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RECENSIONE a: De Bellis, Nicola. Introduzione alla bibliometria: dalla teoria alla pratica. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2014

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RECENSIONI E SEGNALAZIONI 7 nicoLA de beLLis, Introduzione alla bibliometria: dalla teoria alla pratica, Roma,

Associazione italiana biblioteche, 2014, 205 pp. (Percorsi AIB; 1).

Che cosa è la bibliometria e, soprattutto, con quali strumenti si ‘mette in pra-tica’? A questi interrogativi cerca di rispondere il lavoro di Nicola De Bellis con cui viene inaugurata la nuova collana dell’Associazione italiana biblioteche «Per-corsi AIB».

Il volume si articola in cinque capitoli, preceduti da un’introduzione, cui fan-no seguito le conclusioni, un’appendice sulle fonti e strumenti utili per lo studio della bibliometria e infine un ricco corredo bibliografico. Dopo un approfondito excursus storico che rivela il percorso formativo compiuto dall’autore nella storia della scienza (Storia e presupposti teorici) si passa, nel secondo capitolo Strumenti, alla presentazione dei mezzi attualmente a disposizione per l’analisi delle citazioni: le due banche dati utilizzate a livello internazionale (Web of science della Thomson Reuters e Scopus di Elsevier) e Google Scholar, il ramo del celebre motore di ricer-ca dediricer-cato alla letteratura acricer-cademiricer-ca. Per ognuna delle tre fonti De Bellis elenricer-ca caratteristiche e punti di forza e di debolezza, evidenziandone inoltre i rischi, calco-lati in perdita di informazioni e/o tempo occorrente per l’interrogazione.

Nel terzo capitolo, Bibliometria e valutazione della ricerca, il più corposo del volume, l’autore si cala nel cuore della materia, affrontando con un approccio tecnico ma in un linguaggio piano temi complessi come la questione degli autori multipli e il calcolo dei principali indicatori bibliometrici (l’impact factor, gli in-dicatori relativi e i problemi di normalizzazione, le valutazioni di singoli studiosi mediante l’indice di Hirsch e derivati) fino a toccare il caso italiano di valutazio-ne individuale rappresentato dall’Abilitaziovalutazio-ne scientifica nazionale.

La prima parte del quarto capitolo, Oltre le riviste scientifiche, oltre le

cita-zioni: dalla patent citation analysis all’altermetrica, è incentrata sul brevetto e

sul-le sue somiglianze e differenze rispetto agli articoli di rivista. Si passa quindi alla valutazione nelle scienze umane e sociali, per la quale, alla luce delle esperienze più significative condotte a livello internazionale, vengono prospettate soluzioni bibliometriche e pseudo-bibliometriche: De Bellis invita a non cercare «una scor-ciatoia pseudo-bibliometrica alle valutazioni», sottolineando che «se ottiene di-ritto di cittadinanza, l’analisi quantitativa deve svolgersi indipendentemente e in modo complementare alla peer review senza pretendere di sostituirsi ad essa con l’espediente del ranking precotto di riviste o editori» (pp. 149-150). Nel paragra-fo finale vengono delineati i nuovi sbocchi della bibliometria nella rete, la cyber-metrica o webcyber-metrica, tramite i quali ci si auspica la promozione di metriche al-ternative (altmetrics) in grado di affiancare i tradizionali strumenti bibliometrici, l’analisi delle citazioni e la revisione dei pari.

Nell’ultimo capitolo del volume, intitolato Mappe della scienza, l’autore af-fronta la non semplice questione delle mappe bibliometriche per le varie aree scientifiche, tracciabili attraverso i legami bibliografici esistenti tra documenti (accoppiamenti bibliografici e cocitazioni).

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L’appendice, articolata in nove punti – riviste; manualistica; società scientifi-che, conferenze internazionali, liste di discussione; corsi di formazione; siti web; report e compilazioni di indicatori STI; ranking; software; servizi commerciali di analisi bibliometrica – rappresenta insieme all’ampia bibliografia una parte im-portante del volume.

Volendo condensare il messaggio principale contenuto in questo lavoro, po-tremmo dire, innanzitutto, che per la nascita di una ‘bibliometria consapevole’ è imprescindibile la conoscenza non solo superficiale dei meccanismi di funziona-mento di questa disciplina. Ma l’abilità tecnica, da sola, non basta. Come sotto-lineato dall’autore nelle conclusioni del volume, occorre un passo fondamentale, ossia riconoscere agli studi quantitativi della scienza «lo status di scienza sociale (e non di scienza esatta o matematica applicata)»; da ciò consegue che «gli ogget-ti della bibliometria non sono reperogget-ti naturalisogget-tici o fenomeni dotaogget-ti di esistenza indipendente nel mondo esterno, ma costrutti teorici che modificano la realtà os-servata e ne sono modificati al tempo stesso» e che, quindi, «esiste un margine di errore nelle misure bibliometriche determinato dallo sguardo dell’osservatore». Se ci è concesso concludere azzardando un’ipotesi, diremmo che, forse, proprio nella consapevolezza della non totale oggettività del metodo bibliometrico risie-de l’unica via per superare le facili ragioni risie-dei suoi sostenitori e risie-dei suoi risie- detratto-ri; in quanto scienza sociale, infatti, «la bibliometria ha una storia e un futuro che dipendono in larga misura da ciò che si pensa di lei» (p. 175).

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