• Non ci sono risultati.

Nota trimestrale nazionale sull’andamento della stagione irrigua. Ottobre – dicembre 2009

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Nota trimestrale nazionale sull’andamento della stagione irrigua. Ottobre – dicembre 2009"

Copied!
66
0
0

Testo completo

(1)
(2)

1 Nota trimestrale Nazionale sull’andamento della stagione irrigua

 

Progetto “Sistemi Irrigui” nell’ambito della Rete Rurale Nazionale

Responsabile del Servizio Ambiente ed uso delle risorse naturali in agricoltura Guido Bonati

Responsabile del progetto Raffaella Zucaro (zucaro@inea.it)

Responsabile dell’attività Antonio Papaleo (papaleo@inea.it)

Gruppo di lavoro:

Antonio Papaleo e Simona Capone (regioni del Centro Nord); Marco Taddei (regioni meridionali); Alfonso Scardera e Manuela Paladino (Molise); Anna Maria Lapesa e Domenico Casella (Puglia); Dario Macaluso (Sicilia); Federica Floris, Cinzia Morfino e Gianluca Serra (Sardegna); Vincenzo Sequino e Rossana Spatuzzi (Campania); Silvia De Carlo e Teresa Lettieri (Basilicata).

Supporto tecnico: Fabrizio Mirra.

L’attività di monitoraggio non sarebbe stata possibile senza la collaborazione delle seguenti Istituzioni:

Mipaaf, Direzione generale per la Qualità dei Prodotti Agroalimentari - Qpa IV - Fondo di solidarietà nazionale; Dipartimento della Protezione Civile, Centro Funzionale Centrale;Regione Valle d’Aosta; Regione Piemonte; Regione Liguria; Regione Veneto; Regione Lombardia; Regione Friuli Venezia Giulia; Provincia Autonoma di Trento; Provincia Autonoma di Bolzano; Regione Emilia-Romagna; Regione Toscana; Regione Lazio; Regione Umbria; Regione Molise; Regione Campania; Regione Basilicata; Regione Puglia; Regione Sicilia; Regione Sardegna; Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente - Servizio idro-meteo della Regione Emilia-Romagna;Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Lombardia; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Piemonte; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia; Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Veneto; Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo- forestale della Toscana; Agenzia servizi settore agroalimentare delle Marche; Autorità di bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico; Autorità di bacino fiume Arno; Autorità di bacino fiume Po; Agenzia interregionale per il fiume Po; Autorità di bacino fiume Tevere; Centro di agrometeorologia applicata regionale della Regione Liguria; Consorzio di bonifica di II grado per il Cer; Consorzio di bonifica Parmigiana Moglia Secchia; Consorzio di bonifica II grado generale di Ferrara; Consorzio di bonifica e irrigazione Canale Lunense; Consorzio di bonifica Naviglio Vacchelli; Consorzio di bonifica Cellina Meduna; Associazione irrigazione Est Sesia; Associazione irrigazione Ovest Sesia; Enti regolatori dei grandi laghi (Consorzi di gestione dei bacini dell’Adda, Chiese, Mincio, Oglio e Ticino); Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste della Regione Lombardia; Ente regionale di sviluppo agricolo della Regione Friuli Venezia Giulia; Institut agricole régional della Regione Valle d’Aosta; Istituto sperimentale agrario di San Michele all’Adige; Unione regionale bonifiche Emilia-Romagna; Unione regionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari della Lombardia; Agenzia regionale per l’innovazione e lo sviluppo dell’agricoltura nel Molise; Consorzio di bonifica Destra Sele; Consorzio di Bonifica Ufita; Consorzio di Bonifica Velia; Molise acque; Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura; Autorità di bacino interregionale della Basilicata; Consorzio di bonifica Vulture-Alto Bradano; Consorzio di bonifica Alta Val d'Agri; Consorzio di bonifica Bradano-Metaponto; Consorzio di bonifica della Capitanata; Associazione siciliana dei Consorzi ed Enti di bonifica e di miglioramento fondiario; Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna; Ente acque della Sardegna.

(3)

2 Indice

1. Sommario ... 3

2. Andamento meteorologico ... 10

3. Stagione irrigua nel Bacino del Po ... 12

4. Stagione irrigua nei Bacini del Nord Est Italia ... 21

4.1 Bacini dell’Adige, del Brenta e del Piave ... 23

4.2 Bacino del Tagliamento e dell’Isonzo ... 25

5. Stagione irrigua nei Bacini dell’Italia Centrale ... 30

5.1 Bacino dell’Arno e Ombrone ... 31

5.2 Bacino del Tevere ... 37

6. Stagione irrigua nei Bacini del Sud e Insulari ... 40

6.1 Molise ... 40 6.2 Campania ... 42 6.3 Basilicata ... 46 6.4 Sicilia ... 50 6.5 Sardegna ... 54 6.6 Puglia ... 54

(4)

3 1. Sommario

L’autunno 2009, dal punto di vista meteorologico, già a partire dal mese di settembre si è presentato con situazioni differenti nelle diverse aree del Paese. Settembre è stato un mese caratterizzato dal caldo, in particolare al Centro Nord, e da piogge, che in alcune regioni del Sud, come le Isole e la Calabria si sono manifestate anche sotto forma di nubifragi.

Ottobre è stato un mese contraddistinto, a fase alterne, da temperature piuttosto fredde per il periodo e da pioggia nelle regioni del Sud. Successivamente, il mese di novembre, si è presentato piovoso e con nevicate abbondanti sulle Alpi, ma con temperature spesso sopra la media del periodo. A dicembre la presenza sull’Italia di correnti atlantiche hanno portato a precipitazioni frequenti e anche abbondanti su tutte le regioni, a precipitazioni nevose anche a quote basse. Nella seconda parte del mese, masse d’aria fredda provenienti dall’Europa centro orientale hanno portato temperature piuttosto gelide.

In tutte le regioni, le frequenti piogge hanno permesso il recupero, in alcuni casi solo parziale, del deficit idrico accumulato nel suolo nel corso della stagione estiva.

Se nel corso dei successivi mesi le temperature non dovessero aumentare troppo, le abbondanti nevicate potrebbero costituire una buona riserva, che tornerà utile nella futura stagione primaverile ed estiva.

Per quanto riguarda la disponibilità degli invasi la situazione si presenta differenziata nelle diverse parti del Paese.

Le disponibilità invasate nei 4 grandi laghi lombardi considerati, ad eccezione del lago di Garda il cui miglioramento è stato meno marcato rispetto agli altri 3, hanno mostrato un sensibile aumento del livello a fine novembre, grazie alle precipitazioni che nel corso del mese e soprattutto nell’ultimo periodo, hanno caratterizzato quest’area del Paese. Dal confronto tra i valori medi delle altezze idrometriche dei laghi di ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009 la condizione delle altezze registrate nel IV trimestre 2009 è risultata peggiore degli altri anni solo per il lago di Iseo, mentre per gli altri il dato è risultato inferiore soltanto allo stesso trimestre del 2008, che è stato caratterizzato da abbondanti precipitazioni.

Per il Po, ad esempio nell’importante stazione di Isola S. Antonio, in Piemonte, l’andamento delle portate transitanti è stato, in linea di massima, costante e con una tendenza all’aumento, soprattutto dopo le piogge del mese di novembre, con una portata media di picco di oltre 1.100 m3/s. Tuttavia, si rileva che la portata media transitata nel corso del mese di novembre è stata di circa il 40% in meno rispetto alla portata media mensile storica (344 m3/s a fronte di 563). Ancora, nel settore piemontese, il fiume Tanaro, ad Alba, nonostante la tendenza all’aumento registrata a partire da novembre, nello stesso mese ha presentato una portata media mensile inferiore di circa il 34% rispetto alla portata media mensile storica.

(5)

4

Sempre in riferimento al Po, nella sua sezione centrale, anche a Cremona, Boretto, Pontelagoscuro e Palantone sul Po, le portate transitate sono state inferiori alla media storica, sia nel mese di ottobre che di novembre.

Tutto ciò evidenzia che nonostante siano state abbondanti le precipitazioni non sono riuscite a determinare dei significativi deflussi, almeno per i mesi di ottobre e novembre.

Anche nel settore del Nord Est, le condizioni idrologiche dei fiumi Adige e Brenta hanno evidenziato un andamento delle altezze pressoché costante e, soprattutto per l’Adige, il mese di novembre, a confronto con i precedenti periodi, è risultato tra i più poveri in termini di deflusso idrico. Per i principali serbatoi del Piave solo l’evento idrologico di inizio dicembre ha consentito una repentina ripresa del volume complessivamente invasato, seguita da una sostanziale stabilizzazione che ha mantenuto il volume su valori elevati e sopra la norma. Mentre per il serbatoio del Corlo (Brenta), il volume invasato è stato più vicino alla norma ed in linea con gli ultimi anni. Per le sezioni montane del Piave e dell’Alto Bacchiglione le portate naturali, nel corso di ottobre e novembre, si sono mantenute costantemente su valori assai inferiori alla media, tipici degli anni più siccitosi, con pochi giorni di modesto e transitorio aumento.

