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Lezione Introduttiva

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Academic year: 2021

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(1)

Analisi Chimico Farmaceutica I

Dott. Alessia Bertamino

Email: abertamino@unisa.it

Tel: 089969398

(2)

Secondo il Working Party of Analytical Chemistry della Federation of European Chemical Society (WPAC/FECS) la Chimica Analitica è:

la disciplina scientifica che sviluppa e applica metodi, strumenti e strategie per ottenere informazioni sulla composizione e natura della materia nello spazio e nel tempo.

Questa definizione suggerisce una natura interdisciplinare.

In effetti, il chimico analitico spesso deve utilizzare nozioni, tecniche e metodi specifici della Chimica, Chimica Fisica, Fisica, Biologia, Fisiologia, Tossicologia, Chimica dei Materiali, Statistica, ecc.

La suddivisione tradizionale in Chimica Analitica classica (equilibri in soluzione, gravimetria e volumetria) e Chimica Analitica strumentale appare obsoleta.

Anche la distinzione tra Chimica Analitica qualitativa e quantitativa ha perso gran parte del suo significato, e l'interesse si sposta sempre più verso l'analisi di

speciazione, definita come :

il processo d'identificazione e quantificazione delle diverse specie, forme o fasi in cui un elemento è presente in un materiale.

(3)

La Chimica Analitica

“La chimica analitica è l’arte di separare,

riconoscere sostanze differenti e

determinare i costituenti di un campione”

(Whilelm Ostwald, 1894)

Da allora la Chimica Analitica da arte si è evoluta in scienza non fine a se stessa, ma che invece trova applicazione non solo nella ricerca chimica di base, ma è importante per le sue applicazioni pratiche nell’industria, nella medicina ed i tutte le applicazioni scientifiche che si fondano sullo studio della materia in generale.

(4)

IL RUOLO CENTRALE DELLA CHIMICA ANALITICA

CHIMICA ANALITICA Medicina Chimica clinica Chimica farmaceutica Farmacologia Tossicologia Archeologia Antropologia Legale Geologia Geofisica Geochimica Paleontologia Paleologia Agraria Agronomia Zootecnica

Scienza dei materiali Polimeri Metallurgia Stato solido Fisica Astrofisica Astronomia Biofisica Scienze ambientali Ecologia Meteorologia Oceanografia Ingegneria Elettrotecnica Meccanica Biologia Botanica Genetica Microbiologia Biologia molecolare Zoologia Chimica Biochimica Chimica inorganica Chimica fisica

(5)

Campi applicativi

 L’efficacia dei sistemi di controllo dello smog installati su autoveicoli è determinata misurando parti per milione di idrocarburi, ossidi di azoto, e monossido di carbonio nei gas di scarico (Chimica Analitica Ambientale);  Le misure quantitative di diversi tipi di analiti (elettroliti ematici, glucosio

ematico, etc) aiuta nel diagnosticare possibili malattie o verificare l’evolversi della stessa (Chimica Analitica Clinica);

 La determinazione quantitativa del contenuto di azoto nei cibi serve a valutarne il contenuto proteico (Chimica Analitica Alimentare);

 Gli archeologi identificano le sorgenti dei vetri vulcanici (ossidiana) dalle concentrazioni degli elementi minori in campioni estratti da vari siti (Chimica Analitica Geologica);

 Gli ingegneri civili determinano l’efficacia dei processi ossidativi in reflui monitorando la degradazione di farmaci quali amoxicillina, diclofenac e DMZ (dimetridazolo) (Chimica Analitica Ambientale);

 Nell’ambito di ricerche biologiche è necessario sequenziare il DNA e le proteine (Chimica Analitica Biologica);

 L’ingegneria dei materiali prevede lo studio a livello molecolare di composti e sostanze che vengono impiegati nei più svariati settori delle applicazioni ingegneristiche (Chimica Analitica dei Materiali).

