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Academic year: 2021

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Collana del Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi di Sassari

Nuova serie fondata da Mario Da Passano, Attilio Mastino, Antonello Mattone, Giuseppe Meloni

Pubblicazioni del Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane

dell’Università degli Studi di Sassari 

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I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a:

Carocci editore via Sardegna ,

 Roma, telefono  /    ,

fax  /    

Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it

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Epigrafia romana in Sardegna

Atti del

I

Convegno di studio

Sant’Antioco, - luglio 

(= Incontri insulari, )

A cura di Francesca Cenerini e Paola Ruggeri

Con la collaborazione di Alberto Gavini

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In copertina: Iscrizione bilingue punico-latina, Sant’Antioco, Museo archeologico comunale

“Ferruccio Barreca”.

aedizione, © copyright  by

Carocci editore S.p.A., Roma Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari

Finito di stampare nel  dalla Litografia Varo (Pisa)

ISBN---- Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. della legge  aprile , n. )

Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno

o didattico.

Convegno organizzato con il contributo finanziario di

Scuola di dottorato di ricerca Storia, letterature e culture

del Mediterraneo Regione autonoma della Sardegna

Assessorato agli Affari generali

I lavori congressuali si sono svolti in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Sant’Antioco

e la Società Cooperativa Archeotur

La redazione è stata curata da Alberto Gavini e Maria Bastiana Cocco

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EPIGRAFIA ROMANA IN SARDEGNA

IConvegno di studio

Sant’Antioco, - luglio 

Sala consiliare del Palazzo comunale, Corso Vittorio Emanuele (= Incontri insulari, )

Sotto il patronato dell’Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine (AIEGL),

del Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi di Sassari,

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Conclusioni

di Attilio Mastino

Cari amici,

questo convegno è iniziato ieri con gli interventi inaugurali di Piero Barto-loni e del sindaco Mario Corongiu, che ci hanno accolto con viva simpatia in questa bella sala del Consiglio comunale di Sant’Antioco, sull’antica isola

Plum-baria-Molibodes: consentitemi di ringraziare chi ha ideato, organizzato e reso

possibile questo incontro, che rappresenta una fervida occasione di dibattito tra epigrafisti sardi e non solo, per la presenza in contemporanea dell’intero uni-verso dei colleghi delle Università di Cagliari e di Sassari, con significative pre-senze da Bologna e da Bordeaux: quello che abbiamo vissuto è stato uno splen-dido momento di confronto tra maestri e allievi, tra epigrafisti e archeologi, men-tre sono in svolgimento gli scavi di Monte Sirai, del Cronicario di Sant’Antioco e di Villaspeciosa.

Hanno promosso questo convegno la Scuola europea di dottorato Storia, letterature e culture del Mediterraneo, il Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, il Dipartimento di Storia antica dell’Università di Bologna, l’Associa-tion internal’Associa-tionale d’épigraphie grecque et latine rappresentata dalla segretaria generale Angela Donati, il Comune di Sant’Antioco, l’assessorato agli Affari ge-nerali della Regione Sardegna, in particolare l’assessore on.le Massimo Dadea, che ringraziamo per il generoso contributo concesso.

Volevo dire in apertura il piacere di essere qui tra i nostri studenti impegnati negli scavi di Monte Sirai e del Cronicario, che hanno garantito una presenza non coreografica partecipando ai lavori con quattro relazioni originali; e anche la gratitudine per l’affettuosa ospitalità ricevuta, con gli auguri al nuovo sinda-co Mario Corongiu, al vicesindasinda-co Carmine Puddu e alla nuova amministrazio-ne che si è insediata da qualche giorno. Infiamministrazio-ne, grazie agli organizzatori, alla Coo-perativa Archeotour, a Francesca Cenerini, a Paola Ruggeri, a Piero Bartoloni, che è il vero mecenate di questo incontro. Porto anche il saluto di Piero Melo-ni, di Giovanna Sotgiu, di Antonio Corda, che per ragioni di salute non posso-no essere con posso-noi.

In apertura la relazione di Angela Donati ci ha presentato Iside, signora dei fiumi, dei venti, del mare, della navigazione, regina di ogni terra, inserita in un finissimo quadro storico che partendo da Omero è giunto fino a Orazio e Ti-bullo: il donario di Cneo Cornelio Clado a Turris Libisonis potrebbe essere l’ex

voto di un marinaio che si è salvato da un naufragio grazie a Isis Pharia, al

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stretta-mente collegata alla Bubastis di Turris Libisonis, come è stato dimostrato anche nella bella relazione di Alberto Gavini.

