• Non ci sono risultati.

Sionismo ed economia della Palestina nel pensiero di Riccardo Bachi

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Sionismo ed economia della Palestina nel pensiero di Riccardo Bachi"

Copied!
39
0
0

Testo completo

(1)

ECONOMIA DELLA PALESTINA E SIONISMO

NEL PENSIERO DI RICCARDO BACHI

LETIZIA PAGLIAI* GIOVANNI PAVANELLI*

SOMMARIO - Riccardo Bachi è stato uno dei più autorevoli e fecondi studiosi di statistica ed economia applicata in Italia fra le due guerre. Di famiglia israelita, egli fu anche appassionato cultore, dagli anni venti, della storia e delle tradizioni culturali del popolo ebraico, in particolare della comunità ebraica italiana dall’età moderna fino al XIX secolo. Convinto sostenitore dell’idea sionista, dedicò inoltre alcuni studi meditati all’analisi delle condizioni e delle prospettive economiche della Palestina, all’epoca retta dal mandato britannico e sede di una crescente e dinamica comunità di israeliti immigrati. Tale aspetto, in larga misura ignorato dalla storiografia, è oggetto del presente lavoro. Esso si propone di focalizzare l’attenzione sui suoi studi, con riferimento alle vicende economiche e culturali del popolo ebraico, alle prospettive di crescita economica e sociale della Palestina e all’attività di Bachi nell’ambito del movimento sionista tra le due guerre. In tale ambito si procederà anche a ricostruire le vicende legate alla sua estromissione dall’Università di Roma nel 1938 a seguito dell’adozione della legislazione antisemita da parte del regime fascista, alla sua attività di studioso a Tel Aviv negli anni drammatici del Secondo conflitto mondiale, al suo rientro in Italia nel 1946 e agli ultimi anni di attività scientifica e didattica.

PAROLE CHIAVE -Riccardo Bachi, economia e religione, sionismo, nazionalismo economico

ABSTRACT -The Palestinian economy and Zionism in Riccardo Bachi’s thought: Riccardo Bachi was one of

the most authoritative and prolific scholars of statistics and applied economics in Italy between the two wars. Born from a Jewish family, he became after the 1920s a passionate scholar of the history and cultural traditions of the Hebrew people, particularly the Italian Jewish community from the modern era to the 19th century. A firm supporter of the Zionist idea, he also dedicated several insightful studies to the economic conditions and outlook of Palestine, then under the British Mandate and the base of a growing and dynamic immigrant Jewish community. This aspect, widely neglected by historiography, is the subject of this work. It focuses on Bachi’s studies on the economic and cultural history of the Jewish people, the prospects of the economic and social growth of Palestine and Bachi’s activity inside the Zionist movement between the two wars. In this framework, it reconstructs the events which led to his exclusion from the University of Rome in 1938, following the enactment of antisemitic laws by the fascist regime, his activity as a scholar in Tel Aviv in the years of the Second World War, his return to Italy in 1946 and his academic work in the last years.

KEYWORDS -Riccardo Bachi, economics and religion, Zionism, economic nationalism JEL CLASSIFICATION -Z12,F52

1.INTRODUZIONE

Riccardo Bachi (1875-1951) è stato uno dei più fecondi studiosi di scienze economiche in Italia fra le due guerre, nonché appassionato cultore, a partire dagli anni venti, della storia economica e delle tradizioni culturali e religiose del popolo ebraico e in particolare della comunità ebraica italiana dall’età moderna fino al XIX secolo. Convinto sostenitore dell’idea sionista, nel 1928 visitò la

Palestina, all’epoca retta da mandato britannico e sede di una crescente e dinamica comunità israelita,1 analizzandone le condizioni e prospettive economiche. Un decennio dopo, a seguito della

*letizia.pagliai@unito.it, Dipartimento di Management, Università di Torino.

* giovanni.pavanelli@unito.it, Dipartimento di Scienze Economico-Sociali e Matematico-Statistiche, Università di Torino.

1 M

(2)

legislazione antisemita imposta in Italia dal regime fascista, Bachi si trasferì Tel Aviv, per dare il proprio contributo, quale docente e studioso, alla costruzione del nuovo Stato. Reintegrato nel 1945 nella sua cattedra presso l’Università di Roma, l’anno successivo fece ritorno in Italia ma continuò a mantenere stretti legami con Israele, alle cui vicende economiche e sociali egli dedicò alcuni dei suoi ultimi saggi. L’appartenenza al movimento politico sionista, l’identità religiosa, convintamente dichiarata anche negli studi storici ed economici, rendono la sua figura peculiare nel panorama degli economisti italiani del Novecento. Queste considerazioni hanno costituito la base di uno studio che ha voluto concentrare la propria attenzione proprio là dove la scarna storiografia, focalizzata piuttosto sull’autorevole studioso di statistica e di economia applicata, è apparsa lacunosa. Federico Caffè, che fu suo allievo, lo pose tra gli studiosi italiani «a torto più trascurati nei decenni recenti».2 Riteniamo, al contrario, che i suoi studi, riferibili alle vicende economiche e culturali del popolo ebraico, nonché alle prospettive di crescita economica e sociale della Palestina, già rilevanti di per sé, lo siano a maggior ragione alla luce dei recenti (e meno recenti) dibattiti sui nessi tra religiosità e attività economica.3

2. UNA SINTESI DELLA BIOGRAFIA SCIENTIFICA

Nato a Torino da una famiglia israelita relativamente benestante,4 Riccardo Beniamino Bachi iniziò le prime tappe della propria formazione nel Collegio ebraico ‘Colonna e Finzi’ del capoluogo torinese per poi proseguire gli studi secondari come perito contabile. Gli ottimi risultati conseguiti (si diplomò ottenendo, infatti, una medaglia d’oro della Camera di Commercio di Torino), gli permisero di proseguire gli studi presso la R. Scuola superiore di Commercio di Venezia, la più prestigiosa tra le scuole di commercio in Italia5 che conferiva, tra l’altro, l’abilitazione all’insegnamento tecnico di secondo grado. Qui ottenne due diplomi di laurea: in Computisteria e ragioneria (1896) e in Lingua e letteratura francese (1897).6

Nei Colloqui con me stesso, appunti autobiografici redatti tra il 1943 e il ’45 durante il suo soggiorno in Eretz Israel,7 Bachi ci ha trasmesso un ricordo vivo e commosso di quegli anni di formazione trascorsi in gran parte a Torino, durante i quali egli aveva appreso dall’ambiente familiare la

2 C

AFFÈ (1975: 124); CAFFÈ (2007). 3 I

ANNACCONE (1998); MCCLEARY,BARRO (2006). 4

Israel di Tobia Bachi (1833-1907), era un fabbricante e negoziante di oreficeria a Torino, la cui attività era posta in Contrada Doragrossa, 2 (poi via Garibaldi); cfr. GUIDA (1871). Israel aveva sposato Enrichetta di Beniamino Levi di Ceva (1839-1922) e dalla loro unione erano nati cinque figli: Tobia Edoardo, Riccardo Beniamino, Michele Cesare (su cui si veda qui la nota 20), Emma (la quale sposerà Pacifico Ottolenghi) e Anita. Il primogenito Edoardo Bachi ereditò l’attività familiare trasferendo il negozio, che aveva tre dipendenti, in via Roma 5; egli fu un noto e apprezzato gioielliere, nominato cavaliere della Corona d’Italia su proposta di Giolitti. La denuncia di cessazione dell’esercizio commerciale ‘I. Bachi’, in quanto appartenente a un cittadino italiano di razza ebraica, risale all’aprile 1940; cfr. Comunicazioni del

ministero delle corporazioni, «Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia», a. LXXXI, 6 lug. 1940, n. 157, p. 2478. In tale circostanza l’esercizio fu relegato nei Padiglioni di Piazza S. Carlo; cfr. ANNUARIO (1941-42: 318). In riferimento alle vicende biografiche di R. Bachi e al suo contributo scientifico e professionale, si veda NICEFORO (1951); RESTA (1951); RATTI (1961); BONELLI (1963). Questi studi di sintesi sono stati arricchiti, più di recente, da ricerche su aspetti specifici, con particolare riferimento agli effetti economici della Prima Guerra mondiale: PORISINI (1977); BRUCKMAYER (1985: 33); BIENTINESI (2012); SANTILLO (2016), nonché ai suoi contributi sui numeri indici, CASSATA (2009a). Ultimamente è apparsa anche la pubblicazione delle lettere familiari tra Riccardo Bachi e il figlio Augusto, tradotte in ebraico e curate da sua nipote; cfr. G. BACHI (2015).

5 A

UGELLO,GUIDI (1988). 6 A

NNUARIO (1901: 122, 128, 135, 147). 7

Nome biblico della Terra di Israele, poi adottato dal movimento sionista. Il titolo degli appunti autobiografici di Bachi richiamava le note riflessioni di Marco Aurelio.

