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Esame critico di alcuni documenti riguardanti l'origine del culto di N.S. del Soccorso in Genova

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E S A M E C R I T I C O DI A L C U N I D O C U M E N T I

R IG U A R D A N T I l’ ORIGINE DEL C U L T O DI N . S . D E L S O C C O R S O I N G E N O V A ( * )

Persuaso che l’ appurare un punto di nostra s t o r i a , qua­ lunque sia la sua natura e il grado di importanza che possa a v e r e , è pienamente conform e agli intendim enti del nostro Istituto; convinto che la correzione di un errore qualsiasi è sempre un tanto di gu a d a gn ato , secondo che più volte udii dalle labbra del nostro socio l’ ottim o signor C o r n e l io Desi- m o n i, il cui giudizio sapete quanto pesi sulle bilance della nostra S o c i e t à , mi faccio animo questa sera di m ettervi a parte di un mio esame che feci sopra le o rig in i attribuite da un pezzo in qua al culto nella nostra chiesa metropolitana dell’ im m agine di N ostra Signora che o ggi va sotto il titolo della Pietà e del Soccorso, — D ire te : ma voi qui non siete nel vostro campo. È v e r o , o signori. Q u i non si tratta di iscrizioni m e d io e v a li, ma il fatto intorno a cui v* in vito a discutere, ma alcuni documenti su cui si a pp oggereb be son bene del medio evo ; e poi anch ’ io colla stam pa portai già nel 1865 il mio sassolino al consolidam ento di u n ’ o p in ion e che al presente reputo meritare r ifo r m a , a g giu n g en d o in al­ lora di mio qualche inesattezza alle inesattezze altrui. E non vi pare che per questo, se non per altro, quasi m i corra un obbligo di svelare io m edesim o gli abbagli da me presi e forse fatti prendere così anche da altri che scrissero dopo di m e ? Io dunque il farò. Il farò senza voler attentare m e n o ­ m am ente all’ aureola di venerabilità che circonda quella Santa

(*) Lettura fatta alla Società Ligure di Storia Patria, nella tornata del 6 febbraio 1885.

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G I O R N A L E L I G U S T I C O

I m m a g in e di M a r ia , aureola che io penso non dipenda per nulla dall’ aver più una che un' altra origine : il farò anzi colla speranza di gio varle , dacché il granellino benché m i­ n im o di verità parmi che sia sempre più utile e quindi da preferirsi ai paradossi anche più appariscenti : il tarò final­ m ente colla fiducia di non riuscire a voi e a quanti come voi am an o il v e r o , n è presu n tu oso , nè sgradito.

D u n q u e , per entrar subito in m ateria, ecco che si pensa o g g i intorno alla origine del culto che ha nella chiesa di S L o r e n z o N ostra S ig n o ra della Pietà e del Soccorso. Si pensa e si scrisse che Essa vi è venerata con questo titolo sin dal 1399 ( 1 ) . Si pensa e si scrisse che questa Immagine fin da qu ell’ anno fu esposta la prima volta all’ altare che è presso la porta laterale detta appunto del Soccorso da essa, o v e al presente si venera l’ immagine di Gesù Nazareno ; e ciò per opera di un canonico della Metropolitana medesima per n o m e G io v a n n i da S an to Stefano. Q uesti sarebbe stato in ciò co m e a dire l’ esecutore di quanto avrebbe ordinato in testam ento fin dal 1390 un altro can o n ico , per nome L a n ­ franco di O tto n e . — Si pensa e si scrisse che questo cano­ n ico L an fran co di O tto n e abbia del suo peculio creato una cappellania perpetua, per l’ esposizione e il culto di detta Im­ m agin e., con dote di luoghi diversi di Com pere. L ’ altare stesso o v e si dice fosse esposta l’ Im m agine a p rin c ip io , e d o v e stette fino al 1 8 0 8 , si v u o le fondato dal Lanfranco di O t t o n e ( 2 ) ed eretto dal canonico G iovanni da S. Stefano in esecuzio ne degli ordini del suo collega.

Il p rim o a dar credito e diffusione a coteste cose mediante la stam pa, per quanto mi consta, fu il canonico Carm ine C or- d i v i o l a , poi V e s c o v o di A l b e n g a , in una brevissima prefa­ zion e stampata nel 1808 in capo a un libriccino intitolato : Divota Novena in onore di N . Signora del Soccorso e della

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Pietà che si venera nella chiesa metropolitana di S. Lorenzo. — Ecco le testuali sue p aro le : « Egli è fin dall’ anno 1390 che » in questa chiesa metropolitana ebbe culto ed altare proprio » Maria Santissima del S o c c o rs o e della P ietà ; avendo ap- » punto in tal anno a 3 dicembre Lanfranco d’ O t t o n e , altro » de' canonici di questa chiesa, ordinato con istrum ento pub- » blico di fondazione fatto esso viven te per atto del N o t a r o » N ic o lò de T e l ia di R ip a r o lo , che alla R egina del C ie lo » so tto il titolo di M adre della Pietà e del S o c c o rso si eri- » gesse una cappella , per la quale fondava egli inoltre una » perpetua cappellania con dote di lu o ghi diversi nella Banca » di S. G io r g io (*) affinchè fosse m eglio uffiziata. Il pio di- » segno del C a n o n ic o fondatore non tardò m o lto ad essere » eseguito. Il C a n o n ic o di Santo Stefano diede nel 1399 prin- » cipio all’ o p era: e la d ivo zion e del pop olo alla B. V e r g in e » sotto questi titoli d ’ allora in poi crebbe e si dilatò sem pre » v ie m a g g io rm e n te ».

P e ro il C o rd iv io la si può dire che altro non abbia fatto se non che produrre quanto dodici anni in n a n z i, cioè nel 1796, in term ini più brevi avea scritto un altro canonico di San L o r e n z o , T om m aso N e g r o t t o , in un suo lavo ro intito­ lato Notizie istoriche della chiesa Metropolitana di San Lorenzo, del qual lavo ro inedito è una copia nella Biblioteca della nostra U n iversità e u n ’ altra nell’ A r c h i v i o di Stato a Palaz- zetto ; e sentitene il testo che sta bene : « L a cappella, dice » 1 autore a pag. 23, la cappella del S o c c o rs o , sotto il v o - » cabolo di N o s tr a S ig n o r a del S o c c o r s o e della pietà è » propria della chiesa. L ’ ordinò il canonico Lan franco d ’ O t - » tone, co m e da testam ento de’ 3 dicembre 1390 in N o t a ro » N ic o lò de T e lia di Rapallo (sic') e vi eresse una perpetua

(*) L ’ atto non può avere questo sproposito. La Banca di S. Giorgio fu fondata nel 1407.

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G I O R N A L E L I G U S T I C O

» cappellania. Il canonico G io vanni di S. Stefano la esegui » n e ll’ anno 15 9 9 ; e quindi com inciò e crebbe la divozione » della B. V e rg in e del S o c c o r s o , di cui vi è Γ immagine » all’ altare ».

In questo narrato due personaggi sono posti in vista : il canonico L an fran co di O t to n e com e fondatore della cappella e di una cappellania in suo servigio, e il canonico Giovanni da S. S tefano quale esecutore dell’ una cosa e dell’ altra. E con quali p r o v e ?

P er il Lan fran co si cita un documento dal Cordiviola chia­ m ato istrumento di fondazione, dal N e gro tto testamento. E per il G io v a n n i da S. S tefan o ? N essuna; almeno che apparisca.

Sarebbe m ica che qui il N e gro tto abbia copiato o quasi, da altri?

P e r c h è è a sapere, o sign ori, che un altro canonico ebbe ad occuparsi e a scrivere di Nostra Signora del Soccorso un cento quattordici anni prima di lui, e ne lasciò qualche traccia. È questi M a rco A n to n io Marana.

Q u a n d o nel 1682 fu fatta la domanda al Capitolo Vaticano per la inco ro nazion e della Madonna del Soccorso , il nostro A r c iv e s c o v o di allora dovette inviare a Rom a una relazione intorno alla Im m agine incoronanda e porgere una prova di sua antichità. A d estendere questa relazione l’ A rc iv es c o v o in caricò il canonico M arana: è il canonico stesso che lo dice, scriven d o queste parole nel 2 ° dei due volum i M S . da lui redatti in form a di annali da servire per la storia, che si co n servan o n e ll’ A r c h iv io capitolare di San L o ren zo : 16 S } Seguì la coronazione di Nostra Signora del Soccorso... . essendo stala dichiarata miracolosa dal Capitolo di San Pietro di Roma che n ebbe la relazione che per ordine dell’ Arcivescovo Giulio

Vincenzo Gentile li scrissi e lui approvò e sottoscrisse.

