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I corali benedettini di San Sisto a Piacenza, a cura di Milvia Bollati, Bologna, Compositori, 2011

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218 bibliotheCAe.it produttivi. Come in decine d’altre città

italiane, e da diversi secoli, anche a Bo-logna si registra il «mercato appetito» delle commesse pubbliche, mentre si aprono sul finire dell’Ottocento «nuove frontiere dell’editoria» con gli stabili-menti di Zanichelli e Cappelli (p. 712 e 718). Il paragrafo sulla lettura prende in esame i librai autentici, cioè coloro che svolsero solo ed esclusivamente attività commerciale libraria, i gabinetti di let-tura, le biblioteche popolari e le prin-cipali raccolte private. Spia eloquente dell’interesse culturale e civile di T. ver-so i temi trattati è la lapidaria citazione posta in chiusa del suo excursus mutuata da un abate bolognese, le cui collezioni librarie arricchirono le raccolte cittadi-ne, che profeticamente sosteneva: «non mancherà chi voglia opporre […] che i libri son capitali morti»; e, dopo averne individuati alcuni pregi, osservava in-cisivo che senza libri «la società sareb-be piena di ignoranti». Dimenticava, il buon abate, che oltre ad averli, occorre leggerli, i libri!

Anna Giulia Cavagna

I corali benedettini di San Sisto a Piacenza, a cura di Milvia

bollAti, Bologna, Editrice

Compositori, 2011, XVI, 175 p., ill., iSbn 978-88-7794-743-7, € 25.

Il volume è il duraturo risultato cartaceo di una mostra patrocinata dal comune di Piacenza cui hanno collaborato, an-che economicamente, enti vari (religio-si, culturali, assicurativi, commerciali) in una peculiare sinergia, abbastanza inconsueta, che mette in reciproca col-laborazione e interazione collezionismo

privato (cioè l’acquirente italiano de-gli 8 manoscritti battuti all’asta presso Christie’s nel 2008 dalla Hispanic So-ciety of America di New York) e istitu-zioni pubbliche (editori e finanziatori dell’iniziativa, ma anche, e in particola-re, la Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Emilia-Romagna) attraverso le competenze di studiosi disparati. Ivo Musajo Somma, Marco Petoletti, Pier Luigi Mulas, Silvia Davo-li, Joanne Overty Filippone, Giacomo Baroffio, Eun Ju Kim, Luca di Palma, Claudia Campagna hanno delineato la storia monastica del complesso religio-so di San Sisto; indagato la consisten-za, e i resti, della sua grande biblioteca ricca anche di edizioni a stampa; son-dato la vicenda dei suoi corali miniati e degli artisti, copisti e rubricatori, che li realizzarono. Alcuni studiosi seguono la dispersione di quei medesimi mano-scritti nelle collezioni private ottocen-tesche, fra cui vale ricordare il fugace passaggio nelle raccolte di quell’estroso personaggio che fu l’orientalista Enrico Cernuschi, raccoglitore di bronzi asiati-ci e iniziatore d’un museo d’arte orien-tale. Altri saggi presentato le influenze della liturgia monastica in quei corali, analizzano la struttura e natura della li-turgia stessa e del canto nella chiesa di san Sisto, la cui routine di vita monasti-ca cermonasti-ca senso anche nella monasti-cadenza della preghiera cantata.

Le vicende dei manoscritti decorati (sei graduali, un antifonario e un salte-rio), appartenuti allo stesso complesso monastico – originariamente, dal IX al XII secolo, femminile – che conservava il celebre salterio purpureo, con lettere d’oro e rubriche in argento, dell’impe-ratrice Angilberga (oggi conservato dal-la biblioteca civica di Piacenza grazie alla generosa donazione di un privato), sono singolari anche perché il tasso di

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conservazione di queste opere prima del XIV secolo è veramente basso. Dei co-rali si ha conoscenza dapprima grazie a un documento del XVI secolo ottenuto in prestito, e mai reso né studiato, da un arciprete piacentino dell’Ottocen-to: Gaetano Tononi (che nessuno degli autori dei saggi mette in relazione con quel Gregorio Tononi tipografo che di Gaetano stampa un paio d’opere). Il do-cumento elenca oltre cinquecento titoli custoditi a San Sisto oltre a quelli pre-senti nella sacrestia e destinati alle cele-brazioni liturgiche. Le carte dell’erudito cleptomane finirono come dono fra le collezioni di un celebre collegio educati-vo urbano e solo recentemente sono sta-te studiasta-te, ma nel fratsta-tempo i libri per il coro erano andati dispersi sul mercato antiquario passando di proprietà in pro-prietà. Solo oggi sono stati recuperati e riuniti da un illuminato e liberale bi-bliofilo che, acquistatili sul mercato del collezionismo, li ha generosamente mes-si a dispomes-sizione degli studiomes-si per una ricerca approfondita, i cui risultati sono approdati appunto in questo volume, e ne ha consentito l’esposizione pubblica temporanea. Il volume è riccamente il-lustrato con immagini cromaticamente curate, molto leggibili e utilizzabili an-che a livello didattico; ha una nutrita nota bibliografica finale e copiose sche-de catalografiche sche-descrittive.

Anna Giulia Cavagna

Valerio eletti, Manuale di

editoria multimediale,

prefa-zione di Alberto AbruzzeSe, quarta edizione, Roma-Bari, GLF Edi-tori Laterza, 2009, XXII, 257 p., ill., iSbn 978-88-420-7130-3, € 22 (on line presso l’editore € 17,60).

Si segnala questo manuale, non recente ma giunto al ragguardevole traguardo della quarta edizione in soli sei anni, perché la sua struttura chiara, i proce-dimenti lineari descritti, le tematiche di attualità affrontate lo rendono utile non solo nella fase di progettazione del prodotto multimediale, e dunque per coloro che professionalmente e in modo operativo sono legati all’industria libra-ria o della comunicazione, ma anche, specularmente, a coloro che, nella fase finale della circolazione, devono occu-parsi (siano essi studiosi o professioni-sti della conservazione, o bibliotecari addetti agli acquisti insegnanti) della valutazione storico-editoriale (estetica, culturale e contenutistica) del prodot-to multimediale e della comprensione delle varie fasi del suo allestimento, preparazione e realizzazione. Certo le intenzioni che hanno in parte mos-so lo studio di E. mos-sono in fondo della medesima natura di quelle che infor-marono secoli fa Campanini nella re-dazione delle Istruzioni pratiche ad un

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