(3)

consuetudine ad un impegno costante e quotidiano, reso più lieve dall’intima soddisfazione per il dovere compiuto:

Molto della mia figura psicologica, morale, intellettuale si è formata ad opera della vecchia famiglia Bachi, nella dimora che era nell’alto dello sbiadito edificio a Torino nella via Bogino:8 si è formata fra gli anni 1880 e 1895. Io sono un prodotto dei vecchi Bachi: al chiudersi del quindicennio ero tutto definito, ben poco si aggiunse di poi. Avevo allora venti anni e mi volsi alle vie del mondo [...].

Sin dai primissimi anni, quando il pomeriggio ritornavo dalla scuola, trovavo sul tavolo preparata la merenda e preparato anche il calamaio, la carta e quanto occorreva per l’immediata esecuzione dei compiti scolastici e poi per la lettura: l’immediata esecuzione divenne un’abitudine per me e per i miei fratelli. I giochi e le distrazioni erano rinviati a più tardi ed acquistarono poi il carattere di una eventualità. Così si formò uno schema di vita che divenne immancabile, costante e naturale [...] in tutti i giorni della nostra esistenza.9

Come accennato, la Scuola di commercio di Venezia apriva la strada all’insegnamento negli istituti tecnici: già nel dicembre del 1896 egli venne quindi chiamato a insegnare computisteria ad Arcevia, in provincia di Ancona, per passare nel dicembre dell’anno successivo all’istituto tecnico parificato di Vicenza, dove rimase per tre anni in qualità di docente di ragioneria.

Nei limiti di tempo consentitigli dal nuovo incarico, Bachi iniziò già allora una frequentazione del Laboratorio di Economia politica, fondato pochi anni prima a Torino da Salvatore Cognetti de Martiis,10 entrando così in contatto con economisti di primo piano quali Giuseppe Prato, Luigi Einaudi, Pasquale Jannaccone e Attilio Cabiati e Achille Loria.11 Nel gennaio 1898 scriveva a quest’ultimo:

Io sono socio del Laboratorio di economia dell’Università di Torino e sto lavorando intorno a varie monografie relative all’azione sociale delle autorità locali inglesi. Desideroso di alcuni consigli e di alcune indicazioni bibliografiche, io Le chiedo il permesso di venir[La] a disturbare un giorno.12

Appartiene a questo periodo il suo intervento presso la Società di cultura di Torino (7 aprile 1900) su

La serva nella evoluzione sociale.13 La peculiarità dell’argomento, di cui Bachi proponeva un’interpretazione ‘progressista’, attirò l’attenzione sia di Cesare Lombroso, uno fra i maggiori intellettuali positivisti italiani,14 che scrisse la prefazione del saggio, sia del «Vessillo israelitico»,15 rivista simpatizzante con le tendenze della cultura ‘assimilazionista’ del mondo ebraico.

8 La casa torinese dei Bachi in via Bogino si ergeva in prossimità della delimitazione del vecchio ghetto ebraico. 9 B

ACHI (1952a: 62-63). Questa educazione familiare improntata a una severa etica del lavoro, pur alla base dei suoi successi professionali, aveva comportato tuttavia, ammetteva Bachi nei Colloqui, anche dolorose rinunce a livello personale: «Lungo la vita ho molte volte riflettuto a questa impronta che si è determinata in me sin dai miei primi giorni: ho constatato nella consuetudine della puerizia la causa radicale della intensità della mia vita produttiva... Non ho mai provato la noia e nemmeno la stanchezza: ho scritto e letto e pensato lungo tutti gli istanti che Iddio mi ha dato... Ho sempre benedetto il tipo di vita che si è formato e coloro che lo hanno favorito... ma ora mi accorgo che se ho molto prodotto, se ho molto operato, ho pur fatto, senza nemmeno avvedermene, tante gravi rinunzie. Ho rinunziato al riposo, al delizioso senso dell’abbandono di sé stesso, al sogno [...] al divertimento, alla pausa, alla ricerca di un amico per la gioia di chiacchierare»; ivi: 63-64.

10 F

AUCCI (1995); BECCHIO (2004). 11 B

RESSO (2004); CASSATA (2009b).

12 Lettera di R. Bachi ad A. Loria, Vicenza, 4 gennaio 1898; A

RCHIVIO DI STATO, Torino, Archivio Achille Loria, b. 2. 13 B

ACHI (1900a). 14

D’ANTONIO (2001).

15 Cfr. la notizia su «Il Vessillo israelitico», vol.

(4)

Nel gennaio 1900, nel frattempo, egli era rientrato a Torino, essendo risultato vincitore un concorso nazionale al posto di segretario capo del R. Museo industriale italiano, istituto di istruzione superiore nel campo delle applicazioni tecniche,16 in cui era allora coinvolto Cognetti.

In questi anni i suoi interessi si vennero indirizzando principalmente verso la riforma delle amministrazioni locali e la municipalizzazione dei pubblici servizi, tematiche che riflettono uno spiccato interesse per le problematiche sociali e ai quali dedicò numerosi lavori, usciti a ritmo serrato su «La Riforma Sociale», su «Critica Sociale» e altre riviste.17 Risale al 1900,18 la collaborazione con Luigi Einaudi, suo quasi coetaneo, per la redazione delle rubriche della «Riforma Sociale»,19 alcune delle quali completamente nuove come quelle sulla legislazione del lavoro e sul municipalismo. Einaudi strinse con Bachi un’amicizia durata una vita: «Conosco Bachi da tanti anni – così scriveva nel 1931 l’economista piemontese − e di anno in anno la stima verso lo studioso scrupolosissimo, lo storico e lo statistico sicuro, il cesellatore di rara penetrazione è andato via via crescendo; e nel tempo stesso imparavo ad apprezzarne le qualità morali elevate di amore verso la sua famiglia e verso la patria italiana».20

La sua passione in tema di tributi, municipalizzazioni e contabilità pubblica permise a Bachi – nel periodo della ‘civica rinascenza’ – di collaborare a Roma dal 1903 con Giovanni Montemartini,21 direttore dell’Ufficio del lavoro presso il ministero di Agricoltura, Industria e Commercio,22 con cui condivise la necessità di assumere il modello dell’associazione dei municipi inglesi nell’affrontare i problemi sociali.23 Con Montemartini, Bachi svolse le funzioni di segretario della commissione per la preparazione del regolamento di applicazione della legge sui pubblici servizi;24 nel febbraio 1904, quindi, lasciò definitivamente Torino per Roma, chiamato a redigere il «Bollettino dell’Ufficio del lavoro» (dal 1904 al 1909), approntato dal ministero.25

Nel febbraio del 1909 assunse la direzione della Biblioteca del MAIC − all’epoca la maggiore tra quelle dei vari dicasteri, di cui sviluppò le attività e le raccolte nel campo delle scienze economiche e sociali.26 È in questo periodo che egli perfezionò la conoscenza delle tecniche e degli strumenti per la misurazione e l’analisi dei fenomeni economici e iniziò l’attività di raccolta sistematica dei dati statistici sull’economia italiana, con particolare riferimento ai prezzi e al commercio estero, che furono alla base delle sue più note pubblicazioni scientifiche degli anni successivi.

Tra queste, mette conto ricordare in primo luogo L’Italia economica, annuario pubblicato dal 1909 al 1921 come supplemento a «La Riforma sociale», a cui collaborò saltuariamente anche il fratello,

16 A

CCORNERO (2005).

17 Si veda il primo di questa serie di articoli: B

ACHI (1897).

18 L’avvio del carteggio fra Bachi ed Einaudi risale al 1897, data della spedizione del biglietto di R. Bachi a L. Einaudi, Corso Oporto 38 (oggi Corso Matteotti), Torino; cfr. ARCHIVIO DELLA FONDAZIONE LUIGI EINAUDI, Torino (da ora: AFLE), Fondo L. Einaudi, b. 2. Ringraziamo il dott. Guido Mones per la collaborazione prestata nella raccolta della documentazione archivistica su R. Bachi.

19

SCAVINO (2000: 29). 20

Cfr. EINAUDI (1931). Tale recensione di Einaudi è in parte contenuta in SEGRE (1979), il cui testo, tradotto in inglese, è riproposto da SEGRE (2008: 165-166).

21 M

ONTEMARTINI (1902). 22

Si veda DA EMPOLI (1980); DA EMPOLI (1984: 121-146); CARDINI (2001); CARDINI (2003). 23 B

ACHI (1897); BACHI (1899);BACHI (1900b).

24 Legge 29 marzo 1903, n. 103, «Assunzione diretta dei pubblici servizi da parte dei Comuni». 25 Per questa collaborazione di R. Bachi al «Bollettino dell’Ufficio del lavoro» si veda A

LBERTI (2010: 303-305) in cui si afferma che i dati pubblicati sul BUL furono poi ripresi per la compilazione del suo annuario: L’Italia economica.

26

Per questo motivo la Sala di lettura della Biblioteca Storica nazionale dell’Agricoltura a Roma è attualmente dedicata a R. Bachi.

