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Sindrome da Ulcera Gastrica Equina (EGUS): rilievi gastroscopici e prevalenze nella specie asinina.

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÁ DI PISA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE VETERINARIE

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN MEDICINA VETERINARIA

SINDROME DA ULCERA GASTRICA EQUINA (EGUS):

RILIEVI GASTROSCOPICI E PREVALENZE NELLA SPECIE ASININA

Candidato: Virginia Tarsia Relatore: Prof.ssa Micaela Sgorbini

Correlatore: Dott.ssa Francesca Bonelli

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RIASSUNTO

Lo studio è stato effettuato su 39 asini che sono stati sottoposti ad esame gastroscopico. Le lesioni sono state classificate in base alle linee guida riportate da ECEIM Consensus Statement. È stata anche registrata la presenza delle larve di Gasterophilus sp., che sono state prelevate e identificate a livello di specie. Il test di Fisher è stato usato per comparare i valori delle differenti prevalenze per sesso, età e distribuzione anatomica delle lesioni.

Le lesioni gastriche erano presenti in 20/39 (51.3% 35.6-67%) asini; 19/39 (48.7% 95% CI=33-64.4%) presentavano lesioni compatibili con ESGD, mentre 1/39 (2.6% 0-7.5%) mostrava sia ESGD che EGGD. I soggetti affetti da ESGD sono stati classificati in base ad uno score clinico e i risultati sono stati: 0/4 (48.7% 33-64.4%) in 19/39 soggetti, 1/4 (12.8% 2.3-23.3%) in 5/39, 2/4 (25.6% 11.9-39.5%) in 10/39, 3/4 in 4/39 (10.3% 0.7-19.8%) e 4/4 in 1/39 (2.6% 0-7.5%). Le lesioni da EGGD si presentavano come una lieve depressione. ESGD era primario in tutti gli asini affetti da EGUS e queste lesioni erano localizzate intorno al cardias e lungo la piccolo curvatura. Le larve di Gasterophilus sp erano presenti in tutti gli animali compresi nello studio e sono state identificate come appartenenti alla specie Gasterophilus intestinalis. Nessun animale mostrava segni clinici di EGUS. In questo studio non è stata rilevata alcuna differenza significativa in base a sesso, età o razza nella prevalenza di EGUS, mentre il numero di asini affetti da ESGD era statisticamente più alta rispetto a quelli affetti da EGGD. Per le nostre conoscenze questo è il primo resoconto delle valutazioni gastroscopiche di EGUS in asini vivi. I nostri risultati mostrano una maggior prevalenza di EGUS in asini vivi rispetto ai valori precedentemente riportati da altri autori in animali morti o sottoposti ad eutanasia. L’individuazione di larve al terzo stadio di G.intestinalis non è stato sorprendente, poichè le L3 possono essere trovate durante tutto l’anno e inoltre questa è la specie più diffusa in Italia.

Parole chiave

Asino, EGUS, EGGD, ESGD, valutazione gastroscopica. ABSTRACT

The study was performed on 39 live donkeys that underwent gastroscopic examination. The lesions were recorded in accordance with the ECEIM Consensus Statement guidelines. The presence of

Gasterophilus sp. larvae was also recorded. Larvae were collected and identified to species level.

Fisher’s exact test was used to compare different prevalence values for sex, age, and anatomical distribution of lesions.

Gastric lesions were present in 20/39 (51.3% 35.6-67%) donkeys; 19/39 (48.7% 95% CI=33-64.4%) were affected only by ESGD, while 1/39 (2.6% 0-7.5%) showed both ESGD and EGGD, thus 95% of positive donkeys showed lesions located in the non-glandular mucosa. The ESGD grade was 0/4 (48.7% 33-64.4%) in 19/39, 1/4 (12.8% 2.3-23.3%) in 5/39, 2/4 (25.6% 11.9-39.5%) in 10/39, 3/4 in 4/39 (10.3% 0.7-19.8%) and 4/4 in 1/39 (2.6% 0-7.5%) donkeys, respectively. The EGGD lesion was a mild depression in the ventral glandular fundus. ESGD was primary in all the donkeys included and lesions were located around the cardia and along the lesser curvature.

Gasterophilus sp larvae were present in all animals and were identified as third-stage larvae of Gasterophilus intestinalis. No animals showed clinical signs of EGUS. No significant differences

relating to sex, age, or breed were found in the prevalence of EGUS in this study, while the proportion of donkeys affected by ESGD was statistically higher than those affected by EGGD. To the best of our knowledge, this is the first report on the gastroscopic evaluation of EGUS in live donkeys. Our results show a higher prevalence of EGUS in live donkeys than values previously reported by other authors in dead/euthanized donkeys. The detection of third-stage G. intestinalis larvae was not unexpected since L3 can be retrieved throughout the year, and G. instestinalis has been reported as the most common Gasterophilus species in Italy.

Key words

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INDICE

PARTE GENERALE

Capitolo 1: Anatomia e fisiologia dello stomaco dell'asino 6

1.1 Anatomia dello stomaco 6

1.1.1 Topografia gastrica negli equidi 6

1.1.2 Circolazione ed innervazione dello stomaco 7

1.1.3 Struttura dello stomaco 7

1.1.4 Caratteristiche della parte aghiandolare 8

1.1.5 Caratteristiche della parte ghiandolare 9

1.2 Fisiologia e motilità dello stomaco 11

1.2.1 Attività secretiva dello stomaco 11

1.2.2 Meccanismi inibitori dell'attività secretiva gastrica 11

1.2.3 Le componenti del succo gastrico 12

1.2.4 Il ruolo dell'acido cloridrico 12

1.2.5 Proenzimi ed enzimi gastrici 13

1.2.6 Il pH gastrico 13

1.2.7 Motilità gastrica 13

1.2.8 Meccanismi difensivi della mucosa ghiandolare e aghiandolare 14

Capitolo 2: EGUS (Equine Gastric Ulcer Syndrome) 15

2.1 Introduzione 15

2.2 Eziopatogenesi 15

2.2.1 Fattori aggressivi sulla mucosa 16

2.2.2. Fattori protettivi della mucosa 16

2.3 Fattori di rischio 17 2.4 Epidemiologia 17 2.5 Segni clinici 18 2.6 Diagnosi 19 2.7 Trattamento 20 2.8 Prevenzione 21

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PARTE SPERIMENTALE

Capitolo 4: Materiali e metodi 27

4.1 Scopo 27

4.2 Animali 27

4.3 Esame gastroscopico 28

4.4 Analisi statistica 29

Capitolo 5: Risultati 30

Capitolo 6: Discussione e conclusioni 32

6.1 Discussione 32

6.2 Conclusioni 33

BIBLIOGRAFIA

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CAPITOLO 1: ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLO STOMACO DELL'ASINO

1.1Anatomia dello stomaco (Pelagalli e Botte, 1999)

1.1.1 Topografia gastrica negli equidi

Lo stomaco dell'asino non presenta differenze anatomiche né fisiologiche rispetto a quello del cavallo. È un organo addominale a forma di sacco schiacciato, con capacità di 8-15 L. Si trova tra esofago ed intestino tenue, con i quali comunica mediante cardias e piloro rispettivamente.

È caratterizzato da una piccola e una grande curvatura. La piccola curvatura in questa specie è molto breve e nel momento in cui lo stomaco è vuoto forma un angolo acuto con il cardias (incisura angolare). La grande curvatura è molto sviluppata e presenta rapporti a sinistra con la milza e ventralmente con il grande colon.

L'organo presenta inoltre una faccia craniale (o parietale) ed una caudale (o viscerale). La faccia craniale è adiacente dorsalmente con il pilastro sinistro del diaframma (a livello della 16°-17° costa) e ventralmente con il lobo sinistro del fegato. La faccia caudale prende rapporti con un'ansa del digiuno, parti del colon dorsale sinistro e della curvatura diaframmatica, con il colon dorsale destro ed il lobo sinistro del pancreas; lateralmente è contiguo alla base della milza.

A sinistra del cardias lo stomaco presenta il sacco cieco che si continua ventralmente nel corpo ed infine a destra nell'antro pilorico. L'organo viene mantenuto in situ dalla pressione dei visceri addominali e dalla presenza di molteplici legamenti:

• legamento gastrofrenico che aderisce al cardias ed al sacco cieco per portarsi sul diaframma;

• legamento gastrosplenico che unisce l'ilo della milza alla grande curvatura; • legamento epato-gastrico, porzione del piccolo omento, che collega il fegato

alla piccola curvatura;

• vestibolo della borsa omentale, porzione del grande omento, a livello della piccola curvatura.

