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(1)

PROMOZIONE

DELLA SALUTE

(2)

BREVE STORIA DEL

CONCETTO DI SALUTE

Fino al 1948 si concepiva la salute come assenza di malattie (E’ sano chi non è ammalato, chi ha malattie non è sano).

Nel 1948 emerge un nuovo concetto di salute, figlio della temperie del secondo dopoguerra così espresso dall’art. 1 dello statuto dell’O.M.S.:

“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto una mera assenza di malattia o di infermità”.

Nel preambolo della costituzione dell’O.M.S. si afferma:

Il godimento del più alto standard di salute raggiungibile è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione di razze, religione, credo politico, condizione economica o sociale. La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e sicurezza e dipende dalla più ampia cooperazione degli individui e degli Stati.

(3)

BREVE STORIA DEL CONCETTO DI

SALUTE

In Italia, negli stessi anni post-bellici (dicembre 1947), veniva emanata la nuova Costituzione della Repubblica

che, nell’art. 32, afferma:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

(4)

Breve storia del concetto di Salute

La nuova concezione allarga decisamente l’area della salute umana dalla sfera del corpo a quella della mente e a quella delle relazioni sociali.

Nel 1966 A. Seppilli, introduceva alcuni elementi che offrivano una chiave di lettura innovativa del concetto di salute: “La salute è una condizione di armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo, dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale”.

Le parole “armonico equilibrio” all’interno della definizione da una dimensione dinamica alla salute. L’equilibrio diventa una costante giocata tra interno, la capacità di controllo, ed esterno, la situazione favorevole o sfavorevole dell’ambiente reale o percepita.

(5)

BREVE STORIA DEL CONCETTO DI

SALUTE

Antonovsky, nel 1979, nel definire il suo modello di salute, sostiene che la salute si presenta come un continuum, una proprietà del sistema vivente, che non è perfetto ed è soggetto a processi antropici e a inevitabile morte. Tutto individuabile nel continuum.

La salute non è uno stato d’equilibrio, bensì il risultato di un’interazione dinamica tra fattori d’aggravio e fattori di protezione

(6)

BREVE STORIA DEL CONCETTO DI

SALUTE

Nel 1984 l’O.M.S. articola ulteriormente il concetto di salute:

"salute" intesa come campo di applicazione delle capacità individuali o di gruppo, intese a modificare o a convivere con l’ambiente. La salute è quindi vista come una risorsa della nostra vita quotidiana, e non come lo scopo della nostra esistenza; si tratta di un concetto positivo che pone l’accento sia sulle risorse personali e sociali che sulle capacità fisiche".

(7)

BREVE STORIA DEL CONCETTO DI

SALUTE

E’ opportuno considerare che nel periodo storico coincidente e successivo a quello in cui si affermò il nuovo concetto pluridimensionale di salute (seconda metà del XX secolo) si verificò una complessa e rapida transizione epidemiologica nei vari Paesi, compresa l’Italia, rispetto alla quale il nuovo concetto di salute apparve adeguato.

Le caratteristiche della transizione riguardavano non soltanto la patologia, ma anche altre importanti caratteristiche sociali e demografiche che possono essere così schematicamente indicate:

passaggio da epidemie di malattie infettive, curabili e guaribili (broncopolmoniti,

enteriti, difterite, tifo, ecc.) a epidemie di malattie cronico - degenerative (neoplasie, cardiopatie, artropatie, diabete, demenze, ecc.) con aumento delle sofferenze prolungate;

invecchiamento esplosivo della popolazione che si intreccia inestricabilmente con il

cambiamento anzidetto della patologia in una serie di rapporti reciproci di causa ed effetto;

cambiamenti rapidi degli stili di vita e dei comportamenti (sedentarietà, alimentazione,

guida spericolata di automezzi, fumo, alcol, droghe, ecc.) con relativo aumento delle malattie comportamentali;

rapido aumento della patologia mentale (depressioni, ansie, angosce, anoressie, bulimie,

crisi di panico, ecc.) e del disagio sociale sia giovanile che degli anziani, sempre più soli,ingombranti e consapevoli del loro tramonto.

(8)

BREVE STORIA DEL CONCETTO DI

SALUTE

Dopo la prima Conferenza mondiale sulla promozione della salute, che si tenne ad Ottawa nel 1986, si cominciò a prendere in considerazione un’altra dimensione della salute, quella spirituale (La persona è un complesso inscindibile di corpo, mente e spirito, profondamente inserita in un contesto familiare, lavorativo e sociale).

(9)

A partire dagli anni ’70 le discipline che si occupano di salute entrano in una fase di profondo cambiamento:

UN sistema costruito per rispondere ai problemi di salute della società, centrato sulla malattia e la sua cura, è entrato in crisi e ha visto contemporaneamente irrompere il concetto di “PROMOZIONE DELLA SALUTE”.

