• Non ci sono risultati.

flipped_castello_atlante.pdf

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "flipped_castello_atlante.pdf"

Copied!
4
0
0

Testo completo

(1)

1

sezione

2

Il Quattrocentoe il Cinquecento

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

In una valle nascosta sui Pirenei, si erge inacces-sibile su una rupe il magico castello di Atlante. Il mago, affezionato a Ruggiero che ha allevato come un figlio, lo ha rinchiuso qui per sottrarlo ai peri-coli della guerra. Affinché non provi nostalgia del mondo, lo ha circondato di belle donne e prodi cava-lieri rapiti con il suo scudo magico, che ha il potere di abbagliare e tramortire gli avversari. Dirigendosi

verso il castello, Bradamante capita in un’osteria dove incontra Brunello, il possessore dell’anello magico. Lo affronta, gli sottrae l’anello e lo lascia legato a un albero, benché Melissa le avesse con-sigliato di ucciderlo; poi giunge ai piedi della rupe dove sorge il castello. Qui suona il corno per attirare l’attenzione del mago e, con grida minacciose, lo sfida a duello.

Il duello tra Atlante e Bradamante

(canto iv, ottave 16-27)

METRICA: ottave di endecasillabi secondo lo schema ABABABCC.

16 Non stette molto a uscir fuor de la porta l’incantator, ch’udì ’l suono e la voce1. L’alato corridor2 per l’aria il porta contra costei, che sembra uomo feroce3. La donna da principio si conforta, che vede che colui poco le nuoce4: non porta lancia né spada né mazza, ch’a forar l’abbia o romper la corazza5. 17 Da la sinistra6 sol lo scudo avea,

tutto coperto di seta vermiglia7; ne la man destra un libro, onde facea nascer, leggendo, l’alta maraviglia8: che la lancia talor correr parea9, e fatto avea a più d’un batter le ciglia10; talor parea ferir con mazza o stocco11, e lontano era, e non avea alcun tocco12.

1. Non stette… voce: dopo che

ebbe udito il suono (del corno) e la voce (di Bradamante) il mago Atlante («l’incantator») non ci mise molto a uscire dalla porta (del castello).

2. L’alato corridor: l’ippogrifo,

mostro alato con corpo di caval-lo e testa di grifone.

3. che sembra... feroce: chiusa

nella sua armatura, Bradamante assomiglia a un feroce cavaliere.

4. La donna… nuoce: all’inizio

Bradamante è sollevata («si confor-ta») perché vede che il mago le può fare pochi danni («poco le nuoce»).

5. ch’a forar… corazza: con cui

possa bucarle («forar») o

rom-perle la corazza.

6. Da la sinistra: dalla parte

sini-stra.

7. vermiglia: rossa.

8. onde... maraviglia: con il

qua-le («onde»), qua-leggendolo, faceva nascere gli incredibili prodigi («l’alta meraviglia»); si tratta del libro di magie di Atlante.

9. correr parea: sembrava correre

(verso l’avversario per colpirlo).

10. batter le ciglia: guardare

(incredulo per lo stupore).

11. stocco: arma appuntita, più

corta e sottile della spada.

12. e lontano... tocco: e invece

era lontano e non aveva nessuna possibilità di colpire («tocco»).

CONTENUTI Bradamante vince le arti magiche di Atlante

ELEMENTI DI PENSIERO E DI POETICA

La natura effimera del desiderio umano

La quête: Bradamante è sempre alla ricerca di Ruggiero

(2)

Unità 11 Ludovico Ariosto

e l’Orlando furioso

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

2 18 Non è finto il destrier, ma naturale,

ch’una giumenta generò d’un grifo13: simile al padre avea la piuma e l’ale, li piedi anteriori, il capo e il grifo14; in tutte l’altre membra parea quale era la madre, e chiamasi ippogrifo15: che nei monti Rifei vengon, ma rari, molto di là dagli agghiacciati mari16. 19 Quivi per forza lo tirò d’incanto;

e poi che l’ebbe, ad altro non attese, e con studio e fatica operò tanto, ch’a sella e briglia il cavalcò in un mese: così ch’in terra e in aria e in ogni canto lo facea volteggiar senza contese17. Non finzïon d’incanto, come il resto, ma vero e natural si vedea questo.

