina risale alla metà del quattrocento grazie alle doti mercantili e commerciali di Iacopo Riccardi, figlio di Anichino Riccardi, capostipite, che si trasferì e ottenne cittadinanza fiorentina nel 1300 circa.38 I Riccardi crebbero le loro fortune nel settore commerciale e dallo

sfruttamento dei diversi appezzamenti di terreno in loro possesso che gli concesse di maturare ricchezza da investire in ulteriori settori economici come quello dell’industria e nel settore bancario, che divenne principale strumento di crescita economica della famiglia. Verso la fine del 1500 e inizi ‘600 si assiste all’ascesa economica dei Riccardi, i quali possedevano ingenti fortune maturate dalle partecipazioni e acquisizioni in società bancarie e commerciali ed operando nel settore industriale della lana e della seta39 L’importanza dei Riccardi, nel panorama economico del granducato

fiorentino, può essere espresso definendo la loro fortuna che consisteva in 1.772.000 scudi, con un reddito oltre 36.000 scudi annui.40

La famiglia Riccardi riuscì ad entrare nella cerchia nobiliare, oltre per le fortune accumulate, pe r meriti politici forniti al granduca Ferdinando I che consentì ai Riccardi di avvicinarsi alla vita politica. Successivamente nei primi del ‘600 Francesco Riccardi venne eletto senatore attestando l’influenza della famiglia a Firenze e poi i Riccardi vennero dichiarati come nuova famiglia nobile.41 Il

conferimento del titolo comporterà anche una modifica delle abitudini e comportamenti della famiglia che adesso deve dimostrare l’appartenenza ad un ceto sociale superiore. La consacrazione a famiglia nobile e non più “nuova” avviene con la nomina a Marchesi di Cosimo e Gabriello, figli di Francesco Riccardi.

Nel periodo di massimo splendore i Riccardi ebbero la possibilità di acquisire e stanziarsi presso il palazzo di Via Larga, che fu di proprietà dei Medici dopo che i regnanti si trasferirono a Palazzo Pitti. Il palazzo venne cosi rinominato palazzo Medici – Riccardi. La residenza realizzata inizio rinascimento dalla famiglia Medici divenne esempio dell’architettura Fiorentina realizzando un edificio massiccio che richiamava le necessità di sicurezza e la nuova sensibilità artistica che stava affiorando, sostenuta dal mecenatismo delle famiglie nobiliari fiorentine. I Riccardi rinnovarono e

38 P. Malanima, I Riccardi di Firenze una famiglia e un patrimonio nella Toscana dei Medici, biblioteca di storia toscana moderna e contemporanea studi e documenti, vol 15, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1977, pp 5-8

39Ibidem. pp.72-75

40 V.Pinchera (2004), Il consumo d’arte a Firenze in età moderna. Le collezioni Martelli, Riccardi e Salvati nei secoli XVII e XVIII , p. 8

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arricchirono l’abitazione secondo gusti nuovi e ristrutturarono il palazzo appena acquisito42,

rielaborandolo secondo canoni moderni e nuove necessità artistiche. I lavori di ristrutturazione allargarono gran parte delle stanze per gli ospiti e vennero realizzate gallerie dove la famiglia poté esporre la quadreria che fu vanto ed elemento di distinzione all’interno della società oltre ad essere espressione di una cultura materiale che era mutata. Sorgeva l’esigenza di mostrare lo status della famiglia agiata e la galleria era l’estensione materiale di questa rinnovata cultura.

I Gerini sono un’altra famiglia nobile di Firenze, devono la loro ricchezza alle attività mercantili di spezie preziose.43

La famiglia riesce ad accresce la propria fortuna grazie alla vicinanza ai Medici iniziata con lo sposalizio tra Ottavio di Girolamo Gerini e Caterina di Francesco de’ Medici che unirà le due famiglie donando prestigio sociale alla prima. Dal matrimonio nascerà Carlo Gerini, il primo della famiglia Gerini che verrà fregiato del titolo di Marchese. Successivamente divenne “cavallerizzo maggiore” del cardinal Carlo de’ Medici, che rese più forte il legame tra le famiglie oltre che ad instaurare una forte e profonda amicizia tra i due.44 Carlo Gerini divenne amministratore del Cardinale Medici.

