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Il voto di preferenza nelle sette regioni

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Academic year: 2021

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Dossier CISE

I Dossier CISE raccolgono – su base tematica – le analisi che il Cise produce e pubblica, spesso poche ore dopo i risultati elettorali o il completamento di indagini campionarie, sul proprio sito Web (cise.luiss.it). Attraverso lo strumento del Dossier CISE, queste analisi – fissate in forma di libro elettronico – vengono proiettate in una prospettiva intermedia tra i tempi rapidi dell’analisi a caldo e i tempi lunghi dell’analisi scientifica più rigorosa e approfondita. I Dossier CISE sono pensati quindi come una fonte di dati e di prime interpretazioni per i cittadini interessati alla politica; come uno strumento di consultazione per la stampa e la politica; come una prima base di lavoro per la comunità scientifica, in grado di segnalare e suggerire spunti e ipotesi da approfondire. I Dossier CISE sono disponibili gratuitamente in formato Pdf sul sito Web del Cise, dove possono anche essere ordinati in copia rilegata a prezzo di costo.

CISE

Il CISE (Centro Italiano Studi Elettorali), diretto dal Prof. Roberto D’Alimonte, è un centro di ricerca interuniversitario costituito tra la LUISS Guido Carli e l’Università di Firenze. La sua attività è costituita dallo studio delle elezioni e delle istituzioni ad esse collegate. Il Cise quindi conduce un ampio insieme di ricerche e analisi con diversi punti di vista sul processo elettorale: dai modelli individuali di comportamento di voto, indagati tramite una serie periodica di indagini campionarie, alla tradizionale analisi del voto basata su dati aggregati, alle analisi dei flussi elettorali, alla ricostruzione delle dinamiche geografiche e territoriali del voto, fino all’attività di ricerca sui sistemi elettorali e su tutta la legislazione attinente alla materia elettorale, nucleo storico dell’attività del gruppo di ricerca che ha dato origine al Cise. Parte fondamentale dell’attività del Cise si svolge in partnership con altri studiosi ed enti di ricerca nazionali e internazionali.

L’attività del centro, sistematicamente documentata sul sito Web http:// cise.luiss.it/ , è sostenuta da Eni.

Le indagini campionarie CISE – Economia sono svolte con il contributo de Il Sole 24 Ore.

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Dopo la luna di miele:

Le elezioni comunali e

regionali fra autunno

2014 e primavera 2015

A cura di

Aldo Paparo

Matteo Cataldi

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Collana diretta da Lorenzo De Sio ISBN (print): 978-88-98012-13-8 ISBN (online): 978-88-98012-14-5

Immagine di copertina: © Claudio Monni | Dreamstime.com

(cc) 2015 CISE - Centro Italiano Studi Elettorali, Roma. Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/ licenses/by-nc-nd/3.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.

È possibile scaricare o richiedere una copia di questo volume sul sito Web del CISE: http:// cise.luiss.it/

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Aldo Paparo e Matteo Cataldi (a cura di), Dopo la luna di miele: Le elezioni comunali e regionali fra 2014 e 2015, CISE, Roma, 2015 ISBN (print) xxxxxxx / ISBN (online) xxxxxxxx

Indice

» Introduzione . . . 11

Aldo Paparo e Matteo Cataldi

Parte I

Le elezioni comunali e regionali

dell’autunno 2014                                   15

» L’analisi dei flussi elettorali alle comunali di Reggio Calabria . . . 17

Matteo Cataldi e Bruno Marino

» Chi può insidiare Bonaccini in Emilia-Romagna? . . . 23

Matteo Cataldi e Vincenzo Emanuele

» Verso le regionali in Calabria: sistema elettorale, candidati e

struttura della competizione . . . 29

Bruno Marino

» In Emilia-Romagna record storico di astensioni, ma i rapporti di

forza rimangono inalterati a vantaggio del Pd . . . 35

Nicola Maggini

» Regionali in Calabria, tutti sul carro del vincitore?. . . 43

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Le elezioni comunali e regionali fra autunno 2014 e primavera 2015

