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Sicurezza, diritti e nuove tecnologie

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Academic year: 2021

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SICUREZZA, DIRITTI E NUOVE

TECNOLOGIE

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INDICE

Introduzione p. 6 Capitolo primo: Evoluzione della sorveglianza p. 13

§ 1. Il bisogno di una riforma carceraria p. 16 § 2. Il modello architettonico p. 19 § 3. La sorveglianza postpanottica p. 26

§3.1 Da Bentham a Orwell p. 26

§3.2 Oltre le metafore p. 29

§3.3 Una nuova dimensione della sorveglianza p. 32 § 3.4 «Noi siamo i nostri dati» p. 35

Capitolo secondo: Società tecnologica e nuovi diritti p. 44 § 1. La rivoluzione digitale p. 44

§ 2. L'informazione come nuovo bene p. 49 § 3. I neo diritti nell'era tecnologica p. 56

§3.1 Diritto di uscita p. 57

§ 3. 2 Diritto di oblio p. 62

§ 3. 2. 1 Il caso italiano p. 72

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Capitolo terzo: Le nuove tecnologie e la sicurezza statuale p. 87

§ 1. La sorveglianza preventiva p. 87 § 2. La libertà controllata p. 95 § 3. La società della trasparenza p. 103

§ 3. 1 L'illusione della sicurezza p. 104 § 3. 2 Il compito della politica p. 109 § 4. La privacy come forma di resistenza p. 113

Conclusione p. 125

Bibliografia p. 129

Sitografia p. 133

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INTRODUZIONE

Nella presente tesi vengono affrontante alcune questioni che caratterizzano l’odierna società tecnologica1 e che interessano sia gli esperti del sapere tecnico sia i cittadini comuni per le conseguenze che l’utilizzo delle nuove e diffuse tecnologie ha sulla vita delle persone. I concetti principali riguardano la sorveglianza, la libertà e la sicurezza che, all’interno della nuova società invasa da vari strumenti elettronici, assumono un diverso significato e pongono nuovi problemi meritevoli di una riflessione critica da punti di vista differenti (filosofico, sociologico, etico-politico e giuridico). Infatti, per l’effettuazione della trattazione atta ad evidenziare punti positivi e negativi della civiltà digitale2, si sono utilizzati gli studi e le riflessioni di autori di diversa formazione come J. Bentham (filosofo), G. Orwell (letterato), D. Lyon (sociologo), S. Rodotà (giurista), oltre che i diversi riferimenti normativi in materia, come sentenze e regolamenti nazionali ed 1 La società tecnologica o società dell’informazione è quella nella quale le nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione assumono un ruolo fondamentale nello sviluppo delle attività umane. Queste stanno cambiando il modo di lavorare, di produrre e distribuire beni e servizi, di interagire: Internet, computer, smartphone, ecc., occupano luoghi pubblici e privati e creano realtà virtuali dove le persone possono comunicare, condividere, accedere a servizi vari. La nostra è una società tecnologica

2 Il progresso tecnologico, sicuramente indice di sviluppo economico, sociale e culturale di una società, pone anche questioni legate al potere che i dispositivi digitali danno ai soggetti che ne fanno uso o al condizionamento cognitivo-comportamentale che tali strumenti esercitano sulle vecchie e nuove generazioni.

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internazionali. Ancora, data l’attualità della tematica, si è ritenuto opportuno riportare sondaggi, notizie e contributi cinematografici apparsi di recente ad essa dedicati. Lo scopo, in questa sede, non è quello di esaurire le problematiche del complesso scenario analizzato, in quanto la tecnologia, che evolve rapidamente, pone ogni volta nuovi interrogativi cui il legislatore tenta di rispondere concretamente, bensì quello di evidenziare e comprendere, sulla base di casi pratici e reali, l’importanza delle questioni che la tecnologia solleva in termini di potenziamento o depotenziamento dei diritti dei cittadini. La tesi è divisa in tre parti.

Nel primo capitolo si analizza da un punto di vista storico il concetto di sorveglianza.

Nelle società pretecnologiche, questa consiste essenzialmente nel controllo diretto di alcuni da parte di altri mediante l’osservazione o le procedure di disciplinamento della condotta, diverse a seconda del contesto e del detentore del potere3. Eppure, già nella teoria benthamiana del Panopticon, risalente alla fine del 1700, è presente quel principio qualificante la nuova sorveglianza: l’invisibilità del potere. Il Panopticon, temine greco che significa ‘luogo dove tutto è visto’, è una prigione il cui edificio ha una struttura circolare con un reparto di ispezione al centro e le celle tutte intorno al perimetro. In tal 3 Si pensi, ad esempio, ai regolamenti che vigono nei luoghi di lavoro e nelle comunità religiose, oppure alla modernizzazione dell’amministrazione che razionalizza e controlla i vari settori della società.

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modo i detenuti risultano sempre visibili e i sorveglianti, grazie ad un gioco di luci ed al posizionamento strategico di persiane di legno, sempre invisibili ai prigionieri. Ciò genera in questi uno stato di insicurezza, dovuto alla sensazione di essere costantemente osservati, che li spinge all’unica alternativa possibile, l’obbedienza e l’adeguamento della condotta ai modelli imposti. Un potere invisibile controlla e genera autocontrollo negli osservati4. L’ombra del potere rimane una costante anche quando questo si sposta dallo spazio chiuso della prigione allo spazio aperto della società: nella teoria foucaultiana il potere che sorveglia la società non è esercitato da un élite ma da tanti centri sparsi all’interno della società mediante pratiche diverse di cui, però, i subordinati hanno poca consapevolezza; nella teoria orwelliana il potere che sorveglia è altrettanto onnipresente ma si serve per agire di un altro strumento, un grande schermo presente dappertutto che guarda chiunque inaspettatamente; schermo che richiama il monitor del computer di oggi.

Nelle società tecnologiche, la sorveglianza diventa elettronica e quindi di gran lunga più efficace. Essa, mediante i vari dispositivi e la Rete, viene esercitata con finalità diverse da privati ed istituzioni. I cittadini che adoperano Internet lasciano tracce che vengono conservate ed utilizzate per una loro profilazione da sfruttare per fini commerciali o politici. Una tale realtà richiede una nuova terminologia e la ‘dataveglianza’ 4 Per tale motivo, secondo l’autore, con la costruzione di edifici simili, si sarebbero potuti raggiungere scopi diversi come riformare i viziosi, impiegare gli oziosi, istruire gli scolari, guarire i malati.

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di R. Clarke appare sicuramente l’espressione più adeguata a descrivere il contesto attuale: società sorvegliata mediante il controllo dei dati delle persone. Le informazioni personali reperibili in Rete sono tantissime e si possono acquisire anche indipendentemente dalla volontà dell’interessato di diffonderle: alcune, provenienti dalle grandi compagnie di telecomunicazioni, vengono custodite e comunicate a terzi; altre vengono ottenute mediante intercettazioni o programmi di sorveglianza globale anche contro la legge, oltrepassando il vincolo dell’autorizzazione del magistrato, necessaria per controllare un sospettato. È chiaro che nell’era tecnologica la sorveglianza di massa è un’attività possibile in quanto, per mezzo di strumenti sempre più ricercati, si è in grado di memorizzare e raccogliere, estrarre e selezionare, analizzare ed esaminare una quantità di dati sempre più consistenti, rischiando di minare la privacy dei cittadini.

Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati all’approfondimento rispettivamente delle finalità economiche e politiche per le quali la sorveglianza elettronica viene effettuata e giustificata, mettendone in evidenza le relative problematiche: la riduzione della persona ai suoi dati, ossia la riduzione del soggetto in oggetto; l’assottigliamento dei diritti fondamentali, quali libertà, riservatezza, dignità della persona.