(10)

L’espressione “promozione della salute viene coniata nel 1974 nel documento conosciuto come il RAPPORTO

LALONDE (ministro canadese della Salute e

dell’assistenza).

“a fronte di un cospicuo incremento dei fondi forniti ai servizi sanitari rivolti alla cura delle malattie, non si sono rilevati nel Paese sostanziali incrementi nei livelli di salute della popolazione”.

Nuove prospettive:

(11)

Dagli anni ’80 l’espressione è utilizzata anche dall’O.M.S. che promulga la CARTA D’OTTAWA (1986).

“è il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla”.

Si sancisce, con il documento, che l’incremento dei livelli di salute di una comunità è obiettivo che deve essere perseguito attivamente svolgendo azioni di “advocacy”, cioè di sostegno alle popolazioni perché queste possano affermare il loro diritto alla salute.

Il miglioramento della salute deve poggiaresu alcuni requisiti fondamentali: la pace, un reddito, cibo e abitazione, un ecosistema stabile, giustizia ed equità.

E’ necessario sviluppare le capacità personali utili alla vita quotidiana e rafforzare l’azione delle comunità.

(12)

Nel 1999 l’O.M.S. rimodula la definizione di promozione della salute:

È il complesso delle azioni dirette non solo a aumentare le capacità degli individui, ma anche ad avviare cambiamenti sociali, ambientali ed economici, in un processo che, sostenuto dalla partecipazione, aumenti le reali possibilità di controllo, da parte dei singoli e delle comunità, dei determinanti di salute.

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I DETERMINANTI DELLA SALUTE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce i

determinanti di salute come: “i fattori personali, sociali, culturali, economici e ambientali che influenzano lo stato di salute di individui e popolazioni”.

(14)

Equità e sviluppo sostenibile

Dalla metà degli anni Novanta la WHO (1999) ribadisce la necessità di aprire una nuova era per la sanità pubblica:  sviluppo delle politiche per la salute pubblica;

 La prevenzione delle malattie;  La promozione della salute;

 Equità sociale nell’ambito di una sviluppo sostenibile.

Sviluppo sostenibile in luogo a uno sviluppo tecnologico a ritmi insostenibili, nella ricerca dell’equità.

(15)

Concepire la salute come un

equilibrio tra

l’individuo e il suo ambiente di vita.

Nel prossimo futuro la vera sfida che dovrà essere

raccolta, per ottenere ulteriori miglioramenti

nelle stato di salute delle popolazioni

occidentali, sarà quella della riduzione delle

diseguaglianze nella salute esistenti tra le diverse

classi sociali.

(Es. malattie cardiovascolari tra 1à metà e IIà metà del XX sec).

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(17)

SALUTOGENESI

Il concetto di salute espresso nel 1948 ha il difetto di rappresentarla come uno stato ideale, al quale non si può realisticamente guardare come ad una condizione da raggiungere attivamente: un concetto di salute che si presenta come un fine e non come un processo.

Alla fine degli anni ‘70 s’esprime questo processo come uno spazio all’interno del quale le persone si muovono verso la direzione della salute o quella della malattia.

Da “completo benessere” a “equilibrio tra l’individuo e il suo ambiente di vita”. La salute come un equilibrio.

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SALUTOGENESI

All’idea di fattori di rischio che portano alla malattia (con un conseguente ruolo della “prevenzione”) si affianca quella dei fattori che portano il soggetto verso il benessere, cioè il processo della SALUTOGENESI.

La salute, in questo senso si fonda su risorse quali quelle

culturali, sociali e altre.

(19)

IL CONCETTO DI AMBIENTE ECOLOGICO

E’ un insieme di strutture che rappresenta il

sistema di riferimento di ogni essere umano

(20)

IL CONCETTO DI AMBIENTE

ECOLOGICO

(21)

IL CONCETTO DI AMBIENTE ECOLOGICO

Ogni soggetto è portatore di risorse interne (fisiche,

psicologiche, cognitive) sulle quali fondare la propria salute interagendo con le risorse dell’intero sistema.

Le risorse hanno una valenza dinamica e la salute è il risultato delle possibilità e capacità che un individuo ha a sua disposizione per gestire tali risorse.

(22)

EMPOWERMENT E RESILIENZA

L’Empowerment (W.H.O., 1999) è un processo di crescita, di un individuo o di un gruppo basato sull’incremento della stima di se, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e per appropriarsi del proprio potenziale.

Nelle scienze umane la Resilienza indica la capacità dell’essere umano di affrontare le avversità della vita e di superarle ricostruendo un equilibrio di salute e benessere anche in situazioni di forte criticità.

