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Il ritorno in curia di Biondo Flavio e il "De expeditione in Turcos" dedicato ad Alfonso d'Aragona

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(1)

RINASCIMENTO

MERIDIONALE

Rivista annuale dell’Istituto Nazionale

di Studi sul Rinascimento Meridionale

direttore

M A R C O S A N T O R O

VII

2016

RINASCIMENTO MERIDIONALE

ISSN 2039-6680 € 45,00

VII · 2016

PAOLOLOFFREDO INIZIATIVE EDITORIALI

(2)

RINASCIMENTO

MERIDIONALE

Rivista annuale dell’Istituto Nazionale

di Studi sul Rinascimento Meridionale

(3)

Marco Santoro, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale Renata D’Agostino, Università di Napoli “Federico II”

Cettina Lenza, Seconda Università di Napoli Milena Montanile, Università di Salerno Carmela Reale, Università della Calabria Paola Zito, Seconda Università di Napoli

Consiglio scientifico estero:

Francesco Furlan, Centre Nationale de la Recherche Scientifique - Francia Paul F. Grendler, University of Toronto - Canada

Albert N. Mancini, The Ohio State University - USA

Maria de las Nieves Muñiz Muñiz, Universidad de Barcelona - Spagna Elissa Weaver, University of Chicago - USA

Diego Zancani, Oxford University - Gran Bretagna

Consiglio scientifico italiano:

Giancarlo Abbamonte, Università di Napoli “Federico II” Concetta Bianca, Università di Firenze

Marcello Ciccuto, Università di Pisa Domenico Defilippis, Università di Foggia Roberto Delle Donne, Università di Napoli “Federico II”

Anna Giannetti, Seconda Università di Napoli Antonio Iurilli, Università di Palermo Giovanni Muto, Università di Napoli “Federico II”

Segreteria di redazione:

Renata d’Agostino

segreteria@rinascimentomeridionale.it tel./fax 081206623

*

(4)

RINASCIMENTO

MERIDIONALE

Rivista annuale dell’Istituto Nazionale

di Studi sul Rinascimento Meridionale

Direttore: Marco Santoro

VII · 2016

PAOLOLOFFREDO INIZIATIVE EDITORIALI

(5)

«Rinascimento meridionale» is a Peer-Reviewed Journal

Volume VII Anno 2016

ISSN 2038 - 6680 (edizione a stampa)

eISSN 2039 - 2230 (edizione digitale) disponibile su Torrossa.it Periodicità annuale

Gli Articoli pubblicati in questo Periodico sono protetti dalla Legge sul Diritto d’Autore. Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qual-siasi forma, all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmis-sione radiofonica o televisiva, alla registrazione analogica o digitale, alla pubblicazione e diffusio-ne attraverso la rete Interdiffusio-net sono riservati. La riproduziodiffusio-ne degli Articoli di questo Periodico, anche se parziale o in copia digitale, fatte salve le eccezioni di legg, è vietata senza l’autorizzazio-ne scritta dell’Editore. Il regolamento per l’uso dei contenuti e dei servizi presenti sul sito della Paolo Loffredo Iniziative Editoriali è disponibile all’indirizzo http: paololoffredo.it

Paolo Loffredo Iniziative editoriali srl - via Ugo Palermo, 6 - 80128 Napoli www.paololoffredo.it

Informazioni per la sottoscrizione di abbonamenti iniziativeditoriali@libero.it © 2016 by Paolo Loffredo Iniziative editoriali srl

Tutti i diritti sono riservati Prima edizione italiana luglio 2016

Stampato in Italia da Grafica Elettronica, Napoli

ISBN 978 - 88 - 99306 - 38 - 0 (a stampa)

eISBN 978 - 88 - 99306 - 38 - 0 (eBook) disponibile su Torrossa.it

1. Umanesimo 2. Aragonesi 3. Viceregno I. Titolo II. Collana III. Serie Abbonamento annuo: Italia € 45,00 Estero € 65,00

Versamento sul conto corrente postale 1027258399 intestato a Paolo Loffredo Iniziative edi-toriali Srl. IBAN IT 42 G 07601 03400 001027258399 Banco Posta Spa intestato a Paolo Lof-fredo Iniziative editoriali Srl - BIC /SWIFT BPPIITRR (per bonifico da estero).

(6)

Sommario

CONTRIBUTI

Concetta Bianca, Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in

Turcos” dedicato ad Alfonso d’Aragona 7

Maria Teresa Como, Nuove acquisizioni sulla Cappella Pontano. Il contesto

originario e l’architettura 35

Cettina Lenza, Nuove acquisizioni sulla Cappella Pontano. Restauri e rilievi

tra Settecento e Ottocento 49

Luana Rizzo, La letteratura esoterica nel Rinascimento meridionale: gli Inni orfici 65 Manuel De Carli, Appunti sulla medicina nelle lezioni manoscritte Super pri-

mo de anima di Marcantonio Zimara 79 Éva Vígh, Simbologia animale in Giulio Cesare Capaccio, iconologista-favolista 93 Daniela Castelli, Note da un manoscritto di Antonio Persio. Tra stato e chie-

sa: il Trattato dei Portamenti della signoria di Venezia (1607) 115

Milena Montanile, Il modello ‘accademia’ nella cultura del Seicento in Irpinia 141 Donato Verardi, Occulte naturel et astrologie chez Della Porta: l’attraction ma-

gnétique 151

Chiara Pepe, La magia naturale in Giovan Battista Della Porta e Pompeo Sar-

nelli: laicità e liceità di un sapere nel modus cogitandi di un mago-scienzia- to e di un vescovo controriformista 159 Bibliografia (a cura di Alfonso Ricca) 165

Vita dell’Istituto (a cura di Renata D’Agostino) 177 SEGNALAZIONI

Il carteggio della Signoria fiorentina all’epoca del cancellierato di Carlo Marsuppi- ni (1444-1453), inventario e regesti a cura di Raffaella Maria Zaccaria,

Roma, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Dire- zione generale archivi, 2015 (Alfonso Ricca) 201 Leonardo Quaquarelli, Il Quattrocento dei copisti. Bologna, Bologna, I li-

(7)

Giovanni Pico della Mirandola e la dignità dell’uomo. Storia e fortuna di un di- scorso mai pronunciato, Mirandola-Ferrara, 24-26 febbraio 2014 «Schifa-

noia», a cura dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, Pisa-Ro- ma, Fabrizio Serra Editore, 2015 (Laura Antonella Piras) 204

Medieval and Renaissance astrology, Special Issue ed. by Donato Verardi,

«Phi-losophical readings», VII (2015), 1 (Guido Laurenti) 207

La cultura letteraria del Rinascimento in Capitanata, a cura di Domenico De-

filippis, Bari, Editrice Adriatica D.A., 2013 (Alfonso Ricca) 209

«Aristotele fatto volgare». Tradizione aristotelica e cultura volgare nel Rinascimen- to, a cura di David A. Lines ed Eugenio Refini, Pisa, ETS, 2014 (Dona-

to Verardi) 210

Lodovico Castelvetro, Parere sopra una comedia di Aristophano et sopra cia-

scuna di Plauto, edizione critica a cura di Massimo Scalabrini, Bologna,

Commissione per i testi di lingua, 2015 (Alfonso Ricca) 212 Diana Berruezo Sánchez, Il Novellino de Masuccio Salernitano y su influen-

cia en la literatura española de la Edad de Oro, Vigo, Editorial Academia

del Hispanismo, 2015 (Leonardo Terrusi) 214

Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti tra Quattrocento e Seicento, coor-

dinato da Marco Santoro, a cura di Rosa Marisa Borraccini, Giuseppe Lipari, Carmela Reale, Marco Santoro, Giancarlo Volpato. Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2013, “Biblioteca di Paratesto” (Maria Consi-

glia Napoli) 220

«Rinascimento meridionale» referaggio 2014/2015

Nel corso del biennio 2014-2015 la rivista «Rinascimento meridionale» si è avvalsa della collaborazione di 5 referee esterni agli organi direttivi della rivista stessa: Andrea Battistini (Università di Bologna), Francesco Guardiani (Toronto University), Pietro Sisto (Università di Bari), Maurizio Torrini (Università di Napoli “Federico II”) e Paola Trivero (Università di Torino). Tutti gli articoli pubblicati nel corso del biennio 2014-2015 sono stati sottoposti al giudizio di due referee, almeno uno dei quali esterno agli organi direttivi della rivista. Premesso che la rivista prevede le seguenti rubriche: Contributi, Rassegne, Bibliografia (ogni due anni), Vita dell’Istituto (ogni due anni) e Segnalazioni, nel corso del biennio 2014-2015 sono pervenuti alla Direzione ai fini della pubblicazione 52 proposte di contributi: quelli considerati dalla Direzione e dal Consiglio direttivo da non pub-blicare sono stati 18; quelli sottoposti al giudizio dei referee 34, di questi, in virtù del parere favorevole dei referee, sono stati pubblicati 26. Nel cogliere l’occasione per ribadire i ringraziamenti ai nostri referee per la preziosa collaborazione, si fa presente che per il biennio 2016-2017 sono stati contattati 5 referee nuovi, che hanno di buon grado accettato l’incarico.