Se anziché continuare a frequentare convegni ancora a metà luglio avrò la possibilità di passare qualche giorno in barca lungo il mare Sardum, mi impegno a fornire la fotografia dell’immagine della Madonna del Mare dipinta su una nic-chia scavata sul calcare della falesia di Capo Caccia: Porto Conte, il nymphaion

limén è stato nell’antichità il rifugio sicuro per marinai e pescatori scampati alle

burrasche di maestrale tra l’isola di Eracle (l’Asinara), l’isola delle Ninfe (Fora-dada) e il Capo Mercurio, l’Hermaîon akron, il Capo Marrargiu verso Bosa, de-dicato a quel dio che era il padre di Norace, il protettore della Nurra, figlio di

Erytheia, nipote di quel Gerione che era stato ucciso da Eracle. Forse

l’immagi-ne moderna della Madonna si è sovrapposta, come l’immagi-nelle plurimae tabellae delle Ninfe, a un originario dipinto che ricordava le dee protettrici della navigazione, in una sorta di ex voto dedicato dai pescatori che, superata la falesia di Capo Cac-cia, entravano nel rifugio sicuro di Porto Conte, ridossato dai venti e al sicuro dai pericoli del mare.

Allo stesso modo la denominazione dell’isola di Fintone nello stretto di

Taphros nelle Bocche di Bonifacio conserva il ricordo del cenotafio di Fintone

sul litorale dell’isola di Caprera, che forse rammentava ai naviganti il naufragio nei pressi di Longone del marinaio greco originario di Ermione in Argolide, can-tato nel IIIsecolo a.C. da Leonida di Taranto.

La relazione di Tomasino Pinna, col quale ho avuto l’onore di collaborare, ci ha introdotto nel mondo misterioso della magia, della negromanzia, della di-vinazione, dei malefici, nel passaggio tra paganesimo e cristianesimo: la figura del preside Flavio Massimino, ricordato sui miliari di Sbrangatu e di Nuragus, di famiglia entrata recentemente nella romanità, sintetizza bene le curiosità e gli interessi che animavano la società, soprattutto per la presenza in Sardegna di tra-dizioni, esperienze e rituali assolutamente bizzarri, forse ereditati dal mondo preistorico, fenicio-punico, etrusco o romano, magari con una forte caratteriz-zazione isolana legata all’evocazione degli spiriti e delle anime dannate: un tema che ci ha ricondotto ancora all’Africa, con un confronto con la vicenda di Apu-leio e al matrimonio con la ricca Pudentilla, una vicenda richiamata anche nel-l’intervento di Paola Ruggeri.

Arruolato tra gli epigrafisti, Tomasino Pinna ha fatto emergere con fre-schezza un mondo lontano che ci affascina e che rimane sullo sfondo anche di molte tradizioni della Sardegna di oggi.

Franco Porrà, discutendo il diploma di Sorgono, ha presentato una per-suasiva dimostrazione sulla cronologia della IeIIcoorte di Sardi e della prima

coorte di Nurritani, tra Africa e Sardegna, tra Nerone e Traiano, illuminando alcuni degli aspetti rimasti in ombra e precisando il rapporto tra peregrini e cit-tadini nell’esercito romano: le origini dei reparti vanno certamente portate in-dietro nel tempo, se la coorte dei Sardi è veramente nata nell’età di Nerone; vie-ne precisata la data di costituziovie-ne delle due coorti gemivie-ne di Sardi e di Corsi e di Liguri e di Corsi (avvenuta negli anni Sessanta del Isecolo d.C.), reparti

che hanno preceduto la nascita della coorte Idei Sardi dopo il  d.C.; mentre

per la IIcoorte equitata di Sardi operante in Mauretania Cesariense si ipotizza

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una costituzione dopo l’età traianea, magari sulle ceneri della prima coorte di Nurritani: in realtà una data precedente potrebbe non essere esclusa, nono-stante il silenzio del diploma di Cesarea del , dato che si può supporre che la coorte abbia originariamente operato nella vicina Numidia (ben prima della nascita della provincia sotto Settimio Severo) e sia passata in Mauretania ap-punto con Adriano in occasione della fondazione del campo di Rapidum nel  d.C.; oppure non aveva ancora, nel , veterani che dovevano essere congeda-ti. Una cronologia così alta, già proposta da Nacera Benseddik, per il reparto parrebbe d’altronde giustificata da un epitafio recentemente scoperto a Saldae (AE , : Granius Liber/alis mil(es) coh(ortis) /IISardoru/m vixit / annis XXXVh(ic) s(itus) e(st)).

