Introduzione
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INTRODUZIONE
In un paese come l'Italia, caratterizzato da un'elevata sismicità del territorio e da un grande patrimonio edilizio storico, l'analisi del rischio sismico e la sua riduzione assumono un'importanza rilevante, sebbene manchi ancora un approccio unitario e coerente con le attuali normative tecniche. Ne consegue che la valutazione del rischio e l'eventuale mitigazione sono lasciate alla libera iniziativa dei privati, mossi da una sensibilità che, da un punto di vista economico, è distante da quella dell'amministrazione pubblica. Il beneficio che un privato trae da un intervento volto alla riduzione del rischio sismico potrebbe anche non concretizzarsi mai nel suo periodo di interesse, data la bassa probabilità di accadimento dei terremoti di grande intensità. Al contrario, l'amministrazione pubblica ha un periodo di interesse molto più esteso nel tempo e in caso di evento sismico è chiamata a coprire le perdite dirette e, dove possibile, quelle indirette; si capisce quindi come abbia la volontà di conoscere l'esatta distribuzione del rischio sismico ed intervenire per la sua riduzione là dove sono attese perdite maggiori.
Attualmente in letteratura sono presenti numerosi metodi per la valutazione del rischio sismico, espresso generalmente in termini di EAL (Expected Annal Loss), ovvero di perdite annue medie attese, e calcolato come l'integrale del prodotto tra le funzioni della pericolosità del sito, della vulnerabilità della costruzione e dell'esposizione.
Nel presente lavoro di tesi, poiché ritenuta un passaggio fondamentale per una
corretta analisi del rischio sismico, è inizialmente approfondita la valutazione
della vulnerabilità sismica attraverso i principali metodi con cui è possibile
stimarla, suddivisi in: statistici (o macrosismici), meccanici, basati sul giudizio di
esperti e numerici semplificati. Sono quindi descritti alcuni dei moderni metodi di
valutazione del rischio sismico a partire da quello proposto dal PEER,
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