Complessi algoritmi e software sofisticati estraggono informazioni per costruire profili e identità con lo scopo di ritagliare dalle persone quel che interessa il mercato e per

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scegliere i banner pubblicitari in base alle abitudini degli utenti della Rete. Con la costante produzione di dati che riguardano l’individuo, si genera una sorta di doppio corpo: da un lato esiste la persona in carne ed ossa, il corpo fisico; dall’altro la persona virtuale, il corpo elettronico, originatosi da quell’insieme di dati che giorno dopo giorno popolano le infinite banche dati. Questo nuovo corpo funge da strumento di controllo in quanto permette a terzi di osservare e ricavare informazioni utili, reali e sempre più precise sulla vita di chiunque. Anche i governi possono usufruire di tali risorse. L’avvio di una politica consacrata alla sicurezza nazionale, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, ha dato origine ad una più stretta collaborazione con le grandi società e alla creazione di programmi di sorveglianza su vastissima scala5. In un mondo che vede la minaccia reale di possibili attacchi terroristici, la politica si serve delle nuove tecnologie per fronteggiare il fenomeno e proteggere così il cittadino anche a costo di limitarne la libertà.

Non manca uno spazio di riflessione sull’influenza che il Web ha sull’individuo. In Rete la dimensione on line talvolta nasconde quella off line determinando in questo caso il dilemma dell’autenticità della propria identità. L’uso protratto dei dispositivi, soprattutto da parte dei giovanissimi, genera 5 L’attività di sorveglianza governativa, condotta con strumenti di grande potenza, è rimasta sconosciuta, quindi segreta, sino al cosiddetto Datagate, la più grande diffusione di informazioni riservate subita dall’intelligence statunitense, determinato dalle rivelazioni della ‘talpa’ E. Snowden nel 2013.

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dipendenza o perdita di contatto con la realtà vera.

A completare l’esposizione sono alcune importanti questioni giuridiche che ruotano intorno ai seguenti punti:

- liceità dell’attività di controllo, che dovrebbe essere regolamentata nello stesso modo in cui si regolano le intercettazioni telefoniche e seria riflessione sull’effettivo beneficio della stessa per la vita delle persone;

- giusto bilanciamento tra diritti tra loro in opposizione: libertà-sicurezza; riservatezza-controllo; privacy-informazione; tutti sacrosanti nelle odierne società; - rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, che

dovrebbero essere reinterpretati alla luce del nuovo contesto e rafforzati con il riconoscimento di nuovi diritti indispensabili per il nuovo uomo tecnologico, quali il diritto di esserci e non esserci o, in altre parole, il diritto di accesso, il diritto di uscita e di oblio, il diritto di autodeterminazione informativa; il diritto al controllo e al giusto trattamento dei propri dati.

Per inquadrare ed indagare con più precisione tali questioni si sono rivelati fondamentali i contributi del giurista S. Rodotà, scomparso di recente, che su questi aspetti è intervenuto più volte, auspicando interventi normativi volti a tutelare in modo sempre più adeguato i diritti delle persone nel rispetto del progresso.

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PRIMO CAPITOLO

EVOLUZIONE DELLA SORVEGLIANZA

Il Panopticon, da modello architettonico a procedura di disciplinamento

Nello studio del tema della sorveglianza sociale l'immagine del Panopticon, un modello di prigione ideato per la prima volta nel 1786 dal filosofo e riformatore sociale britannico Jeremy Bentham, svolge un ruolo fondamentale.

Il Panopticon infatti permette di comprendere le modalità attraverso le quali la sorveglianza opera e consente di collocarla nelle vicende della modernità.

Michael Foucault lo utilizza come simbolo per rappresentare e illustrare il funzionamento della sorveglianza e della disciplina degli individui durante tutta l'epoca moderna e lo intende come il diagramma delle società disciplinari, che si sono venute a creare dal XVIII secolo in poi.

Nella sua celebre opera Sorvegliare e punire6egli concentra i suoi studi sul concetto di potere, investigando su tutti i meccanismi e le istanze che assoggettano l'uomo, inoltre 6 M. FOUCAULT, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris, 1975; tr. it. Sorvegliare e punire. Nascita di una prigione, Einaudi, Torino, 1976.

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analizza l'evoluzione del potere attraverso i momenti storici che hanno portato alla nascita della prigione.

Nel XVIII secolo i reati erano puniti nelle pubbliche piazze attraverso supplizi spettacolari che servivano per un verso a punire il colpevole, per l'altro fungevano da monito per tutta la popolazione7.

Questa pratica, però, generava nello spettatore empatia verso il condannato. Si otteneva così l'effetto contrario ed è per questo motivo che naque la prigione, intesa come luogo di espiazione e rieducazione.

Quando vennero istituiti i riformatori si ebbe un notevole cambiamento nella prevenzione del crimine, attraverso l'isolamento dei delinquenti, che vanno a creare la classe dei devianti, dal resto della popolazione.

L'aspetto centrale della tesi di Foucault fu la trasformazione della società in analogia alla prigione; vennero infatti create diverse istituzioni che inquadrarono gli individui durante tutto il corso della loro vita. I mezzi che permisero il controllo totale della società furono le discipline cioè quelle pratiche che tentano di sottomettere il corpo dell'uomo. Nelle caserme, nelle scuole, negli ospedali, ogni corpo aveva una propria funzione e seguiva proprie regole di comportamento. La funzione del potere disciplinare fu quella di “addestrare” la popolazione per mezzo del controllo gerarchico, della sanzione normalizzatrice e dell'esame8.

7 Ivi, pp. 38 e ss. 8 Ivi, p. 186

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Il controllo gerarchico si creò realizzando ambienti dove la visibilità era totale. Ospedali, piazze, fabbriche e tutte le strutture architettoniche, vennero costruite in modo tale da garantire la visione di tutti i corpi. Così come avvenne all'interno della fabbrica, anche qui il controllo e la sorveglianza si realizzarono attraverso la predisposizione di agenti addetti a questa funzione sulla base delle differenze di rango sociale.

Si venne a creare così una rete di relazioni che coinvolse tutti i corpi in cui paradossalmente anche i sorveglianti divennero sorvegliati. L'organizzazione piramidale produsse potere e divenne vera e propria tecnologia del controllo.

L'altro strumento utilizzato fu la sanzione normalizzatrice. In ogni luogo si svilupparono leggi proprie e proprie regole. Il compito delle discipline fu quello di riempire le lacune lasciate dalle leggi codificate e di creare dicotomie, reprimendo e qualificando i comportamenti in giusti e sbagliati mediante il meccanismo della sanzione-gratificazione. In questo modo si crearono delle scale di valore degli individui fondate non sulle loro capacità, ma sul loro grado di normalizzazione. Più ci si adeguava alla norma più si veniva considerati dei bravi soggetti.

Ultimo strumento di cui si servì il potere disciplinare fu l'esame. L'esame unì in sè le strategie della sanzione, che normalizza e della gerarchia, che sorveglia. Grazie all'esame i corpi vennero classificati e vennero tramutati in numeri

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perfettamente calcolabili; ad ognuno di essi, infatti, venne assegnato un punteggio. Si venne a creare una vera e propria documentazione dell'individuo che per un verso lo ridusse in oggetto descrivibile e per l'altro lo trasformò in oggetto di comparazione con altri corpi. In questo modo la vita di ogni individuo venne raccontata nel dettaglio ed incastrata in spazi ben definiti; la descrizione divenne strumento di sottomissione e il potere si legò indissolubilmente al sapere.

Ruolo centrale nelle analisi sul potere disciplinare di Foucault è assunto dal suo studio sul Panopticon di Bentham, ma prima di addentrarsi nell'analisi del modello architettonico e della procedura di disciplinamento psicologica che esso è in grado di realizzare, è opportuno partire dal contesto storico nel quale Bentham elaborò il suo progetto.