Michele Guirguis ha aggiornato il quadro dei risultati degli scavi della ne-cropoli di Monte Sirai, svolti grazie all’amministrazione comunale di Carbonia: consentitemi di ringraziare il sindaco Tore Cherchi per il sostegno economico e organizzativo assicurato e per aver seguito costantemente i nostri lavori. Abbia-mo potuto apprezzare i risultati delle analisi scientifiche compiute dai colleghi del Dipartimento di Chimica, primo tra tutti Stefano Enzo, e sono convinto che si è aperto un campo di fervida collaborazione che si estenderà in futuro in ma-niera significativa.

Un’anticipazione dei risultati degli scavi al Cronicario è stata presentata da Elisa Pompianu, che ha illustrato in tempo reale le ultime novità, le conferme e le puntualizzazioni che sono state rese possibili grazie all’impegno di una “ma-novalanza” di qualità, quella degli studenti dell’Università di Sassari: seguendo i power point delle due presentazioni abbiamo tutti potuto constatare la cresci-ta progressiva dei nostri allievi, capaci di elaborare quadri ragionati, convincen-ti e originali, risultaconvincen-ti di un impegno che suscita ammirazione e apprezzamento. Nel pomeriggio abbiamo potuto visitare nel borgo medievale di Tratalias la mostra di pittura Drago Re dell’amico Alberto Deplano, un’occasione straordi-naria per incontrare un artista incredibilmente sensibile e delicato, con le sue scene fantastiche che evocano un’infanzia felice e una serenità che incanta.

I lavori sono ripresi con le due importanti relazioni di Marcella Bonello Lai e di Antonio Ibba, che si sono cimentati sul difficile tema della presenza di una famiglia senatoria in Sardegna, gli Herennii: la Bonello ha discusso l’iscrizione di Decimoputzu (CILX, ) dell’anonimo senatore di cui conosciamo parte

della carriera sviluppatasi tra il principato di Traiano e quello di Adriano, a ini-ziare dal vigintivirato e in particolare dal decemvirato stlitibus iudicandis, che ne fa uno dei responsabili dell’anagrafe di Roma; incarico che certamente fu segui-to dal tribunasegui-to militare e poi dalla questura imperiale, dal tribunasegui-to della ple-be, dalla pretura, infine da una legazione militare, che potrebbe consentire di identificarlo ipoteticamente con il ben noto M. Herennius M. f. Quir(ina)

Fau-stus Ti. Iulius Clemens Tadius Flaccus, console sotto Adriano nel  d.C.

L’iscri-zione alla tribù Quirina è comune con altri senatori, come l’anonimo di ILSard

I,  e il L. Bennius L. f. Quir. Felix Minicianus di Karales, forse anch’egli

sena-tore di origine sarda o con proprietà in Sardegna (ILSardI, ).

Antonio Ibba ha invece affrontato più in dettaglio le relazioni familiari e l’o-rigine osca (umbra oppure campano-sannitica) degli Herennii, che avevano

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teressi economici e commerciali a Tivoli e in Sardegna, come testimonia l’epita-fio di Herennia Lampas, morta nell’isola ma il cui corpo fu traslato a Tivoli (CIL

XIV, ): si deve ora partire dall’iscrizione di Uta recentemente pubblicata da M. C. Ciccone (AE , ) relativa a M. Heren[nius M. f. Quir(ina tribu)?]

Se-verus, arrivato dopo una carriera militare svolta sotto Traiano a comandare fra il

e il  d.C. la legioXFretensis e a governare conseguentemente col titolo di

legatus Augusti propretore la provincia di Iudaea: si può forse suggerire

un’iden-tificazione col vir doctissimus conosciuto da Plinio e un qualche rapporto con la

clarissima femina Herennia Helvidia Aemiliana, ricordata a Elmas e Tivoli; si

debbono, infine, tener presenti le osservazioni di Franco Porrà in «Epigraphi-ca»  sul ruolo di opposizione degli Helvidii in età flavia.