P iù : è anche a sapere che per prova della antichità del culto della N o s tr a M adonna là nel 1682, fu inviata a Rom a

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una mem oria di poche r ig h e , cavata da un antico libro in pergamena, in cui si diceva che nel 1406 m ori il canonico da S. Stefano, il quale fu it initium devotionis Beata M a r ia Virginis de Succursu.

C i ò si venne a conoscere T a n n o 1883 n elT o c ca sio n e in cui volendo scrivere qualche cosa di analogo alla ricorrenza del secondo centenario della incoronazione di quella venerata E f­ figie che stava per festeggiarsi, l’ autore dell’ operetta in tito ­ lata Cenni storici della Immagine di Nostra Signora della Pietà e del Soccorso pubblicata per cura della Com m issione, P. L u ig i P e r s o g lio , fece fare indagini a R o m a ; e di là per la genti­ lezza del R e v .m0 Pietro W e n g e l, sotto archivista del C ap itolo V a t ic a n o , ebbe in risposta che nel 1682 fu inviata a R o m a una Relazione e l’ anzidetta m em oria ; che la relazione non si trova più nell’ A r c h iv io del C ap itolo V a t ic a n o , m a l’ anzi­ detta m em oria trovarsi riferita nel to m o III pag. 132 del Libro delle Madonne coronate, nonché a pag. 11 del m a n o ­ scritto di Raffaele Sindone intitolato L e Sacre Im m agini di M aria Vergine coronale dal Rev. Capitolo di S. Pietro in Vati­ cano in varie'parti d’ Italia ed altrove. L ib ro e M S . esistenti in detto A r c h iv io ; e questa m em oria essere 1’ unica che sia stata presentata a R o m a a p rovare 1’ antichità della Im m a ­ gine da coronarsi.

O r a , con queste due notizie argo m en terò m ale se dirò che probabilissimamente avrà inviato a R o m a la m em oria rigu ar­ dante il canonico da S. Stefano colui che fu incaricato ad estendere ed inviare la relazione sottoscritta dall’ A r c iv e s c o v o detta p o can zi, cioè il canonico M aran a? E se fu il M arana che per prova dell’ antichità dell’ Im m agine sacra scelse e inviò a R o m a questa m em oria del canonico da S. S t e f a n o , non mi apporrò forse al vero dicendo che il da S. S tefano deve figurare altresì nella relazione messa insiem e dallo stesso Marana con tutte quelle m aggiori notizie che g li sarà ven u to

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2 4 6 G I O R N A L E L I G U S T I C O

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fatto di ra cco glie re in favore della sua tesi ? E che percio forse è nella relazione del Marana, che attinsero le loro nar­ razioni il N e g r o tt o e il C o rd ivio la fidandosi del narrato da lui ? — A m e pare di no. L a relazione del Marana, che oggi non si trova più nè in terra nè in c ielo , v o g lio dire nè a G e n o v a nè a R o m a , noi non la possiamo esplorare; ma pos­ so n o bene avern e vedu to qualche copia i detti canonici C o r ­ diviola e N e g r o t t o . Per la qual cosa io conchiuderò questa prim a p a r t e , quasi p ro em io all’ esame dei documenti che ci resta da fa re , con dire che le asserzioni dei canonici suindi­ cati e di quanti seguirono costoro in questa m ateria, a venir fino al n o stro com pianto socio sig. A n to n io Pitto nel volum e ultim am ente mandato alle stampe dopo sua m o r t e , riposano tutte sul fatto e detto dal Marana.

E se questi avesse messo il piede in fa llo ? ... \ ediam olo t o s t o , esam inando qu e’ docum enti che ci è dato di poter esaminare.

Q u e sti sono due. L a m em oria riflettente il canonico G io ­ vanni da S. Stefano stata .in v ia ta a R o m a per provare l’ anti­ chità della Im m a gin e del S o cc o rso , e una copia abbastanza

antica dell’ atto di costituzione della cappellania ricordata in questa m e m o r ia ; i quali documenti si conservano nell’ A r- c h ivio del C a p ito lo di S. L o r e n z o . C o m in c ia m o dalla prima.

In un v o lu m e m anoscritto in pergamena, il quale contiene i n o m i dei benefattori e gli obblighi degli a n n iv e rs a ri, dal M arana detto Diario, e dal conte Riant per un’ appendice di orazioni che ha in calce chiam ato O razio n ario ( 3 ) , alla data 3 m a g g io ha quanto segue in caratteri teu to n ici:

« M C C C C V I die III madii obiit D o m inus Johannes de » San cto Step han o canonicus et frater noster qui fuit prin- » cipium devotionis beate Marie V irginis in ista ecclesia et » constituit suam capellaniam ad altare beate Marie V irginis » et multa bona fecit huic ecclesie tam in paramentis quam

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» in aliis rebus et pro cujus anima fiat unum anniversarium » in die obitus sui per sacristain qui est vel prò tem p o re » fuerit » (4).

Queste sono nò più nè m eno le parole testuali che si ri­ feriscono al canonico da S. Stefano.

O ra, o signori, cominciate a fare una osservazione. In questo tratto dove è mai la parola de Succursu?

Q u esta parola è nella copia mandata a R o m a, ma n ell’ o ri­ ginale che è a G e n o v a non c ’ è. Essa fu innestata nella copia forse a modo di spiegazione, o in margine, o in nota, o nel testo _tra parentesi , credendo che vi avesse lu o g o , m a è e sarà sempre una aggiunta fatta quasi tre secoli dopo. P o i la parola devotionis, che dal tutto insieme si v ed e che fu in ­ tesa per culto, non ha qui questo significato, sibbene uno che usavasi a que’ tempi : significa compagnia, congregazione. In prova abbiatevi il seguente brano di una c o n v e n z io n e tra la C om pagnia di San G io . Battista e i can o n ici, fatta nel 1387 ( a ’ tempi proprio del canonico G io v a n n i da S. S tefan o ) in atti di A n tonio F o g l i e t t a , della qual co n ven z io n e si tro va copia nel M S. del N egro tto alla tavola 83.“ o v e si dice es­ sere n e ll’ A r c h iv io di S. L o re n z o a carte 220 del L ib r o s e ­ gnato B. C .

« In nomine Dom ini amen. C u m tem poribus retroactis » multæ et diversae quantitates pecuniæ per h o m in es devo- » tionis seu congregationis Beati Johannis Baptistæ... erogatæ » fuerint et omni die erogentur per dictos h om ines dictæ » d e v o tio n is: Idcirco C anon ici.... donaverunt Prioribus et ho- » minibus dictæ congregationis seu devotionis præsentibus et » futuris etc. ».

P ro v e rò più avanti co m e propriam ente in questo senso si lia da prendere la parola devotionis della nostra m e m o r i a , intanto ora am m ettetelo per un m o m en to : e a m m e s s o l o , ecco che il periodo qui fu it principium devotionis beate M arie

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24S G I O R N A L E L I G U S T I C O

Virginis in ista ecclesia si avrebbe a spiegare non già che diede principio al culto della B. V ergin e del S occorso , ma sibbene com e segue : il quale diede principio alla Congregazione dilla B . Vergine in questa, chiesa.

E intese e spiegate cosi queste due r i g h e , qual relazione vedete più vo i tra questa m em oria e il culto della Madonna del S o c c o rso in S. L o r e n z o ? Per sè medesime queste parole non ne m ostrano più alcuna. E se non vengo no in aiuto altre c irc o s ta n z e, testim o n ian ze, spiegazioni e rincalzi, per sè m e­ desime non diranno mai altro da questo in fuori, che un ca­ n onico per n o m e G io v a n n i da S. Stefano iniziò in S. L o ­ renzo una pia co n gregazion e ad onore e sotto il patrocinio della Madonna. L a quale Madonna potea benissimo avere qualsiasi altro titolo, che non è quello della Pietà e del S o c­ c o r s o ; M adonna il cui culto potea ben avere altre origini ed altra storia, che non quella del S o cc o rso ch e noi veneriam o e della quale cerchiam o.