Parte II

Le elezioni comunali 2015                            51

» Aosta: offerta in campo e storia recente . . . 53

Aldo Paparo

» Il quadro della vigilia in Alto Adige . . . 61

Aldo Paparo

» La situazione di partenza in Trentino . . . 73

Aldo Paparo

» Ad Aosta la coalizione di centrosinistra vince al primo turno . . . 85

Aldo Paparo

» A Bressanone vince il Svp, al ballottaggio gli altri comuni in Alto

Adige. . . 91

Aldo Paparo

» In Trentino il centrosinistra tiene, ma perde ancora a Pergine ed

è sotto scacco a Rovereto . . . 99

Aldo Paparo

» Ballottaggi in Trentino-Alto Adige: il Pd vince solo a Bolzano . . . . 107

Aldo Paparo

» I capoluoghi al voto: quadro dell’offerta elettorale . . . 115

Alessandro De Luca

» Ballottaggi da studiare pensando all’Italicum . . . 121

Roberto D’Alimonte

» Cosa ci insegna la storia recente in vista dei ballottaggi?. . . 125

Francesco Barone

» I candidati sbagliati che non raccolgono seconde preferenze . . . 131

Roberto D’Alimonte

» I ballottaggi 2015 e la storia della Seconda Repubblica . . . 135

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Indice

Parte III

Regionali 2015: prima del voto                       141

» Liste polverizzate a destra. . . 143

Roberto D’Alimonte

» Il “federalismo” dei sistemi elettorali . . . 147

Roberto D’Alimonte

» Sette sistemi per sette regioni: le caratteristiche dei sistemi elettorali 151

Aldo Paparo

» Le sette regioni sono rappresentative dell’Italia intera? . . . 161

Aldo Paparo

» Veneto: stavolta la sfida è aperta? . . . 165

Matteo Cataldi

» Liguria: il centrodestra unito sfida il Pd . . . 175

Vincenzo Emanuele

» Toscana: una partita già chiusa? . . . 181

Nicola Maggini

» Marche: l’uscente di centrosinistra è il candidato del centrodestra . 189

Aldo Paparo

» Umbria: segnali di continuità? . . . 199

Luca Carrieri

» Campania: De Luca cerca la rivincita su Caldoro. . . 207

Salvatore Borghese e Francesca Mezzio

» Puglia: cronaca di una vittoria annunciata? . . . 213

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Le elezioni comunali e regionali fra autunno 2014 e primavera 2015

Parte IV

Regionali 2015: le analisi del voto                     219

» L’analisi della partecipazione: crollo di 11 punti rispetto al 2010,

Toscana e Marche sotto il 50% . . . 221

Vincenzo Emanuele

» Grillo resta secondo partito, Lega prima nel centrodestra. . . 229

Roberto D’Alimonte

» Tutti per uno o ognuno per sé? Il centrodestra a geometria variabile 233

Vincenzo Emanuele

» Il voto di preferenza nelle sette regioni. . . 241

Stefano Rombi

» Nuovo trionfo di Zaia in Veneto . . . 247

Salvatore Borghese

» Sorpresa Toti, la Liguria torna a destra dopo 10 anni . . . 253

Bruno Marino

» Le elezioni in Toscana tra conferme e sorprese . . . 259

Elisa Volpi

» Il voto di preferenza in Toscana alle elezioni regionali 2015 . . . 265

Gabriele Bracci

» La pista nera. Il successo della Lega in Toscana e l’eredità del Msi . 271

Moreno Mancosu

» Nelle Marche vince il Pd senza sorprese. L’uscente Spacca è quarto 277

Alessandro De Luca

» Verso un’effettiva contendibilità in Umbria? . . . 287

Luca Carrieri

» In Campania De Luca consuma la propria vendetta. . . 295

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Indice

» In Puglia una cronaca annunciata con conseguenze nazionali. . . 301

Nicola Martocchia Diodati

» Il Renzi che vince e il Renzi che “non vince” . . . 309

Lorenzo De Sio

» Conclusioni. . . 313

Aldo Paparo e Matteo Cataldi

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Aldo Paparo e Matteo Cataldi (a cura di), Dopo la luna di miele: Le elezioni comunali e regionali fra 2014 e 2015, CISE, Roma, 2015 ISBN (print) xxxxxxx / ISBN (online) xxxxxxxx

