22 July 2021
AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino
Original Citation:
Interpretare il territorio. Il caso dell'Ecomuseo Urbano di Torino
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FrancoAngeli
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Memorie
del territorio,
territori
della
memoria
a cura
di Lia Zola
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L l!Indice
Introduzione Memorie del t \ l e L a m e m o r Davide Por, Festa e mu zione, di Z,r 3. Paesaggio e 4. Dalla rier o v i n i : l e c o n nee di pron 5 . L a m a s c h e r c a c u l t u r a l r 6 . U n a c o m u n nitario, di ,! 7 . U n a c o m u n migranti m l . )Copyright O 2009 by FrancoAngeli s.r.1., Milano. Italy A n n o R i s t a m p a
0 1 2 - 1 4 5 6 2009 2010 201 l 2012 l0l3 2 0 1 4 2 0 1 5
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l r r l - l 2 0 1 - 5 - . . . : t c . r.l]odll tl 1otm, r . - r r e J l i o n c - ' . . r t r J d u z l o n e e l î - - . . ' , : . 1 1 t ì l t n t c n o l i ì 0 d : r : l d ì r r a s c u n : . : . . l c ì l a l e g g e 1 2 I J ! r r n ( ) n l i C O ( ) ' . -l.itc J Sr'gulto dl
Indice
IntroduzioneMemorie del territorio, territori della memoria, di Liq Zola pag. 7 Parte Prima
Memorie del territorio. Tra territori reali e spazi immaginabili
1. La memoria popolare come patrimonio del territorio, di
Davide Porporato >> 25
2. Festa e museo: patrimonio culturale, territorio,
comunica-zione, di Laura Bonato ) 35
3. Paesaggio e contadini, di Gian Luigi Bravo ) 45 4. Dalla rievocazione storica di Montefiascone alla strada dei
vini: le comunità locali della Tuscia tra vecchie e nuove
li-nee di promozione del prodotto, di Patrizia Andreasi Bassi ) 53 5. La maschera tradizionale dell'orso fra immaginario e
politi-ca culturale, di Giulia Fqssio ) 63
6. Una comunità allo specchio. Un'esperienza di teatro
comu-nitario, di Sandrq Degli Esposti Elisi >> 75 7. Una comunità integrata? Analisi delle terze generazioni di
Parte Seconda
Territori della memoria nella ri-articolazione degli spazi urbani
8, Territori della giovinezza a Torino sud, di Laura Silvestri 9. L'identità della prima generazione: il quartiere Vallette a
Torino, di Maria Teresa Mara Francese
10. La de-industrializzazione del quartiere operaio: Borgo San Paolo nella memoria, Borgo San Paolo nel presente, di Sara Hejazi
I l. Memorie di una fabbrica, fabbrica di memoria: dall'ex sito industriale di Bagnoli al Parco di Coroglio, di Lucia Zito 12. Interpretare il territorio. Il caso dell'Ecomuseo Urbano di
Torino, di Valentina Porcellana Gli autori
r09
p a g . f t )Inîrodtr:,
,llentorit'
di Lia Zol,
I l r l i o ctrr " i d e a l e " a l r . rato da Laure tcl del con\ r-r tenutclsi a ('a Slo era rappr( ste conle una r i o n e l l a cont, O b i e t t i r t r ragionamento q u a l i tenitori pi-odurrer. l . I l t e r r i t o r i I l t i t o l o d r t i c o l i . re d a t r i s u l l ' e v o l u z i o n portava. tant( 2 0 0 4 a . 2 0 0 6 . l ^ r e r U l t ( ' r l \ , L a u r a B o n a t o . L ll'lara Francerc I l n q u i . | l l . l r a n n o S o n t l fìr\ì! chiarimenti r\ .rt s t a n z i a l e . i l c n , ' : )) 125 t 3 l t43 t5712. Interpretare il territorio.
Il caso dell'Ecomuseo
Urbano di Torino
di Valentinq
P orcel lana
<L'ecomuseo è un processo dinamico con il quale le comunità conser-vano, interpretano e valonzzano il proprio patrimonio in funzione dello svi-luppo sostenibile. L'ecomuseo è basato su un patto con la comuniîà>r. Re-gistrare, custodire, conservare, ma anche e sopraffutto attivare e stimolare una lettura consapevole della realtà sono tra gli obiettivi dei progetti eco-museali che dagli anni Settanta del secolo scorso ad oggi si sono moltipli-cati in tutto il mondo. Da una felice intuizione di Georges-Henri Rivière, il movimento della nuova museologia, che tenta di superare la staticità dei musei tradizionali a favore della partecipazione attiva della comunità loca-le, si è diffuso in Europa, Asia e Americhe. <L'ecomuseologia - scrive Song Xiangguang - ha gradualmente stimolato il progresso nel mondo dei musei e nel contempo e entrata a far parte della museologia. Le idee e le pratiche sostenute dagli ecomusei sono state recepite dalla museologia in generale e ora tutti i musei si occupano di incentivi allo sviluppo, parteci-pazione della comunità locale e adozione di una più ampia ed esaustiva no-zione di "patrimonio culturale"> (Xiangguang,2006, p 48)
Gli ecomusei, dunque, incentrati piu sulle persone che sulle cose, più sul valore dei luoghi che su quello delle collezioni, hanno attivato profonde ri-flessioni che hanno inciso anche sulla museologia tradizionale.
Per il suo carattere reticolare, che favorisce le connessioni e stimola le relazioni, I'ecornuseo si candida ad essere uno strumento di innovazione e creatività a servizio delle collettività. Per raggiungere questi obiettivi, deve,
' Definizione emersa durante il workshop intemazionale "Long Networks. Ecomuseums
and Europe", organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento e da IRES Piemonte a Trento
nel rnaggio 2004. cit. in Cogo.200ó, p. 103.
però, interrogarsi sul modo in cui farsi interprete delle esigenze di un terri-torio e dei suoi abitanti. Come può, specialmente nelle società complesse, porsi al servizio delle diverse componenti della società?
In primo luogo, fin dalle prime fasi di ideazione, I'ecomuseo deve esse-re progettato congiuntamente dalle amministrazioni locali, da studiosi o ac-cademici e dalle comunità locali. Se il progetto non prevede questo tipo di coinvolgimento, esso è destinato a fallire, poiché le sue ragioni restano in-comprensibili ai suoi stessi destinatari.
