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E soprattutto di tenere sotto controllo la bilancia: la correlazione tra obesità e incidenza del cancro del seno è infatti dimostrata, soprattutto dopo la fine dell’età fertile

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Academic year: 2021

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1. INTRODUZIONE

Il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (29%) è un tumore mammario.

Considerando le frequenze nelle varie fasce d’età, i tumori della mammella sono diagnosticati prevalentemente sia nella fascia d’età compresa tra 0-49 anni (41%), sia in quella 50-69 anni (35%), sia in quella più anziana ≥70 anni (21%).

La sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi, indipendentemente da altre patologie, è in moderato e costante aumento da molti anni (81% dal 1990 al 1994, 85% dal 1995 al 1999, 87% dal 2000 al 2004) in relazione a diverse variabili, tra cui l’anticipazione diagnostica (screening) e il miglioramento delle terapie.

Tutti gli studi confermano l’importanza di seguire un’alimentazione sana e corretta. E soprattutto di tenere sotto controllo la bilancia: la correlazione tra obesità e incidenza del cancro del seno è infatti dimostrata, soprattutto dopo la fine dell’età fertile.

Diverse ricerche hanno rivelato che questo tipo di neoplasia è maggiormente diffuso presso le popolazioni che seguono una dieta ricca di grassi, mentre gli alimenti tipici della dieta mediterranea (olio d’oliva, pesce azzurro, frutta, verdura, cereali) hanno un’efficacia preventiva.

L’attività fisica può ostacolare la formazione del tumore. Le donne che svolgono regolarmente sport presentano una riduzione del rischio di ammalarsi di circa il 15-20%. Questi effetti sono più evidenti in post- menopausa, ma praticare sport fin dall’adolescenza è in grado di diminuire l’incidenza di tumori che poi si svilupperebbero al termine dell’età fertile.

Studi epidemiologici suggeriscono che i pazienti con carcinoma mammario che aumentano di peso dopo la diagnosi hanno un rischio più elevato di recidiva e morte. Al di là della pratica dello sport propriamente detto, anche l’attività fisica programmata, intesa come attività fisica aerobica e

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controresistenza di moderata intensità ed individualizzata, è stata studiata in questo ambito sia preventivo che terapeutico post-diagnosi.

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1.1 SCOPO DELLA TESI

La letteratura riferisce come la maggior parte delle donne con pregressa neoplasia, non seguano uno stile di vita corretto, né sul piano alimentare né su quello dell’attività fisica. Impostare un piano efficace di ricondizionamento dello stile di vita, che veda, all’interno di un programma di prescrizione esercizio fisico la collaborazione tra nutrizionisti e laureati in Scienze motorie risulta fondamentale.

Nel caso del Cancro della mammella, risulta importante, porre l’attenzione anche su altri aspetti, come la mobilità articolare e la forza negli arti superiori e inferiori, stante gli esiti post operatori.

Dopo l’operazione al seno, molte donne, se non sufficientemente supportate, perdono forza nell’arto operato e riducendo l’attività fisica, diminuiscono la mobilità articolare, andando incontro a problemi di natura muscolare e articolare.

Pertanto è fondamentale consigliare esercizi di allungamento muscolare e incremento della forza.

Lo scopo della tesi è valutare, in un gruppo di donne con pregressa malattia neoplastica alla mammella, tutte in condizioni stabili ed aderenti al programma di esercizio fisico individualizzato, l’andamento di alcuni parametri correlati con il rischio cardiovascolare e tra questi, alcuni compresi tra i parametri antropometrici, sia di base che successivamente alla prescrizione dell’esercizio fisico.

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2. EPIDEMIOLOGIA DELLA MALATTIA NEOPLASTICA OGGI Il carcinoma della mammella è la neoplasia maligna più frequente nelle donne (25% di tutti i cancri) ed è responsabile del 14,3% delle morti per cancro nel sesso femminile. In Europa, considerando uomini e donne assieme, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha stimato che ogni anno ne vengono diagnosticati 464.000 (il 99% dei casi nelle donne) (Fig.1).

(Fig. 1) IARC/ WHO: Europa 2012 (40 paesi), incidenza, prevalenza e mortalità.

Queste stime si riferiscono al 2016. In Italia vengono diagnosticati circa 50.200 casi all’anno, più di un caso all’anno ogni 1000 donne. Sempre in Italia, il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 11.913 decessi, al primo posto anche in diverse età della vita, rappresentando il 29% delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21% tra i 50 e i 69 anni e il 16% dopo i 70 anni. Mediamente, per una donna italiana, il rischio di ammalarsi nel corso della vita è oggi del 13%:

circa una donna su 45 si ammala entro i 50 anni, una su 19 tra i 50 e i 69

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anni, e una donna su 23 tra i 70 e gli 84 anni. La sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore è uno dei principali indicatori che permette di valutare l’efficacia del sistema sanitario nei confronti della patologia tumorale. La sopravvivenza infatti è fortemente influenzata dalla prevenzione secondaria e dalla terapia. Complessivamente in Italia vivono quasi 700.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario, pari al 41% di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di tumore e pari al 23% di tutti i casi prevalenti (uomini e donne). L’importante aumento di sopravvivenza a cui abbiamo assistito negli ultimi anni è certamente dovuto a diverse variabili, tra cui l’anticipazione diagnostica (legata agli screening) e il miglioramento delle terapie.