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1.1.2 Circolazione ed innervazione dello stomaco

Per quanto riguarda la circolazione, lo stomaco riceve sangue da rami del tronco celiaco, che origina dalla parte ventrale dell'aorta, vicino al diaframma. Dal tronco celiaco si stacca infatti l'arteria gastrica sinistra, la quale arriva sulla piccola curvatura e si divide nei rami parietale (che procede a destra del cardias e manda le diramazioni sulla parete) e viscerale (i cui rami formano anastomosi con le arterie gastroepiploiche). Il sangue viene raccolto dalle vene gastriche brevi provenienti dalla grande curvatura e dalla vena gastroepiploica sinistra, che segue la grande curvatura ed anastomizza con la vena gastroepiploica destra; queste vanno quindi a confluire nella vena porta. I vasi linfatici fanno capo ai linfonodi gastrici e da qui alla cisterna del chilo.

L'organo è innervato dal plesso celiaco mesenterico, che origina dal plesso gastrico, che rappresenta la componente simpatica. Nello spessore della parete si trova inoltre una rete sottomucosa, il plesso di Meissner, e una rete muscolare, il plesso di Auerbach: questa è l'innervazione estrinseca, dovuta ai rami gastrici del Nervo Vago ed è la componente parasimpatica.

1.1.3 Struttura dello stomaco

A partire dall'esterno è organizzato in quattro strati: tunica sierosa, muscolare, sottomucosa e mucosa.

La sierosa è costituita da peritoneo viscerale, che aderisce su tutta la parete esterna dello stomaco ad eccezione di alcune parti della piccola e della grande curvatura. Si compone di mesotelio e connettivo lasso, con il quale si collega alla tunica muscolare.

La muscolare presenta tre strati di fibre, che si differenziano per i loro diversi andamenti. Nello strato più superficiale le fibre hanno andamento longitudinale e si trova un suo maggiore spessore in corrispondenza della piccola curvatura, della porzione sinistra della grande curvatura e dell'antro pilorico; invece nel sacco cieco e nella porzione destra della grande curvatura prevale la componente elastica. Alcune fibre longitudinali si dirigono verso il cardias e si piegano verso la piccola curvatura, formando le fibre oblique esterne. Nello strato intermedio le fibre hanno andamento circolare a lamina continua ad eccezione del fondo, dove si formano due sfinteri, uno

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sul limite sinistro dell'antro pilorico, uno a livello dell'orifizio pilorico (sfintere pilorico). Lo strato interno è caratterizzato da fibre ad andamento obliquo (fibre oblique interne), molto sviluppate a livello del fondo, proseguono lungo la piccola curvatura fino ad arrivare al piloro. Inoltre queste fibre circondano il cardias (ansa muscolare cardiale) formando uno strato molto spesso negli equidi, che giustifica il difficile rigurgito di cibo e gas in questa specie.

La sottomucosa è costituita da tessuto connettivo lasso, tramite il quale si collega alla tunica muscolare ed alla sottostante tunica mucosa, seguendola nelle sue pliche. Qui si trova inoltre la rete di vasi e nervi prima citata.

La mucosa a stomaco vuoto si solleva in numerose pliche, mentre lungo la piccola curvatura presenta una depressione (solco gastrico). Al suo interno troviamo una muscolaris mucosae molto sviluppata, che nello strato interno presenta fibre circolari e in quello esterno longitudinali; da questa componente alcune fibrocellule si portano tra gli adenomeri ghiandolari e con la loro contrazione portano allo svuotamento del secreto. Considerando le differenti tipologie cellulari presenti su essa, si può dividere la mucosa in due parti, la parte aghiandolare e la ghiandolare, divise da una linea detta margo plicatus.

1.1.4 Caratteristiche della parte aghiandolare

La parte aghiandolare o squamosa o esofagea è rivestita da un epitelio pavimentoso stratificato ed è quasi priva di ghiandole; occupa circa ½ della porzione sinistra del corpo e macroscopicamente appare bianca e asciutta nel cavallo, tendente al giallognolo nell'asino (Jerbi et al., 2014). Lo spessore dell'epitelio è maggiore in corrispondenza del margo plicatus, di circa 15-25 mm rispetto alla zona prossimale (Murray et al., 2001b). Questa parte si compone di quattro strati: corneo, di transizione, spinoso e basale.

Lo strato corneo è il più esterno ed è costituito da numerosi strati cellulari. Sottostante a questo c'è lo strato di transizione, che presenta cellule a nuclei rotondi (Argenzio, 1999). Lo strato spinoso è invece caratterizzato da cellule con forma appuntita. Infine lo strato basale o germinativo è composto da 2 a 4 strati di cellule cuboidali e nuclei posizionati centralmente (Argenzio, 1999). Questa organizzazione dell'epitelio si ha già nei puledri a termine, ma si ha un aumento del suo spessore con l'età e con la gestazione.

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1.1.5 Caratteristiche della parte ghiandolare

La parte ghiandolare presenta invece un epitelio cilindrico semplice, macroscopicamente nel cavallo è rosea e ricoperta da uno strato di muco, mentre nell'asino risulta più rossastra, scura (Jerbi et al., 2014); qui si possono riscontrare le Areole Gastriche, aree poligonali di circa 2-4 millimetri di diametro, sulle quali sono presenti delle microscopiche fossette, le cripte gastriche, sul cui fondo sboccano una o più ghiandole. Le cellule dell'epitelio di rivestimento di questa parte sono inoltre caratterizzate da un apparato Del Golgi ben sviluppato, nelle cui cisterne abbondano granuli di secreto mucinico, oltre che dall'espansione in microvilli del loro margine libero. In base alle ghiandole presenti la parte ghiandolare dello stomaco viene divisa in zona del cardias, del fondo e del piloro.

La zona del cardias è costituita da ghiandole tubulari ramificate che elaborano un secreto mucoso e le cellule sono grosse e a citoplasma chiaro. È la parte corrispondente alla striscia roseo-giallastra davanti al margo plicatus.

La zona del fondo occupa circa 1/3 della superficie interna dello stomaco, è costituita da ghiandole tubulari semplici, che si aprono nelle cripte gastriche con un breve tratto, il collo, mentre il loro adenomero si spinge nella lamina propria. Nel collo le cellule sono indifferenziate, con un citoplasma povero di granuli ed il cui margine libero ha pochi microvilli. L'adenomero è invece composto di tre tipologie cellulari: accessorie, principali, di rivestimento. Le cellule accessorie presentano molti granuli di secreto mucinico, che si accumulano verso il polo apicale per essere versati nel lume della ghiandola. Le cellule principali sono quelle maggiormente rappresentate, si collegano tra loro con i desmosomi, sono di forma prismatica e il loro secreto è proteico: producono il pepsinogeno, precursore enzimatico della pepsina. Le cellule di rivestimento sono all'esterno delle principali e mandano propaggini del protoplasma tra quest'ultime, raggiungendo il lume della ghiandola. Inoltre la loro membrana presenta dei canalicoli intracellulari, che arrivano in prossimità della zona nucleare; è proprio all'interno di questi che viene secreto l'acido cloridrico. Sono inoltre presenti vicino alle cellule di rivestimento le cellule enterocromaffini che secernono la serotonina (che inibisce la secrezione acida gastrica) e gli istaminociti, nei quali viene immagazzinata l'istamina. Le ghiandole del fondo concorrono dunque a secernere le componenti del succo gastrico. In questa zona sono presenti anche altre tipologie cellulari, tra cui le cellule G che secernono gastrina e le cellule A che

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secernono glucagone, adibito alla stimolazione della gluconeogenesi e della glicogenolisi a livello epatico. Macroscopicamente ha una colorazione rosea.

La zona del piloro si localizza a livello di antro e canale pilorico ed è costituita da ghiandole tubulari semplici, con adenomeri sinuosi ma brevi che si aprono nelle cripte gastriche.

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1.2 Fisiologia dello stomaco e motilità gastrica (Aguggini, Beghelli e Giulio, 1992)

1.2.1 Attività secretiva dello stomaco

Nel cavallo e nell'asino la secrezione gastrica avviene continuamente, ciò è dovuto alla costante presenza di materiale alimentare nello stomaco. La digestione gastrica ha inizio con la stimolazione detta cefalica: quella cioè che ha inizio dai recettori buccali, che induce la secrezione del succo gastrico.

In seguito all'arrivo del cibo nello stomaco si ha la fase gastrica, durante la quale viene prodotta una maggiore quantità di succo gastrico rispetto alla fase precedente, dovuta al riflesso nervoso indotto da stimolazione dei recettori sensitivi collocati sul fondo e sul piloro ed al riflesso umorale generato dal rilascio in circolo della gastrina. La gastrina è un eptadecapeptide la cui secrezione viene stimolata in seguito al contatto di idrolizzati proteici con la mucosa dell'area pilorica, alla distensione meccanica della parete gastrica ed alla stimolazione dei recettori cefalici. Viene immessa nel circolo venoso dello stomaco, passa attraverso il fegato e quindi nella circolazione generale tramite la quale arriva a contatto con le ghiandole gastriche, stimolandone la secrezione. È comunque un tipo di processo autolimitante, poiché in presenza di eccessiva acidità gastrica viene inibita la sua immissione in circolo. Il tipo di succo gastrico la cui produzione è indotta dalla liberazione di gastrina è ad elevata concentrazione di acido cloridrico, ma povero di enzimi proteolitici; questi ultimi sono invece regolati da influenze vagali ed umorali. Un altro ormone che ha la funzione di stimolare l'attività secretiva gastrica è l'istamina, una amina biogena immagazzinata negli istaminociti gastrici. Quando viene liberata si attacca ai recettori H2 localizzati a livello delle cellule di rivestimento delle ghiandole del fondo e ne stimola la produzione di acido cloridrico.