(5)

(Michele) Cesare Bachi,27 un alto funzionario della Ragioneria generale dello Stato presso il ministero delle Finanze a Roma.28

La rassegna statistica [L’Italia economica] – così Bachi rispose alla richiesta di stesura del primo numero dell’Annuario avanzata da Einaudi – sono dispostissimo a farla in collaborazione con mio fratello per quanto riguarda la finanza. Avrebbe il carattere di raccolta di cifre relative all’anno 1909 (con comparazioni col passato) con lo scopo di descrivere la vita economica italiana in genere presentando anche notizie descrittive commenti e dati non recenti come era il volume di Schiavi.29 Dato il tipo che adotterei (conforme al modello Economist) la spesa tipografica per la Riforma sociale sarebbe di molto ridotta negli anni successivi. Raccoglierei quasi solo cifre e pochissime parole.30

In realtà, L’Italia economica realizzata da Bachi con mezzi limitati, in quanto non era ancora disponibile un servizio ufficiale di dati statistici, fu molto più di una raccolta di dati: essa si affermò ben presto quale «fonte fondamentale per lo studio delle vicende congiunturali e delle trasformazioni strutturali dell’economia italiana».31

Il lavoro tenace di quegli anni gli valse, dopo il conseguimento della libera docenza (1910) in Legislazione industriale nel R. Politecnico di Torino, l’idoneità nel concorso di Statistica all’Università di Cagliari (1914)32 e, nel gennaio del 1915, la chiamata a docente per la stessa disciplina a Giurisprudenza presso l’Università di Macerata.33 La sua nomina coincise quasi con l’avvio della Prima Guerra mondiale, e a tale conflitto egli volle dedicare il discorso inaugurale dell’anno accademico 1917-18 in quella università.34

Nel periodo trascorso presso l’ateneo marchigiano,35 dove fu ordinario di Statistica, incaricato di Economia politica e, alla fine, anche rettore (1° agosto 1923-30 novembre 1924),36 Bachi approfondì

27 C. B

ACHI compilò i seguenti capitoli: Finanza dello Stato (p. 119) e Politica tributaria (p. 199) in ITALIA (1911); inoltre, il cap. Finanza dello Stato (p. 137) in ITALIA (1912), e infine il cap. La finanza dello Stato (p. 257) e Politica

finanziaria (p. 365), in ITALIA (1922).

28 Come il fratello Riccardo, il terzogenito Cesare visse a Roma e, in qualità di ispettore del ministero delle Finanze, si occupò di contabilità e di funzionamento delle aziende, raccogliendo notizie statistiche sui dividendi e utili delle Società per azioni in Italia. Entrambi i fratelli aderivano alla Società Umanitaria, ente filantropico di Milano fondato nel 1893 per lascito di Prospero Moisé Loria. Per le sue simpatie socialiste, Cesare subì un demansionamento nel 1937, sebbene continuasse a lavorare presso il ministero fino al 1939.

29 Alessandro Schiavi dell’Ufficio del lavoro della Società Umanitaria di Milano aveva diretto, insieme a Giuseppe Pinardi «L’Italia economica. Annuario statistico-economico dell’industria, del commercio, della finanza e del lavoro», aa.

I-II, 1907-1908. 30

Lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 11 maggio 1909; cfr. AFLE, Fondo L. Einaudi, b. 2. 31 B

ONELLI (1963: 49). L’Italia economica fu utilizzata come preziosa fonte documentale e statistica da diversi studiosi e

policy makers in Italia e all’estero. Tra i commenti positivi alla pubblicazione di Bachi mette conto menzionare un’ampia

e positiva recensione uscita nel 1912 sull’«American Economic Review»: «This annual compendium of economic and social developments in Italy deserves wider use [...]. To students who, for their knowledge of Italian affairs, have been forced to cull from scattered and ill-edited sources, the volume should be of signal utility» (FOERSTER, 1912: 888). Molto favorevole fu anche il commento di PIROU (1922: 678): L’Italia economica, scriveva l’economista francese sulla «Revue d’Economie Politique» si era affermata quale «indispensable instrument de travail et de références pour tous ceux qui s’intéressent à la vie économique italienne».

32

Cfr. CASSATA (2009a:103-106). La commissione di concorso era composta da Rodolfo Benini, Francesco Coletti, Corrado Gini, Maffeo Pantaleoni, Costantino Bresciani Turroni. Il concorso di Statistica fu vinto da Francesco Savorgnan, mentre R. Bachi si aggiudicò il secondo posto. Francesco Savorgnan, nato a Trieste nel 1879, dopo alcuni trascorsi nell’irredentismo si era laureato in Legge e aveva seguito a Roma i corsi di perfezionamento di R. Benini e M. Pantaleoni; in quel momento era docente all’Università di Modena, ma nel 1928 sarebbe divenuto presidente dell’Istituto Centrale di Statistica, succedendo a C. Gini; cfr. il suo profilo in SAVINO (1937: 261).

33 A

RCHIVIO DELL’UNIVERSITÀ DI MACERATA, Facoltà Giuridica, Personale, f. ‘Bachi Riccardo Beniamino’. 34 B

ACHI (1918). 35

Durante il periodo maceratese, Bachi studiò anche elementi di storia dell’ebraismo locale, cfr. BACHI (1933-34). 36 Cfr. B

(6)

l’elaborazione dei numeri indici dei prezzi all’ingrosso, uno strumento prezioso soprattutto in un contesto di elevata inflazione quale fu quello che caratterizzò l’Italia nel primo dopoguerra. A fronte di tale impegno, nel 1924 il senatore Luigi Luzzatti37 fece il suo nome per la designazione a membro dell’Istituto Internazionale di Statistica, fondato nel 1885 e di cui fecero parte i maggiori studiosi italiani ed europei di tale disciplina. Divenutone membro, Bachi presentò alla XVI sessione

dell’Istituto che si tenne a Roma in quel settembre-ottobre un’approfondita relazione dal titolo

Numeri indici delle variazioni di quantità e di prezzo negli scambi commerciali con l'estero.38

L’indice dei prezzi elaborato da Bachi (Bachi Index), è opportuno ricordarlo, venne citato e utilizzato a più riprese negli anni venti e trenta da pubblicazioni prestigiose quali l’Economist e il Federal

Reserve Bulletin.39 Per completezza, va aggiunto peraltro che nel contesto italiano il contributo di Bachi subì invece un giudizio decisamente critico da parte di Jannaccone,40 docente ordinario di Statistica all’Università di Torino.41

Nel dicembre del 1924 Bachi si trasferì all’Università di Parma, dove fu docente titolare di Scienza delle Finanze e diritto finanziario e incaricato di Economia politica, e, nel dicembre successivo, in quella di Genova dove proseguì l’insegnamento di finanza pubblica. Egli aspirava peraltro alla cattedra di Economia politica messa a concorso nel 1926 dall’Istituto superiore di Scienze economiche e commerciali di Roma, al punto da chiedere a Einaudi –all’epoca in procinto di partire per un lungo viaggio di studio negli Stati Uniti – di caldeggiare la sua candidatura presso Gennaro Mondaini,42 titolare di Storia del commercio dal 1910:

Entro la settimana – probabilmente giovedì 29 [aprile 1926] – sarà tenuta all’Istituto Sup[eriore] di commercio di Roma la seduta del Consiglio dei professori per coprire la cattedra di economia. Beneduce, che pareva dovesse aspirarvi,43 vi ha rinunziato e rimaniamo candidati Del Vecchio44 ed io. Tu sai quale importanza avrebbe per me conseguire questo posto, per motivi di vario ordine e sai anche quanto io mi ci dedicherei, credo fruttuosamente poiché mi sembra che la mia attività scientifica e didattica mi renda particolarmente adatto per una simile cattedra e per l’opera pratica che dovrebbe esservi connessa.45

37 Cfr. Lettera di ringraziamento di R. Bachi a L. Luzzatti, Macerata, 18 gennaio 1924; c. int. «Rettore. R. Università di Macerata»; ISTITUTO VENETO, Archivio Luzzatti, Fasc. Bachi, Riccardo. Ringraziamo il dott. Carlo Urbani per la segnalazione della corrispondenza di R. Bachi a L. Luzzatti (dal 1923 al 1926).

38 B

ACHI (1925).

39 «Prof. Riccardo Bachi riportava il «Federal Reserve Bulletin» nel 1921 has constructed a new index number of wholesale prices in Italy to take the place of the old one, which has been compiled by him for a number of years. The new index number is based upon the prices of 76 commodities, just double the number of commodities in the old index. It is constructed by obtaining the unweighted arithmetic average of the ratios of individual prices expressed in terms of the base period. The average end of month prices in 1920 serve as the basis for calculation [...] As the new index number agrees fairly well with the old one for the year 1920, Prof. Bachi has recomputed the new series on the base of the old index number and thus carries on the original series without a break»; cfr. New Italian Index Number of Wholesale Prices, in Federal Reserve Bulletin, April, 1921, p. 465.