(8)

Il ritorno in curia di Biondo Flavio

ed il “De expeditione in Turcos”

dedicato ad Alfonso d’Aragona

Concetta Bianca

Nella lettera a Francesco Barbaro del 26 ottobre 1453 Biondo ricordava di essere rimasto a Roma per 8 mesi e proprio quando stava per tornare a Ravenna, la situazione si era sbloccata: infatti Niccolò V gli aveva promesso che il giorno di san Girolamo, cioè il 30 settembre, sarebbe stato admissus, cioè sarebbe ritornato in curia1. Proprio il 30 settembre, con una

coinci-denza certo non casuale, Niccolò V proclamava la crociata contro il Tur-co2, riprendendo con forme nuove il mito della crociata3, in un’ottica che

la recente storiografia ha definito come “le crociate dopo le crociate”4. In

concomitanza con la proclamazione della crociata, Niccolò V veniva

dun-1 Bartolomeo Nogara, Scritti inediti e rari di Biondo Flavio, Roma, Tipografia

Poliglotta Vaticana, 1927, p. 167: «Nec tamen satis tutus esse videbar a continuan-te atque exasperata hostis malignitacontinuan-te, ut de reditu aliquando icontinuan-terum cogitare fue-rim coactus, cum Princeps spem exhibuit certiorem fore ut ad gloriosi Hieronymi diem voti compos fierem; sicque eo […] admissus sum».

2 Cfr. Ludwig von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, trad. it. Angelo

Mercati, Roma, Desclée, 1958, vol. I, p. 615; Massimo Miglio, Niccolò V, in

*Enci-clopedia dei papi, Roma, Istituto della Enci*Enci-clopedia Italiana, 2000, vol. II, (pp.

644-658), p. 648. Cfr. anche Walter Brandmüller, Die Reaktion Nikolaus’ V. auf den

Fall von Konstantinopel, «Römische Quartalschrift», XV (1995), pp. 1-22; Norman

Housley, “Robur imperii”. Mobilizing Imperial Resources for the Crusade against the

Tur-ks, 1453-1505, in *Partir en croisade à la fin du Moyen Âge. Financement et logistique,

sous la direction de Daniel Baloup et Manuel Sánchez Martínez, Toulouse, Presses Universitaires du Midi, 2015, pp. 287-306.

3 Si veda Marco Pellegrini, La crociata nel Rinascimento. Mutazioni di un mito,

1400-1660, Firenze, Le Lettere, 2015, p. 30: «La corte del papa fu uno dei

maggio-ri laboratomaggio-ri di tale filone culturale, anche a causa del grande sviluppo che la di-plomazia pontificia conobbe nel Rinascimento».

4 Marco Pellegrini, Le crociate dopo le crociate, Bologna, Il Mulino, 2013, p. 12:

«Grande beneficiario di tale revival [la rinascita della crociata] fu il papato roma-no. […] la Santa Sede apostolica si risollevò dal trauma del Grande Scisma d’Oc-cidente (1378-1417) anche attraverso il maneggio di un’incombenza di portata internazionale come la guerra santa. Grazie a essa i pontefici recuperarono alme-no in parte la loro prerogativa di alti coordinatori degli affari politico-diplomatici dell’Europa del loro tempo, che tornarono a descrivere, sebbene con persuasività calante, come un organismo unitario: la respublica christiana …».

(9)

que a ricompensare, attraverso la carica di segretario, chi, come Biondo, aveva confezionato «unum opusculi et orationis compendium», cioè il De

expeditione in Turcos5, rivolto ad Alfonso d’Aragona re di Napoli, ovvero un

manifesto assai convincente per spingere il sovrano aragonese a mettersi a capo della spedizione militare contro il Turco6. Tale crociata

presuppone-va il pieno accordo tra i principi della Cristianità, come già in quello stesso settembre 1453 indicava lucidamente Niccolò Cusano nel De pace fidei7,

che si apriva proprio con il ricordo della caduta di Costantinopoli. Artefice di questo ritorno doveva essere il cardinale Domenico Capra-nica8 che aveva sempre mostrato un particolare interesse per il mondo

“orientale”, tanto che a lui l’agostiniano Andrea Biglia aveva dedicato il III

5 Edito in B. Nogara, Scritti inediti…, cit., pp. 31-51. Il De expeditione è tradito

in 2 manoscritti, il ms. 322 (olim B.I.32), ff. 17r-33v, della Biblioteca Universitaria di Genova, di mano di Gerardo Spinola, e il Vat. Lat. 1946, ff. 1r-21v, appartenuto al cardinale Pietro Barbo, futuro Paolo II: Concetta Bianca, I testimoni del “De

expeditione” di Biondo Flavio, «Medioevo e Rinascimento», n.s., XXVII (2016), in

c.d.s. Cfr. Domenico Defilippis, L’epistola ad Alfonso d’Aragona “De expeditione in

Turchos” di Biondo Flavio, in *Oriente e Occidente nel Rinascimento. Atti del XIX

Con-vegno Internazionale (Chianciano Terme - Pienza, 16-19 luglio 2007), a cura di Luisa Secchi Tarugi, Firenze, Franco Cesati, 2009, pp. 127-138; Giovanni Rossi,

Reazioni umanistiche all’avanzata turca: l’appello di Biondo Flavio ad Alfonso d’Aragona (1453), in *Oriente e Occidente …, cit., pp. 669-679. Veloce, ma lucida analisi del De expeditione in Cristian Caselli, Introduzione a Ad serenissimum principem et invictissi-mum regem Alphonsum Nicolai Sagundini Oratio. Introduzione, testo critico,

com-mento a cura di Cristian Caselli, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 2012, pp. XLII-XLV.

6 Joan Molina Figueras, “Contra Turcos”. Alfonso d’Aragona e la retorica visiva

della crociata, in *La battaglia nel Rinascimento meridionale. Moduli narrativi tra parole e immagini, a cura di Giancarlo Abbamonte - Jacques Barreto - Teresa D’Urso -

Ales-sandra Perriccioli Saggese - Francesco Senatore, Roma, Viella, 2011, pp. 97-110.

7 Cfr. Morimichi Watanabe, Cusanus, Islam, and Religious Tolerance, in

*Nicho-las of Cusa and Islam. Polemic and Dialogue in the Late Middle Ages, edited by Ian

Christopher Levy - Rita George Tvrtkovic; - Donald F. Duclow, Leiden - Boston, Brill, 2014, pp. 9-19.

8 Cfr. Maria Morpurgo-Castelnuovo, Il cardinal Domenico Capranica,

«Archi-vio della R. Società Romana di Storia Patria», LII (1929), pp. 1-142; Alfredo A. Strnad, Capranica, Domenico, in *Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, vol. 19, 1976, pp. 147-153; Elisa Chiti - Elisabetta Guerrieri, Dominicus Capranica cardinalis, in C.A.L.M.A., III, 1, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2009, pp. 102-103. Fin dal 1426, quando era stato nominato da Martino V rettore di Forlì, Capranica aveva preso Biondo sotto la sua protezio-ne: Riccardo Fubini, Biondo Flavio, in *Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1968, vol. 10 (pp. 536-559) (si cita dall’estratto pubblicato separatamente, provvisto anche di alcune tavole, pp. 5-28), p. 8; M. Miglio, Politica e cultura…, cit., pp. 13-14.

(10)

Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 9 e il IV libro dei suoi Commentarii historici de defectu fidei et orientis9; inoltre,

proprio nelle mani del Capranica, Beltramo Mignarelli il 24 maggio 1443 aveva consegnato a Siena il memoriale per la crociata da lui compilato per Eugenio IV10.

In quel luglio 1453 erano arrivate in curia numerose informazioni sul-la caduta di Costantinopoli11: il Senato veneziano aveva inviato il 30

giu-gno due missive sul “disastro” al pontefice Niccolò V e al re Alfonso d’A-ragona12. Già da questa prima informazione diretta al pontefice il Senato

9 Cfr. Gianfranco Fioravanti, “Commentarii historici de defectu fidei et orientis”

di Andrea Biglia, «Rinascimento», s. II, XIX (1979), pp. 241-246. L’opera di Andrea

Biglia, relativamente alla storia del ducato di Milano, fu anche una fonte per Bion-do: R. Fubini, Biondo Flavio …, cit., p. 13. Su Biglia cfr., con precedente bibliogra-fia, Tino Foffano, I libri di un agostiniano umanista: Andrea Biglia, «Italia medioe-vale e umanistica», 41 (2005), pp. 119-148; Giacomo Ferraù, Storia e politica in

Andrea Biglia, in *“Margarita amicorum”. Studi di cultura europea per Agostino Sottili, a

cura di Fabio Forner, Carla Maria Monti, Paul G. Schmidt, Milano, Vita e Pensie-ro, 2005, vol. I, pp. 303-340; Maragaret Meserve, Empires of Islam in Renaissance

Historical Though, Cambridge (Mass) - London, Harvard University Press, 2008,

pp. 169-186.

10 Cfr. Angelo Michele Piemontese, Mignanelli, Beltramo, in *Dizionario

bio-grafico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2010, vol. 74, pp.

394-396. L’Informatio contra infideles è edita in Nelly Mahmoud Helmy, Tra Siena,

l’Oriente e la curia. Beltramo di Leonardo Mignanelli e le sue opere, Roma, Istituto storico

italiano per il Medio Evo, 2013, pp. 379-387.