§ 1. Il bisogno di una riforma carceraria:

Brevemente è opportuno ricordare che le criticità dell'Inghilterra della seconda metà del settecento erano rappresentate sia dall' impressionante aumento del numero dei reati commessi, che il governo tentò di combattere attraverso la pena capitale o la deportazione nelle colonie inglesi; sia dalla questione del sovraffolammento delle carceri statali, luoghi in cui i prigionieri versavano in condizioni disumane ed umilianti e dove ozio e corruzione erano caratteristiche predominanti. L'idea di ordine e razionalità che si andava sviluppando in quel

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periodo non poteva più tollerare tale situazione e portò alla presa di coscenza del bisogno di cambiamento e dell'esigenza di miglioramento del sistema e delle strutture carcerarie.

Tali cambiamenti erano resi necessari anche dal bisogno di combattere l'epidemia della febbre tifoide, che mieteva vittime tra i detenuti9.

Furono avanzate diverse proposte di riforma del sistema carcerario tra cui quella delle ''prigioni industriali'' che prevedevano l'utilizzo dei carcerati come forza lavoro utile, non solo per le casse dello stato, ma anche per una loro eventuale riabilitazione in società; e quella degli evangelisti, volta all'orientamento etico morale dei prigionieri attraverso l'introduzione di insegnamenti religiosi ed un ferreo isolamento che portava alla riflessione con conseguente espiazione e pentimento.10 Entrambe le riforme, però, non furono realizzate. E' in questo contesto che si inserisce l' opera di Jeremy Bentham.

9 Cfr. M. PERROT, L' Ispettore Bentham, pp. 113-114, in J. BENTHAM,

Panopticon ovvero la casa di ispezione. Marsilio,Venezia, 1983. 10 L'utilizzo dei carcerati come forza lavoro e l'isolamento sono aspetti che

ritroviamo anche nel progetto di Bentham. Infatti il Panopticon è un progetto che risponde a diverse finalità: non solo è in grado, secondo le intenzioni del suo autore, di realizzare una trasformazione sociale mediante il controllo, ma è anche un progetto che risponde a finalità economiche di profitto e di utilitarismo. Il Panopticon infatti doveva essere gestito tramite appalto e questo avrebbe permesso di ricevere un profitto mediante l'impiego dei detenuti come forza lavoro in grado di contribuire alle spese dello Stato. Per quanto riguarda l'isolamento questo va a costituire uno dei principi del Panopticon ed è in grado di garantire pentimento e futura integrità morale. L'isolamento si estendeva a tutte le attività da quelle fisiologiche attraverso la previsione di gabinetti privati all'interno delle celle, allo svolgimento delle funzioni religiose.

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Persona profondamente ostile agli sprechi, convinto detrattore della deportazione dei detenuti, sia perchè priva di esemplarità che dispendiosa per le casse dello Stato, e contrario alla pena capitale che comportava uno spreco di risorse più proficuamente utilizzabili; presentò per la prima volta nel 1791 un opuscolo dal titolo Panopticon, ovvero la casa di ispezione11 nel quale mediante una precisa descrizione di tecniche ed obiettivi delineò una prigione modello, un modello inedito di disciplina sociale e di controllo della devianza.

Il testo si presenta sotto forma epistolare e contiene 21 lettere indirizzate ad un destinatario fittizio. In realtà, come confessato dello stesso autore, Bentham trasse l'idea originale del Panopticon da suo fratello che aveva visitato la scuola militare di Parigi del 1751 :

« Ogni allievo doveva disporre di una cella a vetri in cui poteva essere visto tutta la notte senza avere alcun contatto con i suoi condiscepoli, e neppure con i domestici. Esisteva inoltre un meccanismo molto complicato costruito al solo fine che il parrucchiere potesse pettinare ogni convittore senza toccarlo fisicamente: la testa dell'allievo si infilava in una specie di finestrella, ed il corpo restava dall'altra parte di una paratia di vetro che permetteva di vedere tutto ciò che accadeva»12.

Bentham impiegò in questo progetto tempo ed energia e lo difese accanitamente per tutta la vita, sperando di poter trarre vantaggi di natura personale e politica dalla sua realizzazione. 11 J. BEMTHAM, op. cit.

12 M. FOCAULT, L'occhio del potere, conversazione con Michel Foucault in op.cit. pp. 8-9.

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Dal punto di vista politico il Panopticon si presentava come la realizzazione di una riforma penitenziaria laica, alternativa alla riforma di natura evangelica; dal punto di vista personale Bentham sperava di poter trarre vantaggio dalla collaborazione al progetto diventandone il primo direttore.

§ 2. Il modello architettonico

Il Panopticon è un edificio a forma di anello composto da singole celle sovrapposte di ridotte dimensioni. Alla sommità dell'edificio è posta una cupola che funge da tetto e provvede alla sua illuminazione.

Al centro della struttura è posizionata una torre di guardia provvista di larghe aperture che danno sulla facciata interna dell'anello. La postazione della torre di guardia è riservata ad un solo soggetto, che prende il nome di ispettore, la cui posizione strategica consente di tenere sotto controllo tutte le celle contemporaneamente e

«per risparmiare all'ispettore lo sforzo di alzare la voce per essere ascoltato e per impedire ai prigionieri di sapere che è occupato con un altro prigioniero più lontano, si potrebbe istallare un piccolo tubo di stagno in ogni cella fino alla residenza centrale, passando per l'area intermedia, e salendo fino alla finestra corrispondente della residenza. Questo dispositivo permetterebbe di udire il più leggero rumore da una estremità all'altra, soprattutto se si applica il tubo

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all'orecchio»13.

Le singole celle sono separate le une dalle altre da lunghe pareti divisorie che impediscono la comunicazione tra i loro "abitanti" e sono scaldate da una rete di tubi che sfruttano il principio delle serre. Ogni cella è composta da due finestre, l'una affaccia verso l'interno e corrisponde alle aperture della torre, l'altra affaccia verso l'esterno.

Questa astuzia architettonica consente alla luce di attraversare interamente le celle da parte a parte e impedisce la formazione di zone d'ombra in cui potersi nascondere o appartare. Quindi, grazie ad un gioco di luci e all'utilizzo di persiane di legno, poste alle finestre della residenza dell'ispettore, tutti gli occupanti sono costantemente esposti allo sguardo del sorvegliante anche se lo stesso non si può affermare per la visione reciproca. Infatti l'ispettore è invisibile ai prigionieri. Per quanto riguarda l'illuminazione notturna

«piccole lampade, sostenute da un riflettore, fuori da ogni finestra della residenza, per illuminare le celle corrispondenti, forniranno alla notte la stessa sicurezza del giorno».14

Da qui nasce il nome Panopticon che in greco significa il luogo

dove tutto è visto.

Principio cardine sul quale si regge il Panopticon è dunque il principio dell'ispezione infatti

«... lo scopo dell'edificio sarà tanto più perfettamente raggiunto se gli individui che devono essere controllati saranno il più 13 J. BENTHAM, op. cit. p. 39

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assiduamente possibile sotto gli occhi delle persone che devono controllarli».15

Lo scopo dell'istituzione sarà quindi raggiunto mediante la sensazione costante del prigioniero di essere scrutato da occhi invisibili. Foucault afferma che:

«il Panopticon è una macchina per dissociare la coppia vedere essere visti: nell'anello periferico si è totalmente visti, senza mai vedere; nella torre centrale, si vede tutto, senza mai essere visti»16.

È l'esposizione perpetua dei soggetti all'osservazione che permette di cogliere quello che è l'effetto principale del Panopticon ovverro

«Indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicura il funzionamento automatico del potere. Far si che la sorveglianza sia permanente nei suoi effetti, anche se è discontinua nella sua azione; che la perfezione del potere tenda a rendere inutile la continuità del suo esercizio; che questo apparato architettonico sia una macchina per creare e sostenere un rapporto di potere indipendente da colui che la esercita; in breve che i detenuti siano presi in una situazione di potere in cui sono essi stessi portatori»17.

Il principio di ispezione si basa sul presupposto che il potere deve essere visibile e inverificabile

«visibile: di continuo il detenuto avrà davanti agli occhi l'alta 15 Ivi, p. 36.

