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Biblioteche effimere. Biblioteche circolanti a Venezia (XIX-XX secolo), a cura di Dorit Raines, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, Regione del Veneto, 2012

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344 bibliotheCAe.it dalla tenacia encomiabile con la quale

i Giunti ne hanno curato la memoria diventando custodi sia del patrimonio documentale che professionale. E se, come scrivono gli autori, «la memoria diviene fulcro di un’azione editoria-le capace di coniugare la editoria-lezione del passato con gli orizzonti complessi del presente e con le sfide che imporrà il prossimo futuro» (p. 215), l’unico ap-punto che si può fare al bel libro La rosa dei Barbèra riguarda proprio la mancata sfida al futuro almeno nella forma del libro: l’e-book del volume non si può definire tale essendo di-sponibile solo in versione pdf, ad un prezzo per altro poco concorrenziale rispetto a quella cartacea. Ma il ritardo in ambito digitale il Gruppo Giunti lo condivide, purtroppo, con la maggior parte delle case editrici italiane.

Oriana Cartaregia

Biblioteche effimere. Bibliote-che circolanti a Venezia (XIX-XX secolo), a cura di Dorit rAineS, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, Regione del Veneto, 2012, ISBN 9788897735144, Digital Publishing.

Interessante è la prima definizione che viene richiamata alla mente dalla raccolta di saggi realizzata da R. con il titolo Biblioteche effimere. Biblioteche circolanti a Venezia (xix-xx secolo).

Il primo aspetto a meritarsi questo interesse è, lo si immagina già dal ti-tolo, l’argomento stesso della ricerca, di cui si parlerà diffusamente tra poco, il quale risulta poco frequentato dai recenti studi; il secondo aspetto è la modalità di produzione e distribuzio-ne editoriale del libro, disponibile

gra-tuitamente – open source – all’interno del sito dell’Università Ca’ Foscari. Per ultimo si tratta di un lavoro di ricerca che nasce all’interno di una collabo-razione tra Università venete (oltre a quella veneziana collabora l’Università di Padova, condividendo il progetto di un corso di laurea magistrale in “Sto-ria e gestione del patrimonio archivi-stico e bibliografico”) e la Regione del Veneto attraverso la Soprintendenza bibliografica, finalizzata a ricostruire, attraverso le ricerche dei laureandi, momenti dimenticati della storia lo-cale; si fonde la ricerca con il riordino archivistico e la catalogazione di fondi librari, restituendo agli studiosi degli spunti per nuove indagini e ai cittadini una migliore conoscenza del passato culturale in cui oggi affondiamo le no-stre radici. Questa è sicuramente una buona esperienza di politica culturale e di sinergia istituzionale, che potreb-be essere presa ad esempio anche in altre regioni italiane.

Lo studio delle biblioteche pubbli-che non istituzionali, siano esse defini-te popolari o semplicemendefini-te circolan-ti, è spesso stato relegato in secondo piano, vuoi per lo scarso valore biblio-grafico delle raccolte in esse raccolte e sicuramente per le oggettive difficoltà con le quali i ricercatori si scontrano al momento di raccogliere una docu-mentazione che, la stessa curatrice di quest’opera definisce giustamente effimera. Nemmeno nel caso delle bi-blioteche veneziane oggetto di questo lavoro e nonostante il supporto della Sovrintendenza che aveva messo a di-sposizione il proprio archivio, che si presume debba essere un sicuro refe-rente, si è palesata la mancanza di con-tinuità nella conservazione – presumi-bilmente il problema si deve far risalire alla fase di deposito – con conseguente

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Recensioni 345 impossibilità di colmare alcune ampie

lacune nella ricostruzione storica e bibliografica. Questi problemi sono visibili nei vari saggi, specialmente nella maggiore o minore ricchezza informativa, e sono accentuati nelle ricostruzioni ottocentesche, andando di pari passo con l’ingenuità dei fon-datori delle biblioteche e con la loro fragile esistenza. Si nota, nella somma delle ricostruzioni qui presentate, la dominanza di un’istituzione culturale, l’Ateneo Veneto e di una personalità, Maria Pezzè Pascolato, che raccorda diverse iniziative, parallele e distin-te, convergenti nella finalità di offrire biblioteche aperte ai diversi pubblici; partendo dalla Biblioteca del Circolo filologico di Venezia, di cui ella stessa era membro, alla Biblioteca per ragaz-zi che prese il suo nome e la Biblioteca popolare “Edmondo De Amicis”.

Seguendo un ordine cronologico i saggi avanzano nel tempo, descriven-do le istituzioni bibliotecarie che nel corso del Ventennio nascono, si acca-vallano e sostituiscono le precedenti iniziative, raccogliendone l’eredità libraria che viene, come quella mora-le, smembrata e riutilizzata secondo l’uopo. Cambiano i soggetti promoto-ri, il cambiamento politico e culturale è evidente e lo sarà nuovamente nel passaggio alla Repubblica, ma sono chiaramente visibili alcune tracce di continuità, a partire dalla presenza di libri riconoscibili dai timbri di posses-so, che sanciscono la solida realtà delle biblioteche popolari. La mancanza di una documentazione completa è un ac-cidente storico che nasconde la realtà delle biblioteche circolanti, rendendo difficile il loro utilizzo per la ricostru-zione della storia della cultura, a cui sarebbero naturalmente votate queste biblioteche carenti nella prospettiva

bibliologica, ma che, a mio giudizio, non può portare alla conclusione che queste siano biblioteche di un giorno o poco più.

Una domanda, posta da R. nella sua prefazione, racchiude in sé il senso profondo degli studi passati e attuali che sono nati in questa sfera di interes-se: chiedendosi se la nascita delle bi-blioteche circolanti, di luoghi cioè che fungevano da distributori dei nuovi libri popolari piuttosto che da luoghi di studio e di circolazione erudita, sia stata una tappa decisiva nel «distacco tra il libro e il suo luogo di deposi-to» (p. 17). Il ruolo della biblioteca si evolve cercando di tenere il passo della società cambia repentinamente, ade-guandosi ai veloci cambiamenti sociali e culturali, alla richiesta di diffusione generalizzata dell’istruzione, alla mol-tiplicazione degli stimoli conoscitivi che investono larghi strati della popo-lazione e, perché no, all’affacciarsi di un approccio individualista e intimista alla lettura. Ai libri di consumo cor-rispondo biblioteche “a consumo” e quando guardiamo la documentazione che ne ricostruisce i tratti, non possia-mo non vedere in esse uno specchio, pur piccolo, della cultura e della so-cietà in cui nacquero.

Elisabetta Zonca

Letteratura in copertina. Col-lane di narrativa in biblioteca tra il 1950 e il 1980, a cura di Giovanna zAGAnelli, Bologna, Fausto Lupetti Editore, 2013, 171 p., ISBN 978-88-95962-98-6, € 24,00.

La copertina, rigida o morbida, dai toni accesi o dalle tinte pastello,

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