• Non ci sono risultati.

View of P. ÁLVAREZ DOMÍNGUEZ (ed.), Los Museos Pedagógicos en España. Entre la memoria y la creatividad, Sevilla, Ediciones Trea – Editorial Universidad de Sevilla, 2016

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "View of P. ÁLVAREZ DOMÍNGUEZ (ed.), Los Museos Pedagógicos en España. Entre la memoria y la creatividad, Sevilla, Ediciones Trea – Editorial Universidad de Sevilla, 2016"

Copied!
2
0
0

Testo completo

(1)

466 RECENSIONI

realtà extrascolastica, mentre gli anni della contestazione fecero esplodere altre dinamiche. Sotto tale profilo, il volume costituisce una storia dell’educazione extrascolastica in Italia nel momento in cui questa, da sempre presente sotto varie forme (basti pensare alla letteratura riservata ai ragazzi e all’adolescenza e alle esperienze dei gruppi giovanili), assume una fisio-nomia per così dire ufficiale anche grazie ai mass-media. Con la fine degli anni Settanta, infatti, sarebbe stato difficile sostenere che il mondo della formazione si limitasse alla famiglia e a alla scuola. Certo, rimane da chiarire quanto della cosiddetta educazione extrascolastica sia stato effettivamente educativo, ma i contributi raccolti nel volume curato da Zago ne attestano la vivacità e la vitalità sì da dare effettiva valenza pedagogica alla sua presenza.

Hervé A. Cavallera

Università del Salento herve.cavallera@unisalento.it

pablo ÁlvaRez domínguez (coord.), Los Museos Pedagógicos en España. Entre la

memoria y la creatividad, Sevilla, Ediciones Trea – Editorial Universidad de Sevilla,

2016, pp. 260.

Il volume curato da Pablo Álvarez Domínguez è l’esito di un significativo sforzo corale vol-to a presentare un quadro accuravol-to dei principali musei pedagogici spagnoli, come vengono generalmente chiamati in terra iberica i musei dell’educazione, della scuola e della didattica. Suddiviso in 16 capitoli (più un’interessante introduzione firmata dal curatore dell’opera), il libro presenta altrettante strutture museali, raggruppandole secondo un criterio geografico, quello delle comunità autonome. Non si tratta, è bene evidenziarlo subito, di una mappa det-tagliata di tutti i musei pedagogici o i centri di raccolta della memoria educativa presenti in Spagna – una cinquantina circa, solo elencati e suddivisi anch’essi per area geografica – ma solamente di quelli più rappresentativi e conosciuti.

I contributi che compongono il volume sono scritti dai principali studiosi del patrimonio storico educativo e della museologia pedagogica spagnola, non di rado docenti universita-ri strutturati presso gli atenei cui affeuniversita-riscono gli istituti descuniversita-ritti. Ogni capitolo raccoglie in maniera analitica le principali informazioni relative alla struttura, corredandole di immagini fotografiche e di riferimenti bibliografici: origini del museo, finalità, sviluppi nel corso degli anni, progetti in corso, attività didattica, espositiva e di ricerca.

Il risultato è una ricognizione molto interessante dello stato dell’arte in Spagna, un Paese che negli ultimi vent’anni ha conosciuto un intenso sviluppo delle iniziative legate alla rico-struzione storica della memoria educativa. I musei sorti in questi anni, rinnovando l’eredità del Museo pedagógico Nacional, attivo tra il 1882 e il 1941, sono nati con l’obiettivo di diventare «uno spazio intergenerazionale aperto e dinamico, in grado di favorire lo studio, la cataloga-zione, l’esposicataloga-zione, l’investigacataloga-zione, la conservacataloga-zione, la salvaguardia, le finalità didattiche e la diffusione del patrimonio storico-educativo».

I risultati del cammino intrapreso tra gli anni Ottanta e Novanta sono evidenti e tali da aver proiettato la Spagna ai vertici di quelle comunità di ricerca da tempo impegnate nella valorizzazione e nello studio del ricco patrimonio legato alla cultura materiale della scuola e dell’educazione. Anche grazie al ruolo di stimolo alla riflessione ricoperto dai musei

(2)

pedagogi-RECENSIONI 467 ci, negli ultimi anni sono infatti state avviate nuove e feconde linee storiografiche in un ambito di ricerca di notevole interesse anche per il nostro Paese.