Per quanto attiene i bacini del Centro Italia, la situazione idrologica non è stata molto dissimile da quella dei bacini del Nord. Ad esempio, i valori di altezza idrometrica dell’Arno, alle stazioni di di Montevarchi e S. Giovanni Vena Valle, si sono mantenuti sempre al di sopra dello zero idrometrico, ma il loro valore medio, fino a quasi tutto novembre, è risultato inferiore rispetto a quello osservato negli ultimi anni. Anche le condizioni idrologiche di altri corsi d’acqua toscani, tra i quali il Serchio, e l’Ombrone, hanno ricalcato l’andamento delle altezze registrate per l’Arno. Così come per l’Albegna e il Cecina. Tutti i fiumi, hanno solo parzialmente, beneficiato dell’importante ondata di piena che si è registrata a causa delle intense precipitazioni, a cavallo tra l’inizio e la fine della terza decade di dicembre. Di una certa entità, infatti, è stata l’ondata di piena verificatesi in questo periodo soprattutto per il Serchio, che straripando ha causato ingenti danni al territorio circostante. Le altezze del fiume sono aumentate vertiginosamente, tanto da passare da 2,62 m, sullo zero idrometrico, della media giornaliera del 22 dicembre ai 7,31 m del 23 e raggiungendo il massimo con 8,96 m nel giorno di Natale.

Per quanto riguarda il meridione, in tutte le regioni, la disponibilità di acqua presente negli invasi, principale fonte di approvvigionamento per quest’area del Paese, nonostante i prelievi estivi, a fine settembre, si presentava più che buona. Con l’arrivo delle piogge autunnali, tale disponibilità, ad eccezione della Campania, si è mantenuta su buoni livelli, soprattutto rispetto all’anno precedente, consentendo di ipotizzare ottime prospettive per la prossima stagione irrigua.

In Campania, infatti, i dati relativi alle disponibilità di risorsa dei principali invasi ricadenti nel bacino dell’Alento, hanno evidenziato un bilancio positivo nella disponibilità, soprattutto nei mesi di ottobre e novembre, mesi in cui le disponibilità, anche se di poco, si presentavano migliori di quelle dello stesso periodo del 2008. In dicembre, invece, a differenza di altri bacini nazionali, le disponibilità di risorsa contenuta negli invasi è risultata in diminuzione e inferiore a quelle del

(6)

5

dicembre 2008. Tale situazione, è da ricondurre, in gran parte, alle minori precipitazioni che si sono registrate in questo IV trimestre 2009 in quasi tutta la regione, rispetto allo stesso periodo del 2008.

In merito alla risorsa superficiale afferente ai bacini del Molise, nel corso del trimestre in esame, non sono state evidenziate particolari criticità. Il volume invasato del lago di Ponte Liscione è risultato in linea con gli ultimi anni, merito delle precipitazioni accorse e della buona situazione di partenza in cui versava l’invaso. Infatti, alla fine del mese di agosto, i volumi invasati erano superiori a quelli registrati negli ultimi 10 anni, denotando un buono stato di salute delle riserve idriche.

Per le aree della Basilicata, che lo scorso anno hanno sofferto a causa della scarsa risorsa accumulata negli invasi, le disponibilità evidenziatesi nei vari invasi regionali nel corso del trimestre, hanno segnato un trend positivo, merito anche delle “scorte” accumulate durante l’inverno e la primavera scorsa. Escludendo la diga Gannano, tutti gli invasi lucani, e soprattutto quello di Monte Cotugno, hanno registrato buoni valori nei volumi di acqua invasata, lasciando ben sperare per la futura stagione irrigua. Al 31 dicembre la disponibilità di acqua presente negli invasi, complessivamente, risultava pari ad oltre il 60% della capacità utile regionale con uno scarto positivo, rispetto allo stesso giorno del 2008, pari al 125% in più.

In Sicilia, gli accumuli pluviometrici di tutto il 2009 hanno consentito un notevole approvvigionamento idrico nei serbatoi regionali. Il volume complessivo di acqua invasato nei principali invasi dell’isola, a fine ottobre, superava notevolmente quello registrato nello stesso periodo degli anni scorsi. Infatti, a fine ottobre 2009, questo ammontava a 610 milioni di m3 contro 265 milioni di ottobre 2008 e 286 di ottobre 2007.

La maggioranza degli invasi si trovava, sempre a fine ottobre, ad un livello di riempimento mediamente al di sopra del 60% della propria capacità di invaso. Solo alcuni invasi, come è stato già osservato nei mesi scorsi, hanno continuato a registrare valori decisamente inferiori.

Nonostante le precipitazioni relativamente insufficienti e le temperature elevate rispetto alle medie stagionali, nei principali invasi della Sardegna, a fine novembre erano presenti nel sistema degli invasi 1.315 milioni di m3 d’acqua, pari al 68,9% della capacità complessiva. Tuttavia alcuni invasi, hanno comunque sofferto, soprattutto tra ottobre e novembre, la scarsità di precipitazioni, come ad esempio l’invaso del Cuga, che presentava livelli idrometrici negativi.

Come detto, nonostante l’autunno 2009, dal punto di vista meteorologico, si è presentato con situazioni differenti nelle diverse aree del Paese, le piogge cadute su tutte le regioni nel corso di questo ultimo trimestre, hanno determinato danni anche al settore agricolo (fig. 1.1).

(7)

6 Figura 1.1 – Principali aree con danni da maltempo nel corso del trimestre ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA, 2009

Nei primi giorni di ottobre, infatti, una violenta perturbazione che ha interessato il versante tirrenico della provincia di Messina ha causato numerosi danni all’agricoltura, sia a colture arboree come agrumeti, vigneti e oliveti, sia a produzioni orticole e floricole. Anche la zootecnia ha avuto danni con perdita di capi di bestiame e, in alcuni casi sono andate distrutte anche intere strutture aziendali.

Come già accaduto nel trimestre precedente, anche nei mesi di ottobre e novembre, in provincia di Cosenza si sono verificati danni all’agricoltura dovuta alle piogge persistenti. I maggiori danni sono stati riscontrati in aree ricadenti nel territorio dei comuni di Acri, Aprigliano, Bianchi, Bocchigliero, Celico, Colosimi, Longobucco, Panettieri, Parenti, Pedace, Rogliano, S. Giovanni in Fiore, Serra Pedace, Spezzano della Sila e Spezzano Piccolo.

(8)

7

A metà ottobre, pioggia e vento hanno causato problemi rilevanti alle colture nella maggior parte delle regioni italiane, ma in modo particolare in Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise. A causa di allagamenti e smottamenti di terra, sono state gravemente danneggiate le produzioni orticole, gli alberi da frutta, i vitigni e gli oliveti. Forte vento e trombe d’aria hanno provocato pesanti conseguenze alle strutture agricole e in particolare alle serre.

Anche l’eccezionale ondata di maltempo di fine dicembre ha provocato danni all’agricoltura su tutto il territorio nazionale.

Inoltre, si è stimato che almeno 3.000 ettari di campi coltivati soprattutto a cereali ed in particolare a grano duro sono stati sommersi dall’acqua nelle campagne toscane delle province di Pisa e Lucca per effetto dello straripamento del fiume Serchio, verificatosi a fine dicembre. In queste zone, oltre alla caduta di una grande quantità d’acqua in tempi ristretti, si è assistiti ad uno sbalzo di temperatura di una ventina di gradi che ha fatto sciogliere le nevi delle montagne dell’Alta Versilia, determinando un ulteriore afflusso d’acqua nei torrenti, nel fiume Serchio e nel lago di Massaciuccoli, col risultato che vi sono stati diversi straripamenti, esondazioni e frane. Danni ingenti, inoltre, si sono rilevati per gli ortaggi, coltivati in serra e in piena aria quali spinaci, cavoli, bietola. Anche gli impianti arborei, come i frutteti, rischiano l’asfissia, in particolare i pescheti. In provincia di Pistoia, sono stai rilevati danni alle colture floricole della Val di Nievole e nell’area vivaistica lungo il fiume Ombrone. Ai danni immediati provocati dalla pioggia e dallo straripamento si devono, con molta probabilità, aggiungere quelli i cui effetti si vedranno nel tempo. Infatti, molte aziende agricole non potranno coltivare e lavorare i campi fino a che le acque non saranno defluite.

Per quanto attiene l’agricoltura, in alcune aree del Nord, come in Valle d’Aosta, le condizioni meteorologiche favorevoli di questo inizio autunno hanno permesso di effettuare il terzo taglio dei prati fino a ottobre inoltrato. Tuttavia, il ricaccio di erba per un successivo pascolamento è stato limitato dalla scarsità di acqua. Nei frutteti, la mancanza di precipitazioni, le temperature elevate (considerato il periodo) e i venti forti e costanti hanno impoverito le riserve idriche del suolo, tanto da costringere gli agricoltori ad intervenire attraverso irrigazioni anche in questo periodo che solitamente non vengono effettuate. Anche nella prima parte del mese di novembre, le miti condizioni meteorologiche hanno determinato un prolungamento del pascolamento autunnale, che si è spinto, quest’anno, oltre il periodo abituale.