Il Marchese entrò in contatto con diversi artisti romani, fiorentini, veneti ed esteri, come intermediario del Cardinale; si evidenzia come questo incise sulle scelte e gusti artistici del Marchesi. Nel 1650 Carlo Gerini acquistò da Vincenzo Salviati il palazzo presso via del Cocomero per 11.000 Ducati45 adesso conosciuto come Palazzo Gerini.

Il palazzo ricevette diversi restauri per seguire i gusti e le necessità dettata dai nobili, seguendo l’esempio dei Medici a Palazzo Pitti. La collezione di quadri, esposta nelle gallerie, raffigurava la conoscenza e l’amore del Marchese per la pittura, la quadreria crebbe nel tempo e divenne meta di interesse artistico per i viaggiatori esteri che passavano per Firenze.46

3. Composizione Database

La funzione del database è quella di realizzare una fotografia delle proprietà possedute dalle famiglie in esame.

42 http://www.memofonte.it/ricerche/collezionismo-riccardiano.html

43 M. Teresa Di Dedda, Volterrano, Rosa, Mehus, Dolci, Borgognone e la quadreria del Marchese Carlo Gerini (1616-1673). Documenti e

dipinti inediti, Storia dell’Arte, n. 119 (n. s. 19) 2008, pp. 31-32

44 Ibidem.

45 Ibidem.

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La prima e principale difficoltà nel recupero di informazioni è la variabilità di dati che si possono ottenere per ricreare la storia di una famiglia nobiliare, precisando che esistono diversi inventari sparsi per le dimore che i nobili possedevano. Ulteriore problematica è dovuta al periodo di riferimento delle informazioni recuperate che posso coprire periodi di tempo diversi e non sempre specificati, questo comporta difficoltà nello stabilire il capitale detenuto da una famiglia, nel tempo, e di come questo sia stato ottenuto o speso nelle generazioni.

Il database è stato realizzato per esaminare più variabili possibili che mettano in risalto la cultura materiale creatasi nel Rinascimento.

3.1. Fonti e voci database Gerini e Riccardi

Le fonti che posso essere utilizzate come dati per la creazione di un database vengono reperite da libri mastri, inventari post-mortem, doti sposalizi, testamenti e diari.47

Il database della famiglia Riccardi è stato realizzato basandosi sugli inventari post-mortem presso l’Archivio di Stato di Firenze48. I dati derivano dalla trascrizione di inventari delle proprietà

appartenenti a Vincenzo Riccardi presso Palazzo Medici-Riccardi.

Sono stati esaminati due inventari. Nel primo vi erano informazioni relative la sola quadreria in possesso del Marchese, relativo al Maggio1741 e 1744, il secondo inventario è più completo, vi sono: quadrerie, armi, suppellettili, libri e altri beni. Il secondo inventario si riferisce all’anno 1752.

Gli inventari usati per lo studio della quadreria della famiglia Gerini provengono dall’Archivio di Stato di Firenze e rinvenuti presso Palazzo Gerini49, fanno riferimento all’anno 1733.

Nell’inventario vi sono presenti sia la quadreria che l’arredo delle camere. Per l’analisi degli inventari del Marchese Gerini è stato realizzato un secondo database per lo studio delle camere e dei beni al loro interno.

La trasformazione dei prezzi in ducati è stata realizzata basandosi sul prezzo del grano in riferimento al periodo di studio. Una lira equivale a 7 scudi fiorentini, per questo le conversioni sono state realizzate: “P. Lire/7” ed i valori sono stati arrotondati per eccesso50.