20 Del mago ogn’altra cosa era figmento18 che comparir facea pel rosso il giallo19; ma con la donna non fu di momento, che per l’annel non può vedere in fallo20. Più colpi tuttavia disserra al vento, e quinci e quindi spinge il suo cavallo; e si dibatte e si travaglia tutta,

com’era, innanzi che venisse, instrutta21. 21 E poi che esercitata si fu alquanto

sopra il destrier, smontar volse anco a piede, per poter meglio al fin venir di quanto la cauta maga istruzïon le diede22. Il mago vien per far l’estremo incanto; che del fatto ripar né sa né crede23: scuopre lo scudo, e certo si presume24 farla cader con l’incantato lume.

13. Non è... grifo: il suo

destrie-ro (invece) non è un’illusio-ne («finto»), ma è un animale vero («naturale»), nato da una cavalla («giumenta») e da un grifone («grifo», animale favo-loso per metà aquila e per metà leone).

14. grifo: becco ricurvo. 15. ippogrifo: cioè

cavallo-grifo-ne, secondo una pesudoetimo-logia greca (hyppos, “cavallo”).

16. che nei monti… mari: che

nascono («vengon», riferito agli ippogrifi), anche se rari, nei monti Rifei (secondo la tradizio-ne classica, monti che costituiva-no una delle propaggini setten-trionali del mondo conosciuto e che oggi sono identificati con gli Urali; qui il nome ha soprattutto

un valore evocativo), molto al di là dei mari ghiacciati.

17. Quivi... contese: (il mago

Atlante) riuscì a condurlo qui («quivi») grazie a un incante-simo («per forza… d’incanto») e, dopo che lo ebbe (catturato), non si dedicò («non attese») ad altro e si impegnò con tanta assiduità («studio») e fatica che in un mese riuscì a cavalcarlo in tutti i modi («a sella e briglia», “lo abituò alla sella e alle bri-glie”); e così lo faceva volteggiare docile («senza contese», “senza ribellioni”) per terra, in cielo e in ogni luogo («canto»).

18. figmento: finzione (è un lati-nismo).

19. che comparir… giallo: che

faceva apparire il giallo al posto

del rosso; locuzione proverbiale corrispondente al moderno “luc-ciole per lanterne”.

20. ma con la donna... in fallo:

ma con Bradamante non ebbe alcun potere («non fu di momen-to»), perché, grazie all’anello magico, non può ingannarsi («vedere in fallo», “vedere in modo sbagliato”).

21. Più colpi… instrutta: (Bra

da-mante) tuttavia scaglia («disser-ra») diversi colpi all’aria e muove il suo cavallo da una parte e dall’altra («quinci e quindi») e si agita e si affatica («si trava-glia»), come le era stato detto (di fare) («instrutta», “istruita”), prima che (il mago) le arrivas-se vicino. Bradamante era stata istruita dalla maga Melissa sul

comportamento da tenere per trarre in inganno Atlante senza fargli sospettare niente.

22. E poi che… le diede: e dopo

essersi esercitata per un po’ («alquanto») a cavallo, volle anche scenderne, per poter meglio mettere in pratica («al fin venir») le istruzioni che le aveva dato la saggia («cauta») maga (cioè Melissa).

23. Il mago… crede: Atlante si

avvicina per fare la magia fina-le (cioè per abbagliarla con lo scudo magico), poiché non sa della difesa («del fatto ripar», “del riparo di cui è dotata”) di Bradamante né sa né crede che sia possibile (che Bradamante possa resistere alla sua magia).

(3)

Unità 11 Ludovico Ariosto

e l’Orlando furioso

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

3 22 Potea così scoprirlo al primo tratto25,

senza tenere i cavallieri a bada; ma gli piacea veder qualche bel tratto di correr l’asta o di girar la spada26; come si vede ch’all’astuto gatto

scherzar col topo alcuna volta aggrada27; e poi che quel piacer gli viene a noia, dargli di morso, e al fin voler che muoia28. 23 Dico che ’l mago al gatto, e gli altri al topo

s’assimigliâr29 ne le battaglie dianzi30; ma non s’assimigliâr già così, dopo che con l’annel si fe’31 la donna inanzi. Attenta e fissa stava a quel ch’era uopo, acciò che nulla seco il mago avanzi32; e come vide che lo scudo aperse33, chiuse gli occhi, e lasciò quivi caderse34. 24 Non che il fulgor del lucido metallo,

come soleva agli altri, a lei nocesse35; ma così fece acciò che dal cavallo contra sé il vano incantator scendesse36: né parte andò del suo disegno in fallo; ché tosto ch’ella il capo in terra messe, accelerando il volator le penne,

con larghe ruote in terra a por si venne37. 25 Lascia all’arcion38 lo scudo, che già posto

avea ne la coperta39, e a piè discende verso la donna che, come reposto lupo alla macchia40, il caprïolo attende. Senza più indugio ella si leva tosto41 che l’ha vicino, e ben stretto lo prende. Avea lasciato quel misero in terra il libro che facea tutta la guerra42:

25. al primo tratto: all’inizio,

subito.

26. Ma gli piacea... spada: ma

gli piaceva osservare (l’avver-sario) per un po’ («qualche bel tratto») mentre provava a colpi-re con la lancia («corcolpi-rer l’asta») o tirava di spada. Al mago, secondo un suo personale codi-ce cavalleresco, piacodi-ceva veder combattere bene i suoi nemici invece di sconfiggerli subito e senza fatica.

27. aggrada: piace.

28. dargli… muoia: morderlo e

alla fine ucciderlo; questa simi-litudine paragona Atlante a un gatto che gioca compiaciuto con

il topo, finché non si stufa e deci-de di ammazzarlo.

29. Dico... s’assimigliâr: dico

che il mago assomigliava al gatto e i cavalieri («gli altri») al topo.

30. dianzi: del passato. 31. si fe’: si fece.

32. Attenta… avanzi: (Bra

da-mante) stava attenta e con-centrata a (fare) quello che era necessario («uopo») perché il mago non prendesse alcun van-taggio su di lei («nulla seco… avanzi»).

33. aperse: scoprì.

34. e lasciò… caderse: e si lasciò

cadere a terra («quivi»).

35. nocesse: procurasse danno. 36. acciò… scendesse: affinché

Atlante, incapace di nuocerle, («vano» perché i suoi incante-simi questa volta sono ineffica-ci) smontasse a proprio danno dal cavallo (cioè l’ippogrifo) e andasse verso di lei («contra sé»).

37. né parte... si venne: e il suo

piano non fallì in nessun punto (cioè andò a buon fine), perché non appena poggiò («messe») la testa a terra (fingendo di sve-nire), l’ippogrifo («il volator») battendo le ali («le penne», è una metonimia) più velocemen-te facendo ampi giri («larghe

ruote») si posò a terra.

38. all’arcion: sulla parte

supe-riore della sella.

39. che già... coperta: che aveva

già ricoperto con il suo panno.

40. come reposto… macchia:

come un lupo nascosto («repo-sto») nel folto della macchia. Bradamante, stesa a terra, aspet-ta che il mago le si avvicini per ucciderlo.

41. si leva tosto: si alza

improv-visamente.

42. il libro... la guerra: il libro

di formule magiche che simu-lava («facea») tutte le azioni del combattimento («tutta la guerra»).

(4)

Unità 11 Ludovico Ariosto

e l’Orlando furioso

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

4 26 e con una catena ne correa43,

che solea portar cinta44 a simil uso; perché non men legar colei credea, che per adietro altri legare era uso45. La donna in terra posto già l’avea: se quel non si difese, io ben l’escuso46; ché troppo era la cosa differente

tra un debol vecchio e lei tanto possente. 27 Disegnando levargli ella la testa47,

alza la man vittoriosa in fretta;

ma poi che ’l viso mira, il colpo arresta, quasi sdegnando sì bassa vendetta48. Un venerabil vecchio in faccia mesta49 vede esser quel ch’ella ha giunto alla stretta50, che mostra al viso crespo e al pelo bianco51 età di settanta anni, o poco manco52.

da Orlando furioso, Milano, Mondadori, 1976

43. ne correa: correva là («ne»). 44. cinta: legata alla cintura. 45. perché… era uso: perché era

convinto di legare lei non diver-samente («non men») da come in precedenza («per adietro») era solito («era uso») legare gli altri (suoi avversari).

46. l’escuso: lo scuso.

47. Disegnando... la testa:

pro-ponendosi («disegnando») di decapitarlo.

48. sì bassa vendetta: la

ven-detta è «bassa», cioè di nessun valore, perché ottenuta contro un vecchio che non è più in

grado di difendersi, e quindi infrange i princìpi del codice cavalleresco.