11 Cfr. Antonio Carile, La caduta di Costantinopoli nella cultura europea, in

*L’Europa dopo la Caduta di Costantinopoli: 29 maggio 1453. Atti del XLIV Convegno storico internazionale (Todi, 7-9 ottobre 2007), Spoleto, Cisam, 2008, pp. 1-53; Agostino Pertusi, Le notizie sulla organizzazione amministrativa e militare dei Turchi

nello “Strategicon adversus turchos” di Lampo Birago, in *Studi sul Medioevo cristiano of-ferti a Raffaello Morghen per il 90° anniversario dell’Istituto storico italiano (1883-1973),

Roma, Istituto storico per il Medio Evo, 1974, vol. II, (pp. 669-700), pp. 71-74, dove è fornito un elenco di ben 27 documenti che erano arrivati in curia. Cfr. anche Robert Schwoebel, The Shadow of the Crescent: The Renaissance Image of the Turk

(1453-1517), Nieuwkoop, de Graaf, 1967, pp. 1-10; Anna Maria Cavallarin, L’U-manesimo e i turchi, «Lettere italiane», XXXII (1980), pp. 54-74; Franco Cardini, La Crociata e le basi dell’Europa moderna, in *Medioevo, Mezzogiorno, Mediterraneo. Studi in onore di Mario Del Treppo, a cura di Gabriella Rossetti e Giovanni Vitolo, Napoli,

Liguori Editore, 2000, vol. I, pp. 35-57; Gabriella Albanese, La storiografia

uma-nistica e l’avanzata turca: dalla caduta di Costantinopoli alla conquista di Otranto, in *La conquista turca di Otranto (1480) tra storia e mito. Atti del Convegno internazionale di

studio (Otranto - Muro Leccese, 28-31 marzo 2007), a cura di Hubert Houben, Galatina, Congedo Editore, 2008, vol. I, pp. 319-352; Marios Philippides - Wal-ter K. Hanak, The Siege and the Fall of Constantinople in 1453. Historiography,

Topo-graphy and Military Studies, Farnhan - Burlington, Ashgate, 2011, pp. 10-32.

(11)

Veneto prospettava la necessità che lo stesso Niccolò V e le «ceterae po-tentiae christianae» provedessero a fermare la rabies e la potentia

Teucro-rum13; ed anche nella missiva dello stesso 30 giugno 1453, indirizzata a

Giovanni Moro, oratore presso il sovrano aragonese, il Senato Veneto ri-badiva con forza la necessità di un impegno comune14. Il fatto che il

Sena-to VeneSena-to informasse al pari tempo il pontefice e Alfonso d’Aragona lascia intravedere il ruolo di preminenza che quest’ultimo si era conquistato, soprattutto in relazione alle res orientales15: è per questo motivo che la

pre-coce testimonianza del De expeditione di Biondo ha come destinatario pro-prio il sovrano aragonese. In particolare nei confronti di Alfonso veniva sottolineata la capacità, forse unica tra i regnanti del tempo, di contempe-rare il ruolo di mecenate e di esperto dell’ars militaris: «tu solus huius etatis principum – avrebbe scritto intorno al 1456-57 Lampugnino Birago nella dedica ad Alfonso della traduzione delle Epistolae ad Brutum – vete-res aemulatus, rem militarem colens simul et litteras»16. Tramontate le

speranze per un possibile accordo tra il pontefice, Federico III ed Alfonso d’Aragona per allestire una spedizione militare contro i Turchi, come emerge dall’Oratio coram serenissimo imperatore Frederico et Alphonso,

Arago-R. Trofenik, 1975, vol. XXII, pp. 56-58 nr. 5989 e pp. 58-59 nr. 5990. Cfr. L. von Pastor, Storia dei Papi…, cit., p. 612.

13 La caduta di Costantinopoli. L’eco nel mondo, a cura di Agostino Pertusi,

Mila-no, Arnoldo Mondadori, 19902, p. 22.

14 Ivi, pp. 24-26: «…volumus ut notitiam dare debeatis illo Serenissimo

domi-no Regi cum illis verbis et modis qui prudentie vestre videbuntur et dicere quod a modo penitus necessarium est ut omnes Christianorum potentiae se excitent et simul se intelligant ut Christianorum periculis in tempore occurri possit».

15 Cfr. Francesco Cerone, La politica orientale di Alfonso d’Aragona, «Archivio

storico per le province napoletane», XXVII (1902), pp. 3-93, 380-456, 555-634, 774-852 e XXVIII (1903), pp. 154-212; Ernesto Pontieri, La politica orientale di

Alfonso I d’Aragona, re di Napoli, nella prospettiva di Francesco Cerone, «Atti

dell’Acca-demia di scienze morali e politiche di Napoli», LXXXVI (1975), pp. 271-280; Ma-rio Del Treppo, La Corona d’Aragona e il Mediterraneo, in *La corona d’Aragona e il

Mediterraneo: aspetti e problemi comuni da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattoli-co (1416-1515). Atti del Congresso (Napoli, 11-15 aprile 1973), Napoli, Società

napoletana di storia patria, 1978, vol. I, pp. 301-331; Alan Ryder, The Eastern

Po-licy of Alfonso the Magnanimous, «Atti dell’Accademia Pontaniana», XXVIII (1979),

pp. 7-25; Michele Jacoviello, Venezia e l’avvento di Alfonso il Magnanimo al Regno

di Napoli, «Atti della Accademia Pontaniana», n.s., XXXIV (1985), pp. 107-127; ed

ora Cristian Caselli, Napoli aragonese e l’impero ottomano. Tesi di dottorato, Pisa 2010.

16 Cfr. Concetta Bianca, Tradurre nel Quattrocento. Le “Epistolae” dello pseudo

(12)

Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 11

num rege inclito, Neapoli in publico conventu habita dello stesso Biondo17,

re-citata a Napoli nella prima metà dell’aprile 1452, l’attenzione si era defi-nitivamente concentrata su Alfonso d’Aragona18: questi, tra l’altro, come

dimostra l’accordo del 1451 con Giorgio Castriota Skanderberg che ne diveniva vassallo, era particolarmente attento alla situazione balcanica on-de favorire il commercio catalano e fermare l’espansione economica on-della Repubblica Veneta19.

Delle varie “informazioni” pervenute in Occidente fornisce un elenco Enrico di Soemmern20 nella lettera-trattato Qualiter urbs Constantinopolis

anno LIII° a Turcis depredata fuit et subiugata, scritta «raptim» l’11 settembre

17 Blondus Flavius, Oratio coram serenissimo imperatore Frederico et Alphonso,

Ara-gonum rege inclito, Neapoli in publico conventu habita, a cura di Gabriella Albanese,

Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 2015, pp. 162-163: «Nam regno-rum vestroregno-rum vires, quae sunt magnae, illico maiores ac maximae efficientur, quamprimum intellectum prospectumque fuerit vos christianae huic expeditioni animum intendisse. Qui enim in similibus et dux et auriga et non minus adiutor quam instigator esse consuerit, romanus pontifex auctoritatem suam in orbe chri-stiano supremam ardentissime exeret, viresque omnes Ecclesiae et Sedis Apostoli-cae in hanc expeditionem cupientissime impertietur, et, ut rem grandem multa-que continentem paucis expediam verbis, nullus erit christianus princeps, nullus populus, qui moventes adversus barbaros Christi hostes arma, romanum pontifi-cem romanumque imperatorem et regem Aragonum non sequatur».

18 Cfr. Ernesto Pontieri, Alfonso il Magnanimo re di Napoli: 1435-1458, Napoli,

Edizioni Scientifiche Italiane, 1975, p. 295; Alan Ryder, The Kingdom of Naples

under Alfonso the Magnanimous. The Making of a Modern State, Oxford, Clarendon

Press, 1976, p. 289; Maria Elena Soldani, Alfonso il Magnanimo in Italia:

pacifica-tore o “crudel tiranno”? Dinamiche politico-economiche e organizzazione del consenso nella prima fase della guerra con Firenze (1447-1448), «Archivio storico italiano», CLXV

(2007), pp. 267-324; Fulvio Delle Donne, Il trionfo, l’incoronazione mancata, la

ce-lebrazione letteraria: i paradigmi della propaganda di Alfonso il Magnanimo, «Archivio

storico italiano», CLXIX (2011), 3, pp. 447-476.

19 Cfr. E. Pontieri, Alfonso il Magnanimo…, cit., p. 262; M. Jacoviello, Venezia…

cit., pp. 115-117; cfr. anche Alessandro Serra, Relazioni del Castriota con il papato

nella lotta contro i Turchi (1444-1468), «Archivio storico italiano», CXIV (1956), pp.

713-733 e CXV (1957), pp. 33-63.

20 Con questo nome è concordemente indicato nella bibliografia che prende

in esame questa lettera-trattato. Questi, che alla fine del trattatello si sottoscrive («per magistrum Henricum de Zomern»), altri non è che uno dei primi familiari del cardinale Bessarione, la cui presenza a Roma è testimoniata anche nel 1458, poi divenuto professore di teologia a Lovanio, uno dei protagonisti del dibattito sui futuri contingenti. Allo Zoemeren Bessarione aveva regalato un prezioso codi-ce, prezioso per il significato affettivo, una Bibbia che a sua volta era stata a lui regalata dal cardinale Cesarini: Concetta Bianca, Da Bisanzio a Roma. Studi sul

(13)

145321. L’elenco fornito dallo Zoemeren comprendeva ben 7 documenti,

identificati da Agostino Pertusi22, e si concludeva con una interessante

in-formazione: «quarum omnium copias habeo ex copiis domini Firmani», cioè lo Zoemeren aveva attinto all’archivio del cardinale Capranica. Ed in effetti il cardinale aveva scritto il De ratione belli contra Turcos gerendi23, che

lo poneva come interlocutore privilegiato della crociata contro il Turco, tanto da ricevere dal cardinale Isidoro di Kiev una lettera datata 6 luglio 145324, ma anche una lettera da un familiare di quest’ultimo che lo

infor-mava della sorte del cardinale Isidoro, di cui il Capranica veniva dichiara-to protecdichiara-tor25. Anche il francescano Girolamo da Firenze il 6 luglio 1453

21 Edita in La caduta di Costantinopoli. L’eco…, cit., pp. 83-97; a p. 80 Pertusi

scriveva: «Di questo autore non si sa nulla».