Le misurazioni dei quadri sono state trascritte prima in braccia e soldi, successivamente convertiti in metri. La conversione è realizzata cosi: 1 braccio equivale a 0,583626m, 1 soldo equivale a 0,02918m.51.

47 R. Ago, Il gusto delle cose. Una storia degli oggetti nella Roma del Seicento, cit, pp. 26

48 ASF (Archivio di Stato di Firenze d’0ora in poi ASF), Riccardi276.1B1752 e Riccardi 449 N S22 1744

49 ASF, Gerini,5080

50 http://www.paolomalanima.it/default_file/Page646.htm

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Il database delle quadrerie Riccardi e Gerini è diviso nelle seguenti parti: a) Prezzi unitari in scudi e in lire, b) Camere (solo Gerini), c) Autore, d) tipologia di quadro e soggetto, e) Trascrizione completa per singola voce dell’inventario, f) Quantità, g) Altezza e larghezza (misurate in braccia e successivamente rielaborate in metri con una voce per l’area in m2), h) Tecnica , i) Cornice e tipologia cornice, l) Valore totale quadri valutati in lire e in scudi fiorentini, m) ripartizione m2.

La voce d) tipologie di quadri e soggetto è stata realizzata definendo delle macro categorie che sono: devozione, storie, paesaggi, ritratti, genere, e vari. All’interno di ciascuno vi sono ulteriori sotto generi in modo da coprire in maniera uniforme le diverse opere presenti nell’archivi. Per realizzare la suddivisione si tengono di conto i lavori realizzati da Isabella Cecchini nel quale realizza una prima suddivisione per generi52 che è stata ulteriormente modificata e approfondita dagli studi

della professoressa Valeria Pinchera53. Nella tabella (Cfr.Tab.1.) sono presenti i generi dei quadri

presenti negli archivi.

Tab. 1 Categorie di soggetto e descrizione Tipologia

soggetto

Soggetto

Devozione Devozione - Santi - S. Conversazioni- Vergine con Bambino

Storie Non specificata - Vecchio testamento - Classiche - Mitologiche

Paesaggi Architettura - Battaglia - Caccia - Marina - Paese -

Ritratti Famiglia - Personaggi illustri - Ritratti Generici

Genere Allegoria - Animali - Baccanali - Bambocciate - Fiori - Figure - Frutte - Teste

Vari Soggetti non specificati

Fonte 1Rielaborazione Isabella Cecchini, "Quadri e commercio a Venezia durante il seicento" p.

41 e rielaborazione Valeria Pinchera, "Consumo d'arte a Firenze in età moderna. Le collezioni Martelli, RIccardi e Salviati nel XVII e XVIII Secolo"p11

Il secondo database Gerini in merito alle camere e i beni di arredo è composto da 213 voci così suddivise: a) Valore unità in lire e in ducati fiorentini, b) Stanza c) Tipologia Arredo d) Trascrizione e) Quantità f) Materiale e caratteristiche g) Valore totale stimato in ducati fiorentini e in lire.

La voce c) Tipologia di Arredo è stata suddivisa nelle seguenti voci: Complemento d’arredo, Mobilia, Oggetto ornamentale, Ornamento, Strumento e Utensile. Per complemento d’arredo si intendono beni che arricchiscono l’arredamento; l’oggetto ornamentale è definito come una statua, busto o altro manufatto.

52I.Cecchini, Quadri e commercio a Venezia durante il seicento. Uno studio sul mercato dell’arte, cit., p. 41

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La definizione della voce f) Materiale e caratteristiche è stata definita scegliendo il materiale che più qualifica l’oggetto descritto e successivamente, nella voce Caratteristica, sono trascritti i materiali che compongono il bene descritto nella voce d). Questi sono stati suddivisi in Altro, Cristallo, Legno, Metallo, Non Specificato, Pietra, Porcellana e Tessuto.

Il database presenta dati completi per la maggior parte delle voci, le uniche carenze si rilevano entro la voce f) Materiale e caratteristiche con 7 item di cui non è stato possibile definire il materiale di riferimento usato, ma la trascrizione riporta un particolare materiale tra quelli presenti per la descrizione dell’oggetto.

