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Academic year: 2021

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812. D’Amore B., Sbaragli S. (Eds.) (2013). Prefazione a: D’Amore B., Sbaragli S. (Eds.)

(2013). La didattica della matematica come chiave di lettura delle situazioni d’aula, Convegno Nazionale omonimo “Incontri con la Matematica”, n. 27, Castel San Pietro Terme (Bo), 8-10 novembre 2013. Bologna: Pitagora. VII-VIII. ISBN: 88-371-1717-5.

Prefazione

Bruno D’Amore e Silvia Sbaragli

Gli studi che fanno riferimento alla ricerca e all’analisi sempre più fini di quel corpus che oggi chiamiamo “didattica della matematica” hanno raggiunto orizzonti e spessori così ampi e profondi che qualcuno denuncia quella che viene chiamata “perdita di specificità”.

Noi non apparteniamo a questa categoria di apocalittici; noi riteniamo che una disciplina che si è formata grazie al contributo di risultati tratti da ogni ambito di riflessione culturale umana (matematica, linguistica, semiotica, psicologia, pedagogia, epistemologia, scienza dell’educazione, filosofia, sociologia, storia …) non può che apparire, dopo 50 anni dal suo atto di nascita, complessa e problematica.

Anzi, riteniamo necessario questo momento di passaggio forte e significativo, a metà secolo; quel che ci riserva il futuro è potenzialmente bidirezionabile: o la disciplina si spacca in due o esce da questo periodo più univoca e rafforzata. Lo vedremo fra altri 50 anni.

Tutto ciò non ci esime affatto, anzi, al contrario, ci obbliga, a tenere sempre sotto controllo ogni evoluzione; la nascita di nuove teorie e la conseguente moda tesa alla loro unificazione ci spinge a ricordare, ogni volta che è possibile, che una definizione univoca e dunque generica, ma efficace di “didattica della matematica” c’è, e che spetta a noi ricercatori tenerla sempre sotto controllo.

Ricordiamo intanto che cosa è una situazione d’aula; nel suo schema più classico, semplice e ampio possibile, una s. d’a. coincide con la reificazione del “triangolo della didattica”: docente, allievo, Sapere.

Secondo noi la didattica della matematica è quella disciplina che studia, contribuisce a studiare, con ogni mezzo (teorico o concreto) le situazioni d’aula, quando il Sapere in gioco apprenditivo è un sapere matematico.

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Se ci si mette a riflettere su ciascuno dei contributi degli ultimi anni, si vedrà che questa definizione li raccoglie tutti, e restituisce anche agli studi apparentemente più … eterei ed astratti, quel sapore di concretezza e di specificità la cui volatilità parecchi denunciano.

Le “situazioni d’aula”, magistralmente definite dai fondatori stessi della nostra disciplina, dicono tutto; dicono dei tre “poli” e di tutte le loro specifiche relazioni binarie, nella complessità e problematicità (il lettore scusi la voluta ripetizione) del processo di insegnamento – apprendimento. L’aula, il gruppo-classe, le reciproche relazioni, l’insegnante, altre relazioni, … Ma nulla di specifico vi è in ciò, se non si tiene contro del ruolo fondamentale che gioca il Sapere nelle sue multiformi definizioni.

Per questo è necessario dare la voce, in occasioni come queste, di convegni così ampi, agli insegnanti che vogliono raccontare le loro esperienze e le deduzioni didattiche che esse comportano, auspicando un dibattito, sempre più chiaro e circostanziato, per gruppi di tematiche che non sono solo quelle più banali legate ai livelli scolatici, come le nostre ricerche hanno sempre voluto dimostrare.

Il che non significa non dar voce alla riflessione sulla matematica stessa e sul suo senso, da molti ahinoi ancora ignorato o confuso; capire la sua storia, i suoi “perché”, i suoi “come” è fondamentale per capire i processi che la costituiscono, che la definiscono, che la delimitano … Anche se questi limiti, fra matematica e altri mondi culturali, appaiono sempre più labili, sempre più sottili. Nulli o quasi.

Il nostro sogno è che lo sforzo immane che c’è alle spalle di tutto ciò non sia vano, anzi sia apprezzato da chi è in grado di immaginarselo.

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