Il voto di preferenza nelle sette regioni

Stefano Rombi

8 giugno 2015

Per quanto possa sembrare dissonante rispetto all’ampio dibattito giornalisti-co, bisogna innanzitutto constatare che, se si escludono le sole elezioni politiche, il voto di preferenza è diffuso in tutte le competizioni elettorali del nostro paese. L’Italia, dunque, è il paese del voto di preferenza e le Regionali non fanno ec-cezione. In tutte le sette elezioni svoltesi il 31 maggio 2015, agli elettori è stata concessa la possibilità di indicare nella scheda il nome del loro candidato pre-ferito alla carica di consigliere regionale. Tuttavia, mentre in Liguria, Marche, Puglia e Veneto l’elettore ha avuto a disposizione un solo voto di preferenza, in Campania, Toscana e Umbria è stata prevista la cosiddetta doppia preferenza di genere. Una modalità di voto secondo la quale l’elettore può esprimere fino a due preferenze, a patto che i due candidati preferiti siano di genere opposto.

In generale, la comparazione del voto di preferenza sul piano territoriale e in-terpartitico è possibile tenendo in considerazione il rapporto tra il numero di voti di preferenza espressi e il numero di voti di preferenza esprimibili. Nel nostro caso, abbiamo elezioni in cui le preferenze esprimibili corrispondono semplice-mente al numero di voti validi (Liguria, Marche, Puglia e Veneto). Pertanto, è sufficiente rapportare le preferenze ai voti validi. In Campania, Toscana e Um-bria, invece, il denominatore è parzialmente diverso, dal momento che ciascun elettore ha potuto indicare un massimo di due nomi. Di conseguenza, il numero di preferenze potenziali corrisponde al doppio dei voti validi. Tenendo presente questa differenza, possiamo calcolare un indice (Indice di preferenza – IP), va-riabile tra un minimo di 0 e un massimo di 1, in grado di rendere comparabile il voto di preferenza nelle diverse regioni.

La Figura 1 indica come l’IP più elevato si sia registrato nelle elezioni regio-nali pugliesi, dove circa il 71% degli elettori ha espresso un voto di preferenza. Il Veneto, invece, presenta l’indice più contenuto, pari a 0,31. Se, in termini comparati, il dato di una regione settentrionale come il Veneto non sorprende, ciò che stupisce è il dato relativamente contenuto della Campania, una regio-ne che mostra tradizionalmente un uso ben più consistente delle preferenze. I casi sono due: o la Campania ha improvvisamente mutato le tendenze di fondo del proprio comportamento elettorale oppure il problema sta nella misurazione.

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Stefano Rombi

Propendiamo, naturalmente, per la seconda ipotesi. Con ogni probabilità, per quanto metodologicamente corretta, la soluzione adottata nella costruzione della Figura 1 potrebbe aver sottostimato l’IP delle regioni caratterizzate dalla doppia preferenza (Campania, Toscana e Umbria). Per aggirare questo inconveniente e produrre una fotografia più realistica, la Figura 2 presenta una comparazione basata sugli scarti dall’IP medio. In primo luogo, la procedura seguita ha previsto il calcolo di due medie, una riguardante le regioni con preferenza unica, l’altra relativa alle regioni con la doppia preferenza. In secondo luogo, lo scarto di ogni regione è stato calcolato in base alla media del gruppo di appartenenza. Ciò sem-bra assicurare adeguatamente la comparabilità dei sette casi.

Come si vede, le uniche due regioni in cui l’indice di preferenza è più alto della media sono la Puglia (+0,25) e la Campania (+0,08). Più in generale, il grafico dà conto di un’interessante, ma tutt’altro che nuova, tendenza: l’utilizzo del voto di preferenza diminuisce via via che ci si dirige verso il settentrione del paese. In Liguria e Veneto, infatti, gli elettori esprimono un voto di preferenza in misura inferiore rispetto alla media. In particolare, lo scarto tra i rispettivi IP e l’IP medio è pari a -0,08 nel caso ligure e a -0,15 in quello veneto.