22 Ivi, p. 80, e precisamente: 1) lettera di Iacopo Loredan, veneziano, capitano

generale de mar; 2) lettera di Niccolò Foscari al pontefice e a tre cardinali; 3) lettera di Isidoro di Kiev a Niccolò V da Candia, 15 luglio 1453 (edita in La caduta

di Costantinopoli. Le testimonianze dei contemporanei, a cura di Agostino Pertusi,

Mila-no, Arnoldo Mondadori, 19902, pp. 58-65); 4) lettera di Isidoro di Kiev al

cardina-le Capranica da Candia, 6 luglio 1453 (edita in Nicolae Jorga, Notes et extraicts

pour servir à l’histoire des Croisades au XVe siècle, Paris, Ernest Leroux, 1899, vol. II, pp. 518-519); 5) lettera di Isidoro di Kiev Universis et singulis fidelibus, da Candia, 8 luglio 1453 (edita in La caduta di Costantinopoli. Le testimonianze …, cit., pp. 80-91); 6) lettera di un familiare del cardinale Isidoro di Kiev al cardinale Capranica, da Candia, 15 luglio 1453 (ivi, pp. 114-119); 7) lettera del francescano Girolamo da Firenze al cardinale Capranica, da Candia, 5 luglio 1453 (edita in La caduta di

Costantinopoli. L’eco…, cit., pp. 32-39). Cfr. Marios Philippides, The Fall of Constan-tinople 1453: classical comparisons and the circle of Cardinal Isidore, «Viator», XXXVIII

(2007), 1, (pp. 349-383), p. 381.

23 E. Chiti - E. Guerrieri, Dominicus Capranica …, cit., p. 102, nr. 4. Il

testa-mento del cardinale Capranica è edito in Anna Esposito - Carla Frova, Collegi

studenteschi a Roma nel Quattrocento. Gli statuti della “Sapienza Nardina”, Roma,

Viel-la, 2008, pp. 202-207.

24 N. Jorga, Notes et extraits …, cit., pp. 518-519. Sul cardinale Isidoro di Kiev si

veda il classico contributo di Giovanni Mercati, Scritti d’Isidoro il cardinale Ruteno

e codici a lui appartenuti che si conservano nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma,

Biblioteca Apostolica Vaticana, 1926; cfr. anche M. Philippides, The Fall…, cit., p. 354. Sulla lettera inviata nello stesso 6 luglio 1453 a Niccolò V cfr. Luigi Silvano,

Per l’epistolario di Isidoro di Kiev: la lettera a papa Niccolò V del 6 luglio 1453, «Medioevo

Greco», XIII (2013), pp. 223-240.

25 La caduta di Costantinopoli. Le testimonianze…, cit., (pp. 114-119), pp.

117-119: «Diximus enim scribere ad reverendissimam Dominationem Vestram mo-dum suae liberationis tanquam ad protectorem reverendissimi domini nostri car-dinalis [Isidoro di Kiev]; scribimus enim quoniam polliciti fueramus litteris no-stris reddere Dominationem Vestram certiorem de morte vel de vita ipsius». Cfr. Deno John Geanakoplos, Byzantium and the Crusades, 1354-1453, in *A History of

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Win-Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 13 scriveva da Candia al cardinale Capranica sottolineando come la concor-dia fra le nazioni cristiane, soprattutto in Italia, fosse la condizione preli-minare per poter organizzare una crociata e sconfiggere il perfidus Mao-metto26; analogamente nel settembre 1453 Timoteo Maffei27 da Bologna

argomentava sulla necessità della pace nella sua Epistola ad Principes Italiae dedicata ad Alfonso d’Aragona, nella quale il Capranica era definito «vir prope divinus»28; inoltre Maffei cercava nel cardinale Capranica, come si

deduce da una lettera a questi indirizzata, il proprio difensore contro Bor-nio da Sala che si era appropriato indebitamente della sua opera29. Ma

ancora prima del 1453, Giorgio Trapezunzio dedicava a Niccolò V

l’Exor-tatio ad defendenda pro Europa Hellesponti claustra, databile sicuramente a

prima dell’ottobre 1452, nella quale egli teorizzava la sostanziale identità tra Europa e christianitas30: in questa Exortatio Trapezunzio scriveva di esser-sconsin Press, 1975, vol. III, The Fourteenth and Fifteenth Centuries, ed. Harry W. Ha-zard, pp. 69-103.

26 La caduta di Costantinopoli. L’eco…, cit., (pp. 32-39), pp. 36-38: «[…] cum ubi

per Christianos praesertim in Italia pax et concordia secuta fuerit, perfacile, do-minica iuvante clementia, sufficienter et praesto per terras et maiora Christiano-rum potentiae sic poterunt adunari, quod leniter superbia et audacia perfidi huius Machometi ex tota gratia et favente Deo, undecumque fuerit, exterminabi-tur et contereexterminabi-tur». Cfr. R. Schwoebel, The Shadow of the Crescent…, cit., pp. 57-77; M. Philippides, The Fall…, cit., p. 356.

27 Cfr., con precedente bibliografia, Isabella Gagliardi, Maffei, Timoteo, in

*Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2006, vol. 67, pp. 263-266; cfr. anche Alessandro Polcri, Teoria e prassi della

magnificen-za tra Marsilio Ficino, Timoteo Maffei e Cosimo de’ Medici, in *I luoghi del sacro. Il sacro e la città fra Medioevo ed Età moderna, a cura di Fabrizio Ricciardelli, Firenze, M.

Pagliai, 2008, pp. 111-134.

28 Codex Diplomatico-historico-epistolaris, pars III. Prodeunt nunc omnia primum

tum iunctim cum reliquis Thesauri Anedoctorum novissimis tomis, quorum his sextus est, tum etiam separatim…, opera et studio reverendissimorum patruum Bernardi Pez et Philiberti Huber, Augustae Vindelicorum, sumptibus fratum Vei-thiorum, 1729, (pp. 367-378), p. 369. Così iniziava il Maffei: «Cum vero hisce die-bus Constantinopolitana calamitas mihi significata fuisset et hostem barbarum instar pecudum Christianos trucidasse et cuncta profanasse intellexissem, coepi eo amplius Italia pacem optare quo in ea periculosius huiuscemodi bella gerun-tur» (p. 367). Cfr. Johannes Helmrath, Pius II. und die Türken, in *Europa und die

Türken in der Renaissance, hrgs von Bodo Guthmüller - Wihlelm Kuehlmann,

Tüb-ingen, De Gruyter, 2000, (pp. 79-137), p. 102; M. Meserve, Empires…, cit., p. 38.

29 Tale lettera al Capranica è conservata solamente nel Vat. lat. 1946, edita in

Bianca Bianchi, Ein bologneser Jurist and Humanist Bornio da Sala, Wiesbaden, F. Steiner, 1976, pp. 60-61.

30 Edita in Collectanea Trapezuntiana. Texts, Documents, and Bibliographies of

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Medie-si più volte (saepisMedie-sime) confrontato sulla questione dei Turchi con il cardi-nale Capranica31. Questi, dunque, sembra convogliare su di sé una fiducia

forse superiore a quella accordata allo stesso pontefice; del resto Enea Silvio Piccolomini, che il 24 aprile del 1452 aveva recitato il sermone anti-turco Moyses vir Dei32, scriveva da Graz il 12 luglio 1453 a Niccolò V

conclu-dendo la sua lettera con un avvertimento ed un giudizio severo nei con-fronti dello stesso pontefice.

Rompendo gli indugi, il 18 luglio 1453 il cardinale Capranica partiva da Roma come legato di Niccolò V per incontrare Alfonso d’Aragona a Napo-li33 al fine di sollecitare il sovrano aragonese ad intervenire contro il Turco.

Prima ancora del funesto 29 maggio 1453, la questione della necessità o meno di intervenire, anche militarmente, contro l’impero ottomano era stata discussa nel concistoro del dicembre 1452, come si ricava da un un articolato Consilium, conservato nel ms. 405 della Biblioteca Casanatense di Roma34, nel quale venivano accostate le ragioni del sic et non, stilato

pro-babilmente da un domenicano di curia, ma commissionato direttamente

val & Early Renaissance Studies, 1984, pp. 435-442. Cfr. Gherardo Ortalli,

“Eu-ropa-christianitas”. Tra Giorgio di Trebisonda e Enea Silvio Piccolomini, in *Mediterraneo, Mezzogiorno, Europa. Studi in onore di Cosimo Damiano Fonseca, Bari, M. Adda, 2004,

vol. II, pp. 783-797.

31 Collectanea Trapezuntiana …, cit., p. 436: «Sed ipsa quoque tua Sanctitas testis

est secundo statim anno pontificatus tui non nihil me de salute illius urbis retulis-se. Scit hoc Firmanus Cardinalis quocum sepissime tunc hac de re contuli quique magnitudinem animi tantam ostendit ut impendio suo triremem unam ad clas-sem afferre si legatus ad tantam rem mitteretur, iure iurando affirmavit».

