§1. La rivoluzione digitale
Con la rivoluzione digitale avvenuta nel ventesimo secolo, si affacciano sulla scena nuovi strumenti che portano ad una svolta epocale: Internet, computer, dispositivi elettronici, cellulari, social network.
WEB 1.0
Il termine Internet indica la “rete delle reti” ovvero un sistema di comunicazione che consente di trasmettere informazioni tramite le linee telefoniche ed elettromagnetiche e permette a milioni di persone di mettersi in contatto tra loro attraverso i computer collegati in rete.
L’evoluzione di Internet, la cui origine risale alla fine degli anni Sessanta del Novecento, è legata a quella dell’informatica e, in particolare, del computer. Le risorse, i siti, cui si può accedere su Internet sono organizzate in un sistema, il World Wide Web (ragnatela estesa sul mondo), la cui abbreviazione è www;
chiunque abbia un computer può digitare sulla tastiera l’indirizzo corrispondente del sito e leggere o utilizzare le informazioni in esso contenute.
Il computer è caratterizzato da un’ampia memoria e dalla capacità di una comunicazione interattiva mediante le reti di telecomunicazione ed opera attraverso i database. Il database o banca dati è una collezione di dati correlati tra loro secondo modelli diversi (gerarchico, relazionale, reticolare, ad oggetti) con cui è sempre possibile recuperare, aggiornare, inserire, arricchire i dati memorizzati.
WEB 2.0
L’avvento dei social network cambia il modo di approcciarsi al mondo online. Creati da giovani creativi, sono uno spazio virtuale di rappresentazione, incontro e aggregazione; i più usati, soprattutto dai giovanissimi, sono Facebook, Instagram, Snapchat: qui è possibile allargare il processo comunicativo simultaneamente ad una platea di utenti potenzialmente vastissima attraverso, per esempio, la condivisione di interessi ed opinioni in gruppi di discussione. Ciò ha determinato un cambiamento del modo in cui ci si rivolge al Web: il rapporto con il mondo online non è più passivo, di semplice consultazione di siti, ma attivo ossia basato su una partecipazione e interazione effettiva degli utenti che possono relazionarsi tra loro, commentare, celebrare, distruggere ogni tipo di evento, creando delle vere e proprie comunità virtuali, o
ancora dare vita a mondi paralleli e seconde vite in cui ognuno può essere chi vuole. A questo proposito, Rodotà utilizza l’espressione “moltiplicazione dei corpi virtuali”. «Internet non è soltanto il più grande spazio pubblico che l’ umanità abbia conosciuto. È un luogo dove la vita cambia qualità e colore, dove sono possibili l’ anonimato e la moltiplicazione delle identità (…). In rete ognuno può essere davvero “uno nessuno e centomila”, come diceva Luigi Pirandello, e vedere realizzata l’ aspirazione dello Zelig di Woody Allen: “Vorrei essere tante persone. Forse un giorno questo si avvererà”».45
In questo senso, Internet, al di là della sua eccezionalità informativa, può costituire anche una palestra del sé, un luogo di ridefinizione e ricostruzione della propria o delle proprie identità. Questo aspetto rappresenta la condizione dell’individuo postmoderno che trascorre la maggior parte della giornata da solo davanti allo schermo di un computer sperimentando un altro sé. Nell’epoca postmoderna le identità multiple non stanno ai margini della vita perché le persone che vivono l’identità come un insieme di ruoli in grado di fondersi e mescolarsi aumentano.46
Internet è divenuta un laboratorio sociale significativo per sperimentare l’esperienza della costruzione e della 45 S. RODOTÀ, La vita e le regole, Feltrinelli, Milano, p. 76.
46 Il sociologo Robert JayLifton ha definito questa nuova esperienza
dell’identità, identità variabile.
Cfr. S. TURKLE, Life on the screen, tr. it. La vita sullo schermo,
ricostruzione del sé: le persone si modellano e si ricreano all’interno della realtà virtuale, diventando personaggi che rappresentano, a seconda dei casi, o un’espansione del sé o una separazione e quindi un altro sé.