Ma non e solo questione di buona riuscita del progetto: in un momento storico in cui la partecipazione politica e il coinvolgimento nella pratica democratica sembrano profondamente in crisi, gli ecomusei, per I'investimento di responsabilità collettiva che implicano, potrebbero tra-sformarsi in laboratori di cittadinanza attiva in cui progettare e riprogettare gli spazi condivisi e le pratiche di vita. Gli ecomusei potrebbero essere il luogo di incontro, non solo metaforico, di generazioni diverse, di vecchi e nuovi residenti, di portatori di elementi culturali diversi. Potrebbero essere luoghi di mediazione di quei conflitti, conclamati o latenti, che inevitabil-mente la complessità, specie all'interno del tessuto urbano, genera. Potreb-bero e dovrebPotreb-bero essere, dunque, uno strumento per lo sviluppo sociale ancora prima che di conservazione di patrimoni, un osservatorio privilegia-to per interpretare la società e il territorio, inteso come insieme di relazioni tra uomo e ambiente.
Nel progetto ecomuseale è insito un forte senso di responsabilità che coinvolge sia gli individui, sia le collettività per <la conservazione e l'utllizzo equilibrato delle risorse ambientali e naturali [...], la conservazio-ne, la trasmissione ed il continuo arricchimento del proprio patrimonio cul-turale, base di identità e creatività>> (de Varine, 2006a, p. 66). Cio impone di fermarsi a riflettere sulle proprie esigenze, di confrontarsi con coloro che condividono gli stessi spazi di vita: è un modo consapevole di fare richieste precise ai decisori politici, impedendo che le scelte vengano calate dall'alto. E un modo per esercitare democraticamente il diritto alla proget-tazione del proprio futuro. Come sottolinea Hugues de Varine <lo sviluppo sostenibile è una sfida politica e nel contempo un processo culturale> che ha bisogno di tempi lunghi e di costanza per imporsi (de Varine, op. cit.,p. 67).
Per essere stimolate in questo senso, le comunità hanno bisogno di in-terpreti, traduttori, mediatori che sappiano decifrare le componenti dei si-stemi complessi. <Ogni comunità - sostiene de Varine - è libera di indivi-duare il proprio modello e trovare soluzioni adeguate ai problemi locali, adattandole alle proprie culfure dinamiche> (de Varine, 2006b, p. 64), ma e
t 4 4 necessario chc- .'...' c o i n v o l g i m e n t t r ú r . progetto €Conlrr:i.:. -l a r e a -l t à l o c a l c . r : - . , : analizzando iI e,':-:; c o i n v o l t o n c ' l l c r l : : . L a r e s p o n . l f ' : . : : . , l o g i c o i n r o l t r i r : r : r i f e r i m e n t o c h c ::.. c u l t u r a d i a p p l r : l : r - ' r a l i s m i in r c c c J : : . , . e p r e s e n t i I ( l l l , : : : r d i s v e l a r . - ' s l r . r . : : : ' alcuni aspc'nl ie : . q U e S t a o p t I i . ì . z l t , i ì - . i p e r s o n c . tr a l c t i : . L ' a p p r o c c i t r : ì i r : : : d e l l ' a s c o l t o . l . t i . . : : b a s e d e i p r ( r ! . ' \ . : : t r a s m i s s i o n c d c . . -a u t o - d e f i n i s e r r r l r , -d e l l ' a p p r e n -d l n l ! . r : , d e l l ' i n t e r a z i t ) I l c l r . : . : della contrsc.-nz., r, L ' e c o n r t t s c , , . : ; . m e m o r i e d c l t c r : : : , : e s i g n i f i c a t o .i c r . . v a t i v i e i n r t t t c . : u n ' i n i z i a t i r Iì c r , r ì r ì r . . -l o g i c i e d i s c i p -l r n . r : : . temporaneità t.t;..'.' s u p r i n c ì p i Qurìnr:i.:i l a v i t a s o c i a l ! - . n l . : . : . g o e d e l l ' a t t i t a z r , , : : . L ' e c o m u s e o d c r c : : : g u a g g i d i ' n e r s i t ì e . r i : . b l i c i . T r a l e d i f Í ì c o l r . i : t r e a q u e l l e l c g . i i . ' leadership con\anr",
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t l r ì , l c -' r n , -' , 1 t . : Ì l r r l l ì
-necessario che esse non siano lasciate sole in questo difficile compito. Il coinvolgimento delle persone, indispensabile per la definizione stessa di un progetto ecomuseale, deve essere stimolato da professionisti che conoscano la realtà locale. ma nello stesso tempo ne sappiano trarre le risorse migliclri. analizzando il contesto con quella lucidità che spesso manca a chi e troppo coinvolto nelle rete di relazioni comunitarie,
La responsabilità dei mediatori cuhurali, in primo luogo degli antropo-logi coinvolti in progetti ecomuseali, è legata al <rischio di usare schemi di riferimento che più o meno apertamenîe concorrano alla reificazione della cultura di appartenenza del gruppo studiato> legittimando localismi e cultu-ralismi invece di favorire una comprensione più ampia dei fenomeni passati e presenti (Callari Galli,2007, p. 18). Il compito dell'antropologo e quello di svelare gli aspetti familiari di cio che appare esotico e di rendere esotici alcuni aspetti degli elementi che sono ritenuti familiari e scontati. Grazie a questa operazione di disvelamento possono avvenire nuovi incontri: tra le persone, tra le persone e le cose, tra le persone e i luoghi che esse vivono. L'approccio antropologico, fondato sui tempi lunghi dell'incontro e dell'ascolto, ben si fonde con quello di ispirazione costruttivista che sta alla base dei processi formativi ecomuseali, (un approccio "orizzontale" alla trasmissione delle conoscenze, all'interno di ambiti sociali e culturali che si auto-definiscono come "comunità di pratica" e che, seguendo le dinamiche dell'apprendimento cooperativo, utilizzano le potenzialità educative dell'interazione tra attori locali, allo scopo di elevare il livello complessivo della conoscenza> (Clifford, Maggi, Murtas, 2006,p.71).
L'ecomuseo deve farsi strumento di raccolta e letfura non solo delle memorie del territorio. pur essenziali per rifomrulare senso di appartenenza e significato dei luoghi, ma deve saper cogliere anche gli aspetti più inno-vativi e inattesi dell'incontro interculturale. Coloro che progettano un'iniziativa ecomuseale devono saper utilizzare tutti gli strumenti metodo-logici e disciplinari attraverso i quali cogliere i molteplici aspetti della con-temporaneità. Questi strumenti non possono, però, basarsi esclusivamente su principi quantitativi per monitorare numericamente e burocraticamente la vita sociale, ma devono saper leggere le ricadute dell'incontro, del dialo-go e dell'attivazione, lenta e non lineare, dei processi di partecipazione. L'ecomuseo deve inoltre saper comunicare i suoi obiettivi attraverso lin-guaggi diversificati che siano in grado di raggiungere i molti possibili pub-b l i c i .