Questi pochi esempi pratici e applicativi ci aiutano a meglio individuare il ruolo centrale della Chimica Analitica

(6)

Chimica analitica (Wikipedia) 1

La chimica analitica è la branca della chimica che copre le attività volte all'identificazione, alla caratterizzazione chimico-fisica e alla determinazione qualitativa e quantitativa dei componenti di un determinato campione.

Tra i termini più frequentemente impiegati in chimica analitica si annoverano i seguenti: campione: l'oggetto della procedura analitica (esempio: campione di sangue)

analita: la sostanza d'interesse nella determinazione analitica (esempio: quantità di emoglobina nel sangue)

matrice: i costituenti del campione diversi dall'analita (esempio: i costitutenti del sangue diversi dall'emoglobina)

metodo: la procedura analitica di determinazione, può essere standard o non ufficiale analisi qualitativa: rivela la presenza e l'identità chimica dell'analita in un campione

analisi quantitativa: stabilisce in termini numerici la quantità di uno o più analiti in un campione limite di rivelabilità: è la minima quantità di analita determinabile per mezzo di una tecnica analitica sensibilità: è la variazione di quantità di analita apprezzabile in funzione della tecnica analitica impiegata Spesso la realizzazione di un'analisi richiede delle operazioni preliminari (trattamento del campione) per mezzo delle quali si trasformano o eliminano i costituenti del campione che non interessano (matrice) in modo da evitare interferenze.

(7)

Chimica analitica (Wikipedia) 2

Sia l'analisi chimica qualitativa sia quella quantitativa

possono essere basate su reazioni chimiche tra reagenti

per dare prodotti e/o sulla determinazione di parametri

chimico-fisici riconducibili all'analita. Oggi la chimica

analitica può essere identificata quasi interamente con la

chimica analitica quantitativa: l'analisi qualitativa è una

procedura che viene utilizata solo a scopo esplorativo

macroscopico e mesoscopico (oltre che didattico). Essa è,

però, del tutto insufficiente per fornire indicazioni su

quantità di analita presente in quantità microscopiche, per

le quali si ricorre a procedure quasi esclusivamente

(8)

La Chimica Analitica come “forma mentis” del ricercatore scientifico

In base alle informazioni finora esposte è possibile individuare gli obiettivi della Chimica Analitica attuali:

• Acquisire le problematiche provenienti da altre discipline e fornire delle risposte;

• Dare risposte in termini qualitativi e quantitativi alle problematiche poste da altri comparti della ricerca scientifica;

• Dare una valutazione dell’attendibilità delle risposte fornite;

• Valutare la bontà e la validità delle risposte analitiche nel tempo e nello spazio mediante il confronto tra diversi laboratori e ripetendo le procedure analitiche nel tempo.

(9)

La chimica analitica in campo

tecnologico-alimentare

Il conseguimento di un elevato livello di protezione della vita e della salute umana è uno degli obiettivi fondamentali della legislazione alimentare. Tale obiettivo può essere raggiunto applicando in maniera efficace il sistema HACCP (hazard analysis critical control point). I principi di questo sistema sono i seguenti:

• identificazione di ogni pericolo che deve essere prevenuto, eliminato o ridotto a livelli accettabili;

• identificazione dei punti chimici di controllo nelle fasi in cui il controllo stesso si rivela essenziale per prevenire o eliminare un rischio o per ridurlo a livelli accettabili;

• fissazione dei puti critici di controllo, i limiti critici che differenziano l’accettabilità, e l’inaccettabilità ai fini della prevenzione, eliminazione o riduzione dei rischi identificati;

• applicazione delle procedure di sorveglianza efficaci nei punti critici di controllo;

• scelta delle azioni correttive da intraprendere nel caso in cui dalla sorveglianza risulti che un determinato punto critico non è più sotto controllo.

(10)

I limiti critici di controllo

In molti casi i limiti critici di controllo sono stabiliti dalla legislazione vigente oppure possono essere stabiliti in maniera arbitraria:

 l’acidità di un olio destinato al consumo alimentare viene determinata mediante titolazione acido/base;

 il numero di perossidi di un olio destinato al consumo alimentare è determinato mediante titolazione iodometrica;

 la determinazione dell’umidità in pasta, pane ed altre matrici alimentari è determinata mediante metodo gravimetrico;

 la quantificazione della sostanza grassa nei formaggi si basa sull’estrazione con solvente e sua successiva pesata.