L’innovazione tecnologica ha portato enormi vantaggi: nuovo benessere; nuove occasioni di democrazia; un villaggio globale dove vengono superate le vecchie categorie dello spazio e del tempo e il collegamento tra i destinatari della comunicazione è più agevole e veloce. Lo sviluppo delle reti aperte costituisce il modo per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la competitività del sistema economico in tutti i settori (pubblica amministrazione, imprese, banche, consumatori) e nei rapporti tra tutti gli operatori, sia nelle attività produttive sia in quelle di erogazione dei servizi pubblici e privati.47 Inoltre in rete è possibile acquistare merci, è possibile partecipare a discussioni su questioni diverse, è possibile trovare e trasferire sul proprio computer file di ogni genere, è possibile esprimere idee e condividere. Il numero di persone che accede alla rete, per cui bastano un computer e una linea telefonica, è molto elevato, perciò Internet è considerata un mezzo di comunicazione democratico.
Esiste tuttavia l’altra faccia della medaglia.
47 «La rete viene utilizzata non solo per motivi di lavoro (per esempio negli uffici pubblici e nelle banche) ma anche nelle abitazioni private e permette di fare cose per le quali, in passato, era necessario recarsi in luoghi specifici». G. ZAGREBELSKY, Questa repubblica, Le Monnier Scuola, Milano, 2009, p. 270.
Innanzitutto Internet comporta un certo isolamento e contribuisce a impoverire i rapporti umani; inoltre la rete viene usata per diffondere opinioni politiche nei confronti delle quali è lecito muovere critiche (come ad esempio visioni razziste), infine non sempre Internet è una fonte attendibile, poiché non tutti coloro che vi immettono dati e testi hanno la competenza necessaria per farlo.
Ma il problema più importante sollevato da giuristi e sociologi riguarda il controllo della rete. Sarebbe un errore pensare che Internet sia priva di controllo e che appartenga esclusivamente agli utenti:
«Fin dalla sua nascita, Internet è soggetta ad un controllo monopolistico: la società americana ICANN (Internet
Corporation for Assigned Names and Numbers). (…) Nel 2005
l’ONU ha indetto a Tunisi un forum per affrontare il problema del controllo della rete; gli Stati Uniti non intendono però rinunciare a controllarla attraverso ICANN, mentre i paesi in via di sviluppo si oppongono a tale controllo. Grazie alla mediazione dell’Unione Europea è stato raggiunto un accordo tra le parti ed è stata fondata un’istituzione, Internet
Governance Forum, che costituisce il luogo di confronto e
discussione tra governi, imprese e società civile sulla gestione di Internet».48
Tale questione riveste una fondamentale importanza in termini economici e politici (interesse commerciale e sicurezza nazionale). In questo capitolo viene affrontato il primo aspetto.
§ 2. L’informazione come nuovo bene
Per indicare l’attuale società post-industriale, trasformata a seguito della terza rivoluzione industriale, alcuni sociologi tra cui Lyon, utilizzano il termine information society49 ossia “società dell’informazione”. Ciò che più spiccatamente caratterizza tale società è il prevalere di un bene immateriale come l’ informazione rispetto all’industria.
Oggi l’informazione diventa fonte di potere e ricchezza. «Organizzazioni di vario genere ci conoscono soltanto sotto forma di sequenze alfanumeriche codificate (…). I dettagli minuti delle nostre vite private sono raccolti, memorizzati, ripescati, elaborati quotidianamente all’interno di poderosi database informatici appartenenti a grandi aziende ed enti statali».50
Lyon spiega che i database che custodiscono i dati provenienti dai computer, tablet, carte elettroniche e simili, vengono compravenduti da provaiders e fornitori/gestori di servizi per 49 D. LYON, The Information Society: Issues and Illusion,Polity Press, Cambridge; tr. it. La società dell’informazione, Il Mulino, Bologna, 1991.
scopi commerciali; inoltre afferma che la navigazione è sorvegliata da apparecchi potenti attraverso programmi detti “agenti intelligenti” che riescono ad elaborare un enorme numero di informazioni ad altissima velocità, scartando quelle che non interessano e selezionando le altre; infine fa notare che ci sono i cookies che si insinuano nel disco fisso del computer raccogliendo informazioni utili a tracciare un nostro identikit commerciale ad uso dell’apparato pubblicitario. Anche Rodotà dedica a questa tematica una riflessione critica. Chi è l’uomo nella società dell’informazione controllata? L’uomo è i suoi dati; l’insieme, cioè di tutti i dati sparsi in tutte le banche dati e lì conservati e a disposizione di qualsivoglia richiesta più o meno legittima. Non c’è dubbio che a creare questa nuova realtà sia stata la persona stessa che, vivendo nell’era tecnologica, usufruisce di una serie di servizi utilizzando i mezzi elettronici di cui dispone. Ogni qualvolta si accede a siti o si naviga in rete, la persona lascia tracce in modo volontario e involontario. Queste, per esigenze di mercato, vengono analizzate, confrontate, integrate e restituiscono il profilo di una persona con determinate caratteristiche che spaziano dall’orientamento politico ai gusti letterari o culinari, dagli interessi culturali alle mansioni professionali, e così via. Tutto questo sapere risulta utile nella dimensione in cui si vuole intraprendere un’azione di marketing mirato.