32 Cfr. Claudia Märtl, Anmerkungen zum Werk des Eneas Silviua Piccolomini

(Hi-storia australis, Pentalogus, Dialogus), in *Koenig und Kanzlist, Kauser und Papst. Frie-drich III.und Enea Silvio Piccolomini in Wiener Neustadt, hrsg. Franz Fuchs,

Paul-Joa-chim Heinig und Martin Wagendorfer, Wien - Köln - Weimar, Böhlau, 2013, (pp. 1-30), p. 14. Moyses vir Dei è anche la bolla emanata da Eugenio IV il 4 settembre 1439.

33 Cfr. Enrico Carusi, La legazione del card. D. Capranica ad Alfonso d’Aragona

(Napoli, 29 luglio - 8 agosto 1453), «Archivio della R. Società Romana di Storia

Pa-tria», XXVIII (1905), pp. 473-481; M. Morpurgo-Castelnuovo, Il cardinale

Do-menico Capranica …, cit., pp. 55-57; L. von Pastor, Storia dei Papi…, cit., pp.

614-615. Anche nel 1454 e nel 1455 il cardinale Capranica, come attestano alcuni documenti pubblicati dalla Morpurgo-Castelnuovo (pp. 130-131) e come anche riferisce Bartolomeo Facio (Rerum gestarum Alfonsi regis libri. Testo latino, tradu-zione italiana, commento e introdutradu-zione a cura di Daniela Pietragalla, Alessan-dria, Edizioni dell’Orso, 2004, p. 532), sarebbe ritornato in missione a Napoli. In tale circostanza Ubertino Pusculo dedicava al cardinale Capranica la sua

Constan-tinopolis, parzialmente edita in *La caduta di Costantinopoli. Le testimonianze…, cit.,

pp. 200-213.

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Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 15 da Niccolò V, come si deduce dalle parole finali35. Che Niccolò V pensasse

effettivamente ad una crociata, nonostante qualche esitazione additata da-gli storici, è testimoniato dalla dedica della traduzione dei Magna Moralia di Aristotele che Gregorio Tifernate, chiamato in curia nella primavera del 1453, indirizzava al pontefice: in essa Gregorio Tifernate ricordava l’allesti-mento di eserciti per mare e per terra da parte del pontefice, nonché, al pari di Enea Silvio Piccolomini, la triste sorte degli studi36.

Non meno interessato alla questione dell’assedio di Costantinopoli si era rivelato Alfonso d’Aragona, che già il 12 aprile 1453 riceveva a Pozzuo-li fra Giovanni da Cipro, inviatogPozzuo-li dal cardinale Isidoro di Kiev per infor-marlo della espugnazione di Costantinopoli ed esortarlo a diffondere la notizia presso gli altri Principi cristiani37; nel maggio 1453 Alfonso inviava

Louis Des Puig e Clavero de Montesa come ambasciatori presso il pontefi-ce per sollecitare una papontefi-ce generale in Italia; anche ai primi di giugno Alfonso, con un’altra ambasciata a Niccolò V affidata a Juan Mayali, solle-vava la questione di inviare urgentemente soccorsi all’imperatore d’Orien-te. I contatti di Alfonso con Constantinoppoli, comunque, non erano spo-radici, tanto che il 27 maggio 1453 (due giorni prima della caduta della città) egli ringraziava il patriarca di Costantinopoli Gennadio per avergli inviato un codice greco contenente il Thesaurus di Cirillo d’Alessandria38.

Ancora il 21 luglio 1453 Alfonso pagava 500 ducati a Michele de Redosclay ed Emanuele Angelo Deripatro, ambasciatori dell’imperatore di

Costanti-Crusade Litterature in the Age of Mehemet II, «Dumbarton Oaks Papers», 49 (1995),

(pp. 11-207), pp. 148-168. Cfr. L. von Pastor, Storia dei Papi…, cit., pp. 598-600.

35 J. Hankins, Renaissance Crusaders…, cit., p. 168: «Postremo quantum

pos-sum, humilius supplico prefato sanctissimo Domino Nostro, cuius est ista correge-re et emendacorrege-re, pro cuius gloria et honocorrege-re coram Deo et hominibus sic insulse hec scripta sunt zelo meo (licet forte non secundum conscientiam), si in aliquo erravi, ut indulgere dignetur».

36 Vat. lat. 2110, f. 1r: «Ego autem, Nicolae quinte pontifex maxime, qui non

modo pro libertate Grecie recuperanda, quod olim Romani, Q. Flaminio duce, fecerunt, et mari et terra exercitus paras, sed etiam ne littere intereant». Su questo codice, che appartenne a Jean Jouffroy quando era ancora vescovo, cfr. Claudio Leonardi, Codices vaticani latini, 2060-2117, Città del Vaticano, Biblioteca Vatica-na, 1987, pp. 197-202.

37 Camillo Minieri Riccio, Alcuni fatti di Alfonso I di Aragona dal 15 aprile 1437

al 31 maggio 1458, «Archivio storico per le Province Napoletane», VI (1881), (pp.

1-16, 231-158, 411-461), p. 417.

38 Bruno Figliuolo, Notizie su traduzioni e traduttori greci alla corte di Alfonso il

Magnanimo in documenti dell’Archivio de la Corona de Aragón, «Italia medioevale e

umanistica», LIII (2012), (pp. 359-374), pp. 370-371. La traduzione del Thesaurus fu affidata a Giorgio Trapezunzio (Collectanea Trapezuntiana… cit., p. 92).

(17)

nopoli39. Dal resoconto allestito dal giovane segretario del Capranica, cioè

Iacopo Ammannati Piccolomini40 – un resoconto conservato nel famoso

Arm. XXXIX, 10, cc. 198r-200v41 ed indirizzato quasi certamente al

ponte-fice Niccolò V – si apprende che «la S. V. fu con lui in colloquio per insino a nocte»42: Alfonso aveva risposto di aver bisogno di 10-12 giorni perché

voleva sentire i Veneziani «alquanto sospettosi e pure da conservarseli, et e’ quali dice hanno mandato una galea al Turcho per sapere chome han-no a viver con lui»43. Di fronte alla risposta di Alfonso – «ben vedremo,

forse Dio rimedierà»44 –, l’Ammannati concludeva la sua relazione

riferen-do che il Capranica «non sa quali habbiano a essere li effecti»45. Mentre il

cardinale Capranica si trovava a Napoli, Biondo Flavio scriveva il De

expedi-tione in Turcos e lo dedicava, come è noto, ad Alfonso d’Aragona, con il

quale Biondo Flavio era in contatto almeno dal 1443, come indica la lette-ra spedita da Ferlette-ralette-ra il 13 giugno al sovlette-rano alette-ragonese insieme con i primi 8 libri delle Decades46. Contrariamente a quanto possa suggerire il titolo, il

De expeditione in Turcos non è uno strategicon in senso stretto: basta fare il

39 C. Minieri Riccio, Alcuni fatti di Alfonso I …, cit., p. 420.

40 La vicinanza del futuro cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini con

Bion-do e la sua famiglia, di cui si ha notizia in una lettera ad Eleonora d’Aragona del 10 giugno 1479 (Iacopo Ammannati Piccolomini, Lettere [1444-1479], a cura di Paolo Cherubini, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1997, vol. III, p. 2248), era stata probabilmente rafforzata dal comune legame con il cardinale Capranica.

41 Cfr. Franz-R. Hausmann, Armarium 39, tomus 10 des Archivio Segreto Vaticano.

Ein Beitrag zum Epistolar des Kardinals Iacopo Ammannati Piccolomini (1422-1479) und anderer Humanisten, «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und

Bibliotheken», L (1971), pp. 12-180.

42 E. Carusi, La legazione del card. D. Capranica…, cit., p. 478. L’Ammannati

partecipò anche alla missione del Capranica a Genova, per la quale Biondo scrisse la lettera-orazione Ad Petrum de Campo Fregoso: si veda Clara Fossati, Introduzione a Blondus Flavius, Ad Petrum de Campo Fregoso illustrem Genuae ducem, a cura di Clara Fossati, Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 2010; Stefano Pit-taluga, Biondo Flavio, Genova e i Turchi, in *Oriente e Occidente…cit., pp. 557-563. L’Ammannati scrisse l’Itinerarium in cui descrive il viaggio del cardinale Capranica a Genova, oggi conservato nel Vat. lat. 5622.

43 E. Carusi, La legazione del card. D. Capranica…, cit., p. 480. Infatti Venezia

aveva inviato alla corte di Maometto II Bartolomeo Marcello che nel 1454 riuscirà a sancire una alleanza con lo stesso Maometto II.

44 Ivi, p. 480. 45 Ivi, p. 481.

46 Edita in B. Nogara, Scritti inediti…, cit., pp. 147-153. Il 22 giugno 1443

Bion-do inviava a Pier CandiBion-do Decembrio una lettera (ivi, p. 209) insieme con gli stessi primi 8 libri delle Decades, accompagnati dalla copia della lettera inviata ad Alfonso.

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Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 17 confronto con lo Strategicon adversus turcos di Lampugnino Birago, dove sono fornite descrizioni molto precise sulle armi dei turchi, sulla loro or-ganizzazione amministrativa e militare. Certamente Alfonso d’Aragona era interessato ai testi di strategia militare: nel 1444 aveva dato incarico all’Aurispa di tradurre il De instruendis aciebus di Eliano, sia pure senza ri-sultati47; inoltre, agli inizi del 1451, proprio Biondo Flavio aveva portato a

Venezia e consegnato a Francesco Barbaro un codice greco della bibliote-ca aragonese contenente 12 testi de rebus bellicis, come si apprende dalla lettera del 7 giugno 1451 che quest’ultimo indirizzava a Louis Des Puig e ad Antonio Panormita48, ambasciatori del sovrano aragonese, ai quali

resti-tuiva il codice, fornendo anche un elenco specifico dei testi in esso conte-nuti: era quella una lettera dove, tra l’altro, si accennava alla posizione del pontefice improntata alla concordia e allo sforzo da parte del Senato Vene-to e dello stesso Alfonso d’Aragona di arrivare alla pax Italiae49.