M a questi nu ovi aiuti non si affacciano. Si affaccia invece, a rincalzare quel che vado d i c e n d o , Γ atto costitutivo della cappellania ricordata nella suddetta m em oria, co m e notai testé, in data del i.° ottobre dell’ anno 1400. — N o n è l’ atto ori­ g in a l e , m a una copia abbastanza antica, co m e vi d issi; avrà un tre secoli e più. In esso si fa menzione dell’ altare della M a d o n n a , della im m agine posta sull’ altare dal canonico da S. Stefano, della d ivo zion e che ebbe da lui gli inizi. Da questo si v e n g o n o a sapere gli arredi sacri ch ’ egli donò alla chiesa di S. L o r e n z o a d e c o ro della sua prediletta cappella di N ostra S ig n o r a , ed altre notizie ne e m erg o n o utilissime al nostro scopo. È questo un d o cu m en to che si lega proprio in oro colla succitata m em o ria, vi risponde a capello e la com pie e la spiega. — I o ne delibo ciò che fa al mio proposito ( 5 ) .

D o p o un esordio, a cui d arem o u n ’ occhiata più tardi, l’atto com incia con d ir e : « A d laudem gloriam et honorem o m n

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i-» potentis Dei creatoris et Salvatoris nostri C h r is t i Jesu ac » V irginis gloriose Marie matris ejus totiusque C u r ie celestis, » et pro redemptione animarum ipsius parentum et bene- » factorum suorum in dicta ecclesia januensi ad altare dicte » V irginis g l o r i o s e , cujus capellam et truinam depingi et » connam seu majestatem supra dictum altare poni fecit » unam capellaniam in titulum perpetui beneficii constituit » et ordinavit in hunc modum : videlicet » etc.

Giovanni da S. Stefano , canonico ecclesie januensis , cioè della Metropolitana di S. L oren zo costituisce a titolo di per­ petuo beneficio una cappellania in detta M etropolitana all’ al­ tare della Beata V erg in e la cui cappella et iruinam fece di­ pingere. Ferm iam oci.

Prima di tutto qui co m e nella m em oria non o c co rre per niente il titolo del Soccorso. La Beata V e r g in e nom inata qui due volte non ha titolo , o a parlar più precisamente vien detta gloriosa e niente più. P oi non si dice qui che il cano­ nico abbia fatto costrurre questa cap pella, m a soltanto che la fece dipingere. Se la fece dipingere vu ol dire che la cap­ pella esisteva già, e se l’ atto nota qui la pittura che vi fece eseguire il da S. S te fa n o , quanto più ne avrebbe notata la costruzione se 1 avesse egli fatta costrurre. D u n que non la lece egli co stru rre, ma soltanto dipingere. E quale è questa cappella di tante che ce ne ha in S. L o r e n z o ? È forse quella segnata dal N e g ro tto (e forse anche dal Marana) o v e al p re­ sente è il quadro di G esù N a z a r e n o , d o ve al dire di lui e di quasi tutti fu posta a prin cip io l’ im m agin e di N o stra S i ­ gnora del S o c c o r s o , e vi fu lasciata fino al 1808? C i o è la quinta a destra entrando , presso la porta detta ancor oggi del Soccorso? N on penso. Senza ora dir nulla sul n o m e cap­ pella, il quale sem bram i non si adatti punto all’ altare del

Nazareno , com e quello che non ha e non potè mai avere un po di sfondato ed è e fu sem pre un sem plice altare ad­

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2 5 0 g i o r n a l i: l i g u s t i c o

dossato al muro della chiesa, il quale corre in linea retta su quel fianco del D u om o infino al f o n d o , d o v ’ è qui quella truina che nell’ atto si dice essere stata dipinta insieme alla cappella? T r u in a , spiega il Padre S potorn o in una nota al Giustiniani ( 6 ) , vuol dire vòlta; e generalm ente, parlando di chiese, si tiene essere quel m ezzo catino che copre l’ abside. D o ve è qui quest’ abside e questo catino? N on c ’ è e non ci potè essere mai. N o n è dunque questa. Cappella con truina non può essere nella costru zione, specialmente antica, di San L o re n z o che una delle tre in capo alle navi.

A ltra osservazione. A l l ’ altare della Madonna entro la c a p ­ pella con truina fatta dipingere dal canonico da S. S te ia n o , questo canonico istituì la cappellania ch e è l’ oggetto precipuo del docum ento in discorso. Cappellania in tutta t o r m a , con ordine di eleggersi un cappellano che oltre la quotidiana ce­ lebrazione a quell’ altare debba aver cura di detta cappella ed assistere a tutti i divini uffizi della chiesa cattedrale, an­ n o verato tra i suoi preti or si direbbe della Massa, con do­ tazione di luoghi scritti in capo all’ istitutore nelle co m p ere nu ove e vecchie di San P a o l o , dette anche queste ultime compera magna Venetorum. Cappellania che viene rammentata dalla m em oria sopra citata inviata a R o m a colle parole et constituit suam cappellaniam ad altare Beata M aria I irginis. Il N e s r o t t o ed il C ordiviola dicono altresi che la cappella di N o stra S ign o ra del So cco rso , fondata secondo essi dal canonico L an franco d’ O t to n e mediante l’ opera di G io van n i da Santo S tefan o, fu dal Lanfranco dotata di una cappellania che sem ­ brerebbe essere stata mandata ad effetto, co m e tutto il resto, dal da S. Stefano quale esecutore del primo. Ma queste cap- pellanie all’ altare del S o cc o rso esistettero mai ?

U na relazione latta dal C a p ito lo di San L o re n z o all A r c i­ vescovo Cardin ale L o r e n z o Fiesco nel 1706 in occasione della sacra visita , della qual relazione si ha quasi una copia

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o largo sunto che dir si voglia nell’ A r c h i v i o di S t a t o , all’ articolo A ltari e Cappelìanie, d ice: « C app ella duode-

» cima. Nostra Signora del Soccorso , propria della chiesa. » N on ha reddito alcuno. I signori Saporiti vi hanno se- *» poltura e dicono di sua pertinenza anche l’ altare ». N o ­ taste? N011 ha reddito alcuno. E la cappellania, sia o no del Lanfranco ? E la indubitata del da S. Stefano descritta nel documento che stiamo delibando? N el 1706 la Banca di San G io rgio , alla quale furono incorporate le antiche C o m p e r e di S. Paolo ed altre molte, era in tutto il suo fiore. L e accen n ate cappelìanie pertanto dovevano esistere: co m e mai dunque il Capitolo, informando l’ A rc iv es co v o , dice che l’ altare di N o stra Signora del Soccorso non ha reddito alcuno ? P e r c h è , direi i o , queste cappelìanie non le appartenevano ; e se ce ne ha ancora qualche resto oggidì non le appartiene. Erano e sono aderenti ad altro altare, ad altra cappella, ad altra im m agin e della Madonna. Ma qual immagine, dirassi, se non quella che si dice dall istitutore stesso della cappellania essere stata fatta da lui mettere sull altare e nella cappella da lui fatta dipin­ gere: connam seti majestatem supra dictum altare poni fecit? A p ­ punto, o signori ; ma qual titolo essa portava questa canna sen majestas ? N e discorreremo tra poco : ma ritenete che non era la Madonna del S o c c o r s o , della quale si disse e ancor oggi si assicura che non ebbe sinora alcun legato per un quotidiano divino servigio ( 7 ) .

Innanzi. — Sul finire dell’ a tt o , dopo aver detto che il cappellano avea da tener conto della cappella e cu rarne la m o n d e z z a , viene soggiunto « et quantum co m m o d e et ho- » neste poterit illis de devotione Nostræ Dominae nuper ad » dictum altare instituta debeat gratificari ». P aro le che da n o i, i quali sappiamo che nel linguaggio del m edio evo de­ votio sta per congregatio, sono da tradursi così: « e per quanto » comodamente ed onestamente potrà debba (il cappellano)

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G I O R N A L E L I G U S T I C O

» rendersi gradevole ai componenti la co n g reg a zio n e di N o - » stra Signora istituita da poco tem po in qua al detto al- » tare ». Si potrebbe questo vo lgarizzam en to cambiare >.on altro? Ed eccovi qui, per prima cosa, quella che io non du­ bito chiam are la p rova del doversi spiegare per congregatone o compagnia la parola devotionis della m em oria inviata a R om a. Q u ella m e m o r ia , si v e d e , e si vedrà sem pre m eglio in s e ­ guito, fu formolata su questo d o cu m en to , sia che si abbia tenuto l’ occhio propriam ente al suo tenore, sia che solo alla sostanza di esso. La divozione dunque accennata in quella si riferisce alla divozione dichiarata in q u e s t o , e l una e l’ altra espressione si dee pigliare nel m edesim o senso. O r a in questo docum ento la parola devotio non può spiegarsi al­ trimenti che per com pagnia o c o n g reg a z io n e: dunque an^he in quella m em oria.

