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La Torre del Fuoco di Itten: un'architettura mancata

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Academic year: 2021

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Indice

DO: INTRODUZIONE... 2

Descrizione dello svolgimento... 7

RE: GENESI DELLA TORRE, LA GERMANIA DI INIZIO NOVECENTO ... 9

La cultura in Germania nei primi anni Venti del secolo ... 10

Il Bauhaus di Itten, dal 1919 al 1923 ... 20

L’espressionismo nell’arte tedesca ... 31

MI: JOHANNES ITTEN FRA IERI ED OGGI... 50

Cenni sull’esperienza artistica e culturale di Itten nel primo ventennio del Novecento . 51 La figura di Itten oggi ... 56

FA: LA TORRE DEL FUOCO, LA CRITICA OGGI... 59

“La Torre del Fuoco di Johannes Itten” di Rulf Bothe e Michael Siebenbrodt ... 61

“La Torre del Fuoco” di Elena Marchetti e Luisa Rossi - Costa... 67

“Itten am Bauhaus 1919 – 1923” di Eva Badura Triska e Dieter Bogner... 79

Considerazioni ... 81

SOL: LA FORMA, IL VETRO, IL COLORE ... 89

La Filosofia della Forma... 91

Le Ragioni della Forma ... 97

Il Vetro ed il suo mito ... 100

Il Vetro come materiale per l’architettura e la letteratura ... 104

Il Colore del vetro ... 112

LA: CONCLUSIONI... 125

SI: BIOGRAFIA ... 130

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Introduzione

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Introduzione

L’analisi che si vuole presentare in questo lavoro di tesi riguarda la

Torre del Fuoco dell’artista svizzero Johannes Itten (1888 – 1967). L’opera,

una “scultura” databile attorno al 1920, dalla forma a spirale composta di Dodici cubi interni e da coni esterni in vetro colorati, alta circa 3,60 metri1, risulta ad oggi inesistente, probabilmente distrutta durante i bombardamenti sulla base aerea di Krefeld2 del Giugno 1943.

Essendo l’opera inesistente e quindi impossibilitati ad uno studio de

visu della stessa, è stato necessario procedere nell’analisi partendo dai pochi

dati a disposizione3: le due fotografie della Torre conservate nell’archivio di Itten e recentemente pubblicate in monografie dedicate all’argomento4,

1

Si veda lo studio di E. MARCHETTI, L. ROSSI COSTA, La Torre del Fuoco, “Nexus Network Journal”, 4, 2 (2002), versione tratta da http://www.nexusjournal.com/MarRos-it.html. L’altezza è stata determinata tramite un raffronto fra l’immagine della Torre tratta dalla fotografia del Bauhaus Archiv Museum e la retrostante Tempelherrenhaus, con le dovute approssimazioni. Questa interpretazione scientifica rafforza le ipotesi tratte dalla lettura delle carte e dei documenti di Itten relativi alla Torre, in particolare una corrispondenza del 1920 con Anna Höllering, in cui l’autore, riferendosi ad una sua “architettura”, cita proprio l’altezza di 3,60 metri.

2

“Secondo la testimonianza della signora Annaliese Itten, il maestro portò con sé la torre quando se ne andò da Weimar. Probabilmente la torre, smontata e riposta in alcune casse, andò distrutta durante i bombardamenti aerei su Krefeld” (R.BOTHE, M.SIEBENBRODT, La Torre del fuoco di Johannes Itten, in Bauhaus 1919 – 1933, da Klee a Kandinsky da Gropius a Mies van der Rohe, catalogo della mostra (Milano 19/10/1996 – 9/2/1997), a cura di M.DE MICHELIS, A.KOHLMEYER, Milano, Mazzotta, 1996, p. 68).

3 Tutte le opere critiche inerenti alla Torre del Fuoco da me analizzate denunciavano la

scarsa presenza di tracce superstiti della stessa. “Il fatto di aver portato con sé la torre potrebbe suggerire che Itten l’avesse costruita a proprie spese. Ciò spiegherebbe il motivo per cui negli archivi non si trovino fonti documentarie” (BOTHE,SIEBENBRODT, La Torre del fuoco di Johannes Itten… cit., p. 68).