È IN QUESTO CONTESTO CHE SI INSERISCE LA CHIMICA ANALITICA NEL SETTORE ALIMENTARE

(11)

La chimica analitica risponde a due fondamentali domande: 1. Che tipo di analita è presente nel campione?

2. A che concentrazioni l’analita è presente nel campione? SI INDIVIDUANO DUE LIVELLI DI ANALISI:

Analisi qualitativa

Analisi quantitativa

È il processo di identificazione delle specie presenti nel campione

È il processo che serve a stabilire in termini numerici la quantità di uno o più componenti presenti in un campione.

(12)

Conoscenze teoriche alla base della Chimica Analitica

La Chimica analitica sfrutta tutte le conoscenza acquisite nel campo della chimica Generale e inorganica e le applica per conseguire i suoi obiettivi. Conoscenze fondamentali:

Teoria delle soluzioni: soluto, solvente, soluzione Soluzioni omogenee e soluzioni eterogenee

Proprietà colligative Reazioni acido-base Reazioni di precipitazione Reazioni di complessazione Reazioni redox Equilibrio chimico Curve di titolazione

Indicatori di fine titolazione pH delle soluzioni acquose Soluzioni tampone

Concetto di massa e di peso Bilance

(13)
(14)
(15)

Scopo della Chimica Analitica

La chimica analitica descrive i metodi e le

tecniche usate nella determinazione della

composizione della materia

Analisi Qualitativa

Analisi Quantitativa

(16)

Classificazione dei metodi

quantitativi di analisi

1) Gravimetrico

2) Volumetrico

3) Gasometrico

4) Strumentale

(17)

FASI TIPICHE DI UN PROCESSO ANALITICO

CAMPIONAMENTO

l’analisi deve essere eseguita su di un campione la cui composizione rappresenti la totalità della matrice di provenienza

TRATTAMENTO DEL CAMPIONE

Solo alcune tecniche analitiche permettono l’analisi diretta del campione; La gran parte dei casi prevede operazioni di preparazione alla misura finale: pulizia, solubilizzazione, digestione, macinazione, essiccamento, fusione, …

SELEZIONE DEL METODO E PROCEDIMENTO ANALITICO

La scelta del metodo è spesso un compromesso tra accuratezza ed economicità. Il procedimento analitico porta ad una raccolta di dati

CALCOLO E VALIDAZIONE DEI RISULTATI

Si utilizzano i dati raccolti per il riconoscimento degli analiti o il calcolo della loro concentrazione

(18)

CAMPIONAMENTO

• Preparare un campione con la medesima composizione del

materiale da analizzare

• In genere tutte le sostanze contengono umidità che deve essere

previamente eliminata dal prodotto ridotto in polvere

• Si essicca il materiale in esame in una stufa elettrica munita di

termostato, di solito a 105−110°C

• Si fa poi raffreddare il materiale in un essiccatore che contiene

sostanze disidratanti (CaCl

2

, H

2

SO

4

conc., P

2

O

5

, gel di silice,

ecc.).

(19)

CAMPIONAMENTO

• Si preleva poi il

campione su cui verrà

effettuata l’analisi,

pesandolo

esattamente su un

vetrino o su un

pesafiltri tarato (cioè

di cui sia noto il peso

a vuoto)

(20)

CAMPIONAMENTO

• Il campione così preparato deve poi

essere trasportato quantitativamente nel

recipiente in cui verrà effettuata l’analisi (di

solito un beaker o una beuta)

• Infine, il campione verrà portato in

soluzione

(21)

CAMPIONAMENTO

• Se il materiale da analizzare è liquido è opportuno

prelevare il campione misurandone la grandezza in

volume con buretta, o di una pipetta, oppure di

altro recipiente tarato o graduato.

