DIFFUSIONE E PERSISTENZA DI PSEUDOMONAS SPP. IN AZIENDE DI BOVINE LATTIFERE DI PICCOLE-MEDIE DIMENSIONI IN PIEMONTE
Daniele Michele Nucera1, Sara Lomonaco2, Patrizia Morra2, Marco Francesco Ortoffi2, Daniele
Giaccone3, Maria Ausilia Grassi2
1Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali ed Alimentari, Largo Braccini 2-10095-Grugliasco (TO)-IT
2 Dipartimento di Scienze Veterinarie, Largo Braccini 2-10095-Grugliasco (TO)-IT;
3ARAP, Via Livorno 60-10100-TO-IT
Scopo
Questo studio è stato finalizzato a raccogliere dati sulla presenza, la diffusione e la persistenza di Pseudomonas in aziende lattiero-casearie di piccole-medie dimensioni al fine di verificare l’efficacia dei programmi di controllo.
Materiali e metodi Cinque aziende di bovine lattifere (con meno di 200 capi in mungitura) sono
state selezionate tra i conferenti di latte di una grande cooperativa Piemontese. Una di esse possedeva un piccolo caseificio annesso e ad essa è stata abbinata un’altra azienda piemontese ma non conferente della cooperativa, utile per verificare il passaggio diretto di microrganismi dalla produzione primaria alla lavorazione. Ogni azienda è stata visitata tre volte nel 2014, consentendo la raccolta di 116 campioni di acqua (da pozzi e da diversi punti di erogazione) e 117 campioni ambientali (tettarelle di mungitura e tombini). Questi ultimi sono stati raccolti dalle tettarelle (prendi capezzoli) tramite il metodo sponge-bag sulle quattro tettarelle del singolo gruppo di mungitura; lo stesso metodo si è usato per i tombini situati nella stanza del tank di raccolta nello stabilimento lattiero-caseario. Ad ogni prelievo si è campionata una superficie di 100 cm2. Sui
campioni raccolti si sono valutate le cariche di Pseudomonadaceae utilizzando CN-Psudomonas agar. Da 3 a 5 colonie per campione sono state selezionate per la successiva identificazione tramite sequenziamento del gene 16SrDNA seguita poi da caratterizzazione mediante Enterobacterial-Repetitive-Intergenic-Consensus (ERIC) PCR.
Risultati Pseudomonas spp. è stato rilevato nel 55% delle tettarelle e nel 66% dei tombini. Le
cariche microbiche variavano da 4,3-7 log (CFU)/ unità di superficie. I campioni di acqua da pozzo sono sempre risultati positivi, mentre quelli prelevati dal caseificio, dal locale di mungitura e da quello di stoccaggio latte sono risultati positivi nel 40%, 72% e 52% dei casi, rispettivamente; con cariche medie pari a 3,6-4,5 log (CFU)/ml. L’incidenza di campioni positivi è in leggero aumento tra inverno e estate, tuttavia non vi è variazione significativa.
Le colonie selezionate sono stati identificate mediante PCR e sequenziamento come Pseudomonas fluorescens (45%), Pseudomonas grimontii (35%), e Pseudomonas aeruginosa (8%). Altre specie erano meno frequenti (7%) e alcuni isolati sono stati identificati solo come appartenenti al genere Pseudomonas (5%). Infine, i risultati della caratterizzazione con ERIC-PCR hanno evidenziato 32 tipi persistenti diffuse tra le aziende agricole: 50% persistevano per più di 6 mesi.
Conclusioni La presenza di Pseudomonas in aziende lattiero-casearie di piccole-medie dimensioni
rappresenta un problema, soprattutto considerando le alte cariche di contaminazione. Ceppi persistenti possono indicare la possibilità del ceppo di formare biofilm e/o di resistere ai sanificanti utilizzati. La presenza di Pseudomonas negli impianti di trasformazione implica il trasferimento dei microrganismi dalla produzione primaria Quindi buone prassi igieniche (GHP) e buone prassi di lavorazione (GMP) dovrebbero sempre essere attuate ed i relativi manuali devono essere costantemente aggiornati, migliorati e verificati al fine di prevenire il rischio di diffusione di Pseudomonas e il trasferimento all'interno della fattoria e di impianti di trasformazione.
Progetto finanziato da Regione Piemonte, Misura 124, Azione 1 (Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agro-alimentare - sfide Health Check).