16 M. FOUCAULT, Sorvegliare e punire, op. cit., p. 220. 17 Ivi, p. 219

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sagoma della torre centrale da dove è spiato. Inverificabile: il detenuto non deve mai sapere se è guardato, nel momento attuale; ma deve essere sicuro che può esserlo continuamente».18

Cosciente di essere osservato, ma ignaro del momento esatto in cui lo sarà si ingenererà nel soggetto uno stato di incertezza che porterà all'obbedienza come unica alternativa possibile.

L'incertezza costringerà l'individuo a fare proprie le specifiche norme di comportamento e ad assoggettarsi alla norma, e ad evitare qualsiasi comportamento non conforme

«essere incessantemente sotto gli occhi di un ispettore significa perdere la capacità di fare del male e finanche il pensiero di volerlo fare»19 .

Attraverso il modello panottico il ricorso alla coazione fisica sui detenuti non è più necessario, in quanto questo modello permette di modificare i comportamenti dei reclusi mediante l'utilizzo di quelle che Foucault definisce ''strategie disciplinari''. I detenuti del Panopticon infatti non sono costretti con la forza a seguire le norme di comportamento imposte, ma è la sorveglianza ininterrotta che produce nei detenuti una sorta di ''anima'' che porta gli stessi ad adeguarsi automaticamente alle direttive del potere; il vantaggio della onnipresenza potenziale del sorvegliante riguarda anche il fatto che tale metodologia di controllo si applica all'intera scala gerarchica per cui tutti saranno sorvegliati e per quanto riguarda il 18 Ibidem

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problema del controllo dei controllori Bentham propone di punire ogni mancanza con la massima severità:

«E poichè l'adempimento del proprio dovere, come quello di loro, è infinitamente facilitato, così ogni mancanza dovrà essere e sarà punita con la severità più inflessibile. È questo fatto che rende l'influsso del progetto non meno salutare a ciò che si chiama libertà che alla necessaria coercizione; non meno potente come controllo sul potere subordinato che come freno alla delinquenza; come schermo all'innocenza che come castigo per il crimine».20

Il Panopticon funziona dunque attraverso l'autodisciplinamento dei soggetti osservati:

«L'efficacia del potere, la sua forza costrittiva, sono, in qualche modo, passate dall'altra parte – dalla parte della superficie di applicazione. Colui che è sottoposto ad un campo di visibilità e che lo sa, prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare spontaneamente su se-stesso; inscrive in se-stesso il rapporto di potere nel quale gioca simultaneamente i due ruoli, diviene il principio del proprio assoggettamento»21

La figura del sorvegliante diviene in questo modo persino inutile, l'ispettore non è infatti più necessario in quanto sarà sufficiente l'alta sagoma della torre ad alludere che nulla sfugge all'occhio del potere.

Il vantaggio del sistema panottico consiste nel fatto di essere uno strumento polivalente in grado di adattarsi a qualsiasi 20 Ivi, p. 49

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funzione che richiede l'addestramento di un numero limitato di individui all'interno di uno spazio chiuso e Bentham era ben consapevole della portata rivoluzionaria del suo progetto sostenendo infatti che i principi panottici ben si prestano alla realizzazione di altri scopi che non siano esclusivamente quelli delle prigioni. Questi possono consistere in

«punire i criminali incalliti, sorvegliare i pazzi, riformare i viziosi , isolare i sospetti, impiegare gli oziosi, mantenere gli indigenti, guarire i malati, istruire quelli che vogliono entrare nei vari settori dell'industria, o fornire l'istruzione alle future generazioni».22

Bentham allarga quindi i pregi panottici a diverse strutture amministrative che richiedono supervisione quali manicomi, fabbriche, scuole e ospedali.

Bentham, pur investendo parte della propria eredità, non vide mai realizzata la propria opera in quanto non riuscì a convincere nessuna istituzione a investire nel suo progetto; ma questo, secondo Foucault, non sminuisce la sua importanza e andando oltre Bentham egli non si limita a considerare il Panopticon esclusivamente come un luogo chiuso, ma lo ritiene trasferibile ed adeguabile all'interno dell'intera società

«Il Panopticon non deve essere inteso solamente come un edificio onirico: è il diagramma di un meccanismo di potere ricondotto alla sua forma ideale; il suo funzionamento, astratto da ogni ostacolo, resistenza o attrito, può felicemente essere rappresentato come un puro sistema architettonico e ottico: è in 22 J. BENTHAM, op. cit. p. 36

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effetti una figura di tecnologia politica che si può e si deve distaccare da ogni uso specifico. Esso è polivalente nelle sue applicazioni; serve ad emendare i prigionieri, ma anche a curare gli ammalati, istruire gli scolari, custodire i pazzi, sorvegliare gli operai, far lavorare i mendicanti e gli oziosi. È un tipo di inserimento dei corpi nello spazio, di distribuzione degli individui gli uni in rapporto con gli altri, di organizzazione gerarchica, di disposizione dei centri e dei canali di potere, di definizione dei suoi strumenti e dei suoi modi di intervento, che si possono mettere in opera in ospedali, fabbriche, scuole, prigioni».23

Foucault sostiene che il progetto panottico è diventato fondamentale in molti di questi ambiti e arriva alla creazione di una società disciplinare nella quale non è più necessaria la creazione di questi luoghi chiusi in quanto i loro meccanismi pervadono tutti gli aspetti della vita. La disciplina tende a standardizzare, a rendere tutti uguali è essa stessa la tecnologia del controllo.

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§. 3 La sorveglianza postpanottica §3. 1 Da Bentham a Orwell

Una delle più importanti trasposizioni letterarie del modello di sorveglianza tratteggiato da Bentham nel suo progetto Panopticon è rappresentata dalla distopia orwelliana 198424.

Nel suo romanzo Orwell descrive una società terrificante ambientata in un futuro prossimo; il titolo, infatti, è ricavato dall'inversione delle due cifre finali dell'anno in cui Orwell inizia la scrittura della sua opera.

Il mondo immaginato da Orwell è composto da tre macronazioni: l' Oceania, l' Eurasia e l' Estasia le quali, in quella che viene definita la terza guerra mondiale, combattono per la conquista della restante parte territoriale.

A Londra, capitale dell'Oceania, il potere di corrente socialista è rappresentato da un solo partito al cui vertice è posto il

'Grande Fratello', soggetto carismatico le cui sembianze non sono mai svelate.

Il Grande Fratello, attraverso l'utilizzo dei così detti 'teleschermi' posti in ogni abitazione privata o edificio pubblico, spia costantemente la vita intima e le relazioni sociali di ogni cittadino garantendosi così un controllo totale sulle loro vite:

24 G. ORWELL, Nienteen Eighty-Four, Secker & Warburg, 1949; tr. it.

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«Il teleschermo riceveva e trasmetteva contemporaneamente. Se Winston avesse emesso un suono anche appena appena più forte di un bisbiglio, il teleschermo lo avrebbe captato; inoltre, finchè fosse rimasto nel campo visivo controllato dalla placca metallica, avrebbe potuto essere sia visto che sentito. Naturalmente, non era possibile sapere se e quando si era sotto osservazione. Con quale frequenza, o con quali sistemi, la Psicopolizia si inserisse sui cavi dei singoli apparecchi era oggetto di congettura. Si poteva persino presumere che osservasse tutti continuamente. Comunque fosse, si poteva collegare al vostro apparecchio quando voleva. Dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù di quell'abitudine che diventa istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento – che non fosse fatto al buio – attentamente scrutato»25.

Diversi sono i ministeri di cui si serve il potere per svolgere la propria funzione di controllo: Ministero della pace, che in verità cura affari di guerra; Ministero dell'amore che vigila sulla sicurezza interna e sull'adesione di tutti al credo del partito; Ministero della verità che si occupava della creazione e della distruzione di tutti i tipi di informazioni del passato che non fossero in linea con le attuali posizioni del governo; infine il Ministero dell'abbondanza investito di questioni economiche. Il partito si occupa di creare una nuova lingua detta 'neolingua' con lo scopo di impedire qualsiasi forma di pensiero libero; vengono infatti eliminate dal vocabolario tutte le parole non 25 Ivi, pp. 6-7.