Paola Ruggeri ha svolto un appassionato e stimolante commento alla nota iscrizione norense di Aelia Cara Marcellina, che presenta un notevole interesse per gli aspetti grafici, grammaticali e soprattutto giuridici: l’espressione sibi

suf-ficie(n)s pone il problema della capacità di agire delle viduae, del loro ruolo

so-ciale, della funzione reale dei tutori, del progressivo processo di crescita e di au-tonomia delle donne, del loro prestigio e della loro dignità, il che rende chiara come matura l’esigenza di iniziare a scrivere a Nora e in Sardegna una piccola storia di genere, partendo dalla madre di Bostare e dalla moglie di Arine della

Pro Scauro fino ad arrivare alle splendide benefattrici di età paleocristiana,

van-dala e bizantina, fortemente impegnate nel sociale. Le donne ci appaiono sem-pre più emancipate, semsem-pre più capaci di badare a se stesse, semsem-pre più prota-goniste e autosufficienti, anche quando sono vergini o vedove.

Mi ha impressionato la ricchezza e la novità dell’intervento di Pier Giorgio Spanu e di Raimondo Zucca, che hanno presentato una ventina di documenti inediti da Suelli nella curatoria di Siurgus alle porte della Barbaria e da quel-l’autentica miniera che si è rivelata essere San Giorgio di Sinis: i sigilli bizantini partono dall’età del prefetto Salomone, testimoniano il titolo di archiepiscopus per il vescovo di Karales, fanno intravedere la coltura del gelso e la produzione della seta, pongono il tema dei limiti della diocesi caralitana e del ducato dei Bar-baricini, segnano il lento processo di travaso dal patrimonium imperiale alle pro-prietà del rennu giudicale.

Le indagini all’interno di quello che fu forse il tabularium, l’archivio della chiesa tharrense a San Giorgio del Sinis, hanno restituito bullae plumbeae,

exa-gia, anelli, spilloni, che testimoniano la presenza di personaggi di alto livello

so-ciale lungo la strada a Tibula Sulcos, documentano la consistenza del patrimonium della Domus Marinae di Costantinopoli nella Sardegna bizantina, forse la pre-messa o l’anello di passaggio verso il demanio del regno giudicale dell’Arborea.

Nella mattinata di oggi, Piergiorgio Floris ha messo ordine alla documen-tazione di due gentilizi imperiali a Karales, gli Iulii (trentaquattro attestazioni, comprendendo l’ager karalitanus) e i Claudii (tredici attestazioni): sono stati precisati i rapporti di parentela, gli aspetti sociali, l’origo, le professioni, la con-dizione sociale, gli aspetti legati alla vita religiosa, al culto, ai sacerdozi. Il te-ma di fondo è quello dell’integrazione dei Sardi nella rote-manità, del passaggio dalla condizione di peregrini a quella di cittadini, un processo nel quale Cesa-re e Ottaviano hanno avuto un ruolo decisivo, anche se non è escluso che

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cuni Iulii avessero relazioni con la famiglia di Cesare già all’epoca del proces-so contro Albucio.

Nel dibattito, Antonio Ibba ha proposto che lo Iulius Ponticlus negotians

Gallicanus non sia esattamente di origine celtica, ma originario della Galazia, il

che porrebbe il tema del collegamento di Karales attraverso la grande rotta trans-mediterranea con Myriandum e Antiochia di Siria. Giampiero Pianu ha solleva-to la necessità di definire cronologicamente l’apporsolleva-to onomastico in Sardegna, individuando il ruolo antico o medievale (in particolare vittorino) nell’introdu-zione di alcuni nomi di origine gallica. Infine si è chiesto se il cognome

Specio-sus possa essere in qualche modo collegato con il toponimo Villaspeciosa.

Alberto Gavini ha trattato del culto di Iside in parallelo con l’intervento di An-gela Donati, a cavallo tra documentazione epigrafica, documentazione archeolo-gica e onomastica: dunque i culti alessandrini arrivati in Sardegna precocemente, secondo le fonti letterarie almeno nel  d.C., l’ara di Bubastis a Turris Libisonis nel d.C., gli strumenti impiegati dai sacerdoti per il culto, descritti con una straor-dinaria freschezza e vivacità, il navigium Isidis come quello che io stesso ho avuto modo di immaginare tra le rovine di Sabratha, il tema del culto di Iside sulle coste in relazione alla navigazione e anche nelle aree interne della Sardegna.