(23)

LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI

(OTTOBRE 2009, 600 PROFESSIONISTI PER 100 PAESI)

Nella settima conferenza internazionale della promozione della salute sono stati identificati cinque blocchi di “strategie chiave” che è necessario mettere in atto per promuovere salute e ridurre le diseguaglianze.

(24)

LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI

1. Sviluppare l’empowerment individuale; 2. sviluppare l’empowerment di comunità; 3. Dare nuova forza ai sistemi sanitari;

4. Costruire partnership per condurre azioni intersettoriali;

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LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI

“Sviluppare l’empowerment individuale”

Questo primo blocco contiene il concetto di “HEALT LITERACY” cioè l’insieme delle capacità cognitive e sociali che determinano la motivazione e le abilità indispensabili ad ogni individuo per accedere, comprendere e utilizzare le informazioni necessarie a compiere scelte salutari ( Kickbush, 2001; Nutbean, 2000).

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LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI

“Dare nuova forza ai sistemi sanitari”

I migliori risultati di salute possono essere ottenuti a condizione che i sistemi sanitari, costruiti per la cura e l’assistenza, assumano l’ottica della promozione della salute.

La carta di Tallinn, 2008 (capitale dell’Estonia), identifica azioni chiave da intraprendere per migliorare l’efficacia ed efficienza dei servizi:

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LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI

“Dare nuova forza ai sistemi sanitari”

 Integrare i programmi di prevenzione e di promozione della salute per garantire la loro sostenibilità;

 Ridistribuire le risorse finanziarie per andare incontro ai bisogni di salute della comunità e ridurre le barriere di accesso ai servizi;

 Bilanciare l’allocazione delle risorse tra assistenza, prevenzione delle malattie e promozione della salute;

 Valutazione dei risultati ottenuti, per migliorare la salute dei cittadini, da parte dei governi centrali e locali in collaborazione con i portatori d’interesse.

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LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI

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LA PREVENZIONE

Prevenire significa agire prima, impedire che la patologia si sviluppi. Il concetto di prevenzione si articola tradizionalmente in tre livelli

d’intervento:

1. La prevenzione primaria, definita come l’insieme delle strategie volte ad impedire l’insorgenza di malattie nell’individuo sano e nell’intera collettività: s’interviene sulle cause, sui fattori di rischio, e modificando gli stili di vita potenzialmente pericolosi per la salute;

2. La prevenzione secondaria, è rivolta a specifici gruppi della comunità, a determinati fattori di rischio per riconoscere le malattie ai primi segnali e a diminuirne la durata e la diffusione (diagnosi precoce);

3. La prevenzione terziaria, tesa a evitare ulteriori aggravamenti per ottenere il massimo recupero fisico, psichico e sociale possibile.

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L’EDUCAZIONE SANITARIA

Il concetto di HEALTH EDUCATION (educazione sanitaria), è stato concepito nella sua prima fase (1à generazione di educazione sanitaria) come un intervento finalizzato alla diffusione di informazioni e di norme da seguire nella prospettiva di una “alfabetizzazione” del singolo, di un gruppo o di un’intera comunità (Health literacy). I destinatari dell’intervento non sono coinvolti nell’azione.

La seconda generazione di educazione sanitaria ha cominciato a servirsi di diverse discipline per lo studio dei comportamenti dei soggetti (antropologia, sociologia, psicologia)

(31)

L’EDUCAZIONE SANITARIA

In particolare la psicologia ha focalizzato l’attenzione verso fattori che influenzano l’adozione di certi modi di agire (è, per es. il

concetto di autoefficacia, cioè la fiducia nelle proprie capacità di poter superare determinati problemi, questa è in relazione all’autostima).

La 1à generazione è precettistica, la seconda la supera ed è questa che viene intesa quando si parla di educazione sanitaria. Pertanto si può affermare con il W.H.O. che scopo dell’educazione sanitaria è di aiutare la popolazione ad acquisire la salute attraverso i propri comportamenti ed i propri sforzi.

L’educazione alla salute opera sulla modificazione del

comportamento, puntando sulla piena consapevolezza e accettazione degli individui che accolgono l’azione educativa.

(32)

TEORIE E MODELLI CONCETTUALI DI

RIFERIMENTO PER L’EDUCAZIONE

SANITARIA

Lo studio dei comportamenti di salute messi in atto dall’individuo parte dai seguenti presupposti:

 Nelle nazioni industrializzate una sostanziale

proporzione di morti è imputabile alle abitudini comportamentali (fumo, alimentazione, attività fisica, comportamento sessuale);

 I comportamenti sono modificabili.

I modelli teorici possono aiutare a creare progetti preventivi ed educativi fondati su basi solide.

