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IL GRUPPO ENTE LOCALE NELL'EVOLUZIONE DELLA FINANZA PUBBLICA

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IL GRUPPO ENTE LOCALE

NELL' EVOLUZIONE DELLA FINANZA PUBBLICA

Introduzione p. IV

CAPITOLO I

FINANZA PUBBLICA E GLOBALIZZAZIONE 1. Potere pubblico e aziendalizzazione della

pubblica amministrazione p. 1 2. L'adeguamento dell'ordinamento nazionale al diritto

dell'Unione Europea 6 2.1. Il patto di stabilità interno 19 2.2. Possibili scenari di sviluppo.

Critiche e proposte 30 3. Controllo del debito pubblico e armonizzazione

dei criteri contabili: caso italiano, IPSAS, EPSAS 41 3.1. Controllo del debito pubblico e metodo

contabile: dal Sec 95 al Sec 2010 50

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CAPITOLO II

BILANCIO E PRINCIPI CONTABILI DELLA FINANZA PUBBLICA LOCALE

1. Il bilancio come sistema di amministrazione razionale p. 57 2. I principi del bilancio dell'ente locale 63 3. Le novità contabili e sulla competenza definite dal

d.lgs. 118/2011 per gli enti locali 79 3.1. La contabilità analitica 82 3.2. Balance Scorecard e accountability

per superare i limiti della contabilità

economico-finanziaria 88

4. Gli effetti del ciclo delle performance

sui documenti contabili 94

CAPITOLO III

IL GRUPPO ENTE LOCALE 1. L'antefatto: le liberalizzazioni europee e la scelta

italiana di privatizzare p. 99

2. Il controllo sulle società partecipate 112

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3. Necessità di definire un'area di consolidamento:

introduzione al bilancio consolidato 122 3.1. La nozione di gruppo ente locale e

l'aspetto contabile del bilancio

consolidato 131

4. Il bilancio consolidato come strumento

informativo 142

4.1. I portatori d'interesse: stakeholders 148 5. La governance del gruppo ente locale 154 6. Il modello holding e il caso concreto

di Lucca Holding Spa 168

6.1. Lucca Holding Spa: regolamento

di gruppo e sul controllo analogo 187

CONCLUSIONI p. 201 BIBLOGRAFIA p. 211

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INTRODUZIONE

Il potere pubblico, a tutti i livelli, è tradizionalmente legato a tre requisiti per il suo riconoscimento: popolo, territorio e sovranità.

Il requisito del territorio viene intaccato dal fenomeno poliedrico della globalizzazione caratterizzato dall'abbattimento dei limes ovvero dei confini.

Nonostante i tentativi, in parte infruttuosi, di adattamento al “nuovo territorio globale”, tramite la cessione di sovranità ad organismi sovranazionali, si verifica un arretramento del potere pubblico a cui corrisponde un'avanzata del potere economico, evidente con la diffusione delle imprese multinazionali, che riesce così ad imporre sempre più il proprio linguaggio, il diritto privato e best practies, erodendo il tradizionale potere autoritativo della Pubblica Amministrazione.

Vista la conclamata crisi del potere pubblico, aggravata da una serie di fenomeni complementari alla globalizzazione che affronteremo durante la trattazione, si fa spazio l'idea che le risorse pubbliche sarebbero gestite più razionalmente ed efficientemente seguendo una cultura manageriale neo liberista ed anglosassone,

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ispiratrice dei famosi processi di aziendalizzazione della Pubblica Amministrazione.

In Italia simili visioni dell'organizzazione pubblica sono da accreditare, nel passato, presso, Cavour che paragonava l'Ente locale ad un'azienda erogatrice di beni e servizi; in seguito vennero riprese negli anni '90 con le leggi fondamentali numero 142 e 241 avulse all'approccio del New Public Management ovvero all'idea che l'interesse pubblico sarebbe stato perseguito più efficacemente, efficientemente ed economicamente, in linea quindi con i principi di imparzialità e buon andamento della pa ex art. 97 della Costituzione, tramite una strutturazione manageriale del potere pubblico.

Lo stesso dogma anglosassone viene utilizzato a livello europeo, nell'ottica di restaurare uno Stato minimo e quindi a danno dello Stato sociale, per ispirare la previsione di sempre più stringenti vincoli di finanza pubblica, spesso irrazionalmente scollegati dall'economia reale, in una successione di riforme che, negli intenti, vorrebbero garantirne un funzionamento dinamico e realistico, ma che in realtà spesso si fermano al piano letterale ed astratto.