Lo scopo del De expeditione è reso esplicito fin dalle prime battute: «no-stri hostis natura, genus et conditio»50, un’indagine cioè che si innestava

tra storia e geografia. Due sono infatti le parti che costituiscono il De

expe-ditione, la prima di natura storica e la seconda di descrizione geografica.

Da questo punto di vista, l’esperienza maturata51 con la scrittura sia delle

47 Cfr. Concetta Bianca, Alla corte di Napoli: Alfonso, libri e umanisti, in *Il libro

a corte, a cura di Amedeo Quondam, Roma, Bulzoni, 1994, (pp. 177-201), p. 180.

48 Francesco Barbaro, Epistolario, II, La raccolta canonica delle “Epistole”, a cura

di Claudio Griggio, Firenze, Olschki, 1999, p. 723. Cfr. B. Figliuolo, Notizie su

traduzioni…, cit., pp. 367-368; Id., Antonio Panormita ambasciatore a Venezia, tra poli-tica, cultura e commercio librario, in *Il ritorno dei classici nell’Umanesimo. Studi in memo-ria di Gianvito Resta, a cura di Gabriella Albanese et alii, Firenze, SISMEL Edizioni

del Galluzzo, 2015, (pp. 299-320), p. 318.

49 F. Barbaro, Epistolario… cit., II, p. 723: «Ceterum, cum apud romanum

pon-tificem crederetur de concordia agendum esse et […] serenissimum Aragonum regem et inclitum senatum nostrum inclinasset ad dandam Italie pacem, …».

50 B. Nogara, Scritti inediti … cit., p. 32. Sulll’origine dei Turchi si veda

Mi-chael J. Heath, Renaissance Scholars and the Origins of the Turks, «Bibliothèque d’Humanisme et Renaissance», XLI (1979), 3, pp. 453-471; Margaret Meserve,

Medieval sources for Renaissance Theories on the Origins of the Othoman Turks, in *Euro-pa und die Türken…, cit., pp. 409-436; Deniz Sçengel, Sources and Context of the Re-naissance Historiography concerning the Origin of Turks, in *Historical Image of the Turk in Europa from the Fifteeenth Century to Present: Political and Civilisational Aspects,

edi-ted by Mustafa Soykut, Istanbul, The Isis Press, 2003, pp. 175-196.

51 Cfr. Eugenio Marino, Eugenio IV e la storiografia di Flavio Biondo, «Memorie

domenicane», n.s., 4 (1973), (pp. 241-287), p. 252; Gian Mario Anselmi, Città e

civiltà in Flavio Biondo, in Umanisti, storici e traduttori, Bologna, Clueb, 1981, pp.

25-47; Riccardo Fubini, Gli storici nei nascenti stati regionali italiani, in *Il ruolo della

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ita-Decades sia dell’Italia illustrata costituiva la base di partenza per il De expedi-tione, sia come contenuto sia come struttura. A differenza dell’Oratio, dove

Biondo sottolineava la barbaria dei Turchi, citando espressamente

l’Epistu-la ad Heliodorum di san Girol’Epistu-lamo52, nel De expeditione, invece, quando

or-mai i destini si erano compiuti, egli sembra meno interessato ad inserire citazioni come ad esempio quella di san Girolamo, non solo perché il De

expeditione fu composto probabilmente con maggiore fretta rispetto all’O-ratio, ma anche perché le testimonianze dei contemporanei si rivelavano

ben più precise e drammatiche rispetto a quelle antiche.

L’adiumentum53 che Biondo asserisce di poter offrire ad Alfonso

d’Ara-gona, ma anche a tutti gli altri principes dell’Europa cristiana, è dato pro-prio dalla struttura del De expeditione, dove la descrizione geografica si in-treccia costantemente con la storia dei singoli popoli. Il De expeditione è un pamphlet politico, nel quale Biondo sembra certamente farsi portavoce del pontefice Niccolò V, ma nel quale non si sottrae da un certo protago-nismo, che lo porta a ricordare costantemente il suo ruolo svolto al tempo ed al servizio di Eugenio IV54: Eugenio IV, al quale, del resto, Biondo aveva

dedicato la sua Roma instaurata55, è il magnus pontifex, come viene più volte

indicato dallo stesso Biondo nel De expeditione56; la grandezza del pontefice

era comunque tutta legata alla possibilità di ricomporre l’Unione, come del resto già nel dicembre 1437 Giorgio Trapezunzio enunciava nella sua

Oratio de laudibus summi pontificis Eugenii quarti57. Come osservava

giusta-mente Fubini, la carriera di Biondo – «una carriera essenzialgiusta-mente

politi-liani, 1982, pp. 217-273, rielaborato con il titolo Gli storici nei nascenti stati regionali

d’Italia. Storiografia e orientamenti storiografici nella cultura dell’umanesimo, in

Riccar-do Fubini, Storiografia dell’umanesimo in Italia da LeonarRiccar-do Bruni ad Annio da Viterbo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 3-38.

52 Vd. Blondus, Oratio… cit., pp. 153-154. 53 B. Nogara, Scritti inediti…, cit., p. 31.

54 Ivi, p. 45: «Hos ego, rex inclite, foedera cum magno Eugenio solemni ritu icta

habuisse, per quae Murathi [Murad II, padre di Maometto II] pernicies secutura videbatur, si affirmo, non mentior, cuius manu foederum formula conscripta erat».

55 Si veda Flavio Biondo, Roma instaurata. Roma restaurée, par Anne Raffarin,

Paris, Les Belles Lettres, 2005-2012, voll. I e II; cfr. anche Maria Grazia Blasio,

Memoria filologica e memoria politica in Biondo Flavio. Il significato della “instauratio Urbis”, in *La memoria e la città. Scritture storiche tra Medioevo ed Età Moderna, a cura

di Claudia Bastia e Maria Bolognani, supervisione di Fulvio Pezzarossa, Bologna, Il Nove, 1995, pp. 307-317.

56 B. Nogara, Scritti inediti…, cit., p. 43: «Tenes recenti memoria magnum

Eugenium…».

57 Edita in Collectanea Trapezuntiana…, cit., pp. 351-359. Monfasani (ivi, p. 351)

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Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 19 ca» – «si identificava col pontificato di Eugenio IV»58. Non aveva torto

Biondo a sentirsi il testimone ed il garante degli atti più importanti legati alla storia del Concilio di Ferrara-Firenze, come quando a Bologna il 20 luglio 1437, in qualità di «publicus auctoritate imperali notarius et nunc pape secretarius»59, aveva convalidato la copia del decreto di chiusura del

Concilio di Basilea (che risaliva al 17 maggio 1437) e soprattutto aveva stilato il decreto di Unione del 6 luglio 143960 ed anche la Bulla Unionis

Coptorum emanata a Roma il 4 febbraio 144261. La sua presenza è costante

per gli atti più importanti, come il Decretum concilii florentini contra synodum

Basiliensem del 4 settembre 143962 o come il documento con cui il

pontefi-ce il 7 ottobre 1439 annunciava l’avvenuta Unione a tutti i fedeli esortan-doli ad elargire elemosine «ad expensas pro Graecis solvendas»63. Biondo

sembra essere il supervisore nelle questioni più delicate: egli di fatto era il segretario che maggiormente si occupava delle res orientales. Proprio per-ché Biondo si basava sulla conoscenza “diretta” degli eventi e delle situa-zioni, nel De expeditione egli non si sottrae dall’esprimere giudizi e consigli; ad esempio sottolinea il ruolo inefficace della famiglia dei Paleologi, la “persistenza” (§) dei Greci a non volersi unire con la chiesa cattolica, la sottovalutazione degli eventi, il pericolo incombente, la resistenza dei principi europei ad unire le forze per il bene comune (§15). Il timore di Biondo è che anche paesi più lontani dai confini dell’Ungheria, come la

di Napoli che appartenne al cardinale Pietro Barbo, ovvero al possessore del Vat. lat. 1946.

58 R. Fubini, Biondo Flavio…, cit., p. 18. Fubini, a proposito delle Decades di

Biondo Flavio, osservava che erano state «concepite contestualmente al De

varieta-te [di Poggio Bracciolini] nel medesimo ambienvarieta-te curiale, e che non

diversamen-te da Poggio traevano il loro spunto dalla rovina dell’opera restauratrice di papa Martino V, inserendo (e fondendo) le vicende ecclesiastiche nel più ampio qua-dro politico europeo»: Riccardo Fubini, Il “Teatro del mondo” nelle prospettive

mora-li e storico-pomora-litiche di Poggio Bracciomora-lini, in *Poggio Bracciomora-lini, 1380-1459. Nel VI cente-nario della nascita, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 1-92, rist. in Id., Umanesimo e secola-rizzazione da Petrarca a Valla, Roma, Bulzoni, 1990, (pp. 231-328), p. 227.

59 Epistolae pontificiae ad Concilium florentinum spectantes, edidit Georgius

Hof-mann, Romae, Pontificium Institutum rerum orientialium, 1940, vol. I, p. 87 (il documento alle pp. 84-88); R. Fubini, Biondo Flavio …, cit, p. 10.