(33)

TEORIE E MODELLI CONCETTUALI DI

RIFERIMENTO PER L’EDUCAZIONE

SANITARIA

Le teorie possono essere:

 Cognitive, centrate cioè sul rapporto

cognizione-comportamento (utilizzate per comprendere i ruoli della motivazione, delle paure e delle percezioni errate) es. quattordicenni fumatori e non;

 Socio - ambientali, se riguardano il rapporto tra il contesto e il comportamento

(l’ambiente influenza le scelte

(34)

I MODELLI TEORICI

I modelli teorici sono uno strumento utile perché:

 Forniscono una chiara cornice di riferimento alle ricerche;  Identificando le variabili implicate nell’origine dei

comportamenti correlati alla salute, ne migliorano la conoscenza e la comprensione fornendo efficacia ai programmi di promozione della salute;

 Descrivono i processi cognitivi che danno origine ai

diversi comportamenti;

 Evidenziano l’efficacia degli interventi se indirizzati a

comportamenti specifici (camminare 20’ tre volte a settimana, in luogo di “fare attività fisica”).

Le teorie non sono statiche ma evolvono con il tempo e con le relazioni.

(35)

ALCUNI MODELLI …

Health Belief Model (Rosenstock, 1974) (credenze sulla salute)

L’adozione di comportamenti salutari è strettamente dipendente dalla percezione del rischio di malattia e dalla convinzione che un cambiamento del comportamento possa produrre un beneficio in termini di salute.

Il modello prevede quattro variabili chiave:

1. Suscettibilità percepita (percezione soggettiva della vulnerabilità nei

confronti della malattia);

2. Severità percepita (percezione della gravità delle conseguenze della

malattia);

3. Benefici percepiti (percezione dell’efficacia dell’azione da condurre nel

ridurre la vulnerabilità e la gravità della malattia).

4. Vincoli percepiti (il soggetto percepisce che i benefici dell’azione siano

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ALCUNI MODELLI …

Protection Motivation Theory (motivazione a proteggersi) L’obiettive del modello è chiarire cosa spinge l’individuo

ad abbandonare un comportamento nocivo per la sua salute.

Il soggetto capisce la minaccia della malattia e la necessità della risposta da dare a questa, perché comprende la sua vulnerabilità di fronte alla gravità della malattia. Insorge la paura.

Il soggetto deve comprendere l’importanza dell’adozione di un comportamento che sia protettivo ed efficace.

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ALCUNI MODELLI …

Teoria del comportamento pianificato (Aizen) (azione ragionata)

La variabile è l’intenzione, cioè la motivazione necessaria a mettere in atto un determinato comportamento.

La teoria focalizza l’attenzione sull’intenzione piuttosto che sul comportamento, sottolineando l’importanza di separare le intenzioni personali dalle influenze esterne. (es. anziane e attività fisica).

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ALCUNI MODELLI …

Precede – Proceed Model

È un acronimo: PRECEDE,

Variabili della diagnosi educativa e della valutazione di natura predisponente, rinforzante e abilitante

PROCEED,

Variabili educative e di sviluppo del contesto ambientale di natura organizzativa, regolamentativa e politico – gestionale.

Per la progettazione di un programma prevede inizialmente un’analisi multidimensionale della situazione di partenza, poi l’implementazione del programma e valutazione dei risultati.

(39)

PRECEDE – PROCEED MODEL

Fasi:

1. Valutazione sociale e analisi situazionale (qualità della vita, speranze e

problemi della popolazione);

2. Valutazione epidemiologica (identificare obiettivi o problemi di salute);

3. Valutazione comportamentale/ambientale (comportamenti o ambienti che

possono sostenere o provocare il problema);

4. Valutazione educativo/organizzativa (diagnosi educativa. Si identificano i

determinanti da cambiare nel processo di comportamento. Si individuano tre categorie di determinanti: predisponenti, abilitanti, rinforzanti;

5. Valutazione amministrativo/politica (Analizzare le risorse: tempo,

personale, budget, setting);

6. Implementazione;

7. Valutazioni di processo (aggiustamenti);

8. Valutazioni d’impatto (valutazione degli effetti immediati del programma); 9. Valutazione dei risultati (stato di salute e qualità della vita. Outcome).

(40)

ALCUNI MODELLI …

Stadi di cambiamento

E’ un modello multistadio, che descrive il processo che ha luogo durante il cambiamento del comportamento. Il percorso si realizza in cinque stadi in sequenza temporale:

1. Precontemplazione (mancanza di consapevolezza, non si ha

intenzione di cambiare);

2. Contemplazione (s’inizia a considerare la possibilità di cambiare

comportamento);

3. Preparazione (la persona sviluppa l’intenzione di agire in

concreto);

4. Azione (il comportamento è cambiato, ma non sempre è

permanente);

5. Mantenimento (l’obiettivo è stabilizzare il nuovo comportamento.

(41)
(42)

ALCUNI MODELLI …

Approccio ecologico

Lo sviluppo umano ha luogo mediante l’interazione reciproca tra l’individuo e i differenti contesti ambientali e sociali.