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conformi alla sintassi del partito.

Winston Smith, ribelle protagonista del romanzo che cerca di pensare con la propria testa, impiegato presso il Ministero della verità nel quale si occupa di modificare tutti i testi e i documenti del passato contribuendo così a creare nuove verità conformi alla politica del partito, è costretto alla fine del romanzo, dopo diverse vicissitudini, a cedere al potere dichiarando amore e fedeltà assoluta al partito unendo così la propria identità a quella del Grande Fratello:

«Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant'anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolavano ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello».26

Diversi sono gli aspetti in comune tra il potere descritto da Orwell e quello auspicato da Bentham, tra questi spicca chiaramente la figura centrale del sorvegliante e l'ipercettibilità dell'occhio che sorveglia; questi generano nei sorvegliati incertezza cosa che garantisce la subordinazione di coloro che vengono guardati. Orwell però, contrariamente a Bentham, non vede nell'applicazione dei principi panottici un vantaggio, anzi li considera come una minaccia per la dignità umana. L'intento dell'autore è quello infatti di dimostrare quanto le politiche totalitarie portino a conseguenze sgradevoli e 26 Ivi, p. 305.

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indesiderabili.

Nonostante questo, 1984, romanzo dallo spiccato carattere profetico, ha il merito di aver fatto un passo in avanti rispetto al sistema di sorveglianza panottico in quanto vi è il riconoscimento dell'importanza del ruolo dell'informazione e della tecnologia all'interno del processo di disciplinamento e controllo sociale.

§3. 2 Oltre le metafore:

Le immagini del Panopticon o del Grande Fratello, come si vedrà meglio più avanti, per quanto siano di fondamentale importanza, necessitano di alcuni adattamenti al fine di comprendere le peculiarità della società contemporanea.

Prima di vedere come cambia lo sguardo della sorveglianza, è importante sottolineare che la stessa e il controllo sociale sono aspetti caratterizzanti qualsiasi forma societaria. Ancor prima che lo Stato moderno nascesse, il controllo sociale è sempre stato considerato fondamentale per assicurare l'amministrazione e l'ordine sociale. Basta volgere lo sguardo al passato per vedere come le civiltà antiche si siano servite del censimento, classico strumento di controllo sociale, per ottenere le informazioni più svariate come i beni posseduti dagli abitanti e la composizione del nucleo familiare.27

27 Diversi sono gli esempi che si possono fare: in Egitto attraverso i resoconti sulla popolazione si poteva controllare la tassazione, l'immigrazione e il servizio militare. Il popolo nomade di Israele che nel quindicesimo secolo attraverso il Libro dei Numeri censiva il proprio

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Tale sorveglianza era, però, molto ristretta perchè riferita ad ambiti circoscritti come quello familiare e religioso.

È a partire dal diciannovesimo secolo che si trovano gli elementi della sorveglianza così come la intendiamo oggi ossia come aspetto centrale e pervasivo della vita sociale.

La sorveglianza si è sviluppata con la nascita delle democrazie moderne. È stata collegata alla richiesta di uguaglianza del post-illuminismo e all'accesso, prima negato, del popolo al potere politico.

Lo stato moderno acquistava una centralità di funzioni man mano che le vecchie forme di sorveglianza, fossero esse locale, religiosa o familiare, si indebolivano, e per questo necessitava di una solida struttura organizzativa che gli permettesse di svolgere le sue funzioni.

Lo stato moderno si ispirò all'assetto fortemente sistematico dell'esercito nazionale che influenzò molte alre organizzazioni come la scuola, le fabbriche, gli ospedali e le prigioni. Se si analizza la storia dell'attività militare, si può notare che vi sono diversi aspetti della sorveglianza come l'osservazione dei soldati e degli ufficiali (necessaria per ottenere una maggiore efficacia dell'azione in battaglia), il coinvolgimento dell'intera popolo inizialmente per riorganizzarlo dopo la fuga dalla schiavitù e per garantire una forma di ordine militare e in seguito per distribuire le terre e per favorire ordine e controllo. O ancora il Domesday Book che permise, all'amministrazione normanna del 1085, di consolidare il proprio potere attraverso la registrazione delle proprietà terriere degli inglesi.

Cfr. D. LYON, The electronic eye: the rise of surveillance society, Polity, Cambridge, 1994; tr. it. L'occhio elettronico. Privacy e filosofia

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popolazione civile (da qui il termine la guerra totale), la presenza dei servizi di sicurezza e di spionaggio come settori dello Stato. Questi aspetti comportano una supervisione diretta di gruppi subordinati da parte di altri gruppi o la raccolta di documentazione sulla vita privata per fini di coordinamento o di controllo. Tutto questo per finalità di sicurezza nazionale, supremazia militare e sconfitta del nemico. La costituzione dei dossier e il bisogno di raccogliere informazioni non sono però caratteristiche prettamente militari, ma andranno ad interessare con il tempo tutti gli ambiti della vita societaria sino a costituire l'essenza stessa dello Stato moderno.28

È in questo contesto che si inserisce Foucault con il suo studio sulle società disciplinari e sul Panopticon di Bentham29, studio che viene definito prettamente moderno in quanto analizza il potere all'interno di una società rigida e statica com'era appunto la società moderna.

Si è visto, però, che le discipline analizzate da Foucault, delle quali il Panopticon rappresenta la forma paradigmatica, producono i loro effetti in riferimento a singoli soggetti o a categorie di individui rinchiusi all'interno di specifiche strutture. Le società attuali utilizzano, invece, strumenti di sorveglianza e di controllo che esplicano i loro effetti sull'intera popolazione. Le numerose innovazioni tecnologiche che hanno investito la società di oggi evidenziano i limiti strutturali del Panopticon e del Grande Fratello; questi, per adattarsi a queste 28 Ivi, pp. 48-49.

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modificazioni, perdono la loro materialità per divenire sempre più intangibili.

Il Panopticon, si spoglia della sua struttura architettonica e diviene sempre più immateriale, il 'Grande Fratello' da unico grande occhio si frammenta in tanti piccoli 'Grande Fratello', in tanti piccoli occhi che scrutano incessantemente.

§ 3. 3 Una nuova dimensione della sorveglianza: Come evidenziato da Lyon, nel corso del ventesimo secolo si affaccia sulla scena un nuovo strumento, il computer, che porta ad una vera e propria svolta epocale nell'ambito della creazione ed espanzione delle nuove tecnologie di controllo.

Il computer, ossia quella combinazione di informatica e telecomunicazione spesso definita 'tecnologia dell'informazione' (IT)30, è caratterizzato da un'ampia memoria e dalla capacità di comunicazione interattiva attraverso le reti di telecomunicazione e opera attraverso i database il cui vantaggio consiste nell'essere compatti e poco costosi.

I database o banca dati è una collezione di dati correlati tra loro secondo un modello gerarchico, relazionale, reticolare o ad oggetti e consentono il recupero, aggiornamento e l'inserimento dei dati in essi memorizzati.31

Uno stesso database può essere adoperato da più persone contemporaneamente e più database possono essere incrociati 30 D. LYON, L' occhio elettronico, op. cit. p 65.

31 Cfr. M. A.BIASOTTI e G. SARTOR, Tecnologie e abilità informatiche

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tra loro utilizzando dati provenienti da fonti diverse.