P o i , che co ngregazion e o com pagnia è co te sta ? Potrebbe essere quella del S o cc o rso per 1 a rm a m en to co ntro i barba­ resch i? M ai più.

L a compagnia di N . S. del S o c c o r s o , istituita allo scopo di purgare il mare dai corsari, nacque m o lto più tard i: nel 1741 a’ tempi del papa Benedetto X I V . Q u i si parla invece di un consorzio che nell’ ottobre del 1400 , data dell istituzione della cappellania, era già formato. P e r ò da p o co tem p o : nuper instituta; vu ol dire dunque form ato nel co rso di quell anno o tutto al più n ell’ anno antecedente, che sarebbe stato il 1 3 9 9·

Q u e sta data viene m o lto opp ortu nam ente a com binare con quella che i suindicati storici di N ostra S igno ra del S occorso assegnano al lavo rio del canonico da S. Stefano per il col­ locam ento della Im m agin e del S o cc o rso in S. L o r e n z o . D ico o p p o rtu n a m e n te , perchè d o ve è una confusione non è mai ch e non si trovi qualche po' di v e r o , e questo non salti fuori a certi punti di contatto ; e questo p o ’ di ve ro gio va a provare la confusione medesima.

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O ra, signori, consultiamo G io rgio Stella all’ anno 1399. Egli dopo averci descritto a lungo lo straordin ario c o m ­ m ovim ento avvenuto in G en o v a di quasi tutto il p o p o lo , che vestito di cappe di tela girava processionalmente cantando lo Stabat water, invocando misericordia e facendo riconciliazioni e paci, ne attesta che in quell’ anno 1399 nella chiesa m a g ­ giore di Genova, per riverenza a D io e all’ alma sua M adre, fu stabilita una divota congregazione dalla quale in ogni primo sabato di ciascun mese si canta messa solen n em en te all’ altare della Beata Vergine di quella chiesa , e si predica ai medesimi congregati. Il suo rego lam ento porta tra 1’ altre cose , che in ognuna delle quattro feste della M adon na gli uomini e le donne di questo co nsorzio , radunati e vestiti di tela, debbono visitare cantando nel modo co nsueto le ch iese di G en ova che sono dedicate alla gloriosa M adre di D io. S e amate sentire le proprie sue parole, eccole : « In majori E c - » d esia Januensi fuit in Dei reverentiam et ejus alm æ G e - » nitricis statutum devotionis consortium , qu o om ni p rim o » die sabbati cujusque mensis ad altare Beatae Mariae ejus » Ecclesiæ missa solemnis c a n ta tu r , illisque de ipso prædi- » catur consortio, inter quos constitutiones aliquae factae su n t, » ex quibus inter coetera est: quod om ni festo ex quatuor » Dei Genitricis viri et mulieres ejusdem co nsortii ad in - » vicem congregati, indutique linteo, debent cantantes m o d o » sueto templa visitare gloriosae Genitricis D ei de ja n u a ».

E questa è la congregazione c h e , testim onio l’ annalista Schiaffino scrittore del 1640, si diceva a ’ suoi di la Divozione di M aria Vergine dell’ abito bianco , e anche si disse Sancta M aria in vestibus albis.

Giunti a questo punto parmi, o c o l l e g h i , che co m in ci a tarsi una bella luce per dipanare cosi intricata matassa.

La già citata relazione del C ap ito lo all’ A r c iv e s c o v o L o ­ renzo Fiesco del 1706 ci fa sapere che la cappella di Santa

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2 5 4 G I O R N A L E L I G U S T I C O

Maria in vestibus albis è quella in S. L o re n zo che sta in capo alla n ave in cornu evangelii dell’ aitar m a g g io r e , fin d’ allora chiamata volgarm ente del Santissimo Sacramento. Dunque è l i , in quella cappella ai nostri giorni totalmente al San tissim o Sacram en to dedicata, che era la truina fatta dipingere dal canonico G iovanni da S. Stefano, lì all’ altare di quella cappella che il canonico dava impulso nel 1399 alla pia co n g reg a zio n e dei bianco vestiti, facendosi qui prin­ cipium devotionis Beate M arie Virginis. È su ll’ altare di quella cappella che egli faceva porre connam seu majestatem, e ve la ponea probabilm ente in servigio della congregazione da lui fondata ; la quale im m agine con tutta probabilità a n ­ cora pigliò dalla compagnia medesima il soprannom e di M a­ donna bianca o in vestibus albis. Ed è a prò di questa cap­ p ella, a ltare , M adonna e c o n g r e g a z io n e , che egli istituì la cappellania nel 1400.

A p ro p o sito della quale cappellania ancora una cosa. S e v o i leggeste da capo a fondo l’ atto di sua istituzione, vo i vedreste com e essa è tutta cosa del canonico Giovanni da S. Stefano. Il canonico Lanfranco d ’ O tto n e non è neppur nom inato. L a dotazione è fatta dal da S. Stefano con beni di sua esclusiva proprietà, c o m e si evince fin dal primo esor­ dire di esso atto costitutivo per le parole volensque (il detto c a n o n ico G io v a n n i) Deo et Christo Jesu illam facere portionem bonorum que sibi sua pietate donavit : e da tutto il contesto è ch iarissim am ente conferm ato, trovandosi in esso atto fatte ri­ serv e e ritenuti diritti non soliti ad accordarsi se non a chi fonda di p ro p rio , ordinato un funebre anniversario per l’ anima di detto G io v a n n i e non d’ a l t r i , ed altre cose somiglianti. P e r le quali resterebbe affatto eliminata l’ idea troppo comune c h ’ egli, il canonico G io v a n n i da S. S tefano, abbia operato in sostituzione di un altro suo c o l l e g a , sia stato esecutore di una ordinazion e altrui, abbia infine fatto ogni cosa per adem­

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piere al testamento del canonico Lanfranco d’ O tt o n e . Q u esto atto finisce con un elenco di arredi sacri lasciati dal detto canonico G iovanni a decoro ed uso della m edesim a cappella, che è una delizia a leggersi.

Un calice e un Crocifisso d’ argento cum. armis Gentilium Faiamonicarum et Spinularum. Un Missale collo stem m a proprio et cum clavaturis I I I I unciarum de argento. U na pianeta di velluto rosso cum fusto uno beate Marie cum liliis et aalUò aureis fodrata etc. E poi drammatiche, conT è scritto là, e tu- nicelle, piviali e paramenti da vivi e da morti toti fu m iti cum gramocis, cum osmadis e le armi de’ Squarciafico e poi càmisa fulata, e poi toagie e toaielte, et banchale et banchine de mis sali, et mandileta recamata, e via su questo tono altre cose non poche.

Ma voi direte: a che scopo tutta quest’ ultim a tiritera? A che s c o p o ? A far sempre più toccar con m a n o , che la m em oria inviata a R o m a , nella quale la cappellania è detta sua cioè del canonico da S. Stefano, suam cappellaniam, e si dà merito a questi di aver donato arredi sacri alla chiesa di S. L o r e n z o , ha intima relazione con questo docum en to e questo con quella; e tutto affinchè non venga a nessuno il ticchio di volerm i mettere questo documento in d is p a r t e , quasi possa essere estraneo alla nostra quistione. C i ò dichia­ r a to , veniam o a conchiudere qualche cosa da tutto il già detto. 1: da co nchiudere:

i.° ^ 1C *n S· L oren zo prim a del 1399» e non dubito anche dire fino da' suoi inizi, era benissimo un altare e una cap­ pella dedicata alla Madonna : e fu un mio errore l’ avere stampato che forse non ce n’ era.