La situazione meteorologica, non eccessivamente piovosa e con temperature elevate, ad ottobre, anche in pianura, come ad esempio in Emilia-Romagna, ha fatto si che il contenuto idrico dei suoli risultasse basso, a differenza dei rilievi, i cui terreni risultavano generalmente caratterizzati da buoni livelli di umidità. Anche a novembre i terreni di pianura, dal parmense all'area occidentale del ferrarese e di una vasta area della Romagna, presentavano livelli di contenuto idrico ancora moderatamente inferiori alla norma, tuttavia, grazie alle piogge, soprattutto di inizio e fine mese, il contenuto idrico dei terreni si presentava su livelli decisamente maggiori rispetto ad ottobre; inoltre, in questo periodo, tuttavia, come rilevato da ARPA, lo sviluppo delle colture presenti in campo non

(9)

8

ha risentito eccessivamente delle suddette condizioni di umidità dei terreni, poiché l’umidità presente è stata sufficiente alla regolare germinazione e sviluppo dei cereali autunno-vernini appena seminati. Infatti, al Centro Nord, a differenza dello scorso anno, la preparazioni dei letti di semina per le semine dei cereali autunno vernini e la stessa semina, grazie alle più o meno ottimali condizioni agrometeorologiche dei mesi di ottobre e novembre, si sono svolte con regolarità.

Se da un lato l’andamento meteorologico è stato favorevole all’agricoltura, per altri aspetti ha generato qualche problema. Ad esempio, in Veneto e per il radicchio, le elevate temperature di questi mesi, in alcune zone (veronese e trevigiano in particolare) hanno generato uno sviluppo eccessivo delle piante, con conseguente difficoltà nella formazione del grumolo.

Come accennato nella precedente nota del trimestre luglio settembre, il quadro della campagna olivicola 2009, a livello nazionale, si è presentato piuttosto disomogeneo. Nelle principali aree di produzione del Sud e del Centro Italia, la produzione ha subito dei leggeri cali rispetto alla passata campagna mentre, al Nord, la campagna è stata piuttosto positiva, sia in termini a quantitativi che qualitativi.

Per il mais, ad ottobre, quasi ovunque è terminata la raccolta e la produzione rispetto agli anni scorsi non è risultata delle migliori. Infatti, oltre alle questioni dei prezzi di mercato, alcuni problemi specifici hanno riguardato le coltivazioni, specie quelle del Nord Italia. Quest’anno, infatti, vi è stata una enorme proliferazione della diabrotica, un insetto che nutrendosi delle radici delle piante è in grado inficiare enormemente il raccolto.

Per quanto attiene al riso, le prime stime sulle produzioni, nel complesso, hanno evidenziato dei risultati soddisfacenti. Nel 2009 si sono registrati aumenti nel settore risicolo nazionale, che ha vantato anche il primato europeo per superfici e raccolti. Tale fenomeno, in parte è da attribuire alla particolare situazione dei prezzi di mercato dei frumenti, e dei cereali foraggeri che, fin dall’anno scorso, ha evidenziato un trend decrescente generando, nel 2009, nelle aree più vocate la scelta di della coltivazione del riso. Infatti, quest’anno, la superficie risicola nazionale è aumentata di oltre 14.000 ettari. A livello territoriale l’aumento è apparso generalizzato, coinvolgendo tutte le aree interessate alla coltivazione del riso, più accentuato nelle risaie lombarde rispetto a quelle piemontesi. In merito alle rese, le buone condizioni vegetative della coltura all’epoca della raccolta hanno permesso di prevedere, nella media nazionale, un miglioramento rispetto alla scorsa campagna (anche se non sono ancora disponibili stime ufficiali sulla produzione 2009); il raccolto, considerando anche la crescita delle superfici seminate, dovrebbe raggiungere 1,5 milioni di tonnellate, contro 1,39 milioni della scorsa campagna.

In Sardegna, nel corso del trimestre, la eterogenea distribuzione delle precipitazioni con situazioni variabili non solo da provincia a provincia ma anche all’interno di aree della stessa zona, ha determinato, al contrario di gran parte del territorio italiano, rallentamenti ed interruzioni nelle operazioni di semina, raccolta e lavorazioni colturali in genere. Nelle coltivazioni di finocchio (primo ciclo), la prolungata bagnatura dell’apparato fogliare dovuto all’elevato tasso di umidità, ha causato infezioni dovute al fungo “Ramularia foeniculi”, detto anche “Cercosporidium punctum”,

(10)

9

che in stadio avanzato producono una forte diminuzione della funzionalità fotosintetica delle piante. Nell’oristanese la produzione di arance si aggira intorno ai 200 q.li/ha, con limitate riduzioni in alcune zone dovute alle eccessive piogge autunnali. Per le olive da mensa e da olio, si riscontra in tutta l’isola, una bassa produzione sia in termini di quintali di olive raccolte che di olio prodotto. Per quanto concerne i vigneti, nella zona del sassarese, le produzioni sono state qualitativamente ottime, con elevate gradazioni.

Con il periodo autunnale i tre Consorzi di bonifica presenti sul territorio lucano hanno avviato le procedure di chiusura dei vari impianti di competenza, ultimando l’attività irrigua laddove le pratiche colturali presenti non necessitano della distribuzione della risorsa acqua. Il Consorzio di bonifica Alto Agri ha completato le erogazioni per uso agricolo intorno alla metà di ottobre su tutto il comprensorio, ad eccezione della zona di Sant’Arcangelo e Senise dove l’acqua è stata destinata a utilizzazioni aziendali diverse. Nessuna problematica è emersa, in questo periodo, per quanto riguarda le attività di messa a dimora di colture autunno-vernine che non hanno incontrato difficoltà visto l’agevole accesso ai campi, a differenza dello scorso autunno, che sono stati ostacolati da estesi allagamenti.

Il Consorzio di bonifica Vulture Alto Bradano ha terminato l’attività irrigua intono alla prima settimana di dicembre, motivata dalle coltivazioni di brassicacee presenti nell’area e sostenute ad oggi dalle condizioni meteorologiche sostanzialmente favorevoli. Le uniche richieste, attualmente, provengono dal territorio di Melfi sul quale sono localizzate diverse serre destinate alla floricoltura, soddisfatte dall’acqua accumulata. Stessa situazione per i territori di Rionero, Barile, Rapolla e Atella, dove, in area prevalentemente collinare e pre-montana, il Consorzio gestisce delle oasi irrigue interessate soprattutto da orti a gestione familiare che usufruiscono di pozzi con emungimento di acqua di falda. Per entrambi i Consorzi, ovviamente, sono in essere tutte le attività di manutenzione degli impianti e di scarico dei medesimi per preservarli dalle eventuali gelate invernali.

Il Consorzio Bradano-Metaponto ha mantenuto in attività solo alcune prese d’acqua afferenti all’invaso di Monte Cotugno per far fronte alle colture orticole in serra tipiche della zona.

E’ stata già avviata, a partire dal 16 novembre e fino al 31 gennaio 2010, la sottoscrizione ex novo di tutte le prenotazioni arboree 2010, a fronte della necessità di aggiornare la banca dati consortile relativamente sia ai dati colturali (specie e varietà della coltura), che a quelli anagrafici e catastali. Inoltre, a seguito dello stato di crisi in cui versa il settore primario in generale, la Regione Basilicata ha ritenuto opportuno provvedere alla sospensione della riscossione del canone irriguo fino a febbraio 2010 con riferimento all’esercizio 2009.

(11)

10 2. Andamento meteorologico

L’avvio di quest’ultimo trimestre dell’anno, dal punto di vista meteorologico, è stato contraddistinto da un mese di ottobre caratterizzato da una prima decade calda ed asciutta, la seconda molto fredda e mediamente piovosa e, la terza piuttosto mite sotto l’aspetto delle temperature ma accompagnata da piogge. L’aumento delle temperature massime ha mostrato i valori più alti nella prima decade, soprattutto nel Centro Nord, mentre nelle due decadi successive si è verificata una diminuzione.

Nel corso della seconda decade, l’Italia è stata interessata da correnti di aria fredda provenienti dal Nord Europa, che hanno determinato diffuse condizioni di instabilità, più evidenti per le Regioni del versante adriatico e per quelle centro meridionali. In seguito, il persistere di una circolazione atmosferica in prevalenza anticiclonica, alimentata per gran parte del periodo da correnti meridionali, ha caratterizzato l'intera penisola italiana con un clima sostanzialmente mite ed umido.

Il mese di novembre è stato contraddistinto da nubi, piogge e temperature leggermente inferiori alla media, soprattutto nel corso della prima decade, che hanno favorito anche sporadiche nevicate. Nel corso del mese, sulle Alpi e Prealpi è nevicato a partire dai 1.000-1.200 m. È nevicato anche nelle vallate alpine del Veneto e dell'Alto Adige anche a quote più basse. In tutto l'arco alpino e lungo l'Appennino settentrionale è nevicato già a partire dagli 800 m, ma nel Cuneese e a ridosso dell'Appennino ligure di Ponente la neve si è spinta localmente fino ai 500 m. Accumuli significativi oltre i 1.300-1.500 m, si sono registrati sul settore centrale fra alto Piemonte e alta Lombardia. In sintesi, la fase meteorologica che ha attraversato l’Italia nel corso del mese di novembre, è stata contraddistinta da una notevole umidità presente nell’aria ed un cielo a tratti nuvoloso soprattutto al Centro Nord, caratterizzandosi un clima tipicamente autunnale ma mite, quindi piovoso, ma con temperature al di sopra della media stagionale soprattutto nella seconda parte del mese.