Tra le difficoltà maggiori con cui devono confrontarsi gli ecomusei, ol-tre a quelle legate alla partecipazione, ci sono la creazione di una leadership consapevole delle potenzialità del progetto, la formazione di
personale che sappia animare il tenitorio e la continuità dell'iniziativa. E difficile valutare I'impatto e le ricadute di un progetto ecomuseale, poiché il piu delle volte si tratta di attivazione di capitale sociale e culturale, non facilmente quantificabile. <Da questo punto di vista - sottolinea Maurizio Maggi - I'osservazione del rapporto tra ecomusei e società locale e forse un rivelatore sia del grado di qualità del sistema locale e del capitale sociale di un territorio, sia del buon funzionamento di un ecomuseo. Di conseguenza, il risultato è soddisfacente dove esiste un rapporto virtuoso fra abitanti e i-stituzioni locali> (Maggi, 2004, pp.5, 6). I tempi di un processo di attiva-zione territoriale e di partecipaattiva-zione collettiva - necessariamente lunghi -non sempre combaciano con le aspettative degli amministratori che puntano a risultati immediatamente spendibili. Per questo motivo è necessario con-dividere sin dall'inizio la progettazione ecomuseale, così da sviluppare an-che un linguaggio comune an-che superi le possibili incomprensioni. Il "pen-siero ecomuseale" non è di semplice assimilazione e la formazione perma-nente deve avvenire in un <processo di apprendimento collettivo in cui si mescolano ricerca e interpretazione, sperimentazione didattica ed educa-zione, in cui [...] il sapere esperto, I'apporto tecnico e scientifico devono continuamente confrontarsi con il sapere ordinario, con le percezioni diffur se e con le rappresentazioni condivise degli attori e delle comunità locali> (Gambino, 2004, p. 177).
Analizzando alcune esperienze marurate in Piemonte, emerge come I'ecomuseo contribuisca allavalorizzazione territoriale in termini di Valore Aggiunto Territoriale (VAT), definito come (accrescimento durevole del patrimonio, prodotto dalla messa in valore, integrata e razionale, delle ri-sorse ambientali, territoriali e socioeconomiche, in forme che indicano cre-scita incrementale della società locale> (Baral, 2004.p. 159). Ciò significa, dunque, che I'ecomuseo, se ben gestito, ha le potenzialità per diventare un attivatore di sviluppo locale. Una buona gestione prevede un'organizzazione con una chiara attribuzione dei compiti tra operatori tec-nici e amministratori politici, oltre che obiettivi strategici di medio e lungo termine. L'ente gestore (Comunità Montana, GAL, Patti Territoriali, Co-muni) deve riconoscere alla struttura dirigente le competenze per rendere operativa la pianificazione progetfuale. Per quanto I'apporto volontario e spontaneistico sia fondamentale per la sopravvivenza stessa dell'ecomuseo, la presenza di personale formato, la cui professionalità sia adeguata ai compiti richiesti (gestionali, didattici, di ricerca). è imprescindibile.
E stimolante I'idea di Huang Chunyu di pensare agii ecomusei non sol-tanto come poli culturali e attivatori di sviluppo economico locale, ma an-che come istituzioni legate al v'elfare (Chunyu,2006,p.5l). Se, infatti, la
comunità dc-\ c. "i-m o d o d i p r o r ì ì u r , ' , s o c i a l i e q a r a n l c : : c u l t u r a l e . In l t l l : . , z a t o , ll " r a l o r c . . , , l a r i c e r c a s c i r r r l l : ' v a l o r e d i s p i n r . i :: d i s f o g o " d c ' l l r i: r L ' e c o t t t u r . ' , ' c , svih.rppo sLrsrcn r:: r e O g n l a s p c t t r ' .: , calcare le onrc .:. U n p a s S a t ( r \ P t . . , . i s o l a t i c u l t t ' n . . . . , ' m o n d r r n i t i z z l r t : _: v e l l o l o c a l . . c _: i . , : S e c o n d o \ f . r , . : : to attra\'trsrr tl .J:.-, t e r r i t o r i o ( \ l a g r r -r i n p a -r l a n d t -r d r . : : : b i l i è i l n t r r n d r ì :: ì q u a t t r o p a r o l c ; : - . . ( R e n z e t t i . l t t t t - 1 . 1 -p i e t e m a t i c h c . : u . . : I n p r i n t o lu , ' - : , p l e s s e a f l i c t r l . r z : , : . R o b e r t R e d l ì c ì c . : : d i m e n s i o n i c i r . . i , . d o r i p r o p o n c r . r . I ' a t t e n z i o n c - d t r . : d e l l a r e t e d i c o n l . , : ' s c r i v e M a t i l d c ' ( . ' a m m i n i s t r a t i r r . niti soprattutltr J.:. condividere pchi:l 2 0 0 7 , p . ) 3 t . In questi scL'r'ì.1: luoghi Sono sclltr iì t à , p i u c h e n t a i l ' r : , u n l u o g o e d i r i c , , :
l l r i a t i v a . E : l c . p o i c h e t r r r a l e , n o n r \ l a u r i z i o : c torse un c :ociale di rnseguenza, r b r t a n t i e i -,tr di attiva-' r . - l " . o h i -:hc puntano l i s a r i o c o n -luppare an-' n i . ll "pen-t'tfìr-- Peffl]8-r Peffl]8-rPeffl]8-r in cui si i c-d educa-tico devono :zroni ditTu-r n ditTu-r t à lo c a l i > : l c r g t c o m e n r d i V a l o r e i u r c r o l e d e l r l c . d e l l e r i n d r c t n o c r e -r , , s i g n i f i c a , .]l\ c-Iltàf€ UIl . prevede ircrutori tec-.;..jro c- lungo r t r , r t a l i . C o -pcr rcndere r o l r r n t a r i o e . ' c c o n t u s e o , rtlcguata ai : r lc . c l I l o l l S O I i r i c . n t a a n -\ c . l n t a t t i , la
comunità deve "prendersi cura" di sé e del proprio territorio, deve fare in modo di promuovere il benessere collettivo, eliminando le diseguaglianze sociali e garantendo i diritti di tutti. compresi quelli legati al patrimonio culturale. In ltalia, oggi, a differenza di molti Paesi del mondo industrializ-zato,lI "valore sociale della cultura" non è adeguatamente riconosciuto: né la ricerca scientifica ne le politiche culturali sono riconosciute per il loro valore di spinta propulsiva della società, di motore innovativo, di "valvola di sfogo" della creatività intellettuale.
L'ecomuseo deve trasformarsi in una risorsa per la pianificazione di uno sviluppo sostenibile. deve essere uno strumento flessibile, capace di coglie-re ogni aspetto della coglie-realtà in continua trasformazione. Se non vogliono ri-calcare le orme dei rnolti musei della memoria, ripiegati sulla nostalgia di un passato spesso immaginato migliore di quanto sia stato, appannaggio di isolati cultori, scatole wote che contengono vestigia decontestualizzate dì mondi mitizzati, gli ecomusei devono essere strumenti di connessione a li-vello locale e globale.