Francesca Cenerini ha presentato una brillante e originale sintesi dell’epi-grafia latina di Sulci, ponendo problemi appassionanti: il ruolo di Pompeo Ma-gno nella romanizzazione della civitas erede della colonia fenicia, lo sviluppo del sacerdozio imperiale, la vita religiosa, l’epigrafia funeraria, gli elogia, con mol-tissime puntualizzazioni sugli aspetti topografici, urbanistici, stradali. Impor-tante appare la figura di un cavaliere, M. Domitius Tertius, governatore nell’età dei Severi, ma sono ora studiate le principali gentes del municipio, i Pompeii e i

Cornelii innanzitutto. Le preziose osservazioni di Antonio Ibba e di Alberto

Ga-vini hanno arricchito il quadro dell’epigrafia sulcitana, con riferimento ad alcu-ni discussi punti relativi alla carriera mualcu-nicipale e alla vita religiosa.

Laura Lisa Mallica ha infine presentato una ricostruzione virtuale della

Sul-ci imperiale, portandoSul-ci a passeggiare sui lastricati e sui marSul-ciapiedi del muniSul-ci-

munici-pio, facendo tesoro dei risultati degli scavi condotti anche in questi giorni dagli allievi di Piero Bartoloni.

In sede conclusiva, Raimondo Zucca ha presentato il volume curato da Pie-ro Bartoloni e da Francesca Cenerini per l’editore Delfino sull’antica Sulky, de-dicato alla memoria del compianto maestro Ferruccio Barreca, con la pubblica-zione delle splendide foto aeree realizzate da Michele Guirguis sugli elicotteri della Guardia di finanza: non sono più i tempi in cui Raimondo Zucca scavalca-va furtiscavalca-vamente i reticolati e cercascavalca-va a Capo Teulada i resti dell’antica Tegula, violando le recinzioni militari protette da sentinelle armate.

Angela Donati ha portato il saluto dell’Association internationale d’épi-graphie grecque et latine, che ha concesso il suo patronato a questo incontro.

Infine, Roberto Serra e il vicesindaco Carmine Puddu hanno saputo sintetiz-zare con brevi parole l’interesse della città di Sant’Antioco per la prosecuzione di un rapporto di collaborazione con il mondo delle università e degli studiosi.

Consentitemi in chiusura di ricordare la mia più antica visita a Sant’Antio-co, avvenuta ormai ahimé oltre trentacinque anni fa, assieme a Giovanna Sotgiu,

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per la pubblicazione sugli «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Uni-versità degli Studi di Cagliari» delle iscrizioni della collezione Giacomina, con-servate allora proprio a due passi da qui: feci in quell’occasione una completa campagna fotografica, in quella che fu forse la mia prima esperienza sul campo. Da allora anche Sant’Antioco ha compiuto molta strada, gli scavi si sono estesi, la qualità dell’intervento è evidente sotto tutti i profili, il nuovo museo rappre-senta un polo culturale internazionale e proprio in questi giorni si arricchisce delle nuove iscrizioni latine grazie alla feconda sinergia tra Francesca Cenerini e Piero Bartoloni.

Non rimpiango perciò le due giornate di mare alle quali ho dovuto rinun-ciare per seguire questo convegno. Arrivando stamane fuori da questa sala ve-ramente avevo incontrato i nostri studenti allineati al muro, che mi avevano fat-to pensare per un momenfat-to a dei condannati a morte rassegnati a subire l’ese-cuzione capitale. Impressione rafforzata dal fatto che assieme a loro era accuc-ciato desolato e tragicamente triste il cane epaniel breton Teodosio dell’alta Nur-ra, più noto come Rusty, di proprietà di Paola Ruggeri.

A parte gli scherzi, volevo dirvi grazie: grazie per l’attenzione, per il lavoro che avete fatto e che ancora farete, per la vostra passione e un poco anche per il senso di sopportazione per le passioni degli altri. Vi auguro di avere sempre nel-la vostra vita nel cuore nel-la fiammelnel-la di curiosità, desideri, passioni capaci di coin-volgere e di farvi coincoin-volgere, l’interesse per le cose che fate, l’impegno per cam-biare il mondo.

Torneremo a Sant’Antioco per quello che sarà il secondo degli incontri sul-citani, che la Scuola di dottorato Storia, letterature e culture del Mediterraneo si impegna a portare avanti l’anno prossimo, magari su tematiche fenicio-puni-che più care al nostro padrone di casa. Intanto buon lavoro, aspettiamo i vostri articoli entro e non oltre il  novembre, per una pubblicazione presso le edi-zioni Carocci di Roma.

Grazie, buon rientro alle vostre case e buone ferie.

Sant’Antioco  luglio 

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