L’inizio del mese di dicembre è stato caratterizzato dalla presenza sull’Italia di correnti atlantiche che hanno portato a precipitazioni frequenti un po' su tutte le regioni. Si è assistito a precipitazioni nevose sulle Alpi, anche a quote medie, mentre sull’Appennino le nevicate hanno interessato quote oltre i 1.800-2.000 m.

Nel corso della seconda decade, sul bacino centrale del mar Mediterraneo, lo scontro tra masse d’aria dalle diverse caratteristiche fisiche e dalla differente provenienza ha favorito la formazione sull’Italia di aree di bassa pressione che hanno generato nubi e precipitazioni frequenti. Al Sud si sono registrate quasi esclusivamente precipitazioni piovose a causa delle temperature abbastanza elevate, mentre al Nord si è assistito soprattutto a nevicate, in particolare nelle aree più fredde a ridosso di Alpi ed Appennini. Nelle regioni centrali si sono verificate piogge nei principali fondovalle e nelle aree pianeggianti, mentre la neve è caduta soprattutto lungo l’Appennino nelle zone collinari sopra i 500 m di quota e in montagna.

(12)

11

Successivamente, una circolazione prevalentemente depressionaria è persistita su tutta l’Italia determinando frequenti nubi e precipitazioni, che nelle aree più fredde hanno determinato abbondanti nevicate. Inoltre, l’aria fredda proveniente dall’Europa centro orientale ha portato temperature gelide e anche nevicate abbondanti su gran parte delle regioni settentrionali.

(13)

12 3. Stagione irrigua nel Bacino del Po

Le maggiori precipitazioni, che hanno interessato l’intero bacino, sono da ricondurre ai mesi di novembre e dicembre. Dal grafico 3.1 emerge come, ad eccezione delle stazioni di Torino Caselle e Verzuolo (per le quali il dato è disponibile solo per il mese di dicembre), le precipitazioni sono sempre state superiori a quelle degli anni 2006 e 2007 e in alcuni casi hanno anche superato quelle del 2008, che è stato un anno caratterizzato da importanti apporti pluviometrici nel periodo in esame.

Grafico 3.1–Confronto tra i mm di pioggia cumulata nell’area del bacino del Po, ottobre-dicembre 2006–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2006, 2007, 2008, 2009

Uno degli indici climatici, che si collegano al potenziale deficit di risorsa nei suoli, è il BIC (bilancio idro–climatico del suolo), ottenuto dal confronto tra le precipitazioni occorse e la quantità di acqua dissipata dal sistema suolo–colture attraverso l’evapotraspirazione (ETP).

Nel grafico 3.2 è riportato l’andamento lineare assunto dai valori medi del BIC relativi alle diverse aree provinciali ricadenti all’interno dell’intero bacino del Po, per il periodo ottobre-dicembre. Per facilità di analisi il bacino del Po è stato suddiviso in tre aree: alto bacino del Po (nel quale ricadono i territori delle province di Aosta, Torino, Vercelli, Cuneo, Asti, Alessandria, Novara e Pavia), medio bacino del Po (in cui ricadono le aree delle province di Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona e Lodi) e basso bacino del Po (con i territori delle province emiliano romagnole di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara).

(14)

13 Grafico 3.2 – Andamento del BIC per il bacino del Po nelle decadi, ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2009

Come si evince dal grafico, in tutte e tre le aree i valori di BIC, nel corso delle decadi presentano un simile andamento nelle diverse aree considerate. Sono evidenti i valori negativi delle prime due decadi di ottobre, caratterizzate da temperature elevate e poche precipitazioni. Successivamente, con l’arrivo delle piogge e il ridimensionamento delle temperature, il BIC ha assunto, in tutte le aree, valori positivi tipici del periodo. Da evidenziare, tuttavia, l’andamento altalenante del mese di novembre che, pur essendo stato caratterizzato da piogge in tutto il Nord e da temperature al di sopra della media stagionale, ha evidentemente presentato valori elevati di evapotraspirazione delle colture, facendo assumere al BIC valori prossimi a zero nella seconda decade del mese.

Nel segmento occidentale del bacino del Po (alto Po) è stato analizzato lo stato idrologico dei principali corsi d’acqua superficiali utilizzati a fini irriguo, quali la Dora Baltea (a Tavagnasco), il Tanaro (ad Alba), lo Scrivia (a Serravalle) e lo stesso Po, monitorato presso la stazione idrometrica di Isola S. Antonio, stazione di rilevamento, che segna in pratica lo spartiacque tra alto e medio bacino del Po. Nella sezione centrale del bacino, ha assunto maggiore risalto l’analisi idrologica del sistema dei grandi laghi lombardi le cui acque, attraverso i rispettivi fiumi emissari (il Ticino, l’Adda, l’Oglio e il Mincio), confluiscono a valle, nel Po. Infine, nell’ultimo settore del bacino, per il monitoraggio idrologico, sia dal punto di vista delle altezze idrometriche che dei flussi di portata, sono stati utilizzati dati rilevati presso le stazioni di Piacenza, Cremona, Boretto, Borgoforte, Palantone sul Po e Pontelagoscuro (fig. 3.1).

(15)

14 Figura 3.1 - Bacino idrografico del fiume Po e principali stazioni idrometriche

(16)

15

Prendendo in esame il settore occidentale del bacino del Po, durante il trimestre considerato (dati al 13 dicembre), l’andamento delle portate rilevate transitanti nei fiumi monitorati (ad eccezione del fiume Dora Baltea per il quale le portate sono state piuttosto altalenanti) è stato in linea di massima costante e con una leggera tendenza all’aumento, soprattutto dopo le piogge del mese di novembre. Tuttavia, sia nel mese di ottobre che di novembre, si sono registrati deflussi al di sotto del valore medio storico. L’altalenanza nei deflussi, in gran parte, è da attribuire alle fasi di attività e di fermoimpianti delle centrali idroelettriche situate in territorio valdostano. Infatti, sia la Dora Baltea che i torrenti secondari risentono fortemente del regime idroelettrico locale.

Sempre in territorio piemontese, dei picchi significativi, dovuti alle ondate di piena, si sono registrati sul finire della prima decade e a fine novembre per il Tanaro. Lo Scrivia e il Po hanno mostrato un picco importante solo a fine novembre. Per il fiume Scrivia il giorno 30 si è registrato un valore di oltre 500 m3/s; mentre per il Po, sia il 30 novembre che l’1 dicembre, la portata media di picco è stata di oltre i 1.100 m3/s.

Nel grafico 3.3 è riportato il confronto tra la media delle portate dei fiumi che ricadono nella sezione di Nord Ovest del bacino e confluenti nel Po e le portate stesse del Po rilevate presso Isola S. Antonio.

Grafico 3.3 – Confronto tra le portate medie dei diversi fiumi nella sezione Ovest del bacino del Po, ottobre-dicembre, 2003, 2006, 2007, 2008 e 2009

(17)

16

Come si evince dal grafico, la portata media del trimestre in esame per tutti i fiumi è stata inferiore a quella dello stesso trimestre del 2008, periodo caratterizzato da abbondanti precipitazioni.

Come noto, l’andamento idrologico del bacino del Po risulta fortemente condizionato dal sistema dei grandi laghi lombardi (Maggiore, Como, Iseo, e Garda); queste acque, andando a confluire nel fiume Po, sono destinate anche all’irrigazione delle aree della pianura padana, sia in sinistra che in destra idrografica.

Le altezze idrometriche del lago di Garda, per tutto il periodo ottobre-dicembre 2009, hanno mantenuto un andamento costante sempre molto al di sopra dello zero idrometrico; il lago Maggiore ha registrato un trend decrescente fino alla fine del mese di novembre, quando ha raggiunto il suo valore minimo, mantenendosi comunque sempre al di sopra dello zero di riferimento. Il lago di Iseo e quello di Como, per tutto il bimestre ottobre-novembre, hanno registrato valori pian piano crescenti o vicini allo zero idrometrico. Tutti e 4 i laghi, ad eccezione del lago di Garda, il cui miglioramento è stato meno marcato rispetto agli altri 3, hanno avuto un sensibile rialzo del loro livello a fine mese di novembre, grazie alle precipitazioni che nel corso del mese, soprattutto l’ultima parte, hanno caratterizzato il Nord Italia (graf 3.4).

Grafico 3.4 – Altezza dei laghi relativa al trimestre ottobre-dicembre 2009 rispetto allo zero idrometrico (dati riferiti dal 1 ott. al 18 dic.).

Fonte: elaborazione Inea su dati Consorzi dei Laghi Lombardi, 2009

I livelli di altezza del lago Maggiore, rilevati presso la stazione di Sesto Calende, per tutto il trimestre, fatta eccezione del picco positivo sopra descritto, si sono presentati al di sotto dei valori di livello medi relativi al periodo storico 1942–20071, ma tuttavia ben al di sopra dei livelli minimi riferiti allo stesso periodo storico. Il netto miglioramento di fine novembre ha fatto si che i livelli si

      

1

(18)

17

attestassero, invece, al di sopra dei livello medi relativi al periodo storico 1942–2007. Stessa considerazione può essere fatta per il lago di Como anche se tale miglioramento ha lasciato i livelli al di sotto di quelli medi relativi al periodo storico 1946–20072 e, a metà ottobre sono stati molto vicini a quelli minimi relativi allo stesso periodo.