2.0 C h e questo altare e questa cappella era là o v e presen­ tem ente è la cappella del Santissimo Sacram ento.

3." C h e la Im m agine venerata a questo altare e in questa cappella, co m un em ente indicata col solo nom e Beata M ariæ

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2 5 6 G I O R N A L E L I G U S T I C O

V irm iis dovea avere il titolo dell’ Assunta. Me ne è indizio 6 *

Γ indicazione di un testamento trovata in un inventario di carte appartenenti alla chiesa di San L o r e n z o , che conservasi nell’ Archivio di Stato, ed è in questi termini:

i j o o :

Testamentum Domini Francisci de Ambrosiis inserviens pro altare Assumptionis B. M aria Virginis. Me lo conferma la pittura che anche oggi si vede nel.sem icatino o truina, per dirla all’ antica, dell’abside di detto altare fattavi eseguire dai signori Lercari dopo ch e, assuntone il patronato nel 1559, la ricostrussero tutta e Γ ador­ narono senza certo ripudiarne F antico titolo, e parmi venga anche indicato nel documento del 1400 tanto a lungo già da noi esaminato nella parola gloriosae , che è annessa per due volte al nome di M a r i a , dicendo : ac Virginis gloriose M arie matris ejus, e poco dopo ad altare dicte Virginis gloriose; giacche mi sembra che qui il gloriose non sia un semplice addiettivo d’ on ore, ma si tenga luogo di t it o l o , come a dire Vergine in gloria, Vergine Assunta nella gloria celeste (8).

4.0 C h e il canonico Giovanni da S. Stefano fece dipingere le pareti e la vòlta di questa cappella, prima che la si rinno­ vasse dai Lercari, e fece porre dentro di essa un quadro con una nuova immagine della Madonna.

5.0 C h e nel 1399 il medesimo canonico iniziò a questo al­ tare, in questa cappella, la confraternita ( devotionem) de’ bianco vestiti; e probabilmente da questa confraternita venne il nom e di Madonna in vestibus albis all’ immagine di Maria suindi­ cata. Il qual titolo, col tem po, fece quasi dimenticare il più antico dell’ Assunta.

6° C h e nel 1400 il medesimo canonico istituì del suo una cappellania perpetua, da adempiersi da un sacerdote che dovea essere annoverato tra i preti del Duomo, a quell’ altare e in quella cappella, e forse a comodo di quei congregati con i quali raccomandò al cappellano di andare possibilmente d’ ac­

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7 .0 Che, venuto a morte nel 1406 detto canonico, i suoi colleghi in vista di questa congregazione da lui iniziata, della cappellania da lui fondata, e degli arredi lasciati alla chiesa ed altre cose, inserirono nel diario degli anniversari F onore­ vole m em oria di lui che vedemmo inviata a R om a nel 1682. 8.° Finalmente, che la cappella già di Nostra Signora A s ­ sunta, poi di Nostra Signora in vestibus albis, rifatta dai L e r ­ cari dopo il 1 5 5 9 , venendo giù per centinaia di anni, atteso il custodir che si facea nel suo altare il Santissimo Sacra­ m ento, da questo pigliò il nom e presso il volgo, come atte­ stano nel 1706 a m onsignor A rciv e sc o vo Lorenzo Fiesco i canonici stessi della Cattedrale, finché nel 1821 fu al Santis­ simo Sacramento definitivamente dedicata.

H N ostra Signora del S o c co rso ? N ostra Signora del S o c ­ corso non ha nulla che fare con questo altare e cappella; nulla col canonico G iov an n i da S. Stefano, nè coi documenti che lo riguardano; e F invio a Rom a nel 1682 della memoria riguardante il canonico da Santo Stefano, ricavata dal Diario degli anniversari, fu uno svarione comm esso da chi, distante centinaia di anni dai fatti cui intendeva provare con quella produzione, equivocò, togliendo una cosa per F altra e for­ zando con aggiunte importune quella mem oria a dire quello che non diceva e non dice.

Ma forse a questa ultima conclusione non vorreste ancora v e n ir e , 0 s ig n o ri, senza aver anche esaminato il testamento del canonico Lanfranco di O tton e citato con tanta precisione dal C ordiviola e dal N egro tto. E cosi lo potessimo esaminare ! Io non dubito che ci darebbe un forte rincalzo a quanto ab­ biamo detto finora, e al pari degli atti del da S. Stefano si mostrerebbe affatto estraneo a Nostra Signora del Soccorso. Se è vero quel che dicono coloro che lo citano , non può essere altrimenti. Non ci vien ricantato da tutti che il suo contenuto fu mandato ad effetto da Giovanni da S. Stefano?

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258 G I O R N A L E L I G U S T I C O

Dunque esso contenea cose analoghe a quanto fece questo suo esecutore a dirla con loro. Ma vedemmo che il fatto dal canonico G iovan ni non si attiene punto alla Madonna del Soccorso : dunque nem m eno Lanfranco col suo testa­ mento. Ma esso è irreperibile. O g n i ricerca fatta da me e da altri riuscì vana ; e credo che manchi da un pezzo. Il C o rd iv io la e il N egro tto , benché lo citino, non lo debbono aver ved u to n em m en o essi. Se il N egrotto lo avesse veduto, m i pare che non avrebbe tralasciato di porne una copia in riga coi m olti allegati dei quali sotto nome di tavole arricchì il suo m anoscritto. In un fascicolo intitolato Repertorio di p resso che tutte ìe scritture esistenti n e ll’ A r c h iv io Capitolare di S . L o r e n z o ( 9 ) , compilato un cento anni f a , capitatomi alle mani rovistando carte nell’ A r ch iv io di S ta to , non figura punto. E nel 1682 credete c h e , se fosse esistito, se fosse stato conosciuto e fosse stato a p r o p o s ito , non avrebbe avuto la preferenza per essere mandato a Roma in luogo di quella s c a r s a , vaga e interpolata notizia tolta dal Diario in perga­

m ena ?

Del resto non ci incresca di esso se noi possiamo avere , giacché in e s s o , per dirne un’ altra, n o n potremmo assoluta- m ente tro v a r nulla che riguardasse un’ im m a gin e la quale tardò ancora quasi due secoli a pigliar sede in San Lorenzo.

M a d u n q u e , d i r e t e , a voi è nota un’altra origine ? S ì , 0 s i g n o r i , però senza alcun m erito mio. Il merito è tutto del signor P itto il q u ale, dopo avere, come tutti i s u o i anteces­ sori , riportata qual origine del Santuario di N ostra Signora del S o cco rso quella che ora a m e sembra errata, dice di aver

tro vato nello A r c h iv io C apitolare di S. Lorenzo un’ altra no­ tizia cui afferma di riferire colle stesse parole nei termini seguenti ( 1 0 ) :

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» la venerazione ne’ loro bisogni, ma altresì per la costante » tradizione che fosse questa Im magine levata da un mona- » stero quasi abbandonato nella contrada di M olcento deno- » minato di S. Maria del Soccorso, restato desolato per causa » della pestilenza ; ed era vicino ad altro di S. Defendente ; » onde rimastevi sole due monache con la loro abbadessa » Luchesina de’ M i c h e l i , estinte q u e s t e , com e in notaro » Baldassarre de Coronato , restarono incorporati i loro siti » al monastero di S. A n d rea; e la miracolosa Im magine fu » trasferita dai divoti in la Metropolitana ».

Da questa notizia però il signor Pitto si contenta di tirar soltanto la conseguenza di una antichità per la sacra E f f ig e al di là della immaginata fin qui, dicendo : « Dalla qual cosa » ci sia lecito dedurre come innanzi assai che non in D u o m o » Ella riscuotesse pubblica venerazione ». Q uasi voglia dire che questa Immagine stata posta, secondo lui e chi scrisse prima di lui dai canonici Lanfranco e G iov an n i in D u o m o là nel 1399, prima di questa data fosse venerata in M o rce n to da chi sa quanti anni , e di là la togliessero detti canonici per stabilirla nella Metropolitana. Ma io non la v e g g o c o s ì, e ne traggo ben altra conseguenza. Dispostissimo a con ce­ dergli che questa Immagine di N ostra Sign ora possa aver avuto in Morcento venerazione per lunghissimi anni al di là anche di ogni suo desiderio, io dico e dirò sempre che di là non la disagiarono menomamente i due prefati canonici nel 1399. Dirò di più, che da questa stessa notizia da lui rin ve­ nuta si capisce che la Madonna del Soccorso venne collocata in San Lorenzo non prima del secolo decimosesto. N o n è detto in essa notizia che « la miracolosa Immagine fu trasferita, in la Metropolitana » quando i « siti » dei due monasteri di Morcento furono incorporati al monastero di S. A n d r e a ? N o n vien citato in questa notizia il notaro Baldassare de C o r o ­ nato? O r bene il de C oron ato rogava dal 1475 al 1 5 2 3 , e

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G I O R N A L E L I G U S T I C O

si sa che la incorporazione dei due citati monasteri a quello di S. A n d rea avvenne precisamente dopo il 1500, in forza della riforma dei chiostri femminili che appunto allora ala­ cremente si p ro m o v e v a nel ligure Dominio da entrambe le autorità civile ed ecclesiastica in pieno accordo tra loro.