«Pezzi di ciascuno di noi sono conservati nelle numerosissime banche dati dove la nostra identità è sezionata e scomposta,
dove compariamo ora come consumatori, ora come elettori, debitori, lavoratori, utenti dell’autostrada, e così via».51
I dati diventano nuova merce ossia, parafrasando Marx, oggetto con elevato valore d’uso e di scambio: informazioni che possono essere vendute (scambiate) o utilizzate per selezionare e inviare al destinatario pubblicità ad hoc. Una ricerca di Comscore, commissionata dal quotidiano The New
York Times, ha evidenziato come le grandi multinazionali
utilizzino le molte informazioni che l’utente si lascia alle spalle navigando in rete (ad esempio i video guardati, le ricerche fatte, le pagine consultate) per studiare la creazione di pubblicità sempre più personalizzate e comprendere le tendenze del consumatore. Secondo questa ricerca, cinque grosse internet company, Yahoo, MySpace, Aol, Google, Microsoft, raccolgono la maggior parte delle informazioni sulle nostre abitudini e scelte. Comscore ha registrato che almeno 336 miliardi di trasmissioni dati al mese, vanno dai consumatori ai server di queste grosse società.
Lo studio delle abitudini, dei gusti e delle preferenze si trasformano, quindi, nella costruzione di profili che inseriscono il soggetto in una sorta di gabbia elettronica e consentono di classificarlo ora come consumatore, ora come cittadino, ora come deviante.52 All’interno della gabbia elettronica, l’individuo si riduce ai suoi dati: per la logica commerciale 51 S. RODOTÀ, La vita e le regole, op. cit. p. 81.
52 Cfr. M. RAGNEDDA, Sorveglianza, reti e vita quotidiana, in
l’individuo è puro insieme di dati, è etichettato, quindi ridotto a cosa, oggetto, è utilizzato come strumento di vendita, è agito dalla tecnologia che ha cessato di essere semplice mezzo a disposizione dell’uomo per diventare agente sull’uomo fino a trasformarlo.53 L’uomo è corpo elettronico, dice Rodotà. Accanto al corpo fisico, quello naturale che si possiede fin dalla nascita, esiste, come conseguenza degli strumenti tecnologici, il corpo elettronico, ossia tutto ciò che viene conservato nella rete, l’insieme delle informazioni raccolte sul conto di qualcuno. Questa nuova condizione fa sorgere il problema della cogestione di questo nuovo corpo tra il soggetto al quale si riferiscono le informazioni e i soggetti che gestiscono tali informazioni secondo esigenze diverse da quelle proprie del soggetto e con finalità che possono contrastare con i suoi interessi.
Per evitare i rischi derivanti dalla perdita del possesso di sé, espropriato da chi è in grado di scrutare e di ricostruire a suo piacimento l’identità o corpo elettronico di un individuo, si sono posti limiti fondati sul consenso dell’interessato e su norme che disciplinano i casi in cui può essere permesso 53 A questo proposito, il filosofo M. Heidegger in Vorträge und aufsätze, Klostermann, Berlin, 1954; tr. it. La questione della tecnica, in Saggi e
discorsi, Mursia, Milano, 2007, distingue la tecnica degli antichi, basata
sulla capacità dell’uomo di pro-duzione nel rispetto della natura e la tecnica dei moderni che consiste nella pro-vocazione della natura e nel suo continuo sfruttamento; inoltre afferma che la tecnica è un disvelamento dell’essere, su cui l’uomo non ha più potere, in quanto la tecnica non è uno strumento dell’uomo ma un evento che sfugge alla sua progettualità.
l’utilizzo dei dati altrui. Tuttavia tutto ciò è facilmente scavalcabile in quanto da una parte molti utenti autorizzano l’accesso ai propri dati personali e dall’altra le politiche di sicurezza possono vanificare le attuali garanzie, rendendo quindi ancora molto problematica la possibilità di sottrarre il corpo elettronico allo sguardo totale di poteri non controllabili.54
A questo proposito è doveroso riportare il risultato della ricerca Ipsos del febbraio 201755 da cui emerge che il 97-95% di adulti e ragazzi possiede uno smartphone e sa che navigando in rete i dati personali vengono registrati. Ma è il prezzo da pagare per restare online. Di seguito i dati nel dettaglio.
