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Allenamento della forza nei progetti scolastici multidisciplinari (n° 2/2008)

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Academic year: 2021

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el numero precedente de “Il Ginnasta” si è accennato al-le potenzialità che l’alal-lena- l’allena-mento della forza può avere in ambi-to scolastico. Ed è stata rinviata al nu-mero successivo (questo) l’esemplifi-cazione di quanto questa fondamen-tale componente dell’educazione mo-toria si presti a rapportarsi con altre materie. L’attuale ordinamento sco-lastico prevede la possibilità di svilup-pare dei progetti didattici che si ba-sino sull’interazione di differenti am-biti culturali e scientifici. Tale possibi-lità è particolarmente interessante in quanto favorisce quella visione d’in-sieme che, in ultima analisi, dovreb-be essere l’obiettivo principale della scuola. In generale, è particolarmen-te importanparticolarmen-te che in tali programmi rientri la materia Educazione Moto-ria, e ciò per molteplici ragioni. La pri-ma è che, in tutto il regno anipri-male, l’apprendimento è mediato dal mo-vimento ed è evidente che, anche per l’Uomo, questa modalità resta estre-mamente efficace e significativa. Un’altra ragione è costituita dall’op-portunità di poter svolgere delle eser-citazioni e delle sperimentazioni “sul campo”, contribuendo ad abbattere la diseducativa e fuoviante separazio-ne fra “teoria” e “pratica”. E a mag-gior ragione, ovviamente, laddove i laboratori scolastici siano insufficien-ti o inesisteninsufficien-ti. Un’ulteriore ragione da aggiungere a questo sintetico ed incompleto elenco, è riferita alla con-siderazione e al consenso che l’edu-cazione motoria può e deve ancora conquistare in ambito scolastico. An-che per prevenire lo spettro, già ma-nifestatosi in un recente passato, che questa fondamentale materia venga

soppressa. Tutto ciò premesso, quan-to segue si riferisce all’allenamenquan-to della forza nell’ambito di progetti in-terdisciplinari di matrice scientifica nella scuola media superiore. Ma ana-loghi esempi possono essere facilmen-te riferiti ad altri ambiti scolastici e ad altre materie. Probabilmente, una del-le migliori chiavi di del-lettura, una deldel-le migliori opportunità per formarsi una visione d’insieme di tipo scientifico, è costituita dallo studio delle trasfor-mazioni energetiche. Infiniti, per va-rietà e profondità, sono gli interroga-tivi - e quindi gli spunti didattici - che queste ultime suggeriscono. E non vi è davvero nulla di più “sentito”, di più immediato, per ciascuno di noi, delle trasformazioni energetiche che ci consentono di relazionarci con l’ambiente esterno: le trasformazioni energetiche operate dai nostri stessi muscoli. Si può partire da semplici esperimenti da svolgere durante le ore di educazione motoria: per esem-pio facendo eseguire agli allievi dei movimenti consecutivi ad opera di un singolo muscolo o gruppo muscola-re, come tipicamente avviene nell’al-lenamento della forza. Differenzian-do l’intensità del movimento, ovve-ro variando la resistenza da superare con il movimento stesso, si può fare una prima osservazione: per certe in-tensità l’azione del muscolo sembra poter essere protratta indefinitamen-te, mentre per altre - le intensità più elevate - ciò non avviene. In quest’ul-timo caso, dopo poche ripetizioni, il muscolo “non funziona” più. Inoltre, quel particolare muscolo è diventato significativamente più caldo, come è facilmente percepibile e verificabile anche al tatto. Infine, dopo un certo