È presente anche una fase intestinale, che stimola la secrezione di succo gastrico mediante liberazione di una gastrina enterica analoga a quella secreta dallo stomaco.

1.2.2. Meccanismi inibitori dell'attività secretiva gastrica

Anche in questo caso abbiamo diverse fasi: fase centrale, antrale ed intestinale. La fase centrale è regolata dal Sistema Nervoso Parasimpatico e si ha negli stati emozionali (paura, dolore, ecc.), per stimolazione del centro della sazietà ipotalamico

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o per inibizione riflessa indotta dalla vista o dall'odore di un alimento giudicato scarsamente appetibile.

La fase antrale ha inizio quando nella zona pilorica sono presenti soluzioni acide o un chimo ad alta concentrazione di ioni idrogeno o per stimolazione umorale. In particolare quest'ultima è dovuta alla liberazione di somatostatina, raccolta nelle cellule D dell'antro pilorico, che avviene in seguito ad acidificazione di questa specifica zona; agisce inibendo la liberazione di acido cloridrico stimolata dalla gastrina e la liberazione di gastrina stessa.

La fase intestinale si ha quando il chimo è fortemente acido, ipertonico o ricco di lipidi in forma assorbibile a livello duodenale; la mucosa intestinale reagisce infatti liberando in circolo l'enterogastrone, ormone che inibisce la motilità e la secrezione acida dello stomaco.

1.2.3 Le componenti del succo gastrico

Il succo gastrico è costituito da pepsinogeni, mucina, elettroliti (per un totale di circa lo 0,6%) ed il rimanente da acqua. È inoltre presente il fattore intrinseco, prodotto dalle cellule di rivestimento, indispensabile per l'assorbimento della vitamina B12

nell'ileo. Il succo gastrico è sempre ipotonico rispetto al plasma, ma la sua composizione varia in relazione al digiuno o alla ripienezza dello stomaco. Il cavallo può arrivare a produrne fino a 30 L al giorno.

1.2.4 Il ruolo dell'acido cloridrico

È secreto dalle cellule di rivestimento delle ghiandole del fondo. Fisiologicamente non danneggia la mucosa gastrica poiché quest'ultima è rivestita da uno strato di muco protettivo. All'interno del muco è presente HCO3-, che reagisce con gli ioni

H+, formando H2CO3, il quale si dissocia infine in H2O e CO2-: è tramite questo

meccanismo che i bicarbonati esplicano la loro azione tampone. Nei capillari di secrezione è presente NaCl alla stessa concentrazione dei liquidi extracellulari e le cellule di rivestimento riassorbono gli ioni Na+ scambiandoli con ioni H+, per andare a formare HCl all'interno dei capillari stessi. Subito dopo il pasto si può infatti osservare un leggero innalzamento del pH del sangue e dell'urina, poiché dal sangue sono assorbiti ioni H+, necessari per andare a formare HCl a questo livello. Le sue

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funzioni sono molteplici: agisce da batteriostatico sui germi introdotti dall'alimento, denatura le proteine rendendole più idonee all'attacco degli enzimi proteolitici, attiva il pepsinogeno del succo gastrico trasformandolo in pepsina ed infine crea condizioni di pH ottimali per l'azione di questi enzimi.

1.2.5 Proenzimi ed enzimi gastrici

I pepsinogeni prodotti dalle cellule di rivestimento delle ghiandole del fondo sono i precursori delle pepsine; vengono trasformati in queste ultime quando il pH gastrico arriva a valori inferiori a 6. Oltre a questi è presente anche la lipasi gastrica, adibita alla digestione dei lipidi.

1.2.6 Il pH gastrico (Bell et al., 2007)

L'acidità del contenuto gastrico è dipendente dalle secrezioni salivari, ghiandolari, duodenali e pancreatiche, mentre l'acido gastrico è definita come la quantità di acido cloridrico secreta dallo stomaco nell'unità di tempo. La distinzione tra le due è importante, perché l'uso dei farmaci che diminuiscono le secrezioni acide possono non avere effetto sul pH gastrico (Moore e Scarlata, 1965).

Il pH gastrico di puledri e adulti ha gradiente dorsoventrale: il pH del sacco cieco raggiunge il valore più alto (quasi neutro), mentre nella porzione più ventrale è il più basso (in questa sede raggiunge infatti valori di 2,72 negli adulti e 1,85 nei puledri) (Murray e Grondinsky, 1989). Il cibo ha un effetto tampone sul pH, così come la produzione di saliva. La stimolazione di quest'ultima è minore in diete povere di fibra, questo porta dunque ad un abbassamento del pH che predispone all'insorgenza di ulcere gastriche.

1.2.7 Motilità gastrica

La motilità gastrica inizia da una stimolazione del nervo vago. Sono due i tipi di movimenti che stimolano lo svuotamento: contrazioni peristaltiche che vanno dallo stomaco al piloro e fanno passare le ingesta nel duodeno, e un aumento del tono della parte prossimale dello stomaco che comporta lo svuotamento della componente liquida (Bell et al., 2007).

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1.2.8 Meccanismi difensivi della mucosa ghiandolare e aghiandolare

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CAPITOLO 2: EGUS (EQUINE GASTRIC ULCER SYNDROME)

2.1 Introduzione

EGUS (Equine Gastric Ulcer Syndrome) è un termine generico che racchiude le malattie erosive ed ulcerative dello stomaco. Il danno alla mucosa può essere di diverso tipo: infiammazione, erosione (sfaldamento della porzione superficiale della mucosa), ulcerazione (penetrazione submucosale) o nei casi più gravi perforazione, che coinvolge l'intero spessore parietale (Reed et al., 2010).

In seguito a ECEIM Consensus Statement del 2015 è stata riconosciuta una classificazione in base alla regione anatomica colpita dalla patologia: ESGD (Equine Squamous Gastric Disease) e EGGD (Equine Glandular Gastric Disease) (Sykes et al., 2015).

ESGD può avere una causa primaria o secondaria. La causa primaria è la più comune, si ha in genere in caso di gestione intensiva del soggetto, con una situazione gastrointestinale inizialmente nella norma. Mentre la secondaria si ha in seguito ad un deflusso gastrico ritardato, dovuto ad anomalie dell'apparato, come ad esempio la stenosi pilorica (Sykes et al., 2015).

EGGD a sua volta si può classificare in modo più specifico in base alla regione anatomica coinvolta o al tipo di lesione presente. Si possono infatti trovare nella zona del piloro, del fondo o del cardias. In base alle lesioni invece si possono classificare come piatte, rialzate o depresse, emorragiche o fibrino-suppurative, focali, multifocali o diffuse (Sykes et al., 2015).

È una patologia limitante la performance nei soggetti adulti, ma è presente anche nei neonati e nei puledri. Nel primo caso la più diffusa è la forma squamosa, ovvero quella coinvolgente la porzione non ghiandolare dello stomaco, mentre nel secondo caso è la forma ghiandolare.

2.2 Eziopatogenesi

Lo sviluppo di ulcera si ha nel caso di squilibrio tra fattori aggressivi e fattori protettivi della mucosa gastrica (Andrews e Nadeau, 1999).

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2.2.1 I fattori aggressivi sulla mucosa gastrica

I fattori aggressivi sono rappresentati maggiormente da acido cloridrico, acidi biliari e pepsina.

La produzione di acido cloridrico è maggiormente stimolata da gastrina, istamina e acetilcolina (attraverso il nervo vago): si rimanda al capitolo 1.2.4. Gli acidi biliari possono portare a danno mucosale soprattutto in condizioni di digiuno prolungato, a seguito di reflusso duodeno-gastrico, piuttosto frequente nel cavallo. L'azione proteolitica della pepsina normalmente è diretta verso le proteine alimentari, ma può agire anche sulla mucosa gastrica.

2.2.2 I fattori protettivi della mucosa gastrica (Bell et al., 2007)

I fattori protettivi si distinguono in quelli della mucosa ghiandolare e in quelli della mucosa non ghiandolare.

Per quanto riguarda i meccanismi difensivi della parte ghiandolare sono molteplici: EGF (Epidermal Growth Factor), tamponamento dei bicarbonati, flusso sanguigno della mucosa, secrezione di muco, prostaglandine.