Il lago di Garda, monitorato presso la stazione di Peschiera del Garda, invece, ha mantenuto livelli superiori a quelli medi relativi alla media storica 1950–20073 per tutto il mese di ottobre, leggermente inferiori solo nella seconda parte di novembre, per poi ritornare su livelli superiori nel mese di dicembre.

Dal confronto tra i valori medi delle altezze idrometriche dei laghi di ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009 (graf. 3.5), appare evidente come la condizione delle altezze del IV trimestre 2009 sia peggiore degli altri anni per il lago di Iseo, mentre per gli altri laghi il dato è inferiore soltanto allo stesso trimestre del 2008, che ricordiamo è stato caratterizzato da abbondanti precipitazioni.

Grafico 3.5 – Confronto tra le altezze medie dei laghi, ottobre-dicembre (dati riferiti dal 1 ott. al 18 dic.) 2003, 2007, 2008 e 2009

Fonte: elaborazione Inea su dati Consorzi dei Laghi Lombardi, 2003, 2007, 2008, 2009

Infatti, se si analizzano le portate erogate dai laghi ai rispettivi fiumi emissari, dal confronto tra i valori medi del IV trimestre 2008 e 2009, si rileva un sensibile decremento dei volumi erogati nel 2009 in particolare per il lago Maggiore, d’Iseo e di Como, con portate medie inferiori rispettivamente di -59%, -56 e -48%. (graf. 3.6).

      

2 Consorzi dei laghi lombardi, 2009 

3

(19)

18 Grafico 3.6 – Confronto tra la media delle portate erogate nel trimestre ottobre-dicembre 2008 e 2009 (dati riferiti dal 1 ott. al 18 dic.).

Fonte: elaborazione INEA su dati Consorzi dei Laghi Lombardi, 2008, 2009

Anche le altezze idrometriche del Po, nella sezione finale del bacino (area Emiliano– Romagnola) secondo i dati di ARPA Emilia-Romagna riguardanti le stazioni idrometriche di Boretto, Pontelagoscuro e Palantone sul Po, hanno evidenziato un andamento piuttosto costante fino a fine novembre; superato il picco di fine novembre dovuto all’ondata di piena a seguito delle precipitazioni del mese, la tendenza è stata invece alla diminuzione (graf. 3.7).

(20)

19 Grafico 3.7 – Andamento del livello di altezza media del Po alle diverse stazioni di rilevamento per il trimestre ottobre-dicembre 2009 (dati riferiti dal 1 ott. al 18 dic.).

Fonte: elaborazione Inea su dati Arpa Emilia-Romagna, 2009

Dal grafico 3.8 è evidente come le ondate di piena hanno aumentato solo temporaneamente i valori delle portate transitanti, infatti, nei successivi giorni, queste sono tornate alla generale diminuzione, tanto che i valori di portata media dei mesi di ottobre e novembre sono risultati superiori, anche se di poco, solo a quelli registrati lo stesso periodo del 2007 (graf. 3.9).

Grafico 3.8 – Andamento delle portate del Po alle diverse stazioni di monitoraggio, ottobre-novembre 2009

(21)

20 Grafico 3.9 – Confronto tra le portate medie alle diverse stazioni per il periodo ottobre-novembre 2003-2009

(22)

21 4. Stagione irrigua nei Bacini del Nord Est Italia

Nel corso del IV trimestre i valori medi delle precipitazioni sono risultati piuttosto buoni, e ad eccezione della stazione di Verona, i valori dei cumulati sono superiori a quelli degli anni 2006 e 2007 e in alcune stazioni anche a quelli medi registrati nello stesso periodo del 2008 (graf. 4.1)

Grafico 4.1 – Confronto tra i mm di pioggia cumulata nell’area dei bacini del Triveneto, ottobre-dicembre 2006–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2006, 2007, 2008, 2009

Tra i bacini idrografici che caratterizzano il Nord Est sono stati analizzati quello dell’Adige (a cui afferiscono i territori delle province autonome di Trento e Bolzano ed in parte quelli di Verona); del Brenta (in cui ricadono le province di Vicenza, Padova ed in parte Trento); il bacino del Piave (che abbraccia le aree dell’intera provincia di Belluno ed in parte i territori della provincia di Treviso); il bacino del Tagliamento (provincia di Udine ed in minima parte Pordenone) ed infine quello dell’Isonzo (che comprende parte delle province di Gorizia e Udine).

Anche per quest’area, l’andamento del BIC ha mostrato valori negativi, maggiormente nei momenti in cui si è assistito alle alte temperature e scarse precipitazioni della prima e seconda decade di ottobre. Come è mostrato dai grafici che seguono (graff. 4.2 e 4.3), i valori del BIC,ad eccezione dei bacini del Tagliamento ed Isonzo, per i quali il valore si è mantenuto quasi sempre positivo, hanno manifestato la stessa evoluzione temporale in tutte le aree ricadenti all’interno dei bacini, con valori negativi solo nelle prime due decadi di ottobre, per poi raggiungere i valori massimi nei primi dieci giorni di novembre.

(23)

22 Grafico 4.2 – Andamento del BIC per i bacini del Brenta, Adige e Piave nelle decadi ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2009

Grafico 4.3 – Andamento del BIC per i bacini del Tagliamento e dell’Isonzo nelle decadi ottobre-dicembre 2009

(24)

23 4.1 Bacini dell’Adige, del Brenta e del Piave

La quantità di pioggia caduta sul Veneto4 durante il bimestre ottobre - novembre 2009 è stata, mediamente, pari a 189 mm con apporti che sono risultati inferiori del 19% alla media del periodo 1994-2008 (233 mm).

A livello di bacino idrografico (parte veneta) sono state riscontrate ovunque, rispetto alla media 1994–2008, condizioni di deficit pluviometrico rispetto alla media 1994-2008, con valori del -2% sul bacino del Lemene, -8% sulla Pianura tra Livenza e Piave, -11% sul Bacino Scolante,-17% sul Piave, -22% sul Brenta, -24% sull’Adige e -29% sul Fissero-Tartaro-Canal Bianco.

Il mese di ottobre è stato caratterizzato da una prima decade molto mite, così come l’ultima, mentre quella centrale è risultata particolarmente fredda; sulle Dolomiti la neve è caduta in più momenti sia sulle cime sia a quote relativamente più basse (gli apporti in quota si sono aggirati sui 20 – 30 cm). Il mese di novembre è stato caratterizzato dalle nevicate della prima decade, dalle temperature miti della seconda decade e dalla moderata nevicata del giorno 30 novembre (60-80 cm di neve fresca sulle Dolomiti a 2.000 m di quota). A fine novembre il territorio montano è risultato innevato soprattutto in quota, con spessori superiori ai valori medi di riferimento, tuttavia, la riserva idrica accumulata nel manto nevoso presentava valori ancora trascurabili.

Nei principali serbatoi del Piave l’evento idrologico di inizio dicembre ha consentito una repentina ripresa del volumecomplessivamente invasato, seguita da una sostanzialestabilizzazione che ha mantenuto il volume, al15 dicembre, su valori elevati e sopra lanorma. Andamento analogo per il serbatoiodel Corlo (Brenta), con volume invasato però più vicino alla norma ed in linea con gliultimi anni.

Per quanto riguarda le condizioni idrologiche dei fiumi Adige e Brenta, di seguito si riporta, in grafico, l’andamento delle rispettive altezze idrometriche, rilevate presso diverse stazioni di monitoraggio dislocate in territorio Trentino (S. Michele d’Adige, Trento e Vò Destro per l’Adige; Levico e Val Sugana per il Brenta) ed in quello Veneto (Verona, Badia Polesine e Cavarzere per l’Adige; Cismon del Grappa e Stra per il Brenta), riferite al IV trimestre del 2009, in cui si evidenzia un andamento pressoché costante (graff. 4.4 e 4.5).

      

(25)

24 Grafico 4.4 – Andamento delle altezze idrometriche del fiume Adige alle diverse stazioni di monitoraggio, ottobre-dicembre 2009 -500 -400 -300 -200 -100 0 100 200 300 07-o tt 11-o tt 15-o tt 19-o tt 23-o tt 27-o tt 31-o tt 04-n ov 08-n ov 12-n ov 16-n ov 20-n ov 24-n ov 28-n ov 02-d ic 06-d ic 10-d ic H (c m)

S. M. d'Adige Trento Vò Destro Verona Badia P. Cavarzere

Fonte: elaborazione INEA su dati dell’Ufficio Dighe–Provincia Autonoma di Trento, 2009

In tutte le stazioni di monitoraggio dell’Adige si è registrato un unico picco di innalzamento significativo intorno ai primi 3 giorni di dicembre.

Grafico 4.5 – Andamento delle altezze idrometriche del Brenta alle diverse stazioni di monitoraggio, ottobre-dicembre 2009 -100 0 100 200 300 400 500 07-o tt 11-o tt 15-o tt 19-o tt 23-o tt 27-o tt 31-o tt 04-n ov 08-n ov 12-n ov 16-n ov 20-n ov 24-n ov 28-n ov 02-d ic 06-d ic 10-d ic H (cm)

Levico Val Sugana Cismon Stra

(26)

25

Anche le stazioni di monitoraggio del Brenta hanno registrato valori pressoché costanti, con un abbassamento del livello delle altezze nella stazione di Stra da metà ottobre a metà novembre e un picco di innalzamento significativo, nelle altre stazioni, intorno al giorno del 30 novembre.