L'origine dei vincoli europei di finanza pubblica viene fatta

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risalire al trattato di Maastricht del 1992, con cui furono delineati il rapporto deficit/PIL del 3% e il rapporto debito pubblico/PIL del 60%, portatore anche del nuovo principio di sana gestione finanziaria.

L'importanza di questi parametri fu accentuata con il Patto di stabilità e crescita europeo del 1997.

L'inefficacia sul piano concreto di questi vincoli di finanza pubblicata, aggravata dalla crisi del debito sovrano degli Stati membri, porta all'iter di maturazione del famoso Fiscal Compact che avrà anche un impatto costituzionale per scelta italiana.

In particolare il Fiscal Compact inciderà sull'art.81, introducendo la regola dell'equilibrio di bilancio, di fatto più simile al concetto rigido di pareggio contabile; sull'art. 97 che estenderà i vincoli di finanza pubblica a regioni ed enti locali; sull'art. 117 che sposta la materia dell'armonizzazione contabile e di bilancio da competenza concorrente ad esclusiva dello Stato, con tutte le conseguenze del caso; sull'art. 119 che in particolare comporterà l'ancoraggio della spesa per investimento, per cui già la riforma costituzionale n. 3 del 2001 aveva previsto la possibilità di indebitamento, alla predisposizione di piani di ammortamento legati al suo “ciclo di vita”.

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Questi “ingranaggi” del meccanismo europeo di finanza pubblica, legati alla teoria contrattualistica di politica economica di Buchanan, verranno affrontati anche in una chiave critica cercando in parte anche di elaborare soluzioni alternative.

In questo contesto risulta fondamentale, per garantire equilibrio e sostenibilità della finanza pubblica, il ruolo del Patto di stabilità interno per regioni ed enti locali, su cui si volgerà l'attenzione del legislatore in particolare con la legge di stabilità 2014 per cercare “allentamenti” dello stesso, secondo lo schema della tecnica premiale, in modo da renderlo più rispondente alle esigenze dell'economia reale.

Questo processo di aziendalizzazione influisce non solo sulla finanza pubblica, ma anche sulle strutture, con il fenomeno dell'esternalizzazione, come pure sugli strumenti giuridici utilizzati dalla Pubblica Amministrazione per soddisfare l'interesse pubblico.

In riferimento a quest'ultimo aspetto, è importante rilevare la produzione internazionale degli IPSAS, criteri contabili internazionali per il settore pubblico di fatto in linea con gli IAS, criteri contabili internazionali per il settore privato.

La vicinanza con gli IAS, comporterà una scarsa diffusione degli

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IPSAS, criticati per non essere in grado di cogliere a pieno le esigenze contabili del potere pubblico che affronteremo nel corso della trattazione.

Questa situazione è evidente soprattutto a livello europeo dall'avvio del progetto EPSAS, che mira alla realizzazione di un sistema di criteri contabili comune ai Paesi dell'UE utilizzando solo come base di partenza, viste le criticità ricordate, gli IPSAS.

Sempre in un'ottica di armonizzazione e omogeneità parleremo di Sec95, introdotto con Regolamento UE 2223/1996, oggi Sec2010, schema contabile nazionale di origine europea utile alla causa del contenimento del debito pubblico ma soprattutto alla facilitazione della comparabilità dei dati anche a livello statistico: sulla stessa lunghezza d'onda si svilupperanno, in Italia, le novità contabili per gli enti locali con il d.lgs. 91 e 118 del 2011, che avvia una fase di sperimentazione per testare l'efficacia, l'efficienza delle stesse e dar tempo per l'implementazione, nonché per l'accostamento, spesso problematico, di istituti e meccanismi contabili tipici dell'azienda al mondo degli enti locali.

In particolare parleremo della nuova contabilità finanziaria

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potenziata ovvero integrata dalla rilevazione degli aspetti economico patrimoniali con il metodo unitario della partita doppia, del bilancio consolidato come strumento di veridicità e correttezza utile ai fini dei vincoli di finanza pubblica nonché come species del bilancio sociale per rispondere alle esigenze degli stakeholders.