Nelle donne senza segni e/o sintomi di carcinoma mammario, la diagnosi di uno stadio iniziale della malattia, consente un trattamento più efficace e una probabilità maggiore di ottenere guarigioni.

Numerosi studi hanno dimostrato come lo screening mammografico possa ridurre la mortalità da carcinoma mammario (circa del 20%) e aumentare le opzioni terapeutiche. Si stima infatti che ogni 1000 donne sottoposte a screening biennale, nella fascia di età 50-69 e controllate sino a 79 anni vengano salvate tra le 7 e le 9 vite.

Dalla seconda metà degli anni ’90 in Italia si sta assistendo a una costante flessione della mortalità, che oggi risulta ridotta del 30% circa, rispetto ai valori registrati alla fine degli anni ’80.

Fra i fattori che concorrono a determinare quest’andamento vanno senz’altro annoverati: la sempre più ampia copertura del territorio nazionale con programmi organizzati di screening mammografico rivolti alle donne fra i 50 e 69 anni di età, la crescente consapevolezza dell’importanza della prevenzione anche nelle donne giovani che in numero sempre maggiore si sottopongono, con regolarità a controlli clinico ecografici, i progressi terapeutici e la diffusione della terapia sistemica adiuvante.

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La buona prognosi a lungo termine del carcinoma mammario presenta inoltre un andamento costante nel tempo: ad un anno dalla diagnosi la probabilità di sopravvivere altri 5 anni aumenta lievemente, così come quella a 5 anni dalla diagnosi. Anche per la sopravvivenza sono presenti differenze geografiche tra le varie aree del Paese, sia pure in misura minore rispetto al passato, ma con la persistenza di una situazione più sfavorevole per le Regioni meridionali (81% a 5 anni contro l’85- 87% del Centro nord).

È importante comunque ricordare che la prognosi e le percentuali di sopravvivenza variano considerevolmente in base allo stadio del tumore, al tipo istopatologico ed all’ appartenenza ai diversi fenotipi molecolari da cui, in buona parte, dipende l’efficacia dei diversi trattamenti esistenti. La prognosi è inoltre influenzata dalla situazione fisiologica della donna (età, stato ormonale e riproduttivo, abitudini di vita come alimentazione, fumo, sedentarietà) o condizioni patologiche precedenti o concomitanti alla diagnosi e in grado di condizionare le terapie teoricamente disponibili (malattie cardiovascolari, diabete, malattie del sistema nervoso, malattie osteo-muscolari); così come pure dipende dalla possibilità per la donna di avere accesso a strutture specializzate per la diagnosi e la cura, in grado di offrire i migliori trattamenti che di solito hanno costi economici elevati.

È verosimile infatti che, alla menopausa, il cambiamento drammatico che si verifica nell’ambiente ormonale, caratterizzato particolarmente dalla cessazione della produzione ovarica di estrogeni e di progesterone, riduca la suscettibilità di trasformazione maligna delle cellule dell’epitelio mammario, o più probabilmente la promozione o la progressione di tumori già iniziati. Il rischio di carcinoma mammario dipende infatti anche dalla durata della vita fertile: il menarca tardivo e la menopausa precoce comportano un rischio minore di ammalarsi.

Al contrario, il rischio aumenta del 5% per ogni anno di anticipo del menarca e del 3% per ogni anno di ritardo della menopausa. Ugualmente, i trattamenti

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ormonali per prevenire i disturbi della menopausa sono associati ad un maggior rischio. La diffusione negli ultimi anni dei programmi di screening mammografico che anticipano la diagnosi dei tumori ha comunque modificato l’andamento dell’incidenza con l’età dopo la menopausa.

Ancora oggi è possibile osservare una differenza di incidenza non solo nelle diverse aree del mondo ma anche all’interno del nostro stesso paese. I dati del periodo 2007-2011 confermano una maggiore incidenza al Nord (118,5 casi/100.000 donne) rispetto al Centro (103,5 casi/100.000 donne) e al Sud- Isole (94,4 casi/100.000 donne). Queste differenze esprimono la somma dei diversi fattori in gioco, dalla diversa diffusione dello screening mammografico alle disomogeneità nella presenza dei fattori di rischio.

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