Nonostante questi lusinghieri risultati, lo sforzo, come ricorda Pablo Álvarez, non può considerarsi concluso, ma deve puntare a valorizzare la funzione culturale ed educativa dei musei pedagogici, destinati a diventare riconosciuti centri culturali di ricerca, insegnamento, interpretazione e divulgazione del sapere storico educativo. Il curatore del testo, dimostrando di aver svolto un’ampia riflessione intorno al tema, illustra in 13 tappe il cammino che ogni mu-seo dell’educazione deve intraprendere per conseguire questi risultati. I principali tra questi, per l’importanza che assumono anche agli occhi degli operatori museali italiani, meritano di essere almeno citati: avviare ovunque la catalogazione del ricco patrimonio storico educativo conservato, operazione fondamentale per collegare istituzioni museali e mondo della ricerca, e, aggiungo io, creare delle banche dati nazionali o internazionali che permettano la ricerca di specifici oggetti (quaderni, pagelle, quadri murali, arredi scolastici, etc.); incentivare l’avvio di progetti europei volti a far dialogare queste istituzioni; rafforzare il legame con il territorio per rendere i musei un servizio alla comunità (se il pubblico non va in museo, bisogna andare a cer-carlo, se serve nel quartiere o nei centri minori); digitalizzare le collezioni, così da offrire speci-fici percorsi di visita virtuale; ampliare le proposte didattiche, differenziandole per destinatari e, per quanto riguarda le scolaresche, creando evidenti connessioni con i contenuti curriculari dei differenti livelli scolastici; rafforzare – o creare ex novo – il legame tra queste istituzioni e gli studenti di Scienze della formazione primaria, perché i futuri insegnanti dovrebbero essere i primi visitatori dei musei pedagogici.

Come si può evincere da questi brevi cenni, il volume rappresenta non solo un’occasione preziosa per conoscere il ricco panorama dei musei pedagogici spagnoli, ma anche un utile strumento per rilanciare nel nostro Paese la riflessione intorno a queste tematiche. In Italia non mancano apprezzati musei dell’educazione, molto attivi sia sul fronte della ricerca che su quello didattico; novità degli ultimi mesi è la fondazione di SIPSE (Società Italiana per lo Studio del Patrimonio Storico Educativo) che, sulla falsariga dell’iberica SEPHE (Sociedad Española para el Estudio del Patrimonio Histórico Educativo), è chiamata a coordinarne le attività, indirizzandole verso obiettivi condivisi e comuni. L’auspicio è che la lettura di questo volume e la diffusione delle buone pratiche intraprese in Spagna siano di stimolo per l’avvio di una nuova, feconda stagione per i musei dell’educazione italiani.

Fabio Targhetta

Università di Padova fabio.targhetta@unipd.it

Riferimenti

Documenti correlati

estimulen el aprendizaje de la lengua de signos del mismo modo que el de lenguas extranjeras; )) 35 35 ((D. considerando che nell’UE vi sono circa 1 milione di utenti della lingua

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia D IPARTIMENTO DI STUDI LINGUISTICI E CULTURALI.. C ORSO DI L AUREA M

Tuttavia l’orizzonte delle politiche urbane del cibo – promosso da varie reti e iniziative internazionali ( 1 ) e efficacemente schematizzato e lanciato dal Milan Urban Food

Dentro de la historia del cine, el trabajo de Harun Farocki representa este tipo de ejercicio contrahegemónico en tanto que filmes como Trabajadores saliendo de la fábrica

The lower bound for area(D) follows from the right hand side of ( 13 ) and from regularity estimates for solutions to the fourth order elliptic equation ( 6 ) governing the

Tutti e cinque i cloni hanno mostrato una buona risposta alla moltiplicazione, ottenendo un coefficiente di proliferazione medio sempre oltre il valore 2; il clone che

centrai control thè locai authorities, including thè prefects and locai representatives of thè environment ministry, would probably not undertake as comprehensive

Es la misma autora la que señala esta relación entre el dato autobiográfico y la narración: “Mis ficciones anteriores también trabajan con la memoria, con recuerdos personales que