L'utilizzo di tale strumento permette pratiche di classificazione e sorveglianza sempre più sofisticate determinando così il passaggio dalla vecchia sorveglianza a 'vista' a quella nuova 'elettronica'.32

Alla luce di queste nuove tendenze, si può notare come le pratiche di controllo contemporaneo si discostano dal vecchio modello carcerario in quanto non vengono nemmeno percepite come tali dai soggetti sui quali si esercitano. Tutto questo porta Lyon a parlare di adattamento e ripensamento dell'immagine del Panopticon sulla base delle diverse necessità e diverse modalità di controllo utilizzate nella società contemporanea. La perdita, però, della dimensione carceraria non fa venir meno l'importanza del Panopticon che continua a fornire

«un modello utile per comprendere la sorveglianza elettronica»33

Aspetto classico del Panopticon era la necessaria compresenza tra controllore e controllato :

«Tratto distintivo del Panopticon era l'obbligatorietà per i detentori del potere di essere sempre «presenti» di stazionare nei pressi, di presidiare la torre di controllo».34

La tecnologia consente oggi di superare tale limite. Il controllore fisico, l'ispettore è sostituito da quello elettronico il 32 Cfr. D. LYON, L'occhio elettronico. op. cit. pp 65-67

33 Ivi, p. 89

34 Z. BAUMAN, Liquid Modernity, Polity Press-Black Well publishers Ltd, Cambridge-Oxford, 2000; tr. it. Modernità Liquida, Laterza, Roma-Bari, 2011, p. XXXIV

(34)

cui occhio è molto più attento e meticoloso ed è in grado di ricostruire ogni singolo dettaglio o movimento; oggi

«il potere può muoversi alla velocità di un segnale elettronico».35

La sorveglianza elettronica quindi non necessita più dell'occhio umano per garantire il controllo degli individui, ma questo si può realizzare mediante l'incrocio in tempo reale delle tracce elettroniche che ogni soggetto si lascia alle spalle costantemente nel corso della sua quotidianità ricoprendo così un ruolo attivo nel processo di sorveglianza e di profilazione. Si entra in questo modo nell'era della 'dataveglianza' espressione coniata dall'informatico Roger Clarke per definire la nuova tipologia di sorveglianza. Nell'era della 'dataveglianza', del controllo in tempo reale dell'informazione è il database, il guardiano virtuale a farla da padrone. Ciò che caratterizza principalmente questa nuova dimensione della sorveglianza è la sistematicità con la quale viene monitorata la vita dei singoli soggetti divenendo così la regola e non più l'eccezione. Con la 'dataveglianza' avviene un salto di qualità nella sorveglianza sia da un punto di vista quantitativo (dal momento che i dati raccolti sono molto più numerosi rispetto al passato), sia da un punto di vista qualitativo (nel senso che è la stessa qualità della sorveglianza a cambiare; essa, infatti, diviene sempre più invasiva e sistematica). La metafora del Grande Fratello viene superata come afferma lo stesso Clarke: «in quanto la televisione ubiqua non è stata ancora inventata 35 Ivi, p. XXXIII

(35)

solo perchè la dataveglianza le è superiore dal punto di vista tecnico ed economico».36

Il Grande Fratello si dimostra quindi dispendioso in termini di tempo e di denaro davanti al grande vantaggio della decentralizzazione dei dossier informatici e alla condivisione di dati su individui e gruppi. Attraverso il 'computer matching' ossia l'incrocio di tutti i dati sparsi nei vari database si ottiene un quadro esaustivo di un determinato individuo o insieme di individui garantendo così una conoscenza molto dettagliata. In questo modo il soggetto diviene sempre più trasparente e digitalizzato e questo comporta dei costi in termini di privacy e protezione dei dati personali.

§ 3. 4 «Noi siamo i nostri dati»37:

La famosa espressione teorizzata nell'800 dai due famosi giuristi americani Louis D. Brandeis e Samuel Warren right to

be let alone è considerata oggi superata. Non si è mai soli

perchè si è sempre controllati, come in un Panopticon diffuso ormai sprovvisto della sua pesante struttura architettonica e disperso in una moltitudine di dispositivi elettronici che ne ricalcano e potenziano le funzioni . La presenza di telecamere a circuito chiuso ai bordi delle strade, la possibilità delle intercettazioni telefoniche, la raccolta e l'elaborazione dei dati, 36 http://www.anu.edu.au/people/Roger.Clarke/DV/Matchntro.html 37 S. RODOTÀ, Il mondo nella rete. Quali i diritti, quali i vincoli,

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permette una sempre più fedele ricostruzione del profilo di ogni individuo e un controllo in una forma decisamente diversa e più pertinente al contesto sociale e storico dove si è immersi. Si può dire, senza possibilità di smentita, che partecipare oggi alla società significa essere sotto sorveglianza elettronica. Qui viene alla luce la profonda trasformazione che investe il ruolo della sorveglianza e del controllo; se prima il controllo ricadeva su persone determinate ed era circoscritto a determinati ambienti ora invece investe l'intera popolazione superando così i limiti strutturali del Panopticon. La struttura benthamiana esplicava le sue funzioni in riferimento a determinate categorie di individui e alle loro reclusioni; oggi il controllo realizzato mediante la raccolta, la selezione e l'incrocio dei dati personali si spinge ben oltre gli spazi chiusi penetrando fin dentro le mura domestiche.

Questo pone in essere una violazione costante e spesso impercettibile al diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali. Si rende quindi necessaria, secondo quanto sostenuto da Rodotà, una evoluzione del concetto di privacy che si concretizza non più nel semplice diritto ad essere lasciato in pace, ma nella possibiltà per l'individuo di tentare di tenere sotto controllo la moltitudine dei flussi informativi che lo riguardano.

Il cambiamento qualitativo della nozione di privacy, che in italiano trova il suo corrispettivo nel termine riservatezza, può essere apprezzato del tutto solamente partendo dalla nascita e

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dallo sviluppo di tale diritto. Non si tratta in realtà di un concetto moderno, ma questo affonda le sue radici nel passato. Già lo stesso Aristotele, nei suoi trattati filosofici, operava una distinzione tra la sfera pubblica e quella privata dove la prima era legata all'attività politica e corrispondeva al termine greco

polis, mentre la seconda, che in greco corrisponde al termine oikos, era associata alla famiglia e alla vita domestica.

In epoca moderna si è iniziato a ragionare, da un punto di vista dottrinale, di privacy quando due famosi giuristi americani consegnarono alle stampe un saggio dal titolo the right to

privacy. The implicit made explicit. Il rilievo invece

prettamente giurisprudenziale di tale diritto si ha con le prime pronunce della Corte Suprema statunitenze. Il diritto alla

privacy nasce inizialmente come diritto morale ed acquista

rilievo giuridico solo in un secondo momento mediante il riconoscimento di tale diritto da parte delle carte costituzionali e l'emanazione di leggi specifiche divenendo così un vero e proprio diritto esigibile.

Nella società americana della seconda metà dell'Ottocento, la classe borghese acquista predominio a livello sociale e istituzionale ad è in questo contesto che, secondo alcuni autori tra cui Rodotà, nasce e si sviluppa il diritto alla privacy inteso come privilegio di classe e non come realizzazione del diritto 'naturale' di ogni individuo. Nella sua analisi relativa al contesto socio-economico, politico e giuridico in cui è nata e in cui sono emerse le condizioni che hanno portato ad intendere la

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privacy come esigenza meritevole di tutela autonoma, Rodotà

ritiene che la nascita di tale diritto sia strettamente collegata alla disgregazione della società feudale e alle trasformazioni socio-economiche apportate dalla rivoluzione industriale. L'industrializzazione porta ad una vera e propria rivoluzione della società: muta l'assetto topografico che vede la classe operaia che lavora nelle fabbriche abbandonare le piccole comunità terriere per trasferirsi nelle città; nascono importanti invenzioni tecnologiche come la stampa e altri strumenti che permettono una rapidità e quantità di diffusione di informazioni mai vista prima. La classe sociale maggiormente colpita dalle innovazioni del settore tecnologico è l'aristocrazia tant'è che la nascita della nozione moderna di privacy è fatta risalire ad una famosa vicenda americana di fine Ottocento.