EGF è stato trovato nelle secrezioni salivari, ha il compito di promuovere la sintesi di DNA e la proliferazione delle cellule gastriche mucosali (Jeffrey et al., 2001). L'azione tampone dei bicarbonati si ha in risposta di alte concentrazioni di acido, di irritazione meccanica della mucosa e di produzione di prostaglandine endogene; l'aderenza del bicarbonato alla mucosa crea un pH neutro sulla superficie mucosale nonostante il pH acido luminale (Murray, 1999b). Importante è anche il flusso sanguigno, poiché conferisce alla mucosa ossigeno e nutrienti necessari alla produzione dello strato mucoso di bicarbonati e permette un rapido turnover di cellule epiteliali (Wallace, 2001). Il muco viene invece secreto dalle cellule specializzate del collo ed è viscoso ed idrofobico. Esso aderisce alla mucosa e la aiuta a resistere ai danni da contatto con acido e pepsina. Infine hanno funzione protettiva le prostaglandine E2, le quali promuovono il flusso sanguigno mucosale,

mantengono le giunzioni intercellulari, stimolano la secrezione di bicarbonati e di muco e sopprimono la secrezione di HCl (Miller, 1983).

Da precedenti studi non sembrava esserci una vera e propria difesa nei confronti dell'acido cloridrico della parte aghiandolare (Murray, 1999b). Più recentemente è

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stata invece dimostrata nei cavalli la presenza di mucine, che sembrerebbero avere un ruolo nella protezione della parte non ghiandolare (Bullimore et al., 2001). Un ulteriore studio ha dimostrato la presenza di surfactante sulla mucosa squamosa, che probabilmente ha un ruolo nella protezione come barriera fisica nei confronti dell'acido cloridrico (Ethell et al., 2000).

2.3 Fattori di rischio

In uno studio condotto da Burden e collaboratori (2009) sono stati studiati i fattori di rischio nell'asino. I soggetti esaminati avevano uno stile di vita sedentario, non erano adibiti al lavoro, avevano accesso ai foraggi in ogni momento della giornata e l'età media di popolazione era di 30,5 anni. Analizzando i dati è stato trovato un aumento di rischio significativo di sviluppare EGUS in concomitanza di patologie renali, di iperlipidemia e in caso di dieta prevalentemente costituita da concentrati.

Una maggior quantità di studi sono stati fatti sul cavallo, grazie ai quali sono stati riscontrati molteplici fattori di rischio. Innanzitutto lo stress, generato anche in concomitanza del trasporto (Ferrucci et al., 2003, McClure et al., 2005c), la somministrazione di cibo altamente energetico (Murray e Eichorn, 1996), il confinamento in stalla (Orsini e Pipers, 1997), esercizio ed allenamento intensivi (Murray et al., 1989, Orsini e Pipers 1997, Dionne et al., 2003).

Non è ancora stata dimostrato che la somministrazione di FANS promuove lo sviluppo di EGUS, ma è stata riscontrata l'insorgenza di ulcere in caso di preesistenti alterazioni gastriche in soggetti trattati con FANS (Bell et al., 2007b).

Nei puledri neonati è stata associata presenza di ulcera gastrica in caso di stress fisiologico in corso di malattia (Reed et al., 2010).

2.4 Epidemiologia

Poche sono le pubblicazioni effettuate sulla specie asinina. In un recente studio è stata rilevata una prevalenza del 41% alla necroscopia (Burden et al., 2009). Dei soggetti che presentavano EGUS l'89% aveva lesioni situate nella parte non ghiandolare, lungo il margo plicatus. Da un altro studio (Al-Mokaddem et al., 2014)

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è stata riscontrata la presenza di lesioni gastriche in sede necroscopica su tutti i soggetti esaminati, con un'incidenza maggiore di coinvolgimento della regione non ghiandolare. Uno studio ancora più recente (Briceño et al., 2015) rileva in sede necroscopica una prevalenza del 90% di ulcere gastriche in soggetti che in vita non avevano presentato segni clinici tipici di EGUS. Questo risultato è molto vicino alla prevalenza quasi del 100% riscontrata nei cavalli purosangue da corsa in allenamento (Murray et al., 1996).

Più numerose sono le pubblicazioni effettuate sul cavallo. Il primo studio sulla prevalenza di EGUS ha rilevato che il 66% dei soggetti in allenamento presentavano ulcere gastriche e che rispetto ai soggetti non in allenamento erano più gravi sia il numero che l'entità delle lesioni (Hammond et al., 1986). Da ulteriori studi è stata riscontrata la prevalenza del 70% in fattrici purosangue (Le Jeune et al., 2008) e del 17% in soggetti di razza mista non adibiti al lavoro (Hartmann e Frankeny, 2003). In un altro studio è stata riscontrata la presenza di ulcere nel 52% dei casi in yearlings e adulti clinicamente normali e nel 59% dei soggetti non in allenamento (Murray et al., 1989). Nel caso dei cavalli da corsa più giovani con stomaci sani, dopo almeno 3 mesi di allenamento, circa il 90% sviluppava EGUS (Murray, 1994a). La prevalenza in animali da lavoro ma non in attivo allenamento sembra essere minore. In particolare è stata trovata incidenza del 58% nei soggetti da show (McClure et al., 1999), 37% nei cavalli usati per passeggiate e anche con minore gravità delle lesioni (Feige et al., 2002).

2.5 Segni clinici

Gli studi condotti sugli asini sono stati effettuati a seguito di necroscopie eseguite su soggetti in assenza di segni clinici (Briceño et al., 2015) o con segni clinici riconducibili alla presenza di patologie presenti in altri apparati (Burden et al., 2009). In particolare in questo ultimo caso se era coinvolto il gastroenterico si rilevavano coliche e peritoniti, se la patologia colpiva il muscolo-scheletrico i sintomi erano laminiti, artiti e fratture, infine se si trattava dell'apparato respiratorio erano presenti fibrosi polmonare, malattie delle tasche gutturali e polmoniti. Nei cavalli sono invece distinguibili diversi segni clinici in base all'età del soggetto (Reed et al., 2010). I puledri neonati possono non manifestare sintomatologia fino a che l'ulcerazione

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non diventa molto grave o evolve in perforazione. Quando presenti, i principali segni clinici sono anoressia, diarrea e coliche ricorrenti. A questa età prevalentemente la lesione si riscontra a livello della parte ghiandolare dello stomaco. Questi soggetti quando sono critici presentano un profilo di pH completamente diverso dai soggetti sani, probabilmente a causa di alterazioni della motilità gastrica e delle secrezioni acide indotte (Reed et al., 2010).

Puledri di età tra i 2 ed i 50 giorni presentano maggiormente lesioni a carico della zona non ghiandolare in corrispondenza del margo plicatus lungo la grande curvatura (Reed et al., 2010).

Nei soggetti di più di 50 giorni le lesioni diventano più frequenti a livello della zona non ghiandolare vicino al margo plicatus in corrispondenza della piccola curvatura; in questo caso le lesioni possono essere più gravi ed i segni clinici riscontrati sono diarrea, carenza di appetito, ritardo nell'accrescimento, scarso BCS, addome gonfio, pelo opaco e in alcuni casi anche ptialismo e bruxismo. È possibile che la lesione si estenda in duodeno, in tal caso la sintomatologia sarà simile ma più grave (Reed et al., 2010).

Infine nei soggetti adulti si può avere totale assenza di sintomatologia o segni clinici generici come episodi postprandiali di coliche, performance scadente (per effetto del dolore), mantello opaco, bruxismo, perdita di appetito (Dionne et al., 2003) e comportamenti stereotipati (Nicol et al., 2002). Le lesioni sono maggiormente di riscontro nella parte non ghiandolare vicino al margo plicatus nella zona del fondo.

2.6 Diagnosi (Reed et al., 2010)

Sia nel cavallo che nell'asino non ci sono attualmente marker ematologici o biochimici. Ma da recenti studi sul cavallo è stato riscontrato che alti livelli di saccarosio nelle urine sono associati a lesioni ulcerative gastriche più alte del grado 1. In particolare considerando il valore cut-off di 0,7 mg/m di saccarosio: il test ha una specificità del 90% ed una sensibilità dell'83% (Videla e Andrews, 2009). L'indagine gastroscopica resta l'unico metodo specifico per diagnosticare ante-mortem EGUS in entrambe le specie. Questo richiede l'utilizzo di un gastroscopio di 3 metri nel caso di soggetti adulti, per permettere una visione anche del piloro e della parte prossimale del duodeno. Se è necessario indagare neonati la sonda da utilizzare

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deve avere un diametro massimo di 9 mm. Il soggetto deve essere a digiuno da almeno 6 ore e una volta visualizzate le lesioni devono essere classificate secondo una scala. La classificazione delle lesioni si fa in base alla loro localizzazione ed alla gravità. Sono state elaborate diverse scale: da 0 a 3 (MacAllister et al., 1999; Murray et al., 1999; Vatistas et al., 1999b; Rabuffo et al., 2002; Begg e O’Sullivan, 2003), da 0 a 4 (Furr e Murray, 1989; Murray, 1989, 1992; Murray et al., 1989, 1990; Murray e Eichorn, 1996; MacAllister et al., 1997; Anonymous, 1999; Vatistas et al., 1999a; Johnson et al., 2001), da 0 a 5 (MacAllister et al., 1997; Vatistas et al., 1999c, Andrews et al., 2002), da 0 a 6 (McClure et al., 1999; Nieto et al., 2001), e da 0 a 10 (Murray et al., 1996; Venner et al., 1999).