intervallo, si sperimenta che la fun-zionalità viene ripristinata, anche se non proprio completamente. Così, mentre da una parte (quella della educazione motoria) si fissano i ca-posaldi dell’allenamento della forza, dall’altra (quella della disamina scien-tifica dei fenomeni naturali) vi è ma-teriale sperimentale sufficiente per ini-ziare un percorso didattico davvero interessante e fecondo. Il caposaldo fondamentale che viene evidenziato nell’ambito dell’allenamento della for-za è la relazione fra intensità e nume-ro di ripetizioni possibili. Questa è l’importantissima chiave per com-prendere la ragione di essere dei para-metri fondamentali “intensità”, “nu-mero di ripetizioni”, “nu“nu-mero di se-rie”, “intervalli di recupero” e la loro reciproca interrelazione. Parallelamen-te, in ambito scientifico, gli studenti possono essere guidati a considerare come, durante il sollevamento del pe-so utilizzato in allenamento, si mani-festi dell’ energia cinetica. Da dove viene questa energia? Viene “creata” o proviene da un’altra forma di ener-gia, mediante una “trasformazione”? E, alla fine del sollevamento, quando il manubrio o il bilanciere è fermo in una posizione più elevata rispetto a quella di partenza, “dove è andata” l’energia in gioco? Già con questi in-terrogativi, che nascono da una sem-plice e concreta esperienza sul cam-po - un vero e proprio “esperimen-to” - è possibile sviluppare interessan-tissime considerazioni in diversi am-biti scientifici. Nella fisica, con i con-cetti della conservazione dell’energia, della trasformazione dell’energia ci-netica in energia potenziale, del ca-lore come “sottoprodotto” delle

tra-L’angolo del fitness

L’ALLENAMENTO DELLA FORZA NEI

PROGETTI SCOLASTICI MULTIDISCIPINARI

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sformazioni energetiche. Nella ca, con il concetto di energia chimi-ca, della sua provenienza e delle sua trasformazione. La distinzione fra rea-zioni endo ed esorgoniche, il loro ruo-lo e la ruo-loro modulazione nei sistemi viventi. Tutti temi, come si vede, dav-vero centrali che, pur senza essere trattati in dettagio, forniscono un in-quadramento straordinariamente pre-zioso e profondo. Naturalmente, si può entrare più nel dettaglio o trat-tare argomenti più circoscritti e spe-cifici. Sempre in riferimento alle espe-rienze esemplificate, un interrogati-vo molto interessante che è stato ac-cennato prima ma lasciato per il mo-mento irrisolto riguarda il perché, esercitandosi ad intensità elevate, il muscolo perde la sua funzionalità do-po un certo numero di ripetizioni. Il fatto, poi, che la funzionalità viene ri-acquisita dopo un breve riposo sug-gerisce agli studenti che il motivo non può essere ricercato in un deficit ener-getico. Evidentemente, nel muscolo, devono esistere due differenti sistemi per trasformare l’energia chimica in energia meccanica. Uno che consen-te ripetizioni praticamenconsen-te illimitaconsen-te a bassa intensità e un altro con carat-teristiche opposte. Questa

considera-zione porta a trattare le reazioni bio-chimiche, distinguendo quelle che necessitano o meno di ossigeno. E a trattare la respirazione cellulare e la fermentazione, la fotosintesi (quale processo “opposto” alla respirazio-ne), l’importanza del PH dell’ambien-te cellulare (la cui momentanea aldell’ambien-te- alte-razione è causa della perdita di fun-zionalità del muscolo) ecc.. Tornan-do alle sperimentazioni in palestra, si può far constatare agli allievi come, quando il muscolo è affaticato, l’ese-cutore tende a variare le posizioni re-lative dei segmenti corporei interes-sati, per poter in ogni modo conclu-dere il sollevamento. Tale constata-zione può essere un ottimo spunto per trattare, in fisica, le macchine semplici ed in particolar modo le le-ve. E spiegare perché, variando an-che di poco le caratteristian-che di una leva, un movimento diventa realizza-bile, quando prima non lo era. Altri argomenti immediatamente coordi-nabili all’allenamento della forza

ri-guardano poi l’anatomia e la fisiolo-gia. Esercitare analiticamente ogni singolo muscolo o distretto muscola-re, come avviene appunto nell’alle-namento della forza, è un sistema straordinariamente efficace e pratico per studiare l’anatomia del sistema muscolo scheletrico. Per quanto ri-guarda la fisiologia, oltre alla contra-zione muscolare e alle sue espressio-ni, si possono facilmente avvicinare altri argomenti, come per esempio la termoregolazione. Non credo sia ne-cessario fornire ulteriori esempi, per sostenere quanto l’allenamento della forza si attagli ai progetti multidisci-plinari. Le sue peculiarità analitiche, ed in particolare la precisione e la “mi-surabilità” che la caratterizzano, la rendono straordinariamente adatta ad essere associata, in appositi program-mi didattici, alle materie scientifiche. È davvero auspicabile, quindi - e da tutti i punti di vista - che la scuola con-sideri e sviluppi sempre di più questa straordinaria opportunità.

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