4. Analisi database della collezione Riccardi

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Il database Riccardi si compone di 221 Item con 270 quadri. La voce a) prezzi 23 quadri non

riportano il loro valore in Lire nell’inventario (247 quadri prezzati), solo 9 quadri non riportano descritte le misure o sono incomplete nella voce g) Altezza e larghezza. Sotto la voce h) Tecnica non sono stati definiti 98 quadri di cui 86 dell’inventario 1744/1741 e solo 12 dall’inventario 1752 infine per 24 elementi la voce i) Cornice e tipologia non riporta trascrizione.

Il valore totale della quadreria si attesta a 6.010 Lire (858 Scudi) prezzo medio è di 30 Lire che equivalgono a 4 Scudi fiorentini, con il valore massimo di 300 Lire (42 Scudi) e il minimo di 1 Lira.

Nelle fasce di prezzo Riccardi (Cfr.Fig.1.) sono presenti i prezzi dei quadri divi si in 6 gruppi. La divisione dei prezzi è stata realizzata per rendere più omogenea possibile la partizione tra le varie fasce di prezzo e facilitare l’analisi.

Figura 1. Distribuzione della collezione Riccardi per fasce di stima, (Valori in Lire), 1744-1752

Fonte: elaborazione da ASF, Riccardi, 276 e 449.

La prima fascia compone il 16% della quadreria con 150 unità, si attesta ad un totale di 985 Lire (141 Scudi) ed il valore medio è di 8 Lire.

La seconda fascia contiene il 17% del valore totale e presenta 37 quadri, ha un valore complessivo di 1.008Lire (144 Scudi) e 31 Lire è il prezzo medio, la terza fascia comprende 29 dipinti per un valore di 1.067Lire (152 Scudi), è il 18% della quadreria e il prezzo medio è di 53 Lire.

La quarta fascia di prezzo è realizzata da soli 10 pezzi che detengono il valore di 470 Lire (67 Scudi), pesa per l’8% del totale e 78 è il prezzo medio. La penultima fascia è composta da 17 elementi, il valore è di 1.500 Lire (214 Scudi) ed è il 25% del totale con prezzo medio di 107.

985 1.008 1.067 470 1.500 980 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 0 - 20 21 - 40 41 - 60 61 - 80 81 - 120 121 >

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L’ultima fascia è composta dai quadri più costosi della quadreria e compongono il 16% del valore del database con 4 quadri dal valore unitario totale di 980 Lire (140 Scudi) e prezzo medio di 245 Lire.

4.2. Studio del database: pittori della collezione Riccardi

Analizzando gli autori anonimi e fiamminghi si evidenzia che sono presenti 104 Anonimi il cui valore complessivo è di 670 Lire di cui 90 dipinti nella fascia 0–20 dal valore totale di 383 Lire e valore medio di 6 Lire, soli 4 dipinti nella seconda fascia dal valore complessivo di 105 Lire e valore medio di 26 Lire. La penultima fascia è composta da 6 quadri dal valore totale di 102 Lire, valore medio 51 Lire ed infine nella penultima fascia sono presenti 4 dipinti che valgono 80 Lire totale.

Altri autori di cui non si conosce l’identità sono stati registrati nell’inventario come fiamminghi e questi sono 48 il cui valore complessivo è di 714 Lire distribuiti tra le prime fasce di prezzo.

Figura 2. Pittori della collezione Riccardi per fasce di stima,(Valori in Lire) 1744-1752

Fonte: elaborazione da ASF, Riccardi, 276 e 449.