In un m anoscritto, che ho ragion di credere essere del Pe- rasso ( 1 1 ) , l e g g o che le ripentite· di San Defendente, le quali aveano anche la chiesa di S. Maria Annunziata e del So c­ corso, furono soppresse e il loro monastero fu unito a S. A n ­ drea : che gli atti relativi cominciarono il 22 ottobre 1502 in notaro Baldassarre de C o ro n a to e finirono il 21 agosto 1 5 1 5 in notaro V in c e n z o Molfino. La chiesa per altro non fu chiusa così subito. M o n sign o r Bossio, visitatore apostolico, la vide ancora nel 1582, e la nomina e la dice chiesa sem­ plice , ossia Oratorium Dominœ M aria de Succursu.

C o n questo, ecco la nuova derivazione tanto onorifica per la N o stra M adonna del S o cco rso quanto e più di quella te­ nuta fino al. g io rn o presente per la sola vera.

L a Effigie sacra di N . S. del Socco rso sarebbe stata per lunghissimi anni nella chiesa del Soccorso in Morcento, donde pigliò il n o m e ; là per grazie e tante e singolari si avrebbe acquistata una bella fama di m iraco lo sa, e tanto grande e bella da fare che venuto il tempo di dover lasciare quella sua antica sede, i divoti non patirono che rimanesse senza culto; e perchè l’ avesse giudicarono di trasportarla nulla meno che nella chiesa principale della città ed archidiocesi, forse ritenendo che ogni altra sede potesse riuscire al di sotto dei meriti suoi. V e n u ta così essa intorno al 1590 o 1600 nella M etropolitan a con già una bella aureola di venerabilità e preso posto all’ altare dei Saporiti, eccola continuare e forse crescere i favori celesti in modo da attirare a sè son per dire tutte le anime pie.

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giungere il 1682. Essa merita le corone del Capitolo V a ti­ cano, e se ne fa dimanda. Peccato che a cento anni di di­ stanza la memoria dell’ uomo fallisca, e a provare l’ antichità del culto a questa Immagine non si siano sapute produrre da chi ne ebbe Γ incarico che poche righe estratte da un C a ­ lendario, righe che non hanno che fare con essa e per giunta dovute interpolare perchè avessero corso.

Se non che, mi è venuto un pensiero che io vi com uni­ cherò per vedere se si possono conciliare le cose, ben inteso però che , salvi i punti che sono giustificati s t o r i c i , tutto il resto ora dovete avere quale una mia induzione e nulla più. Il pensiero è che forse nel tratto di tem po che passò tra

1590 c ir c a , epoca in cui l’ im m agine del S occo rso entrò in San L o r e n z o , e il 1682 epoca in cui furono chieste al C a ­ pitolo Vaticano le corone del Legato Sforza, tra le due im­ magini, quella di S. Maria in vestibus albis e quella del S o c ­ corso, per ciò che spetta al culto loro, sia avvenuta com e a dire una fusione , non legale ma di fatto : di m odo che agli occhi del Marana questa Immagine del Socco rso dovesse com ­ parire come subentrata a quella in vestibus albis, ed egli si credesse di poterla tenere com e una continuazione di quella. Delle trasformazioni al loro riguardo ne sono avvenute. V e ­ diamo un po’ come potrebbe essere andata la cosa.

Là dove al presente in San L oren zo è la cappella del Sa­ cramento era ab immemorabili la cappella di Nostra Signora

Assunta. Questo è sicuro.

V ogliam o ammettere che nel 1390 il canonico Lanfranco di O tton e abbia avuto il pensiero di erigere in questa cappella una pia congregazione e fondare una cappellania, ed abbia perciò in testamento disposto quanto occorreva ; supponiamo per altro ancora che questo testamento, qualunque ne sia stata la causa, rimanesse lettera m o rta, e per questo m otivo se ne sia perduta la traccia ( 1 2 ) .

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2 Ê 2 G I O R N A L E L I G U S T I C O

N e l 1399 il canonico G io van n i da S. S te fan o , non già perchè fosse designato dal Lanfranco esecutore della sua ul­ tima v o lo n tà , ma per islancio di sua propria d ivo zio n e, fa sue le idee del defunto c o lle g a , se pur ciò si può dire, e col proprio denaro ristora la cappella, dà impulso alla congregazione de’ bianco vestiti, colloca sull’ altare un quadro della M a d o n n a, istituisce la cappellania e tutto il resto che già ve d e m m o . Il quadro della Madonna qual titolo avrà avuto? Q u e llo di S. M aria in vestibus albis l’ ebbe dopo e in grazia del pio co n so rzio col quale aveva relazione; fu un soprannome; ma il n om e e il titolo prim itivo e v e r o ? Io non lo so. Però, considerando che era posto a infervorare una compagnia di flagellanti, i quali ivano per le vie cantando lo Stabat Mater e invocando misericordia e pietà ; di più, sapendo che questo quadro form ato a diversi compartimenti portava nel mediano e principale di questi rappresentato il Crocifìsso con appiè della croce la V e r g in e addolorata, rappresentanza che in altri luoghi e tempi si dice e si diceva una Pietà , m ’ immagino che esso quadro lo si designasse appunto con questo nome e quindi probabilm ente il suo titolo fosse la Pietà o Nostra Signora della Pietà ( 1 3 ) .

P e r un pezzo è grande la divozione a questa Immagine sostenuta dallo zelo della pia congregazione; ma nel corso di cento cin q u a n ta n n i la congregazione scade dal primo fer­ v o r e e la divo zion e all’ Im m agine si affievolisce.

N e l 1559 i signori Lercari hanno l’ antica cappella dell’As- sunta, cui m ettono a nu ovo nel 1570. In questi lavori vien rim osso il quadro della Pietà, detto della Madonna in vestibus albis, e forse più non si rimette. Il nome di cappella di N o ­ stra Sign ora in vestibus albis in forza dell’ abitudine resta ancora, perchè i nomi sono gli ultimi a scomparire; resta la cappellania; resta a n c h e , benché languente, il consorzio, il

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tiene dai Lercari di poter nella cappella far certe sue uffi­ ciature ( 1 4 ). Ma il quadro è scomparso, e con esso se ne è ita la divozione del popolo a quella Immagine. Se non che in San Lorenzo intorno al 1590 vien collocato all’ altare dei Saporiti il quadro di N ostra Signora che era nella chiesuola

φ

del Soccorso in Morcento. Madonna la quale, dice il Marana che a’ suoi dì si venerava sotto il titolo della P resen ta zio n e. Il popolo la chiama del Soccorso , perchè proveniente dalla soppressa chiesa di questo nome. Qualche divoto , m em ore dell’ antica e scomparsa Madonna in vestibus a lb is, che forse come dissi avea nome di Madonna della P ie tà , accoppia il titolo dell’ antica al volgar soprannome della n u o v a e comincia a chiamare la nuova Im magine col nom e di Madonna del Soccorso e della Pietà. Trovan dosi che questi due titoli se la dicono così bene insieme, torcendo però alquanto il senso del secondo, cioè dai dolori della V e rgin e alla bontà del suo cuore compassionevole, il novello intitolamento piace. U n lo dice, l’ altro lo ripete, e il nuovo titolo passando di bocca iu bocca si diffonde e si rassoda. Ed ecco fusa insieme alla nuova la memoria dell’ a n t ic a , ecco la Madonna della P r e ­ sentazione detta del Socco rso fatta diremmo erede della M a ­ donna della Pietà detta in vestibus a lbis. Ed ecco agli occhi del Marana nel 1682 la Madonna del S o c co rs o essere com e una sola cosa colla Madonna in vestibus a l b i s, e quindi at­ tribuire all’ ultima venuta ciò che propriamente è della prima. Intanto anche il nome di S. Maria in vestibus a lb is si dilegua affatto dalla memoria e dalla mente del popolo, e subentrato a quello si radica invece il nom e di S. Maria del S o cco rso e della Pietà, che col venire degli anni a noi più vicini si racconcia e si riordina nell’ altro di N ostra Sign ora della Pietà e del Soccorso.