60 Epistolae pontificiae…, I, 2, Romae 1944, pp. 68-79; a p. 77 il nome del

segre-tario, cioè Blondus.

61 Epistolae pontificiae …, I, 3, Romae 1946, pp. 45-65. 62 Ivi, pp. 101-106.

63 Ivi, pp. 117-120. Anche nel De expeditione Biondo accenna alle grandi spese

sostenute per l’arrivo ed il soggiorno dei bizantini (circa 700): B. Nogara, Scritti

(21)

Francia, la Spagna e l’Inghilterra, possano essere assoggettati alla domina-zione turca64: a tutto questo si può contrappore, a giudizio di Biondo, solo

la pace tra i principi europei. Deny Hay si chiedeva come mai Biondo non avesse esercitato il suo talento politico65; probabilmente lo esercitò in

mo-do sottile, non palese, fatto di silenzi e di volute omissioni, di allusioni, di citazioni (specie dei classici)66 che potevano essere interpretate come

at-tuali e soprattutto applicate, ora per esortare ed elogiare, ora per stigma-tizzare e condannare, gli uomini e i potenti del suo tempo. Il continuo passaggio dall’uso della prima persona singolare67 a quello della prima

persona plurale68, dove il nos indicava senza dubbio la posizione

dell’Euro-pa cristiana, rende l’orazione più movimentata e soprattutto, laddove Bion do ricorre a verbi come ut spero, quaeso, dissentio, o a espressioni quali

meo iudicio, si percepisce la partecipazione personale di fronte allo

svolger-si degli eventi, che era frutto della propria consuetudine e vicinanza agli affari religiosi e politici della curia e del pontefice.

In modo abbastanza provocatorio Biondo parlava esplicitamente della IV crociata, che si era conclusa proprio con la conquista di Costantinopo-li nel 120469: a differenza, ad esempio, di Lauro Quirini che faceva

riferi-mento solo alle prime tre crociate70, e a differenza della sua Oratio coram

Friderico imperatore et Alphonso rege e della successiva lettera-trattato Ad

Pe-64 Cfr. Domenico Defilippis, Prodromi della conquista turca di Otranto

(1480-1481), in *Non di tesori eredità. Studi di letteratura italiana offerti ad Alberto Granese, a

cura di Rosa Giulio, Napoli, Guida, 2015, vol. I, (pp. 151-166), p. 159.

65 Denys Hay, Flavio Biondo and the Middle Ages, «Proceedings of the British

Academy», XLVI (1959), (pp. 101-127), p. 121, rist. in Id., Renaissance Essays, Lon-don, Hambledon Press, 1988.

66 Come per le 2 orazioni ciceroniane, la Pro lege Manilia e De provinciis

consula-ribus: v. infra.

67 Ad esempio: coepi (§ 1), velim (§ 3), institui (§ 5), ut spero (§ 33), oro te (§ 55),

quaeso (§ 60), video (§ 84), teneo (§ 88), dissentio (§ 89). La suddivisione in

paragra-fi fa riferimento alla mia edizione.

68 Ad esempio: Diximus semper (§ 38), revertamur (§ 48), memoravimus (§ 49),

viderimus (§ 82), possimus intelligere (§ 84), assumamus (§ 51).

69 Cfr. Denis A. Zakythinos, La conquista di Costantinopoli del 1204. Venezia e la

spartizione dell’Impero bizantino, in *Storia della civiltà veneziana, a cura di Vittore

Branca, Firenze, Sansoni, 1979, vol. I, pp. 297-305; Donald M. Nicol, La Quarta

Crociata, in *Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, Roma, Istituto

della Enciclopedia Italiana, 1995, vol. II, L’età del Comune, a cura di Giorgio Cracco e Gherardo Ortalli, pp. 155-181; Donald E. Queller - Thomas F. Madden, The

Fourth Crusade. The conquest of Costantinople, Second Edition, Philadelphia,

Univer-sity of Pennsylvania Press, 1997, pp. 172 segg.

70 Cfr. Agostino Pertusi, Le epistole storiche di Lauro Quirini sulla caduta di

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Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 21

trum de Campo Fregoso, dove veniva citata solo la prima crociata, e a

diffe-renza inoltre di Enea Silvio Piccolomini che nell’Oratio pro passagio ad

Ni-colaum quintum del 1452 ricorreva alla suggestione della I Crociata71,

Bion-do sceglieva, con una Bion-dose notevole di pragmatismo, di soffermarsi pro-prio sulla IV e controversa crociata, riservando solo un brevissimo accenno alla I crociata72. Da questo punto di vista egli riprendeva la narrazione del

libro X della II Decas, non in modo pedissequo, quasi da citazione lettera-le, ma con contenuti simili se non identici. Se la I Crociata, con la raccolta di duchi e principi di tutta Europa, poteva suggerire la necessità di unire le forze dei Principi cristiani, la IV Crociata, con la conquista di Costanti-nopoli, veniva dunque a costituire un exemplum nel momento in cui si prospettava, proprio attraverso l’indizione della crociata contro il turco, la possibilità di riconquistare Costantinopoli. Per questo motivo Biondo si soffermava in particolare su due episodi che avevano visto i Turchi sopraf-fatti, e cioè da Tamerlano e dal Gran Caramanno.

Altrettanto singolare, ma comprensibile secondo la logica dell’ideolo-gia, è il silenzio su alcuni episodi che avevano anticipato la caduta di Co-stantinopoli; infatti Biondo non fa alcun riferimento alla sconfitta di Nico-poli (1396), anche se la città è citata nella descrizione dell’Europa orien-tale, né alla battaglia di Varna del 144473, durante la quale il cardinale

le-gato Giuliano Cesarini – peraltro nominato all’interno del De expeditione – aveva trovato la morte74; come pure Biondo taceva a proposito della Konrad Krautter, Firenze, L.S. Olschki, 1977, (pp. 163-259), p. 183; M. Philippi-des, The Fall…, cit., p. 359.

71 Cfr. Luca D’Ascia, Il Corano e la tiara. L’Epistola a Maometto II di Enea Silvio

Piccolomini (papa Pio II). Introduzione ed edizione, Bologna, Pendragon, 2001, p.

93; cfr. anche Dieter Mertens, “Claromontani passagii exemplum”. Papst Urban II.

und der erste Kreuzug in der Tuerkenkriegspropaganda des Renaissance-Humanismus, in

*Europa und die Tuerken… cit., pp. 65-78.

72 Un confronto tra I e IV crociata è analizzato in Giorgio Fedalto, I Veneziani

tra chiesa greca e chiesa latina, in *Quarta Crociata. Venezia, Bisanzio, Impero latino,

Vene-zia, IVSLA, 2006, vol. I, pp. 277-298. A proposito della IV Crociata osservava Mad-den: «La partecipazione alla quarta crociata costituì l’impresa più grande e costosa mai realizzata nella storia di Venezia» (Th. F. Madden, Doge di Venezia Enrico

Dando-lo e la nascita di un impero sul mare, trad. it., Milano, Bruno Mondadori, 2009, p. 155).

73 Cfr. Domenico Caccamo, Eugenio IV e la crociata di Varna, «Archivio della

Società Romana di Storia Patria», s. III, 10 (1956); Rino Avesani, Sulla battaglia di

Varna nel De Europa di Pio II. Battista Franchi e il cardinale Francesco Piccolomini, «Atti

e memorie Deputazione di storia patria per le Marche», ser. VIII, 4, 2 (1964-1965), pp. 87-103; E.W. Bodnar, Ciriaco d’Ancona e la crociata di Varna. Nuove prospettive, «Il Veltro», 27 (1983), pp. 235-251.

(23)

Biografi-battaglia di Kossovo del 1448, dove era stato sconfitto il sia pur valoroso Giovanni Hunyadi, anch’egli citato nel De expeditione, di cui Bartolomeo Facio avrebbe pochi anni dopo esaltato la figura tra i comandanti del suo

De viris illlustribus75.

Ma se Biondo, come osserva Jerry H. Bentley, non aveva «direct expe-rience with the Turks»76, i suoi interessi storici e geografici gli consentirono

di elaborare il De expeditione. Si è ampiamente discusso sulle fonti utilizzate da Biondo nei suoi scritti: Agostino Pertusi77 ha con autorevolezza negato

che Biondo, a differenza ad esempio di un Lorenzo de Monacis78, potesse

conoscere le fonti bizantine, tranne quella Cronica tripertita, che era stata tradotta da Anastasio bibliotecario, o Procopio nella “traduzione-sistema-zione” di Leonardo Bruni. Già Denys Hay nel 1959 forniva, in relazione alle

Decadi, un dettagliato elenco di testi medievali («general historical

compen-dia») conosciuti da Biondo79, e cioè la Cronaca di Martino Polono, lo

Specu-lum di Vincent de Beauvais, la Cronica di Andrea da Lucca e la Cronaca di

Andrea Dandolo, nonché gli storici delle crociate come Guglielmo da Tiro e Jacques de Vitry80. Sicuramente Biondo conosceva i “classici medievali”

co degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1980, vol. 24, pp.

188-195; Gerald Christianson, Giuliano Cesarini: The Conciliar Cardinal. The Basel

Ye-ars, 1431-1438, St. Ottilien, Eos Verlag, 1979; Id., Cardinal Cesarini and Cusa’s “Con-cordantia”, «Church History», LIV (1985), pp. 7-19.