(22)

TRATTAMENTO DEI DATI

SPERIMENTALI OTTENUTI

NEL CORSO DI UN’ANALISI

QUANTITATIVA

Calcolo del livello di

(23)

SISTEMA INTERNAZIONALE DI UNITA’ DI MISURA

E’ il più diffuso sistema di unità di misura

In Italia è il sistema legale di misura da adoperarsi obbligatoriamente a partire dal 1982

E’ basato su sette grandezze fisiche fondamentali e sulle corrispondenti unità di misura con le quali vengono definite le grandezze fisiche derivate e le corrispondenti unità di misura. Inoltre il SI definisce i prefissi da aggiungere alle unità di misura per identificare multipli e sottomultipli.

Il Sistema internazionale è un sistema coerente in quanto le sue grandezze fisiche derivate si ricavano come prodotto e rapporto di grandezze fisiche fondamentali

(24)

Grandezza fisica

Simbolo della grandezza

fisica

Nome dell'unità SI Simbolo dell'unità SI

Intensità di

corrente elettrica I, i ampere A Intensità luminosa Iv candela cd

Lunghezza l metro m

Massa m chilogrammo kg

Quantità di

sostanza n mole mol

Temperatura

termodinamica T kelvin K Intervallo di tempo t secondo s

(25)

Grandezza fisica Simbolo della grandezza fisica Nome dell'unità SI Simbolo dell'unità SI

Equivalenza in termini di unità fondamentali SI

Nomi e simboli speciali

frequenza f, ν hertz Hz s−1 forza F newton N kg · m · s−2 pressione, soll ecitazione, pre ssione di vapore p pascal Pa N · m−2 = kg · m−1 · s−2 energia, lavoro , calore E, Q joule J N · m = kg · m 2 · s−2 potenza, fluss o radiante P, W watt W J · s −1 = kg · m2 · s−3

carica elettrica q coulomb C A · s

potenziale elettrico, forza elettromotrice, tensione elettrica V, E, U volt V J · C−1 = m 2 · kg · s−3 · A−1 resistenza elettrica R ohm Ω V · A −1 = m2 · kg · s−3 · A−2 conduttanza elettrica G siemens S A · V −1 = s3 · A2 · m−2 · kg−1 capacità elettrica C farad F C · V−1 = s4 · A2 · m−2 · kg−1

(26)

densità flusso magnetico B tesla T V · s · m −2 = kg · s−2 · A−1 flusso magnetico Φ(B) weber Wb V · s = m2 · kg · s−2 · A−1 induttanza L henry H V · s · A−1 = m 2 · kg · s−2 · A−2

temperatura T gradoCelsius °C K[7]

angolo piano[8] φ, θ radiante rad 1 = m · m−1

angolo solido[8] Ω steradiante sr 1 = m2 · m−2

flusso luminoso lumen lm cd · sr

illuminamento lux lx cd · sr · m−2 rifrazione D diottria D m−1 attività di un radionuclide[9 ] A becquerel Bq s−1

dose assorbita D gray Gy J · kg−1 = m2 · s−2

dose

equivalente H sievert Sv J · kg

−1 = m2 · s−2

dose efficace E sievert Sv J · kg−1 = m2 · s−2

(27)

Altre grandezze fisiche

area A metro quadro m² m2

volume V metro cubo m³ m3

velocità v metro al secondo m/s m · s−1 velocità angolare ω s−1 rad · s−1 accelerazione a m/s2 m · s−2 momento meccanico N · m = m 2 · kg · s−2 numero d'onda n m−1 densità ρ chilogrammo al metro cubo kg/m³ kg · m−3 volume specifico m3 · kg−1 molarità SI[10] mol · dm−3

volume molare Vm m3 · mol−1

capacità termica, entropi a C, S J · K−1 = m 2 · kg · s−2 · K−1 calore molare, entropia molare Cm, Sm J · K −1 · mol−1 = m2 · kg · s−2 · K−1 · mol−1 calore specifico, entropia specifica c, s J · K−1 · kg−1 = m2 · s−2 · K−1