Secondo Maurizio Maggi. ilprogetto ecomuseale ha i caratteri di un pat-to attraverso il quale le comunità si impegnano a prendersi cura del proprio territorio (Maggi, 2002) (e, allargando l'orizzonte come farebbe Edgar Mo-rin parlando di cittadinanza pTanetaria, il territorio di cui sentirsi responsa-bili è il mondo intero!). Emanuela Renzetti sottolinea I'importanza delle quattro parole chiave evocate da Maggi: comunità, patto, cura, territorio (Renzetti, 2004, pp. 48, 49). Ognuna di esse, se problemafizzata, apre an'ì-pie tematiche sulle quali vale la pena soffermarsi.
In primo luogo, il concetto di comunità deve essere letto nelle sue com-plesse articolazioni e non nei termini proposti nell'ormai lontano 1955 da Robert Redfield che I'aveva definita come compatta, omogenea, di piccole dimensioni e autosufficiente. Dalla ricerca di comunità, che in qualche mo-do riproponeva I'idea di un modello sociale chiuso e autoregolato, oggi I'attenzione degli studi antropologici è incentrata sull'analisi del netuvork, della rete di contatti sociali intessuti anche a lungo raggio. <La comunità -scrive Matilde Callari Galli - non è più stabilita da confini geografici e/o amministrativi [...]; piuttosto è costituita da individui legati da vincoli defi-niti soprattutto dal vivere piu o meno stabilmente esperienze comuni, dal condividere per un certo lasso di tempo situazioni rilevanti> (Callari Galli, 2 0 0 7 . p . 2 3 ) .
In questi scenari di incessante mobilità, che cosa resta del territorio? I luoghi sono solo fondali occasionali, quinte di un teatro mutevole? In real-tà, più che mai l'uomo contemporaneo sente la necessità di riconoscersi in un luogo e di riconoscere i luoghi che attraversa. Proprio quelli che Marc
Augé definiva "non luoghi" si scoprono come ancoraggi per non perdersi nell'ignoto. Non sono solo i paesaggi naturali e urbani a rassicurare per la loro familiarità, ma anche i centri commerciali, i fast Jòod,Ie hall degli al-berghi e degli aeroporti contribuiscono a placare il senso di straniamento che coglie il viaggiatore. Il paesaggio urbano, non meno di quello rurale, è costruttore di identità e di senso di appartenenza. <Sulla città - scrive anco-ra Matilde Callari Galli - si appuntano aspre accuse che la vedono come luogo di perdizione e smarrimento delle relazioni sociali e familiari anche se gli stessi critici più feroci della vita urbana devono ammettere che nella città l'individuo ha trovato, e trova tutt'ora, il massimo di libertà di espres-sione e di scelte possibile> (Callari Galli, op. cir., p. 25).
Il legame tra gli abitanti e i loro contesti di vita si trova nello spontaneo affezionarsi ai luoghi, ma si crea anche attraverso percorsi di educazione alla cittadinanza. Il processo che ha portato alla realizzazione dell'Ecomuseo Urbano di Torino, il primo di questo tipo in Italia, non è sta-to semplice, tanto che ancora oggì non tutte le circoscrizioni di cui è com-posta amministrativamente la città hanno aderito.
Alla città non si riconosce facilmente lo statuto di "patrimonio" così come avviene per molti villaggi e borghi rurali. <Se è vero che i contadini e i montanari sono affezionati alle loro baite in pietra - sottolinea Francesco degli Alberti -, allo stesso modo chi nasce in un quartiere di periferia svi-luppa un legame di radicamento per cui, non di rado, quando gli proponi di buttare giù la casa che agli occhi dell'amministratore sembra brufta, per of-frirgli un altro posto piu sano e bello, questi ti dice che quella casa la ama> (degli Alberti.2004. p. 153).
l. La rete dell'Ecomuseo Urbano di Torino
La Regione Piemonte è stata la prima in ltalia, nel 1995, a dotarsi di una normativa in materia ecomuseale grazie alla quale sono stati istituti, ad og-gi, 25 ecomusei2. Altri 30 sono nati, a partire dallo stesso anno, grazie al "Progetto Cultura Materiale" deliberato dalla Provincia di Torinor.
Nel giugno 20041a Giunta comunale di Torino ha approvato il progetto di realizzazione dell'Ecomuseo Urbano e ha dato I'avvio alla fase
speri-'Legge Regionale n. 3l del 14 marzo 1995, modificata
con Legge Regionale n. 23 del
l7 agosto 1998. Il portale degli ecomusei regionali e consultabile all'indirizzo www. ecomusei.net.
I
Informazioni sul progetto Cultura Materiale della Provincia di Torino si trovano sul
si-to www.provincia.si-torino. ilculturamateriale. 1 4 8 mentale ncllc-di elaborarc u ospitare i C cn finizioni dcr e l i " , " l u o g h i dr g h i d i incontr. Nel -ucnn.l da parte dc.l ( a l l ' E c o n t u : c . ' I l p r o u c t t , , l i z z a l o i n c r - 1 1 . , dieci in cui ,-. . C o m e : . , . t : progetto îL'rrtt\ s o g g e t t o i s l r î u . rari un p&fCtr r , sua attuazlr)nr., L ' i n t e n r o t i il territoriti. .jr molteplici ,,. sr done - per qual no e attuan() tr. L ' E U T c u r t i v i : s e in t ì t r r r a t e n i t o r i lrn: d e l l ' a r g i l l a . J . d e l l ' A l t a \ a l \ 4 , w w w . c o m u n c : , : t : 5 C r . m e . t l : - . ne Piernonte h: .. l o s v i l u p p o , ì c . . I dua con la ( lr:,, .. sostenere rl pr,'i:., s u l t a b i l c a l l ' L n . i r : : . ó A d c r i : e t ' n , , -donna di ( anrp":: Falchera. Reh:.:.:: z i o n i 2 ( S a n t l R : : . , L e s n a ) . 7 ( . \ u r t , : : . berato la pronni . San Donato) hl u. to, Borgo Pot ncl
--. ' - \ ] mentale nelle tre circoscrizioni cittadine 5,6 e 9, che sono state incaricate di elaborare un proprio programma di attività e di individuare le sedi in cui ospitare i Centri di Interpretazione. Questi sono considerati, secondo le de-finizioni dei curatori, "punto di riferimento sul territorio", "antenne musea-li", "luoghi di documentazione", "spazi fisici di prima informazione", "luo-ghi di incontro", "sedi per mostre temporanee"'.