75 Bartholomaei Facii De viris illustribus liber, rec. L. Mehus, Florentiae 1745, rist.

anastarica in *La storiografia umanistica II, Messina, Sicania, 1992, (pp. 57-134), p. 120.

76 Jerry H. Bentley, Politics and Culture in Renaissance Naples, Princeton,

Prin-ceton University Press, 1987, p. 164.

77 Agostino Pertusi, Storiografia umanistica e mondo bizantino, Palermo 1967,

ristampato «con correzioni dell’autore sulla sua copia di studio» in Bisanzio e i

Turchi nella cultura del Rinascimento e del Barocco. Tre saggi di Agostino Pertusi, a cura

di Carlo Maria Mazzuchi, Milano, Vita e Pensiero, 2004, (pp. 3-111), p. 15.

78 Agostino Pertusi, Le fonti greche del “De gestis, moribus et nobilitate civitatis

Venetiarum” di Lorenzo de Monacis, cancelliere di Creta (1388-1428), «Italia medioevale

e umanistica», VIII (1965), pp. 161-211; Id., Gli inizi della storiografia umanistica nel

Quattrocento, in *La storiografia veneziana fino al secolo XVI. Aspetti e problemi, a cura di

Agostino Pertusi, Firenze, Leo S. Olschki, 1970, pp. 269-332.

79 D. Hay, Flavio Biondo…, cit., p. 111; cfr. anche R. Fubini, Biondo Flavio …,

cit., p. 12.

80 Robert Black nel 1981 segnalava l’utilizzazione da parte di Biondo di

Gu-glielmo di Tiro per la prima crociata e del Liber pontificalis: Robert Black,

Benedet-to Accolti and the Beginnings of Humanistic HisBenedet-toriography, «The English HisBenedet-torical

Review», XCVI (1981), 378, (pp. 36-58), p. 43, mentre Giacomo Ferraù nel 2001 segnalava la Cronaca di Sigisberto di Gembloux continuata da Guglielmo di Nan-gis (Il tessitore di Antequera: storiografia umanistica meridionale, Roma, Istituto storico

(24)

Il ritorno in curia di Biondo Flavio ed il “De expeditione in Turcos” 23 come i Getica di Giordane, l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono e

l’Hi-storia Francorum di Ademaro di Chabannes – testi che avevano costituito le

letture necessarie per scrivere le Decades. Per il De expeditione, comunque, Biondo non aveva compiuto ulteriori e particolari letture, anche perché le circostanze richiedevano un intervento immediato; la sua fonte principale era se stesso, in particolare le Decades per quanto riguarda fatti ed eventi in esse narrati, e se stesso come spettatore privilegiato e protagonista delle questioni inerenti l’Unione. In ogni caso Biondo non è ripetitivo e general-mente non assume intere frasi dalle Decades, ma utilizza semplicegeneral-mente i dati, giocando però nell’assegnare maggiore importanza ad un fatto storico piuttosto che ad un altro, come accade per esempio con i brani che riguar-dano la I e la IV Crociata. Il De expeditione non era negli intenti del suo au-tore un trattato storico, ma un pamplet politico dove i singoli eventi erano assunti e presentati come elementi a favore o disfavore in relazione all’as-sunto principale, ovvero riunire le forze dei singoli stati, scegliere un capo militare (precisamente Alfonso d’Aragona) e organizzare la crociata.

italiano per il Medioevo, 2001, p. 138); nel 1990 Ottavio Clavuot esaminava e pubblicava le postille apposte da Biondo sui margini del Vat. lat. 1795, aprendo la strada alle indagini sui manoscritti posseduti e letti da Biondo: Ottavio Cla-vuot, Biondos “Italia Illustrata”. Summa oder Neuscho …pfung? U…ber die Arbeitsmethoden

eines Humanisten, Tübingen, M. Niemeyer, 1990, che fornisce un elenco delle

cita-zioni esplicite – ovviamente dell’Italia illustrata – pp. 307-322, trascrive i marginalia del Vat. lat. 1795, relativamente alla Cronica di Ademaro (pp. 325-337) e

all’Histo-ria Longobardorum di Paolo Diacono (pp. 337-347), segnala le annotazioni di

Bion-do apposte sul Vat. lat. 3762 con il Liber Pontificalis (pp. 348-349) e soprattutto fornisce un elenco dei codici appartenuti a Biondo o riconducibili a lui e alla sua famiglia (pp. 350-369). Cfr. anche Id., Italien entdeckt sich selbst. Über die historischen

und antiquarischen Studien des Biondo Flavio (1392-1463), in *«Feconde venner le carte». Studi in onore di Ottavio Besomi, I, a cura di Tatiana Crivelli, Bellinzona, Casagrande,

1997, pp. 145-159). Inoltre Antonio Manfredi ha individuato la mano di Biondo in alcuni marginalia del Vat. lat. 1203, con i Dialogi de miraculis sancti Benedicti di Desiderio, ipotizzando anzi che fosse stato lo stesso Biondo a portar via da Monte-cassino, tra il 1449 e il 1453, il codice, che subito entrò a far parte della biblioteca di Niccolò V: Antonio Manfredi, I Vat. lat. 1202 e 1203 da Montecassino alla

Vati-cana delle origini, in *“Quod ore cantas corde credas”. Studi in onore di Giacomo Baroffio Danhnk, a cura di Leandra Scappaticci, Città del Vaticano, Libreria Editrice

Vati-cana, 2013, (pp. 173-188), pp. 185-187. Recentemente, infine, Paolo Pontari ha fornito un bel saggio sulle letture “medievali” di Biondo e le sue annotazioni sui codici da lui utilizzati o posseduti (Biondo e gli storici del Medioevo, in Blondus,

Ora-tio…cit., Appendice, dove sono pubblicate le annotazioni di Biondo apposte sul Vat.

lat. 1795 relativamente alla Historia Hierosolomytana di Roberto Monaco (pp. 233-241). Pontari assegna alla biblioteca di Biondo anche un altro codice, il Vat. lat. 2005, con la Historia Hierosolomytana di Roberto Monaco e l’Historia regum

(25)

Nel De expeditione, comunque, Biondo cita espressamente solo Cicero-ne, Livio e Virgilio. È lo stesso Biondo che dichiara la sua competenza e padronanza degli autori del mondo antico, come quando, nella citata let-tera ad Alfonso d’Aragona del 1443, si vanta di poter enumerare più di 100 imperatori romani81, a conferma che solo la scrittura degli storici

tra-manda la memoria di sovrani, scrittori, poeti, come del resto, pochi anni dopo, Poggio Bracciolini avrebbe teorizzato in una lettera dell’estate 1456 scrivendo ad Alfonso d’Aragona82.

In particolare per Cicerone, a proposito delle citazioni della Pro lege

Manilia, già Nogara aveva individuato i passi della fonte citata nel De expe-ditione83; è merito di Gabriella Albanese84 e di Paul Botley aver sottolineato

la valenza politica di queste citazioni che portavano a collegare Pompeo Magno, il vincitore della III guerra mitridatica, con Alfonso d’Aragona85.

A differenza di Francesco Filelfo che nel 1433 criticava, pur con un certo imbarazzo dovuto all’antica amicizia, la posizione di Antonio Loschi ri-guardante la Pro lege Manilia86, Biondo spostava sul piano ideologico la

81 B. Nogara, Scritti inediti…, cit., p. 151: «Omitte primos illos sive bonos sive

malos principes Romanos, C. Caesarem, Octavianum, Tiberium, Neronem, Cali-gulam et ceteros, quorum aetas praestantibus ingeniis refertissima effecit, ut num-quam sint eorum nomina peritura: centum ego supraque alios tibi enumerare possum imperatores Romanos, quorum plurimi per multos annos Europae, Asiae et Africae dominati fuerunt, ingentia et plurima bella gesserunt, potentissimos superbissimosque reges et populos in triumpho duxerunt et tamen solo ac unico tenui quoddam adiumento sustentati alicuius etiam ignobilis scriptoris resistunt oblivioni»; cfr. A. Ryder, Alfonso…cit., p. 326.

82 Poggio Bracciolini, Lettere, III, Epistolarum familiarum libri secundum

volu-men, Firenze, Leo S. Olschki, 1987, p. 410: «Unum est quod menti tue insitum

atque infixum animo esse debet, omnia superiorum principum gesta et virtutes in oblivione ac tenebris obscuras fuisse futuras nisi litterarum lumine in memo-riam hominum atque in lucem educerentur». Cfr. C. Bianca, Alla corte di

Napo-li…, cit., p. 184.

83 B. Nogara, Scritti inediti…, cit., p. 58.

84 Si veda il commento al testo di Matteo Zuppardo, Alphonseis, a cura di

Gabriella Albanese, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 1990, p. 98; si veda anche Gabriella Albanese, Introduzione a Blondus Flavius,

Ora-tio…, cit., pp. 57-62.

85 Paul Botley, Giannozzo Manetti, Alfonso of Aragon and Pompey the Great: a

Crusading document of 1455, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes»,

LXVII (2004), (pp. 129-156), pp. 141-142.

86 La lettera del Filelfo a Bornio da Sala è riproposta da Vincenzo Fera,

Itine-rari filologici di Francesco Filelfo, in *Francesco Filelfo nel quinto centenario della morte.

Atti del XVII Convegno di Studi maceratesi (Tolentino, 27-30 settembre 1981), Padova, Antenore,1986, (pp. 89-135), p. 101: «Quaeris quid ego sentiam de argu-mentatione illa qua in oratione Pro lege Manilia Cicero usus est, cum de genere

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