4 Cfr. Bauhaus 1919 – 1933, da Klee a Kandinsky da Gropius a Mies van der Rohe,

catalogo della mostra (Milano 19/10/1996 – 9/2/1997), a cura di M. DE MICHELIS, A. KOHLMEYER, Milano, Mazzotta, 1996; Das Frühe Bauhaus und Johannes Itten, catalogo della mostra (Weimar 16/9/1994 – 13/11/1994, Berlin 27/11/1994 – 29/1/1995, Bern 17/2/1995 – 7/5/1995), Berlin, Gerd Hatje, 1994; Johannes Itten, meine Symbole, meine Mythologien, catalogo della mostra (Wien 6/9/1988 – 11/10/1988, Zürich 19/10/1988 – 27/11/1988, Essen 13/1/1989 – 26/2/1989), Wien, Löcker, 1988.

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Introduzione

documenti e corrispondenze dell’artista5 ed infine le monografie sull’autore stesso.

Scopo di questa dissertazione è dunque quello di fare luce su taluni aspetti ancora poco chiari circa l’alone di mistero che circonda l’opera ed il suo autore. L’attuale stato degli studi sulla Torre del Fuoco consiste principalmente in supposizioni riguardo il significato simbolico che l’autore ha voluto infondere alla sua opera e il possibile utilizzo pratico della “scultura”6 stessa. La chiave di lettura che si è voluto proporre in questa sede diverge leggermente da quanto detto sopra. L’idea, infatti, è quella di partire da dati certi, come la Forma a spirale ed il vetro come materiale costitutivo, e tentare di inserire l’opera all’interno del suo contesto7, l’ambito ancora espressionista del Bauhaus degli anni 1919 – 1923.

Per inserire un’opera, che sopravvive solo in memorie documentarie e fotografiche, entro il contesto di appartenenza, è stato necessario procedere nell’analisi tramite lo studio degli articoli e delle pubblicazioni riguardo la stessa Torre ed ampliare, per definire via via la “scultura” nei suoi vari aspetti, il ventaglio degli argomenti trattati tramite correlazioni con le altre

5 Per la corrispondenza si ricordano l’ottimo, e purtroppo di difficile reperibilità, W.

ROTZLER, Johannes Itten, Werke und Schriften, Zürich, Orell Füssli, 1972; Das Frühe Bauhaus und Johannes Itten... cit., pp. 444 – 473; J.HELFENSTEIN, H.MENTHA, Johannes Itten, Das Frühwerk 1907 – 1919, Bern, Kunstmuseum, 1992; Bauhaus Archiv Museum di Berlino; archivio della Kunsthaus di Zurigo; archivio del Kunstmuseum di Berna.

6

Cfr. BOTHE,SIEBENBRODT, La Torre del fuoco di Johannes Itten… cit., pp. 63 – 73; MARCHETTI, ROSSI COSTA, La Torre del Fuoco… cit.; D.BOGNER, E. BADURA TRISKA, Itten am Bauhaus 1919 – 1923, in Johannes Itten, meine Symbole, meine Mythologien, catalogo della mostra (Wien 6/9/1988 – 11/10/1988, Zürich 19/10/1988 – 27/11/1988, Essen 13/1/1989 – 26/2/1989), Wien, Löcker, 1988, pp. 83 – 89.

Metto fra virgolette il termine “scultura” giacché l’autore stesso definisce la sua opera, nella lettera sopraccitata ad Anna Höllering, architettura. La mancata esecuzione della stessa come progetto concluso lascia in definitiva labili, nelle discussioni odierne, i confini fra le due titolature tese a inquadrare la Torre e la mancanza di documentazione costringe ad assumere, a tal riguardo, posizioni solamente suppositive.

7 “In luogo dei messaggi dovremmo pensare alle scene originarie corrispondenti alle

rappresentazioni, a cui non sarebbe sensato applicare le frequenze di ricorrenza a lungo termine” ed ancora “[…] nel caso dell’informazione semantica, la quantità d’informazione incorporata in un enunciato è relativa alla scelta del linguaggio […]”, la quantità di informazione ottenibile dipende dunque dal contesto di riferimento.

Cfr. M.BLACK, Cosa rappresentano le immagini?, in E.H.GOMBRICH, J.HOCHBERG, M. BLACK, Arte, percezione e realtà, Come pensiamo le immagini, Torino, Einaudi, 2002, pp. 128 – 132.