Per quanto riguarda le portate dell’Adige, presso la stazione di Boara Pisani (PD)5, durante il IV trimestre si sono mantenute al di sopra della soglia di criticità (posta intorno ai 75 m3/s); valori superiori a 200 m3/s si sono registrati il 2 e il 3 dicembre e dal 25 al 31 dicembre. Tale valore si è più che raddoppiato nei giorni del 26 e 27 dicembre.

In questo trimestre le portate naturali nelle sezioni montane del Piave e dell’Alto Bacchiglione si sono mantenute costantemente su valori assai inferiori alla media, tipici degli anni più siccitosi, con pochi giorni di modesto e transitorio aumento. I valori medi mensili di ottobre hanno oscillato tra il 25% (Astico a Pedescala) ed il 55% (Boite a Cancia) della norma e a novembre sono risultati tra il 50% (Alto Piave e Cordevole) e l'80% (Astico) della norma. In questo inizio di anno idrologico è defluito circa la metà del volume che normalmente defluisce. Le portate medie osservate nei principali corsi d’acqua del Veneto, prima delle forti piogge registrate negli ultimi due giorni del mese di novembre, risultavano nettamente inferiori ai valori di lungo periodo, in particolare quelle del fiume Adige; pertanto novembre 2009, a confronto con i precedenti periodi, è risultato tra i più poveri in termini di deflusso idrico.

4.2 Bacino del Tagliamento e dell’Isonzo

In corrispondenza della stazione idrometrica di Verzone, l’altezza idrometrica media giornaliera del fiume Tagliamento, da cui dipendono parte degli approvvigionamenti irrigui del Consorzio Ledra Tagliamento, nel corso del trimestre, è stata quasi sempre inferiore a quella registrata nello stesso periodo degli anni più recenti. Hanno fatto eccezione i picchi, ascrivibili alle precipitazioni, che soprattutto in due casi, fine novembre e metà della terza decade di dicembre, hanno fatto innalzare sensibilmente il livello delle altezze (anche oltre i 200 cm il picco di dicembre) (graf. 4.6).

      

(27)

26 Grafico 4.6 – Fiume Tagliamento presso la sezione di Verzone, confronto tra le altezze medie giornaliere, ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Unità Operativa Idrografica Udine–Friuli Venezia Giulia, 2003, 2007, 2008 e 2009

L’andamento delle condizioni idrologiche del torrente Torre presso le stazioni di Ponte Nimis e Molmentet, nell’arco del trimestre, è stato più o meno simile. Il livello delle altezze è stato sempre superiore allo zero idrometrico e, mediamente, a Ponte Nimis, le altezze, ad eccezione del picco di fine dicembre, sono state inferiori soltanto a quelle registrate nello stesso periodo del 2008; mentre, a Molmentet, le condizioni delle altezze, mediamente, sono state leggermente peggiori a quelle del 2007 ma migliori a quelle registrate nel 2003 (graff. 4.7 e 4.8).

(28)

27 Grafico 4.7 – Torrente Torre presso la sezione di Ponte Nimis, confronto tra le altezze medie giornaliere, ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Unità Operativa Idrografica Udine–Friuli Venezia Giulia, 2003, 2007, 2008 e 2009

Grafico 4.8 – Torrente Torre presso la sezione di Molmentet, confronto tra le altezze medie giornaliere, ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Unità Operativa Idrografica Udine–Friuli Venezia Giulia, 2003, 2007, 2008 e 2009

I dati idrologici del fiume Isonzo, da cui nel periodo della stagione irrigua dipendono i maggiori attingimenti irrigui (alle prese di Gorizia e Sagrado) del Consorzio della Pianura Isontina,

(29)

28

sono stati caratterizzati, alle stazioni di Gorizia e Gradisca, da una certa altalenanza nelle altezze6. Infatti, a differenza di altri fiumi del Nord Italia, l’Isonzo, ha presentato nel corso del trimestre diversi picchi delle altezze raggiunte, più o meno accentuati (graff. 4.9 e 4.10).

Grafico 4.9 – Fiume Isonzo presso la stazione di rilevamento di Gorizia, confronto tra le altezze medie ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Unità Operativa Idrografica Udine–Friuli Venezia Giulia, 2003, 2007, 2008 e 2009

Significativi sono stati i picchi registrati nelle due stazioni a fine dicembre. Alla stazione di Gradisca, tra il 22 e il 23 dicembre, l’altezza media ha avuto uno scarto di circa 3 m, passando dall’altezza media giornaliera di circa 4,8 m del 22 a quella media di 7,8 del 23 e raggiungendo, il giorno 25, un’altezza media di circa 9 m rispetto allo zero di riferimento.

      

6

Si ricorda che l’Isonzo è regolato in territorio sloveno da utenze di tipo idroelettrico e spesso, soprattutto in passato, durante la stagione irrigua sono emersi conflitti nell’uso delle acque.

(30)

29 Grafico 4.10 – Fiume Isonzo presso la stazione di rilevamento di Gradisca, confronto tra le altezze medie giornaliere, ottobre-dicembre 2003, 2007, 2008 e 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Unità Operativa Idrografica Udine–Friuli Venezia Giulia, 2003, 2007, 2008 e 2009

(31)

30 5. Stagione irrigua nei Bacini dell’Italia Centrale

Al pari delle regioni settentrionali, le precipitazioni, anche nell’area del Centro Italia, soprattutto tra novembre e dicembre, sono state quasi ovunque abbondanti (graf. 5.1). I cumulati del trimestre, ad eccezione della stazione di S. Piero a Grado, sono stati in tutte le stazioni superiori ai cumulati dello stesso periodo registrati negli anni 2006 e 2007 e tuttavia, soltanto in un caso, hanno supertao i valori del 2008, che si conferma anche in quest’area un anno ricco di acqua.

Grafico 5.1 – Confronto tra i mm di pioggia cumulata nelle aree del Centro Italia, media luglio-settembre 2006–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2006, 2007, 2008, 2009

In questa porzione del territorio nazionale, sono stati analizzati tre dei principali bacini idrografici: l’Ombrone (in cui ricade quasi tutta la provincia di Siena e parte del Grossetano), il bacino dell’Arno (che abbraccia i territori delle province di Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo, Pisa ed in parte il Senese) ed il bacino del Tevere (che si estende sulle province di Perugia, Terni, Rieti, Viterbo, Roma e su parte del senese e dell’aretino).

Questi tre bacini, come in altre aree del Paese, a causa delle scarse precipitazioni e delle temperature elevate, sono stati contrassegnati da un andamento del BIC che ha evidenziato un potenziale deficit di acqua nei suoli, soprattutto nelle prime due decadi di ottobre (graf. 5.2). Ha fatto eccezione, tuttavia, il valore assunto per il bacino del Tevere, per il quale i valori, sono stati leggermente migliori. In seguito l’andamento dei valori è stato pressoché simile, in tutti e tre i bacini, da un punto di vista dell’evoluzione temporale.

(32)

31 Grafico 5.2 - Andamento del BIC per i bacini dell’Ombrone, Arno e Tevere nelle decadi ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA –CMA, 2009

5.1 Bacino dell’Arno e Ombrone

I valori di altezza idrometrica del’Arno, rilevati presso le stazioni di monitoraggio di Montevarchi e S. Giovanni Vena Valle, si sono mantenuti sempre al disopra dello zero idrometrico, anche se il loro valore medio, fino a quasi tutto novembre, è risultato inferiore rispetto a quello osservato negli ultimi anni, soprattutto per il valore registrato a Montevarchi (graff. 5.3 e 5.4).

(33)

32 Grafico 5.3 – Fiume Arno presso la sezione di Montevarchi, confronto tra altezze giornaliere ottobre-dicembre 2003, 2006, 2007, 2008, 2009.

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana, 2003, 2006, 2007, 2008, 2009.

Grafico 5.4 – Fiume Arno presso la sezione di San Giovanni V. Valle, confronto tra altezze giornaliere, ottobre-dicembre 2003, 2006, 2007, 2008, 2009.

(34)

33

Dopo il picco registrato a fine novembre, che ha permesso un parziale recupero nel valore delle altezze, in tutte e due le stazioni, significativo è stato il picco registrato a partire dal 20 di dicembre. In tutte e due le stazioni, a causa delle intense precipitazioni che si sono registrate in Toscana, l’ondata di piena ha fatto innalzare il valore delle altezze di circa 2 m nell’arco di 2 giorni, in tutte e due le stazioni.

Anche le condizioni idrologiche di altri corsi d’acqua dell’area, tra i quali il Serchio, il cui bacino comprende quasi tutta la provincia di Lucca, e l’Ombrone, che abbraccia quasi tutta l’area Senese e buona parte del Grossetano, hanno ricalcato l’andamento delle altezze registrate per l’Arno, anche se l’ondata di piena verificatesi a metà dell’ultima decade di dicembre ha causato lo straripamento del Serchio con conseguenti ingenti danni al territorio. Le altezze del fiume sono aumentate vertiginosamente, tanto da passare da 2,62 m della media giornaliera del 22 dicembre ai 7,31 m del 23 e raggiungendo il massimo con 8,96 m il 25 (graf. 5.5). In provincia di Lucca, nella settimana tra il 24 e il 30 dicembre sono state registrate piogge diffuse su tutto il territorio con una quantità cumulata complessivamente che ha raggiunto un massimo di 305,6 mm nella stazione di Careggine.