Adulti e ragazzi, nel nostro Paese, vivono una vita sempre più social, con una media di più di 5 profili a testa, e sono sempre più connessi via smartphone (il 95% degli adulti e il 97% dei ragazzi ne possiede uno);
essi sono quasi del tutto inconsapevoli delle conseguenze delle loro attività in rete: sanno che mentre navigano i loro dati vengono registrati (i due terzi sia degli adulti che dei ragazzi) anche se non sanno esattamente quali; se ne dicono preoccupati 54 Rodotà afferma che negli Stati Uniti la tendenza legislativa avviata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 consente a una serie di soggetti pubblici un accesso pieno a qualsiasi banca dati pubblica o privata. Cfr. S. RODOTÀ, La vita e le regole, op. cit. p. 82.
55 Roma, 6 febbraio 2017, ricerca Ipsos per Save the Children su "Il consenso in ambiente digitale: percezione e consapevolezza tra i teen e gli adulti ", diffusa alla vigilia del Safer Internet Day, la giornata annuale per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie digitali, che si tiene il 7 febbraio.
(l’80% di entrambi i gruppi di riferimento), ma hanno ormai interiorizzato l’idea che la loro cessione sia il giusto prezzo per essere presenti online e accedere ai servizi che interessano loro (circa il 90% di tutti coloro che consentono ad un’app l’accesso ai propri contatti).
La ricerca rivela, inoltre, che vi è una scarsa cura della propria storia online sia per gli adulti che per i ragazzi, che non prevede una “manutenzione” costante dei propri profili e che sembra quasi esasperare l’importanza esclusiva dell’essere “presente qui e ora”: circa 9 su 10 non compiono azioni efficaci per proteggere la propria immagine online, come cancellare post passati (solo il 18% dei ragazzi e il 14% degli adulti l’ha fatto almeno una volta), togliere il tag del proprio nome da una foto postata online (lo fa solo il 12% di entrambi i gruppi di riferimento) o bloccare qualcuno su Facebook o Whatsapp (lo fa solo il 19% dei ragazzi e il 16% degli adulti). Il 75% degli adulti e il 72% dei ragazzi intervistati crede che non sia mai sicuro condividere online foto e video riservati.Per il 67% dei primi e il 65% dei secondi se un contenuto condiviso con qualcuno dilaga in rete, la responsabilità è di chi lo diffonde. Il 67% e il 68% ritiene che la colpa sia di chi in seguito lo condivide in modo allargato e non autorizzato. Ben l’81% degli adulti e il 73% dei ragazzi pensa che vi sia una sorta di “consenso implicito” alla diffusione, nel momento in cui qualcosa viene condiviso online anche se non con una sola persona. Il 23% degli adulti e il 29% dei ragazzi, invece, sono
convinti che sia sempre sicuro condividere foto o video on line perché “lo fanno tutti”, mentre il 41% degli adulti e il 44% dei ragazzi, benché consapevoli dei rischi, ritiene che a volte non si abbia nessuna scelta alternativa.