Nel gennaio 2007,|a Regione Piemonte ha comunicato l'approvazione, da parte del Comitato Scientifico per gli Ecomusei, dei requisiti richiesti all'Ecomuseo Urbano di Torino per il riconoscimento regionale'.
Il progetto dell'EUT, coordinato dai Servizi Museali della Città, è rea-Tizzato in collaborazione con le nove Circoscrizioni che vi aderiscono (sulle d i e c i in c u i è s u d d i v i s a l a c i t t à ) Ó .
Come sostiene Maurizio Maggi (un ecomuseo, come ogni importante progefto territoriale, non puo svilupparsi in modo vitale in assenza di un soggetto istituzionale locale (un comune, una comunità montana o in casi rari un parco) disposto a giocare con convinzione un ruolo propositivo nella sua attuazione> (Maggi, op.cit., p. 5).
L'intento dell'Ecomuseo Urbano di Torino non è quello di musealizzare il territorio, di per sé vivo e mutevole, ma di <individuare e comprendere i molteplici e stratificati valori di cui un territorio è espressione, preservan-done - per quanto possibile - i caratteri distintivi anche quando si pianifica-no e attuapianifica-no trasformazioni di carattere radicale> (Jalla, 2004,p.143)>
L'EUT è un museo del territorio per il territorio con obiettivi impegna-tivi: se infatti molte esperienze ecomuseali sono dedicate a specifici temi o a territori limitati (si pensi, tra gli esempi piemontesi, agli ecomusei dell'argilla, della pastorizia, della canapa, della segale, agli ecomusei dell'Alta Val Maira, della Valsesia, del Biellese ecc.), questo progetto ha
o L" linee guida del progetto sono consultabili all'indirizzo intemet
www.comune.torino. ilecomuseo.
' Co-e si legge all'articolo 7 della Carta per il Patrimonio Culturale Urbano <La
Regio-ne Piemonte ha sottoscritto con la Città di Torino un Protocollo d'lntesa per la promoztone e
lo sviluppo dell'Ecomuseo Urbano di Torino e, attraverso il Laboratorio Ecomusei,
indivi-dua con la Città di Torino le inizìative di interesse comune erogando contributi per poter
sostenere il programma annuale dell'EUT, sulla base dei criteri individuati>. Il testo è
con-sultabile all'indirtzzo intemet: www.comune.torino.itlecomuseo/fotopromozione/carta.pdf.
ó Aderiscono all'iniziativa, fin dai suoi esordi. le Circoscrizioni 5 (Borgo Vittoria,
Ma-donna di Campagna, Lucento, Vallette), 6 (Baniera di Milano, Regio Parco, Barca, Bertolìa,
Falchera, Rebaudengo, Villaretto) e 9 (Nizza Millefonti, Lingotto, Filadelfìa). Le
Circoscri-zioni 2 (Santa Rita, Mirafiori Nord). 3 (San Paolo, Cenisia, Pozzo Strada. Cit Turin, Borgata
Lesna), 7 (Aurora, Vanchiglia, Sassi, Madonna del Pilone) e 10 (Mirafiori Sud) hanno
deli-berato la propria adesione nel corso del 2005. La Circoscrizione 4 (Campidoglio, Parella,
San Donato) ha deliberato I'adesione nel 2006. La Circoscrizione 8 (San Salvario,
Cavoret-to, Borgo Po) nel 2009.
t 4 9 i i _ . ' î i r t ì ! l ' : e . . ' . . ' " ì r ' : i : ' . -i l l -i ( ) ì r ì l l C i t r l ì e ì : 1 -a r ' \ l C . . r ' \ . ' : -l . : ! : ì
come soggetto/oggetto una città di quasi un milione di abitanti. Una bella sfida. dunque. lanciata nel corso del 2003 e giunta, nel 2009, alla stesura della Carta del Patrimonio Culturale Cittadino'.
Nel documento, inteso come dichiarazione programmatica e strumento per condividere le scelte sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale cittadino, sono riportati i princìpi che stanno alla base del progetto ecomuseale, le definizioni di intenti, le azioni. <L'EUT - si legge all'articolo 4 - è stato istituito per favorire l'esercizio della tutela attiva del patrimonio culturale della città, con particolare riguardo al lascito culturale del Novecento e al patrimonio presente in aree periferiche soggette a pro-fonde e rapide trasformazioni urbanistiche, economiche e sociali e caratte-rizzate da una forte mobilità della popolazione. L'interesse dell'EUT, tutta-via, si estende tendenzialmente dal punto di vista temporale e spaziale all'intero territorio urbano e all'area metropolitana, laddove cio sia funzio-nale a una maggiore comprensione della realtà contemporanea).
La città di Torino ha vissuto negli ultimi due decenni un radicale pro-cesso di trasformazione economica, sociale e urbanistica. Negli ultimi trent'anni essa ha perso circa 300.000 abitanti; in meno di vent'anni i di-pendenti della Fiat, attorno alla quale era cresciuta la città negli anni Cin-quanta e Sessanta, ha ridotto a un decimo i suoi dipendenti, che sono passa- \ ti da oltre 150.000 a meno di 15.000. A metà degli anni Novanta, intere a-ree industriali erano in abbandono, con migliaia di piccole imprese d e l l ' i n d o t t o e d i a t t i v i t à c o m m e r c i a l i i n c r i s i . c o n u n a c o n s e g u e n t e c r e s c i t a del disagio sociale legato alla disoccupazione non solo delle fasce giovanili, ma anche di quelle fuoriuscite dal mondo del lavoro.
La terziarizzazione della città, avvertita come unica via di uscita, ha ac-celerato la redazione di un nuovo Piano regolatore, approvato nel 1995, che ha armto come elemento principale la creazione di un'importante asse stra-dale per il potenziamento del collegamento nord-sud della città. Le "Spine" della città (1,2,3,4) sono state realizzate interrando tratti della ferrovia e collegando in superficie diverse aree industriali ormai dismesse. Le opere pubbliche si sono poi moltipli cafe grazie agli ingenti finanziamenti legati alle Olimpiadi invernali 2006. Molte tracce del passato industriale sono sta-te abbattusta-te (ad esempio gli ex stabilimenti Masta-terferro, Nebiolo, Westin-ghouse, Teksid, Officine Ferroviarie, Grandi acciaierie, Lancia, Michelin, Savigliano, Officine Grandi Motori, Venchi Unica), mentre sono sorti
nuo-7 Il documento, presentato dall'Assessore Fiorenzo Alfieri al Consiglio Comunale il 23
rrarzo 2009 per la discussione, è stato approvato con Deliberazione n. 2008 064391026,
ri-portando 32 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astenuto.