Per quanto riguarda l'accostamento di istituti e meccanismi contabili tipici dell'azienda al mondo degli enti locali, parleremo di Accountability, ovvero di responsabilizzazione e conseguente motivazione del modo di utilizzo delle risorse pubbliche in collegamento con i temi della trasparenza informativa e della compliance (rispetto delle norme, garanzia di legittimità dell'azione); di contabilità analitica, che a differenza della contabilità generale è rivolta non all'esterno ma agli organi decisionali, fornendo informazioni utili a livello strategico in particolare tramite l'analisi dei costi; di Balance Scorecard o scheda di valutazione bilanciata, strumento di gestione capace di tradurre i programmi in strategie operative dettagliate.

Quest'ultimo strumento rappresenta un naturale incentivo all'utilizzo di un altro strumento tipico dell'impresa ovvero la

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valutazione delle performance introdotta esplicitamente, per la pa, con il d.lgs. 159/2009, articolata in due fasi, una di programmazione e una consuntiva, fondata sull'opera di misurazione degli OIV (organismi di valutazione indipendente) in sostituzione dei Nuclei di valutazione, spesso inefficaci e poco trasparenti.

Queste evoluzioni sono da inquadrare anche nel contesto di liberalizzazioni europee avviate negli anni'90 e nella scelta italiana, per problematiche di debito pubblico, di privatizzazione che porteranno all'esternalizzazione, in particolare a livello locale, dell'erogazione di sevizi pubblici.

Il legislatore italiano e non solo, sarà chiamato a rispondere a queste esigenze: la scelta, almeno per il momento, è ricaduta “sull'adattamento” di istituti privatistici, soprattutto del diritto societario; parleremo di bilancio consolidato utile per determinare la veritiera consistenza di queste nuove realtà che con il d.l. 174/2012 convertito in l. 213/2012, a partire dal 2015, diverrà obbligatorio di per tutti gli enti con popolazione superiore a 15 mila abitanti, tematica che verrà affrontata anche, sia sul lato contabile relativo alle scritture di consolidamento in particolare per le operazioni infragruppo, sia sul

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lato informativo fondamentale nella fase della redazione e della divulgazione dei dati del bilancio consolidato tramite la nota integrativa e la relazione di gestione che permettono agli stakeholders di avere una più dettagliata base informativa per elaborare le proprie strategie; allo sviluppo di un concetto di gruppo ente locale e quindi di controllo più ampio rispetto allo schema del gruppo d'impresa perchè ricomprende tutti gli enti strumentali, le aziende, le società controllate e partecipate indipendentemente dalla loro forma giuridica e dall'attività svolta.

È necessario anche affrontare la questione del controllo interno ad hoc ex articolo 147 quater TUEL dell'Ente locale sulle partecipate, escluse quelle quotate e le relative controllate, su aspetti, gestionali, finanziari, di bilancio, di qualità con lo strumento della Carta dei servizi.

Di riflesso a queste tematiche emergono le questioni legate alla governance ovvero le modalità di governo del gruppo pubblico locale.

In particolare verranno confrontati e valutati, evidenziandone pregi e criticità, il modello tradizionale, nella variante “frammentata” e dipartimentale, caratterizzato da un legame diretto tra Ente e

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controllata e il modello holding in cui l'Ente locale mantiene, in riferimento alle controllate società di capitali, solo funzioni proprietarie, lasciando le attività operative di direzione e coordinamento (art. 2497cc), tipiche del gruppo, ad una società creata ad hoc per tale scopo, la holding appunto, realizzando quindi un sistema di controllo misto.

Lo strumento della holding è anche uno strumento tipico del diritto societario su cui ha dibattuto a lungo sia dottrina che giurisprudenza, di cui si parlerà in riferimento al caso concreto della Lucca Holding Spa, società holding del Comune di Lucca, dove recentemente si è vista l'introduzione di strumenti, di origine contrattuale, necessari alla definizione delle relazioni di gruppo: il regolamento di gruppo e sul controllo analogo.

Il primo è uno strumento che si pone l'obiettivo di regolare le relazione intercorrenti tra holding e società di capitali controllate.

Il secondo regola i rapporti tra Ente proprietario e holding.

L'interesse a queste tematiche sorge dall'interrogativo fondamentale che ci spinge a domandarci se gli istituti privatistici e societari siano in grado di garantire l'interesse pubblico nel

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lungo periodo ed un utilizzo razionale ed efficiente delle risorse pubbliche.

Riferimenti

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