La scala più facile da usare e con valori più ripetibili è la seguente, validata nel 1999 da EGUC (Equine Gastric Ulcer Council) che va da grado 0 a 4 (Bell et al., 2007). Grado 0: Epitelio intatto senza iperemia (aspetto arrossato) o ipercheratosi (aspetto giallastro della mucosa non ghiandolare);

Grado 1: Mucosa intatta con aree arrossate o ipercheratosi (della mucosa non ghiandolare);

Grado 2: Lesioni piccole, singole o multifocali;

Grado 3: Lesioni ampie, singole o multifocali o lesioni superficiali estese; Grado 4: Lesioni estese con aree di ulcerazione.

In caso non ci sia la possibilità di effettuare gastroscopia, ma sia sospetta EGUS si fa diagnosi con la regressione della sintomatologia in seguito a trattamento specifico per questa patologia.

2.7 Trattamento (Reed et al., 2010)

Lo scopo del trattamento è di eliminare eventuali segni clinici, promuovere la guarigione delle ulcere e prevenire recidive e complicazioni (MacAllister, 1999). Per quanto riguarda i segni di colica o diarrea possono risolversi entro 48h, mentre il miglioramento di BCS, appetito e performance può avvenire tra 1 e 3 settimane. Prima di tutto bisogna intervenire sul dolore: importante evitare somministrazioni ripetute di FANS, tra questi è preferibile utilizzare anti- COX2 (come ketoprofene).

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protonica, il sucralfato e gli antiacidi.

Gli H2 agonisti sopprimono la secrezione di acido cloridrico attraverso inibizione competitiva dei recettori istaminici delle cellule di rivestimento del fondo. Con questi si può avere un aumento del pH gastrico e risoluzione di lesioni sia in puledri che in adulti. I dosaggi raccomandati sono 20-30 mg/kg per via orale ogni 8 ore o 6,6 mg/kg endovena ogni 6 ore di cimetidina e 6,6 mg/kg per via orale ogni 8 ore o 1,5-2 mg/kg endovena ogni 6 ore di ranitidina. Il trattamento dovrebbe durare almeno 14-21 giorni. I puledri neonati malati hanno mostrato minor durata d'azione o nessuna risposta in caso di somministrazione endovenosa di ranitidina.

L'omeprazolo è l'inibitore della pompa protonica di elezione, in genere somministrato per via orale sia in puledri che in adulti. In particolare è stata dimostrata la sua efficacia nella guarigione di ulcere indotte da FANS e di quelle dei purosangue da corsa mantenuti in allenamento. È raccomandato con dosaggio di 4 mg/kg per via orale ogni 24 ore, per almeno 3-5 giorni.

Il sucralfato aderisce alla mucosa ulcerata, stimolando secrezione di muco, sintesi di prostaglandine E2 e di EGF sul sito lesionato. Essendo questi i meccanismi difensivi specifici della parte ghiandolare dello stomaco, il sucralfato è considerato il farmaco di elezione nel caso di ulcere localizzate a questo livello. Il dosaggio raccomandato è di 20-30 mg/kg ogni 6-8 ore.

Gli antiacidi sono composti basici (idrossido di alluminio, idrossido magnesio), usati in genere a dosaggio di 180-200 mL ogni 4 ore se si tratta di un soggetto adulto.

2.8 Prevenzione (Reed et al., 2010)

Nel caso dell'asino poche sono le pubblicazioni, a differenza del cavallo, dove si prendono in considerazione sia soggetti neonati e adulti.

In particolare nei soggetti neonati ospedalizzati è di facile riscontro la perforazione gastrica, per cui molti clinici utilizzano una terapia preventiva in questi casi. Tuttavia i puledri neonati patologici hanno un pH gastrico prevalentemente alcalino e l'acidità gastrica può risultare protettiva nei confronti dei batteri in caso di infezione a questo livello, per cui l'utilizzo di trattamento farmacologico preventivo in questi soggetti è controverso.

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nella prevenzione. La possibilità di avere accesso al pascolo e la continua disponibilità di foraggio di alta qualità (specialmente Medicago Sativa) sono raccomandati per i soggetti ad alto rischio. È stato dimostrato che il miglior approccio farmacologico preventivo prevede l'utilizzo di omeprazolo (da 1 a 2 mg/kg per via orale ogni 24 ore).

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CAPITOLO 3: STATO DELL'ARTE DI EGUS DELL'ASINO

L'asino è un animale stoico, che a differenza degli altri equidi difficilmente mostra segni evidenti di malattia o stress (Matthews e Van Dijk, 2004; Ashley et al., 2005): per questo motivo in letteratura sono pochi gli studi riguardanti la sindrome da ulcera gastrica. Ciò che è stato fatto negli ultimi anni per approfondire le conoscenze su questa patologia sono state dunque indagini post-mortem su animali sottoposti ad eutanasia o deceduti per cause naturali.

Uno di questi studi si occupa di valutare le prevalenze, i fattori di rischio e di descrivere le lesioni da EGUS negli asini (Burden et al., 2009). Lo studio prende in considerazione una popolazione di asini di 426 soggetti totali del Donkey Sanctuary in Inghilterra sottoposti ad eutanasia o morti per cause naturali nell'arco di due anni (tra il 2005 e il 2006), con un'età media di popolazione di 30,5 anni. Tutti gli animali compresi nello studio durante la loro vita non sono stati utilizzati a fini lavorativi ed hanno sempre avuto accesso costante ai foraggi. Sono stati tenuti di conto molteplici fattori: età, genere, BCS, regime alimentare e data di morte. Inoltre prima di effettuare l'eutanasia sono stati raccolti campioni di sangue sui quali sono stati valutati i trigliceridi, per indagare sul ruolo dell'iperlipemia come fattore di rischio: viene considerata iperlipemia un valore di trigliceridi superiore a 4,3 mmol/L. Infine è stato considerato anche qualunque trattamento con FANS (fenilbutazone, carprofene, flunixin meglumine e meloxicam) nel periodo immediatamente antecedente la morte del soggetto che sia durato almeno 7 giorni.

La diagnosi è stata effettuata con esaminazione diretta del viscere in seguito a necroscopia. Le eventuali lesioni sono state registrate e classificate in base alla regione coinvolta (ghiandolare, non ghiandolare, pilorica, margo plicatus), al numero (singole o multiple) ed infine alla ampiezza. Per quanto riguarda l'ampiezza è stata utilizzata una scala che va da 1 a 4:

• 1: assenza di lesioni;

• 2: lesione piccola di meno di 2 cm²; • 3: lesione media, compresa tra 2 e 10 cm²; • 4: lesione estesa, di più di 10 cm².

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Dai risultati è emerso che la prevalenza di EGUS nella popolazione considerata è di 41,3% (174 soggetti). Il 49% delle lesioni sono state classificate di grado 3 e nell' 89% dei casi sono state trovate nella parte non ghiandolare dello stomaco lungo il margo plicatus. La prevalenza di localizzazione delle ulcere a questo livello coincide con quella riscontrata nel cavallo (McAllister et al., 1997; Sandin et al., 2000; Begg e O’Sullivan, 2003). Degli animali esaminati il 18% degli asini presentava iperlipemia prima della morte o dell'eutanasia. Inoltre nel 62% degli iperlipemici sono state trovate ulcere gastriche alla necroscopia. Non è facile determinare se l'iperlipemia sia un fattore di rischio dell'insorgenza di EGUS o il contrario. È possibile che lo stato cronico di iperlipemia porti a stress e dunque allo sviluppo di ulcera oppure che in presenza di lesione gastrica acuta l'animale sia inappetente e venga originato un processo di catabolismo lipidico, che conduce dunque ad aumento sierico dei trigliceridi. Il sesso, l'età, l'anno di morte e la stagione sono stati analizzati per valutare il loro eventuale ruolo come fattori di rischio, ma non è stata riscontrata correlazione. Come nel cavallo (Vatistas et al., 1999b, Sandin et al., 2000) anche in questo studio condotto sull'asino non è stata dimostrata una diretta causa di sviluppo di ulcere in seguito a trattamento con FANS. Considerando le patologie presenti nei soggetti al momento della morte è stato riscontrato che nel 74% degli asini affetti da malattia renale presentavano EGUS a livello gastrico. Gli animali con patologie respiratorie avevano invece un minor rischio di sviluppare ulcere gastriche rispetto a quelli deceduti per cause attribuibili ad altri apparati. Questo si può spiegare con il fatto che in presenza di patologie organiche l'asino tende a diventare inappetente, per cui può essere necessario integrare l'alimentazione con cibo supplementare (che è prevalentemente costituito da concentrati). Ciò può predisporre all'insorgenza di ulcere. Analizzando il regime alimentare è stato osservato infatti che il 55% dei soggetti sottoposti a dieta costituita prevalentemente da concentrati ha sviluppato EGUS, mentre la percentuale diventa del 33% per quanto riguarda gli animali con dieta a base di fibra. Questi risultati sono conformi a quelli ottenuti negli studi sul cavallo, dove è stato dimostrato che una dieta ricca in concentrati porta all'incremento della concentrazione degli acidi grassi volatili nello stomaco, la cui presenza abbassa il pH gastrico e predispone allo sviluppo di ulcere (Nadeau et al., 1998).