1 5 0 v i c o m p l e s s i r c . r i n t e r n a a l l a c i t t a P u n t i . n o d i . . c c i , c h e i d i v c r . i ' p o n g o n o l e r c î r :r p l e s s o . è u n t , r s . r : vono Íìlnzitlnar!' . l a r e a l t à e s i s t c n t . d e l l ' E c o n t u s c . , I i s t i t u z i o n i r i c r n c d e l l e a t t i r it a c c . , : : d i s u s s i d i a n c t a " z i o n e . c h c t ì r n S , ' r d e i m a t e r i a l r rl c i s o l l e v a t o il p r t , b , l r i v e n t i t r e q u i l n r . : v o . I l c o i n r r ì l s r n r fasi del procL':\(ì d e g l i a n n i S c : : . i n d a g l i a t t u a l i in t . ' n " - " - " 1 , L ! ( . t ' ! i \ \ ristica di zt'rna. :. u r b a n a . n o n c h c i ì strutfure abitatrr c re le sccltc' pLri.h C o n n o t a z l o n L - l : i l p u b b l i c a , , ' . . \ l l . i trasfomati dal ( , nali di dr-cL-nlriìnl d e l l a p u b b l i c a . i n : d e f i n i z i o n c d c l l c O g g i s o n o i c sul propritl tL'r::: s i n g o l i c i t t a d r n r r a t t i v i t à a n n u a l r I . n I l d e r r , , t t r , , u t , BarcelI<tnu. ( ttt.' :. z i o n e , 2 0 0 8 I l J , ' . . . c o n s i g l i o s c n r z r i J
I ' - . : - ' , ' : l l \ ì ì i ì ' . l l l r r ' i . i . ' l l t t , ' J L C i : . . : J C I . . , t , | : l 1 r i l ' . 1 ì r t : . e : : , , -- . L - { ì n l . : . . J : : J : ' . t -l ì -l : j . Ì . - . . . . 1 , - ! , - : , 1 . -r : . - : : c l " ' l . i i ' : . i J - ì l l . - r \ r . l _ ' \ . ' . : t n -: J -: J i i l l . : :
vi complessi residenziali che hanno innescato nuovi processi di mobilità interna alla città.
Punti, nodi, cellule, antenne: sono alcuni dei nomi, fortemente metafori-ci, che i diversi ecomusei utilizzano per designare gli elementi che com-pongono le reti in cui sono costituiti. L'ecomuseo, sistema reticolare com-plesso, è un organismo delicato composto da numerose componenti che de-vono funzionare all'unisono e che possono essere considerati "sensori" del-la realtà esistente e "motori" della trasformazione sostenibile. Alf interno dell'Ecomuseo Urbano di Torino, sono le Circoscrizioni, riconosciute come istituzioni vicine alle esigenze dei cittadini, a svolgere un ruolo di indirizzo delle attività ecomuseali. Esse agiscono in una "logica federativa integrata e di sussidiarietà" e garantiscono il funzionamento dei Centri di Interpreta-zione, che fungono anche da centri culturali, di incontro e di esposizione dei materiali raccolti nelle campagna di ricerca. In alcune occasioni è stato sollevato il problema che le attuali dieci Circoscrizioni, che hanno sostituito i ventitré quartieri, non hanno radici storiche, ma solo valore amministrati-vo. Il coinvolgimento di istituzioni dislocate sul territorio richiama le prime fasi del processo di decentramento che hanno dato vita a Torino, all'inizio degli anni Sessanta, ai Comitati Spontanei di Quartiere. Non diversamente dagli attuali intenti ecomuseali <I Comitati Spontanei cercavanodi concor-rere al recupero e al consolidamento della dimensione comunitaria e solida-ristica di zona, sulla quale avevano significativamente inciso I'espansione urbana, nonché il modificarsi della stratificazione sociale e delle correlate strutture abitative. La richiesta delle popolazioni dei quartieri di condivide-re le scelte pubbliche, si trasformava in rivendicazione di una maggiocondivide-re connotazione istituzionale del fenomeno partecipativo popolare alla vita pubblica>8. Alla fine degli anni Settanta, i Comitati Spontanei sono stati trasformati dal Comune di Torino in Consigli di Quartiere, organi istituzio-nali di decentramento amministrativo; un'ulteriore fase di riorganizzazione della pubblica amministrazione è avvenuta a metà degli anni Ottanta con la definizione delle attuali dieci Circoscrizioni.
Oggi sono le Circoscrizioni ad invitare i diversi soggetti che agiscono sul proprio territorio (associazioni, istituti scolastici, cooperative sociali, singoli cittadini) a prendere parte al tavolo di lavoro di progettazione delle a t t i v i î à a n n u a l i . I l p a s s a g g i o s u c c e s s i v o p r e v e d e l a r i c h i e s t a d i f i n a n z i a m e n
-o Il decentromento politico-amministrativo. Tre esperienze a confronto: Torino, Romtt,
Barcellona, Città di Torino, Servizio Centrale Consiglio Comunale, Centro di
Documenta-zione. 2008. Il documento e consultabile sul sito internet: www.comune.torino.itl
cons i glioi servi zí I pdf I ric er ca _decentramento.pdf.
to al centro amministrativo, data la scarsa autonomia delle singole circo-scrizioni e le limitate risorse economiche.
2. Interpreti della memoria nella Circoscrizione 6
Nel corso del 2007 è stata condotta una ricerca di stampo antropologico per verificare la vitalità del progetto ecomuseale nell'ambito della Circo-scrizione 6, una delle prime aderenti al progetto (Bozzi Colonna, 2008). Es-sa coinvolge un territorio piuttosto vasto. su un'area di circa venticinque chilometri quadrati nella parte nord-orientale della città, nella quale risie-dono oltre centomila persone. Regio Parco, Barriera di Milano, Falchera, Barca, Bertolla, Villaretto e Rebaudengo sono i diversi quartieri che la compongono, testimoni di particolari storie urbane.
Il Regio Parco sorse nel corso del Cinquecento per volontà di Emanuele Filiberto che ne voleva fare la sua riserva di caccia cittadina. Tra Settecento e Ottocento, intorno alla palazzina del Vìboccone, trasformata in Regia Manifattura Tabacchi, si sviluppo il borgo in cui, entro la fine XIX secolo, furono eretti la chiesa di San Gaetano da Thiene, I'asilo Umberto I e la scuola elementare Giuseppe Cesare Abba, adiacenti allo stabilimento. La Barriera di Milano, simbolo dello sviluppo industriale di Torino, fu il primo insediamento al di là della cinta daziaria in direzione del capoluogo lom-bardo. Nelle grandi fabbriche della zona (Fiat Grandi Motori, Officine Me-tallurgiche Fiat di via Cigna, INCET, CEAT) giunsero, gìà a partire dalla fine dell'Ottocento e successivamente negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, notevoli flussi di manodopera da diverse regioni italiane, in particolare da quelle meridionali. Oggi le nuove correnti migratorie hanno ulteriormente modificato I'assetto sociale del quartiere. L'area di Falchera. invece, all'estrema periferia nord della città, fino agli anni Cinquanta era zona agricola. L'insediamento di Falchera Vecchia fu edificato a partire dal 1954 su progetto dell'architetto Giovanni Astengo; I'ampliamento del quar-tiere con Falchera Nuova avvenne negli anni Settanta. Gli abitanti parìano del quartiere come di un"'isola" esterna alla città.