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Introduzione

opere di Itten e con le opere di artisti e teorici suoi contemporanei. Questo modo di procedere ha permesso di riallacciare relazioni fra artisti e movimenti artistici che gravitavano in area tedesca nei primi anni del periodo postbellico e nei Dieci anni immediatamente precedenti8.

L’aprire uno spaccato sulla società del tempo e sul circolo di artisti raccolti attorno alla figura di Itten, seppur senza pretese di completezza, ha permesso di capire il clima sociale e culturale del primo dopoguerra in cui l’artista si trovò ad operare. La Torre, considerata come emanazione dell’esperienza del suo creatore, si svela così come opera perfettamente in linea con attese utopiche e visionarie di una certa parte della cultura tedesca del tempo9. Scienze come l’architettura, la filosofia, la religione, l’arte, la musica e la matematica rientrano appieno nella discussione che qui si intende proporre, come aspetti intrinseci nel pensiero e nella formazione dell’artista e in più ampia scala anche in molti dei protagonisti della scena artistica e culturale. Riviste in questa chiave assumono allora significato sia

8 Il circolo di Herwarth Walden, per esempio, raccoglieva, esponeva e proponeva tramite la

galleria e la rivista “Der Sturm”, già dai primi anni Dieci del secolo, artisti russi ed i Futuristi italiani le cui opere, come vedremo meglio in seguito, ebbero molti punti in comune con la Torre qui trattata. Per quanto riguarda gli artisti si può riconoscere un approdo comune fra la Torre di Itten e certe ricerche eseguite attorno al 1921 – 1922 dall’amico Paul Klee in ambito Bauhuas circa la semantica della forma a spirale, o alle coeve opere di Johannes Molzhan e Vladimir Tatlin che giunsero a manufatti simili per Forma, materiale ed espressione.

Cfr. P.KLEE, Teoria e Forma della Figurazione, trad. di M. Spagnol e R. Shapper, Milano, Feltrinelli, 1959; R.C.W.LONG, Expressionism, Abstraction, and the search for Utopia in Germany, in The Spiritual in Art: Abstract Painting 1890-1985, catalogo della mostra (Los Angeles, 23/11/87 - 8/3/87, Chicago 17/4/87 - 19/7/87, l’Aia 1/9/87 - 22/11/87), a cura di M.TUCHMAN, J.FREEMAN, C.BLOTKAM, Los Angeles Country Museum of Art, New York Abbeville, 1987, p. 210; E. SHEYER, Molzahan, Muche and the Weimar Bauhuas, “Art Journal”, 28, 3 (1969), pp. 269 – 277.

9 Benché sia complesso determinare anche sommariamente legami e relazioni fra gli artisti

nel periodo trattato, risulta intrigante riferire di ricerche e studi che portarono personaggi come Paul Scheerbart, Bruno Taut, Vladimir Tatlin, Wenzel August Hablik, e lo stesso Itten a risultati affini, per l’utilizzo metaforico del materiale e per il valore semantico impresso alle loro opere, in un arco di tempo così breve come fu il decennio 1915 – 1925. Cfr. LONG, Expressionism, Abstraction, and the search for Utopia... cit., pp. 201 – 217; R. BOHTE, Der Turm Des Feuers, in Das Frühe Bauhaus und Johannes Itten, catalogo della mostra (Weimar 16/9/1994 – 13/11/1994, Berlin 27/11/1994 – 29/1/1995, Bern 17/2/1995 – 7/5/1995), Berlin, Gerd Hatje, 1994, pp. 73 – 83; A. C.BIRNHOLZ, The Russian Avant – Garde and the Russian Tradition, “Art Journal”, 32, 2 (1972 – 1973), pp. 146 – 149; G.R. COLLINS, Visionary Drawings of Architecture and Planning: 20th Century through the 1960s, “Art Journal”, 38, 4 (1979), pp. 244 – 256.

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Introduzione

le ricerche che propongono una lettura della Torre pragmatica e funzionale, connessa alla possibile realizzazione di una torre luminosa per un aeroporto10 come le tesi che vi riconoscono valori mistico – simbolici strettamente connessi al pensiero di Itten del tempo11.