Dai risultati ottenuti in questo studio, si evince che nonostante siano assenti alcuni dei fattori di rischio che portano allo sviluppo di EGUS nel cavallo (lavoro,

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confinamento in stalla), nel caso dell'asino la prevalenza è piuttosto alta (41,3%). Le prevalenze ed i fattori di rischio rilevati mostrano alcune analogie con i risultati ottenuti da studi effettuati sui cavalli, ma è importante contestualizzare, poiché in questo specifico caso le lesioni ulcerative sono state rilevate solo in sede necroscopica.

Interessante è anche un altro studio retrospettivo che si è occupato di raccogliere le prevalenze delle principali patologie in sede necroscopica degli asini (Morrow et al., 2011). I dati sono stati raccolti nell'arco di 7 anni (dal 2001 al 2008) su una popolazione di un totale di 1444 soggetti appartenenti al Donkey Sanctuary in Inghilterra, non sottoposti ad alcun tipo di lavoro, con stile di vita sedentario ed età media di 30,6 anni. Gli animali sono stati sottoposti ad eutanasia e successivamente a necroscopia (nella maggior parte dei casi oltre le 12 ore successive al decesso). In questo studio la prevalenza di EGUS è stata del 42%.

Più recentemente si è cercato di raccogliere informazioni circa la gravità e la distribuzione delle lesioni gastriche in asini adulti e di documentare l'eventuale presenza di parassiti (Al-Mokkadem et al., 2014). Gli animali utilizzati per lo studio sono 35 asini Egiziani maschi da lavoro, di oltre 6 anni di età, che sono stati sottoposti ad eutanasia in seguito a diverse cause (nella maggior parte dei casi fratture), di cui alcuni sono stati sottoposti a brevi periodi di trattamento con FANS. Sono stati effettuati valutazione macroscopica dello stomaco in sede necroscopica, prelievo bioptico da 5 regioni diverse della mucosa gastrica e raccolta e identificazione dei parassiti.

All'istopatologia le alterazioni cellulari sono state divise in base alla zona colpita (ghiandolare o aghiandolare) e alla tipologia di fenomeno (infiammatorio o non infiammatorio).

Dai prelievi della parte non ghiandolare, per quanto riguarda le lesioni non infiammatorie, nel 34% dei soggetti è stata riscontrata ipercheratosi e nel 37% degenerazione vacuolare. Le alterazioni di tipo infiammatorio sono state invece nel 49% dei casi gastrite (con infiltrati diffusi di eosinofili in lamina propria), nel 6% erosione e solo nel 14% ulcera. Il 100% degli animali presentavano infestazione da Gasterophilus spp, che dal punto di vista istopatologico ha provocato ipercheratosi ed infiltrazione eosinofilica a livello della lamina propria. Infine solo nel 3% dei casi è stata trovata Draschia Megastoma.

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casi iperemia ed emorragie. Mentre tra le alterazioni infiammatorie nel 63% dei casi sono state rilevate erosioni e nel 100% dei casi gastriti, in nessun caso ulcere. Il parassita maggiormente trovato a livello della parte ghiandolare è stato Draschia spp. Dai risultati ottenuti si osserva che le lesioni maggiormente presenti sono a carico della parte non ghiandolare; non è invece stato chiarito il ruolo dei parassiti nella patogenesi dell'ulcera.

Un ultimo studio da prendere in considerazione si occupa della descrizione delle lesioni riscontrate nello stomaco di asini in sede necroscopica (Briceño et al., 2015). La popolazione considerata è di 10 animali, di cui 4 maschi e 6 femmine, di età compresa tra i 4 e i 16 anni, di razza Andalusa. La mucosa dello stomaco è stata valutata in base alla classificazione validata nel 1999 da EGUC (Equine Gastric Ulcer Council), per la consultazione nel dettaglio si rimanda al capitolo 2.6.

I risultati ottenuti mostrano una prevalenza del 90% di EGUS: bisogna tuttavia contestualizzare questo risultato, dato il basso numero dei soggetti analizzati. La tipologia di lesione maggiormente riscontrata (40%) è quella di grado 2, con presenza di infiltrati di linfociti a livello della lamina propria e principalmente le alterazioni sono localizzate nella zona non ghiandolare in corrispondenza del margo plicatus. Inoltre nel 30% dei casi è stata riscontrata presenza di Gasterophilus spp. Gli studi condotti fino ad oggi portano a conclusioni tendenzialmente concordi tra loro e permettono di integrare molte informazioni sulla patologia nella specie asinina. Per ottenere risultati più specifici potrebbe essere utile effettuare indagini diagnostiche (soprattutto in caso di presenza dei fattori di rischio considerati in questi studi) che permettano di individuare la presenza di EGUS prima del decesso dell'animale, in modo da poter approfondire i vari aspetti della patologia in questa specie.

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CAPITOLO 4: MATERIALI E METODI

4.1 Scopo

Lo scopo dello studio è valutare la prevalenza e la distribuzione delle lesioni caratteristiche di EGUS in una popolazione di asini vivi, tramite utilizzo dell’esame gastroscopico. Gli studi riguardanti questa patologia negli asini fino ad ora sono pochi e considerano solamente soggetti sottoposti ad eutanasia o morti.

Lo studio è stato condotto tra Aprile 2014 e Marzo 2016 ed è stato approvato dal Comitato Etico dell'Università di Pisa (n.9069/2014).

4.2 Animali

Nel presente studio sono stati inclusi 39 asini, di cui 33 di razza Amiatina e 6 incroci. Tutti i soggetti erano adibiti ad attività riproduttive.

Dei soggetti inclusi, 17/39 erano di proprietà della Regione Toscana; 13/39 erano alloggiati presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie di Pisa, 4/39 presso l’ex Istituto Incremento Ippico, Pisa. I restanti 22/39 asini appartengono a due strutture private site a Camerino e Perugia.

Tutti gli asini erano alloggiati nella stessa struttura per almeno 1 anno prima di essere inclusi nello studio. Le femmine erano stabulate in gruppi di 5-6 animali per paddock in sabbia, mentre i maschi erano alloggiati in box con paddock singoli disposti in modo tale che mantenessero il contatto visivo con gli altri.

Tutti gli animali erano alimentati con fieno polifita ad libitum e mangime commerciale (12% di umidità, 15-16,5% di proteine, 1,5-2% di olii e lipidi, 6,8% di cellulosa, 2,6% di ceneri, 75 mg/kg di sodio) formulato secondo la richiesta energetica giornaliera (NRC, 2007).

Tutti i soggetti non sono stati vaccinati né trattati per parassitosi gastrointestinali da almeno 1 anno.

Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una visita clinica e un controllo ematologico ed ematochimico il giorno precedente all’esame gastroscopico.

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I criteri di inclusione erano:

• asini non destinati al lavoro né alla vita atletica; • animali da riproduzione;

• nessun trattamento con FANS effettuato almeno nei 20 giorni antecedenti alla gastroscopia.

4.3 Esame gastroscopico

Il giorno prima dell’esame gastroscopico, i soggetti inclusi nello studio sono stati alloggiati in box 4X4 m in truciolo.

Da 15 ore precedenti alla gastroscopia gli asini sono stati tenuti a digiuno e 6 ore prima è stata tolta l’acqua.

Per l’esecuzione dell’esame, gli animali sono stati sottoposti a sedazione con detomidina (60 µg/kg) e butorfanolo (50 µg/kg) iniettati intramuscolo prima di entrare nella stanza dove si sarebbe svolta la gastroscopia.

La gastroscopia è stata eseguita come descritto da Bain et al. (2004) usando un processore portatile Gastropack e una sonda di 300 cm (60130PKS, Stortz, Germania).

Il gastroscopio è stato passato dal meato nasale ventrale fino in faringe, quindi la testa del soggetto è stata flessa in modo da visualizzare l’apertura faringea dell’esofago. Il gastroscopio è stato quindi fatto procedere attraverso l’esofago fino all’entrata dello stomaco attraverso il cardias. Quindi lo stomaco è stato insufflato di aria attraverso l'erogatore di aria connesso al canale di servizio dell'endoscopio finché le pareti interne dello stomaco hanno assunto un aspetto appiattito. Il materiale alimentare residuo rimasto aderente alla mucosa non ghiandolare (inclusa la grande curvatura) è stato lavato via con acqua sterile per poter visualizzare tutte le porzioni dello stomaco. Le immagini sono state registrate su un formato digitale per successiva rivalutazione e raccolta.

