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Crescita e tossicità di due ceppi di Ostreopsis ovata (Dinophyceae)

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea Specialistica in Biologia Marina

CRESCITA E TOSSICITA’

DI DUE CEPPI DI

OSTREOPSIS OVATA

(DINOPHYCEAE)

RELATORI:

CANDIDATO:

Prof. Luciano Galleschi

Andrea Feller

Prof.ssa Rossella Pistocchi

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CONCLUSIONI ... 5 BIBLIOGRAFIA ... 11

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L’analisi molecolare ha permesso di convalidare l’identificazione morfologica di Ostreopsis ovata. Inoltre sono stati caratterizzati due ceppi italiani con diversa provenienza geografica ed è stato possibile ottenere, per entrambi, le sequenze dei domini D1-D2-D3 del gene 28S rDNA. La sequenza del dominio D3 è stata ottenuta per la prima volta per la specie in esame ed è in corso di pubblicazione in GenBank. I risultati hanno mostrato che i due ceppi italiani sono filogeneticamente omologhi, ma presentano una minima variabilità nucleotidica che permette di distinguerli molecolarmente aprendo la possibilità di sviluppi futuri quali la costruzione di sonde specie-specifiche ed intraspecifiche. Risulta auspicabile approfondire le indagini sugli stessi ceppi anche con la caratterizzazione del tratto ITS1-5,8S-ITS2 per confrontare i dati con quelli disponibili in bibliografia e ampliare le conoscenze sulla variabilità nucleotidica osservata. Le analisi filogenetiche confermano quanto noto in bibliografia e suggeriscono l’idea di analizzare più ceppi con diversa provenienza per valutare eventuali differenziamenti genetici all’interno del genere e anche della specie.

Per quanto riguarda la caratterizzazione della crescita, la valutazione è stata complicata dalla presenza nelle colture in fase stazionaria di aggregati mucillaginosi, che non permettono di effettuare subcampionamenti omogenei, condizione fondamentale per una buona stima del numero cellulare. Il problema è stato in parte ovviato applicando un’acidificazione blanda che ha determinato il dissolvimento degli aggregati. Con questo metodo di conteggio si è potuto stabilire che il ceppo di O. ovata di Ancona presenta un tasso di crescita più alto con il raggiungimento di un numero di cellule finale più elevato rispetto al ceppo di Latina (107 cellule per litro). Per quanto riguarda la valutazione della tossicità, i risultati ottenuti effettuando il test con Artemia sp. hanno permesso di capire che l’alga determina la morte dei nauplii del crostaceo e che il biosaggio è molto utile per evidenziare la tossicità delle alghe anche in presenza di numeri di cellule molto bassi. Tuttavia, i tempi di esposizione previsti dal metodo (24 ore) non permettono di apprezzare differenze, in termini di EC50, nelle diverse condizioni saggiate. Non è stato pertanto possibile evidenziare le differenze di tossicità, messe in evidenza con le analisi chimiche, sia fra i due ceppi algali che nelle due diverse fasi di crescita; tale saggio non consente inoltre di discriminare quale tossina (palitossina putativa e/o ovatossina-a) sia responsabile dei livelli di tossicità registrati. Per quanto riguarda l’effetto sulle artemie dei soli mezzi di coltura, pur mostrando un’ampia variabilità, i risultati evidenziano un rilascio di

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tossine all’esterno da parte delle cellule, rilascio che aumenta con l’invecchiamento della coltura, come confermato dai risultati delle analisi chimiche.

Anche il test di emolisi ha messo in evidenza un marcato effetto emolitico da parte delle alghe, con valori di EC50 intorno ai 67 ng di tossina/ml di saggio. Al contrario di quanto riportato in letteratura per la palitossina, l’emolisi non è stata inibita completamente dall’ouabaina. Questo risultato potrebbe essere spiegato dalla predominanza dell’ovatossina-a, che presenta una composizione chimica diversa dalla palitossina e che potrebbe avere un sito di azione differente dalla pompa Na,K-ATPasi. La percentuale di emolisi inibita dalla ouabaina potrebbe invece essere dovuta alla presenza, seppur minore, di palitossina putativa

.

L’analisi chimica delle tossine mostra che in entrambi i ceppi sono presenti due molecole principali: una tossina indicata come palitossina putativa e un nuovo analogo chiamato ovatossina-a; quest’ultimo presente in quantità prevalente, pari al 94-96% delle tossine totali. La determinazione quantitativa per cellula ha mostrato che il ceppo di O. ovata di Ancona produce una quantità maggiore di tossine, sia rispetto al ceppo di O. ovata di Latina che a quello isolato a Genova nell’estate 2006. Le tossine sono prodotte in maggiore quantità in fase stazionaria rispetto alla fase esponenziale e durante questa fase viene evidenziato anche un rilascio maggiore di tossine nel mezzo di coltura. Questi dati indicano che anche nell’ambiente la fase finale di una fioritura di O. ovata può costituire un pericolo maggiore di intossicazione e un maggiore passaggio di tossine nell’aerosol.

Infine poiché le differenze morfometriche hanno messo in evidenza che il ceppo di O. ovata di Ancona presenta un volume cellulare di circa il doppio rispetto il ceppo di O. ovata di Latina, rapportando il contenuto di tossine per cellula sull’unità di biovolume, emerge che le cellule di Latina hanno una capacità di accumulo e di produzione, per entrambe le molecole, di circa il 20% maggiore rispetto a quelle di Ancona.

Per concludere il ceppo di Ostreopsis ovata di Ancona potrebbe essere impiegato preferenzialmente rispetto a quello di Latina nell’allestimento di colture in laboratorio, perché presenta un tasso di crescita maggiore, un raggiungimento di valori cellulari piuttosto elevati (107 cellule/litro) e una produzione maggiore di tossine per litro. In questo modo possono essere ottenute grandi quantità di ovatossina-a e di palitossina putativa, che potranno essere isolate e purificate.

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L’utilizzo di tali sostanze purificate consentirà di chiarire a quale delle due molecole devono essere attribuiti gli effetti da noi osservati nel saggio con Artemia sp. e in quello di emolisi.

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