Se l’analisi territoriale del voto di preferenza restituisce uno scenario piuttosto prevedibile, resta da comprendere come gli elettori delle diverse forze politiche abbiano impiegato questo particolare tipo di voto. Preliminarmente, va chiarito che per ragioni di spazio abbiamo deciso di considerare soltanto i partiti di ca-rattere nazionale, escludendo dunque tutte le liste civiche e tutte le compagini di tipo regionale. Più esattamente, abbiamo preso in esame sette partiti: Fratelli

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Il voto di preferenza nelle sette regioni

talia (Fdi), Forza Italia (Fi), Lega Nord (Ln), Movimento 5 Stelle (M5s), Nuovo Centro Destra (Ncd), Partito Democratico (Pd) e Sinistra Ecologia Libertà (Sel).

Tanto per cominciare, la Tabella 1 fornisce un’informazione molto importan-te: l’IP medio per partito. Osservando l’ultima colonna, è facile notare come il Ncd – nelle sue variegate sembianze – sia la forza politica con l’indice di prefe-renza medio più elevato (0,62). All’estremo opposto troviamo il partito di Grillo (Lanzone e Rombi 2014), con un indice medio pari a 0,25. Peraltro, il valore del M5s è del tutto simile a quello fatto registrare dalla Lega Nord (0,27). Ciò mostra come i due partiti più decisamente avversi all’attuale assetto del sistema politi-co italiano siano anche quelli meno legati ad un tipo di politi-consenso basato sulla relazione personale candidato-elettore. Nel loro caso, il germe della micro-per-sonalizzazione (Calise 2013), insinuatosi in molte forze politiche, non sembra ricoprire un ruolo così rilevante.

Se guardiamo a quanto accaduto nelle singole competizioni regionali, emerge innanzitutto come il Ncd abbia, generalmente, l’IP più elevato. Le uniche ecce-zioni riguardano la Puglia e l’Umbria. Il partito di Alfano ha raggiunto il suo picco massimo nelle elezioni liguri dove, sebbene all’interno della lista Area Po-polare (Ncd e Udc), ha fatto segnare un IP pari 0,82. Alle elezioni pugliesi e um-bre è stata Sel (presente all’interno di due liste di sinistra costituite anche da altre forze minori) a far segnare l’indice di preferenza più consistente: 0,93 nel primo caso e 0,43 nel secondo. L’IP registrato in Puglia dal partito di Vendola, peraltro, è il più elevato in assoluto, il che è piuttosto coerente con quanto accaduto alle elezioni europee, quando gli elettori de L’Altra Europa con Tsipras furono tra i

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Stefano Rombi

più assidui utilizzatori del voto di preferenza (Rombi 2014). Al contrario, in tutte le regioni, ad eccezione di Marche e Toscana, è stato il Movimento 5 Stelle a pre-sentare l’IP più contenuto, con un minimo pari 0,17 toccato alle elezioni umbre. Nella competizione marchigiana e in quella toscana, invece, questo record è spet-tato ai leghisti. Nel primo caso, la Lega Nord ha fatto registrare un indice pari a 0,16 (il più basso in assoluto), mentre nel secondo il suo IP è stato uguale a 0,24.

Per chiudere, è opportuno osservare più da vicino il comportamento degli elettori del partito del capo del governo, da un lato, e del partito di Berlusconi, dall’altro. Il Pd e Forza Italia mostrano un IP medio pari, rispettivamente, a 0,46 e 0,45. Almeno sotto il profilo quantitativo, dunque, i loro elettorati sembrano comportarsi in maniera analoga. Questa tendenza, peraltro, era già emersa du-rante le scorse elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Guardando ai dati in maniera disaggregata, si nota come tra gli elettori democratici l’utilizzo del voto di preferenza si sia rivelato massiccio soprattutto nelle elezioni pugliesi, dove l’IP è arrivato ad un ragguardevole 0,75: 3 elettori su 4 hanno espresso una preferenza. Anche nelle file di Fi sono stati i pugliesi a utilizzare maggiormente le preferenze ma, in questo caso, l’indice è più contenuto e si attesta a 0,64.