C h e ve ne pare, o sign ori? Quando realmente fosse a v v e ­ nuto tutto qu esto, al Marana , al N egro tto e al C o rd iv io la

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2 6 4 G I O R N A L I - L I G U S T I C O

non avrem m o certo da menar buoni i loro anacronismi per giunta buttati là senza nem m en o avvertircene; ma sembrami che ne vo rre m m o loro men m ale, e a noi riuscirebbe più facile il tollerarceli in pace senza però lasciare di riordinarne la storia mettendo ciascuna cosa al suo posto.

Pr. Ma r c e l l o Re m o n d i n i.

N O T E E D O C U M E N T I

(1) P . L u ig i P e rso g lio della C . di G . — C enn i storici su ll’ Im m agine di N . S . d e lla P ie tà e del Soccorso che si venera nella chiesa M etropo­ litan a di G en o va scritti in occasion e del secondo C entenario della sua In co ro n azio n e — pubblicati per cura d ella C o m m issio n e .— G enova, 1883.

C a v . A n to n io P itto . — La L ig u ria M ariana — I Santuari di G enova. O p e ra postum a. — G en o va , 1884.

O ltre g li anteriori storici e scrittori.

(2) C a n o n ico F ran cesco N e g ro tto , M S. — G iuseppe Banchero — Il D u o m o di G en o va illu strato e descritto.

(3) G io rn a le L ig u stico di A r c h e o lo g ia , Storia e L etteratura. V o l. XI, pag·. 132. A n n o 1884.

(4) Il docum en to continua ancora c o s i: « Et prò anim a dom ini T h o m e » de R iu la rio canonici sim iliter quando m ori contigerit. E t propter hoc » ann iversariu m dictus dom inus T h o m a s em it unum locum mutuorum » veteru m de bonis dom ini Johannis supradicti et ipsius domini T h om e » distribuend os in ter fratres et capellan os de proventibus ipsius qui in- » terfuerint ipsiu s anniversarii » ( forse anniversariis).

(5) Istituzione di cappellania fitta da G iovanni da Santo Stefano ca­ n on ico di San L o ren zo in G en ova l ’ anno 1400, secondo che si legge in un fo g lio m an oscritto che si con serva n ell’ A rch iv io del C apitolo di detta ch iesa m etro po litan a intestato sul d o sso: « Testam entum can.cl Johannis de S . S tep h an o ».

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suffragia illud habetur potissimum quod per celebrationem m issarum et divina officia pro animarum salute Altissim o exhibetur, et quod ipse sem per ad retributionis eterne premium sue mentis aciem direxit, illiu s A p o sto li non immemor verbi per quod dicitur qui parce sem inat parce et m etet et qui seminat in benedictionibus de benedictionibus m etet vitam eternam ; et cupiens terrena in celestia et transitoria in eterna felici com m ercio com m utare, volensque omnipotenti Deo creatori et Salvatori nostro C h risto Jhesu illam facere portionem bonorum que sibi sua pietate don avit , et que sibi sit grata et ipsius dni Johannis ac parentum et benefactorum suorum ad uberiorem salutem proficiat animarum, quod diu in vo to gessit producens in actum constituit, in presentia venerabilium viro ru m d o m i­ norum Benedicti Adurni prepositi, Petri de Illionibus m agistri scholarum , Johannis de Godiliasso, Ludovici Rodini, Marchi de C a rio , G eo rgii de Si- gestro et T h om e de Haliarco canonicorum et Capitu li dicte E cclesie Ja- nuensis insimul capitulariter pro infrascriptis peragendis sono cam panule more solito congregatorum, solum actu in dicta E cclesia residentium .

Ad laudem gloriam et honorem Om nipotentis Dei creatoris et S a lv a ­ toris nostri Christi Jesu ac V irginis gloriose Marie m atris ejus totiusque Curie celestis , et pro redemptione animarum ipsius parentum et bene­ factorum suorum , in dicta ecclesia Januensi ad altare dicte V irg in is g lo ­ riose cujus capellam et truinam depingi et connam seu m ajestatem supra dictum altare poni fecit·, unatn capellaniam in titulum perpetui beneficii constituit et ordinavit in hunc m odum : videlicet quod in ea perpetuo unus sacerdos singulis diebus ad dictum altare teneatur et debeat m issam ce­ lebrare, et in dicta ecclesia interesse aliis divinis officiis diurnis et nocturnis prout et sicut alii capellani dicte ecclesie tenentur et facere consu everunt. Insuper dictus dominus Johannes prefatis dominis canonicis et C a p itu lo , stipulantibus et recipientibus nom ine et vice capellani presentandi et instituendi ad dictam capellaniam , donavit et assignavit et pro donatis et assignatis de cetero in perpetuum haberi voluit in dotem et pro dote dicte capellanie loca quinque scripta super ipsum dom inum Joh annem in com peris novis Sancti Pauli quorum singulus reddit seu reddere debet an- nuatim libras octo januinorum. Item loca duo scripta super ipsum in co m - peris veteribus Sancti Pauli, in compera scilicet magna V en etoru m , quorum singulus reddit seu reddere debet annuatim libras decem januinorum ; et ex nunc prout ex tunc transtulit et donavit omnem proprietatem et dom inium predictorum locorum septem ad utilitatem et usum fructum dicti capellani et pro dote et in dote ejusdem ; que loca perpetuo stare et rem anere voluit scripta super ipsum et ejus collum pnam , et quod n ulla ratione v e l

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GIORNALE LIGUSTICO

causa, seu quovis co lore quesito, describi vel removeri possint seu quoquo alio modo in aliu m vel alios transferri vel ad alium usum preter pre- dictum aliqualiter deputari, retenta tamen sibi et reservata omnimoda po­ testate in vita sua tantum habendi percipiendi utendi et fruendi omnes fructus redditus et pro ventu s predictorum locorum prout et sicut sibi pla­ cuerit et melius videbitur e x p e d i r e , quandocumque videlicet in vita sua capellanum non duxerit presentandum. Reservata etiam sibi potestate in vita sua vendendi dicta loca seu partem eorum et per actum inde redi­ g endum co nvertendi in emptione possessionum seu terraticorum loco ipsorum lo co ru m pro dote capellanie predicte si sibi melius videbitur expedire.

E t quia tam de jure quam de consuetudine in constructione sive dota- tione ecc lesie vel capelle co nsu everunt et possunt a patronis jura aliqua retineri et re s erva ri, que et qualia sibi retinuit et reservavit duxit p r e - sentibus particulariter et per ordinem exprimenda.

E t p rim o sibi retinuit et reservavit idem dominus Johannes in vita sua jus patronatu s in predicta capellania, cum omnimoda potestate presen- tandi instituendi ponendi et ordinandi presbiterum in capellania predicta si et quando ei placuerit et ei melius videbitur expedire. Post vero vitam suam retinet et reservat jus patronatus dicte capellanie, cum potestate presentandi dictum presbiterum in capellania predicta, pro domino D o m i­ nico de F lisco archid ia cono dicte ecclesie et domino Francisco C a lvo B anch erio si eid em su pervixerint; sin autem, retinet et reservat dictum jus patronatus cum potestate predicta pro major; de Capitulo dicte ecclesie Januensis, seu qui pro majori habeatur, hoc modo : videlicet pro preposito dicte ecclesie, et ipso absente pro archidiacono, et archidiacono absente pro m agistro scolarum , et ipsis tribus absentibus pro antiquiori in etate canonico in presbiteratus ordinibus c o n stitu to , seu cujus prebenda pre­ sbiterum r e q u i r a t , et in dicta ecclesia residente, et pro majori natu ex filiis dicti dom in i F r a n c i s c i , ita quod dictum jus patronatus perveniat in perpetuum ad m ajorem de C apitu lo modo quo supra et ad majorem natu filiorum dicti do mini F ra n c isc i, et ipsius filiis deficientibus ad majorem natu descendentium ex filiis dicti domini Francisci de recta linea et ma­ sculina, et de leg itim o m atr im onio in perpetuum.