energia molare Em J · mol−1 = m2 · kg · s−2 ·

mol−1 energia

specifica e J · kg

(28)

densità di energia U J · m −3 = m−1 · kg · s−2 tensione superficiale σ N · m−1 = J · m−2 = kg · s−2 densità di flusso calorico, irradianza σ W · m−2 = kg · s−3 conduttività termica W · m−1 · K−1 = m · kg · s−3 · K−1 viscosità cinematica, coefficiente di diffusione ν, η m2 · s−1 viscosità dinamica μ N · s · m −2 = Pa · s = m−1 · kg · s−1 densità di carica elettrica C · m−3 = m−3 · s · A densità di corrente elettrica j A · m−2 conduttività elettrica ρ S · m−1 = m−3 · kg−1 · s3 · A2 conduttività molare ρ S · m2 · mol−1 = kg−1 · mol−1 · s3 · A2

(29)

yotta- Y 1024 zetta- Z 1021 esa- E 1018 peta- P 1015 tera- T 1012 giga- G 109 mega- M 106 kilo- k 103 deci- d 10-1 centi- c 10-2 milli- m 10-3 micro  10-6 nano- n 10-9 pico- p 10-12 femto- f 10-15 atto- a 10-18 zepto- z 10-21 yocto- y 10-24

Mole - Millimole

Numero di Avogadro

(6,022.10

23

)

Quantità assoluta

Concentrazione

(q.rel.: moli/kg, ….)

Concentrazione %

ppm

mg/kg

ppb

g/kg

ng/g

M (di una specie)

M

analitica

(C

analitica

)

(30)

PRECISIONE

• Grado di concordanza fra i dati

ottenuti nello stesso identico modo

• L’analista ripeterà varie volte (non meno di

tre) la stessa analisi, su altrettanti campioni

della sostanza in esame

• Da questo insieme di dati verrà estrapolato

un valore rappresentativo: la media o, in

alternativa, la mediana.

(31)

MEDIA

Si ottiene sommando tutti i dati della serie e

dividendo la somma per il numero dei dati. Si

indica con X

MEDIANA

E’ il risultato centrale della serie; quando il

numero dei dati è dispari, si dispongono i

risultati in ordine crescente (o decrescente) e

la mediana si individua facilmente; se invece i

risultati sono in numero pari, la mediana si

calcola facendo la media aritmetica dei due

(32)

Media, Moda e Mediana

MEDIA: è la somma di tutte le N osservazioni divisa per N.

– 1, 2, 4, 4, 5, 7, 9, 11 la media è 43/8

MODA: è il numero di osservazioni che compare con maggior frequenza.

– 1, 2, 4, 4, 5, 7, 9, 11 la moda è 4

– In alcune distribuzioni, la moda può mancare, oppure essere presente per più di un valore; in questo caso, si hanno distribuzioni bimodali (due mode), trimodali (tre mode), plurimoldali

MEDIANA: è il numero che compare al centro dei valori osservati, se questi sono dispari.

– 1, 2, 4, 4, 5, 7, 9 la mediana è 4

Se sono pari la MEDIANA è la media fra i due valori centrali

(33)

METODI PER STABILIRE LA

PRECISIONE DI UN’ANALISI

• Assoluti

• Relativi

• Deviazione dalla media (o dalla mediana)

• Deviazione media dalla media (o dalla

mediana)

• Range

(34)

Una volta calcolata la media di una serie

di dati, è possibile, per ogni dato, stabilire

quanto si allontana dal valore medio:

X

i

– X =

Deviazione dalla media

È possibile, inoltre, calcolare la media

delle deviazioni calcolate per ogni singolo dato:

| X

i

– X | =

Deviazione media dalla media

Il

range

è, invece, l’intervallo o la

differenza tra il dato analitico più alto e quello

più basso

(35)
(36)

100

La

deviazione relativa alla media

viene

indicata in percentuale o in parti per mille

(ppt): X

i

– X

(37)

Deviazione relativa media

dalla media = 0,6% oppure 6

ppt.