Il 1923 è l’anno di chiusura di questo trattato, l’anno in cui Itten venne espulso dalla scuola del Bauhuas e l’anno in cui si poterono dire concluse quelle idee di tardo retaggio espressionista che permisero la formulazione di trattati ed opere (fra questi anche la Torre analizzata) a sfondo simbolico, mistico e dal valore fortemente semantico. L’uso metaforico della Forma e del materiale con cui molti artisti ed intellettuali vollero proporre alternative, secondo una visione utopica di un mondo come superamento catartico dello stato reale, allo stato che aveva portato alla guerra del 1915 incominciava ormai ad essere soppiantato dai nuovi criteri di forma e materiale sempre più attenti alle esigenze concrete e reali del periodo della ricostruzione. Col 1923 anche il Bauhaus, la sede in cui almeno inizialmente molte di quelle idee utopiche presero forma, voltò pagina, passando dalla fase liberale espressionista a quella razionalista e del connubio con l’industria. L’attenzione non fu più concentrata nella fuga dal reale bensì nella ricostruzione pragmatica e funzionale resasi sempre più necessaria a causa delle disperate condizioni socio – economiche in cui versava la nazione tedesca del periodo postbellico12.

La Torre di Itten, eseguita come modello ed esposta probabilmente nel 1920 di fronte allo studio dell’artista, la Tempelherrenhaus, a causa del forte impatto simbolico e mediatico che il suo autore vi aveva infuso, non ebbe, in una fase storica così fortemente mutata, più senso di esistere e cadde nell’oblio.

10 B

OTHE, SIEBENBRODT, La Torre del fuoco di Johannes Itten… cit., p. 67.

11

Cfr. A. FRANZKE, Zu den plastischen Werken Ittens, in Itten Katalog, catalogo della mostra, Bern, Kunstmuseum, 1984, p. 95; BOGNER, BADURA TRISKA, Itten am Bauhaus 1919 – 1923... cit., p. 87.

12 P.H

AHN, Idee e utopie degli anni della fondazione, in Bauhaus 1919 – 1933, da Klee a Kandinsky da Gropius a Mies van der Rohe, catalogo della mostra (Milano 19/10/1996 – 9/2/1997), a cura di M.DE MICHELIS, A.KOHLMEYER, Milano, Mazzotta, 1996, p. 38.

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Introduzione

L’auspico che ci proponiamo in queste pagine è quello di ridare luce, con i mezzi a nostra disposizione, ad una “scultura” che al tempo fu concepita come ascesa verso un mondo migliore, spirituale, un mondo “rifugio”, libero dalle guerre e dai crimini del reale, monito per altre vie e altri fini possibili, che oggi, come ieri, si ripropongono alla società con purtroppo sempre sentita attualità.

Descrizione dello svolgimento

È bene precisare, innanzitutto, il metodo di lavoro seguito al fine di rendere chiara la lettura e l’analisi delle parti componenti il testo della presente dissertazione.

Inizialmente si è analizzata par sommi capi la base socio – culturale che ha visto la realizzazione del modello della Torre. Il periodo in questione è, come detto, relativo ai primi quattro anni di evoluzione della scuola del Bauhaus (la Torre viene datata approssimativamente al 1920). Durante il corso dell’analisi si è reso necessario effettuare numerose digressioni sui vari aspetti connessi alla realizzazione della Torre. Particolare attenzione si è posta sull’influenza e sugli apporti in area tedesca di culture straniere, fra queste in particolare quella russa ed italiana, sia in ambito artistico che architettonico e l’intercessione del circolo di Walden sullo sviluppo delle avanguardie tedesche. In seguito si è passati ad un’analisi focalizzata sull’opera e sul suo autore. L’analisi della formazione e della prima fase

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Introduzione

realizzativa di Itten si è resa necessaria per capire le idee e le basi culturali che possibilmente poterono generare l’idea della Torre. L’analisi della Torre invece prende le mosse dallo stato attuale degli studi a riguardo. Un’analisi accurata delle opere pubblicate ha permesso di creare il background necessario per le successive digressioni riguardo al taglio che si è voluto dare a questo trattato. Il vivo dell’analisi proposta prende l’avvio da alcune riflessioni sulla Forma e sui materiali componenti dell’opera, concepiti filosoficamente e simbolicamente e messi in relazione alle ricerche coeve nel tentativo di legittimare l’opera ed inserirla a pieno titolo nel suo contesto storiografico.

Alla luce di quanto esposto si è provveduto ad una lettura conclusiva dal taglio personale dell’opera oggetto dell’analisi.

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