Item retinuit et re servavit quod perpetuo capellanus dicte c apellanie, qui pro tem p ore fuerit, teneatur dare singulis annis dicto domino Fran­ cisco C a l v o in vita sua, et post ejus vitam majori natu ex filiis suis et deinde majori natu ex descendentibus a filiis suis, libras decem candelarum

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Item retinuit et reservavit quod perpetuo dictus capellanus teneatur sin­ gulis annis quater, scilicet de mensibus maij augusti n o v em b ris et fe­ bruarii, celebrare facere anniversarium unum solemne in cantu et in nota pro anima dicti domini Johannis in dicta ecclesia ad dictum a l t a r e ; et canonicis intervenientibus dicto singulo anniversario dare debeat soldos viginti, et totidem capellanis dicte ecclesie; intendens prefatus do minus Johannes emere unum locum in altera dictarum com perarum super eo scribendum , qui reddat singulis annis libras octo que pro dicto anniver­ sario errogentur.

Item retinuit et reservavit quod dictus capellanus in vita ipsius domini Johannis teneatur et debeat ad mandatum et voluntatem dicti domini Johannis ei adesse et assistere ac servire in suis oportunitatibus, eumque associare quocumque voluerit, et ire ad ecclesiam Sancti Pancratii Ja- nuensis cujus ipse dominus Johannes prior e s t , et ibidem celebrare et moram trahere si dicto domino Johanni placuerit et videbitur, iusto D e i impedimento cessante.

Item voluit statuit et ordinavit quod si dictus capellanus defecerit suo defectu aut negligentia in dicta ecclesia ad dictum alta re c e l e b r a r e , et aliis horis canonicis que in dicta ecclesia decantantur non i n te re rit , pro missa quam non celebraverit perdat soldum unum , et pro singula hora tantumdem ; que pecunia per Capitulum de proventibus hujusm odi exigetur et dicto Capitulo applicetur.

Item voluit et ordinavit quod dicti patroni teneantur et debeant pre­ sentare dictum presbiterum Capitulo dicte ecclesie infra unum mensem a die vacationis in antea computandum, ad quod Capitu lum institutio et admissio ac repulsio dicti capellani debeat pertinere, qui Cap itu lu m te­ neantur et debeant presbiterum eis presentandum sine contradictione vel difficultate quacumque recipere et admittere in capellanum dicte capellanie, et illum ad omnia benefitia et honores dicte ecclesie tractare prout faciunt et facere consueverunt alios capellanos ecclesie predicte, d u m m od o y d o n e u s fuerit, alias ipsum repellere quousque ydoneus presentetur.

Item voluit et ordinavit quod si dicti patroni infra dictum m ense m ca­ pellanum non presentaverint, quod tunc et pro ea vice defectum et negli- gentiam ipsorum patronorum in presentando capellanum suppleant C a p i ­ tulum antedictum, salvo semper jure patronatus predictis patronis in vacationibus secuturis. Voluit etiam et ordinavit quod omnis correctio v i­ sitatio et reformatio capellani predicti spectet et spectare debeat ad C a p i­ tulum dicte ecclesie, prout et sicut aliorum capellanorum dicte ecclesie spectat et spectare consuevit.

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GIORNALE LIGUSTICO

Preterea cupiens prefatus dominus Johannes quod dictus capellanus non habeat defectum ad celebrationem misse ad altare predictum, donavit dictis dominis canonicis et Capitu lo , recipientibus nomine et vice dicti capellani, ornamenta res et bona infrascripta, volens quod hujusmodi or­ namenta pro altari sint et solum deputentur ad ornatum dicti altaris, et ornamenta pro induendo presbiterum celebraturum sint et deputentur tam ad usum canonico rum et dicti capellani quam etiam aliorum capellanorum so lu m ad dictum altare debentium celebrare, et quod dicta ornamenta res et bona perpetuo conserventur in sacristia dicte ecclesie in infrascripto ba ncali, in quo fiant due clavature et due claves quarum unam teneat dictus capellanus et aliam sacrista dicte ecclesie.

It em volu it quod dictus capellanus dictam capellam quantum mundam teneat et de ea diligentiam et curam habeat ; et quantum comode et h o­ neste poterit illis de devotione Nostre Domine nuper ad dictum altare instituta debeat gratificari.

V e r s a v ic e dicti domini canonici et Capitu lum volentes dicte ecclesie m eliora prospicere, et quod in ipsa ecclesia cultus divini numinis augeatur, acceptantes predicta omnia et singula et ipsis consentientes, promiserunt et co nvenerunt dicto domino Johanni stipulanti semper dicto capellano in canonica dicte ecclesie iuxta m ore m ipsius ecclesie unam cameram assi­ g nare ubi com od e poterit co m m o rari, et ipsum capellanum ad honores et beneficia dicte ecclesie admittere et tractare prout ceteros capellanos dicte ecclesie tractant et tractare consueverunt. Insuper dicto domino Johanni stipulanti et confitenti dicta bona infrascripta penes se habere, qui habet curam sacristie dicte ecclesie, res et bona hujusmodi infrascripta ut supra donata in custodiam assignarunt.

Q u e om nia etc. — Sub etc. — Ratis etc. etc. Q u e qu id em res et ornamenta sunt hec.

P r im o , calix unus argenti cum armis Gentilium Falamonicarum et Spi­ nularum cum Cru cifixo unciarum X X III.

Item missale unum completum secundum usum romane c u r i e , cum arm is dicti domini Johannis et cu m clavaturis IIII unciarum de argento.

Item pianeta una veluti rubei cum fusto uno ad istoriam beate Marie cu m liliis et galis aureis fodrata cendato trezenello rubro.

Item dram atica et tunicella zeytoni celestini cum gramoci< octo camo- cati verm ilii laborata cum g a ü s et liliis aureis.

Item puviale unum panni aureati de damasco cum fusto trino aureo et cu m duobus osm adis et cum sex pomis perlatis ad arma dicti domini

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Item paramentum unum pro mortuis totum furnitum.

Item aliud pro mortuis totum furnitum cum uno fusto rubeo.

Item unum aliud paramentum album cum armis de Gentilibus et Squar- zaficis cum uno Agnus Dei.

Item camisa.tria fulata cum stolis et manipolis cordonis et amictis et cum gramocis de dezurio deaurato.

Item manipulus unus et stolla una de camocato cum g alis et liliis aureis.

Item unum camisum fulatum, cum stolla manipulo et amicto et cord ono cum gramocis bisantati.

Item cossini duo veluti et alius arzurus cum armis de Spinolis et G e n ­ tilibus et Falamonicis.

Item toagie due. Item toaiette XIIII. Item toaiotta una magna.

Item palium unum listatimi cum armis de Spinolis et Falam onicis. Item tapetum unum longum palmis X X et latum VIIII.

Item banchine due cum figuris in campo viridi.

Item alia banchina de viridi cum armis dicti domini Johannis. Item banchale unum de uno misali.

Item aliud bandiate cum (loco) ponendi candellas dicte capelle. Item una capsa de nuce.

Item toaiocete due de seta quarum una listata est de auro. Item alia mandileta recamata.

Item cordoni duo de seta vermilia cum duobus pomis de auro. 0 0

Actum etc. M C C C C die primo Octobris.

(6) Annali, all’anno 1278. Volume 1°. pagine 455. — A n z i truina forse significa tutta la parte rotonda dell’ abside, secondo una bella induzione che sentii dalle labbra del signor Co rnelio Desimoni.

Si sa che le basiliche cristiane sì foggiarono sulle antiche romane in cui i gentili tenevano tribunale. I giudici in quelle risiedevano nella parte fatta a semicerchio, che corrisponde al presbiterio e coro delle nostre chiese. Di qui il nome di tribunal a questa parte delle basiliche. D a tri­ bunal viene tribuna, da tribuna soppresso il B venne triuna in bocca al volgo, e da triuna truina, invertita la postura delle lettere I ed U . Esem pio di questa inversione si ha nel nome Luitprando, che in antico si diceva Liutprando secondo che si ritrae da monumenti sincroni a quel R e.

(7) Canonico Stefano Parodi. — Il secondo Centenario d ell’ incoro na­ zione dell’ Immagine di Maria SS. della Pietà e del S occorso — R ela ­

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