100

(ppt): X

i

– X

(38)

• ACCURATEZZA:

grado di coincidenza del

dato analitico con il valore reale che

l’analista cerca di determinare

• PRECISIONE:

grado di coincidenza dei dati

analitici (range piccolo)

Bassa accuratezza Bassa precisione

Alta accuratezza

(39)
(40)

• Errore assoluto:

differenza tra il valore

trovato sperimentalmente (X

i

) ed il valore

teorico (X

t

)

E= X

i

– X

t

• Errore relativo:

espresso in percentuale o

ppt

METODI PER STABILIRE L’ACCURATEZZA DI

UN’ANALISI

E= X

i

– X

t

X

t

● 100

Se xi > xt il dato sperimentale è errato per eccesso

Se xi < xt, il dato sperimentale è errato per difetto.

(41)

• Errore relativo:

espresso in percentuale o

ppt

• Un risultato affetto da un errore relativo

compreso tra + 0,4% e − 0,4% è considerato

sufficientemente accurato………….

METODI PER STABILIRE L’ACCURATEZZA DI

UN’ANALISI

E= X

i

– X

t

(42)

TIPI DI ERRORI

Errori determinati o sistematici:

derivano da

una causa ben definita ed hanno una

grandezza pressoché costante. Possono

essere individuati ed eliminati.

Errori indeterminati o casuali:

provocano

variazioni più o meno marcate tra i risultati

analitici di una serie. Le cause non sono

identificabili e possono derivare sia

dall’ambiente che dall’analista stesso

(43)

ERRORI DETERMINATI

• Cause metodologiche (indicatore non adatto;

instabilità chimica di un reattivo)

• Cause strumentali (errata calibrazione della

Bilancia, vetreria tarata male)

• Cause soggettive date dal giudizio

personale dell’operatore (variazione di

colore al punto di viraggio; lettura del

menisco, daltonismo)

Tali errori possono, inoltre, essere

proporzionali

o

costanti

, a seconda che l’errore dipenda, o meno,

(44)

ERRORI DETERMINATI

• Gli errori determinati possono essere costanti oppure

proporzionali.

• Un errore costante ha sempre la stessa grandezza

indipendentemente dalla quantità di campione sottoposto

all’analisi

• Per cui l’errore relativo sarà tanto più grande quanto più

piccolo è il campione

• Un errore proporzionale, invece, provoca una alterazione

della misura proporzionale alla grandezza del campione

analitico, per cui l’errore relativo si mantiene

costante(un’impurezza che interferisce con l’analisi ed è

presente nel campione in una data percentuale)

(45)

ERRORI INDETERMINATI

Se si esegue la stessa determinazione un gran

numero di volte, accade che:

– Errori molto grandi si verificano di rado

– Piccoli errori si verificano con frequenza ed in

numero frequente quanto minore è il numero delle

determinazioni

– Errori positivi e negativi di uguale entità numerica

avvengono con uguale probabilità

La distribuzione di questi errori è tale che un grafico

che mostri la relazione tra la grandezza dell’errore

(ascissa) e la frequenza con cui tale errore si ripete

(ordinata) ha una forma caratteristica a campana.

(46)

La distribuzione Gaussiana degli Errori

VALORE ERRORE F R E Q U E N Z A

Il risultato più

frequente è

quello

coincidente col

valore reale,

ossia con errore

zero

La curva ha andamento decrescente simmetrico ai due lati del

massimo. Errori positivi e negativi di uguale grandezza si verificano con

uguale frequenza

Gli errori più piccoli

sono più frequenti,

mentre diventano

sempre più rari

quanto più aumenta

(47)

CURVA GAUSSIANA

(o curva normale d’errore)

In cui µ

rappresenta la

media di un

numero

infinitamente

grande di

misure

(= valore vero)

(48)

L’Equazione di una Curva Gaussiana

x è l’errore e h e K sono due

costanti

s

è la cosiddetta deviazione

(49)

DEVIAZIONE STANDARD

Rappresenta la distanza che intercorre tra µ ed

il punto di flesso della curva gaussiana:

Più piccola è σ, più stretta è la curva, maggiore è la

precisione dell’analisi

(50)

Nei casi reali l’ipotetico valore µ non può

essere noto, per cui si è costretti a servirsi di

X , media di un insieme finito di dati

Si può quindi modificare il calcolo della

deviazione standard che verrà indicata con

il simbolo s:

(51)

La grandezza N-1 è detta

numero di gradi di libertà

.