L’ambiente è un insieme di strutture concentriche incluse l’una nell’altra definite come microsistema (scuola, famiglia, pari), mesosistema (insieme di microsistemi),

esosistema (per es. mezzi di comunicazione di massa) e

macrosistema (istituzioni politiche, i valori della società, la sua cultura, il contesto ideologico).

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(44)

ALCUNI MODELLI …

Approccio salutogenico (Aaron Antonovsky)

Il presupposto dell’approccio è che tutte le persone siano più o meno sane e contemporaneamente più o meno malate (continuum tra salute e malattia).

Gli individui con le loro risorse e opportunità possono porsi in una condizione di migliore stato di salute.

Importante è il concetto di senso di coerenza (SOC) che rappresenta l’orientamento generale dell’individuo nei confronti della realtà che permette di portare ordine e organizzazione nelle varie situazioni della vita, le quali possono essere affrontate adeguatamente.

(45)

ALCUNI MODELLI …

Teoria del marketing sociale

Il marketing sociale è l’utilizzo di principi e tecniche del marketing per influenzare i destinatari ad accettare, rifiutare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, allo scopo di ottenere un beneficio per i singoli, i gruppi o la società nel suo complesso.

Con il marketing commerciale ha in comune il rapporto di scambio costi/benefici, l’attenzione ai destinatari e al

cambiamento comportamentale. Le finalità sono

differenti.

Il marketing sociale intende favorire l’adozione di comportamenti salutari sulla base di una libera scelta.

(46)

TEORIA DEL MARKETING SOCIALE

La progettazione del marketing sociale è suddivisa in 4 fasi:

1. Analitica (raccolta delle informazioni necessarie per lo

sviluppo e la realizzazione del progetto, attraverso la letteratura scientifica e analisi dello stato di salute oggettivo e soggettivo della popolazione);

2. Strategica (definire le priorità e gli obiettivi specifici del

progetto);

3. Operativa (elaborazione dei piani d’intervento, le 4 P del

marketing: prodotto (comportamento da favorire), prezzo (costi del cambiamento), promozione e comunicazione, canale di distribuzione);

4. Valutazione (di processo e di esito).

Il marketing sociale interviene sugli individui ma anche scuola, mass media, decisori politici.

(47)

DALLA PROGETTAZIONE ALLA

VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI

(48)

PIANIFICARE

E’ un processo tecnico nel quale si studia in dettaglio come perseguire uno o più obiettivi specifici, in un dato periodo di tempo. Prevede dei passaggi :

 Conoscenza del problema;

 Definizione degli obiettivi e della popolazione target;  Identificazione delle risorse e degli strumenti a

disposizione;

 Pianificazione dei prodotti (nuovi comportamenti,

benefici di salute ottenuti), delle azioni e dei guadagni di salute (outcomes - risultati);

 Redazione del protocollo (l’iter) di lavoro e di

realizzazione del progetto;

(49)
(50)

LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA

Si procede a partire da un’analisi dettagliata del problema sul

quale si vuole intervenire; valutare il fenomeno, identificarne le componenti, studiare le possibili soluzioni.

Iniziale raccolta d’informazioni, sulla situazione, su chi ne è

colpito, sull’impatto sociale, sulle possibilità d’intervento. Quale è la migliore modalità di comunicazione da adottare? La fase della progettazione deve tener presente:

1. Lo studio del problema;

2. L’identificazione dei bisogni;

3. La raccolta delle informazioni disponibili e la

consultazione delle banche dati;

4. L’identificazione delle attività già esistenti, dei loro punti

(51)

LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA LO STUDIO

Acquisire nozioni relative a: • Dati statistici;

• Popolazione interessata (età, sesso, etnia, livello socio – economico, istruzione ecc.);

• Effetti sugli individui e sulla comunità; • Cause e concause;

• Misure preventive in atto e attuate; • Presenza di piani programmatori.

(52)

LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA

IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI

S’individuano tre tipologie di bisogni:

Bisogno identificato in base a valori soglia (individuato da un esperto);

Bisogno percepito, avvertito realmente dalla popolazione (ma non sempre sono reali); influenza la domanda verso i servizi sanitari;

Bisogno espresso (è un bisogno percepito che si è trasformato in domanda).

Quali sono i più rilevanti per dare loro priorità nel nostro intervento?

(53)

LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI

(54)

Le informazioni sanitarie possono essere ottenute consultando:

• Biblioteche elettroniche e non (riviste, articoli, testi);

• Motori di ricerca e banche dati relativi alla salute pubblica e alla scienza medica presenti su internet (PubMed, Medline);

• Fonti di dati statistici sanitari (ospedali, Asl, distretti, centri di statistica sanitaria);

• Le agenzie governative, università; • I siti web.

LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA

(55)

Per definire l’obiettivo dell’intervento (e i suoi obiettivi specifici) bisogna rispondere alla domanda: Che cosa vogliamo ottenere con il nostro intervento?

Dell’intervento si distinguono una finalità preventiva

(descrive in generale ciò che si vuole ottenere) e obiettivi educativi (descrivono il comportamento nei destinatari che la finalità preventiva dovrebbe produrre – cosa s’intende cambiare).

(56)
(57)

LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

Le finalità educative hanno lo scopo di:

o Aumentare la coscienza individuale riguardo argomenti relativi all’area della salute;

o Migliorare la consapevolezza dell’utente; o Fornire opportune conoscenze;

o Favorire il cambiamento di abitudini;

o Aiutare il destinatario a prendere decisioni; o Aiutare a cambiare il comportamento;

(58)

LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

Gli obiettivi per essere corretti devono rispondere ai

seguenti requisiti:

 attuabilità (essere ragionevoli e realistici);

 Specificità (essere congruenti con la finalità educativa);  Misurabilità (verifica dei progressi);

 Tempo – correlazione;

 Gerarchizzazione (per regolare l’allocazione delle risorse).

(59)

LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

Gli obiettivi per essere ragionevoli devono rispondere alla

domanda:

“Quale tipo d’intervento educativo può concretamente contribuire al conseguimento dell’obiettivo sulla base di quello che sappiamo a riguardo del tipo di cambiamenti che la popolazione target è in grado di fare e che farà?”

(60)

LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

E’ necessario, per allocare appropriatamente le risorse a

disposizione, che gli obiettivi siano realistici. Le domande

che ci aiutano possono essere:

 Quali sono le risorse che abbiamo a disposizione?

 Quale intervento contribuirà di più a soddisfare le nostre

esigenze?

 Esistono delle condizioni facilitanti l’intervento e quali

sono?

 Quali possono essere gli ostacoli che si possono frapporre?

 Quali obiettivi garantiscono un miglior utilizzo delle

risorse a nostra disposizione e si adattano agli eventuali vincoli imposti o individuati? È l’intervento proponibile?

(61)

LA DEFINIZIONE DELLA POPOLAZIONE

TARGET

La scelta dei destinatari è fondamentale per ottenere il cambiamento che vogliamo ottenere. La raccolta dei dati della popolazione target è l’elemento decisivo per la realizzazione del progetto. Questi sono:

 epidemiologici;

 Attitudinali, visione della vita;

 Comportamentali in materia di salute, stile di vita;  Altro (fisici, reddito, grado d’istruzione, religione..).

Può aiutare il raggiungimento degli obiettivi della pianificazione la segmentazione della popolazione target (es. tra gli ipertesi quelli che eseguono la terapia e quelli che non lo fanno).

(62)

LA DEFINIZIONE DELLA POPOLAZIONE

TARGET

Anche per l’identificazione della popolazione target ci sono domande da porsi che indirizzano:

• Quali sono le conoscenze della popolazione target in

merito alla problematica di salute?

• Quanto sono pronti al cambiamento i destinatari

all’intervento?

• Quando e dove è preferibile raggiungere la popolazione

target?

• Quale tipo di canale (mass media, incontri interpersonali,

e-m) è in grado di raggiungere meglio la popolazione target?

(63)

IDENTIFICAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI STRUMENTI A PROPRIA DISPOSIZIONE

LE RISORSE

Per pianificare un progetto effettivamente realizzabile è necessario conoscere le risorse che si hanno a disposizione; queste sono sia umane che materiali.

Le risorse umane sono rappresentate dagli autori del progetto, dai destinatari e dalle persone vicine all’utenza in grado di influenzarle.

Le risorse materiali sono costituite dalle risorse finanziarie dei promotori, dai servizi e strutture, dalle attrezzature, dalle informazioni raccolte,dalle linee guida, dal tempo a disposizione.

(64)

IDENTIFICAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI STRUMENTI A PROPRIA DISPOSIZIONE

I CANALI

Per ottenere l’interesse dei destinatari è necessario considerare e studiare:

 I luoghi dove il programma può raggiungere la popolazione target;

 Le situazioni in cui i membri della popolazione target possono risultare più attenti e aperti nello sforzo di comunicazione;

Bisogna in tal modo rendere il messaggio maggiormente credibile.

(65)

I CANALI

Sono le vie attraverso le quali avviene il trasferimento del messaggio. Sono rappresentati da le seguenti categorie:

• I canali interpersonali (medici di famiglia, genitori, amici,

colleghi);

• I gruppi (discussioni scolastiche, ritrovi);

• Le organizzazioni e le comunità (possono distribuire

materiale informativo alla popolazione);

• I mass media (campagne massmediatiche);

• I media digitali e interattivi (limite della credibilità e della

possibilità d’accesso dei destinatari).