Nel 1890 due famosi avvocati di Boston, Brandeis e Warrent, intentarono una causa contro la Evening Gazzette di Boston in quanto aveva fatto uscire alcune indiscrezioni sull'attività salottiera della moglie di Warrent la faccenda infastidì molto l'avvocato che dichiarò:

«questa faccenda dei giornali che si occupano troppo della vita mondana di mia moglie non può continuare».38

Da qui prendono piede le riflessioni dei due giuristi circa le informazioni riguardanti la vita delle persone distinguendo tra quelle che possono divenire di pubblico dominio e quelle che invece meritano di essere tutelate dall'invadenza altrui.

38 S. RODOTÀ, Intervista su privacy e libertà, a cura di Paolo Conti, Laterza, Roma-Bari, 2005, p. 8

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Scrissero un saggio The right of privacy e insistettero sulla necessità che l'ordinamento riconoscesse tale diritto definito come The right to be let alone.

Il diritto alla privacy è un diritto che, per sua stessa natura, si pone in conflitto con il diritto di altri soggetti siano essi pubblici o privati e presuppone un bilanciamento con gli stessi. Per tale motivo una delle prime difficoltà che si incontrano quando si ragiona di diritto alla privacy consiste nel deternimare con precisione quale sia il bene protetto dal diritto stesso e quale sia il significato specifico di tale diritto.

Nella sua versione originaria, quella risalente al saggio dei due giuristi, tale diritto riproduce lo schema della proprietà privata che esclude gli altri e all'interno della quale nessuno può legittimamente entrare.39 Nato quindi come diritto borghese ad isolarsi e a non subire interferenze esterne, oggi il diritto alla

privacy si adegua ai mutamenti sociali, politici e tecnologici

acquistando un diverso significato perchè diverse sono rispetto al passato le occasioni di violazione o interferenza della sfera privata. Oggi infatti la vita quotidiana è

«continuamente monitorata tenuta sotto osservazione implacabilmente registrata»40

trasformando così la persona nel

«docile oggetto di poteri altrui, che non sono soltanto quelli delle diverse agenzie di sorveglianza, che esercitano un controllo su ogni comportamento classificato come 39 Ibidem

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appartenente a una delle tante, possibili forme di devianza. I nuovi poteri sono quelli che riducono la persona a oggetto, dal quale vengono costantemente estratte con le tecniche più diverse, tutte le possibili informazioni non solo per le tradizionali, anche se continuamente dilatate, forme di controllo, ma sempre più intensamente per costruire profili e indentità, per stabilire nessi e relazioni di cui ci si serve sempre soprattutto per finalità economiche, per ritagliare dalla persona quel che interessa al mercato»41

Non a caso i nuovi strumenti di sorveglianza, andando oltre le previsioni di Foucault, trovano la loro essenza nell'elaborazione delle informazioni permettendo così una nuova trasparenza in cui tutti sono ininterrottamente osservati, controllati e valutati: «e tutto questo senza alcuna possibilità di reciprocità. Mentre i dettagli della nostra vita quotidiana diventano trasparenti per le organizzazioni che ci sorvegliano, le loro attività sono sempre più difficili da riconoscere».42

I database diventano così decisivi in quanto costituiscono l'archivio di informazioni che saranno poi oggetto di 41 Ivi, p. 26. Nello stesso senso Lyon sostiene che il consumo si fa portatore di uno dei più efficaci mezzi di controllo sociale divenendo così il 'dispositivo' di controllo sociale per eccellenza: « il consumo è diventato l'aspetto assrobente della vita contemporanea nelle società affluenti, la guida morale e l'integratore. L'ordine sociale, e di conseguenza una forma morbida di controllo, viene preservato stimolando ed incarnando il consumo, ed è a questo punto che entra in gioco la sorveglianza dei consumi» D. LYON, L'occhio elettronico. op.cit. p. 196

42 D. LYON e Z. BAUMAN, Liquid Surveillance. A Conversation, Polity Press, Cambridge, 2013; tr. it. Sesto potere, la sorveglianza nella

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trattamento creando così sistemi di sorveglianza che 'ingabbiano i corpi in celle elettroniche' costruendo un'immagine digitale contrapposta a quella reale.

'noi siamo i nostri dati', con tutti i rischi connessi può divenire un'affermazione di elevatissima attualità. La rappresentazione sociale del soggetto è sempre più affidata a informazioni sparse in una molteplicità di banche dati:

«siamo sempre più conosciuti da soggetti pubblici e privati attraverso i dati che ci riguardano, in forme che possono incidere sull'eguaglianza, sulla libertà di comunicazione, di espressione o di circolazione»43

Perdendo la propria materialità, le persone necessitano di una tutela del loro 'corpo elettronico'. Da qui nasce dunque l'espressione habeas data. La nuova concezione di privacy collegata alla libertà personale può essere apprezzata solo se la si intende come diritto all'autodeterminazione informativa e alla protezione dei dati personali.

Nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, il 'diritto alla protezione dei dati personali' (art. 8) viene riconosiuto come diritto autonomo, separato da quello 'al rispetto della propria vita privata e familiare' (art.7) la tutela dei dati personali diviene così una tutela dinamica e non statica e garantisce la possibilità di costruire la propria sfera privata ponendo l'attenzione sulle questioni della biografia e dell'identità:

«la prima perchè sono appunto i dati biografici a costruire il 43 S. RODOTÀ, Il mondo nella rete. op. cit. p. 30

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riferimento per l'individuazione degli oggetti da garantire di fronte ai tentativi di appropriazione e di manipolazione che, evidentemente condizionano pesantemente la libera costruzione della personalità, il pieno governo del sè. Per quanto riguarda l'identità, di cui già si sono considerati diversi aspetti, emerge con particolare netezza il profilo della rappresentazione sociale della persona. Le risposte istituzionali si ritrovano a diversi livelli, che possono essere così schematizzati: blocco della possibilità stessa di produrre determinate categorie di dati personali; circolazione limitata o controllata di dati; intervento dell'interessato sui dati raccolti; cancellazione di ciò che è stato raccolto anche in forme legittime. Siamo di fronte ad una strategia integrata, affidata a strumenti diversi, che tuttavia hanno il loro comune fondamento nel riconoscimento alla persona del diritto di seguire i dati ovunque essi si trovino, potendo così continuare a governarli»44

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SECONDO CAPITOLO

SOCIETA’ TECNOLOGICA E NUOVI DIRITTI

§1. La rivoluzione digitale

Con la rivoluzione digitale avvenuta nel ventesimo secolo, si affacciano sulla scena nuovi strumenti che portano ad una svolta epocale: Internet, computer, dispositivi elettronici, cellulari, social network.

WEB 1.0

Il termine Internet indica la “rete delle reti” ovvero un sistema di comunicazione che consente di trasmettere informazioni tramite le linee telefoniche ed elettromagnetiche e permette a milioni di persone di mettersi in contatto tra loro attraverso i computer collegati in rete.

L’evoluzione di Internet, la cui origine risale alla fine degli anni Sessanta del Novecento, è legata a quella dell’informatica e, in particolare, del computer. Le risorse, i siti, cui si può accedere su Internet sono organizzate in un sistema, il World Wide Web (ragnatela estesa sul mondo), la cui abbreviazione è www;

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chiunque abbia un computer può digitare sulla tastiera l’indirizzo corrispondente del sito e leggere o utilizzare le informazioni in esso contenute.

Il computer è caratterizzato da un’ampia memoria e dalla capacità di una comunicazione interattiva mediante le reti di telecomunicazione ed opera attraverso i database. Il database o banca dati è una collezione di dati correlati tra loro secondo modelli diversi (gerarchico, relazionale, reticolare, ad oggetti) con cui è sempre possibile recuperare, aggiornare, inserire, arricchire i dati memorizzati.