Grafico 5.5 – Fiume Serchio presso la sezione di Vecchiano, confronto tra le altezze medie, ottobre-dicembre 2003, 2006, 2007, 2008, 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana, 2003, 2006, 2007, 2008, 2009

Anche il fiume Ombrone, presso la località Istia situata nel comune di Grosseto ha presentato, parimenti al Serchio, un andamento delle altezze variabile ma con livelli sotto lo zero idrometrico di

(35)

34

riferimento o quasi sempre prossimi, tanto che solo in occasione delle ondate di piena, il livello delle altezze ha superato lo zero idrometrico (graf. 5.6).

Grafico 5.6 – Fiume Ombrone presso la sezione di Istia, confronto tra le altezze medie, ottobre-dicembre 2006–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana, 2006, 2007, 2008, 2009

L’andamento delle altezze idrometriche del fiume Albegna è stato costante fino alla fine della prima decade di novembre, momento in cui ha mostrato una tendenza all’aumento (graf. 5.7). Mediamente i livelli, ad esclusione del 2005, sono stati migliori di quelli registrati nello stesso periodo degli anni più recenti (anche migliori del 2008 ad eccezione di buona parte del mese di dicembre). Ugualmente per questo fiume, interessante è stato il picco registrato nella terza decade di dicembre, che ha fatto innalzare il valore delle altezze di circa 2,5 m nell’arco di 24 ore (tra il 21 e il 22 dicembre).

(36)

35 Grafico 5.7 - Fiume Albegna presso la sezione di Marsiliana, confronto tra le altezze medie, ottobre-dicembre 2006–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana, 2006, 2007, 2008, 2009

L’andamento delle altezze del Chiana è risultato sovrapponibile a quello degli ultimi anni, almeno sino alla seconda decade di novembre. I valori delle altezze sono stati prossimi allo zero idrometrico ad eccezione dei picchi in corrispondenza degli eventi precipitativi. Solo a dicembre l’andamento ha mostrato una tendenza all’aumento (graf. 5.8)

(37)

36 Grafico 5.8 – Fiume Chiana presso la sezione di Ponte Ferrovia, confronto tra le altezze medie, luglio-settembre 2003–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana, 2003, 2006, 2007, 2008, 2009

Il fiume Cecina, nonostante dalla fine di ottobre abbia mostrato un aumento delle altezze, ha registrato comunque valori al di sotto dello zero idrometrico e soltanto in corrispondenza dell’ondata di piena a cavallo dell’ultima decade di dicembre si è riportato, ma solo per pochi giorni, al di sopra dello zero. Infatti, passata l’ondata di piena, la tendenza è stata alla diminuzione riportandosi su valori molto prossimi allo zero (graf. 5.9).

(38)

37 Grafico 5.9 – Fiume Cecina presso la sezione di Ponte Rufoli, confronto tra le altezze medie, luglio-settembre 2006–2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrologico Regione Toscana, 2006, 2007, 2008, 2009

5.2 Bacino del Tevere

Nel periodo ottobre-dicembre 2009 sul territorio umbro è stato registrato un deficit delle precipitazioni superiore all’11%, pari a circa 34,5 mm di precipitazione in meno rispetto alla media storica. Sul bacino del Trasimeno il deficit è stato superiore al 16% pari a circa 43 mm di precipitazione in meno rispetto alla media storica.

Infatti, per tutto il trimestre ottobre-dicembre 2009 i livelli idrometrici dei fiumi appartenenti al bacino del Tevere si sono mantenuti costanti e al di sopra dello zero convenzionale mostrando un picco di innalzamento solo nell’ultima decade di dicembre (graf. 5.10).

(39)

38 Grafico 5.10 – Andamento delle altezze idrometriche del Tevere, Nera e Chiascio, ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio Idrografico Regione Umbria, 2009

Mettendo a confronto i dati delle altezze medie dei fiumi relative al periodo ottobre-dicembre 2007 e 2009, si nota che sia le stazioni del Tevere, che quelle del Nera e del Chiascio (affluenti del Tevere) hanno presentato valori relativi all’anno in corso leggermente migliori del 2007 (graf. 5.10).

Grafico 5.10 – Confronto tra le altezze medie del Tevere, Nera e Chiascio, ottobre-dicembre 2007 e 2009

(40)

39

Lo stato idrologico del lago Trasimeno, importante bacino lacustre presente nella zona settentrionale dell’area idrografica del Tevere, la cui acqua, anche se in minima parte, è destinata all’uso irriguo, è risultato peggiore rispetto allo stesso trimestre del 2007 (anno caratterizzato da grave crisi idrica). I livelli erano già diminuiti nel trimestre precedente e sono continuati a decrescere, in particolare nel mese di ottobre quando il livello medio mensile ha raggiungo -154 cm sotto lo zero idrometrico mentre nel 2007, il valore medio del mese era stato di circa -136 cm (graf. 5.11). La situazione è leggermente migliorata nel mese di dicembre, ma con valori medi sempre molto negativi.

Grafico 5.11– Confronto tra le altezze idrometriche medie del lago Trasimeno presso San Savino, ottobre-dicembre 2007 e 2009

(41)

40 6. Stagione irrigua nei Bacini del Sud e Insulari

Passando ad analizzare le aree appartenenti alle regioni meridionali e insulari, si evidenzia che, a differenza del Centro Nord, a causa della divario esistente sia dal punto di vista orografico che di numerosità dei bacini (tanti bacini spesso di piccole dimensioni), l’analisi è stata svolta per aree omogenee che, in molti casi, coincidono con i confini regionali.

6.1 Molise

La prima decade del mese di ottobre è stata contrassegnata da condizioni metereologiche stabili con temperature che hanno superato di molto le medie del periodo, grazie al consolidarsi sul bacino del Mediterraneo di una ampia area anticiclonica. In seguito, una saccatura di origine scandinava presente sulla nostra penisola, ha apportato un flusso di aria fredda responsabile dell’instabilità e del consistente calo termico che ha interessato anche il Molise. Infatti, la seconda decade e l’inizio della terza sono state caratterizzata da temperature in lieve diminuzione e presenza di precipitazioni da sparse a diffuse anche a carattere temporalesco con quantitativi cumulati localmente moderati e deboli nevicate a quote sopra i 1.000 m. Fenomeni temporaleschi di forte intensità hanno interessato, invece, la fascia costiera con piogge abbondanti e conseguente esondazione dei torrenti. Alla fine di ottobre, la presenza di un’alta pressione su tutta l’area del Mediterraneo, ha garantito tempo stabile e soleggiato con temperature poco al di sotto della media del periodo.

Una perturbazione di origine atlantica verso il bacino del Mediterraneo, ha determinato nella prima decade del mese di novembre, instabilità atmosferica. In seguito, l’instaurarsi di una struttura anticiclonica di origine africana, ha favorito la risalita barica e una fase di stabilità con temperature al di sopra dei valori stagionali. L’ultima decade di novembre è stata caratterizzata dalla presenza di una vasta struttura depressionaria proveniente dal Nord Atlantico che ha innescato un flusso di correnti occidentali instabili con conseguente sostanziale cambiamento delle condizioni atmosferiche. Precipitazioni significative nelle zone interne della regione hanno contrassegnato i primi giorni di dicembre con temperature massime comprese tra 10-14°C e minime 0-7°C.

Nei giorni successivi, una saccatura alimentata da aria fredda atlantica si è estesa nel Mediterraneo generando un flusso di correnti perturbate nel Molise. Ciò ha determinato cielo coperto e precipitazioni persistenti con neve a quote tra gli 800-1.000 m e fenomeni di rovescio o temporale di forte intensità sul versante adriatico. Le temperature hanno subito una lieve diminuzione nei valori massimi compresi tra 4-9°C.

Nel grafico 6.1 è riportato il confronto della pioggia cumulata nel trimestre ottobre – dicembre 2009 nelle province di Campobasso e Isernia.

(42)

41 Grafico 6.1 – Pioggia cumulata nelle province di Campobasso e Isernia ottobre – dicembre 2009 (dati decadali)

Fonte: elaborazione INEA su dati ARSIAM, 2009

Al pari di quanto osservato per altre aree del Paese, il bilancio idroclimatico (BIC), del periodo in esame, ha mostrato un andamento positivo. Le abbondanti piogge che hanno interessato l’intera regione nella terza decade di ottobre e la prima di novembre, hanno influenzato positivamente il bilancio idroclimatico con valori compresi tra 50 e i 100 mm circa consequenziale all’andamento meteorologico (graf. 6.2).

Grafico 6.2 – Andamento del BIC per le province di Campobasso e Isernia nelle decadi ottobre – dicembre 2009

(43)

42

Per quanto riguarda lo stato delle acque superficiali, nel corso del trimestre in esame, non sono state evidenziate particolari criticità, il volume invasato del lago di Ponte Liscione è risultato sostanzialmente in linea con gli ultimi anni, merito oltre alle precipitazioni accorse anche della buona situazione di partenza in cui versava l’invaso (graf. 6.3).