Riguarda tutti i set di dati con un numero N di analisi inferiore

a 20. Ossia tutti quei set di dati in cui non si può parlare di

popolazione di dati e quindi dell’esistenza di un valore di

media che corrisponda al valore vero

. Il significato dei

gradi di libertà è legato al fatto che nel computo della

deviazione standard devono entrare solo dati indipendenti

tra loro. Quando si calcola la media un grado di libertà è

adoperato nel calcolo. Dal momento che , conservando i

segni, la somma delle deviazioni dalla media deve essere 0,

dopo aver calcolato N-1 deviazioni, l’ultima è nota

(52)

Valori Deviazioni 12,05 0,008 11,99 -0,052 11,96 -0,082 12,03 -0,012 12,18 0,138

Media 12,042 0,000Somma Deviazioni

Esempio

Il set di dati è: 12.05 – 11.99 – 11.96 – 12.03 – 12.18

La media è (senza approssimazioni): 12.042

(53)
(54)

S

pooled

Per ogni singolo set di dati, riferito a misurazioni differenti sullo stesso

campione, o su campioni analoghi, si effettua una misura della S. I valori di S per ognuno dei set di dati, sono poi sommati tra di loro.

(55)

Limite di confidenza ad una certa % =

±

Minore è l’intervallo, maggiore è l’accuratezza dell’analisi

ts

N

LIMITI DI CONFIDENZA

Delimitano un intervallo di valori, detto

intervallo di

confidenza (o di sicurezza),

situato sempre intorno alla

media, entro il quale è possibile trovare il valore reale

con un dato grado di probabilità

L’ampiezza di tale intervallo dipende dal livello di

probabilità che si stabilisce come accettabile.

Per il calcolo di tale intervallo si fa uso del parametro

statistico “variabile di Student”:

t=

x −

µ

s

(56)
(57)

070

.

0

7

0.05

3.708

99%

confidenza

di

limite

046

.

0

7

0.05

2.446

95%

confidenza

di

limite

(58)

1.

SCARTO DEI DATI ANOMALI

Regola del 4d:

occorrono almeno 4 dati; si

calcola la media; si scarta provvisoriamente

il dato dubbio e si calcola la nuova media;

infine si calcola la loro deviazione media

dalla nuova media: se il dato dubbio devia

dalla media degli altri più del quadruplo della

loro deviazione media, va scartato.

(59)

Si abbia il seguente insieme di dati:

12,05 − 11,99 − 11,96 − 12,03 − 12,18, media =12,04.

Il quinto risultato è dubbio lo si scarta e si calcola la

media degli altri quattro:

nuova media = 12,01

deviazione media = (0,04 + 0,02 + 0,05 + 0,02) / 4 =

0,0325 ≈ 0,03

4 d = 4 × 0,03 = 0,12

Deviazione del valore dubbio: 12,18 − 12,01 = 0,17

Poiché 0,17 > 0,12, il valore dubbio va scartato

(60)

Q-Test:

è applicabile anche a serie di tre

soli dati analitici.

Si utilizza un parametro statistico: Q critico.

a) Si determina il range della serie N dei dati,

comprendendo anche il valore dubbio

b) Si determina la differenza tra il valore dubbio e quello

a lui più vicino

c) Si divide la differenza per il range

d) Il quoziente ottenuto (Qexp) si confronta con il Qcrit

riportato nella tabella per quel numero N di dati e per il

livello di confidenza prescelto:

(61)

0.59 < 0.73 : valore va conservato

Si abbia il seguente insieme di dati:

12,05 − 11,99 − 11,96 − 12,03 − 12,18, media =12,04.