40 J

ANNACCONE (1926: 427). 41

Per la differenza metodologica nell’elaborazione dei numeri-indici fra P. Jannaccone e R. Bachi; cfr.CASSATA (2009b). Ciononostante, si devono proprio a Bachi le voci Barometro economico e Numeri indici semplici e composti (BACHI, 1930c; BACHI, 1935a) presenti nei volumi dell’Enciclopedia Italiana.

42 G. Mondaini era stato anche rettore dell’istituzione romana per un brevissimo periodo (20 gennaio-25 novembre 1910). 43

Alberto Beneduce era divenuto infatti nel 1925 ordinario di Statistica presso l’Istituto di Roma.

44 Gustavo Del Vecchio impartiva, in qualità di docente incaricato presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Trieste (1921-25), un alto e diversificato numero di corsi: Economia politica, Politica economica, Scienza delle finanze, Statistica metodologica e demografica. l’interesse dell’Ateneo romano verso il suo profilo accademico scaturiva peraltro anche dalla sua direzione del Laboratorio di Economia politica triestino (1922-1926); cfr. anche TUSSET

(2004).

45 Cfr. lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 25 aprile 1926 (A

(7)

L’esperienza di Bachi nell’insegnamento «delle varie discipline economiche, fra loro così collegate»,46 nonché la sua solida preparazione teorica e la vasta e accurata ricerca empirica, vennero considerate a Roma elementi importanti in favore della sua chiamata, come lui stesso ebbe a confidare a Prato:

[…] il Consiglio dei professori dell’Istituto superiore di commercio di Roma ha votato a larga maggioranza, la designazione del mio nome per la cattedra di economia. È questa una cattedra cui io vivissimamente aspiro, sia perché l’insegnamento che vi compete è particolarmente adatto al mio ordine di studi, sia perché mi consente di assestare definitivamente la mia vita a Roma, in un ambiente ora mi è molto caro e al quale mi legano non solo i vincoli famigliari47 ma anche una varia consuetudine di studi e di opera.48

L’Istituto superiore di scienze economiche di Roma, in effetti, aveva privilegiato la sua designazione anche in virtù dell’esperienza acquisita da Bachi presso l’Ufficio del Lavoro e la Biblioteca del MAIC: l’intenzione degli organi dirigenti dello stesso era infatti quella di creare presso la Scuola «un Laboratorio di Economia politica per addestrare gli studenti all’osservazione concreta della vita economica».49

Il suo discorso d’insediamento come professore ordinario di Economia politica50 si chiuse nel dicembre 1926 con una citazione di Cavour («l’economia politica è la scienza dell’amore della patria»):51 una riprova del fatto che la tradizione liberal-risorgimentale − anche in virtù del ruolo da questa svolto per l’emancipazione dei cittadini israeliti − costituì in quegli anni (e avrebbe costituito anche in seguito) un elemento fondante della ‘visione’ e del magistero di Bachi.52

Intanto la sua attività scientifica, condotta in collaborazione anche con Rodolfo Benini,53 caposcuola dei maggiori statistici italiani,54 proseguì intensa, soffermandosi in primo luogo sulle problematiche dell’economia e della società italiana di fronte alla guerra,55 un filone di analisi culminato con una monografia su L’alimentazione e la politica annonaria in Italia56 che divenne il principale studio sul tema apparso nel paese e di cui una sintesi sarebbe apparsa nella voce Annona da lui curata per

46 Cfr. lettera di R. Bachi a G. Prato, Genova, 6 maggio 1926; ivi.

47 R. Bachi risedette in forma definitiva a Roma dal 1911 in via delle Isole, 27 (Quartiere Caprera), mentre nel periodo dal 1936 al 1939 lo troviamo in via Bosio, 2. Nel 1903 si era sposato con la veneziana Clelia di Augusto Lampronti (1880-1962), con la quale aveva avuto tre figli: Mario (cfr. la nota 54), Augusto (1906-1970) e Roberto (cfr. nota 99) Nella capitale viveva contemporaneamente anche il fratello di Riccardo Bachi, il prof. Cesare (cfr. nota 20).

48 Lettera di R. Bachi a G. Prato, Genova, 6 maggio 1926, cit. 49

Ibidem.

50 Bachi divenne ordinario di Economia politica, e incaricato di Scienza delle Finanze, dal 1927 presso l’Istituto superiore di Scienze economiche e commerciali di Roma. Si veda Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, Atti posteriormente versati, Personale 1961-1989, b. 26. Cfr. anche BACHI (1928a). Parallelamente al suo corso, le esercitazioni di Economia politica erano tenute dal suo assistente, dott. Giuseppe Frisella Vella; cfr. ANNUARIO

(1930: 173). 51 Cfr. B

ACHI (1930a: 123). Molti anni dopo avrebbe affermato: «L’amore di patria è un sentimento spesso molto alto e spesso molto radicato»; cfr. BACHI (1952b: 298).

52

A riguardo della prolusione accademica Bachi confessò a G. Prato: «Alcuni mesi fa ho dovuto tenere il discorso inaugurale all’Ist[ituto] di studi ec[onomici] a Roma e questa importuna incombenza improvvisa mi ha obbligato a trarre fuori dall’oblio un grosso materiale che avevo raccolto molti anni fa sulla economia e finanza delle guerre per l’indipendenza italiana […]. La coincidenza della materia mi ha tratto a leggere subito le pagine che tu hai dedicato in genere ai fenomeni creditizi in Piemonte prima del 1848» […].; lettera di R. Bachi a G. Prato, Macugnaga (Novara),

Albergo Monte Rosa, 5 agosto 1927 (AFLE, Fondo Giuseppe Prato, b. 2, n. 3). 53 F

AVERO (2008).

54 Per la collaborazione fra Bachi e Benini, si veda R. B

ENINI, Prefazione, in M. BACHI (1925: IX-XIV); BACHI (1929b); BACHI (1930b); infine, BENINI (1937).

55

BACHI (1914a); BACHI (1918). 56 Il volume B

(8)

l’Enciclopedia Italiana.57 Nell’opera, promossa dalla Carnegie Foundation,58 Bachi dimostrava tra l’altro come l’Italia fosse maggiormente prostrata dal «disavanzo calorico» dell’agricoltura italiana piuttosto che da quello monetario.

Seguirono impegnativi studi metodologici e teorici sulle problematiche delle fluttuazioni economiche e sul ruolo delle politiche congiunturali,59 nonché diversi saggi sulla storia economica italiana con particolare riferimento alle problematiche finanziarie del processo di unificazione nazionale60 e alle crisi economiche in età risorgimentale.61

Gli studi sull’economia creditizia del paese culminarono con l’ampia operazione editoriale sulla storia della Cassa di Risparmio delle provincie lombarde,62 un’iniziativa collegata con il centenario della fondazione dell’istituto bancario. Il progetto fu organizzato dal collega Benvenuto Griziotti (commissario della Cassa di Risparmio), benché la sua preparazione generale ricadde alla fine su Bachi,il quale avrebbe pubblicato nella monografia63 l’elaborato più esteso.64

A questa intensa attività scientifica Bachi abbinò sempre, a partire dal primo dopoguerra, un’impegnativa attività di economic advisor e di civil servant: nel 1922 fu l’estensore di un’ampia relazione sulla situazione economica dell’Italia redatta su richiesta della Commissione economica e finanziaria della Società delle Nazioni,65 collaborò quindi alla riforma della pubblica amministrazione promossa da Alberto De Stefani.66 Nel maggio 1925, peraltro, aderì67 «in nome di libertà» al Manifesto degli intellettuali antifascisti68 pubblicato il 1° maggio su «Il Mondo», il quotidiano di Giovanni Amendola, e su «Il Popolo», fondato da Luigi Sturzo.69

57 Si veda alla nota 72.

58

Il Carnegie Endowment for International Peace promosse dopo la Prima Guerra mondiale una serie di pubblicazioni di storia economica e sociale per illustrare le problematiche alla base del conflitto nei vari paesi coinvolti. Al fine di sviluppare un piano d’opera delle varie serie monografiche, furono creati dei comitati editoriali locali coordinati da James T. Shotwell della Columbia University. Il comitato italiano era composto da L. Einaudi (presidente), Pasquale Jannaccone e Umberto Ricci; cfr. LAGEMANN (1989). Nella serie italiana delle pubblicazioni del Carnegie Endowment, sez. di storia ed economia, uscirono le seguenti monografie: PRATO (1925); MORTARA (1925); DE STEFANI (1927); EINAUDI (1927); SERPIERI (1930); EINAUDI (1933).

59 B

ACHI (1919); BACHI (1928b); BACHI (1929a). 60

BACHI (1930a). 61 B

ACHI (1936a).