I dati esposti degli autori divisi per fasce di prezzo (Cfr.Fig.2) risalta i dipinti più costosi per ciascuna fascia. Quelli dal valore più alto sono realizzati da Rembrandt Harmenszoon van Rijn e

0 50 100 150 200 250 300 350 A n on imo Fi a mm in go G re go ri o P ag an i La vi n ia F on ta na Sa lv ad o r R o sa P o mp eo G ir o la mo B a to ni Fe d e ri co Zu cc ar i Fi a m m in go Fr an ce sc o Co n ti O ci tr af Lu ca d a Le id a A n toi n e Co yp el G iu se p p e Cr es p i A n d re a Lu ca te lli d i R o ma V ir gi lio S o le D av id T e n ie rs ( il G io va ne ) P o mp eo G ir o la mo B a to ni A n on imo Ste n u it G io va n n i A n to n io Ca n al R e mb ra n d t H a rme n sz o o n v an R ijn P h ili p s W o u w er ma n A n ni b al e Ca ra cc i Fr an ce sc o Zu cc ar el li P ie te r P au l R u b en s H ie ro n ym u s d e tt o G io va n ni N ic h o la es B er ch em R e m br an d t H a rm en sz o o n v an R ijn P o mp eo G ir o la mo B a to ni 0 - 20 21 - 40 41 - 60 61 - 80 81 -120 120>

(30)

30

Pompeo Girolamo Batoni che rientrano nella fascia di prezzo più elevata, il valore dei quadri è di 300 Lire (43 scudi)

4.3. Studio del database: generi e categorie di soggetto

Figura 3. Distribuzione dei quadri della collezione Riccardi per fasce di stima e categorie di

soggetto,(Valori in Lire) 1744-1752*

Fonte: elaborazione da ASF, Riccardi, 276 e 449.

172 175 453 82 71 32 145 133 650 40 40 60 472 535 80 310 80 200 320 660 320 180 600 200 0 100 200 300 400 500 600 700 D G P R S V D G P R S D G P G P R D G P R D G P 0 - 20 21 - 40 41 - 60 61 - 80 81 - 120 121 >

(31)

31

Analizzando la quadreria per la variabile categoria di quadro, incrociandola con le varie fasce di prezzo (Cfr.Fig.3) evidenzia una forte presenza della tipologia paesaggi per tutte le fasce in esame ed è preponderante nella seconda (21-40) e nella quinta (81-120). A seguire i dipinti di genere si attestano al secondo posto e sono presenti e preponderanti nell’ultima fascia di prezzo (121>) e la terza fascia (41-60), la presenza è continua nelle altre sezioni di valore, spesso a pari con la tipologia devozionale che si attesta il terzo posto.

Figura 4. Distribuzione categoria di soggetto della collezione Riccardi,(Valori in Lire),1744-1752

Fonte: elaborazione da ASF, Riccardi, 276 e 449.

Procedendo nell’analisi per le tipologie di quadri che compongono la quadreria Riccardi (Cfr.Fig.4) la categoria pittorica più diffusa è quella dei paesaggi che detiene il 46% della composizione totale della quadreria con 124 opere il cui valore è di 2.808 Lire (401 Scudi) prezzo medio di 30 Lire, seguono le opere di genere che compongono il 24% della collezione e sono 66 opere il cui valore complessivo è di 1.780 Lire (254 Scudi) e prezzo medio 33 Lire.

Le opere devozionali sono 35 ed equivalgono ad il 13% con un valore totale di 757 Lire (108 Scudi) e valore medio di 23 Lire.

Le ultime categorie sono i ritratti che detengono il 9% e sono 25 quadri dal valore totale di 522 Lire (75 Scudi) e prezzo medio 28 Lire.

Le storie ricoprono il 7% della collezione con 18 opere dal valore cumulativo di 111 Lire (16 Scudi) con prezzo medio di 7 Lire e infine le pitture di Vario Genere sono solo 2 e pesano l’1% sul totale, il loro valore è di 32 Lire (5 Scudi) e prezzo medio 16 Lire.

Devozionali 13% Genere 24% Paesaggi 46% Ritratti 9% Storie 7% Vari 1% Devozionali Genere Paesaggi Ritratti Storie Vari

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