Il valore dubbio fra i dati è12,18, deve essere conservato o scartato

ad un livello di confidenza del 96%?

1) range: 12,18 -11,96 = 0,22

2) 12,18 - 12,05 = 0,13 Qexp = 0,13/ 0,22 = 0,59

N 90% di Confidenza 96% di Confidenza 99% di Confidenza

3 0,94 0,98 0,99 4 0,76 0,85 0,93 5 0,64 0,73 0,82 6 0,56 0,64 0,74 7 0,51 0,59 0,68 8 0,47 0,54 0,63 9 0,44 0,51 0,60 10 0,41 0,48 0,57

(62)

Scarto dati anomali:

Raccomandazioni.

• Applicazioni acritiche dei test statistici non sono migliori della

loro non applicazione

• L’esperienza insegna a giudicare indipendentemente

• La consapevolezza di aver commesso errori in una

misurazione che produce un outlier da maggiore sicurezza

nella loro eliminazione (importanza di un quaderno di

laboratorio, su cui appuntare le procedure effettuate)

(63)

Scarto dati anomali:

Raccomandazioni.

• Stimare la precisione del metodo, in caso di presenza,

soprattutto ripetuta di outliers

• Se possibile (tempi e disponibilità di campioni), ripetere

l’analisi

• Paragonare i dati ripetuti ai primi dati ottenuti

• Solo se i passaggi precedenti non sono possibili, applicare i

(64)

Scarto dati anomali:

Raccomandazioni.

• Se il test statistico indica conservazione del dato anomalo,

adoperare la mediana piuttosto che la media

• La mediana, in ogni caso, consente l’inclusione di tutti i dati

senza influenze improprie da parte degli outliers

• Su di un set di 3 dati, derivanti da una distribuzione normale, la

mediana garantisce una stima migliore della media dei due

rimanenti, in caso di scarto di un valore anomalo

Considerando il set di dati precedente

12,05 − 11,99 − 11,96 − 12,03 − 12,18, media =12,04.

Media dopo aver scrtato il valore anomalo: 12,00

(65)

163.75 41.03 40.03 0.183 3 cifre 0.000183 significative

CIFRE SIGNIFICATIVE

Le cifre significative di un numero sono quelle che

esprimono il risultato di una misura con il grado di

precisione con cui essa è stata eseguita.

• Sono tutte quelle i cui valori sono

noti con certezza più la prima il

cui valore è incerto.

• Gli zeri compresi tra cifre

significative sono sempre

significativi.

• Gli zeri a sinistra di cifre

significative non sono mai

significativi, ma servono solo a

specificare la posizione della

parte decimale del numero dalla

parte intera.

1.6375 5 cifre significative 0.16375 4 cifre significative 0.000000183

(66)

1.

2.

REGOLE PER LE CIFRE

SIGNIFICATIVE

Solo l’ultima cifra alla destra del numero può essere

incerta e le sue oscillazioni sono valutabili ±1

Togliendo le cifre non significative si procede

all’arrotondamento per difetto o per eccesso dell’ultima rimasta:

• se la cifra da scartare è <5 la cifra che precede viene mantenuta invariata

• se è >5, la cifra precedente va aumentata di una unità

• se è =5 la cifra precedente viene aumentata di un’unità se è dispari, rimane invariata se è pari.

3.5453 0.34568 2.37550 4.64450 3.64354 4 cifre significative 3.545 0.3457 2.376 4.644 3.644

(67)

3. Somma o sottrazione:

in ciascun termine si

devono lasciare alla destra del punto tante

cifre quante se ne trovano nel termine che

ne ha meno.

4. Moltiplicazione o divisione:

si deve

conservare di norma nel risultato finale un

decimale in più di quanti se ne trovano nel

numero che ne ha di meno.

(68)

Libri di Testo Consigliati

Abignente E.; Melisi D.; RIMOLI M. G.

“Principi di analisi quantitativa dei

medicinali”. Loghia, 2008.

Skoog - West - Holler – Crouch:

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