WEB 2.0

L’avvento dei social network cambia il modo di approcciarsi al mondo online. Creati da giovani creativi, sono uno spazio virtuale di rappresentazione, incontro e aggregazione; i più usati, soprattutto dai giovanissimi, sono Facebook, Instagram, Snapchat: qui è possibile allargare il processo comunicativo simultaneamente ad una platea di utenti potenzialmente vastissima attraverso, per esempio, la condivisione di interessi ed opinioni in gruppi di discussione. Ciò ha determinato un cambiamento del modo in cui ci si rivolge al Web: il rapporto con il mondo online non è più passivo, di semplice consultazione di siti, ma attivo ossia basato su una partecipazione e interazione effettiva degli utenti che possono relazionarsi tra loro, commentare, celebrare, distruggere ogni tipo di evento, creando delle vere e proprie comunità virtuali, o

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ancora dare vita a mondi paralleli e seconde vite in cui ognuno può essere chi vuole. A questo proposito, Rodotà utilizza l’espressione “moltiplicazione dei corpi virtuali”. «Internet non è soltanto il più grande spazio pubblico che l’ umanità abbia conosciuto. È un luogo dove la vita cambia qualità e colore, dove sono possibili l’ anonimato e la moltiplicazione delle identità (…). In rete ognuno può essere davvero “uno nessuno e centomila”, come diceva Luigi Pirandello, e vedere realizzata l’ aspirazione dello Zelig di Woody Allen: “Vorrei essere tante persone. Forse un giorno questo si avvererà”».45

In questo senso, Internet, al di là della sua eccezionalità informativa, può costituire anche una palestra del sé, un luogo di ridefinizione e ricostruzione della propria o delle proprie identità. Questo aspetto rappresenta la condizione dell’individuo postmoderno che trascorre la maggior parte della giornata da solo davanti allo schermo di un computer sperimentando un altro sé. Nell’epoca postmoderna le identità multiple non stanno ai margini della vita perché le persone che vivono l’identità come un insieme di ruoli in grado di fondersi e mescolarsi aumentano.46

Internet è divenuta un laboratorio sociale significativo per sperimentare l’esperienza della costruzione e della 45 S. RODOTÀ, La vita e le regole, Feltrinelli, Milano, p. 76.

46 Il sociologo Robert JayLifton ha definito questa nuova esperienza

dell’identità, identità variabile.

Cfr. S. TURKLE, Life on the screen, tr. it. La vita sullo schermo,

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ricostruzione del sé: le persone si modellano e si ricreano all’interno della realtà virtuale, diventando personaggi che rappresentano, a seconda dei casi, o un’espansione del sé o una separazione e quindi un altro sé.

L’innovazione tecnologica ha portato enormi vantaggi: nuovo benessere; nuove occasioni di democrazia; un villaggio globale dove vengono superate le vecchie categorie dello spazio e del tempo e il collegamento tra i destinatari della comunicazione è più agevole e veloce. Lo sviluppo delle reti aperte costituisce il modo per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la competitività del sistema economico in tutti i settori (pubblica amministrazione, imprese, banche, consumatori) e nei rapporti tra tutti gli operatori, sia nelle attività produttive sia in quelle di erogazione dei servizi pubblici e privati.47 Inoltre in rete è possibile acquistare merci, è possibile partecipare a discussioni su questioni diverse, è possibile trovare e trasferire sul proprio computer file di ogni genere, è possibile esprimere idee e condividere. Il numero di persone che accede alla rete, per cui bastano un computer e una linea telefonica, è molto elevato, perciò Internet è considerata un mezzo di comunicazione democratico.

Esiste tuttavia l’altra faccia della medaglia.

47 «La rete viene utilizzata non solo per motivi di lavoro (per esempio negli uffici pubblici e nelle banche) ma anche nelle abitazioni private e permette di fare cose per le quali, in passato, era necessario recarsi in luoghi specifici». G. ZAGREBELSKY, Questa repubblica, Le Monnier Scuola, Milano, 2009, p. 270.

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Innanzitutto Internet comporta un certo isolamento e contribuisce a impoverire i rapporti umani; inoltre la rete viene usata per diffondere opinioni politiche nei confronti delle quali è lecito muovere critiche (come ad esempio visioni razziste), infine non sempre Internet è una fonte attendibile, poiché non tutti coloro che vi immettono dati e testi hanno la competenza necessaria per farlo.

Ma il problema più importante sollevato da giuristi e sociologi riguarda il controllo della rete. Sarebbe un errore pensare che Internet sia priva di controllo e che appartenga esclusivamente agli utenti:

«Fin dalla sua nascita, Internet è soggetta ad un controllo monopolistico: la società americana ICANN (Internet

Corporation for Assigned Names and Numbers). (…) Nel 2005

l’ONU ha indetto a Tunisi un forum per affrontare il problema del controllo della rete; gli Stati Uniti non intendono però rinunciare a controllarla attraverso ICANN, mentre i paesi in via di sviluppo si oppongono a tale controllo. Grazie alla mediazione dell’Unione Europea è stato raggiunto un accordo tra le parti ed è stata fondata un’istituzione, Internet

Governance Forum, che costituisce il luogo di confronto e

discussione tra governi, imprese e società civile sulla gestione di Internet».48

(49)

Tale questione riveste una fondamentale importanza in termini economici e politici (interesse commerciale e sicurezza nazionale). In questo capitolo viene affrontato il primo aspetto.

§ 2. L’informazione come nuovo bene

Per indicare l’attuale società post-industriale, trasformata a seguito della terza rivoluzione industriale, alcuni sociologi tra cui Lyon, utilizzano il termine information society49 ossia “società dell’informazione”. Ciò che più spiccatamente caratterizza tale società è il prevalere di un bene immateriale come l’ informazione rispetto all’industria.

Oggi l’informazione diventa fonte di potere e ricchezza. «Organizzazioni di vario genere ci conoscono soltanto sotto forma di sequenze alfanumeriche codificate (…). I dettagli minuti delle nostre vite private sono raccolti, memorizzati, ripescati, elaborati quotidianamente all’interno di poderosi database informatici appartenenti a grandi aziende ed enti statali».50

Lyon spiega che i database che custodiscono i dati provenienti dai computer, tablet, carte elettroniche e simili, vengono compravenduti da provaiders e fornitori/gestori di servizi per 49 D. LYON, The Information Society: Issues and Illusion,Polity Press, Cambridge; tr. it. La società dell’informazione, Il Mulino, Bologna, 1991.

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scopi commerciali; inoltre afferma che la navigazione è sorvegliata da apparecchi potenti attraverso programmi detti “agenti intelligenti” che riescono ad elaborare un enorme numero di informazioni ad altissima velocità, scartando quelle che non interessano e selezionando le altre; infine fa notare che ci sono i cookies che si insinuano nel disco fisso del computer raccogliendo informazioni utili a tracciare un nostro identikit commerciale ad uso dell’apparato pubblicitario. Anche Rodotà dedica a questa tematica una riflessione critica. Chi è l’uomo nella società dell’informazione controllata? L’uomo è i suoi dati; l’insieme, cioè di tutti i dati sparsi in tutte le banche dati e lì conservati e a disposizione di qualsivoglia richiesta più o meno legittima. Non c’è dubbio che a creare questa nuova realtà sia stata la persona stessa che, vivendo nell’era tecnologica, usufruisce di una serie di servizi utilizzando i mezzi elettronici di cui dispone. Ogni qualvolta si accede a siti o si naviga in rete, la persona lascia tracce in modo volontario e involontario. Queste, per esigenze di mercato, vengono analizzate, confrontate, integrate e restituiscono il profilo di una persona con determinate caratteristiche che spaziano dall’orientamento politico ai gusti letterari o culinari, dagli interessi culturali alle mansioni professionali, e così via. Tutto questo sapere risulta utile nella dimensione in cui si vuole intraprendere un’azione di marketing mirato.

«Pezzi di ciascuno di noi sono conservati nelle numerosissime banche dati dove la nostra identità è sezionata e scomposta,

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