Pianificare con più canali garantisce maggior efficacia all’azione.

(66)

IDENTIFICAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI STRUMENTI A PROPRIA DISPOSIZIONE

I PARTNERS

Lavorare con partners può produrre vantaggi, quali: • L’accesso a un pubblico più ampio;

• un incremento delle risorse; • Una maggiore credibilità ;

(67)

I PARTNERS

Ma può presentare anche svantaggi, quali:

• Perdita di tempo (per reperirli, per coordinarsi); • Modificazioni del programma;

• Perdita del patrocinio e controllo del programma: E’ necessario avere capacità di mediazione.

(68)

REDAZIONE DELLA SCHEDA DI

PROGRAMMAZIONE

La scheda di programmazione permette di registrare tutti gli elementi studiati per l’elaborazione del piano d’Intervento; è la traccia da seguire nello suo svolgimento.

E ‘ il documento ufficiale di presentazione dell’intervento educativo agli eventuali partners e ai possibili finanziatori.

(69)
(70)
(71)

VALUTARE GLI INTERVENTI DI

PROMOZIONE DELLA SALUTE

(72)

Nella seconda metà degli anni ‘60 negli U.S.A. la valutazione diviene un passaggio importante nella progettazione dei programmi di promozione della salute. È applicabile il metodo sperimentale nella ricerca sociale?

(Campbell 1963)

Una domanda: Come possiamo documentare i cambiamenti prodotti in un programma di educazione alla salute?

(73)

Una considerazione:

Per un verso il programma è da considerare come una risposta razionale a un problema adeguatamente investigato e compreso e la sua valutazione è lo strumento per ricondurlo alle attese;

Per altri aspetti il programma rappresenta il

“suggerimento” prescelto, perché considerato il più adeguato per sviluppare le potenzialità presenti nell’insieme dato dalle persone e dal contesto; la valutazione diviene allora lo strumento sia per cogliere

dove e perché tale suggerimento è stato raccolto sia per sostenere le scelte che si faranno nel tempo.

(74)

La valutazione non può essere solo un ‘attività tecnica ma va affrontata attraverso una riflessione intorno ai principi che la debbono guidare. Valutare significa comprendere come elaborare un programma di educazione alla salute e come giudicarlo.

Bisogna porsi la domanda circa le caratteristiche che rendono un approccio valutativo appropriato ad esaminare e giudicare interventi di promozione della salute.

Esistono due approcci principali che determinano l’impostazione del tema della valutazione che si devono esaminare.

(75)

IL PARADIGMA POSITIVISTA

La dimostrazione di efficacia avviene attraverso un Trial

controllato randomizzato (disegno di osservazione

sperimentale caratterizzato dall’assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi di confronto).

È il metodo sperimentale che studia la regolarità con cui un

evento si presenta associato ad un risultato favorevole atteso. Attraverso una successioni d’osservazioni dell’evento e del risultato favorevole si giunge con un

definito margine di probabilità all’affermazione che il

primo è causa del secondo.

Si definisce così una legge generale con un ragionamento deduttivo che svela la verità e l’essere replicabile di ciò che si rivela efficace.

(76)

IL COSTRUTTIVISMO

Il metodo sperimentale presenta criticità per ciò che riguarda la salute, in quanto è un costrutto sociale. I suoi risultati sono frutto della complessa relazione che si viene a creare tra interventi, individui e ambiente.

L’esistenza di una verità oggettiva rinvenibile nel campo biologico non è affermabile in quello sociale.

La realtà descritta è sempre “il prodotto di una costruzione sociale” che prende forma durante l’esperienza diretta. La realtà si genera attraverso un processo induttivo.

Questo approccio è detto “costruttivista”. È un interpretazione condivisa di una realtà, che è sempre una tra le rappresentazioni possibili.

(77)

L’APPROCCIO PRAGMATICO

Dalla contrapposizione tra positivismo e costruttivismo emerge nella letteratura più recente la convinzione che sia necessario un approccio pragmatico.

Questo approccio è finalizzato a porre le basi metodologiche che consentano l’avanzare della conoscenza sull’impatto delle azioni condotte con la comunità attraverso una loro appropriata valutazione.

(78)

LA VALUTAZIONE REALISTICA

Si tratta dell’approccio proposto da Pawson e Tilley riassunto nella formula:

Risultato = Meccanismo + Contesto

Dove il Meccanismo presenta un carattere processuale (d’interazione tra l’attore e le risorse a disposizione) e

rappresenta “ciò che produce un effetto” (il programma).