Le zone di Barca e Bertolla si estendono in prossimità del confine con il Comune di San Mauro. Alla fine dell'Ottocento Bertolla divento il borgo dei lavandai di Torino quando questi si spostarono dal borgo del Moschino, demolito per far posto ai Mwazzi del Po. La frazione di Villaretto, compo-sta da campi, fabbriche e nuovi insediamenti residenziali, era caratterizzata dalla presenza di mulini per cereali. Il quartiere Rebaudengo, che si svilup-pa fuori della seconda cinta daztaría del 1912, deve il proprio nome
I 5 2 a l l ' I s t i t u t o l . n i s : r , , n a z i o n e d c l c o n t t C o m e p t , r . , ' l ì , g e t t o e c o r n u : c . r 1 . Seguire lt"' lìr:r .: u n ' i d e a d c l l c r c . , . . r i t o r i o t a n t r r r. r . : , z i o n a l e d e l ì ' c u , ' r : : L ' a v v i t r d e ì p : . . 9 . p e r c h . i q u r ! r l a p r o g r ' t l , r z r , : . : I ' a l l o r l p r d . r \ : . -n e e d l -n t r t . . r r : t , , U n a f l L l n l ( ) n C I . r r a n o lc i n l c n z : , : s t o a l l e a \ \ ( r ! : . : . I i p r o p t r : t c [ ) . . : . , r o l a l o r t r lt r l l . : , : t o n e l l a t l c l r ' n u : . , C U I e r a n ( ) n r ù . , : , g n a l a t a q r r . r l c . , : C i r c o s c r i z r r ' n c : . v a n d a i d r [ ] c n , ' d a l C o r n u n c I l p r o g c t t t , . ; . . : s o c i a z i o n i g l . i . 1 : : Grupptt st()nurr . , n e o d i B c - r t t r l l . r \ : O f f ì c i n a J c . . , ' . q u i n d i n , ' r r :. . , . ' c o l t a c ì li d c ' . , . : . f o t o g r a t i c . : r : : . ' nO detr-ntìla .: ' ' P e r q u c . t , ' . , , -prcscnlc crJ .:a: oggetti .rt-îl.rr ., cercando rlr ;:r, .: z i a l m c n t c . c n : : -U n p o ' . l ì r r : t ' . l-' l n t e n r s î ù r . . i
i: i ::ttnuc'lc' : \ , l l t ù C l l t o r i : : :l R c - S i 0 \ i \ . c c o l o . . - J - ( ì I e l a . : : : ' . : n l t l . L a ' ' l n r i m n ' . . , g . t l o n l t : : : , t n c \ f e -: - -: -: r r c d a l l a r . ' . . . r n t a d e l : : . 1 l l t n c . t n - : : . ' : 1 1 ' h a n n O . : : F l l c h e r a . : : . J - r . l l l I a e r a , r.rrtire dal : . : , , J r l q u a r -: - ì r -: Ì p a r l a n o ' r i l n c con il ':li.' il borgo : . \ l o s c h i n o . ' l l r ) . C O l l ì P O -tr3lltnzzata :r' :i svilup-- \ ì p n O n o m e
all'Istituto missionario salesiano costruito negli anni Trenta grazie alla do-nazione del conte Eugenio Rebaudengo.
Come possono realtà così diverse essere coordinate all'interno del pro-getto ecomuseale? In che direzione si sono mossi gli animatori culturali'J Seguire le fasi di avvio dell'iniziativa nella Circoscrizione 6 puo dare un'idea delle reali difficoltà incontrate nel coordinare le proposte in un ter-ritorio tanto vasto. Racconta Barbara Fioravanti. ex resnonsabile circoscri-z i o n a l e d e l l ' e c o m u s e o o :
L'avvio del progetto è stato meno formalizzato rispetto alla Circoscrizione 9, perché qui c'era I'associazione Officina della Memoria che aveva iniziato la progettazione dell'ecomuseo con Daniele Jallà. Insieme a loro c'era I'allora presidente della circoscrizione Eleonora Artesio che concordo le li-nee di massima. Tutte le associazioni del territorio sono state convocatc in una riunione plenaria nella quale si è spiegato cos'era I'ecomuseo, quali e-rano le intenzioni, anche alla luce della delibera cittadina. Si è quindi chie-sto alle associazioni di aderire a questo progetto, anche apportando evenrua-li proposte. Durante la riunione le associazioni e le scuole interessate diede-ro la lodiede-ro adesione formale. ma non controfirmata. L'accordo fuformalizza-to nella delibera che è poi stata votata nel consiglio della Circoscrizione in cui erano presenti le linee guida del progetto. Officina della Memoria fu se-gnalata quale capofila delle associazioni dal punto di vista organizzativo. La Circoscrizione ha finanziato solo una minima parte, cioè il museo dei la-v a n d a i d i B e r t o l l a . g i à e s i s t e n t e . I r e s t a n t i f i n a n z i a m e n t i s o n o i n v e c e a r r i v a t i dal Comune.
Il progetto, dunque, vede fin dall'inizio il coinvolgimento di alcune as-sociazioni già attive sul territorio: tra queste Officina della Memoria e il Gruppo storico Le Lavandere ed ij Lqvande 'd Bertulo - Comitato Sponta-neo di Bertolla. Afferma ancora Barbara Fioravanti:
Officina della Memoria è un'associazione che compie srudi e ricerche e quindi non ha una sede museale. Una parte della documentazione da lei rac-colta è adesso depositata presso il Centro d'lnterpretazione dell'ecomuseo: fotografie, registrazioni, volantini, documentazione sulle lotte operaie. Era-no detenute a titolo personale, ma erano docurnenti utili alla Circoscrizione. Per questo sono state depositate al Centro d'Interpretazione. L'unico museo presente era appunto quello dei lavandai. Il museo è molto piccolo e con oggetîi affastellati, ma non e facile interagire con situazioni già consolidate cercando di modificarle. Adesso collaboriamo molto con loro. anche se ini-zialmente sembravano essere un po' restii ad entrare nell'ottica ecomuseale. Un po', forse, per I'idea che li si defraudasse di una cosa che sentivano loro,
'Intervista realizzaî.a da Luca Bozzi Colonna che si ringrazia per la collaborazione
anche perche Bertolla è un po' fuori dalla città, un po' arroccata. In realtà sono stati poi quelli che hanno collaborato di più e in modo più sereno e tranquillo.