Le lesioni sono state classificate con la scala validata da ECEIM Consensus Statement (Sykes et al., 2015). Nello specifico le lesioni della parte non ghiandolare sono state descritte utilizzando la scala proposta da EGUS Council (MacAllister et al., 1997) e riportata nell’ECEIM Consensus Statement. Le lesioni della parte ghiandolare non sono state classificate secondo una scala, ma descritte

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qualitativamente in base a presenza o assenza, localizzazione anatomica, distribuzione e aspetto.

L’eventuale presenza di larve di Gasterophilus nello stomaco e nel duodeno prossimale è stata evidenziata. Alcune larve (3-5) sono state prelevate tramite il canale da biopsia dell'endoscopio utilizzando una pinza da biopsia e le larve sono state raccolte in contenitori di plastica contenenti soluzione salina (NaCl 0,9%), successivamente esaminate allo stereo-microscopio ed identificati in base alle loro caratteristiche morfologiche di specie secondo Zumpt (1965).

4.4 Analisi statistica

La prevalenza è stata calcolata per EGUS, ESGD, EGGD. Inoltre, per l’ESGD, sono state calcolate le prevalenze per ciascun punteggio (da 0 a 4), per i gruppi 1 e 2-4. È stata calcolata la prevalenza di soggetti infestati da Gasterophilus. Per ciascuna prevalenza abbiamo calcolato anche gli intervalli di confidenza del 95% (CIs) mediante il metodo di Jeffrey

(http://epitools.ausvet.com.au/content.php?page=CIProportion).

Il test di Fisher è stato utilizzato per vedere se esistessero differenze nella prevalenza relativamente alla localizzazione della lesione (EGSD vs EGGD), al sesso (F vs M), all’età (≤ 3 anni vs > 3 anni) e alla razza (Amiata vs incroci).

Il test di Fisher è stato utilizzato anche per valutare differenze, nei soggetti affetti da ESGD, in base a sesso, età e razza.

L'analisi statistica è stata effettuata mediante un software commerciale (Graph Pad Prism 6, USA).

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CAPITOLO 5: RISULTATI

Degli asini inclusi in questo studio, 16/39 (41,1%) erano femmine e 23/39 (58,9%) maschi. L’età era compresa tra 1 e 18 anni (mediana: 3 anni).

La gastroscopia è stata effettuata su tutti i soggetti inclusi nello studio (39/39, 100%). Il digiuno di 15 ore prima dell’esecuzione dell’esame endoscopico ha permesso di osservare il 95% dello stomaco (Fores et al., 2001) in tutti i soggetti.

L'anatomia gastrica osservata è risultata simile a quella descritta in altri studi (Fores et al., 2001; Jerbi et al., 2014).

Le lesioni imputabili a EGUS non erano presenti in 19/39 asini (48,7% [95% CI= 33- 64,4%]), mentre 20/39 soggetti (51,3% [35,6-67%]) presentava EGUS. Di questi 20 animali 19/39 (48,7% [33-64,4%]) aveva ESGD, mentre uno solo di essi (2,6% [0-7,5%]) mostrava contemporaneamente a ESGD anche EGGD.

I punteggi per ESGD sono stati 0/4 in 19/39 casi (48,7% [33-64,4%]), 1/4 in 5/39 (12,8% 2.3-23.3%), 2/4 in 10/39 (25.6% 11.9-39.5%), 3/4 in 4/39 (10.3% 0.7-19.8%) e 4/4 in 1/39 (2.6% 0-7.5%).

Sulla base dei punteggi proposti da Andrews et al. (1999) e Sykes et al. (2015) è dunque risultato che nel nostro studio il 12,8% (5,1- 25,8%) degli asini presentava ipercheratosi ed iperemia (punteggio 1), mentre il 38,4% (24,5-54,1%) vere e proprie ulcere nella parte non ghiandolare della mucosa (punteggi da 2 a 4).

La lesione da EGGD riscontrata consisteva in una leggera depressione nella parte ventrale del fondo a livello della zona ghiandolare ed era comunque associata a una lesione ESGD di grado 2. Le alterazioni classificate come ESGD sono state considerate primarie in tutti i soggetti risultati positivi a lesioni ulcerative (19/19, 100%)ed erano localizzate intorno al cardias e lungo la piccola curvatura.

Le tabella 1 riassume le prevalenze di EGUS in base a regione anatomica coinvolta (ESGD, EGGD), al sesso, all' età (≤ 3 anni vs >3 anni) e alla razza (Amiatina o incrocio). La tabella 2 mostra la distribuzione dei punteggi di ESGD secondo sesso, età e razza.

In tutti gli asini sono state rilevate larve di Gasterophilus spp. (39/39, 100%), disposte a gruppi vicino al margo plicatus, mentre in nessun caso sono state trovate nel duodeno prossimale. Come osservato nello studio di Al-Mokkadem et al. (2014) in seguito alla sua rimozione, la larva lasciava una piccola erosione sul sito di

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attacco. Tutte le larve isolate durante il periodo di studio sono state identificate come larve al terzo stadio di Gasterophilus intestinalis.

L' analisi statistica non ha mostrato differenze significative di prevalenza di EGUS in base a sesso (p=0,75), età (p=1) nè razza (p=0,37), mentre la differenza tra il numero di asini affetti da ESGD e quelli da ESGD/EGGD è significativa (p< 0,0001).

Allo stesso modo la differenza tra la prevalenza degli asini che presentano lesioni di grado 1 e di quelli che le presentano di grado 2-4 è risultata statisticamente significativa (p= 0,0183).

Tabella 1 – Valori di prevalenza e 95% CI di EGUS in asini esaminati vivi in Italia, in base a localizzazione anatomica delle lesioni, sesso, età e razza.

Didascalia - *Equine Squamous Gastric Disease (ESGD); ^ESGD in associazione con Equine Glandular Gastric Disease (EGGD); *^ differenza significativa dal test di Fisher (P<0.0001).

Tabella 2 – Distribuzione delle gradazioni di Equine Squamous Gastric Disease (ESGD) in base a sesso, età e razza in asini esaminati vivi con gastroscopia in Italia. I risultati mostrano il numero degli animali positivi/ numero degli animali esaminati, valori di prevalenza e corrispondente intervallo di confidenza del 95% (tra parentesi) per ogni grado.

Didascalia - a, b La differenza tra la prevalenza degli asini affetti da lesioni di grado 1 (iperemia e/o iperparacheratosi) e la prevalenza degli asini affetti da lesioni di grado 2-4 (ulcere) era statisticamente singificativa (12.8% [2.3-23.3%] vs. 38.5% [23.2-53.7%], P=0.0183).

Gradi Sesso Età Razza Totale

Femmine Maschi ≤3 anni >3 anni Amiata Incrocio

0 7/16 43.7% (19.4-68.1%) 12/23 52.2% (31.8-73.0%) 11/23 47.8% (27.4-68.2%) 8/16 50.0% (25.5-74.5%) 18/33 54.5% (37.8-70.6%) 1/6 16.7% (1.9-55.8%) 19/39 48.7% (33.0-64.4%) 1 5/16 31.2% (8.5-54.0%) 0/23 0.0% (0.0-0.0%) 1/23 4.3% (0.0-12.7%) 4/16 25.0% (3.8-46.2%) 1/33 3.0% (0.33-13.3%) 4/6 66.6% (28.6-92.3%) 5/39 a 12.8% (2.3-23.3%) 2 3/16 18.7% (0.0-37.9%) 7/23 30.4% (11.6-49.2%) 6/23 26.1% (8.1-44.0%) 4/16 25.0% (3.8-46.2%) 9/33 27.3% (14.4-43.9%) 1/6 16.7% (1.9-55.8%) 10/39 b 25.6% (11.9-39.5%) 3 1/16 6.2% (0.0-18.1%) 3/23 13.0% (0.0-26.8%) 4/23 17.4% (1.9-32.8%) 0/16 0.0% (0.0-0.0%) 4/33 12.2% (4.2-26.3%) 0/6 0.0% (0.0-0.0%) 4/39 b 10.3% (0.7-19.8%) 4 0/16 0.0% (0.0-0.0%) 1/23 4.3% (0.0-12.7%) 1/23 4.3% (0.0-12.7%) 0/16 0.0% (0.0-0.0%) 1/33 3.0% (0.33-13.3%) 0/6 0.0% (0.0-0.0%) 1/39 b 2.6% (0.0-7.5%) Variabili N°. positivi/n°. esaminati Prevalenza (95% CI) Localizzazione delle lesioni ESGD* 19/39*^ 48.7% (33-64.4%) ESGD/EGGD^ 1/39*^ 2.6% (0-7.5%) Sesso Femmine 9/16 56.2% (32.6-77.8%) Maschi 11/23 47.8% (28.7-67.5%) Età ≤3 anni 12/23 52.2% (32.5-71.3% >3 anni 8/16 50.0% (27.2-72.8%) Razza Amiata 15/33 45.4% (28.5-62.4%) Incroci 5/6 83.3% (53.5-100%) Totale 20/39 51.3% (35.6-67%)

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CAPITOLO 6: DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

6.1 Discussione

Lo scopo dello studio è di presentare la prevalenza e la distribuzione anatomica di EGUS in un gruppo di asini adulti in vita, considerando valutazioni gastroscopiche. La gastroscopia è stata effettuata su tutti gli asini compresi nello studio, non sono stati danneggiati esofago né stomaco in seguito al passaggio del gastroscopio.