La relazione tra meccanismi e risultati è relativa al contesto (non è di causa ed effetto) e alla possibilità che si hanno per attivare o meno tali meccanismi.

Il contesto non è solo uno spazio ma anche tempo, istituzioni e l’insieme dei valori delle norme che permeano tale luogo. È un continuo intrecciarsi tra ragioni individuali e vincoli di

(79)

LA VALUTAZIONE REALISTICA

La possibilità di identificare meccanismi (programmi) è legata alla capacità di cogliere questo continuo intrecciarsi tra ragioni individuali e vincoli di sistema che può innescare una reazione in coloro che dall’intervento sono coinvolti (cioè per es. il cambiamento utile al raggiungimento di una maggior qualità di salute).

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LA VALUTAZIONE REALISTICA

Per rilevare causalità è necessario:

Identificare i meccanismi che si vengono a creare tra il programma d’intervento, i diversi gruppi di persone e i differenti contesti.

L’obiettivo non sarà quello di confermare l’efficacia di una azione nel produrre un risultato atteso, ma capire il perché con un determinato gruppo di persone, in un determinato contesto, in presenza di quel imput, si è ottenuto un certo risultato. (cumulare conoscenza ed esperienza).

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VALUTARE L’EMPOWERMENT

La valutazione, secondo l’O.M.S. deve rispondere a alcuni principi:

 Essere delineata in modo da accogliere la complessità che caratterizza i suoi interventi;

 Essere disegnata attraverso la collaborazione delle diverse discipline;

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VALUTARE L’EMPOWERMENT

Le radici dell’idea della necessità della partecipazione della comunità alle scelte valutative risalgono a due autori: Lewin e Freire che sottolineano:

Il ruolo fondamentale del processo di riflessione che segue l’azione e guida l’individuazione delle scelte future le quali diventano volano del processo di trasformazione delle coscienze e dello sviluppo dell’Empowerment.

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VALUTARE L’EMPOWERMENT

È possibile all’interno di azioni di promozione della salute valutare lo sviluppo dell’empowerment?

L’Empowerment induce alla percezione di poter influenzare il decorso degli eventi. Tale percezione è la conseguenza delle aumentate capacità di controllo della propria vita.

Progettare e valutare l’empowerment richiede di identificare tali aree.

Glenn Laverack ha individuato dei “domini” di influenza che costituiscono l’empowerment.

Essi permettono partendo dalla considerazione della loro assenza prima dell’intervento educativo e conseguente presenza dopo lo stesso intervento, di valutare l’avvenuto sviluppo dell’empowerment.

(84)
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VALUTAZIONE E PROCESSI

DECISIONALI

Si possono configurare diversi approcci nella valutazione:

Con basso livello di partecipazione al programma (modello direttivo):

È richiesta alla valutazione di prefigurare gli esiti in base alle premesse (domanda lineare, Quali obiettivi è possibile perseguire?)

Dagli obiettivi discenderanno gli indicatori, rispetto i quali verranno effettuate le misurazioni che permetteranno il corretto procedere verso le mete e il loro successivo raggiungimento. Individuare quelle variabili significative che permettono di

monitorare lo svolgersi del programma (valutazione di processo) e il raggiungimento degli obiettivi (valutazione di risultato.

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VALUTAZIONE E PROCESSI

DECISIONALI

Questo modello presenta alcuni presupposti:

 Reale possibilità da parte del decisore d’individuare con chiarezza un problema e di poter identificare tutti gli interventi che possono condurre al suo superamento;

 l’attivazione degli interventi scelti rappresenta una pura e semplice esecuzione di quanto deciso.

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VALUTAZIONE E PROCESSI

DECISIONALI

Quando entra in gioco l’intenzionalità dell’agire umano le leggi causali non funzionano e si deve considerare, nel mutare dei fenomeni, gli andamenti tendenziali.

L’ampia partecipazione al processo decisionale diviene un’esigenza che consegue alla necessità di ricostruire il senso stesso che fa da cornice all’azione (perché mancano certezze e valori condivisi tra i soggetti coinvolti nell’azione di sviluppo di comunità).

Nella valutazione la razionalità non scompare, ma diviene

“procedurale” (non più sostanziale, cioè capace di dettare soluzioni) nel senso di avere capacità di scelta tra varie soluzioni di problemi – Costruttivismo).

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VALUTAZIONE E PROCESSI

DECISIONALI

La concezione costruttivista della valutazione sposta l’accento dai temi della conoscenza (vista come preliminare, obiettiva e neutrale) e della decisione (direttiva) a quella della comunicazione, della negoziazione e della partecipazione.

La valutazione diviene il prodotto di una negoziazione.

E’ lo strumento per capire la situazione, i problemi, (attraverso l’interpretazione degli attori sociali) e cosa dal programma si può ottenere (quindi un’attività di supporto strategico).

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