In definitiva, il voto di preferenza è stato, come sempre, un fenomeno in prevalenza meridionale (Scaramozzino 1979; De Luca 2001), benché anche nelle

Tab. 1 – Indice di preferenza per partito nelle sette elezioni regionali.

Partito Campania Liguria Marche Puglia Toscana Umbria Veneto Media

Ncd 0,57 0,82 0,74 0,79 0,39 0,39 0,62 0,62 Sel 0,47 0,55 0,71 0,93 0,36 0,43 0,47 0,56 Fdi 0,51 0,52 0,58 0,72 0,35 0,40 0,62 0,53 Pd 0,52 0,38 0,48 0,75 0,35 0,35 0,38 0,46 Fi 0,47 0,38 0,50 0,64 0,30 0,35 0,50 0,45 Ln - 0,34 0,16 0,40 0,24 0,18 0,27 0,27 M5s 0,22 0,24 0,29 0,40 0,27 0,17 0,19 0,25

Nelle diverse competizioni regionali Ncd si è presentato all’interno di varie compagini: in Liguria all’interno di Area Popolare; nelle Marche come Popolari Marche - Udc; in Puglia nella forma del Movimento Politico Schittulli - Area Popolare; in Toscana nell’ambito di Rete Civica Area Popolare - Passione per la Toscana; in Umbria all’interno di Per l’Umbria Popolare; in Veneto ha costituito Area Popolare insieme all’Udc.

Anche i candidati di Sel hanno corso all’interno di diverse liste di sinistra: in Campania il partito di Vendola ha preso parte alla lista Sinistra al Lavoro; in Liguria è entrato nella Rete a Sinistra; nelle Marche ha fatto parte di Altre Marche - Sinistra Unita; in Puglia ha formato Noi a Sinistra per la Puglia; in Toscana ha contribuito a costituire la lista Sì - Toscana a Sinistra; in Umbria ha promosso la lista Umbria più uguale, comprensiva anche di alcune liste civiche di sinistra; in Veneto ha fatto una lista comune con Verdi Europei e Sinistra.

Infine, in Puglia il dato della Lega Nord è sostituito da quello della lista Noi con Salvini.

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regioni centro-settentrionali stia raggiungendo quote significative. Va aggiunto, poi, che questi dati sembrano sfatare un radicato luogo comune, secondo il quale le preferenze sarebbero soprattutto appannaggio di candidati presenti nelle liste di partiti centristi, neo-centristi o, in ogni caso, di matrice democristiana. Bene, a conferma di una tendenza già presente alle Europee 2014, il voto di preferenza è moltissimo impiegato anche dagli elettori delle forze politiche che si pongono alla sinistra del Partito Democratico. Le interpretazioni, a questo punto, potreb-bero sprecarsi. In questa sede, però, vogliamo limitarci a far parlare i dati. Cia-scuno potrà proporre le proprie spiegazioni.

Riferimenti bibliografici:

Calise, M. (2013), Fuorigioco. La sinistra contro i suoi leader, Roma-Bari: Laterza. De Luca, R. (2001), Il ritorno dei “campioni delle preferenze” nelle elezioni

regio-nali, «Polis», vol. 15 (2), pp. 227-245.

Lanzone, M.E. e Rombi, S. (2014), Who Did Participate in the Online Primary

Elections of the Five Star Movement (M5s) in Italy? Causes, Features and Effects of the Selection Process, «Partecipazione e Conflitto», vol. 7 (1), pp. 170-191.

Rombi, S. (2014), Il voto di preferenza: tra meridione, neo-democristiani e

intel-lettuali, in De Sio, L., Emanuele, V. e Maggini N. (a cura di), Le Elezioni Europee 2014, Dossier CISE(6), Roma: Centro Italiano di Studi Elettorali,

pp. 153-157.

Scaramozzino, P. (1979), Un’analisi statistica del voto di preferenza in Italia, Mi-lano: Giuffrè.

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