62 Per la storia dell’istituto bancario dalla sua fondazione, si veda R

OMANI (1977); COVA (2002). 63 Nella monografia (C

ASSA, 1923) Camillo Supino (Università di Pavia) offriva una sintesi sulle ripercussioni economiche che la crisi politica aveva avuto sul movimento dei risparmi nell’Istituto (ivi: 323-342). Essa era completata dai saggi di Gino Luzzatto, R. Istituto Superiore di scienze economiche e commerciali di Venezia (ivi: 449-526), di Rodolfo Benini (ivi: 527-546), di Corrado Gini, Università di Padova e Marcello Boldrini, Università di Messina (ivi: 547-567). Non apparve il programmato contributo di G. Prato, come veniamo a sapere dalla lettera di R. Bachi a G. Prato (Varazze), da Brusson, Valle d’Aosta, 31 luglio 1922 (AFLE, Fondo Giuseppe Prato, b. 2, n. 3). L’introduzione del volume fu curata da Luigi Luzzatti (pp. V-VIII) mentre la premessa venne affidata a Cesare Sarfatti della Commissione Centrale di beneficenza dell’Istituto; cfr. Archivio storico Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio delle province lombarde, Serie titolo 7, b. 2, Centenario Cassa di Risparmio’, 1922-1924.

64

BACHI (1923b). 65

BACHI (1922).

66 Per questo aspetto, cfr. S

ANTILLO (2016). 67 Per l’elenco dei firmatari cfr. P

APA (1958: 97-101); in part. su R. Bachi, si veda VALABREGA (1962: 17), CAVAGLION

(2010) e SARFATTI (2007: 24).

68 Il manifesto fu pubblicato su «Il Mondo» con il titolo La protesta contro il ‘Manifesto degli intellettuali fascisti e su «Il Popolo» come La replica degli intellettuali non fascisti al manifesto di Giovanni Gentile. Il testo fu redatto da Benedetto Croce, su invito di Giovanni Amendola, in risposta al ‘Manifesto degli intellettuali fascisti’ scritto da Giovanni Gentile e pubblicato sui maggiori quotidiani italiani il 21 aprile dello stesso anno. Il manifesto Croce fu sottoscritto da numerosi intellettuali italiani di orientamento liberale: tra gli altri Luigi Albertini, Costantino Bresciani Turroni, Emilio Cecchi, Gaetano De Sanctis, Luigi Einaudi, Guglielmo Ferrero, Giustino Fortunato, Arturo Carlo Jemolo, Giuseppe Levi, Giorgio

(9)

A partire dalla metà degli anni venti, Bachi iniziò un profondo ripensamento interiore, probabilmente intensificato dalla perdita, nel novembre 1924, del figlio maggiore Mario,70 considerato una ‘promessa’ degli studi giuridico-filosofici. Un suo profilo fu delineato da Bachi per lettera a Luigi Luzzatti:

Mi è caro ricordare che il mio diletto Mario ha appartenuto all’ultima schiera dei discepoli di V.E. Egli frequentò le lezioni di Diritto Costituzionale nell’anno 1923-24 ancora tenute da V.E.: di queste lezioni egli mi parlò ripetutamente. Certo, se la sua vita non fosse stata così tragicamente interrotta, io avrei avuto tanto caro di richiamare l’attenzione di Lei, Illustre Maestro, su questo sorgente ingegno che già dava così notevoli saggi. La sorte amarissima mi porta a parlarle di mio figlio quando egli è scomparso.71

Questo evento privato lo portò a riavvicinarsi alla religione e alla tradizione storica e culturale ebraica. È in questi anni che andò maturando probabilmente anche la sua adesione agli ideali del sionismo. Questo rinnovato insieme di interessi di natura spirituale e ‘identitaria si tradusse in numerosi scritti sulla storia dell’ebraismo e in particolare della comunità ebraica italiana nell’età moderna, nonché sulla colonizzazione ebraica della Palestina e sulle potenzialità di sviluppo economico e civile della stessa, pubblicati sulla «Rassegna mensile di Israel», «La Riforma Sociale» e la «Rivista di storia economica».

Questo nuovo filone di studi non rallentò peraltro affatto la sua attività di economista e di statistico applicato, che si tradusse in molteplici contributi pubblicati su riviste e volumi collettanei. Numerose furono le voci da lui pubblicate (1929-36) sull’Enciclopedia Italiana di Giovanni Gentile.72 Curò, inoltre, una dettagliata rassegna mensile sull’andamento dei prezzi all’ingrosso in Italia per la «Rivista di politica economica». Non mancarono neppure i contributi su riviste e pubblicazioni estere, a testimoniare la stima e reputazione da lui godute in ambito internazionale. A partire dalla seconda metà degli anni Venti collaborò con brevi schede bibliografiche con l’«American Economic Review» e con il «Wirtschaftsdienst» di Kiel. Redasse inoltre due voci per l’Encyclopaedia of the

Social Sciences,73 l’ambizioso sforzo di Seligman di elaborare una trattazione di sintesi delle scienze

Levi Della Vida, Gino Luzzatto, Attilio Momigliano, Gaetano Salvemini, Vito Volterra; cfr. DE FELICE (1993: 117-118). Per il testo del ‘Manifesto’ antifascista, si veda PAPA (1958: 92-97), e CROCE (1966).

69 La progressiva riduzione degli spazi di libertà nel Paese dovette pesare non poco sullo stato d’animo di Bachi. Un segnale di questo forte disagio si ritrova nelle riflessioni da lui condivise con Einaudi nel 1926, all’indomani della sua presa di servizio presso l’Istituto di commercio di Roma: «Ti dirò anche che sento il dovere morale di redigere io questa storia economica dell’Italia odierna, che è l’unica storia che possa ora scriversi di questi tristi tempi». Lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 31 dicembre 1926 (AFLE, Fondo L. Einaudi, b. 2).

70 Il figlio ventenne Mario Bachi (1904-1924) morì durante il corso per allievi ufficiali; il suo necrologio apparve su «Israel» (a. IX, n. 48, 4 dic. 1924). Nonostante fosse soltanto al terzo anno di studi universitari in Legge a Roma, Mario era già un ricercatore e molti dei suoi lavori nelle discipline giuridiche e filosofiche erano stati pubblicati sulla «Rivista internazionale di Filosofia del diritto», diretta da Giorgio Del Vecchio. Tra i suoi saggi il più noto era quello che forniva dettagli statistici sul numero dei suicidi (M. BACHI 1923). L’opera venne recensita sul «Giornale degli Economisti» (a.

XL, vol. 66, 1925, n. 10, pp. 567-568). Riccardo Bachi ripubblicò gli scritti del figlio (M.BACHI 1925),che furono poi recensiti da GUILLEBAUD (1926).

71

Lettera di R. Bachi a L. Luzzatti, Roma, 29 marzo 1926. 72 Le voci compilate da B

ACHI (in siglasull’Enciclopedia Italiana R.Ba.) negli annitrenta furono: Abitazione (1929c);

Annona (1929d); Barometro economico (1930c); Calmiere (1930d); Crisi economiche (1931a); Domanda (1932a); Disoccupazione (1932b); Guerra (1933a); Inflazione (1933b); Numeri indici semplici e composti (1935a); Statistica

(1936b). Ad esse seguirono, nel 1948-49, Cambio (1948a); Bretton Woods (1948b); Inflazione (1949a); Moneta (1949b);

Mercato nero (1949c).

73 Le voci furono MicheleAgazzini (B

ACHI 1930e) e Giambattista Vasco (BACHI 1935b). L’origine dell’interesse di Bachi verso quest’ultimo risaliva a molti anni addietro, come confidò a Giuseppe Prato: «Pochi giorni fa ho avuto la ventura di trovare in un banco il Saggio del Vasco sulla moneta, nella sua seconda edizione e leggendolo sono stato colpito dalla acutezza e modernità di molte osservazioni specialmente al valore della moneta e all’effetto della svalutazione di questa

(10)

sociali. Risale quindi al 1937 un suo impegnativo contributo sull’andamento dei prezzi all’ingrosso e del costo della vita in Italia nel decennio 1928-37 comparso sul londinese «The Banker» in un numero speciale dedicato alle condizioni economiche e finanziarie dell’Italia (Italy: Economic and

Financial Development).74 A partire dal 1934 lo ritroviamo quale fellow della Econometric Society, fondata l’anno precedente.