Il delicato compito dell'ecomuseo e quello di interagire con enti, asso-ciazioni e cittadini già, organizzati e operanti sul territorio, senza che questi abbiano I'inipressione di essere messi da parte:
Le associazioni tendono ad arroccarsi nelle loro conoscenze del tenitorio ed è difficile farle interagire. Abbiamo provato facendo queste riunioni con tut-te le associazioni per lavorare su cose comuni. [...] La partecipazione è una cosa che un pochino e mancata e non riesco a capire se è a causa di una no-stra mancanza, di un difetto di comunicazione nostro o se e proprio perche la gente ha un po' paura di farsi assorbire da qualcosa che non ha ben com-preso. Noi avevamo volantinato moltissimo. Proponevamo ai singoli citta-dini di portarci le loro cose in visione, di venire a raccontarci le loro storie. Sono venuti molti anziani, soprattutto all'inizio. Qualcuno ha portato qual-cosa, ma noi non volevamo tenere i loro oggetti, volevamo semplicemente docurnentarli. Magari facevamo la fotografia, la scansione e poi restituiva-mo tutto quanto. Questo lo avevarestituiva-mo scritto anche sui volantini.
Chi risponde piìr facilmente all'invito dell'ecomuseo, oltre agli anziani, sono le scuole che, grazie alla sensibilità di alcune insegnanti, partecipano attivamente alle diverse iniziative di ricerca proposte. Il Circolo Didattico "Gabelli-Pestalozzi" ha intrapreso un interessante percorso di ricerca sui materiali conservati nei propri archivi scolastici. Presso la scuola elementa-re "Pestalozzi" è visitabile la mostra "Cent'anni di vita in Barriera": alla scuola "Abba" ne è stata allestita una sulla Manifattura Tabacchi e presso la "Giachino" una sulla figura del giovane partigiano Erich Giachino. Ma se gli anziani e i bambini sono stati raggiunti dall'ecomuseo, Barbara Fiora-vanti esprinre le difficoltà incontrate nel tentativo di coinvolgere altre fasce d ' e t à :
Alcune scuole hanno lavorato con noi per mettere a punto un piano di lavo-ro. Abbiamo realizzato insieme delle mostre fotografiche all'interno delle scuole. Manca la fascia di età intermedia. C'e la scuola dell'obbligo, gli an-ziani, ma la cittadinanza di età media, quindi anche gli studenti del liceo, mancano. Ma anche la fascia dai trenta ai cinquanta è difficilmente coinvol-gibile. Credo, pero, che queste difficoltà siano comuni anche alle altre cir-coscrizioni.
Edi Bufalini, la nuova responsabile circoscrizionale dell'ecomuseo. e-sprime un auspicio per il futuro dell'iniziativa:
t 5 4 N e l r n i o in i r n a ! : : : : . o a l m e n o u l ì l r I r . : : : . entrarc c u:elri. :l s e n s o : c c r c a n d ( ' . : : p i , d e l l e p c r \ ( , i ì . i c ' è i l c c - n t r r , i : : : : C O m ' e r a q U c : t r , . . . . ria. Cio cl.rc cr:r . . L a m e n t o r i t r d t . . c o m p l e s s a r ! . a l î J ri : i s t e l e s f i d e c h c g ì r , a d a c c e t t a r c - \ c - \ t r ! , : u n a c i t t i i s t l s t c n r b i i i n o m e s s i a l c e l l t r t , .i i Bibliografia B a r a l G . t l ( ] t ) l r . " l ' le Et'onttt.:t'i )r,, '-: B o n a t o L . ( a c u r u u : E d i z i o n i d c l l ' O r . , B o z z i C o l o n n a L -T e s i di laurca. i S t u d i d i T t r r i n , , . . , C a l l a r i G a l l r \ f r l r , , i n C a l l a r i ( i r l l r \ c i l 1 r . Guaraldr. R : C h u n y u H . ( l l ) ( ) 1 . r . " t r a id c a l r s r r r ( r ù : . . e s p e r i e t t : t t t i . . ; . ' Trento. C l i f f o r d S . . \ l l c r : \ C O n î e r e L t l i : : t i t ' , : , C o g o M . ( l ( ) ( t ( . ) . ' ( l A a . V r . . l ) i r . r ' . : . . C i n e l( ) ( ) i . P r r , \ r : d e g l i A l b e r t j l 1 ' , r r , -IlctzionoIt' Er, 'r, ,
_ -,, i ' ì ' \ ' ' " ì , \ r ' , : . i n l l . ; l s s o -: . ' - -: j h c - Q u e S Î i : . * l : O f l r l L ' d : . r t f l l U l -! - : ì C L ' U n a . i . , l n 3 n ( l -:: ' fìcrche -.-: ^ill ùtìllì. : : j , ' Ì l c r l l a -. -. : , \ r l \ ) f i C . . . . - . : : \ ì qUal_ : ' . : . c n l c n t L : i . l l t U l \ a -r . , - : l i a n z i a n i . : : . : l r 1 L - C l p a n o : . , , , D i d a t t i c o i : : r c e r c a s u i -. ,.,, ,--lententa-Fl::.'rcra": alla . - : . : ! ' p r e S S O l a : : a : . i n ù . \ 1 a s e IJi:^lra Ftora-:i:,' lllre lasce
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-Nel mio immaginario. I'ecomuseo dovrebbe essere una cosa che i cittadini, o almeno una parte. sentono come un luogo proprio. Non un luogo dal quale entrare e uscire. ma a cui appartenere. Forse si tratta di lavorare in questo senso; cercando di realizzare il maggior coinvolgimento possibile dei grup-pi, delle persone. È un caso, l'orse, rna dove sta nascendo il nuovo ecomuseo c'è il centro interculturale delle donne. Alma Mater: come carnbia e com'era questo quartiere, con i suoi vecchi e nuovi abitanti. Questa è la sto-ria. Cio che era e ciò che sarà.
La memoria di cio che è stato, dunque, deve servire per convivere nella complessa realtà urbana e progettare consapevolmente il futuro. Sono que-ste le sfide che gli operatori ecomuseali e i loro concittadini sono chiamati a d a c c e t t a r e s e v o g l i o n o c o s t n l i r e i n s i e m e . a t t i v a m e n l e e r e s p o n s a b i l m e n t e . una città sostenibile in cui la persona, la sua dignità e i suoi bisogni venga-no messi al centro delle oolitiche sociali e culturali.
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