Grafico 6.3 - Andamento dei volumi invasati nella diga di Ponte Liscione nel trimestre ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Molise Acque, 2009

Infatti, alla fine del mese di agosto, i volumi invasati erano superiori a quelli registrati negli ultimi 10 anni, denotando in questo modo un buono stato di salute delle riserve idriche.

6.2 Campania

Dal punto di vista meteorologico l’autunno 2009 presenta un piovosità inferiore rispetto all’anno precedente, anche se, non sono mancati momenti di forti concentrazioni piovose, spesso alternati a periodi asciutti piuttosto prolungati.

L’area in cui si è registrata la maggiore piovosità è la provincia di Caserta. La stazione meteorologica di Grazzanise, infatti, ha registrato una quantità di pioggia cumulata pari a 368 mm, di cui 163 nella sola prima decade di novembre. In questo periodo si è concentrato il 44% dei mm di pioggia dell’intero periodo analizzato (dal 1° ottobre al 15 dicembre). Nella seconda decade di novembre si è registrata una repentina inversione di tendenza con l’interruzione delle piogge ed un aumento delle temperature. Inoltre in questo periodo (tra il giorno 11 ed il giorno 21 novembre) la media delle temperature massime registrate supera i 20 °C, con un picco di ben 23,4 °C raggiunto il giorno 18 novembre.

(44)

43

Seconda per piovosità è la provincia di Benevento dove nella stazione di S.Marco dei Cavoti sono stati registrati 353 mm di pioggia cumulata (dal 1 ottobre al 15 dicembre). Quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2008, caratterizzato da una piovosità eccezionale, è stata registrata una diminuzione della piovosità del 42%. Lo scorso anno, infatti, nello stesso periodo la stazione di S.Marco aveva registrato ben 603 mm di pioggia. Anche in quest’area si è assistito ad alternanza di eventi precipitativi di carattere eccezionale con periodi asciutti. Infatti dal 10 al 26 è caduto 1 solo mm di pioggia con circa 10 giorni asciutti, mentre un alta concentrazione di pioggia si è avuta nella prima decade di novembre nella quale si sono registrati 71 mm e nelle giornate dal 22 al 24 ottobre quando sono caduti 81 mm di pioggia.

In provincia di Avellino, nella stazione meteorologica di S. Angelo dei Lombardi, mettendo a confronto con quanto è stato registrato l’anno precedente, si osserva una riduzione della piovosità del 44%.

Questo autunno è stato caratterizzato da due periodi a maggiore piovosità, la terza decade di ottobre e la prima di novembre con rispettivamente 65 e 44 mm, che rapportati alla pioggia cumulata del trimestre pari a 232 mm, rappresentano rispettivamente il 20% ed il 28% circa, ovvero, quasi la metà della pioggia caduta nell’intero periodo analizzato (1 ottobre-15 dicembre).

In quest’area la temperatura più bassa ha raggiunto i -5 °C, registrati il giorno 20 dicembre, mentre la più elevata, ad esclusione del mese di ottobre nel quale le condizioni miti sono più frequenti, è stata registrata con una massima di 21 °C il 18 novembre, un anomalia considerato il periodo.

Situazione analoga alle precedenti per la provincia di Napoli con un totale di 307 mm complessivi nel trimestre, di cui 125 mm il 40% nella prima decade di novembre, seguiti poi da un periodo asciutto di circa due settimane. Rispetto all’anno precedente sono caduti il 36% di mm di acqua in meno infatti. A cavallo tra la seconda e la terza decade di novembre si sono registrate temperature medie intorno a 18 °C, anomale rispetto alla media del periodo, con punte di temperatura massima di 23 °C il giorno 20 novembre; mentre la temperatura più bassa pari a 0,4 °C si è registrata il giorno 12 dicembre.

Ultima per piovosità è la provincia di Salerno, dove nella stazione di Pontecagnano sono stati registrati complessivamente 154 mm di pioggia (dal 1 ottobre al 15 dicembre), di cui il 40% si è concentrato nella sola prima decade di novembre. Rispetto all’anno precedente nello stesso periodo è caduta una quantità di pioggia inferiore del 42%.

Ad esclusione del mese di ottobre nel quale si sono avute, come nella norma, temperature miti, nel bimestre novembre-dicembre si sono registrate temperature atipiche con punte di 22 °C (temperatura massima il 20 novembre); la temperatura più bassa pari a -0,3 °C è stata registrata il 21 dicembre. In realtà temperature anomale per il periodo si sono registrate in tutta la seconda e terza decade di novembre, con valori medi superiori rispetto alla norma del periodo, il tutto in concomitanza con un lungo periodo asciutto di circa 15 giorni.

(45)

44

In realtà quest’andamento anomalo ha caratterizzato tutto il territorio regionale. Questa concomitanza di fenomeni ha fatto diminuire repentinamente il contenuto di acqua nel suolo, portandolo a valori anomali rispetto alla norma del periodo (graf. 6.4). Come si vede dal grafico questa situazione è comune a tutte le provincie.

Grafico 6.4 - Andamento del BIC per le stazioni meteorologiche rappresentative delle province campane, nelle decadi ottobre-dicembre 2009

Fonte: elaborazione INEA su dati Servizio agrometeorologico Regione Campania, 2009

Dopo la prima decade di novembre, infatti, tutto il territorio regionale è stato interessato da un inversione di tendenza con aumento delle temperature e di conseguenza dell’evapotraspirazione e susseguirsi di giornate senza pioggia.

I dati relativi alle disponibilità di risorsa dei principali invasi ricadenti nel bacino dell’Alento, in cui opera il Consorzio di bonifica Velia, hanno evidenziato un bilancio positivo nella disponibilità soprattutto in ottobre e novembre, mesi in cui le disponibilità, anche se di poco, si presentavano migliori di quelle dello stesso periodo del 2008 (tab. 6.1). In dicembre, invece, a differenza di altri bacini nazionali, le disponibilità di risorsa contenuta negli invasi è risultata in diminuzione e inferiore a quelle del dicembre 2008. Tale situazione, è da ricondurre, in gran parte, alle minori precipitazioni che si sono registrate in questo IV trimestre 2009 in quasi tutta la regione, rispetto allo stesso periodo del 2008.

(46)

45 Tabella 6.1 – Volumi di acqua disponibili nei principali invasi della Campania, ottobre-dicembre 2009

INVASO Volumi disponibili al 01/10/2009 Volumi disponibili al 01/10/2008 Volumi disponibili al 01/11/2009 Volumi disponibili al 01/11/2008 Volumi disponibili al 01/12/2009 Volumi disponibili al 01/12/2008 (migliaia di m3) Consorzio di bonifica Velia Diga Alento 15.017 13.760 12.749 11.149 12.244 17.472 Diga S. Giovanni 156 32 117 39 167 vuota Diga Le Fosse 25 5 20 10 18 vuota Diga Fabbrica 801 490 819 488 787 586 Diga Carmine 1.573 941 1.090 770 624 1.653 Consorzio di

bonifica Ufita

Diga Macchioni 350 vuota 370 vuota 380 vuota Consorzio di

bonifica Destra

Sele

Traversa Persano 1.500 1.500 1.500 1.500 1.500 1.500

Fonte: elaborazione INEA su dati Consorzi di bonifica Velia ed Ufita, 2009

In merito alle disponibilità della diga Macchioni, a differenza dello scorso anno in cui l’invaso era vuoto, nel corso di questo ultimo trimestre del 2009 ha mostrato un andamento crescente dei volumi, pur essendo minima la sua capacità.

Per quanto riguarda la traversa di Persano, che consente di gestire la disponibilità idrica nel bacino del Sele, in cui opera il Consorzio di bonifica Destra Sele, in questo periodo la portata erogata, prevalentemente ad uso irriguo, ha avuto un andamento decrescente, tipico del periodo, anche perché le irrigazioni da ottobre in poi sono cessate oppure si sono limitate al fabbisogno delle sole colture protette (graf. 6.5).

Figura

Tabella 6.3 - Volumi di acqua disponibili per singolo invaso (Mm 3 ) – Anno 2009

Riferimenti

Documenti correlati

Analizzando il numero medio di sinistri per singola struttura di offerta emerge una. distribuzione più omogenea

I valori della Clorofilla a nel corpo salmastro sono in accordo ad un tipico ambiente oligo-mesotrofico; l’aumento medio dei valori dal tardo autunno alla primavera, con

Stessa sorte toccò ad un libro di ricordanze di eventi cittadini redatto da un altro artigiano fiorentino, il vinattiere Bartolomeo di Michele del Corazza 57. Ma il Corazzini non

Le opere di sistemazione idraulica e dei bacini montani, di stoccaggio per immagazzinare l’acqua destinata poi all’irrigazione, i rimboschimenti, le bonifiche si allacciano e

Scuola di Architettura di Roma, pur mantenendo l’ordinamento attuale , deve essere amministrata da codesta direzione, ho ritenuto (…) che la scuola stessa non possa più far

Prima della fondazione della Scuola superiore di architettura di Roma in Italia non esistevano istituti specifici per la formazione degli architetti: da un lato vi erano

Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio del decifrare uno scarabocchio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar più seriamente a quello che