La prevalenza delle lesioni gastriche corrispondenti a EGUS in questo studio è risultata del 51,3% ed il 38,5% degli animali aveva ulcere di grado compreso tra 2 e 4. Inoltre la zona non ghiandolare dello stomaco è risultata essere quella prevalentemente colpita. Morrow et al. (2011) riportano una prevalenza del 42,1% di EGUS, presente sola o insieme ad altre patologie, in uno studio retrospettivo post-mortem: in questo studio non hanno però descritto la localizzazione delle lesioni né il punteggio.

Burden et al. (2009) hanno trovato una prevalenza del 41% in asini sottoposti ad eutanasia o morti per cause naturali e anche in questo caso non sono state descritte la localizzazione né il punteggio delle lesioni. Al- Mokkadem et al. (2014) hanno riscontrato una bassa prevalenza (20%) di EGUS in 35 asini sottoposti ad eutanasia. Infine in uno studio condotto in Spagna su 10 asini morti Morales Briceño et al. (2015) hanno riportato una prevalenza del 90%, considerando anche il punteggio delle lesioni (in una scala da 0 a 4). Il nostro risultato è simile alla prevalenza riportata da Morrow et al. (2011), considerando il 95% del CIs più alto dei valori riferiti dagli altri autori (Burden et al. 2009; Al-Mokadden et al. 2014) e più basso di quelli rilevati da Morales Briceño et al. (2015).

Nessuno degli animali inclusi negli studi menzionati era adibito al lavoro, avevano tutti una vita sedentaria, proprio come nel nostro studio. Tuttavia negli studi precedenti (Burden et al. 2009; Morrow et al. 2011) l'età media è maggiore (rispettivamente 30,5 e 30,6 anni), mentre nel nostro caso sono stati presi in considerazione animali più giovani (età media 5 anni). Nello studio di Morrow et al. (2011) il 92,6% degli asini è stato sottoposto ad eutanasia, il 4,8% è stato trovato morto e il 2,6% è morto sotto trattamento per altre patologie.

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Nello studio di Burden et al. (2009) gli animali inclusi nello studio presentavano diverse patologie e sono stati sottoposti a eutanasia a causa di questi problemi.

Nel nostro studio, il 48,7% degli animali ha mostrato ESGD di grado 0/4, e il 48,7% delle lesioni erano di grado da 1 a 4, con una bassissima prevalenza del grado 4 (2,6%). Nello studio di Morales Briceño et al. (2015) la valutazione delle lesioni gastriche in asini morti rivelano la maggior prevalenza del grado 2/4. Queste differenze potrebbero essere dovute all'inclusione di asini vivi e asini morti e all' alto numero di animali valutati nel nostro studio rispetto ai precedenti.

Non sono state trovate differenze di prevalenza in base a sesso, età o razza in questo studio; questo è coerente con alcuni studi fatti su asini (Burden et al. 2009) e cavalli (Vatistas et al., 1999; Rabuffo et al., 2002; Bezdekova et al., 2005; Bell et al., 2007; Lester et al. 2008; Hepburn, 2014), ma in contrasto con altri autori (Sandin et al., 2000).

Tutti i nostri asini non avevano segni clinici riconducibili a EGUS o altre malattie, come nello studio di Morales Briceño et al. (2015) mentre la maggior parte degli animali considerati da Burden et al. (2009) erano stati sottoposti a eutanasia a causa di problemi a carico dei principali organi del corpo. Morrow et al. (2011) riportano che solo il 2,6% degli asini considerati sono stati sottoposti a eutanasia sotto trattamento per patologia non specifica. Infine Al-Mokadden et al. (2014) hanno incluso nello studio soggetti sottoposti a eutanasia per patologie non collegate a EGUS, principalmente fratture ossee.

Il riscontro di larve L3 di G. intestinalis non è stato sorprendente, poiché possono essere trovate durante tutto l'anno, inoltre questa risulta essere la specie di Gasterophilus più diffusa in Italia (Otranto et al., 2005). In tutti i nostri asini sono state osservate lungo il margo plicatus, questo è coerente con quanto rilevato nello studio in Egitto di Al-Mokadden et al. (2014). Mentre è stata riscontrata una prevalenza del 30% in Spagna (Morales Briceño et al., 2015) e dello 0,4% nel Regno Unito (Morrow et al., 2011). Queste differenze nella prevalenza si pensa possano essere dovute al fatto che le condizioni climatiche ed ambientali influenzano diversamente il ciclo del parassita, oppure che alcuni farmaci utilizzati siano efficaci contro gli stadi larvali di G. intestinalis, ma non è stata indagata la reale causa di risultati così distanti in questi studi. Anche il ruolo del parassita nella patogenesi di EGUS non è stato inquadrato. Studi precedenti hanno suggerito che Gasterophilus sia la causa di ulcere gastriche ed intestinali (Sandin et al., 2000; Sequeira et al.,

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2001). Le larve non possono essere considerate un fattore di rischio per questa patologia, dal momento che sono state trovate in asini sia affetti da EGUS che sani. L'introduzione di amido o grano sono stati associati come aumentato rischio di EGUS nel cavallo (Vatistas et al., 1999; Frank et al., 2005; Luthersson et al., 2009) e nell'asino (Burden et al., 2009). Tutti gli asini di questo sono stati nutriti con carboidrati nella stessa maniera, per cui questo fattore di rischio non può essere valutato.

6.2 Conclusioni

EGUS è una patologia che colpisce asini e cavalli. Questo è il primo studio effettuato su asini in vita tramite indagine endoscopica, in quanto gli autori fino ad oggi si sono basati solo su rilievi necroscopici. Lo studio è stato condotto su una popolazione di asini in Italia. I risultati mettono in luce che EGUS ha una prevalenza simile a quanto riportato nei cavalli non atleti e che la parte squamosa è quella più colpita (ESGD). Inoltre non sono state trovate differenze legate al sesso, età, o razza.

L’infestazione da Gasterophilus non è stata valutata come fattore di rischio perchè le larve erano presenti in tutti i soggetti inclusi nello studio.

L’attività fisica non è stata considerata, poichè tutti gli animali compresi nel nostro studio conducevano una vita sedentaria ed erano adibiti ad una attività riproduttiva. Infine non è stata valutata l’influenza dell’alimentazione sull’insorgenza di EGUS perchè tutti gli asini inclusi erano alimentati in modo omogeneo.

Concludendo, EGUS può essere considerate una patologia comune negli asini ed ulteriori studi sono necessari per indagare altri fattori di rischio.

(35)

CAPITOLO 7: BIBLIOGRAFIA

1. Aguggini, G., Beghelli, V., Giulio, L. F. (2002). Fisiologia degli animali domestici con elementi di etologia, Utet, Torino, Italia, 527-535.

2. Al-Mokaddem, A. K., Ahmed, K. A., Doghaim, R. E. (2015). Pathology of gastric lesions in donkeys: A preliminary study. Equine Veterinary Journal, 47(6), 684-688.

3. Andrews, F. M., Nadeau, J. A. (1999). Clinical syndromes of gastric ulceration in foals and mature horses. Equine Veterinary Journal, 31(S29), 30-33.

4. Andrews, F. M., Sifferman, R. L., Bernard, W., Hughes, F. E., Holste, J. E.,

Daurio, C. P., Alva, R., Cox, J. L. (1999). Efficacy of omeprazole paste in the treatment and prevention of gastric ulcers in horses. Equine Veterinary Journal, 31(S29), 81-86.

5. Andrews, F. M., Reinemeyer, C. R., McCracken, M. D., Blackford, J. T., Nadeau, J. A., Saabye, L., Sotell, M., Saxton, A. (2002). Comparison of endoscopic, necropsy and histology scoring of equine gastric ulcers. Equine Veterinary Journal, 34, 475–478.

6. Argenzio, R. A. (1999). Comparative pathophysiology of nonglandular ulcer disease: a review of experimental studies. Equine Veterinary Journal, 31(S29), 19-23.

7. Ashley, F. H., Waterman-Pearson, A. E., Whay, H. R. (2005). Behavioural assessment of pain in horses and donkeys: application to clinical practice and future studies. Equine Veterinary Journal, 37(6), 565-575.

8. Bain, F.T., Petrizzi, L., Valbonetti, L., Muttini, A. (2004). Gastroscopy and duodenocopy. In Atlas of equine endoscopy, Ed: Slovis, N.M., Mosby-Elsevier, St. Lois, Missouri, USA, 147-168.

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