Negli anni Trenta, infine, sulla base dei testi e delle dispense delle lezioni tenute alla Scuola superiore di Roma, redasse un ampio manuale di economia in due volumi dal titolo Principii di

scienza economica: il primo venne pubblicato nel 1937 dall’editore Giulio Einaudi nella «Collezione

delle opere scientifiche»; il secondo, uscito in fascicoli tra il 1938 e il 1939, fu pubblicato nel 1940 ma venne ante-datato al 1938 per non incorrere nei divieti della legislazione antisemita.75 Nei

Principii, corredato in appendice di un apparato di quesiti per gli studenti, Ricardo Bachi, in qualità

di docente di Economia politica corporativa dava ampio spazio all’analisi della ‘nuova economia’ (cap. III) e la chiudeva con la citazione del discorso di Mussolini al Consiglio Nazionale delle

Corporazioni (14 novembre 1933) diretto a rilanciare l’indirizzo corporativo del regime: «Quando è che l’impresa capitalistica cessa di essere un fatto economico? Quando le sue dimensioni la conducono ad essere un fatto sociale. È questo il momento in cui nasce e si rende più necessario, l’intervento dello Stato».76

La prima edizione dei Principii incontrò una discreta fortuna all’estero: lo dimostrano le recensioni di Gaëtan Pirou in Francia e di Arthur William Marget e Oskar Lange negli Stati Uniti.77 Lange, in particolare, si espresse in termini molto positivi sull’opera, alla quale dedicò un’analisi ampia e dettagliata sul «Journal of Political Economy». La sua unica critica faceva riferimento alla trattazione ‘edulcorata’ del corporativismo da parte di Bachi, presentato in termini di «good old Pigouvian welfare economics».78

Un’attività di ricerca, dunque, molto intensa e condotta, sempre in modo attento e approfondito, su molteplici tematiche. A tale proposito non si può non menzionare il fatto che un ausilio insostituibile per far fronte ai tanti progetti condotti a termine con l’abituale acribia e impegno fu costituito per Bachi dalla sua biblioteca personale: una raccolta imponente, composta di libri scelti con oculatezza, grazie anche all’esperienza maturata negli anni della sua direzione del fondo librario del MAIC e che

rivelavano i suoi molteplici interessi di studioso e sua passione di bibliofilo.79

rispetto alla distribuzione della ricchezza. Questa lettura mi ha invogliato a conoscere uno scritto che tu hai dedicato anni fa a questo economista e ai problemi creditizi del suo tempo»; cfr. lettera di R. Bachi a G. Prato, Roma, 31 dicembre 1923 (AFLE, Fondo Giuseppe Prato, b. 2, n. 3).

74 Cfr. B

ACHI (1937). Collaborarono al numero speciale della rivista inglese diversi esponenti di punta del governo e delle istituzioni italiane: Alberto Pirelli, Paolo Thaon di Revel, Vincenzo Azzolini, Giuseppe Bianchini, Felice Guarneri, Giuseppe Tassinari, Tullio Cianetti, Bruno Biagi, Antonio Stefano Benni, Alessandro Lessona, Oreste Bonomi.

75 Gli argomenti trattati nel primo volume furono lo scambio, la produzione, il regime di coalizione, l’economia corporativa. Il secondo trattava di scambi interregionali e internazionali, moneta, credito, crisi BACHI (1937-1938). 76 B

ACHI (1937-38, I: 376). 77 P

IROU (1938); MARGET (1937); LANGE (1939). 78

I Principii, scriveva LANGE (1939), erano redatti «with admirable lucidity and simplicity of style. The exposition is illustrated by very skilfully chosen diagrams and where necessary by some simple mathematical symbols». Bachi, sosteneva Lange, era riuscito a combinare con successo il metodo marshalliano, quello austriaco e quello walrasiano-paretiano: «The exposition is far from being eclectic. The three different traditions of modern economic theory are thoroughly assimilated [...]».

79 La collezione di Bachi comprendeva «le opere degli economisti antichi, la storia economica e la storia del risorgimento italiano». Cfr.lettera di Augusto Bachi ad Angelo Sraffa, Trinity College, Cambridge, da Roma, via Antonio Bosio 2, in data 3 febbraio 1967; WREN LIBRARY OF TRINITY COLLEGE, Cambridge Papers of Piero Sraffa, 1898-1983, Correspondence C 12.1. Si osservi anche come i quasi tremila volumi di economia, statistica, scienza delle finanze e storia dell’economia, appartenenti al Fondo Riccardo Bachi della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (Milano), testimonino la collezione ‘professionale’ a lui appartenuta, ed acquisita nel 1951, in gran parte identificabile dalla dedica

(11)

3.GLI SCRITTI SULLA STORIA E LA RELIGIOSITÀ EBRAICHE NEGLI ANNI TRA LE DUE GUERRE Per quanto riguarda l'interazione tra religione ed economia, è necessario compiere una premessa e una distinzione metodologica.80 In altri termini, è possibile focalizzare l’indagine sul ruolo dell'economia in un sistema di credenze religiose, ovvero studiare come tali credenze possono favorire la crescita economica o, infine, verificare come esse modellino il pensiero economico individuale. Bachi cercò di prendere in considerazione tutte e tre queste prospettive nelle sue opere, anche se privilegiò le ultime due. In primo luogo, dando una risposta a domande relative all'influenza religiosa su singoli aspetti, ed esplorando, ad esempio, casi di studio come quello del rabbino Simone Luzzatto (XVII secolo) e il suo pensiero economico sullo Stato di Venezia81 o come quello

dell'economista Isaac Pinto (XVIII secolo) e il suo Traité de la circolation et du credit.82 In secondo

luogo, cercando di indagare l'economia politica all'interno del testo biblico, fornendo alcune spiegazioni in termini narrativi.83 Terzo, valutando la condizione economica e finanziaria della Palestina come una realtà certamente misurabile attraverso gli strumenti scientifici della propria disciplina ma anche influenzata in modo cruciale da moventi etici e religiosi.

Gli stimoli identitari ricevuti da Riccardo Bachi provenivano da una pluralità di ambienti, a partire dal contesto familiare ed educativo torinese, caratterizzato da una stretta osservanza dei precetti religiosi, nel quale era cresciuto. Per questo motivo, per quanto i suoi scritti sulla storia ebraica e l’economia della Palestina vengano elaborati a partire dalla metà anni venti, nondimeno il suo interesse per l’ebraismo precede certamente tale data. Risale, ad esempio, al 1913 la sua proposta a Einaudi di recensire per La Riforma Sociale pubblicazioni aventi per oggetto il ruolo svolto dalla minoranza ebraica nei vari stadi di sviluppo del capitalismo:

In Germania e Inghilterra in questi ultimi tempi si è formata una interessante letteratura intorno alla ‘funzione’ esercitata dagli ebrei nella formazione del capitalismo e in genere sul popolo ebraico considerato socialmente. Vorrei fare un articoletto per la R[iforma] S[ociale] di recensione collettiva di questi libri: se le pare il caso, la prego di richiedere per recensione i libri di cui le unisco l’elenco.84

La lista di opere in questione, aggiornata da una nuova richiesta a Einaudi il mese successivo («Aggiungo la seguente alle anteriori indicazioni di bibliografia economica ebraica»),85 prevedeva l’acquisizione di una serie di pubblicazioni uscite fra il 1908 e il 1913 in vari paesi europei, Francia,

autografa dei diversi autori. Essi furono lasciati da Riccardo Bachi alla Comit, grazie alla mediazione del banchiere Raffaele Mattioli il quale, nel secondo dopoguerra, si fece da intermediario presso la Fondazione Feltrinelli per la loro successiva conservazione. Molti di questi volumi recano una dedica personale a Bachi; di questi economisti citiamo soltanto alcuni nomi fra i più rappresentativi: Alberto Bertolino, Attilio da Empoli, Riccardo Dalla Volta, Giovanni Demaria, Marco Fanno, Renzo Fubini, Gustavo Del Vecchio, Lello Gangemi, Attilio Garina Canino, Augusto Graziani, Manlio Resta, Francesco Spinedi, Camillo Supino, Francesco Vito; cfr. BIDUSSA (2016: 47).

80

MCCLEARY,BARRO (2006). 81 Prima di B

ACHI (1946b), era stato lo stesso HERZL (1896) a dare attenzione alla repubblica aristocratica della Venezia rinascimentale come modello del nuovo Stato palestinese, il cui governo non doveva essere una teocrazia.

82

BACHI (1939). 83 B

ACHI (1936).

84 Lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 20 giugno 1913 (A

FLE, Fondo L. Einaudi, b. 2). La lista dei volumi richiesti menzionava: HERSCH (1913), SOMBART (1913), CARO (1908), FISHBERG (1912), FRIEDLANDER (1912) e RUPPIN (1913). 85 Lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 27 luglio 1913 (ivi). Bachi avrebbe poi insistito presso Einaudi per sapere se gli fossero pervenuti i libri segnalati alcuni mesi addietro; cfr. lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 25 dicembre 1913 (ivi).

(12)

Gran Bretagna e Germania «sugli ebrei nella vita economica». In questo elenco di desiderata, compariva l’edizione inglese dell’opera a ‘tesi’ di Sombart sull’influenza esercitata dagli ebrei nella vita economica del mondo,86 che aveva ricevuto nella sua versione originale (1911) già una interessata recensione su «L’Economista»,87 nonché compariva la volontà di leggere la risposta che era stata data a Sombart dall’autore antisemita tedesco Fritsch.88 Nel 1914, inoltre, Bachi recensiva le memorie di Glückel von Hameln (1646-1724), un’imprenditrice tedesca di origine ebrea, in un articolo apparso su «Cœnobium», la rivista internazionale di studi ‘liberi’, nata a Milano nel 1906 con l’intento di dar voce all’espressione delle diverse spiritualità religiose in un’ottica aconfessionale.89

Si trattò dunque nel complesso di un primo periodo di studi nei quali Bachi si occupò dell’ebraismo inteso come evoluzione di una minoranza nella civilizzazione della società, concentrandosi più sugli aspetti economici del fenomeno ma preoccupandosi anche di tener conto delle manifestazioni antisemite negli ambienti accademici.