Accanto alla rete, vi sono altri dispostivi elettronici che consentono un costante monitoraggio del soggetto che li utilizza. È la stessa struttura dello strumento a incorporare aspetti di controllo e sorveglianza. Le tipologie di controllo inglobate all’interno dei singoli strumenti tecnologici possono essere di due tipi differenti: volontari e involontari. Nella prima tipologia rientrano tutte quelle tecnologie all’interno delle quali è lo stesso produttore ad inserire scientemente caratteristiche miranti al controllo; ad esempio i dispositivi gps inseriti nei veicoli o chip collegati al telefono cellulare che permettono il loro tracciamento. Nella seconda tipologia rientrano dispositivi che, pur non svolgendo funzioni prettamente di controllo, contengono hardware che possono essere attivati dall’utente e svolgere attività di controllo; ad esempio web-cam, apps che indicano autonomamente il luogo dove ci si trova. Entrambe le tipologie oggi sono presenti nelle tecnologie più sofisticate e accompagnano la vita del soggetto in ogni suo momento. Tra i diversi dispositivi di controllo più comuni, vi è il gps o sistema di geo-localizzazione. Il gps può essere inserito all’interno di computer, telefoni cellulari e tablet. Tale strumento consente la verifica della posizione e degli spostamenti di un dispositivo mediante i diversi dati trasmessi dai satelliti. Chiaramente tale
tecnologia permette la realizzazione di diversi vantaggi: all’interno del navigatore, consente di raggiungere in comodità tutti i luoghi; in altri dispositivi permette di ritrovarli in caso di smarrimento o di furto. Nello stesso tempo però esso diviene uno strumento di controllo. Le informazioni di localizzazione infatti possono essere inserite in immagini o video e divenire così pubbliche comportando quindi una violazione della
privacy se il soggetto non ne è consapevole.56
§ 3. I neo diritti nell’era tecnologica
La trasformazione tecnologica cambia il quadro dei diritti civili, muta i rapporti personali e sociali, e incide sull’ antropologia stessa delle persone. Quali sono le dimensioni della libertà nella società tecnologica? È giusto invocare la protezione della vita privata, ma non basta. Il nostro modo di vivere è divenuto un flusso continuo di informazioni, inarrestabile, che noi stessi alimentiamo per avere accesso a beni e servizi. Il diritto ha dunque il dovere di occuparsi delle attuali problematiche nel senso che è necessaria una reinterpretazione dei diritti e delle libertà fondamentali dell’individuo, seguendo una traiettoria della rilettura dell’habeas corpus come habeas data che, come afferma Rodotà, giuridicamente si traduce nel riconoscimento di nuovi 56 Cfr. G. ZICCARDI, Internet, controllo e libertà, Raffaello Cortina,
diritti: diritto di uscita; diritto di oblio; § 3. 1 Diritto di uscita:
Nella società pre-tecnologica, i diritti e le libertà fondamentali dell’individuo, consistevano nella libertà di pensiero e movimento, nella libertà di scelta, nella difesa contro le arbitrarie limitazioni della libertà personale; gli stessi, nella società tecnologica, richiedono una rivisitazione che riconosce all’individuo stesse garanzie all’interno della rete. Infatti, Rodotà si è occupato della nuova questione giuridica presentando una relazione in occasione della conclusione dei due mandati in qualità di presidente dell‘Autorità Garante per la protezione dei dati personali57.
«Ma non è solo nella società della spettacolarizzazione continua che emerge con forza il bisogno di ritirasi dietro le quinte per riflettere, per rifiatare. Più cresce la nostra immersione nella società dell’informazione totale, più si diffondono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, più si amplia l’area in cui si forniscono beni e servizi in cambio di dati personali, maggiore diventa l’esigenza di precisare la posizione in cui si trova ciascuno di noi. Questo esige uno sguardo nuovo sugli strumenti giuridici disponibili, sull’utilizzazione delle stesse tecnologie come fattori di tutela della privacy e, in conclusione, sulla nuova dimensione 57 Relazione 2004 del Garante per la protezione dei dati personali,
costituzionale che sta emergendo»58.
Nella sua relazione Rodotà prospetta una sorta di diritto di
uscita dal sistema e una possibilità di fuga dalle modalità
tipiche di trattamento dei dati nell’era moderna. Secondo l’autore, infatti, un individuo potrebbe in qualsiasi istante avvertire l’esigenza di ritirarsi dietro le quinte, di ripensare alla propria posizione davanti a tecnologie sempre più invasive. Accanto, quindi, al diritto di partecipare alla vita tecnologica si viene a sviluppare il diritto a non esserci, a non essere soggetti a trattamento. Il raggiungimento di tale risultato non è semplice, soprattutto quando per utilizzare un servizio si rende necessaria la cessione dei propri dati. La soluzione apportata da Rodotà sarebbe quella di utilizzare strumenti che siano in grado di limitare la presenza di chi sorveglia nella vita quotidiana: «pensiamo all’uso di carte di pagamento scalari, che consentono di non lasciar traccia quando si percorre un’autostrada o si telefona o si acquista un programma televisivo, così evitando sia la classificazione da parte di società che gestiscono il servizio, sia il rischio di ulteriori controlli attraverso la conservazione dei dati raccolti. Pensiamo al diritto del cittadino di poter stabilire, almeno in parte, i