49. in faccia mesta: dall’aspetto

afflitto.

50. giunto alla stretta: ha ridotto

alle strette.

51. che mostra... bianco: il cui

viso rugoso («crespo») e i capelli bianchi dimostrano.

52. o poco manco: o poco

meno. Questa battuta scherzosa del poeta smorza la drammatici-tà della situazione.

PER LAVORARE SUL TESTO

Nel mondo delle armi, delle cortesie e delle audaci im-prese del Furioso, Ariosto ha dato ampio sviluppo all’ele-mento magico e favoloso, che rispondeva al suo gusto di abbandonarsi al gioco dell’immaginazione, creando ca-stelli come quello di Atlante, un luogo incantato che fa da sfondo all’episodio del duello fra il mago e Bradamante, ricco di colpi di scena e di imprevedibili risvolti. Campeg-gia la figura dell’eroica fanciulla, in contrasto col mago che finge di lottare con lei, mentre aspetta l’attimo per sopraf-farla con i suoi sortilegi. Quando, poi, la situazione si ca-povolge e Bradamante vittoriosa è pronta a vibrare il colpo mortale, l’elemento fantastico cede a una nota di umana pietà. Atlante, che finora sembrava un personaggio irrea-le, ci appare con il suo vero volto di vecchio, in tutta la sua «mesta» fragilità: canuto nei suoi settant’anni circa, ispira sentimenti di compassione.

Ricorre in questo canto, come in altri, il tema della delusione delle speranze, della vanità dei desideri. Sia Atlan te che Bradamante sono vittime di questa ineso-rabile legge dell’esistenza. La giovane e bella guerriera

è continuamente sulle tracce di Ruggiero, ma, proprio quando crede di averlo ritrovato, egli scomparirà traspor-tato lontano dall’ippogrifo. Il mago è sicuro di vincere il cavaliere che lo sfida, invece è sconfitto e costretto a scio-gliere l’incantesimo del castello. Gli elementi magici pre-senti (lo scudo e l’anello fatati, il libro degli incantesimi) ricollegano la narrativa di Ariosto alla tradizione bretone e all’opera di Boiardo, che nel “meraviglioso” ha indivi-duato una sicura fonte di piacere per i lettori.

L’episodio è uno dei tanti esempi dell’ironia arioste-sca che si esprime anche nella descrizione dell’ippogri-fo, la cavalcatura di Atlante. Nelle ottave 18 e 19 il poeta insiste nel presentarlo come reale, una delle poche cose non soggette alle arti magiche di Atlante: «Non finzion d’incanto, come il resto, / ma vero e natural si vedea que-sto». Tuttavia, mentre il racconto dovrebbe acquistare da questa ripetuta affermazione di realtà una maggiore ve-rosimiglianza, il lettore riceve un’impressione contraria e coglie il carattere fittizio dell’ippogrifo e, quindi, di tutti gli oggetti fantastici e meravigliosi di cui parla Ariosto.

Riferimenti

Documenti correlati

La resistenza (ovvero la resistivit´a) della maggior parte dei materiali buoni conduttori cresce quasi linearmente con la temperatura, nel campo di norma- le funzionamento,

– L UIGINI , Federico, Il libro della bella donna, in Trattati d’Amore del Cinquecento, a cura di Giuseppe Zonta, Bari, Laterza, 1912, pp.. – L UIGINI , Federico, Il libro

Oltre all'importante annuncio significativo dalla città di San Francesco, diverse realtà cattoliche in tutto il mondo hanno deciso di abbandonare l'investimento in

Siamo fortemente convinti che la cooperazione internazionale è il tessuto connettivo delle relazioni internazionali e delle politiche di sviluppo, in grado di coinvolgere sia

trionfo della ragione. Al di là di ciò però la realtà è realmente avvertita come “molteplice”, sfuggente, “multi- forme”; domina il fatalismo; l’uomo non può

Ci sono difficoltà da superare se alla felicità si vuole arrivare ma accadono magie eventi e alla fine son tutti

È il gioco intelligente per tutti i paesi, in quanto garantirà che possano proteggere coloro che sono più a rischio, come gli operatori sanitari in prima linea, e in definitiva

centralità, si può perciò parlare di modello “a ripresa”: il palazzo di Atlante è sempre identico ma viene recuperato in modo sempre nuovo. Il poeta sembra infatti tornare sui