Nel 1915, egli poté dar conto, con una nota sulla «Riforma Sociale» dell’uscita di nuovi studi ebraici. Si trattava, in effetti, del progetto già confidato a Einaudi un biennio prima, sebbene ridimensionato e rivolto soltanto all’analisi di pubblicazioni italiane apparse su specifiche storie delle comunità ebraiche piemontesi e meridionali:

Dopo che il suggestivo libro del Sombart, malgrado la esagerazione della sua tesi, ha posto in così evidente e nuova luce l’importanza degli Ebrei nella storia economica dei popoli e ha voluto mostrare nell’attività dei commercianti e dei banchieri ebrei un decisivo fattore per il sorgere e lo svolgersi del capitalismo, gli studi storici intorno all’opera e alla condizione sociale degli Israeliti nel medioevo e nell’età moderna attraggono assai più di prima l’attenzione degli economisti.90

Alla metà degli anni venti, il suo avvicinamento all’ambiente della «Rassegna mensile di Israel» di Firenze, caratterizzato dalla personalità di Dante Lattes, rappresentò una duplice svolta nella sua produzione scientifica, perché da un lato concretizzò un’istanza di recupero del patrimonio culturale ebraico,91 che in lui si sarebbe manifestata senza soluzione di continuità fino alla scomparsa, dall’altro lo posizionò nella propria comunità fra gli ‘amici di Israele’. Entrambi questi aspetti riconducevano Bachi a una forma identitaria tendente alla ‘rinascita’ ebraica, capace di opporsi al fenomeno dell’assimilazione tout court.

L’adesione agli ideali spirituali manifestati da Dante Lattes, giornalista e promotore della cultura ebraica, molto attivo nel movimento sionista e autore del primo saggio italiano sull’argomento,92 lo fece impegnare al suo fianco nell’assolvimento dei compiti culturali delle comunità ebraiche.93 A Lattes, Bachi dedicò un intenso scritto94 appartenente alla sua serie dei Sognatori del Ghetto in cui

86 S OMBART (1913). 87 Cfr. «L’Economista», 3 dicembre 1911, p. 776. 88 FRITSCH (1913). 89 C AVAGLION (1992). 90 B ACHI (1915: 780). 91

BACHI (1926b: 364) sottolineò la «urgenza evidente» di una ricerca sul folklore degli ebrei in Italia; urgenza dovuta alla minaccia imminente di scomparsa «della tradizione verbale, del remoto ricordo di cose non direttamente praticate e vissute». 92 L ATTES (1928). 93 B ACHI (1931b). 94

BACHI (1938). Nel 1943 lo scritto su Dante Lattes venne ripubblicato in ebraico; cfr. BACHI (1943): si dà qui la traslitterazione del riferimento bibliografico dall’ebraico.

(13)

trovarono posto importanti figure dell’ebraismo moderno come David Lubin,95 Angelo Fortunato Formiggini96 ed Enzo Sereni;97 l’impegno con Lattes significò anche la collaborazione con Alfonso Pacifici,98 condirettore di «Israel» e poi della «Rassegna». Insieme a questi esponenti della rinascita ebraico-sionistica del primo Novecento, Bachi si sarebbe nuovamente incontrato nel 1939 durante il periodo dell’immigrazione forzata in Palestina.

Nonostante le diverse concezioni di Lattes e Pacifici sulla funzione storica di Eretz Israel, la collaborazione di Bachi con entrambi lo avvicinò al movimento sionista che in quegli anni andava concretizzando il progetto politico riconducibile poi alla creazione dello Stato di Israele. Tale posizione risulta evidente proprio dalla produzione apparsa sulla «Rassegna mensile di Israel» in cui egli pubblicò una serie di articoli riguardanti i Problemi culturali in Erez Israel, il Primo annuario

statistico della Palestina e la letteratura sull’economia della Palestina.99 L’attenzione ai dati

statistici della Palestina, un tema così vicino alle sue esperienze disciplinari, fu confermata anche in una recensione consegnata alla stampa sul «Giornale degli economisti» l’anno successivo; in questa occasione Bachi poté avanzare un’analisi più dettagliata degli Statistical abstracts of Palestine (1929) composti da David Gurevich e pubblicati in varie lingue (ebraico, inglese e tedesco), auspicando che in futuro venisse dato maggior spazio alla parte relativa ai fenomeni monetari e creditizi nonché a studi comparativi sulle condizioni del paese prima della guerra sotto il regime ottomano.

Alla fine, dedicò un ampio saggio sul comportamento economico ebraico e approfondì il rapporto tra ebrei e commercio.100 Qui, invece di intendere aspetti ‘ideali’ dell'esperienza economica della minoranza, egli esplorò le conseguenze della crisi finanziaria del 1929. La sua considerazione finale fu che l’esperienza storica aveva dimostrato come le capacità ebraiche fossero cresciute in presenza di un libero mercato competitivo, laddove i loro affari erano falliti di fronte al monopolio e ai cartelli condizionati dalla pianificazione economica, espressione di quel capitalismo maturo definito da Sombart (1911) Spätkapitalismus101.

Tra gli scritti degli anni trenta sui rapporti tra religione e attività economica il più noto rimane comunque L’economia politica nella Bibbia, un testo redatto per una conferenza a Roma e pubblicato nel 1936 sulla «Rivista di storia economica» di Einaudi. A tale proposito Bachi gli scrisse nel trasmettergli il testo dattiloscritto:

Il testo così com’è ha un certo carattere apologetico che credo possa restare: sono disposto a fare i ritocchi necessari per renderlo però meglio adatto all’inserzione in una Rivista di carattere generale [...] Questa

95 Il contributo di B

ACHI (1931c) su Lubin era stato elaborato nel quadro del Convegno di Studi ebraici nel 1931; cfr.

L’attività del Convegno di studi ebraici, «Israel», a. XVI, n. 27, 31 marzo 1931; l’articolo di Bachi fu recensito da EINAUDI (1931).

96

BACHI (1945). 97 B

ACHI (1951).

98 Si veda la corrispondenza di un decennio (1916-1936) di Riccardo Bachi con Alfonso Pacifici presso T

HE CENTRAL

ARCHIVES FOR THE HISTORY OF THE JEWISH PEOPLE, Jerusalem, Archivio Alfonso Pacifici. Sez. 3. Corrispondenza e documenti riguardanti l’attività ebraica di Alfonso Pacifici in Italia prima della sua partenza in Palestina.

99 B

ACHI (1930f); BACHI (1930g); BACHI (1930h). 100 B

ACHI (1932c). 101

Se il confronto con Sombart appare significativo, nessun riferimento è dato invece trovare nelle opere di Bachi ad uno dei più rilevanti contributi in tema di Jewish studies tra le due guerre: la monografia The Ghetto pubblicata nel 1928 dal sociologo di Chicago di origine tedesca Louis Wirth (cfr. WIRTH 1928). E’ probabile che tale ‘silenzio’ non sia casuale: Bachi certamente non poteva condividere, con riferimento alla questione ebraica, l’approccio di Wirth in favore dell’“assimilazionismo”, nonché la tesi, espressa da quest’ultimo, che l’istituzione dei ghetti in età medievale e moderna fosse da ricondurre ad una pura formalizzazione giuridica di rapporti sociali già esistenti a livello consuetudinario tra la comunità ebraica e quella cristiana.

(14)

conferenza si riferisce ad una materia di storia molto antica ma presenta anche (credo) un interesse attuale poiché espone forse la prima solenne presentazione del principio della giustizia sociale nella politica economica e reca una fra le prime affermazioni storiche della importanza del fattore morale nella vita economica. L’economia biblica che espongo è fondamentalmente affine, quasi identica alla ‘economia cristiana’ esposta da Toniolo e da molti altri: per considerazioni varie non ho creduto di porre in evidenza questa identità, non essendo il caso di provocare polemiche in proposito; ma qualche lettore potrà constatare tale identità.102

Il riferimento a Giuseppe Toniolo nella lettera a Einaudi appare rivelatore, ci sembra, dell’aspirazione di Bachi a un pensiero economico fortemente radicato nell’etica biblica e in grado di stabilire collegamenti con aspetti della riflessione etica di area cattolica.

In parallelo, comunque, Bachi seguì da vicino gli sviluppi del movimento sionista, sia negli ambiti istituzionali italiani che in quelli internazionali. La sua posizione nei confronti del sionismo non si discostava da quella moderata di Dante Lattes, che nel 1921 aveva ricevuto incarico da Weizmann di creare e dirigere un ufficio sionistico a Roma.103 Fu soltanto dopo il 1927, peraltro, che l’attività di Bachi conobbe un’accelerazione; essa coincise con una fase, temporanea, caratterizzata da un atteggiamento più favorevole verso il sionismo da parte del regime fascista. Il fatto più significativo di questo momento di ‘disgelo’ nei confronti del sionismo fu dato dall’appoggio personale di Mussolini alla creazione del Comitato Italia-Palestina. Alla cerimonia istitutiva, svoltasi a Roma nel marzo del 1928, parteciparono personalità politiche di rilievo come Alberto De Stefani ed Emilio Bodrero e, insieme ad esse, Riccardo Bachi in qualità di membro del direttorio della Federazione sionistica italiana.104

Nel giugno 1929, tramite le Federazioni delle comunità ebraiche, Bachi era poi stato nominato insieme al milanese Federico Jarach, presidente della Federazione delle industrie metallurgiche lombarde, rappresentante della Jewish Agency for Palestine. In veste di delegato italiano aveva presenziato ai lavori del Consiglio di quella istituzione che si svolsero a Zurigo nell’agosto 1929105 ed era poi entrato in contatto con l’American Jewish Congress.106 Il dibattito generale nella Jewish

Agency, cui poté partecipare in quegli anni Bachi, era caratterizzato dallo schieramento in due gruppi

contrapposti che si contendevano le direttive del movimento sionista: da un lato, il raggruppamento predominante costituito da Chaim Weizmann, libero da posizioni ideologiche estreme e impegnato a stabilire uno Stato in Palestina d’intesa con la Gran Bretagna, quale potenza mandataria, e le popolazioni arabe della regione; dall’altro lato i ‘revisionisti’, guidati da Ze’ev Jabotinsky, un intellettuale originario di Odessa, che si contraddistinguevano per una condotta più accesamente militante.107

Riguardo a tali molteplici questioni, e alla necessità di rendere sempre più operativo il Keren

Hayesod per la raccolta di quei fondi che avrebbero aiutato i nuovi immigrati a compiere l’aliyah in

Palestina, Bachi discusse a Roma nel 1933 con Nahum Sokolow, presidente dell’Organizzazione sionistica e della Jewish Agency durante uno dei suoi viaggi diplomatici in Italia.108 Appare

102

Lettera di R. Bachi a L. Einaudi, Roma, 9 aprile 1936 (ivi). 103 In base a quanto affermato da C

ARPI (1961: 41) il governo italiano nel 1923, per far uscire dallo stallo il dialogo con l’Esecutivo sionista, aveva proposto che vi entrasse fra i suoi membri un ebreo italiano, designando per tale incarico lo stesso Bachi (ivi: 44).

104 Cfr. «Israel», a.

XIII, n. 23, 8 marzo 1928, pp. 1-2. 105 Cfr. Per l’inaugurazione della Jewish Agency, «Israel», a.

XIV, n. 46, 6 agosto 1929.

106 Cfr. Riccardo Bachi e l'American Jewish Congress, 1931 giu. 19-lug. 30; Archivio storico UCEI, Roma, Attività UCII fino al 1933, b. 45, fasc. 168.39.

107

Cfr. La fine dei lavori del congresso sionistico, «Israel», a. XVI, n. 43, 24 luglio 1931. 108 Cfr. Il soggiorno a Roma di Nahum Sokolow, «Israel», a.

(15)

opportuno inoltre ricordare che a partire dal 1928 egli aveva iniziato a donare i propri libri, in particolar modo le annate pregresse dell’annuario «L’Italia economica» alla Biblioteca dell’Università ebraica di Gerusalemme, a tre anni dalla sua fondazione.109

Anche nei confronti della Comunità romana, Bachi andò rafforzando la sua partecipazione attiva; essa si manifestò in vari gradi di coinvolgimento: dalla volontà di promuovere in modo sempre più capillare l'insegnamento religioso ebraico,110 fino alla partecipazione alla commissione aggiudicatrice – insieme a Umberto Cassuto e a D. Lattes – del concorso ‘Samuele Alatri’ per la miglior monografia storica su una comunità ebraica italiana, indetto dalla FACE (Federazione tra le Associazioni Culturali

Ebraiche).111 Ma la carica più importante fu conseguita in seguito alla sua nomina (ottobre 1933) a membro di quella Commissione cui era stata affidata l’amministrazione del Collegio Rabbinico Italiano. La Commissione romana, presieduta dall’avv. Gabriele Sonnino, era stata decisa dall’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane (UCII), dopo la promulgazione della legge

sull’Unione delle Comunità israelitiche nel 1930. Infine, soltanto un anno prima della promulgazione delle leggi razziali, Bachi, divenne membro del consiglio dell’UCII, sotto la presidenza dello stesso Jarach.

4.GLI STUDI SULL’ECONOMIA DELLA PALESTINA NEGLI ANNI VENTI E TRENTA

In aggiunta ai saggi sulla cultura e la storia dell’ebraismo, negli anni venti e trenta Bachi analizzò in modo approfondito l’emigrazione ebraica in Palestina, ora sotto il mandato britannico, e lo sviluppo economico e sociale della stessa sotto l’impulso dei nuovi flussi migratori.

Dopo la conquista nel 1917-18 di Gerusalemme e di un’ampia area del Medio Oriente prima controllata dall’Impero ottomano, la Gran Bretagna aveva ottenuto dalla Società delle Nazioni il mandato formale ad amministrare il territorio della Palestina nei termini di uno statuto che recepiva il testo della nota dichiarazione di Balfour del 2 novembre 1917: in base ad essa il governo britannico si impegnava a favorire la creazione di una Jewish National Home nella regione, specificando nel contempo che andavano salvaguardati i diritti civili e religiosi di tutti gli abitanti.

Nel dicembre 1927 Bachi colse l’opportunità offertagli da un viaggio in Medio Oriente in occasione dei lavori del XVII Congresso dell’Istituto Internazionale di Statistica, svoltosi al Cairo,112 per compiere un breve ma approfondito giro di ricognizione, per lo più in automobile, presso i centri di colonizzazione ebraica in Palestina. In tale occasione visitò tra l’altro la scuola di agricoltura di

Mikveh Israel, non lontano da Jaffa − un centro di ricerca e propagazione di buone pratiche agronomiche fondato già nel 1870 dagli israeliti francesi − e incontrò, presso la colonia agricola di

Revohot, Enzo Sereni (1905-1944), appartenente ad una delle famiglie più in vista della borghesia

109 Cfr. Nuovi dono al Comitato italiano per la Biblioteca dell’Università ebraica di Gerusalemme, «Israel», a.

XIII, n. 27, 13 aprile 1928.

110

Lettera di R. Bachi a Angelo Sereni, presidente del Consorzio delle Comunità israelitiche italiane, ottobre 1929 (ivi, b. 31, fasc. 116.13). Bachi faceva anche parte della Commissione per la preparazione dei libri di testo da adottarsi per l’insegnamento ebraico nelle scuole, insieme a Umberto Cassuto e D. Lattes; cfr. I lavori della Commissione per i libri di

testo, «Israel», a. XVII, n. 7, 29 ottobre 1931. 111

Cfr. «Israel», a. V, n. 10, 13 dicembre 1929, e anche Il Concorso della FACE per una monografia storica, «Israel», a.

V, n. 17, 19 dicembre 1929. Per incarico della FACE, il figlio Roberto Bachi insieme a Attilio Milano avrebbe riordinato in quell’anno l’archivio della Comunità ebraica di Roma; cfr. UNIVERSITÀ ISRAELITICA DI ROMA (1929).

112 Il convegno ebbe luogo al Cairo tra il 29 dicembre 1927 e il 5 gennaio 1928. La delegazione ufficiale per l’Italia al Cairo fu composta da Corrado Gini (presidente), R. Benini e dal senatore Pietro Sitta. Al Convegno parteciparono come invitati L. Einaudi, R. Bachi, e come relatori: C. Bresciani Turroni, Umberto Ricci, Livio Livi, F. Savorgnan; cfr. INSTITUT INTERNATIONAL DE STATISTIQUE (1928: 257, 286).

Riferimenti

Documenti correlati

Altro (partecipazione a convegni, seminari, pubblicazioni, collaborazioni a riviste, ecc., ed ogni altra informazione che il dirigente ritiene di dover

10/11/2015 WP ENERGY 2014-2015 Presentazione di RICCARDO BASOSI ENERGY: Italian Participation in H2020 RICCARDO

Nelle prime fasi, data la scarsa dimestichezza della struttura aziendale con lo strumento, le difficoltà che si incontrano nella quantificazione degli obiettivi e, in generale,

Unconditionally jump to the instruction whose address is in register rsource and save the address of the next instruction in register rdest. © 2002-2004 Alberto Montresor,

• Una word può essere usata anche per contenere l’indirizzo di un’altra struttura dati; in questo caso si dice che punta o che è un puntatore a quest’ultima.. • Una funzione

• Mi sposto nella casella libera e catturo il pezzo avversario (lo tolgo dalla scacchiera). • Per la direzione valgono le stesse regole

• An object structure contains many classes of objects with differing interfaces, and you want to perform operations on these objects that depend on their classes.. • The

Perché in definitiva questa analisi dimentica completa- mente il ruolo degli altri media, ra- dio, tv e giornali, che pure vivono nella rete e che possono e debbono svolgere un